Quale governo ?
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Quale governo ?
Perché hanno scelto il ‘giovane’ Enrico – Alessandro Gilioli/Luca Sappino (L’Espresso)
24/4/2013
La scelta di Enrico Letta per il governo delle ‘larghe intese’ è dovuta a un incrocio di motivi diversi tra loro.
Prima di tutto – e questa è cronaca delle scorse ore – per il veto su Matteo Renzi.
Veto dovuto a sua volta a due concause.
La prima si chiama Silvio Berlusconi: il Cavaliere ha avuto paura che, una volta diventato premier, il sindaco fiorentino conquistasse una visibilità mediatica troppo alta. In altre parole, che riuscisse a far smottare verso di lui una parte dell’elettorato Pdl. Sondaggi alla mano, Berlusconi è tranquillo sul presente: il Pdl è in testa, il Pd in calo. Ma con Renzi premier, la tendenza si sarebbe potuta invertire presto. Di qui il suo ‘no’, dopo qualche incertezza.
La seconda concausa è il gruppo dirigente del vecchio Pd, ormai orfano di Bersani. I vari Fioroni, Finocchiaro, Bindi, D’Alema e così via.
Tre mesi fa questi erano abbastanza sicuri di tornare nella stanza dei bottoni – cioè al governo o su altre poltrone, magari europee – con la vittoria elettorale. Poi le cose sono andate diversamente. Hanno sperato comunque in un governo Bersani, poi si sono spostati verso le ‘larghe intese’. Ma sapevano benissimo che in un eventuale esecutivo guidato da Renzi non avrebbero trovato posto. Troppo deciso, il sindaco di Firenze, nel volerli ‘rottamare.’ E troppo bisognoso di una acquistare credibilità come uomo nuovo. Loro, i vecchi capi del Pd, sanno benissimo di essere all’ultimo giro. Dopo questa legislatura per loro c’è il nulla. Appoggiare Renzi significava quindi il prepensionamento.
Dunque, niente Renzi. Ma Amato, perché no?
Il nome dell’ex presidente del Consiglio è girato moltissimo nella serata di ieri. Uomo gradito alla Ue, già ben conosciuto in tutti gli ambienti internazionali. Ma pur sempre un reperto della Prima Repubblica. Un uomo di 75 anni entrato in Parlamento trent’anni fa esatti, sul carro di Bettino Craxi di cui era suggeritore e stretto collaboratore. Uno che è stato (Palazzo Chigi a parte), sottosegretario, ministro del Tesoro e ministro degli Interni. Uno di cui gli italiani non più ragazzini hanno memoria per il raid notturno sui conti in banca. Uno che i più giovani invece conoscono per la mostruosa sommatoria di pensioni e vitalizi di cui gode.
Insomma, oltre ogni ”accettabilità mediatica” perfino per l’attuale Pd. Toppo lontano, per immagine e passato, da quel «governo di rinnovamento» che i democratici hanno tanto sbandierato, indipendentemente dalle alleanze. Tra l’altro Amato a questo giro non è stato eletto da nessuno – nemmeno in un listino bloccato.
Di qui la convergenza sul ‘giovane’ Enrico Letta, 47 anni ad agosto. Altrettanto gradito ai ‘poteri forti’ nazionali e internazionali – dal Vaticano e da Washington – per non parlare di quelli economici, mediatici e finanziari.
Una rete di rapporti molto vasta e articolata che il vicesegretario piddino ha intessuto soprattutto attraverso VeDrò, il ‘think tank’ da lui fondato che mette insieme personalità di diversa provenienza politica e che si ritrova ogni estate, in salsa pop.
L’evento prende il nome dal paesino di Drò, appunto, sul lago di Garda. Qui negli ultimi giorni d’agosto si riuniscono in plenaria per tre giorni di presentazioni, feste e dibattiti, i «“vedroidi”», come dice il sito dell’evento: «Gente originale, creativa, intraprendente e animata da un po’ di sana incoscienza». Bipartisan. Esattamente come richiesto per il governo dal presidente Napolitano.
A VeDrò si parla, si lavora, si tessono relazioni e si gioca a calcetto. Sono assidui frequentatori e pronti ad indossare i calzoncini per allegre partitelle i giornalisti Antonello Piroso, Antonio Polito, Oscar Giannino e Andrea Vianello, il direttore di Raitre. Poi ci sono Myrta Merlino e Gaia Tortora di La7, tra gli altri.
Sono «vedroidi» anche Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie, Corrado Passera, poi diventato Ministro dello sviluppo, Chicco Testa, e Nicola Maccanico, direttore generale della Warner Bross. Tra gli imprenditori, Luisa Todini, Gian Luca Rana e Domenico Procacci.
Due anni fa, in una memorabile esibizione, Fedele Confalonieri allietò i presenti suonando il pianoforte.
VeDrò però è inevitabilmente anche il luogo dei direttori delle relazioni esterne. Ne trovi per ogni gusto: Gianluca Comin, dell’Enel, Andrea Prandi, dell’Edison ed Enrica Minozzi, dell’Eni. Impossibili, insomma, cali d’energia.
Poi, ovviamente, ci sono i politici.
Sul sito della fondazione sono presentati come «parte del nostro network» Angelino Alfano, Giulia Bongiorno, Ivan Scalfarotto, Paola De Micheli, Benedetto Della Vedova, Mariastella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Roberto Gualtieri, Maurizio Lupi, Marco Meloni, Alessia Mosca, Andrea Orlando, Renata Polverini, Laura Ravetto, Flavio Tosi e Matteo Renzi. Poi ci sono Francesco Boccia (un lettiano di ferro, onorevole Pd) e Nunzia De Girolamo (onorevole Pdl), marito e moglie: il simbolo più chiacchierato delle larghe intese.
