Quelli di sinistra che odiano la sinistra
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Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Anche a Pavia i giovani democratici occupano la sede del PD. Sono con voi #occupypd
Quelli di sinistra che odiano la sinistra
di Antonio Ricci
In questo momento molto triste e di sconforto riporto per intero il post di Civati perché rappresenta esattamente quello che penso.[/color]
“Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica:
Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra.
Nel senso che la combattono e la temono.
Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.
Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd.
Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi.
E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così.
Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.
Del resto, nel 1992 ci fu il duello tra Napolitano e Rodotà sulla presidenza della Camera, che assomiglia moltissimo alla partita attuale.
Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra allora come oggi non se lo potevano permettere, evidentemente.
E non si potevano permettere Romano Prodi, nonostante fosse il più titolato tra i candidati e quello che avrebbe potuto evitare che il centrosinistra si dividesse.
Ora potremmo avere un presidente come lui e un premier come Fabrizio Barca e invece avremo Monti all’economia e magari Alfano a fare il vicepremier.
Perdendo Sel, per altro, il Pd sarà azionista di minoranza del nuovo governissimo (il Pdl avrà più peso elettorale, anche se sembra non averlo notato nessuno) e così il rovesciamento sarà completo.
A chi mi chiede come vorrei che fosse il Pd, rispondo così.
Che vorrei che quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra si levassero di torno, una volta per tutte. Che non è una rottamazione, ma una rivoluzione.
Che non lo vorrei spacchettato in due o tre pezzi, ma che lo terrei unito, su basi diverse, persone diverse, parole diverse.
Che chiederei a tutti quelli che se ne stanno andando di rientrare di corsa, perché possono diventare protagonisti della nuova stagione almeno quanto ora lo sono quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra.
Che non accadrà mai più che chi ha perso le elezioni rimanga a dettare legge dopo le elezioni, dicendo di voler salvare il Paese ma in realtà salvando solo se stesso.
Perché il 24 e 25 febbraio, le elezioni le hanno perse i partiti maggiori per colpa delle loro incertezze, le ha perse l’«operazione Monti» e tutti quelli che vi avevano partecipato, le hanno perse quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra, perché il M5S è nato per colpa loro.
E adesso quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra sono i più sollevati (qualcuno non riesce a celare un vero e proprio entusiasmo). Molti altri, invece, sono fuori dalla grazia di dio. O, semplicemente, fuori dal Pd.
http://antonioriccipv.com/2013/04/21/qu ... -sinistra/
Quelli di sinistra che odiano la sinistra
di Antonio Ricci
In questo momento molto triste e di sconforto riporto per intero il post di Civati perché rappresenta esattamente quello che penso.[/color]
“Michele Serra lo scrive oggi su Repubblica:
Nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra.
Nel senso che la combattono e la temono.
Nel senso che ogni vero cambiamento degli assetti di potere, degli equilibri sociali, della distribuzione del reddito, metterebbe a rischio il loro potere, le loro aspirazioni, i loro interessi.
Purtroppo questo pezzo della sinistra è un pezzo del Pd.
Avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi.
E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così.
Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni.
Del resto, nel 1992 ci fu il duello tra Napolitano e Rodotà sulla presidenza della Camera, che assomiglia moltissimo alla partita attuale.
Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra allora come oggi non se lo potevano permettere, evidentemente.
E non si potevano permettere Romano Prodi, nonostante fosse il più titolato tra i candidati e quello che avrebbe potuto evitare che il centrosinistra si dividesse.
Ora potremmo avere un presidente come lui e un premier come Fabrizio Barca e invece avremo Monti all’economia e magari Alfano a fare il vicepremier.
Perdendo Sel, per altro, il Pd sarà azionista di minoranza del nuovo governissimo (il Pdl avrà più peso elettorale, anche se sembra non averlo notato nessuno) e così il rovesciamento sarà completo.
A chi mi chiede come vorrei che fosse il Pd, rispondo così.
Che vorrei che quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra si levassero di torno, una volta per tutte. Che non è una rottamazione, ma una rivoluzione.
Che non lo vorrei spacchettato in due o tre pezzi, ma che lo terrei unito, su basi diverse, persone diverse, parole diverse.
Che chiederei a tutti quelli che se ne stanno andando di rientrare di corsa, perché possono diventare protagonisti della nuova stagione almeno quanto ora lo sono quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra.
