Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
ottobre? e come ci arrivano?
Roma, 3 mag. (Adnkronos/Ign) - Nuove tensioni nella maggioranza. Il Pd 'boccia' la candidatura di Silvio Berlusconi alla guida della Convenzione per le riforme. Serve una ''figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi" afferma il viceministro all'Economia Stefano Fassina, intervistato dal Tg3.
Anche Matteo Renzi la pensa allo stesso modo. "Pensare di fare Berlusconi capo della costituente e' inaudito non capisco perche' dobbiamo dargli il compito di scrivere la Costituzione per i prossimi cinquant'anni". "Il centrosinistra -ha aggiunto il sindaco di Firenze- deve togliersi l'ossessione di Berlusconi e del berlusconismo ma deve farlo alle elezioni".
dal Pdl arriva la replica del vicepresidente dei senatori, Giuseppe Esposito: Fassina ''dovrebbe trarre le conseguenze delle sue affermazioni'', perché, ''alla luce del risultato elettorale di sostanziale parità fra le due maggiori coalizioni e dell'attuale appartenenza delle massime cariche dello Stato, è infatti evidente che la guida della Convenzione sulle riforme è naturalmente da attribuirsi al centrodestra senza veti né preclusioni di alcun tipo, a cominciare dal presidente Berlusconi".
Gli fa eco Fabrizio Cicchitto, secondo cui la presidenza ''deve essere attribuita a un'autorevole personalità del centrodestra'', anche perché ''tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra". "E' sbagliato - conclude - esercitare sulla Convenzione delle preclusioni ad personam".
Per Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, "a Berlusconi va riconosciuto il merito politico di saper rappresentare milioni di italiani'' e ''il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni".
''Continuare ogni giorno a porre veti su qualsiasi questione non contribuisce al clima di dialogo'' è la posizione espressa anche da Barbara Saltamartini (Pdl), che definisce ''del tutto inappropriate le dichiarazioni di autorevoli rappresentanti del Pd sull'opportunità che Berlusconi presieda o no la Convenzione per le riforme''.
Roma, 3 mag. (Adnkronos/Ign) - Nuove tensioni nella maggioranza. Il Pd 'boccia' la candidatura di Silvio Berlusconi alla guida della Convenzione per le riforme. Serve una ''figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi" afferma il viceministro all'Economia Stefano Fassina, intervistato dal Tg3.
Anche Matteo Renzi la pensa allo stesso modo. "Pensare di fare Berlusconi capo della costituente e' inaudito non capisco perche' dobbiamo dargli il compito di scrivere la Costituzione per i prossimi cinquant'anni". "Il centrosinistra -ha aggiunto il sindaco di Firenze- deve togliersi l'ossessione di Berlusconi e del berlusconismo ma deve farlo alle elezioni".
dal Pdl arriva la replica del vicepresidente dei senatori, Giuseppe Esposito: Fassina ''dovrebbe trarre le conseguenze delle sue affermazioni'', perché, ''alla luce del risultato elettorale di sostanziale parità fra le due maggiori coalizioni e dell'attuale appartenenza delle massime cariche dello Stato, è infatti evidente che la guida della Convenzione sulle riforme è naturalmente da attribuirsi al centrodestra senza veti né preclusioni di alcun tipo, a cominciare dal presidente Berlusconi".
Gli fa eco Fabrizio Cicchitto, secondo cui la presidenza ''deve essere attribuita a un'autorevole personalità del centrodestra'', anche perché ''tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra". "E' sbagliato - conclude - esercitare sulla Convenzione delle preclusioni ad personam".
Per Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, "a Berlusconi va riconosciuto il merito politico di saper rappresentare milioni di italiani'' e ''il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni".
''Continuare ogni giorno a porre veti su qualsiasi questione non contribuisce al clima di dialogo'' è la posizione espressa anche da Barbara Saltamartini (Pdl), che definisce ''del tutto inappropriate le dichiarazioni di autorevoli rappresentanti del Pd sull'opportunità che Berlusconi presieda o no la Convenzione per le riforme''.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Difronte a queste affermazioni che fa il PD? Il materasso e lascia solo Fassina? Speriamo di no ehAmadeus ha scritto:ottobre? e come ci arrivano?
Roma, 3 mag. (Adnkronos/Ign) - Nuove tensioni nella maggioranza. Il Pd 'boccia' la candidatura di Silvio Berlusconi alla guida della Convenzione per le riforme. Serve una ''figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi" afferma il viceministro all'Economia Stefano Fassina, intervistato dal Tg3.
Anche Matteo Renzi la pensa allo stesso modo. "Pensare di fare Berlusconi capo della costituente e' inaudito non capisco perche' dobbiamo dargli il compito di scrivere la Costituzione per i prossimi cinquant'anni". "Il centrosinistra -ha aggiunto il sindaco di Firenze- deve togliersi l'ossessione di Berlusconi e del berlusconismo ma deve farlo alle elezioni".
dal Pdl arriva la replica del vicepresidente dei senatori, Giuseppe Esposito: Fassina ''dovrebbe trarre le conseguenze delle sue affermazioni'', perché, ''alla luce del risultato elettorale di sostanziale parità fra le due maggiori coalizioni e dell'attuale appartenenza delle massime cariche dello Stato, è infatti evidente che la guida della Convenzione sulle riforme è naturalmente da attribuirsi al centrodestra senza veti né preclusioni di alcun tipo, a cominciare dal presidente Berlusconi".
Gli fa eco Fabrizio Cicchitto, secondo cui la presidenza ''deve essere attribuita a un'autorevole personalità del centrodestra'', anche perché ''tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra". "E' sbagliato - conclude - esercitare sulla Convenzione delle preclusioni ad personam".
Per Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, "a Berlusconi va riconosciuto il merito politico di saper rappresentare milioni di italiani'' e ''il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni".
''Continuare ogni giorno a porre veti su qualsiasi questione non contribuisce al clima di dialogo'' è la posizione espressa anche da Barbara Saltamartini (Pdl), che definisce ''del tutto inappropriate le dichiarazioni di autorevoli rappresentanti del Pd sull'opportunità che Berlusconi presieda o no la Convenzione per le riforme''.
Credo pero' che il PD d'ora in poi sara' sempre costretto a fare la parte del materasso (del pugile) poiche' altrimenti gli addosseranno tutte le colpe di un fallito rapporto a 3.
Cominciamo bene le storie ehh
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come se ne viene fuori ?
13 luglio del 2012: ”Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 148
La cruna dell’ago – 113
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 113
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 93
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 93
In mezzo alla tempesta - 30
*****
Te la dò io la pacificazione.......................(a cura dei giovani del Pd, ovviamente non forchettoni)
Pd, la rivolta delle 50 città: sedi occupate contro l’inciucio
(Carlo Tecce).
04/05/2013 di triskel182
a Torino a Palermo, la base si ribella. Il 19 maggio tutti in piazza per dire “no”.
“IL PD SIAMO NOI, CI DEVONO ASCOLTARE: MAI CON IL CAIMANO”.
Ecosì, allora, il Pd convolò al nozze con il Pdl. Chi aveva qualcosa da ridire, e ancora ingolla e non riesce a espellere la delusione, tiene insieme una cartina d’Italia. Queste bandiere democratiche, messe in ordine in queste pagine, sventolano a mezz’asta. Sono simboli di occupazioni di sedi e ribellioni ai dirigenti, cinquanta capoluoghi e paesoni di provincia; sono il fallimento a colori, ma anche un’opportunità, l’ultima, per il fu Pd. A Torino e Bologna non volevano le metafore: niente inciuci. A Belluno e Trapani non volevano cedere: o con noi o senza di voi. A Roma e Milano non volevano conservare tessere inutili: noi le bruciamo, voi non ci bruciate.
IL 19 MAGGIO, a Prato, #OccupyPd farà quel gesto che i democratici avevano smesso di fare con l’abdicazione di piazza San Giovanni “presa” dal M5S: ci metteranno le facce, gli accenti e pure le convulsioni ideologiche, fra chi vorrebbe un esecutivo breve e giusto e chi non lo vorrebbe vedere nemmeno in un incubo.
Lorenzo Rocchi controlla la posta, spedisce volantini, tiene a bada chi non ci crede più: “A Prato c’è stato un movimentospontaneo: l’errore su Franco Marini ci aveva preoccupato, poi è andata sempre peggio. E ora dobbiamo far capire a quelli d Roma, a quelli che si ostinano a larghe intese e governi di scopo, che noi siamo l’alternativa a Berlusconi. Noi non siamo la destra. Non potranno eliminare le distanze che ci separano”. Quindici risposte affermative per il raduno toscano: da Torino a Monza, da Bologna a Perugia, da Roma a Bari.
É quella cartina che si compone di pezzetti democratici, di bandierine che si piantano di ora in ora, di un conteggio che non porta nessuno perché nessuno li rappresenta.
Fausto Raciti ha esordito nel palazzo nel momento più drammatico: “Io più che deputato, mi sento sempre il responsabile nazionale dei giovani Pd e condivido le loro paure che sono le mie paure, apprezzo l’impegno e la passione perché dimostrano che la sinistra, seppur sia implosa, può avere un futuro”. Raciti, quale futuro? Il governo di Enrico Letta è un vostro governo? “In tanti osservano un esecutivo che non gli appartiene. La sconfitta è di tutti. Ora va fatto o rifatto il Pd”. I militanti, o la base per dirla con più conformismo, navigano a metà fra chi non vuole abbandonare a se stesso il vicesegretario Letta e fra chi non accetta la contaminazione berlusconiana.
Pure le dimissioni vanno di moda, ovunque, come estremo tentativo di mollare per riprendere: in Piemonte, lascia il responsabile Gianfranco Morgando; in Toscana, i vertici da Firenze a Livorno sono azzerati.
E in Emilia Romagna, i Giovani Democratici non si tengono più. Il coordinatore Vinicio Zanetti attraversa da Bologna questo deserto che porterà al congresso e, spera, a una miracolosa terapia di rianimazione: “Che dovevamo fare? Io non sono soddisfatto, nemmeno a me piace il governo con Berlusconi, ma l’errore sta a monte, anzi a Marini a Prodi, a quelli che hanno pugnalato il fondatore. Il resto è una triste conseguenza, quasi inevitabile. L’unica speranza è avere una legge elettorale onesta, approvare qualche buona riforma e ritornare dagli elettori con un progetto chiaro e stavolta sincero”.
PER MISURARE il grado di esasperazione va fatto qualche chilometro, più su, verso Torino dove il servizio d’ordine, il primo maggio, si è ammutinato e si è ritrovato nel gruppo “resistenza democratica”. Paolo Furia, da Biella , prova a incollare i frammenti dei suoi giovani democratici, ma non vuole salvare nessuno, laggiù, nei palazzi romani: “Il cambio dovrà essere totale. Non accetteremo un congresso senza le nostre proposte”. Il mandato di Letta, però, ancora divide i giudizi: “La nostra prima reazione è stata naturale: protestare e occupare. Adesso avvertiamo il bisogno di creare per noi un partito nuovo con un avviso per chi oggi è palazzo Chigi: se Berlusconi pretende troppo, se non avremo spazio, dobbiamo essere noi del Pd a staccare la spina”. Antonella Pepe, da Benevento, dirige i giovani campani. La politica, a qualsiasi età, è comunque politica: ovvero compromesso, passaggi intermedi . Sorprende che anche in Campania, in una regione strappata di sorpresa dal centrodestra che fu di Nicola Cosentino, non ci sia un’opposizione irreversibile al Pdl. Anzi, stupisce che ancora si disquisisca di documenti o mozioni: “C’è una lettera – dice Pepe – che abbiamo diffuso per esporre la nostra posizione: siamo cresciuti combattendo il berlusconismo, abbiamo visioni diverse su qualsiasi tema…”. Sì, ma il dilemma: “Però questo governo deve affrontare l’emergenza. Che sarebbe finita così, s’era capito con la rielezione di Giorgio Napolitano. Non c’era strada diversa. Ma che sappiano, a Roma, che noi qui soffriamo”. Almeno la sofferenza è trasversale.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/05/2013.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 148
La cruna dell’ago – 113
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Te la dò io la pacificazione.......................(a cura dei giovani del Pd, ovviamente non forchettoni)
Pd, la rivolta delle 50 città: sedi occupate contro l’inciucio
(Carlo Tecce).
