Quirinale, Bersani ora punta su Amato per evitare le urne e tentare le larghe intese Pd-Pdl, Prodi ancora favorito da Sel e renziani
Pubblicato: 16/04/2013 14:15
Nella notte il gioco si è rovesciato.
Pier Luigi Bersani si sarebbe convinto che con Romano Prodi al Quirinale si tornerebbe a votare, perché sarebbe un nome troppo divisivo da rendere impossibile il dialogo tra gli schieramenti per formare un governo, a meno che non arrivino apporti dal Movimento 5 stelle, ma al momento non ce n’è traccia. E dunque, anche a costo di rinunciare all’idea di ‘governo del cambiamento’, il sogno-miraggio dal voto di febbraio fin qui, il segretario del Pd avrebbe spostato l’attenzione del partito sul nome di Giuliano Amato, nome che verrebbe votato anche dal Pdl. Sono le notizie che in queste ore vanno di capannello in capannello in Transatlantico alla Camera ed è una specie di colpo di scena rispetto a ieri.
Con il dottor sottile al Colle si aprirebbe la strada per le larghe intese, magari non con Bersani premier visto che il leader Dem si è sempre detto contrario. Ad ogni modo, non si tornerebbe al voto: che resta la via per la quale continua invece a lavorare il ‘rivale’ Matteo Renzi.
E’ sulla prospettiva ‘governo oppure voto’ che continua a scorrere il dibattito politico sul prossimo settennato e che continua ad attorcigliarsi il Pd. Voci di centrosinistra ben informate dicono di un pressing dei fedelissimi del segretario del Pd sugli alleati vendoliani affinchè confluiscano sul nome di Amato. Invano, perché i parlamentari di Sinistra e libertà voterebbero Prodi, restano convinti che con il professore bolognese al Colle non è detto che si torni al voto, in pratica – a differenza di Bersani, che deve tener conto delle pressioni più varie nel Pd - non hanno abbandonato l’idea di ‘esecutivo del cambiamento’. In ogni caso, non voterebbero Amato, la cui candidatura miete così la prima ‘vittima politica’, cioè spacca l’alleanza Pd-Sel. I vendoliani avevano chiesto a Bersani di organizzare delle riunioni congiunte dei gruppi parlamentari sull’elezione del presidente della Repubblica, come è avvenuto su quella dei presidenti delle Camere. Ma oggi non ci sono le condizioni, dicono, e dunque ognuno si riunirà per sè: i vendoliani in giornata, domani pomeriggio il Pd.
E’ sul nome di Amato che stamane si è ricostituito quel filo di dialogo con Berlusconi che sembrava spezzato fino a ieri sera. Tanto che domani Bersani e il Cavaliere dovrebbero rivedersi, proprio alla vigilia del primo voto in aula. L’idea è di eleggere Amato al primo scrutinio, quindi con la maggioranza dei due-terzi. Ma l’esito non è così scontato. Oltre ai voti dei vendoliani, potrebbero venire a mancare quelli dei deputati dell’area Renzi, il quale non ha affossato Amato come ha fatto invece con Marini e Finocchiaro. Però il sindaco di Firenze continua a guardare con favore Prodi oppure altri candidati che non determinerebbero intese di governo in Parlamento e aprirebbero la strada alle urne.
http://www.huffingtonpost.it/2013/04/16 ... _ref=italy