Che non accadrà mai più che chi ha perso le elezioni rimanga a dettare legge dopo le elezioni, dicendo di voler salvare il Paese ma in realtà salvando solo se stesso.
Perché il 24 e 25 febbraio, le elezioni le hanno perse i partiti maggiori per colpa delle loro incertezze, le ha perse l’«operazione Monti» e tutti quelli che vi avevano partecipato, le hanno perse quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra, perché il M5S è nato per colpa loro.
E adesso quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra sono i più sollevati (qualcuno non riesce a celare un vero e proprio entusiasmo). Molti altri, invece, sono fuori dalla grazia di dio. O, semplicemente, fuori dal Pd.
http://antonioriccipv.com/2013/04/21/qu ... -sinistra/
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Il problema è che c'è gente (bindi, letta, eccetera) che si fa chiamare sinistra e non lo è
Lo hanno pienamente dimostrato, e queste cose furono dette in tempi non sospetti (o quasi)
Adesso deflagra tutto e prendersela con chi ha votato qualcun altro è insensato e non risolve niente
Lo hanno pienamente dimostrato, e queste cose furono dette in tempi non sospetti (o quasi)
Adesso deflagra tutto e prendersela con chi ha votato qualcun altro è insensato e non risolve niente
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Sono e resto un uomo di sinistra
di STEFANO RODOTA'
CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone,
l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -57201730/
La trovo perfetta
di STEFANO RODOTA'
CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone,
l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -57201730/
La trovo perfetta
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Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
questo articolo tratta dal fatto quotidiano è importante.
2 sono le culture che io definisco ' horror' nel PD.
una è la cultura neoliberista mercantilista criticata nel manuale dal teorico del PD l' accademico Salvatore Biasco e i neolibersti blariani Giavazzi e Alesina con il liberculo Good Bye Europa.
Tutti e due i libri sono stati anche in questo forum analizzati.
Questo articolo apre una diversa e molto interessante analisi dell' altra cultura 'horror' del PD
' l' ORGANICISMO togliattiano.
Nel PC avevano la cultura ORGANICISTA di Antonio Gramsci , organici al MOVIMENTO OPERAIO
poi nella deriva di destra del PC abbiamo avuto la cultura ORGANICISTA di palmiro togliatti organici al POTERE.
-----------------------------------------------------------------------------------------------
Il Pd si spacchi finalmente, per il bene del Paese e della sinistra
di Beppe Lopez | 23 aprile 2013 da il fatto quotidiano.
La tendenza alla mimetizzazione e la pretesa dell’egemonia costituiscono probabilmente le caratteristiche fondamentali – incancellabilmente contraddittorie – della gran parte dei “dirigenti” eredi e orfani del vecchio Pci, primo fra tutti “il Migliore” Massimo D’Alema. Anziché spogliarsi finalmente della pesante e devastante eredità togliattiana (con il calcolo politico che faceva premio su tutto) e rivendicare con orgoglio il ruolo comunque assunto dal Pci nella difesa e nell’emancipazione della classe operaia italiana, essi dalla fine anni Novanta si sono vergognati di essere stati comunisti (sino a negarlo, con ignominiosa spudoratezza) ma hanno continuato di fatto a praticare il metodo togliattiano (questo, sì, addirittura rivendicandolo).
Si spiega così – dopo la sincera e commossa parentesi di Occhetto, considerato un incapace, cioè indegno della lezione togliattiana, da D’Alema – l’ostinazione a chiamarsi, intenzionalmente e vagamente, “Partito Democratico di Sinistra” e poi “Democratici di Sinistra”, il primo “ideologicamente legato ai valori della socialdemocrazia” e il secondo “appartenente all’area della sinistra democratica e ideologicamente legato ai valori della socialdemocrazia”, ma mai avendo il coraggio, la coerenza e la trasparenza di richiamarsi nel nome al socialismo o alla socialdemocrazia, pur approdando al Partito Socialista Europeo.
Si spiega così la nascita dell’Ulivo (e l’invenzione d’alemiana della candidatura di Romano Prodi) nel 2004. Si spiega così infine la fusione con i cattolici della Margherita e la fondazione del Partito Democratico – con la scomparsa anche della parola “sinistra” (troppo, eh?) – nel 2007 con l’intento di “contribuire a costruire e consolidare, in Europa e nel mondo, un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche e progressiste e promuovendone l’azione comune”. Qui la mimetizzazione della “ditta” è totale e definitiva: niente comunismo, niente socialismo, niente socialdemocrazia. Progressismo. All’americana (e possono gongolare insieme il tenace togliattiano D’Alema e lo stolido “kennedyano” Veltroni).