04/05/2013 di triskel182
a Torino a Palermo, la base si ribella. Il 19 maggio tutti in piazza per dire “no”.
“IL PD SIAMO NOI, CI DEVONO ASCOLTARE: MAI CON IL CAIMANO”.
Ecosì, allora, il Pd convolò al nozze con il Pdl. Chi aveva qualcosa da ridire, e ancora ingolla e non riesce a espellere la delusione, tiene insieme una cartina d’Italia. Queste bandiere democratiche, messe in ordine in queste pagine, sventolano a mezz’asta. Sono simboli di occupazioni di sedi e ribellioni ai dirigenti, cinquanta capoluoghi e paesoni di provincia; sono il fallimento a colori, ma anche un’opportunità, l’ultima, per il fu Pd. A Torino e Bologna non volevano le metafore: niente inciuci. A Belluno e Trapani non volevano cedere: o con noi o senza di voi. A Roma e Milano non volevano conservare tessere inutili: noi le bruciamo, voi non ci bruciate.
IL 19 MAGGIO, a Prato, #OccupyPd farà quel gesto che i democratici avevano smesso di fare con l’abdicazione di piazza San Giovanni “presa” dal M5S: ci metteranno le facce, gli accenti e pure le convulsioni ideologiche, fra chi vorrebbe un esecutivo breve e giusto e chi non lo vorrebbe vedere nemmeno in un incubo.
Lorenzo Rocchi controlla la posta, spedisce volantini, tiene a bada chi non ci crede più: “A Prato c’è stato un movimentospontaneo: l’errore su Franco Marini ci aveva preoccupato, poi è andata sempre peggio. E ora dobbiamo far capire a quelli d Roma, a quelli che si ostinano a larghe intese e governi di scopo, che noi siamo l’alternativa a Berlusconi. Noi non siamo la destra. Non potranno eliminare le distanze che ci separano”. Quindici risposte affermative per il raduno toscano: da Torino a Monza, da Bologna a Perugia, da Roma a Bari.
É quella cartina che si compone di pezzetti democratici, di bandierine che si piantano di ora in ora, di un conteggio che non porta nessuno perché nessuno li rappresenta.
Fausto Raciti ha esordito nel palazzo nel momento più drammatico: “Io più che deputato, mi sento sempre il responsabile nazionale dei giovani Pd e condivido le loro paure che sono le mie paure, apprezzo l’impegno e la passione perché dimostrano che la sinistra, seppur sia implosa, può avere un futuro”. Raciti, quale futuro? Il governo di Enrico Letta è un vostro governo? “In tanti osservano un esecutivo che non gli appartiene. La sconfitta è di tutti. Ora va fatto o rifatto il Pd”. I militanti, o la base per dirla con più conformismo, navigano a metà fra chi non vuole abbandonare a se stesso il vicesegretario Letta e fra chi non accetta la contaminazione berlusconiana.
Pure le dimissioni vanno di moda, ovunque, come estremo tentativo di mollare per riprendere: in Piemonte, lascia il responsabile Gianfranco Morgando; in Toscana, i vertici da Firenze a Livorno sono azzerati.
E in Emilia Romagna, i Giovani Democratici non si tengono più. Il coordinatore Vinicio Zanetti attraversa da Bologna questo deserto che porterà al congresso e, spera, a una miracolosa terapia di rianimazione: “Che dovevamo fare? Io non sono soddisfatto, nemmeno a me piace il governo con Berlusconi, ma l’errore sta a monte, anzi a Marini a Prodi, a quelli che hanno pugnalato il fondatore. Il resto è una triste conseguenza, quasi inevitabile. L’unica speranza è avere una legge elettorale onesta, approvare qualche buona riforma e ritornare dagli elettori con un progetto chiaro e stavolta sincero”.
PER MISURARE il grado di esasperazione va fatto qualche chilometro, più su, verso Torino dove il servizio d’ordine, il primo maggio, si è ammutinato e si è ritrovato nel gruppo “resistenza democratica”. Paolo Furia, da Biella , prova a incollare i frammenti dei suoi giovani democratici, ma non vuole salvare nessuno, laggiù, nei palazzi romani: “Il cambio dovrà essere totale. Non accetteremo un congresso senza le nostre proposte”. Il mandato di Letta, però, ancora divide i giudizi: “La nostra prima reazione è stata naturale: protestare e occupare. Adesso avvertiamo il bisogno di creare per noi un partito nuovo con un avviso per chi oggi è palazzo Chigi: se Berlusconi pretende troppo, se non avremo spazio, dobbiamo essere noi del Pd a staccare la spina”. Antonella Pepe, da Benevento, dirige i giovani campani. La politica, a qualsiasi età, è comunque politica: ovvero compromesso, passaggi intermedi . Sorprende che anche in Campania, in una regione strappata di sorpresa dal centrodestra che fu di Nicola Cosentino, non ci sia un’opposizione irreversibile al Pdl. Anzi, stupisce che ancora si disquisisca di documenti o mozioni: “C’è una lettera – dice Pepe – che abbiamo diffuso per esporre la nostra posizione: siamo cresciuti combattendo il berlusconismo, abbiamo visioni diverse su qualsiasi tema…”. Sì, ma il dilemma: “Però questo governo deve affrontare l’emergenza. Che sarebbe finita così, s’era capito con la rielezione di Giorgio Napolitano. Non c’era strada diversa. Ma che sappiano, a Roma, che noi qui soffriamo”. Almeno la sofferenza è trasversale.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/05/2013.
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Re: Come se ne viene fuori ?
13 luglio del 2012: ”Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 149
La cruna dell’ago – 114
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 114
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 94
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 94
In mezzo alla tempesta - 31
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Il “cari merli scemi” continua……
La Bonafè alla battuta di Vergassola sul raffreddore preso a causa delle correnti del Pd:
<<Il Pd non ha correnti, è un partito unico,……ha solo diverse sensibilità………………….>>
Il problema non è quello di giovani o vecchi ma solo una questione di tromboni. Tromboni SI’, Tromboni NO:
*****
Correnti del Partito Democratico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce elenca le diverse correnti del Partito Democratico.
L'articolo 29 de Lo Statuto del Partito democratico recita che «Il Partito Democratico ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione, favorisce la libertà e il pluralismo associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti, nazionali ed internazionali, a carattere politico-culturale e senza fini di lucro, garantendone e rispettandone l’autonomia». «Tali fondazioni, associazioni ed istituti» vengono considerati «strumenti per la divulgazione del sapere, il libero dibattito scientifico, la elaborazione politico-programmatica» e le loro iniziative «non sono soggette a pareri degli organi del Partito Democratico»[1].
Per tale motivo diversi esponenti nel PD hanno subito promosso fondazioni e associazioni o hanno rilanciato quelle che già preesistevano al partito. L'attività febbrile intorno alle fondazioni democratiche ha fatto sì che da più parti si parlasse di vera e propria attività correntizia più o meno occulta. Non è ancora dato di parlare di correnti in senso classico, e del resto uno stesso esponente democratico può essere iscritto a più fondazioni e associazioni, così come quest'ultime spesso iscrivono anche soggetti esterni al PD quando non iscritte ad altri partiti.
Le correnti attuali [modifica]
Maggioranza bersaniana [modifica]
Pier Luigi Bersani
L’area di maggioranza che sostiene il Segretario nazionale (dimissionario) Pier Luigi Bersani conta il 53% del partito. In essa si sono sciolte le vecchie correnti che hanno appoggiato la prima mozione, quella che al congresso del 2009 candidava Bersani alla Segreteria. I gruppi che costituiscono la maggioranza sono quello dei Bersaniani fedelissimi, dei Dalemiani, dei Bindiani e dei Lettiani. La linea politica della maggioranza dei Bersaniani si basa sulla ricerca della sintesi tra le culture fondative del partito in un pensiero politico nuovo che rinnovi fortemente, senza però rinnegarli, i princìpi storici del centrosinistra e della sinistra, ovvero sulla costituzione di un partito popolare e fortemente radicato sul territorio, rappresentante innanzitutto del mondo del lavoro, sia imprenditori che lavoratori, e delle famiglie, liberale in economia, laico nell’etica, fortemente sociale e civico nel welfare.
Bersaniani [modifica]
E' la corrente socialdemocratica vicina all' ex-Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.
I fedelissimi di Bersani sono il Presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il Coordinatore Organizzativo del PD Maurizio Migliavacca, il Responsabile degli Enti Locali Davide Zoggia, il Presidente della regione Toscana Enrico Rossi ed il Sindaco di Bologna Virginio Merola[2][3].
Alle Primarie del centro-sinistra del 2012, che hanno visto la vittoria al ballottaggio di Bersani, coordinatori della campagna di Bersani sono stati la Vicesindaco di VicenzaAlessandra Moretti, Tommaso Giuntella ed il Segretario regionale della Basilicata Roberto Speranza.
Nella XVII Legislatura sono il gruppo più numeroso, sia alla Camera che al Senato, e rappresentano circa il 35% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell'Aringa, il sottosegretario all'Agricoltura Maurizio Martina ed il sottosegretario alla GiustiziaGiuseppe Berretta.
Lettiani [modifica]
Enrico Letta
I Lettiani sono la corrente di riferimento dell'attuale Vicesegretario nazionale Enrico Letta.
Si presenta come una componente di matrice cattolico-liberale e centrista, disponibile al dialogo con l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro. I membri del gruppo provengono da varie correnti, come gli Ulivisti, I Popolari, i Veltroniani ed i Dalemiani. Fedelissimi di Letta sono il pugliese Francesco Boccia[2][3], la piacentina Paola De Micheli, Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro[5]. Associazione di riferimento dei Lettiani è l'associazione TrecentoSessanta.
Alle Primarie del PD del 2007 hanno appoggiato alla Segreteria Letta, poi non eletto; alle Primarie del PD del 2009 hanno appoggiato alla Segreteria Bersani, poi eletto Segretario; alle Primarie del centro-sinistra del 2012 hanno appoggiato il Segretario Bersani, poi eletto candidato Premier.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 6% degli eletti[4]. Nel Governo Letta esprimono il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e la Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza[6].
Dalemiani [modifica]
Massimo D'Alema
I Dalemiani sono guidati dall'ex leader di Partito Democratico della Sinistra e Democratici di Sinistra Massimo D'Alema.