Lo schema è quello insegnato dal maestro Nino Andreatta che già nel 1976 mise insieme – sempre con spirito bipartisan – politici e imprenditori (Umberto Agnelli e Urbano Aletti, tra gli altri), nell’Arel, l’Agenzia Ricerche e Legislazione: una VeDrò per nulla pop, ancora in attività, e di cui Enrico Letta è oggi Segretario generale.
Le larghe intese, sia chiaro, sono anche internazionali. Rapporti tenuti alla luce del sole rivendicando tutto – con appositi eventi, “Visti da fuori”, a cui partecipano uomini e donne delle ambasciate, delle università e degli istituti di cultura esteri, soprattutto di Francia e Stati Uniti.
Enrico Letta è anche membro della Trilateral e nel 2012 ha partecipato alla riunione del gruppo Bildelberg a Chantilly, in Virginia.
Letta junior, disse al ‘Corriere’ il suo amico Lapo Pistelli, nel lontano 2006, «è l’Amato del Duemila» perché «al pari di Giuliano è dentro tutti i giochi. In quelli di Prodi e in quelli di Walter Veltroni, in quelli di Massimo D’Alema e in quelli di Pierferdinando Casini. Addirittura in quelli di Giulio Tremonti». Mai ritratto fu più azzeccato.
Sponsor dell’ultima convention “vedroide” sono stati Enel, Eni e Telecom. Nonostante questo, il prezzo rende molto esclusiva la festa: per partecipare si paga caro.
La rete in cui ci si tuffa, però, è buona per ogni occasione, che vinca la destra o la sinistra. Se vincono entrambe, figurarsi.
24/4/2013
La scelta di Enrico Letta per il governo delle ‘larghe intese’ è dovuta a un incrocio di motivi diversi tra loro.
Prima di tutto – e questa è cronaca delle scorse ore – per il veto su Matteo Renzi.
Veto dovuto a sua volta a due concause.
La prima si chiama Silvio Berlusconi: il Cavaliere ha avuto paura che, una volta diventato premier, il sindaco fiorentino conquistasse una visibilità mediatica troppo alta. In altre parole, che riuscisse a far smottare verso di lui una parte dell’elettorato Pdl. Sondaggi alla mano, Berlusconi è tranquillo sul presente: il Pdl è in testa, il Pd in calo. Ma con Renzi premier, la tendenza si sarebbe potuta invertire presto. Di qui il suo ‘no’, dopo qualche incertezza.
La seconda concausa è il gruppo dirigente del vecchio Pd, ormai orfano di Bersani. I vari Fioroni, Finocchiaro, Bindi, D’Alema e così via.
Tre mesi fa questi erano abbastanza sicuri di tornare nella stanza dei bottoni – cioè al governo o su altre poltrone, magari europee – con la vittoria elettorale. Poi le cose sono andate diversamente. Hanno sperato comunque in un governo Bersani, poi si sono spostati verso le ‘larghe intese’. Ma sapevano benissimo che in un eventuale esecutivo guidato da Renzi non avrebbero trovato posto. Troppo deciso, il sindaco di Firenze, nel volerli ‘rottamare.’ E troppo bisognoso di una acquistare credibilità come uomo nuovo. Loro, i vecchi capi del Pd, sanno benissimo di essere all’ultimo giro. Dopo questa legislatura per loro c’è il nulla. Appoggiare Renzi significava quindi il prepensionamento.
Dunque, niente Renzi. Ma Amato, perché no?
Il nome dell’ex presidente del Consiglio è girato moltissimo nella serata di ieri. Uomo gradito alla Ue, già ben conosciuto in tutti gli ambienti internazionali. Ma pur sempre un reperto della Prima Repubblica. Un uomo di 75 anni entrato in Parlamento trent’anni fa esatti, sul carro di Bettino Craxi di cui era suggeritore e stretto collaboratore. Uno che è stato (Palazzo Chigi a parte), sottosegretario, ministro del Tesoro e ministro degli Interni. Uno di cui gli italiani non più ragazzini hanno memoria per il raid notturno sui conti in banca. Uno che i più giovani invece conoscono per la mostruosa sommatoria di pensioni e vitalizi di cui gode.
Insomma, oltre ogni ”accettabilità mediatica” perfino per l’attuale Pd. Toppo lontano, per immagine e passato, da quel «governo di rinnovamento» che i democratici hanno tanto sbandierato, indipendentemente dalle alleanze. Tra l’altro Amato a questo giro non è stato eletto da nessuno – nemmeno in un listino bloccato.
Di qui la convergenza sul ‘giovane’ Enrico Letta, 47 anni ad agosto. Altrettanto gradito ai ‘poteri forti’ nazionali e internazionali – dal Vaticano e da Washington – per non parlare di quelli economici, mediatici e finanziari.
Una rete di rapporti molto vasta e articolata che il vicesegretario piddino ha intessuto soprattutto attraverso VeDrò, il ‘think tank’ da lui fondato che mette insieme personalità di diversa provenienza politica e che si ritrova ogni estate, in salsa pop.