Una fusione a freddo si è detto. In realtà, un non-partito. Incapace di decidere e di governare, dando un punto di riferimento anche solo all’opinione pubblica “progressista”. Trascinatosi fra imboscate, “inciuci”, sconfitte elettorali, frantumazione in correnti e correntine (esistono oggi persino i “lettiani”, che non c’entrano niente con i “franceschiniani”, che alternano sentimenti di ostilità e di intesa con i “renziani”, per non parlare dei “prodiani”, dei “bindiani”, dei “mariniani”, ecc. ecc., rimanendo beninteso solo nell’area dell’ex-Margherita!). E finito oggi, con l’irruzione dei “cittadini” di Grillo e Casaleggio sulla scena istituzionale, nella tragicommedia della vittoria/sconfitta elettorale, della candidatura a vuoto dell’ex-d’alemiano Bersani, delle imboscate ai danni dei candidati al Quirinale Marini e Prodi…
Al di là di tutto questo, la nomenklatura del Pd ha preteso – in maniera plateale nella versione veltroniana – di bloccare e annullare l’articolazione della sinistra e del centro italiani (sino alla disattivazione del vendolismo e all’invenzione del centro tabacciano), rappresentando ed egemonizzando tutto ciò che non era berlusconiano.
Sono incalcolabili i danni inferti da questo non-partito – persino, virtuosamente, l’unico “non personale” e “non proprietario” rimasto in campo – alla democrazia italiana e al Paese, e prima ancora alla sinistra.
Per questo, non può non auspicarsi che il Pd finalmente scompaia anche e soprattutto chi è orgoglioso della storia della sinistra italiana (compreso il Pci e nonostante Togliatti, il togliattismo e i togliattini venuti dopo), chi ritiene che solo dai valori della sinistra possano essere tutelati gli interessi dei meno abbienti e degli ultimi, chi è convinto che il Paese possa incamminarsi sulla strada della dignità, della trasparenza e dell’efficienza delle istituzioni, della lotta alla corruzione, all’affarismo e alla criminalità, e della conquista del posto che gli compete nell’economia e nella società globalizzata, e chi è fermamente convinto che solo costringendo Berlusconi e il berlusconismo in condizioni di non nuocere (altro che grandi intese!) ci si potrà incamminare su questa strada
Stia al centro chi vuole stare al centro (con Renzi, con Monti e quant’altri), facendo onestamente, se ci riesce, la propria parte di moderati. Stia a sinistra (con Rodotà, con Barca, con Vendola e quant’altri) chi pone al centro della propria visione del mondo e dei propri valori la giustizia sociale. Solo così – altro che presidenzialismo, ipermaggioritario, vocazione maggioritaria… – anche chi è adesso nel Pd potrebbe finalmente riuscire a dare, insieme a vecchi e soprattutto a nuovi compagni di strada, un contributo al chiarimento e all’ammodernamento del sistema politico italiano e della nostra democrazia rappresentativa.
2 sono le culture che io definisco ' horror' nel PD.
una è la cultura neoliberista mercantilista criticata nel manuale dal teorico del PD l' accademico Salvatore Biasco e i neolibersti blariani Giavazzi e Alesina con il liberculo Good Bye Europa.
Tutti e due i libri sono stati anche in questo forum analizzati.
Questo articolo apre una diversa e molto interessante analisi dell' altra cultura 'horror' del PD
' l' ORGANICISMO togliattiano.
Nel PC avevano la cultura ORGANICISTA di Antonio Gramsci , organici al MOVIMENTO OPERAIO
poi nella deriva di destra del PC abbiamo avuto la cultura ORGANICISTA di palmiro togliatti organici al POTERE.
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Il Pd si spacchi finalmente, per il bene del Paese e della sinistra
di Beppe Lopez | 23 aprile 2013 da il fatto quotidiano.
La tendenza alla mimetizzazione e la pretesa dell’egemonia costituiscono probabilmente le caratteristiche fondamentali – incancellabilmente contraddittorie – della gran parte dei “dirigenti” eredi e orfani del vecchio Pci, primo fra tutti “il Migliore” Massimo D’Alema. Anziché spogliarsi finalmente della pesante e devastante eredità togliattiana (con il calcolo politico che faceva premio su tutto) e rivendicare con orgoglio il ruolo comunque assunto dal Pci nella difesa e nell’emancipazione della classe operaia italiana, essi dalla fine anni Novanta si sono vergognati di essere stati comunisti (sino a negarlo, con ignominiosa spudoratezza) ma hanno continuato di fatto a praticare il metodo togliattiano (questo, sì, addirittura rivendicandolo).