Sono la componente d'ispirazione socialdemocratica, comprendente però anche esponenti de I Popolari e d'estrazione liberale, come Paolo De Castro. La corrente nella XVI Legislatura comprendeva circa 100 parlamentari ed era favorevole all'ingresso del partito nel Partito del Socialismo Europeo ed ad un'alleanza con l'Unione di Centro. Esponenti di spicco sono Michele Ventura, Nicola Latorre, Luciano Violante eGianni Cuperlo[2][3]. Sono stati accusati di aver boicottato la candidatura di Romano Prodi al Quirinale nella votazione del 19 aprile 2013 e di aver, conseguentemente, affossato irrimediabilmente il PD. Le accuse sono state tali da spingere lo stesso Massimo D'Alema, indignato, a minacciare una denuncia contro chi continuasse a sostenere questa tesi.
I Dalemiani si raccolgono nell'associazione Riformisti e Democratici e nella fondazione Italianieuropei.
Nella XVII Legislatura D'Alema non si è ricandidato ma il suo gruppo rappresenta circa il 4,5% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprime ilMinistero per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray[6].
Rifare l'Italia (Giovani Turchi) [modifica]
Matteo Orfini
Giornalisticamente conosciuti anche come Giovani Turchi, appellativo che tuttavia i suoi esponenti rifiutano, è la corrente di sinistra, con posizioni socialdemocratiche, anti-blairiane e anti-liberiste[3], in netto contrasto con Matteo Renzi.
Il gruppo nasce nel 2010, ma si organizza successivamente nel 2011 con la creazione dell'associazione omonima, Rifare l'Italia[7].
È composto dai giovani bersaniani, fedelissimi del Segretario Bersani, come il Responsabile Economico del PD Stefano Fassina, il Responsabile per la Giustizia Andrea Orlando, il Responsabile alla Cultura Matteo Orfini e l'europarlamentare Roberto Gualtieri.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 4,5% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando e il Viceministro dell'Economia e delle Finanze Stefano Fassina.[6].
Bindiani [modifica]
Rosy Bindi
Per approfondire, vedi Democratici Davvero.
I Bindiani sono il gruppo di riferimento di Rosy Bindi, ex Presidente dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
Si presenta come corrente di stampo cattolico democratico, erede della sinistra democristiana e del Partito Popolare Italiano. I membri della corrente provengono dai gruppi degli Ulivisti e de I Popolari, tra i quali Giovanni Bachelet, Marina Magistrelli e Roberto Zaccaria
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto come candidato segretario Rosy Bindi e la sua lista Con Rosy Bindi. Democratici, davvero; alle primarie del 2009 hanno sostenuto Bersani.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 2% degli eletti[4].
Cristiano Sociali [modifica]
Il Movimento dei Cristiano Sociali è una piccola corrente di ispirazione cristiana; originariamente era uno dei tanti partiti formatisi in seguito alla scissione della Democrazia Cristiana, e confluito nel 2001 nei DS. Di stampo socialdemocratico e cristiano-sociale, lo scopo dei CS è quello di creare una formazione politica di sinistra ed attenta ai valori cristiani. Vi aderiscono i deputati Mimmo Lucà, che è anche il Coordinatore del Movimento, Paolo Corsini, Donata Lenzi e Fabio Porta.
Ecologisti Democratici [modifica]
Gruppo ecologista formato da esponenti sia provenienti dai Democratici di Sinistra che da La Margherita. Leader di riferimento è Ermete Realacci.
Renziani [modifica]
Matteo Renzi
È la componente del Sindaco di Firenze Matteo Renzi ed i suoi simpatizzanti sono detti Rottamatori.
La componente, di stampo centrista e liberale, vuole il rinnovamento della classe dirigente attraverso la rottamazione di quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con lettera della BCE[8] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Suo principale uomo è il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti . Insieme a quest'ultimo, si sono dichiarati a sostegno del gruppo altri dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e i deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardo Giuseppe Civatipresso la Stazione Leopolda di Firenze[10]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato, a sorpresa, anche Civati [11]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[12]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[13]. Nel 2012 Renzi lancia la sua candidatura alle primarie del centrosinistra e si costituisce il comitato Adesso! a suo supporto.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 13% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministro per gli affari regionali Graziano Delrio[6] ed il sottosegretario alleInfrastrutture e Trasporti Erasmo De Angelis.
Area Democratica [modifica]
Dario Franceschini
Per approfondire, vedi Area Democratica.
All'indomani del congresso del 2009, tutti i sostenitori della seconda mozione che proponevano la riconferma a Segretario nazionale di Dario Franceschini, forti del 34% dei voti presi in congresso, decidono di strutturarsi come corrente organizzata dandosi il nome di Area Democratica(abbreviato AreaDem). In essa confluirono quindi le vecchie correnti veltronian-franceschiniane, cioè i Popolari/Quarta Fase, i Veltroniani, i Fassiniani, i Democratici Rinnovatori, i SemDem, gli Ecodem, i Liberal PD ed i Teodem. In Area Democratica però si è verificata una separazione promossa da Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito Movimento Democratico, corrente più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione nazionale del partito del 13 gennaio2011, in cui la corrente franceschiniana è entrata ufficialmente in maggioranza[14].
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 23% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministero per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo Dario Franceschini[6], il Viceministro agli Affari Esteri Lapo Pistelli.
Franceschiniani [modifica]
È la corrente di origine cristiano-democratico e cristiano-sociale che si rifà alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare Italiano e che fa riferimento all'ex Segretario nazionale ed ex Capogruppo alla Camera Dario Franceschini.
Nasce proprio per sostenere Franceschini alle primarie del 2009 contro Bersani. Dopo la vittoria di quest'ultimo hanno formato la minoranza insieme ai Veltroniani, per poi iniziare a collaborare con la maggioranza bersaniana ed allontanarsi dai veltroniani.
Suoi esponenti sono Franco Marini, Antonello Soro, Antonello Giacomelli, Alberto Losacco e Pina Picierno[2][3].
Fanno riferimento alla corrente le associazioni I Popolari e Quarta Fase.
Fassiniani [modifica]
Corrente che fa riferimento al sindaco di Torino Piero Fassino.
Tra i suoi membri la Vicepresidente dell'Assemblea nazionale Marina Sereni, l'ex Ministro Cesare Damiano, Fabrizio Morri, Federica Mogherini, Roberto Cuillo e Maurizio Migliavacca.
E' composta dagli ex esponenti dei Democratici di Sinistra che alle elezioni primarie del PD del 2009 non hanno appoggiato Pierluigi Bersani ma Dario Franceschini.
Semplicemente Democratici [modifica]
Nasce come lista a sostegno di Dario Franceschini alle primarie del 2009, promossa da importanti esponenti del Pd quali Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Sergio Cofferati, David Sassoli e Francesca Barracciu. Questo gruppo pone particolare attenzione al rinnovamento del gruppo dirigente e alla questione morale interna.
Movimento Democratico [modifica]
Walter Veltroni
Per approfondire, vedi Movimento Democratico (Italia).
A seguito della direzione nazionale del partito del 23 settembre 2010, da Area Democratica sono usciti Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito un'altra area di minoranza, detta Movimento Democratico, più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra AreaDem e MoDem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011[14].
Veltroniani [modifica]
Per approfondire, vedi Veltroniani.
Rappresenta il gruppo costituito intorno all'ex segretario Walter Veltroni di ispirazione prevalentemente socialdemocratica e moderata.
Fioroniani [modifica]
La corrente è cristiano-democratico e fa riferimento a Beppe Fioroni.
E' la componente di ex esponenti del Partito Popolare Italiano, vicini alle associazioni I Popolari e Quarta Fase, che però non hanno seguito Dario Franceschini nel riavvicinamento a Bersani.
Erano suoi aderenti Lucio D'Ubaldo, Benedetto Adragna, Giampaolo Fogliardi e Flavio Pertoldi.
Gentiloniani [modifica]
Per approfondire, vedi Democratici Rinnovatori e Coraggiosi.
Definita un tempo come corrente dei Rutelliani rappresenta la parte cattolico-liberale e centrista del partito.
Si è sfaldata a seguito dell'uscita del proprio leader Francesco Rutelli e di gran parte dei propri membri che hanno scelto di aderire prevalentemente ad Alleanza per l'Italia. La parte più a sinistra, che è rimasta nel PD, è guidata da Paolo Gentiloni.
Liberal PD [modifica]
Enzo Bianco
Per approfondire, vedi Liberal PD.
È la corrente di orientamento liberale, socioliberale e riformista.
Il gruppo è stato costituita il 26 gennaio 2008 su iniziativa dell'ex repubblicano Enzo Bianco, attuale Presidente dei Liberal PD, l'ex LiberaleValerio Zanone, l'ex leader dei Liberal DS Enrico Morando e l'ex socialista Franco Bassanini.
Ne fanno parte inoltre Ludina Barzini, Sandro Gozi, Andrea Marcucci e Adriano Musi, che ne sono anche vicepresidenti, Luigi De Sena, Antonio Maccanico e Pietro Ichino, che però nel 2013 ha aderito all'Agenda Monti.
Alle Primarie del PD del 2009 hanno appoggiato alla Segreteria Dario Franceschini, poi non eletto Segretario; alle Primarie del centro-sinistra del 2012 hanno appoggiato il Segretario Bersani, poi eletto candidato Premier.
Insieme per il PD [modifica]
Nata nel 2009 sul web da militanti, iscritti ed amministratori territoriali, oggi conta più di 25.000 sostenitori e nuclei locali in tutte le regioni. È unacommunity di cittadini attivi, impegnata a costruire una cultura democratica che sappia rispondere alle sfide e alle esigenze della società contemporanea.
Organizzata in modo innovativo, sostiene il progetto originario del PD, comprendendo e superando le culture di provenienza a favore di una cultura democratica che mobiliti intorno ad alcuni temi forti di cambiamento della società Italiana. I sostenitori condividono i temi quali la lotta al precariato, la meritocrazia, il riformismo, rinnovamento generazionale, criticismo verso i leader storici, apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito con meccanismi come le Primarie e sistemi partecipativi come i referendum interni. Sono contro il nucleare, a favore del testamento biologico e la regolamentazione giuridica delle coppie di fatto.
Il 20 novembre 2010 per la prima volta i partecipanti si sono riuniti a Roma per la prima edizione di Insieme Day, un convegno che ha sancito la nascita dell'area a livello pubblico. Il secondo Forum Nazionale, Voltiamo pagina. Insieme, tenutosi il 19 Giugno 2011 nella suggestiva Arena del Sol di Bologna, ha segnato la definita affermazione della community a livello nazionale. L'evento ha avuto un ampio risalto nei media nazionali ed l'intervento del Padre nobile del PD, Romano Prodi, che ha inviato un video-messaggio di saluti. L'area è guidata da Giuseppe Rotondo e dal deputato Sandro Gozi.
Ulivisti [modifica]
Per approfondire, vedi Ulivisti.
Detti anche Prodiani, è l'area più vicina a Romano Prodi, già Presidente del Partito Democratico.
Gli Ulivisti enfatizzano molto l'apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito e al congresso non hanno appoggiato alcuna mozione. L'area si ispira alcristianesimo sociale e alla socialdemocrazia.
Ne fanno parte Arturo Parisi, Antonio La Forgia, Giulio Santagata, Ricardo Franco Levi, Albertina Soliani, Sandra Zampa e Mario Barbi.
Cambia l'Italia [modifica]
E' la rete di chi ha sostenuto a Segretario nazionale Ignazio Marino.