L’evento prende il nome dal paesino di Drò, appunto, sul lago di Garda. Qui negli ultimi giorni d’agosto si riuniscono in plenaria per tre giorni di presentazioni, feste e dibattiti, i «“vedroidi”», come dice il sito dell’evento: «Gente originale, creativa, intraprendente e animata da un po’ di sana incoscienza». Bipartisan. Esattamente come richiesto per il governo dal presidente Napolitano.
A VeDrò si parla, si lavora, si tessono relazioni e si gioca a calcetto. Sono assidui frequentatori e pronti ad indossare i calzoncini per allegre partitelle i giornalisti Antonello Piroso, Antonio Polito, Oscar Giannino e Andrea Vianello, il direttore di Raitre. Poi ci sono Myrta Merlino e Gaia Tortora di La7, tra gli altri.
Sono «vedroidi» anche Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie, Corrado Passera, poi diventato Ministro dello sviluppo, Chicco Testa, e Nicola Maccanico, direttore generale della Warner Bross. Tra gli imprenditori, Luisa Todini, Gian Luca Rana e Domenico Procacci.
Due anni fa, in una memorabile esibizione, Fedele Confalonieri allietò i presenti suonando il pianoforte.
VeDrò però è inevitabilmente anche il luogo dei direttori delle relazioni esterne. Ne trovi per ogni gusto: Gianluca Comin, dell’Enel, Andrea Prandi, dell’Edison ed Enrica Minozzi, dell’Eni. Impossibili, insomma, cali d’energia.
Poi, ovviamente, ci sono i politici.
Sul sito della fondazione sono presentati come «parte del nostro network» Angelino Alfano, Giulia Bongiorno, Ivan Scalfarotto, Paola De Micheli, Benedetto Della Vedova, Mariastella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Roberto Gualtieri, Maurizio Lupi, Marco Meloni, Alessia Mosca, Andrea Orlando, Renata Polverini, Laura Ravetto, Flavio Tosi e Matteo Renzi. Poi ci sono Francesco Boccia (un lettiano di ferro, onorevole Pd) e Nunzia De Girolamo (onorevole Pdl), marito e moglie: il simbolo più chiacchierato delle larghe intese.
Lo schema è quello insegnato dal maestro Nino Andreatta che già nel 1976 mise insieme – sempre con spirito bipartisan – politici e imprenditori (Umberto Agnelli e Urbano Aletti, tra gli altri), nell’Arel, l’Agenzia Ricerche e Legislazione: una VeDrò per nulla pop, ancora in attività, e di cui Enrico Letta è oggi Segretario generale.
Le larghe intese, sia chiaro, sono anche internazionali. Rapporti tenuti alla luce del sole rivendicando tutto – con appositi eventi, “Visti da fuori”, a cui partecipano uomini e donne delle ambasciate, delle università e degli istituti di cultura esteri, soprattutto di Francia e Stati Uniti.
Enrico Letta è anche membro della Trilateral e nel 2012 ha partecipato alla riunione del gruppo Bildelberg a Chantilly, in Virginia.
Letta junior, disse al ‘Corriere’ il suo amico Lapo Pistelli, nel lontano 2006, «è l’Amato del Duemila» perché «al pari di Giuliano è dentro tutti i giochi. In quelli di Prodi e in quelli di Walter Veltroni, in quelli di Massimo D’Alema e in quelli di Pierferdinando Casini. Addirittura in quelli di Giulio Tremonti». Mai ritratto fu più azzeccato.
Sponsor dell’ultima convention “vedroide” sono stati Enel, Eni e Telecom. Nonostante questo, il prezzo rende molto esclusiva la festa: per partecipare si paga caro.
La rete in cui ci si tuffa, però, è buona per ogni occasione, che vinca la destra o la sinistra. Se vincono entrambe, figurarsi.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Quale governo ?
Wikipedia non riporta granché su Alessandro Gilioli:
Alessandro Gilioli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alessandro Gilioli (Milano, 28 febbraio 1962) è un giornalista italiano de l'Espresso, per cui cura il blog Piovono Rane.
Biografia [modifica]
Giornalista professionista dal 1987[1] ha lavorato per la Domenica del Corriere (1986 - 1987), Sette (1987 - 1989), Il Giornale (1989 - 1991), L'Europeo(1991 - 1995), Campus e Class (1995), Gulliver (1995-1999) e HappyWeb (1999-2002). Dal 2002 lavora a l'Espresso.[2]
Nel 2009 è stato fra i promotori della Carta dei cento per il libero Wi-Fi[3] ed ha parlato sul palco del No Berlusconi Day.[4]
Grazie al suo blog ha vinto nel 2009 il Premio per il miglior Blog Giornalistico [5], nel 2010 il Premio Blogger dell'Anno [6], nel 2011 il Premio per i miglior Blog d'opinione [7] e nel 2012 il Premio per il Miglior Post [8] ai Macchianera Blog Awards.
Opere [modifica]
• Forza Italia: la storia, gli uomini, i misteri, Arnoldi 1994
• Cattivi capi, cattivi colleghi (con Renato Gilioli), Mondadori 2000
• Stress economy (con Renato Gilioli), Mondadori 2001
• Basta perdere. Ventuno scrittori raccontano la loro insana passione per l'Inter (con Tommaso Pellizzari), Limina 2002
• Premiata macelleria delle Indie, Rizzoli 2007
• I nemici della Rete (con Arturo Di Corinto), Rizzoli 2010
• Bersani ti voglio bene, 40k 2012
***
Gilioli è un analista piuttosto acuto, indipendente. Salvo sorprese, per il momento non ha dato alcun segno di essere al servizio di un padrone, o di un’organizzazione qualsiasi.