Si spiega così – dopo la sincera e commossa parentesi di Occhetto, considerato un incapace, cioè indegno della lezione togliattiana, da D’Alema – l’ostinazione a chiamarsi, intenzionalmente e vagamente, “Partito Democratico di Sinistra” e poi “Democratici di Sinistra”, il primo “ideologicamente legato ai valori della socialdemocrazia” e il secondo “appartenente all’area della sinistra democratica e ideologicamente legato ai valori della socialdemocrazia”, ma mai avendo il coraggio, la coerenza e la trasparenza di richiamarsi nel nome al socialismo o alla socialdemocrazia, pur approdando al Partito Socialista Europeo.
Si spiega così la nascita dell’Ulivo (e l’invenzione d’alemiana della candidatura di Romano Prodi) nel 2004. Si spiega così infine la fusione con i cattolici della Margherita e la fondazione del Partito Democratico – con la scomparsa anche della parola “sinistra” (troppo, eh?) – nel 2007 con l’intento di “contribuire a costruire e consolidare, in Europa e nel mondo, un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche e progressiste e promuovendone l’azione comune”. Qui la mimetizzazione della “ditta” è totale e definitiva: niente comunismo, niente socialismo, niente socialdemocrazia. Progressismo. All’americana (e possono gongolare insieme il tenace togliattiano D’Alema e lo stolido “kennedyano” Veltroni).
Una fusione a freddo si è detto. In realtà, un non-partito. Incapace di decidere e di governare, dando un punto di riferimento anche solo all’opinione pubblica “progressista”. Trascinatosi fra imboscate, “inciuci”, sconfitte elettorali, frantumazione in correnti e correntine (esistono oggi persino i “lettiani”, che non c’entrano niente con i “franceschiniani”, che alternano sentimenti di ostilità e di intesa con i “renziani”, per non parlare dei “prodiani”, dei “bindiani”, dei “mariniani”, ecc. ecc., rimanendo beninteso solo nell’area dell’ex-Margherita!). E finito oggi, con l’irruzione dei “cittadini” di Grillo e Casaleggio sulla scena istituzionale, nella tragicommedia della vittoria/sconfitta elettorale, della candidatura a vuoto dell’ex-d’alemiano Bersani, delle imboscate ai danni dei candidati al Quirinale Marini e Prodi…
Al di là di tutto questo, la nomenklatura del Pd ha preteso – in maniera plateale nella versione veltroniana – di bloccare e annullare l’articolazione della sinistra e del centro italiani (sino alla disattivazione del vendolismo e all’invenzione del centro tabacciano), rappresentando ed egemonizzando tutto ciò che non era berlusconiano.
Sono incalcolabili i danni inferti da questo non-partito – persino, virtuosamente, l’unico “non personale” e “non proprietario” rimasto in campo – alla democrazia italiana e al Paese, e prima ancora alla sinistra.
Per questo, non può non auspicarsi che il Pd finalmente scompaia anche e soprattutto chi è orgoglioso della storia della sinistra italiana (compreso il Pci e nonostante Togliatti, il togliattismo e i togliattini venuti dopo), chi ritiene che solo dai valori della sinistra possano essere tutelati gli interessi dei meno abbienti e degli ultimi, chi è convinto che il Paese possa incamminarsi sulla strada della dignità, della trasparenza e dell’efficienza delle istituzioni, della lotta alla corruzione, all’affarismo e alla criminalità, e della conquista del posto che gli compete nell’economia e nella società globalizzata, e chi è fermamente convinto che solo costringendo Berlusconi e il berlusconismo in condizioni di non nuocere (altro che grandi intese!) ci si potrà incamminare su questa strada
Stia al centro chi vuole stare al centro (con Renzi, con Monti e quant’altri), facendo onestamente, se ci riesce, la propria parte di moderati. Stia a sinistra (con Rodotà, con Barca, con Vendola e quant’altri) chi pone al centro della propria visione del mondo e dei propri valori la giustizia sociale. Solo così – altro che presidenzialismo, ipermaggioritario, vocazione maggioritaria… – anche chi è adesso nel Pd potrebbe finalmente riuscire a dare, insieme a vecchi e soprattutto a nuovi compagni di strada, un contributo al chiarimento e all’ammodernamento del sistema politico italiano e della nostra democrazia rappresentativa.
Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
E' un'ipotesi possibile. Ma poi? Comunque queste due "anime" dovranno mettersi d'accordo per governare.Stia al centro chi vuole stare al centro (con Renzi, con Monti e quant’altri), facendo onestamente, se ci riesce, la propria parte di moderati. Stia a sinistra (con Rodotà, con Barca, con Vendola e quant’altri) chi pone al centro della propria visione del mondo e dei propri valori la giustizia sociale.
A meno che.... non si voglia continuare a lasciare il governo ai berluscones.
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Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Vero.
Ma se i veci stanno tutti da una parte possono regolarsi come vogliono.
Sbragare, cialtronare, complottare, giocare a inciuci e faide.
Ma alla fine se vogliono i voti della base sempre si qua devono venire...
A meno che, come tu dici, non inciucino con Berlusconi...
E quindi non potrebbero chiedere "ordine e disciplina" ai rappresentanti di un altro partito.
Surreale la direzione di ieri.
Quattro righe di mozione in cui si da mandato pieno ("pieno", questo e` giusto)
per negoziare con Napolitano.
Senza alcun cenno sui paletti di questo futuro governo.
Si basera` sugli 8 punti di Bersani, sui 20 di Grillo, sugli 8 di Berlusconi?
L'attivita` parlamentare sara` "limitata" dagli accordi di governo?
I personaggi parte del futuro governo saranno presentabili?
Hanno chiesto in direzione di firmare un assegno in bianco.
Una piattaforma di trattativa non definita.
Sulla fiducia.
Dopo i chiari di luna della settimana scorsa...
Un po' "arrogante", non credi?
E` chiaro quindi che se questo e` l'approccio, ovvero
"ragazzino non rompere e lasciami lavorare", e` arrivato
il momento di fare due contenitori politici (magari alleati),
in modo che i veci facciano i loro giochini coi LORO consensi
e mettendoci la LORO faccia, non quella di Civati, Serracchiani,
Renzi o Orfini.
Ciao.
soloo42000
Ma se i veci stanno tutti da una parte possono regolarsi come vogliono.
Sbragare, cialtronare, complottare, giocare a inciuci e faide.
Ma alla fine se vogliono i voti della base sempre si qua devono venire...
A meno che, come tu dici, non inciucino con Berlusconi...
E quindi non potrebbero chiedere "ordine e disciplina" ai rappresentanti di un altro partito.
Surreale la direzione di ieri.
Quattro righe di mozione in cui si da mandato pieno ("pieno", questo e` giusto)
per negoziare con Napolitano.
Senza alcun cenno sui paletti di questo futuro governo.
Si basera` sugli 8 punti di Bersani, sui 20 di Grillo, sugli 8 di Berlusconi?
L'attivita` parlamentare sara` "limitata" dagli accordi di governo?
I personaggi parte del futuro governo saranno presentabili?
Hanno chiesto in direzione di firmare un assegno in bianco.
Una piattaforma di trattativa non definita.
Sulla fiducia.
Dopo i chiari di luna della settimana scorsa...
Un po' "arrogante", non credi?
E` chiaro quindi che se questo e` l'approccio, ovvero
"ragazzino non rompere e lasciami lavorare", e` arrivato
il momento di fare due contenitori politici (magari alleati),
in modo che i veci facciano i loro giochini coi LORO consensi
e mettendoci la LORO faccia, non quella di Civati, Serracchiani,
Renzi o Orfini.
Ciao.
soloo42000
Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Il problema non è, secondo me, quello di tenere unito il PD o fare una scissione. Il problema è quello di battere la vecchia nomenklatura (in senso non anagrafico, ma politico).
Le forze del rinnovamento in questo momento non devono separarsi in base a scelte ideologiche o di provenienza. Farebbero il loro gioco.
Se si segue lo schema destra-sinistra, è forse inevitabile per esempio che Renzi e Orfini si separino e che altri come Serracchiani alla fine non riescano a schierarsi nè da una parte dall'altra.
Ed invece credo che in questo momento debbano essere uniti se vogliono battere i Letta, i Fioroni, i Marini e i Franceschini.
Il congresso sarà un'occasione da non perdere.
Bisogna che, dopo essere stati sconfitti politicamente, il problema sia loro ad andarsene e trovarsi, se ci riescono, una nuova collocazione all'ombra di Monti e di Casini.