Sono il gruppo eterogeneo e non organizzato che ha sostenuto la candidatura di Ignazio Marino alle primarie del 2009, ottenendo il 13% dei voti. Per la sua stessa avversione al correntismo il gruppo non forma una vera e propria corrente organizzata ma una rete di personalità e territori. Il coordinatore della rete è Michele Meta, già segretario dei DS della regione Lazio, e nella segreteria sono rappresentati dal responsabile dei nuovi diritti Ettore Martinelli; ne fanno parte Paola Concia, Felice Casson, Rosa Calipari.
Tutti coloro che sostenevano la candidatura Marino condividono un forte interesse comune per i temi legati alla laicità dello Stato e ai diritti civili, al rinnovamento generazionale, alla questione morale e al merito. A sostegno di Marino si sono schierati inoltre ex veltroniani doc come Goffredo Bettini, Marta Vincenzi, Ileana Argentin Felice Casson e Rosa Calipari, Ulivisti come Sandro Gozi, e i promotori del cosiddetto gruppo dei “piombini” come Ivan Scalfarotto, Paola Concia e Giuseppe Civati. Piemonte, Lombardia, Liguria, Sardegna, Lazio sono le realtà di maggior radicamento della rete vicino a Marino.
Teodem [modifica]
Per approfondire, vedi Teodem.
È una corrente minoritaria di stampo democristiano che rappresenta la destra del PD sul fronte dei temi etico-sociali.
Del gruppo fa parte attualmente il deputato Luigi Bobba.
Il gruppo un tempo era molto influente, dal momento che originariamente aveva più esponenti. Ne hanno fatto parte: Emanuela Baio Dossi, Marco Calgaro e Donato Mosella, che hanno aderito ad Alleanza per l'Italia; Dorina Bianchi, Enzo Carra, Renzo Lusetti e Paola Binetti, che hanno aderito all'Unione di Centro; Benedetto Adragna, che ha aderito all'Agenda Monti; Luigi Lusi, espulso dal partito il 6 febbraio 2012.
Ex correnti [modifica]
A Sinistra [modifica]
Per approfondire, vedi A Sinistra.
La corrente si raccoglieva attorno all'associazione A Sinistra nel PD e rivendicava la continuazione della tradizione del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano, promuovendo l'entrata del partito nel Partito del Socialismo Europeo e nell'Internazionale Socialista.
Nel gruppo vi erano l'ex Ministro Livia Turco, Vincenzo Maria Vita, Paolo Nerozzi, Famiano Crucianelli e Massimo Brutti.
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto Walter Veltroni con la lista A Sinistra per Veltroni.
Democrazia e Socialismo [modifica]
La corrente si raccoglieva attorno all'associazione Democrazia e Socialismo, fondata da ex esponenti del Partito Socialista aderenti al PD nel 2009 e che avevano l'obiettivo di renderlo un partito di natura socialista.
La corrente era guidata da Gavino Angius ed altri esponenti erano Alberto Nigra, Accursio Montalbano e Fabio Baratella[15].
Alle primarie del 2009 hanno sostenuto Pierluigi Bersani, poi eletto segretario.
Partiti affiliati [modifica]
Radicali Italiani [modifica]
I Radicali Italiani sono un partito nato nel 2001 come erede del Partito Radicale. Nel 2008 i Radicali hanno candidato i propri esponenti nelle liste del PD e hanno eletto sei deputati, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco e Elisabetta Zamparutti e tre senatori Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti. Tutti i parlamentari eletti risiedono nei gruppi parlamentari di Senato e Camera del Partito Democratico.
I rapporti tra Radicali e Democratici si sono fatti tesi nell'autunno del 2011. I sei deputati Radicali non hanno partecipato al voto sulla mozione di sfiducia nei confronti dell'alloraMinistro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Francesco Saverio Romano, accusato di Concorso esterno in associazione di tipo mafioso, diversamente da tutte le altre forze di opposizione, sollevando in aula cartelli a favore dell'amnistia; per tale fatto la Presidente Rosy Bindi ha chiesto sanzioni severe, ma poi i sei non sono stati espulsi dal gruppo parlamentare[16].
Moderati per il Piemonte [modifica]
I Moderati per il Piemonte sono un movimento politico centrista e liberale di centro-sinistra, attivo nella regione Piemonte. Nel 2008 ha candidato i suoi esponenti nelle liste del PD ed è stato eletto il suo Segretario Giacomo Portas.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 149
La cruna dell’ago – 114
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 114
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 94
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 94
In mezzo alla tempesta - 31
***
Il “cari merli scemi” continua……
La Bonafè alla battuta di Vergassola sul raffreddore preso a causa delle correnti del Pd:
<<Il Pd non ha correnti, è un partito unico,……ha solo diverse sensibilità………………….>>
Il problema non è quello di giovani o vecchi ma solo una questione di tromboni. Tromboni SI’, Tromboni NO:
*****
Correnti del Partito Democratico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Questa voce elenca le diverse correnti del Partito Democratico.
L'articolo 29 de Lo Statuto del Partito democratico recita che «Il Partito Democratico ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione, favorisce la libertà e il pluralismo associativo e stabilisce rapporti di collaborazione con fondazioni, associazioni ed altri istituti, nazionali ed internazionali, a carattere politico-culturale e senza fini di lucro, garantendone e rispettandone l’autonomia». «Tali fondazioni, associazioni ed istituti» vengono considerati «strumenti per la divulgazione del sapere, il libero dibattito scientifico, la elaborazione politico-programmatica» e le loro iniziative «non sono soggette a pareri degli organi del Partito Democratico»[1].
Per tale motivo diversi esponenti nel PD hanno subito promosso fondazioni e associazioni o hanno rilanciato quelle che già preesistevano al partito. L'attività febbrile intorno alle fondazioni democratiche ha fatto sì che da più parti si parlasse di vera e propria attività correntizia più o meno occulta. Non è ancora dato di parlare di correnti in senso classico, e del resto uno stesso esponente democratico può essere iscritto a più fondazioni e associazioni, così come quest'ultime spesso iscrivono anche soggetti esterni al PD quando non iscritte ad altri partiti.
Le correnti attuali [modifica]
Maggioranza bersaniana [modifica]
Pier Luigi Bersani
L’area di maggioranza che sostiene il Segretario nazionale (dimissionario) Pier Luigi Bersani conta il 53% del partito. In essa si sono sciolte le vecchie correnti che hanno appoggiato la prima mozione, quella che al congresso del 2009 candidava Bersani alla Segreteria. I gruppi che costituiscono la maggioranza sono quello dei Bersaniani fedelissimi, dei Dalemiani, dei Bindiani e dei Lettiani. La linea politica della maggioranza dei Bersaniani si basa sulla ricerca della sintesi tra le culture fondative del partito in un pensiero politico nuovo che rinnovi fortemente, senza però rinnegarli, i princìpi storici del centrosinistra e della sinistra, ovvero sulla costituzione di un partito popolare e fortemente radicato sul territorio, rappresentante innanzitutto del mondo del lavoro, sia imprenditori che lavoratori, e delle famiglie, liberale in economia, laico nell’etica, fortemente sociale e civico nel welfare.
Bersaniani [modifica]
E' la corrente socialdemocratica vicina all' ex-Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.
I fedelissimi di Bersani sono il Presidente dell'Emilia Romagna Vasco Errani, il Coordinatore Organizzativo del PD Maurizio Migliavacca, il Responsabile degli Enti Locali Davide Zoggia, il Presidente della regione Toscana Enrico Rossi ed il Sindaco di Bologna Virginio Merola[2][3].
Alle Primarie del centro-sinistra del 2012, che hanno visto la vittoria al ballottaggio di Bersani, coordinatori della campagna di Bersani sono stati la Vicesindaco di VicenzaAlessandra Moretti, Tommaso Giuntella ed il Segretario regionale della Basilicata Roberto Speranza.
Nella XVII Legislatura sono il gruppo più numeroso, sia alla Camera che al Senato, e rappresentano circa il 35% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, il sottosegretario al Lavoro Carlo Dell'Aringa, il sottosegretario all'Agricoltura Maurizio Martina ed il sottosegretario alla GiustiziaGiuseppe Berretta.
Lettiani [modifica]
Enrico Letta
I Lettiani sono la corrente di riferimento dell'attuale Vicesegretario nazionale Enrico Letta.
Si presenta come una componente di matrice cattolico-liberale e centrista, disponibile al dialogo con l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro. I membri del gruppo provengono da varie correnti, come gli Ulivisti, I Popolari, i Veltroniani ed i Dalemiani. Fedelissimi di Letta sono il pugliese Francesco Boccia[2][3], la piacentina Paola De Micheli, Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro[5]. Associazione di riferimento dei Lettiani è l'associazione TrecentoSessanta.
Alle Primarie del PD del 2007 hanno appoggiato alla Segreteria Letta, poi non eletto; alle Primarie del PD del 2009 hanno appoggiato alla Segreteria Bersani, poi eletto Segretario; alle Primarie del centro-sinistra del 2012 hanno appoggiato il Segretario Bersani, poi eletto candidato Premier.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 6% degli eletti[4]. Nel Governo Letta esprimono il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e la Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza[6].
Dalemiani [modifica]
Massimo D'Alema
I Dalemiani sono guidati dall'ex leader di Partito Democratico della Sinistra e Democratici di Sinistra Massimo D'Alema.
Sono la componente d'ispirazione socialdemocratica, comprendente però anche esponenti de I Popolari e d'estrazione liberale, come Paolo De Castro. La corrente nella XVI Legislatura comprendeva circa 100 parlamentari ed era favorevole all'ingresso del partito nel Partito del Socialismo Europeo ed ad un'alleanza con l'Unione di Centro. Esponenti di spicco sono Michele Ventura, Nicola Latorre, Luciano Violante eGianni Cuperlo[2][3]. Sono stati accusati di aver boicottato la candidatura di Romano Prodi al Quirinale nella votazione del 19 aprile 2013 e di aver, conseguentemente, affossato irrimediabilmente il PD. Le accuse sono state tali da spingere lo stesso Massimo D'Alema, indignato, a minacciare una denuncia contro chi continuasse a sostenere questa tesi.
I Dalemiani si raccolgono nell'associazione Riformisti e Democratici e nella fondazione Italianieuropei.
Nella XVII Legislatura D'Alema non si è ricandidato ma il suo gruppo rappresenta circa il 4,5% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprime ilMinistero per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray[6].
Rifare l'Italia (Giovani Turchi) [modifica]
Matteo Orfini
Giornalisticamente conosciuti anche come Giovani Turchi, appellativo che tuttavia i suoi esponenti rifiutano, è la corrente di sinistra, con posizioni socialdemocratiche, anti-blairiane e anti-liberiste[3], in netto contrasto con Matteo Renzi.
Il gruppo nasce nel 2010, ma si organizza successivamente nel 2011 con la creazione dell'associazione omonima, Rifare l'Italia[7].
È composto dai giovani bersaniani, fedelissimi del Segretario Bersani, come il Responsabile Economico del PD Stefano Fassina, il Responsabile per la Giustizia Andrea Orlando, il Responsabile alla Cultura Matteo Orfini e l'europarlamentare Roberto Gualtieri.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 4,5% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando e il Viceministro dell'Economia e delle Finanze Stefano Fassina.[6].
Bindiani [modifica]
Rosy Bindi
Per approfondire, vedi Democratici Davvero.