A differenza di molti suoi colleghi, che per varie ragioni, si sono messi al servizio di un padrone o un’organizzazione, svolgendo la funzione di manipolatori dell’informazione, e quindi delle menti.
Ce lo ha raccontato di recente Furio Colombo evidenziando che nel 2005, quando dirigeva l’Unità con Antonio Padellaro, il gruppo dei senatori dei Ds, gli fece pervenire la nota che non gradivano affatto l’antiberlusconismo di maniera praticato dal quotidiano di Gramsci, e che persistendo in quella linea editoriale sarebbero stati costretti a far cessare l’obolo a disposizione del Senato a favore dell’editoria.
Ricatto respinto al mittente.
Lo stesso possiamo dire nei confronti di Concita De Gregorio.
Gilioli è di sinistra, ma è sgradito alla sinistra perché non è né tifoso e né politicamente mafioso. Tanto è vero che non fa parte del giro del fumo delle solite star e starlette che affollano i talk televisivi dalla mattina alla sera, spesso dando l’impressione di indipendenza, ma spesso svolgendo la loro funzione di manipolatori dell’informazione, e quindi dei cervelli in un sistema che si spaccia per “libero”, ma che libero non è per niente.
E questo al potere, a tutti i poteri, non piace affatto, perché il potere vuole la tua anima e pretende che tu rinunci alla tua libertà quando sei al suo servizio.
E della libertà, TRISKEL182 dà una definizione struggente:
La libertà è il diritto dell'anima di respirare.
Non stupisce quindi per niente questa analisi lucida di Gilioli nei confronti di Enrico Letta.
E’ una scheda precisa e puntuale senza inutili sbavature.
Alessandro Gilioli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alessandro Gilioli (Milano, 28 febbraio 1962) è un giornalista italiano de l'Espresso, per cui cura il blog Piovono Rane.
Biografia [modifica]
Giornalista professionista dal 1987[1] ha lavorato per la Domenica del Corriere (1986 - 1987), Sette (1987 - 1989), Il Giornale (1989 - 1991), L'Europeo(1991 - 1995), Campus e Class (1995), Gulliver (1995-1999) e HappyWeb (1999-2002). Dal 2002 lavora a l'Espresso.[2]
Nel 2009 è stato fra i promotori della Carta dei cento per il libero Wi-Fi[3] ed ha parlato sul palco del No Berlusconi Day.[4]
Grazie al suo blog ha vinto nel 2009 il Premio per il miglior Blog Giornalistico [5], nel 2010 il Premio Blogger dell'Anno [6], nel 2011 il Premio per i miglior Blog d'opinione [7] e nel 2012 il Premio per il Miglior Post [8] ai Macchianera Blog Awards.
Opere [modifica]
• Forza Italia: la storia, gli uomini, i misteri, Arnoldi 1994
• Cattivi capi, cattivi colleghi (con Renato Gilioli), Mondadori 2000
• Stress economy (con Renato Gilioli), Mondadori 2001
• Basta perdere. Ventuno scrittori raccontano la loro insana passione per l'Inter (con Tommaso Pellizzari), Limina 2002
• Premiata macelleria delle Indie, Rizzoli 2007
• I nemici della Rete (con Arturo Di Corinto), Rizzoli 2010
• Bersani ti voglio bene, 40k 2012
***
Gilioli è un analista piuttosto acuto, indipendente. Salvo sorprese, per il momento non ha dato alcun segno di essere al servizio di un padrone, o di un’organizzazione qualsiasi.
A differenza di molti suoi colleghi, che per varie ragioni, si sono messi al servizio di un padrone o un’organizzazione, svolgendo la funzione di manipolatori dell’informazione, e quindi delle menti.
Ce lo ha raccontato di recente Furio Colombo evidenziando che nel 2005, quando dirigeva l’Unità con Antonio Padellaro, il gruppo dei senatori dei Ds, gli fece pervenire la nota che non gradivano affatto l’antiberlusconismo di maniera praticato dal quotidiano di Gramsci, e che persistendo in quella linea editoriale sarebbero stati costretti a far cessare l’obolo a disposizione del Senato a favore dell’editoria.
Ricatto respinto al mittente.
Lo stesso possiamo dire nei confronti di Concita De Gregorio.
Gilioli è di sinistra, ma è sgradito alla sinistra perché non è né tifoso e né politicamente mafioso. Tanto è vero che non fa parte del giro del fumo delle solite star e starlette che affollano i talk televisivi dalla mattina alla sera, spesso dando l’impressione di indipendenza, ma spesso svolgendo la loro funzione di manipolatori dell’informazione, e quindi dei cervelli in un sistema che si spaccia per “libero”, ma che libero non è per niente.
E questo al potere, a tutti i poteri, non piace affatto, perché il potere vuole la tua anima e pretende che tu rinunci alla tua libertà quando sei al suo servizio.
E della libertà, TRISKEL182 dà una definizione struggente:
La libertà è il diritto dell'anima di respirare.
Non stupisce quindi per niente questa analisi lucida di Gilioli nei confronti di Enrico Letta.
E’ una scheda precisa e puntuale senza inutili sbavature.
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Re: Quale governo ?
http://triskel182.wordpress.com/Amadeus ha scritto:Tu sai chi è Triskel182?
Smanetta un po' e troverai altre informazioni a riguardo
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Quale governo ?
conosco benissimo il sito
era una domanda retorica, tendenziosa e provocatoria
sui "miti" di cui conosciamo pochissimo.