Quanto a Bersani, che non ho mai stimato ma che ha diritto ad una prova di appello, bisognerà vedere, una volta dismesse le vesti del segretario, come si schiererà. Se farà ancora una volta muro con i D'Alema e tutta la "vecchia guardia" o darà prova concreta di voler aiutare il famoso cambiamento, di cui mi pare fino ad oggi si sia solo riempito la bocca.
Le forze del rinnovamento in questo momento non devono separarsi in base a scelte ideologiche o di provenienza. Farebbero il loro gioco.
Se si segue lo schema destra-sinistra, è forse inevitabile per esempio che Renzi e Orfini si separino e che altri come Serracchiani alla fine non riescano a schierarsi nè da una parte dall'altra.
Ed invece credo che in questo momento debbano essere uniti se vogliono battere i Letta, i Fioroni, i Marini e i Franceschini.
Il congresso sarà un'occasione da non perdere.
Bisogna che, dopo essere stati sconfitti politicamente, il problema sia loro ad andarsene e trovarsi, se ci riescono, una nuova collocazione all'ombra di Monti e di Casini.
Quanto a Bersani, che non ho mai stimato ma che ha diritto ad una prova di appello, bisognerà vedere, una volta dismesse le vesti del segretario, come si schiererà. Se farà ancora una volta muro con i D'Alema e tutta la "vecchia guardia" o darà prova concreta di voler aiutare il famoso cambiamento, di cui mi pare fino ad oggi si sia solo riempito la bocca.
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- Iscritto il: 15/05/2012, 9:38
Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Ed invece credo che in questo momento debbano essere uniti se vogliono battere i Letta, i Fioroni, i Marini e i Franceschini.
Il congresso sarà un'occasione da non perdere.
Bisogna che, dopo essere stati sconfitti politicamente, il problema sia loro ad andarsene e trovarsi, se ci riescono, una nuova collocazione all'ombra di Monti e di Casini.
Concordo.
Un po' meno sulla sconfitta politica. Qua c'e` gente che, mentre gli innovatori si
scaldavano negli spogliatoi, truccava il tabellone del punteggio d'accordo con
l'arbitro...
Non c'e` stata proprio partita.
Per questo si parla di golpe, di scissione, gente che brucia
la tessera, giovani che occupano i circoli.
La stampa "de' sistema" fa passare quel che e` accaduto come un'avventatezza
di giovinastri dediti ai blog e ai tweet... usano la tecnica classica del dileggio.
Ma la realta` e` molto molto piu` grave di una normale frattura politica.
Se aspetti Bersani stai fresco.Quanto a Bersani, che non ho mai stimato ma che ha diritto ad una prova di appello, bisognerà vedere, una volta dismesse le vesti del segretario, come si schiererà. Se farà ancora una volta muro con i D'Alema e tutta la "vecchia guardia" o darà prova concreta di voler aiutare il famoso cambiamento, di cui mi pare fino ad oggi si sia solo riempito la bocca.
No.
Qua e` da fare un contenitore politico nuovo.
Dubito che al Congresso i "giovani" si accorderano fra loro per scalzare i "veci".
Come dici tu si divideranno per ambizioni e appartenenze politiche.
soloo42000
Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Spero che ciò non accada. Se accadrà, allora perderanno tutti (ovviamente tranne il caimano).soloo42000 ha scritto:Qua e` da fare un contenitore politico nuovo.
Dubito che al Congresso i "giovani" si accorderano fra loro per scalzare i "veci".
Come dici tu si divideranno per ambizioni e appartenenze politiche.
soloo42000
Re: Quelli di sinistra che odiano la sinistra
Nichi Vendola
Ringrazio pubblicamente Michele Serra per aver scritto nei giorni scorsi una cosa molto vera: che parecchie persone nella sinistra odiano la sinistra.
Noi non lucreremo sulle sofferenze del Pd, perché tutto il nostro campo è pieno di macerie e nessuno può sentirsi assolto. Al primo posto per me c'è la ricostruzione delle ragioni della sinistra.
Ringrazio pubblicamente Michele Serra per aver scritto nei giorni scorsi una cosa molto vera: che parecchie persone nella sinistra odiano la sinistra.
Noi non lucreremo sulle sofferenze del Pd, perché tutto il nostro campo è pieno di macerie e nessuno può sentirsi assolto. Al primo posto per me c'è la ricostruzione delle ragioni della sinistra.
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