I Bindiani sono il gruppo di riferimento di Rosy Bindi, ex Presidente dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
Si presenta come corrente di stampo cattolico democratico, erede della sinistra democristiana e del Partito Popolare Italiano. I membri della corrente provengono dai gruppi degli Ulivisti e de I Popolari, tra i quali Giovanni Bachelet, Marina Magistrelli e Roberto Zaccaria
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto come candidato segretario Rosy Bindi e la sua lista Con Rosy Bindi. Democratici, davvero; alle primarie del 2009 hanno sostenuto Bersani.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 2% degli eletti[4].
Cristiano Sociali [modifica]
Il Movimento dei Cristiano Sociali è una piccola corrente di ispirazione cristiana; originariamente era uno dei tanti partiti formatisi in seguito alla scissione della Democrazia Cristiana, e confluito nel 2001 nei DS. Di stampo socialdemocratico e cristiano-sociale, lo scopo dei CS è quello di creare una formazione politica di sinistra ed attenta ai valori cristiani. Vi aderiscono i deputati Mimmo Lucà, che è anche il Coordinatore del Movimento, Paolo Corsini, Donata Lenzi e Fabio Porta.
Ecologisti Democratici [modifica]
Gruppo ecologista formato da esponenti sia provenienti dai Democratici di Sinistra che da La Margherita. Leader di riferimento è Ermete Realacci.
Renziani [modifica]
Matteo Renzi
È la componente del Sindaco di Firenze Matteo Renzi ed i suoi simpatizzanti sono detti Rottamatori.
La componente, di stampo centrista e liberale, vuole il rinnovamento della classe dirigente attraverso la rottamazione di quella vecchia. Dal punto di vista economico sono d'accordo con lettera della BCE[8] e con la riforma delle pensioni e vogliono le primarie per il candidato premier del centrosinistra del 2013[3].
Suo principale uomo è il Presidente dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna Matteo Richetti . Insieme a quest'ultimo, si sono dichiarati a sostegno del gruppo altri dieci parlamentari: i senatori Andrea Marcucci, Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Pietro Ichino, Luigi Lusi e i deputati Luigi Bobba, Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni, Ermete Realacci e Giuseppina Servodio[9].
Il gruppo nasce nel 2010 con la convention Prossima fermata Italia, organizzata da Renzi e dal consigliere regionale lombardo Giuseppe Civatipresso la Stazione Leopolda di Firenze[10]. Nel 2011 la convention si è ripetuta alla Leopolda col nome di Big Bang, alla quale ha partecipato, a sorpresa, anche Civati [11]; sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Baricco e Giorgio Gori[12]. L'assessore alla Cultura del comune di Firenze Giuliano Da Empoli lascia la carica politica per dedicarsi alla costituzione della Fondazione Big Bang[13]. Nel 2012 Renzi lancia la sua candidatura alle primarie del centrosinistra e si costituisce il comitato Adesso! a suo supporto.
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 13% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministro per gli affari regionali Graziano Delrio[6] ed il sottosegretario alleInfrastrutture e Trasporti Erasmo De Angelis.
Area Democratica [modifica]
Dario Franceschini
Per approfondire, vedi Area Democratica.
All'indomani del congresso del 2009, tutti i sostenitori della seconda mozione che proponevano la riconferma a Segretario nazionale di Dario Franceschini, forti del 34% dei voti presi in congresso, decidono di strutturarsi come corrente organizzata dandosi il nome di Area Democratica(abbreviato AreaDem). In essa confluirono quindi le vecchie correnti veltronian-franceschiniane, cioè i Popolari/Quarta Fase, i Veltroniani, i Fassiniani, i Democratici Rinnovatori, i SemDem, gli Ecodem, i Liberal PD ed i Teodem. In Area Democratica però si è verificata una separazione promossa da Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito Movimento Democratico, corrente più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione nazionale del partito del 13 gennaio2011, in cui la corrente franceschiniana è entrata ufficialmente in maggioranza[14].
Nella XVII Legislatura rappresentano circa il 23% degli eletti[4] e nel Governo Letta esprimono il Ministero per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo Dario Franceschini[6], il Viceministro agli Affari Esteri Lapo Pistelli.
Franceschiniani [modifica]
È la corrente di origine cristiano-democratico e cristiano-sociale che si rifà alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare Italiano e che fa riferimento all'ex Segretario nazionale ed ex Capogruppo alla Camera Dario Franceschini.
Nasce proprio per sostenere Franceschini alle primarie del 2009 contro Bersani. Dopo la vittoria di quest'ultimo hanno formato la minoranza insieme ai Veltroniani, per poi iniziare a collaborare con la maggioranza bersaniana ed allontanarsi dai veltroniani.
Suoi esponenti sono Franco Marini, Antonello Soro, Antonello Giacomelli, Alberto Losacco e Pina Picierno[2][3].
Fanno riferimento alla corrente le associazioni I Popolari e Quarta Fase.
Fassiniani [modifica]
Corrente che fa riferimento al sindaco di Torino Piero Fassino.
Tra i suoi membri la Vicepresidente dell'Assemblea nazionale Marina Sereni, l'ex Ministro Cesare Damiano, Fabrizio Morri, Federica Mogherini, Roberto Cuillo e Maurizio Migliavacca.
E' composta dagli ex esponenti dei Democratici di Sinistra che alle elezioni primarie del PD del 2009 non hanno appoggiato Pierluigi Bersani ma Dario Franceschini.
Semplicemente Democratici [modifica]
Nasce come lista a sostegno di Dario Franceschini alle primarie del 2009, promossa da importanti esponenti del Pd quali Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Sergio Cofferati, David Sassoli e Francesca Barracciu. Questo gruppo pone particolare attenzione al rinnovamento del gruppo dirigente e alla questione morale interna.
Movimento Democratico [modifica]
Walter Veltroni
Per approfondire, vedi Movimento Democratico (Italia).
A seguito della direzione nazionale del partito del 23 settembre 2010, da Area Democratica sono usciti Veltroni, Fioroni e Gentiloni, che hanno costituito un'altra area di minoranza, detta Movimento Democratico, più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra AreaDem e MoDem è avvenuta alla direzione del 13 gennaio 2011[14].
Veltroniani [modifica]
Per approfondire, vedi Veltroniani.
Rappresenta il gruppo costituito intorno all'ex segretario Walter Veltroni di ispirazione prevalentemente socialdemocratica e moderata.
Fioroniani [modifica]
La corrente è cristiano-democratico e fa riferimento a Beppe Fioroni.
E' la componente di ex esponenti del Partito Popolare Italiano, vicini alle associazioni I Popolari e Quarta Fase, che però non hanno seguito Dario Franceschini nel riavvicinamento a Bersani.
Erano suoi aderenti Lucio D'Ubaldo, Benedetto Adragna, Giampaolo Fogliardi e Flavio Pertoldi.
Gentiloniani [modifica]
Per approfondire, vedi Democratici Rinnovatori e Coraggiosi.
Definita un tempo come corrente dei Rutelliani rappresenta la parte cattolico-liberale e centrista del partito.
Si è sfaldata a seguito dell'uscita del proprio leader Francesco Rutelli e di gran parte dei propri membri che hanno scelto di aderire prevalentemente ad Alleanza per l'Italia. La parte più a sinistra, che è rimasta nel PD, è guidata da Paolo Gentiloni.
Liberal PD [modifica]
Enzo Bianco
Per approfondire, vedi Liberal PD.
È la corrente di orientamento liberale, socioliberale e riformista.
Il gruppo è stato costituita il 26 gennaio 2008 su iniziativa dell'ex repubblicano Enzo Bianco, attuale Presidente dei Liberal PD, l'ex LiberaleValerio Zanone, l'ex leader dei Liberal DS Enrico Morando e l'ex socialista Franco Bassanini.
Ne fanno parte inoltre Ludina Barzini, Sandro Gozi, Andrea Marcucci e Adriano Musi, che ne sono anche vicepresidenti, Luigi De Sena, Antonio Maccanico e Pietro Ichino, che però nel 2013 ha aderito all'Agenda Monti.
Alle Primarie del PD del 2009 hanno appoggiato alla Segreteria Dario Franceschini, poi non eletto Segretario; alle Primarie del centro-sinistra del 2012 hanno appoggiato il Segretario Bersani, poi eletto candidato Premier.
Insieme per il PD [modifica]
Nata nel 2009 sul web da militanti, iscritti ed amministratori territoriali, oggi conta più di 25.000 sostenitori e nuclei locali in tutte le regioni. È unacommunity di cittadini attivi, impegnata a costruire una cultura democratica che sappia rispondere alle sfide e alle esigenze della società contemporanea.
Organizzata in modo innovativo, sostiene il progetto originario del PD, comprendendo e superando le culture di provenienza a favore di una cultura democratica che mobiliti intorno ad alcuni temi forti di cambiamento della società Italiana. I sostenitori condividono i temi quali la lotta al precariato, la meritocrazia, il riformismo, rinnovamento generazionale, criticismo verso i leader storici, apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito con meccanismi come le Primarie e sistemi partecipativi come i referendum interni. Sono contro il nucleare, a favore del testamento biologico e la regolamentazione giuridica delle coppie di fatto.
Il 20 novembre 2010 per la prima volta i partecipanti si sono riuniti a Roma per la prima edizione di Insieme Day, un convegno che ha sancito la nascita dell'area a livello pubblico. Il secondo Forum Nazionale, Voltiamo pagina. Insieme, tenutosi il 19 Giugno 2011 nella suggestiva Arena del Sol di Bologna, ha segnato la definita affermazione della community a livello nazionale. L'evento ha avuto un ampio risalto nei media nazionali ed l'intervento del Padre nobile del PD, Romano Prodi, che ha inviato un video-messaggio di saluti. L'area è guidata da Giuseppe Rotondo e dal deputato Sandro Gozi.
Ulivisti [modifica]
Per approfondire, vedi Ulivisti.
Detti anche Prodiani, è l'area più vicina a Romano Prodi, già Presidente del Partito Democratico.
Gli Ulivisti enfatizzano molto l'apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito e al congresso non hanno appoggiato alcuna mozione. L'area si ispira alcristianesimo sociale e alla socialdemocrazia.
Ne fanno parte Arturo Parisi, Antonio La Forgia, Giulio Santagata, Ricardo Franco Levi, Albertina Soliani, Sandra Zampa e Mario Barbi.
Cambia l'Italia [modifica]
E' la rete di chi ha sostenuto a Segretario nazionale Ignazio Marino.
Sono il gruppo eterogeneo e non organizzato che ha sostenuto la candidatura di Ignazio Marino alle primarie del 2009, ottenendo il 13% dei voti. Per la sua stessa avversione al correntismo il gruppo non forma una vera e propria corrente organizzata ma una rete di personalità e territori. Il coordinatore della rete è Michele Meta, già segretario dei DS della regione Lazio, e nella segreteria sono rappresentati dal responsabile dei nuovi diritti Ettore Martinelli; ne fanno parte Paola Concia, Felice Casson, Rosa Calipari.
Tutti coloro che sostenevano la candidatura Marino condividono un forte interesse comune per i temi legati alla laicità dello Stato e ai diritti civili, al rinnovamento generazionale, alla questione morale e al merito. A sostegno di Marino si sono schierati inoltre ex veltroniani doc come Goffredo Bettini, Marta Vincenzi, Ileana Argentin Felice Casson e Rosa Calipari, Ulivisti come Sandro Gozi, e i promotori del cosiddetto gruppo dei “piombini” come Ivan Scalfarotto, Paola Concia e Giuseppe Civati. Piemonte, Lombardia, Liguria, Sardegna, Lazio sono le realtà di maggior radicamento della rete vicino a Marino.