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Re: Quale governo ?
Governo Letta, la rosa dei ministri: “Bonino agli Esteri, Alfano agli Interni”
Dopo lunga trattativa guidata da Berlusconi il Pdl "candida" anche Lorenzin, Bernini e Quagliariello. Il Pd propone tra gli altri Fassina, Carrozza e Delrio. Scelta civica punta su Moavero Milanesi, Anna Maria Cancellieri e Mauro
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 aprile 2013
Alfano, Bernini, Lupi, Lorenzin e Quagliariello in quota Pdl.
Moavero Milanesi, Mauro e Cancellieri in quota Scelta Civica.
Franceschini, Fassina, Carrozza, Delrio in quota Pd.
Sono i nomi presenti sulla bozza della lista dei ministri con la quale il presidente incaricato Enrico Letta si è presentato al Quirinale nel pomeriggio. Sarebbe il punto di caduta delle trattative tra i partiti che hanno offerto la propria disponibilità al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dunque si è arrivati a una formazione di caratura politica “medio bassa”: non ci sono i leader di partito e si sono scelte figure non di primissimo piano. Resta fuori D’Alema, resta fuori Bersani, restano fuori Brunetta, Schifani e Berlusconi e ovviamente Ghedini com’era emerso nella serata di ieri.
Nomi che si fanno via via sempre più concreti visto che la sala stampa del Quirinale sarà aperta dalle 17 dopo un lungo colloquio tra Letta e Napolitano. Alle 17,30 potrebbe essere illustrata la lista dei ministri, mentre il giuramento è in programma domani.
Nei giorni scorsi si era parlato di 18 ministri, ma si potrebbero ridurre a 14-15. Quindi più o meno ci siamo se consideriamo una parte di ministeri che saranno guidati da tecnici.
Tra questi ci sarebbero Michele Vietti alla Giustizia (Udc da sempre, già uomo ben irregimentato nel centrodestra e uomo “del falso in bilancio”) e Fabrizio Saccomanni all’Economia (molto sponsorizzato dal Colle). Infine spunterebbe il nome di Emma Bonino come possibile ministro degli Esteri.
In realtà le voci si rincorrono e non c’è un punto fermo.
Per la Farnesina pare correre Giuliano Amato, ma anche il ministro uscente alle Politiche comunitarie Enzo Moavero Milanesi .
Il segretario del Pdl Angelino Alfano sarebbe candidato al ministero dell’Interno. Potrebbe sfumare il ruolo di vicepremier per il montiano Mario Mauro, per il quale non è stata ancora definita una delega all’interno dell’esecutivo. Per la Giustizia, come detto, continuano a rimanere alte le quotazioni di Vietti, ma non è escluso che alla fine, per evitare di intervenire su un ruolo così importante nell’organo di autogoverno della magistratura, la scelta cada su Nicolò Zanon, membro anche lui del Csm indicato dal centrodestra.
A via Arenula potrebbe però approdare anche Cancellieri, visto che viene data come possibile la sua permanenza al governo. Se dovesse rimanere al Viminale, Alfano potrebbe andare alla Difesa.
Saccomanni continua ad essere indicato per il ministero dell’Economia, ma gli verrebbero affiancati uno o due viceministri politici. Allo Sviluppo economico si parla del vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, ma se alla fine si decidesse di scindere il dicastero, la delega potrebbe andare a Sergio Chiamparino o a Graziano Delrio con Maurizio Lupi alle Infrastrutture (continua comunque ad essere indicato anche per la Salute).
In corsa per il Pdl anche Nunzia De Girolamo e Beatrice Lorenzin: per loro si parla dei ministeri, rispettivamente, delle Politiche agricole e delle pari opportunità (qualcuno azzarda la Salute).
Spera fino all’ultimo anche Anna Maria Bernini, anche se alle Politiche europee potrebbe essere confermato Moavero Milanesi.
Gaetano Quagliariello sempre in pole position per le Riforme.
Per il Pd ottime chances per Maria Chiara Carrozza all’Istruzione, si parla poi di incarichi per Stefano Fassina o Andrea Orlando, il primo papabile per il Welfare il secondo per la Giustizia. Si dà per certa anche la presenza di Paola De Micheli.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ni/576688/
??????????????????????????????????????????????????????
che dire?? piu' che una "rosa" di nomi, e' un "crisantemo" di nomi!!
un salutone da Juan e......il Padre Eterno Vi benedica
Dopo lunga trattativa guidata da Berlusconi il Pdl "candida" anche Lorenzin, Bernini e Quagliariello. Il Pd propone tra gli altri Fassina, Carrozza e Delrio. Scelta civica punta su Moavero Milanesi, Anna Maria Cancellieri e Mauro
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 27 aprile 2013
Alfano, Bernini, Lupi, Lorenzin e Quagliariello in quota Pdl.
Moavero Milanesi, Mauro e Cancellieri in quota Scelta Civica.
Franceschini, Fassina, Carrozza, Delrio in quota Pd.
Sono i nomi presenti sulla bozza della lista dei ministri con la quale il presidente incaricato Enrico Letta si è presentato al Quirinale nel pomeriggio. Sarebbe il punto di caduta delle trattative tra i partiti che hanno offerto la propria disponibilità al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dunque si è arrivati a una formazione di caratura politica “medio bassa”: non ci sono i leader di partito e si sono scelte figure non di primissimo piano. Resta fuori D’Alema, resta fuori Bersani, restano fuori Brunetta, Schifani e Berlusconi e ovviamente Ghedini com’era emerso nella serata di ieri.