Teodem [modifica]
Per approfondire, vedi Teodem.
È una corrente minoritaria di stampo democristiano che rappresenta la destra del PD sul fronte dei temi etico-sociali.
Del gruppo fa parte attualmente il deputato Luigi Bobba.
Il gruppo un tempo era molto influente, dal momento che originariamente aveva più esponenti. Ne hanno fatto parte: Emanuela Baio Dossi, Marco Calgaro e Donato Mosella, che hanno aderito ad Alleanza per l'Italia; Dorina Bianchi, Enzo Carra, Renzo Lusetti e Paola Binetti, che hanno aderito all'Unione di Centro; Benedetto Adragna, che ha aderito all'Agenda Monti; Luigi Lusi, espulso dal partito il 6 febbraio 2012.
Ex correnti [modifica]
A Sinistra [modifica]
Per approfondire, vedi A Sinistra.
La corrente si raccoglieva attorno all'associazione A Sinistra nel PD e rivendicava la continuazione della tradizione del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano, promuovendo l'entrata del partito nel Partito del Socialismo Europeo e nell'Internazionale Socialista.
Nel gruppo vi erano l'ex Ministro Livia Turco, Vincenzo Maria Vita, Paolo Nerozzi, Famiano Crucianelli e Massimo Brutti.
Alle primarie del 2007 hanno sostenuto Walter Veltroni con la lista A Sinistra per Veltroni.
Democrazia e Socialismo [modifica]
La corrente si raccoglieva attorno all'associazione Democrazia e Socialismo, fondata da ex esponenti del Partito Socialista aderenti al PD nel 2009 e che avevano l'obiettivo di renderlo un partito di natura socialista.
La corrente era guidata da Gavino Angius ed altri esponenti erano Alberto Nigra, Accursio Montalbano e Fabio Baratella[15].
Alle primarie del 2009 hanno sostenuto Pierluigi Bersani, poi eletto segretario.
Partiti affiliati [modifica]
Radicali Italiani [modifica]
I Radicali Italiani sono un partito nato nel 2001 come erede del Partito Radicale. Nel 2008 i Radicali hanno candidato i propri esponenti nelle liste del PD e hanno eletto sei deputati, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco e Elisabetta Zamparutti e tre senatori Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti. Tutti i parlamentari eletti risiedono nei gruppi parlamentari di Senato e Camera del Partito Democratico.
I rapporti tra Radicali e Democratici si sono fatti tesi nell'autunno del 2011. I sei deputati Radicali non hanno partecipato al voto sulla mozione di sfiducia nei confronti dell'alloraMinistro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Francesco Saverio Romano, accusato di Concorso esterno in associazione di tipo mafioso, diversamente da tutte le altre forze di opposizione, sollevando in aula cartelli a favore dell'amnistia; per tale fatto la Presidente Rosy Bindi ha chiesto sanzioni severe, ma poi i sei non sono stati espulsi dal gruppo parlamentare[16].
Moderati per il Piemonte [modifica]
I Moderati per il Piemonte sono un movimento politico centrista e liberale di centro-sinistra, attivo nella regione Piemonte. Nel 2008 ha candidato i suoi esponenti nelle liste del PD ed è stato eletto il suo Segretario Giacomo Portas.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Se prendiamo da Wikipedia com'era costituita la vecchia DC ci accorgeremo che il sistema politico viaggia nella stessa maniera.Non e' cambiato nullaaa Te ghe pensi?? Nulla. Nemmeno nel veccho PCI c'erano queste correnti. Scherziamo. C'era piu' omogeneita' ed e' proprio questo non omogenetita' la rovina di tutto.camillobenso ha scritto:13 luglio del 2012: ”Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 149
La cruna dell’ago – 114
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 114
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 94
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 94
In mezzo alla tempesta - 31
***
Il “cari merli scemi” continua……
La Bonafè alla battuta di Vergassola sul raffreddore preso a causa delle correnti del Pd:
<<Il Pd non ha correnti, è un partito unico,……ha solo diverse sensibilità………………….>>
Il problema non è quello di giovani o vecchi ma solo una questione di tromboni. Tromboni SI’, Tromboni NO:
*****
Correnti del Partito Democratico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.....omissis.. http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 006#p23006..
E' per questo che in pochi ci chiediamo da tempo che ci stanno a fare queste differenze enormi all'interno del PD. Ma e' mai possibile giustificarle per il solo motivo di poter un domani governare?
Lo giustificate questo?
La situazione attuale forse non dimostra le ns, critiche sono giuste?
Certo nel PDL questo riesce a perfezione la loro unione ma ci possiamo confrontare con questo elettorato? Credo proprio di no. Loro hanno interessi diversi per cui non e' difficile trovare un punto di unione. Salva i loro interessi e trovi l'unione. A noi non basta questo. Noi poniamo sul piatto delle politica tutto quello una vera democrazia impone. Inutile star qui a ripere per l'ennesima volta l'elenco. Partiamo dalla rivoluzione francese e poi man mano proseguiamo e vi renderete conto il perche' siamo diversi.
Qualcuno qui ci critica perche con i ns. discorsi tendono in continuazione a dividere " L'unico partito di centro-sinistra" (?).
Ma scherziamo?
E' forse meglio proseguire rimanendo in continuazione in mezzo al guado e quindi nell'impossibilita' di uscirne poiche' questo partito viene tirato in continuazione sia da una parte che dall'altra facendolo cosi' rimanere sempre fermo?
Ritenete forse che sia cosa migliore rimanere cosi' in questo modo o piuttosto che ognuno abbia la propria strada da percorrere?
Certamente, e lo ripeto ancora una volta, che io sono per l'ultima che ho detto per il semplice motivo che in questo modo ognuno ha la possibilia', essendo libero da ogni vincolo, di aumentare il proprio bagaglio politico e questo sicuramente porterebbe valore aggiunto in una futura coalizione.
Opinioni sempre le mie e quindi puo' sempre essere oggetto di critica.
un saltone da Ленин
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
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Re: Come se ne viene fuori ?
13 luglio del 2012: ”Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“.
Enrico Letta
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****
Luci ed ombre
Sergio Cofferati
«Prima l'appoggio a Monti. Poi una campagna elettorale scadente. Quindi il balletto sul Quirinale. Infine l'accordo con Berlusconi. E' stata una catena incredibile di sbagli. Ora il congresso deve dare un nuovo volto al partito. O è la fine»
Non si comprende l’omissione del nodo centrale. La linea politica degli ultimi due anni. L’alleanza della XVII legislatura tra “progressisti” (AAA cercasi progressisti nel partito dei defunti) e “moderati”.
Niente politica, solo somma di partiti per raggiungere il quorum per entrare nella stanza dei bottoni e dei bottini. La vecchia legge democristiana sposata da d’Alema è stata musica per le orecchie dei democristiani del Pd.
La campagna elettorale scadente è figlia della linea politica. Fatti i conti a tavolino, il Pd primo partito d’Italia nei sondaggi degli ultimi due anni, con il premio di maggioranza (anche per questo il Pd si è guardato bene dal spingere per una nuova legge elettorale), sommando i voti di LC, Udc e Fli, era sicuro di vincere. Non c’era bisogno di battersi come fanno tutti, sentivano la vittoria in tasca e quindi bastava governarla in anticipo.
Basta pensare a Berslusconi che per poter pareggiare portando il suo partito dal 12 al 22 % ha dovuto impegnarsi a fondo e ce l’ha quasi fatta perché ha perso per solo un 0,36 %.
Gli elettori sono stati sufficientemente preparati, Anche se vinciamo con il 51% consideremo il fatto come se avessimo il 49 %. Che tradotto dal politichese significa:
“Anche se vinciamo governiamo con Monti, Casini e Fini”
Questa linea politica, ha determinato la fuga di 3,5 milioni di elettori di sinistra.
Dover allearsi con l’altro partito di destra, il Pdl ha scatenato successivamente la rivolta di chi aveva accettato di votare l’alleanza che in pratica rappresentava il primo passo della riunificazione della Dc.
***
Ci sarà una scissione?
«Non vedo in arrivo fratture o divisioni. Temo un'altra cosa: la scissione silenziosa tra il Pd e i suoi elettori. Tre milioni se ne sono già andati per votare Grillo o per astenersi, i prossimi non faranno manifestazioni, semplicemente se ne andranno, in modo più consistente».
Questa invece è un’osservazione intelligente, molto aderente alla realtà.
Non c’è affatto bisogno di scissioni, sono gli elettori che se ne vanno e che se ne andranno.
I giovani turchi che si erano incazzati con Bersani perché rimasti a bocca asciutta nelle prime nomine, sono stati accontentati con il ministero dell’Ambiente ad Andrea Orlando.
E questi chi li schioda più? Proprio adesso che il sogno di una vita si realizza potrebbero dare corso a una scissione???? Ma quando mai stiamo pazziando???
E questo evidente attaccamento alla poltrona, all’ennesima applicazione mirata del manuale Cencelli, produrrà ulteriori defezioni, perché gli elettori si rendono conto che anche nei momenti più tragici non cambia nulla.
Orlando è stato per anni il responsabile giustizia del Pd ed in base al Cencelli và all’Ambiente. La regola di oltre mezzo secolo della Dc è stata perfettamente rispettata.
*****
'Che tragico errore, il Pd col Pdl'
di Marco Damilano
«Prima l'appoggio a Monti. Poi una campagna elettorale scadente. Quindi il balletto sul Quirinale. Infine l'accordo con Berlusconi. E' stata una catena incredibile di sbagli. Ora il congresso deve dare un nuovo volto al partito. O è la fine». Parla Sergio Cofferati
(02 maggio 2013)
Sergio CofferatiPubblichiamo qui di seguito uno stralcio dell'intervista a Sergio Cofferati per il nuovo numero dell'Espresso in edicola da venerdì 3 maggio.
Cofferati, se fosse stato un parlamentare lei avrebbe votato questo governo?
«No, non l'avrei votato. Questo governo è l'ultimo errore di una lunga catena».
Cioè?
«Il primo errore è stato compiuto nel 2011, quando il Pd ha appoggiato la nascita del governo Monti. Dovevamo andare a votare subito, invece. Berlusconi all'epoca era al suo minimo storico, Grillo non esisteva, Monti non sarebbe entrato in politica».
E poi?
«Un altro errore è stato fatto con le primarie. La campagna elettorale è stata sottotono perché avevamo concentrato tutte le nostre energie nello scontro tra Bersani e Renzi. E dopo, in tre giorni, sono esplose le contraddizioni che covavano da anni. Prima la direzione ha votato all'unanimità per proporre sul Quirinale un nome condiviso con il Pdl: Franco Marini. Poi si è cambiato orizzonte: Romano Prodi era l'ipotesi esattamente opposta, rappresentava il rifiuto di un rapporto con il centro-destra. In 24 ore i franchi tiratori hanno buttato giù anche Prodi. A quel punto non restava che Napolitano: ma si sapeva che lui voleva le larghe intese, non era un semplice auspicio, lo aveva detto prima».
Lo sa bene cosa dicono i suoi compagni di partito: nella situazione data non c'erano alternative. Le larghe intese sarebbero una necessità.
«Io avrei cercato di fare la mia parte prima. Il Pd doveva proporre per il Quirinale un candidato con l'obiettivo di dividere i grillini, Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky, Berlusconi non li avrebbe accolti con gioia ma avrebbe avuto difficoltà a presentarli come avversari politici come ha fatto con Prodi».
Ora però il governo c'è. Cos'è che non le piace: la compagnia o i contenuti?
«L'ha detto il presidente Napolitano: questo è un governo politico. Come definirlo altrimenti, se il presidente del Consiglio è il vice-segretario del Pd e il suo vice è il segretario del Pdl? E' un governo politico che ha l'obiettivo di durare il più possibile con un programma indefinito. Io vedo che nei contenuti gli otto punti con cui si è presentato il Pd di Bersani sono stati derubricati. Sulle politiche economiche e sociali i due schieramenti sono molto lontani e il terzo raggruppamento, quello di Monti, è più vicino al centro-destra che a noi».
Ci sarà una scissione?
«Non vedo in arrivo fratture o divisioni. Temo un'altra cosa: la scissione silenziosa tra il Pd e i suoi elettori. Tre milioni se ne sono già andati per votare Grillo o per astenersi, i prossimi non faranno manifestazioni, semplicemente se ne andranno, in modo più consistente».
Come si ferma la balcanizzazione del Pd?
«Con un congresso vero. Dobbiamo discutere di quale identità, di quali valori, di quale modello di partito abbiamo bisogno. Oggi siamo a mezz'aria, in modo autolesionista e arrogante, pretendiamo di insegnare ai socialisti cosa devono fare. Dobbiamo rinnovare la nostra politica che deve essere coerente con i nostri valori. E non dare per scontato che dal governo vengano risultati tali da riavvicinare gli elettori. E' l'ultimo appuntamento, poi non c'è altro che la fine del Pd».
L'intervista integrale è sul nuovo numero dell'Espresso.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... dl/2206174
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 150
La cruna dell’ago – 115
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 115
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 95
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 95
In mezzo alla tempesta - 32
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Luci ed ombre
Sergio Cofferati
«Prima l'appoggio a Monti. Poi una campagna elettorale scadente. Quindi il balletto sul Quirinale. Infine l'accordo con Berlusconi. E' stata una catena incredibile di sbagli. Ora il congresso deve dare un nuovo volto al partito. O è la fine»
Non si comprende l’omissione del nodo centrale. La linea politica degli ultimi due anni. L’alleanza della XVII legislatura tra “progressisti” (AAA cercasi progressisti nel partito dei defunti) e “moderati”.
Niente politica, solo somma di partiti per raggiungere il quorum per entrare nella stanza dei bottoni e dei bottini. La vecchia legge democristiana sposata da d’Alema è stata musica per le orecchie dei democristiani del Pd.
La campagna elettorale scadente è figlia della linea politica. Fatti i conti a tavolino, il Pd primo partito d’Italia nei sondaggi degli ultimi due anni, con il premio di maggioranza (anche per questo il Pd si è guardato bene dal spingere per una nuova legge elettorale), sommando i voti di LC, Udc e Fli, era sicuro di vincere. Non c’era bisogno di battersi come fanno tutti, sentivano la vittoria in tasca e quindi bastava governarla in anticipo.
Basta pensare a Berslusconi che per poter pareggiare portando il suo partito dal 12 al 22 % ha dovuto impegnarsi a fondo e ce l’ha quasi fatta perché ha perso per solo un 0,36 %.
Gli elettori sono stati sufficientemente preparati, Anche se vinciamo con il 51% consideremo il fatto come se avessimo il 49 %. Che tradotto dal politichese significa:
“Anche se vinciamo governiamo con Monti, Casini e Fini”
Questa linea politica, ha determinato la fuga di 3,5 milioni di elettori di sinistra.
Dover allearsi con l’altro partito di destra, il Pdl ha scatenato successivamente la rivolta di chi aveva accettato di votare l’alleanza che in pratica rappresentava il primo passo della riunificazione della Dc.
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Ci sarà una scissione?
«Non vedo in arrivo fratture o divisioni. Temo un'altra cosa: la scissione silenziosa tra il Pd e i suoi elettori. Tre milioni se ne sono già andati per votare Grillo o per astenersi, i prossimi non faranno manifestazioni, semplicemente se ne andranno, in modo più consistente».
Questa invece è un’osservazione intelligente, molto aderente alla realtà.
Non c’è affatto bisogno di scissioni, sono gli elettori che se ne vanno e che se ne andranno.
I giovani turchi che si erano incazzati con Bersani perché rimasti a bocca asciutta nelle prime nomine, sono stati accontentati con il ministero dell’Ambiente ad Andrea Orlando.
E questi chi li schioda più? Proprio adesso che il sogno di una vita si realizza potrebbero dare corso a una scissione???? Ma quando mai stiamo pazziando???
E questo evidente attaccamento alla poltrona, all’ennesima applicazione mirata del manuale Cencelli, produrrà ulteriori defezioni, perché gli elettori si rendono conto che anche nei momenti più tragici non cambia nulla.
Orlando è stato per anni il responsabile giustizia del Pd ed in base al Cencelli và all’Ambiente. La regola di oltre mezzo secolo della Dc è stata perfettamente rispettata.
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'Che tragico errore, il Pd col Pdl'
di Marco Damilano
«Prima l'appoggio a Monti. Poi una campagna elettorale scadente. Quindi il balletto sul Quirinale. Infine l'accordo con Berlusconi. E' stata una catena incredibile di sbagli. Ora il congresso deve dare un nuovo volto al partito. O è la fine». Parla Sergio Cofferati
(02 maggio 2013)
Sergio CofferatiPubblichiamo qui di seguito uno stralcio dell'intervista a Sergio Cofferati per il nuovo numero dell'Espresso in edicola da venerdì 3 maggio.
Cofferati, se fosse stato un parlamentare lei avrebbe votato questo governo?
«No, non l'avrei votato. Questo governo è l'ultimo errore di una lunga catena».
Cioè?
«Il primo errore è stato compiuto nel 2011, quando il Pd ha appoggiato la nascita del governo Monti. Dovevamo andare a votare subito, invece. Berlusconi all'epoca era al suo minimo storico, Grillo non esisteva, Monti non sarebbe entrato in politica».
E poi?
«Un altro errore è stato fatto con le primarie. La campagna elettorale è stata sottotono perché avevamo concentrato tutte le nostre energie nello scontro tra Bersani e Renzi. E dopo, in tre giorni, sono esplose le contraddizioni che covavano da anni. Prima la direzione ha votato all'unanimità per proporre sul Quirinale un nome condiviso con il Pdl: Franco Marini. Poi si è cambiato orizzonte: Romano Prodi era l'ipotesi esattamente opposta, rappresentava il rifiuto di un rapporto con il centro-destra. In 24 ore i franchi tiratori hanno buttato giù anche Prodi. A quel punto non restava che Napolitano: ma si sapeva che lui voleva le larghe intese, non era un semplice auspicio, lo aveva detto prima».
Lo sa bene cosa dicono i suoi compagni di partito: nella situazione data non c'erano alternative. Le larghe intese sarebbero una necessità.
«Io avrei cercato di fare la mia parte prima. Il Pd doveva proporre per il Quirinale un candidato con l'obiettivo di dividere i grillini, Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky, Berlusconi non li avrebbe accolti con gioia ma avrebbe avuto difficoltà a presentarli come avversari politici come ha fatto con Prodi».
Ora però il governo c'è. Cos'è che non le piace: la compagnia o i contenuti?
«L'ha detto il presidente Napolitano: questo è un governo politico. Come definirlo altrimenti, se il presidente del Consiglio è il vice-segretario del Pd e il suo vice è il segretario del Pdl? E' un governo politico che ha l'obiettivo di durare il più possibile con un programma indefinito. Io vedo che nei contenuti gli otto punti con cui si è presentato il Pd di Bersani sono stati derubricati. Sulle politiche economiche e sociali i due schieramenti sono molto lontani e il terzo raggruppamento, quello di Monti, è più vicino al centro-destra che a noi».
Ci sarà una scissione?
«Non vedo in arrivo fratture o divisioni. Temo un'altra cosa: la scissione silenziosa tra il Pd e i suoi elettori. Tre milioni se ne sono già andati per votare Grillo o per astenersi, i prossimi non faranno manifestazioni, semplicemente se ne andranno, in modo più consistente».
Come si ferma la balcanizzazione del Pd?
«Con un congresso vero. Dobbiamo discutere di quale identità, di quali valori, di quale modello di partito abbiamo bisogno. Oggi siamo a mezz'aria, in modo autolesionista e arrogante, pretendiamo di insegnare ai socialisti cosa devono fare. Dobbiamo rinnovare la nostra politica che deve essere coerente con i nostri valori. E non dare per scontato che dal governo vengano risultati tali da riavvicinare gli elettori. E' l'ultimo appuntamento, poi non c'è altro che la fine del Pd».
L'intervista integrale è sul nuovo numero dell'Espresso.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... dl/2206174
Re: Come se ne viene fuori ?
@pancho, batti sempre lo stesso tasto. Può darsi che hai ragione, ma può anche darsi di no. E non è detto che chi non la pensi come te sia un rinnegato amico della destra.pancho ha scritto:
E' forse meglio proseguire rimanendo in continuazione in mezzo al guado e quindi nell'impossibilita' di uscirne poiche' questo partito viene tirato in continuazione sia da una parte che dall'altra facendolo cosi' rimanere sempre fermo?
Ritenete forse che sia cosa migliore rimanere cosi' in questo modo o piuttosto che ognuno abbia la propria strada da percorrere?
Certamente, e lo ripeto ancora una volta, che io sono per l'ultima che ho detto per il semplice motivo che in questo modo ognuno ha la possibilia', essendo libero da ogni vincolo, di aumentare il proprio bagaglio politico e questo sicuramente porterebbe valore aggiunto in una futura coalizione.
Opinioni sempre le mie e quindi puo' sempre essere oggetto di critica.[/color]
un saltone da Ленин
Paradossalmente hai un concetto del PD migliore di quelli che accusi di essere suoi sostenitori.
Pensi che in quel partito ci sia una componente di sinistra tale che, una volta liberata da quel contenitore che la costringe a stare con altre "anime", esprimerà chi sa quali potenzialità e quali capacità politiche.
A me non sembra che sia così.
Chi sono questi personaggi, che una volta fuori, farebbero faville? Cofferati, che è una vita che fa il dissidente senza mai concludere niente di concreto? Il giovane amletico civati, che ha la forza e la determinazione di una educanda dell'800?
I "giovani turchi" che mi sembrano la brutta copia di D'Alema? I giovani bersaniani, che hanno cercato di sfruttare il vento del cambiamento per fare un po' di carriera?
Forse c'è qualche minoranza nella base, che i media ci fanno vedere quando conviene mostrare la contestazione montante, ma che passato il momento spariscono dalla scena e soprattutto sono invisibili nelle occasioni congressuali.
Tutto qui? E ti pare sufficiente per costruire un nuovo soggetto politico di sinistra?
A me non pare.
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Re: Come se ne viene fuori ?
13 luglio del 2012: ”Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“.
Enrico Letta
Come inizia una guerra civile – 151
La cruna dell’ago – 116
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 116
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 96
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Cronaca di un affondamento annunciato - 96
In mezzo alla tempesta - 33
*****
Bentornata Dc
La puntata di ieri sera di In onda, non ancora disponibile sul sito, era titolata, “I PICCOLI DEMOCRISTIANI CRESCONO”.