Nomi che si fanno via via sempre più concreti visto che la sala stampa del Quirinale sarà aperta dalle 17 dopo un lungo colloquio tra Letta e Napolitano. Alle 17,30 potrebbe essere illustrata la lista dei ministri, mentre il giuramento è in programma domani.
Nei giorni scorsi si era parlato di 18 ministri, ma si potrebbero ridurre a 14-15. Quindi più o meno ci siamo se consideriamo una parte di ministeri che saranno guidati da tecnici.
Tra questi ci sarebbero Michele Vietti alla Giustizia (Udc da sempre, già uomo ben irregimentato nel centrodestra e uomo “del falso in bilancio”) e Fabrizio Saccomanni all’Economia (molto sponsorizzato dal Colle). Infine spunterebbe il nome di Emma Bonino come possibile ministro degli Esteri.
In realtà le voci si rincorrono e non c’è un punto fermo.
Per la Farnesina pare correre Giuliano Amato, ma anche il ministro uscente alle Politiche comunitarie Enzo Moavero Milanesi .
Il segretario del Pdl Angelino Alfano sarebbe candidato al ministero dell’Interno. Potrebbe sfumare il ruolo di vicepremier per il montiano Mario Mauro, per il quale non è stata ancora definita una delega all’interno dell’esecutivo. Per la Giustizia, come detto, continuano a rimanere alte le quotazioni di Vietti, ma non è escluso che alla fine, per evitare di intervenire su un ruolo così importante nell’organo di autogoverno della magistratura, la scelta cada su Nicolò Zanon, membro anche lui del Csm indicato dal centrodestra.
A via Arenula potrebbe però approdare anche Cancellieri, visto che viene data come possibile la sua permanenza al governo. Se dovesse rimanere al Viminale, Alfano potrebbe andare alla Difesa.
Saccomanni continua ad essere indicato per il ministero dell’Economia, ma gli verrebbero affiancati uno o due viceministri politici. Allo Sviluppo economico si parla del vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, ma se alla fine si decidesse di scindere il dicastero, la delega potrebbe andare a Sergio Chiamparino o a Graziano Delrio con Maurizio Lupi alle Infrastrutture (continua comunque ad essere indicato anche per la Salute).
In corsa per il Pdl anche Nunzia De Girolamo e Beatrice Lorenzin: per loro si parla dei ministeri, rispettivamente, delle Politiche agricole e delle pari opportunità (qualcuno azzarda la Salute).
Spera fino all’ultimo anche Anna Maria Bernini, anche se alle Politiche europee potrebbe essere confermato Moavero Milanesi.
Gaetano Quagliariello sempre in pole position per le Riforme.
Per il Pd ottime chances per Maria Chiara Carrozza all’Istruzione, si parla poi di incarichi per Stefano Fassina o Andrea Orlando, il primo papabile per il Welfare il secondo per la Giustizia. Si dà per certa anche la presenza di Paola De Micheli.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ni/576688/
??????????????????????????????????????????????????????
che dire?? piu' che una "rosa" di nomi, e' un "crisantemo" di nomi!!
un salutone da Juan e......il Padre Eterno Vi benedica
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Quale governo ?
Nichi Vendola
@NichiVendola 2m
Dirigenti pd non hanno mai spiegato agl italiani per quale motivo bisognava trovare l'alleanza guardando a destra e non guardando a sinistra
Vendola evidentemente soffre di allucinazioni. Non si è accorto che a sinistra, in parlamento, oltre Sel non c'è nessuno.
@NichiVendola 2m
Dirigenti pd non hanno mai spiegato agl italiani per quale motivo bisognava trovare l'alleanza guardando a destra e non guardando a sinistra
Vendola evidentemente soffre di allucinazioni. Non si è accorto che a sinistra, in parlamento, oltre Sel non c'è nessuno.
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Re: Quale governo ?
Non voglio essere il difensore di Nichi ma credo che con questa sua affermazione intendesse dire, come fece un tempo Moretti rivolgendosi al PD,:dite qualcosa di sinistra!!!...e quindi costruire qualcosa di sinistramariok ha scritto:Nichi Vendola
@NichiVendola 2m
Dirigenti pd non hanno mai spiegato agl italiani per quale motivo bisognava trovare l'alleanza guardando a destra e non guardando a sinistra
Vendola evidentemente soffre di allucinazioni. Non si è accorto che a sinistra, in parlamento, oltre Sel non c'è nessuno.
Non invitava per niente a votar SEL.
Elementare, Watson !?
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Quale governo ?
Non merita risposta tutto ciò che è tendenzioso, retorico e provocante(..sui "miti" di cui conosciamo pochissimo).Amadeus ha scritto:
conosco benissimo il sito
era una domanda retorica, tendenziosa e provocatoria
sui "miti" di cui conosciamo pochissimo.
Dinanzi ad una risposta di questo genere, ho un solo modo:Rifiutarmi di rispondere
In altri termini di non essere in grado di valutare la portata e l’implicita legittimità sostanziale delle tue motivazioni che sono alla base della scelta su cui si chiede o si dovrebbe dare una risposta.
Quindi mi fermo qui e spero che nel prossimo futuri le risposte abbiano un aspetto diverso e quindi siano un invito al dialogo/confronto costruttivo anche partendo da posizioni diverse.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Quale governo ?
Le avventure di don Enrico il probo - 1
Farsi comprende non è sempre facile. Bisogna avere tantissima pazienza ed aspettare che le cose accadano perché tutto possa risultare più chiaro agli occhi dei devoti di St. Thomas. Ma questo modo di procedere, purtroppo, comporta in sé un alto rischio. Quello che non si possa più tornare indietro.
Ed è quanto stiamo vivendo in questa fase storica.
Il virus del berlusconismo, è un virus ad alto tasso di diffusione.
Uno degli effetti che si registrano su di chi ne è colpito è quello di dire tutto e il contrario di tutto con una facilità estrema, …direi impressionante, da far spavento.
Il virus, nel caso specifico ha colpito in maniera preoccupante il primo ministro incaricato. Ma ha anche un forte riverbero su milioni e milioni di italiani.
La follia che si manifesta in questi casi di transizione induce ad abbandonare la razionalità per far posto alla stupidera diffusa ed inevitabile, fenomeno che in genere colpisce i ragazzi dai 13 ai 17 anni, ma che in questo caso diventa preda di adulti per un replay del periodo giovanile.
L’occasione del doppio streaming con gli esponenti del M5S con i due presidenti incaricati ha generato una serie di distorsioni completamente fuori da ogni logica razionale e distaccata.
Anche Gad Lerner, ad esempio, ieri sera a “Zeta”, si è spinto a fare paragoni tra Bersani e Letta nipote, attribuendo al secondo maggiori doti nel saper trattare con gli esponenti del M5S. Forse perché cattolico, e quindi più disponibile verso il prossimo.
Anche in questo caso bisogna mettere da parte ogni forma di prevenzione e saper aspettare che gli avvenimenti accadano.
<<Enrico Letta, si che è riuscito a metterli in riga, non Bersani che si è fatto umiliare>>, è stato il commento più diffuso dell’antigrillismo. Soprattutto da parte di chi ha inteso sfruttare tutto per poter vincere ad ogni costo.
In realtà, Letta è scivolato per l’ennesima volta sull’errore che gli è più congeniale di tutti. Il fare con estrema disinvoltura di stampo berlusconiano affermazioni, che il suo fraterno amico Casini non esiterebbe a definirebbe senza indugio, seeeeeeeeeeeeeeeeerieee e solenni, ma che vengono smentite dai fatti successivamente.
Il premier incaricato ha voluto spiegare ai “congelati” come intendeva scegliere i ministri del suo governo.
Per assicurare i reprobi “congelati”, don Enrico, ha voluto ricorrere ad un esempio pratico e calzante di facile facile comprensione per tutti, anche per i fessi grillini. Mentre il suo predecessore ricorreva solo a esilaranti metafore.
<<Occorre fare presto – ha precisato il premier incaricato – ragion per cui sceglierò ministri di provata esperienza che non debbano perdere tempo, almeno 6 mesi, a dover comprendere come funziona il ministero.
Sceglierò ministri che sappiano già guidare l’automobile. Basta che salgano in macchina, introducano la chiave, la ruotino e la macchina parte subito all’istante>>. Che genialata!!!!!!!!!
Maronna o’ Carmine, quanta efficienza. Il Re et imperatore Giorgio II, questa volta si che ha fatto la scelta giusta, ha fatto lo bono mercato. Ci voleva proprio un “giovane” per dare un forte segnale di rinnovamento ed efficienza. Si sente e si vede da lontano che qui c’è un vero ricambio e genuino salto generazionale. Lo smacchiatore di giaguari non c’era arrivato ad un esempio così calzante per impressionare e mettere in riga i reprobi “congelati”, tanto da fargli tremare da subito il camicino davanti a tanta determinazione.
Un grillino d’accompagnamento, ha poi infine voluto rimarcare al direttore dell’autoscuola Italia, che il problema che si registra da 20 anni è che i ministri dotati anche di regolare patente, poi all’atto pratico non sapevano guidare l’autoveicolo.
Solo che il destino cinico e baro, si è accanito contro don Enrico che nemmeno 48 ore dopo la solenne affermazione è stato puntualmente smentito dai fatti ad abbundaziam.
Difesa - Mario Mauro
Economia - Fabrizio Saccomanni
Riforme istituzionali - Gaetano Quagliariello
Sviluppo - Flavio Zanonato
Trasporti Infrastrutture - Maurizio Lupi
Poliche Agricole - Nunzia Di Girolamo
Istruzione, Università e ricerca- Maria Chiara Carrozza
Salute - Beatrice Lorenzin
Lavoro e Politiche sociali - Enrico Giovannini
Ambiente - Andrea Orlando
Beni culturali e Turismo- Massimo Bray
Coesione territoriale - Carlo Trigilia
Affari regionali - Graziano Delrio
Pari opportunità, sport, politiche giovanili - Josefa Idem
Rapporti con il Parlamento - Dario Franceschini
Integrazione - Cecile Kyenge
Pubblica Amministrazione- Giampiero D'Alia
Ben 17 ministri su 21, pari all’80 %, devono ancora prendere la patente. Devono aspettare almeno 6 mesi per capire come funziona l’ambaradan. Smentendo clamorosamente le precisazioni solenni e scientifiche del novello docente di autoscuole e funzionamento di ministeri.
In effetti lo streaming mette a nudo i difetti dei partecipanti alle trattative. E’ per questo che c’è stata una levata di scudi contro lo streaming da parte di politici e giornalisti domestici al seguito.
Chi bene comincia (a dire cazzate) è a metà dell’opera.