Questo è il tema dominante da quando è passato con forza il dictat di Napolitano: “O così o pomì….”
La stampa, quindi, questa settimana si è scatenata alla caccia di tutti coloro che nel 1993 avevano sperato di non morire democristiani.
Quasi tutti i quotidiani e media tv questa settimana hanno ospitato almeno una o più interviste sul tema.
E’ un dato di fatto evidente che non si può negare o nascondere sotto il tappeto come la polvere per comodità, perché la realtà è questa e non si sgarra. E’ quindi completamente inutile continuare a dar vita al teatrino della rappresentazione dell’ultimo giapponese che crede ad una realtà che non esiste più da tempo, e che oggi si è disvelata a tutti senza più nascondersi dietro i mille sotterfugi perché i tempi non erano ancora maturi.
Giapponesi, tedeschi, italiani ed altri, nel 1945 hanno dovuto ingoiare il rospo, e che rospone, anzi, un’insalata di rospi da mandar giù tutti in una volta. Le forze alleate avevano battuto le forze dell’asse.
Da sempre in guerra funziona così,....c’è un vincitore e un vinto.
Se dovessimo riscrivere la storia dell’ultimo ventennio sui libri di testo come figura positiva dovremmo metterci Romano Prodi, politicamente la più significativa. A seguire i non politici Stefano Rodotà e negli ultimi anni Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario di Giustizia e Libertà, ultimo presidio di libertà in mezzo alle macerie fumanti del crollo dei partiti della seconda Repubblica.
Ha ragione Calogero Mannino quando afferma: “Guardando la fotografia del governo rivedo la fotografia dei giovani Dc del 1991.
GOVERNO LETTA/ Mannino: la "chiave" sono i giovani Dc del '91 ...
http://www.ilsussidiario.net/.../GOVERN ... ../388149/
GOVERNO LETTA/ Mannino: la "chiave" sono i giovani Dc del '91… martedì 30 aprile 2013. INT. Calogero Mannino • << Prima pagina. Approfondisci ...
Altri risultati per calogero mannino guardando la fotografia del governo rivedo lafotografia dei giovani dc del 1992
Il più dignitoso di tutti in questo caos voluto ed alimentato ad arte, rimane Romano Prodi, lo sconfitto per eccellenza, che di rospi ne ha dovuti ingoiare più di tutti. E’ il personaggio più dignitoso di tutti perché davanti alla conoscenza dei fatti tace, non alimenta la guerriglia nel momento di grande caos. Anche se di sassoloni nelle scarpe da togliersi ne avrebbe tanti. Tanti da riempire la massicciata di una nuova linea ferroviaria Milano – Bologna.
Nel momento della vittoria della Dc e del suo ritorno in politica nel terzo millennio, risorta come l’araba fenice, cancellando definitivamente il disegno prodiano di cambiamento della società italiana attraverso l’Ulivo, Prodi tace. Il padre fondatore dell’Ulivo, da qualche anno è perfettamente consapevole che il suo tentativo è fallito in modo definitivo. Non gli è stato reso neppure l’onore delle armi.
Romano si è chiuso da tempo in un profondo riserbo quando invece avrebbe tanto da dire sugli avvenimenti caratterizzanti della seconda Repubblica.
Romano è sempre stato un professionista prestato alla politica, anche quando faceva parte integrante della Dc. Per questo non era troppo amato tra le sue fila. Non era addomesticabile come gli altri professionisti della politica vita, era un indipendente schierato temporaneamente da una parte.
Quando i giochi di potere, l’hanno fatto fuori definitivamente per l’ultima volta al termine del 2007, dopo esservi stato ritirato dentro a forza per i capelli da una masnada di bucanieri che impropriamente si definivano di cs, Romano Prodi ha definitivamente chiuso con la politica.
Romano non ha bisogno di campare di politica, sa trovare attrattive nella vita attraverso altre strade come l’impegno civile e i riconoscimenti a livello internazionale non mancano. Per gli italiani, anche per una parte cospicua dell’improprio e fasullo Cs, Prodi è solo “il mortadella”.
Prodi tace anche davanti alla macabra sceneggiata della sua candidatura all’elezione di capo dello Stato. Ma come Achille Occhetto, il gruppo dei 101 li conosce uno ad uno. Sono sempre gli stessi che hanno fatto fallire il disegno dell’Ulivo.
Fa sorridere non poco, l’alzata di scudi nei loro confronti.
I 101 ed oltre, sono il dominus dell’attuale partito dei defunti, portato passo dopo passo fino alla realtà di oggi 5 aprile 2013.
La Dc è tornata, anche se furbescamente sotto mentite spoglie, perché il solo nominarla potrebbe fare venire il mal di pancia ad almeno due generazioni di italiani.
E questo, il potere, che ama tantissimo i suoi sudditi, vuole evitargli assolutamente di provare questo disturbo fastidioso.
Tanto l’ambaradan funziona sempre allo stesso modo, seguendo la regola primaria generale che governa questo pianeta dalla notte dei tempi, questo pianeta denominato impropriamente Terra mentre Marte, per varie ragioni sarebbe più appropriato.
I furbi dominano sempre sui fessi.
Enrico Letta
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 96
http://www.youtube.com/watch?v=7kVbnAR4CUY
Cronaca di un affondamento annunciato - 96
In mezzo alla tempesta - 33
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Bentornata Dc
La puntata di ieri sera di In onda, non ancora disponibile sul sito, era titolata, “I PICCOLI DEMOCRISTIANI CRESCONO”.
Questo è il tema dominante da quando è passato con forza il dictat di Napolitano: “O così o pomì….”
La stampa, quindi, questa settimana si è scatenata alla caccia di tutti coloro che nel 1993 avevano sperato di non morire democristiani.
Quasi tutti i quotidiani e media tv questa settimana hanno ospitato almeno una o più interviste sul tema.
E’ un dato di fatto evidente che non si può negare o nascondere sotto il tappeto come la polvere per comodità, perché la realtà è questa e non si sgarra. E’ quindi completamente inutile continuare a dar vita al teatrino della rappresentazione dell’ultimo giapponese che crede ad una realtà che non esiste più da tempo, e che oggi si è disvelata a tutti senza più nascondersi dietro i mille sotterfugi perché i tempi non erano ancora maturi.
Giapponesi, tedeschi, italiani ed altri, nel 1945 hanno dovuto ingoiare il rospo, e che rospone, anzi, un’insalata di rospi da mandar giù tutti in una volta. Le forze alleate avevano battuto le forze dell’asse.
Da sempre in guerra funziona così,....c’è un vincitore e un vinto.
Se dovessimo riscrivere la storia dell’ultimo ventennio sui libri di testo come figura positiva dovremmo metterci Romano Prodi, politicamente la più significativa. A seguire i non politici Stefano Rodotà e negli ultimi anni Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario di Giustizia e Libertà, ultimo presidio di libertà in mezzo alle macerie fumanti del crollo dei partiti della seconda Repubblica.
Ha ragione Calogero Mannino quando afferma: “Guardando la fotografia del governo rivedo la fotografia dei giovani Dc del 1991.
GOVERNO LETTA/ Mannino: la "chiave" sono i giovani Dc del '91 ...
http://www.ilsussidiario.net/.../GOVERN ... ../388149/
GOVERNO LETTA/ Mannino: la "chiave" sono i giovani Dc del '91… martedì 30 aprile 2013. INT. Calogero Mannino • << Prima pagina. Approfondisci ...
Altri risultati per calogero mannino guardando la fotografia del governo rivedo lafotografia dei giovani dc del 1992
Il più dignitoso di tutti in questo caos voluto ed alimentato ad arte, rimane Romano Prodi, lo sconfitto per eccellenza, che di rospi ne ha dovuti ingoiare più di tutti. E’ il personaggio più dignitoso di tutti perché davanti alla conoscenza dei fatti tace, non alimenta la guerriglia nel momento di grande caos. Anche se di sassoloni nelle scarpe da togliersi ne avrebbe tanti. Tanti da riempire la massicciata di una nuova linea ferroviaria Milano – Bologna.
Nel momento della vittoria della Dc e del suo ritorno in politica nel terzo millennio, risorta come l’araba fenice, cancellando definitivamente il disegno prodiano di cambiamento della società italiana attraverso l’Ulivo, Prodi tace. Il padre fondatore dell’Ulivo, da qualche anno è perfettamente consapevole che il suo tentativo è fallito in modo definitivo. Non gli è stato reso neppure l’onore delle armi.
Romano si è chiuso da tempo in un profondo riserbo quando invece avrebbe tanto da dire sugli avvenimenti caratterizzanti della seconda Repubblica.
Romano è sempre stato un professionista prestato alla politica, anche quando faceva parte integrante della Dc. Per questo non era troppo amato tra le sue fila. Non era addomesticabile come gli altri professionisti della politica vita, era un indipendente schierato temporaneamente da una parte.
Quando i giochi di potere, l’hanno fatto fuori definitivamente per l’ultima volta al termine del 2007, dopo esservi stato ritirato dentro a forza per i capelli da una masnada di bucanieri che impropriamente si definivano di cs, Romano Prodi ha definitivamente chiuso con la politica.
Romano non ha bisogno di campare di politica, sa trovare attrattive nella vita attraverso altre strade come l’impegno civile e i riconoscimenti a livello internazionale non mancano. Per gli italiani, anche per una parte cospicua dell’improprio e fasullo Cs, Prodi è solo “il mortadella”.
Prodi tace anche davanti alla macabra sceneggiata della sua candidatura all’elezione di capo dello Stato. Ma come Achille Occhetto, il gruppo dei 101 li conosce uno ad uno. Sono sempre gli stessi che hanno fatto fallire il disegno dell’Ulivo.
Fa sorridere non poco, l’alzata di scudi nei loro confronti.
I 101 ed oltre, sono il dominus dell’attuale partito dei defunti, portato passo dopo passo fino alla realtà di oggi 5 aprile 2013.
La Dc è tornata, anche se furbescamente sotto mentite spoglie, perché il solo nominarla potrebbe fare venire il mal di pancia ad almeno due generazioni di italiani.
E questo, il potere, che ama tantissimo i suoi sudditi, vuole evitargli assolutamente di provare questo disturbo fastidioso.
Tanto l’ambaradan funziona sempre allo stesso modo, seguendo la regola primaria generale che governa questo pianeta dalla notte dei tempi, questo pianeta denominato impropriamente Terra mentre Marte, per varie ragioni sarebbe più appropriato.
I furbi dominano sempre sui fessi.
Ultima modifica di camillobenso il 05/05/2013, 16:18, modificato 2 volte in totale.
Re: Come se ne viene fuori ?
a chi giova il dignitoso silenzio di Prodi ?
a parte alla sua rispettabilissima persona? è condivisibile dal punto di vista personale, un pò meno dal punto di vista di coloro, tanti, che in lui avevano riposto l'ultima speranza .
a parte alla sua rispettabilissima persona? è condivisibile dal punto di vista personale, un pò meno dal punto di vista di coloro, tanti, che in lui avevano riposto l'ultima speranza .
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- Iscritto il: 24/02/2012, 21:23
Re: Come se ne viene fuori ?
Ma perché li hanno candidati 'sti maledetti 101?
Un quarto ha tradito, mica poco!
Ci voleva una rottamazione molto più efficace!
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