(Proverbio italiano)
Farsi comprende non è sempre facile. Bisogna avere tantissima pazienza ed aspettare che le cose accadano perché tutto possa risultare più chiaro agli occhi dei devoti di St. Thomas. Ma questo modo di procedere, purtroppo, comporta in sé un alto rischio. Quello che non si possa più tornare indietro.
Ed è quanto stiamo vivendo in questa fase storica.
Il virus del berlusconismo, è un virus ad alto tasso di diffusione.
Uno degli effetti che si registrano su di chi ne è colpito è quello di dire tutto e il contrario di tutto con una facilità estrema, …direi impressionante, da far spavento.
Il virus, nel caso specifico ha colpito in maniera preoccupante il primo ministro incaricato. Ma ha anche un forte riverbero su milioni e milioni di italiani.
La follia che si manifesta in questi casi di transizione induce ad abbandonare la razionalità per far posto alla stupidera diffusa ed inevitabile, fenomeno che in genere colpisce i ragazzi dai 13 ai 17 anni, ma che in questo caso diventa preda di adulti per un replay del periodo giovanile.
L’occasione del doppio streaming con gli esponenti del M5S con i due presidenti incaricati ha generato una serie di distorsioni completamente fuori da ogni logica razionale e distaccata.
Anche Gad Lerner, ad esempio, ieri sera a “Zeta”, si è spinto a fare paragoni tra Bersani e Letta nipote, attribuendo al secondo maggiori doti nel saper trattare con gli esponenti del M5S. Forse perché cattolico, e quindi più disponibile verso il prossimo.
Anche in questo caso bisogna mettere da parte ogni forma di prevenzione e saper aspettare che gli avvenimenti accadano.
<<Enrico Letta, si che è riuscito a metterli in riga, non Bersani che si è fatto umiliare>>, è stato il commento più diffuso dell’antigrillismo. Soprattutto da parte di chi ha inteso sfruttare tutto per poter vincere ad ogni costo.
In realtà, Letta è scivolato per l’ennesima volta sull’errore che gli è più congeniale di tutti. Il fare con estrema disinvoltura di stampo berlusconiano affermazioni, che il suo fraterno amico Casini non esiterebbe a definirebbe senza indugio, seeeeeeeeeeeeeeeeerieee e solenni, ma che vengono smentite dai fatti successivamente.
Il premier incaricato ha voluto spiegare ai “congelati” come intendeva scegliere i ministri del suo governo.
Per assicurare i reprobi “congelati”, don Enrico, ha voluto ricorrere ad un esempio pratico e calzante di facile facile comprensione per tutti, anche per i fessi grillini. Mentre il suo predecessore ricorreva solo a esilaranti metafore.
<<Occorre fare presto – ha precisato il premier incaricato – ragion per cui sceglierò ministri di provata esperienza che non debbano perdere tempo, almeno 6 mesi, a dover comprendere come funziona il ministero.
Sceglierò ministri che sappiano già guidare l’automobile. Basta che salgano in macchina, introducano la chiave, la ruotino e la macchina parte subito all’istante>>. Che genialata!!!!!!!!!
Maronna o’ Carmine, quanta efficienza. Il Re et imperatore Giorgio II, questa volta si che ha fatto la scelta giusta, ha fatto lo bono mercato. Ci voleva proprio un “giovane” per dare un forte segnale di rinnovamento ed efficienza. Si sente e si vede da lontano che qui c’è un vero ricambio e genuino salto generazionale. Lo smacchiatore di giaguari non c’era arrivato ad un esempio così calzante per impressionare e mettere in riga i reprobi “congelati”, tanto da fargli tremare da subito il camicino davanti a tanta determinazione.
Un grillino d’accompagnamento, ha poi infine voluto rimarcare al direttore dell’autoscuola Italia, che il problema che si registra da 20 anni è che i ministri dotati anche di regolare patente, poi all’atto pratico non sapevano guidare l’autoveicolo.
Solo che il destino cinico e baro, si è accanito contro don Enrico che nemmeno 48 ore dopo la solenne affermazione è stato puntualmente smentito dai fatti ad abbundaziam.
Difesa - Mario Mauro
Economia - Fabrizio Saccomanni
Riforme istituzionali - Gaetano Quagliariello
Sviluppo - Flavio Zanonato
Trasporti Infrastrutture - Maurizio Lupi
Poliche Agricole - Nunzia Di Girolamo
Istruzione, Università e ricerca- Maria Chiara Carrozza
Salute - Beatrice Lorenzin
Lavoro e Politiche sociali - Enrico Giovannini
Ambiente - Andrea Orlando
Beni culturali e Turismo- Massimo Bray
Coesione territoriale - Carlo Trigilia
Affari regionali - Graziano Delrio
Pari opportunità, sport, politiche giovanili - Josefa Idem
Rapporti con il Parlamento - Dario Franceschini
Integrazione - Cecile Kyenge
Pubblica Amministrazione- Giampiero D'Alia
Ben 17 ministri su 21, pari all’80 %, devono ancora prendere la patente. Devono aspettare almeno 6 mesi per capire come funziona l’ambaradan. Smentendo clamorosamente le precisazioni solenni e scientifiche del novello docente di autoscuole e funzionamento di ministeri.
In effetti lo streaming mette a nudo i difetti dei partecipanti alle trattative. E’ per questo che c’è stata una levata di scudi contro lo streaming da parte di politici e giornalisti domestici al seguito.
Chi bene comincia (a dire cazzate) è a metà dell’opera.
(Proverbio italiano)
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