quo vadis PD ????
Re: quo vadis PD ????
RUDY FRANCESCO CALVO 7 MAGGIO 2013
Pd, Epifani e Cuperlo fuori dai giochi. Ipotesi Finocchiaro
Bersani incontra il candidato di dalemiani e Giovani turchi e lo convince a fare un passo indietro. Incognita Renzi: accetterà il nome della ex capogruppo al senato, tanto contestata in passato? Intanto, cresce il malcontento anche tra i suoi
Il prossimo segretario del Partito democratico non sarà né Gianni Cuperlo né Guglielmo Epifani. Mentre si avvicina l’assemblea nazionale fissata per sabato prossimo alle 10 (e, ancora prima, la riunione del coordinamento di domani nel tardo pomeriggio), i dirigenti dem stanno provando in queste ore a sbrogliare l’intricata matassa. Il ruolo di play maker è giocato ancora dal dimissionario Pier Luigi Bersani, che stamattina ha ricevuto nel suo ufficio proprio il candidato sostenuto da dalemiani e Giovani turchi, Cuperlo. E l’ha convinto a non insistere sul suo nome, in nome della ricerca di una soluzione condivisa che, evidentemente, mette fuori dai giochi anche l’ex segretario della Cgil, gradito allo stesso Bersani.
Nei rumors interni, salgono in queste ore le quotazioni di Anna Finocchiaro. La neoeletta presidente della commissione affari costituzionali del senato dovrebbe accettare un ruolo che, a questo punto, si profila sempre più come quello di un segretario pro tempore, né reggente, né leader vero e proprio. Cioè, una figura di garanzia per tutti, che accompagni il partito al congresso (il cui iter partirebbe già prima dell’estate per concludersi a ottobre), garantendo che in quella sede non presenterà la propria candidatura.
A questo punto, l’interrogativo riguarda Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze potrà accettare di farsi “garantire” da una personalità tra le più osteggiate da lui all’interno del partito? O prenderebbe la proposta di Finocchiaro come una provocazione, un po’ come successe con la candidatura di Franco Marini per il Quirinale? Finora, Renzi ha mostrato di non volersi occupare troppo della questione, limitandosi ad avanzare come proposta di mediazione il nome di Vannino Chiti e, soprattutto, a chiedere comunque una figura in grado di rappresentare tutti, che non anticipasse l’esito (e la relativa battaglia) congressuale. Per quanto lo riguarda, l’unica casella già prenotata è quella dell’organizzazione, che potrebbe essere occupata dal fedelissimo Luca Lotti. Nome che ha provocato qualche protesta tra i deputati renziani eletti con le primarie, che si sentono sempre più esclusi dai ruoli che contano, che il sindaco tenderebbe a riservare ai componenti del “giglio magico” fiorentino.
@rudyfc
http://www.europaquotidiano.it/2013/05/ ... nocchiaro/
Pd, Epifani e Cuperlo fuori dai giochi. Ipotesi Finocchiaro
Bersani incontra il candidato di dalemiani e Giovani turchi e lo convince a fare un passo indietro. Incognita Renzi: accetterà il nome della ex capogruppo al senato, tanto contestata in passato? Intanto, cresce il malcontento anche tra i suoi
Il prossimo segretario del Partito democratico non sarà né Gianni Cuperlo né Guglielmo Epifani. Mentre si avvicina l’assemblea nazionale fissata per sabato prossimo alle 10 (e, ancora prima, la riunione del coordinamento di domani nel tardo pomeriggio), i dirigenti dem stanno provando in queste ore a sbrogliare l’intricata matassa. Il ruolo di play maker è giocato ancora dal dimissionario Pier Luigi Bersani, che stamattina ha ricevuto nel suo ufficio proprio il candidato sostenuto da dalemiani e Giovani turchi, Cuperlo. E l’ha convinto a non insistere sul suo nome, in nome della ricerca di una soluzione condivisa che, evidentemente, mette fuori dai giochi anche l’ex segretario della Cgil, gradito allo stesso Bersani.
Nei rumors interni, salgono in queste ore le quotazioni di Anna Finocchiaro. La neoeletta presidente della commissione affari costituzionali del senato dovrebbe accettare un ruolo che, a questo punto, si profila sempre più come quello di un segretario pro tempore, né reggente, né leader vero e proprio. Cioè, una figura di garanzia per tutti, che accompagni il partito al congresso (il cui iter partirebbe già prima dell’estate per concludersi a ottobre), garantendo che in quella sede non presenterà la propria candidatura.
A questo punto, l’interrogativo riguarda Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze potrà accettare di farsi “garantire” da una personalità tra le più osteggiate da lui all’interno del partito? O prenderebbe la proposta di Finocchiaro come una provocazione, un po’ come successe con la candidatura di Franco Marini per il Quirinale? Finora, Renzi ha mostrato di non volersi occupare troppo della questione, limitandosi ad avanzare come proposta di mediazione il nome di Vannino Chiti e, soprattutto, a chiedere comunque una figura in grado di rappresentare tutti, che non anticipasse l’esito (e la relativa battaglia) congressuale. Per quanto lo riguarda, l’unica casella già prenotata è quella dell’organizzazione, che potrebbe essere occupata dal fedelissimo Luca Lotti. Nome che ha provocato qualche protesta tra i deputati renziani eletti con le primarie, che si sentono sempre più esclusi dai ruoli che contano, che il sindaco tenderebbe a riservare ai componenti del “giglio magico” fiorentino.
@rudyfc
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Re: quo vadis PD ????
Finocchiaro quella che diceva di non sapere cosa pensava la base del partito? (con tanto di atteggiamento infastidito e spocchioso).
Direi la scelta giusta per rinchiudersi nel bunker da parte di questi signori e magari, in nome della "responsabilità nazionale", fare una bella alleanza elettorale col Pdl. Ormai non mi stupirebbe affatto.
Direi la scelta giusta per rinchiudersi nel bunker da parte di questi signori e magari, in nome della "responsabilità nazionale", fare una bella alleanza elettorale col Pdl. Ormai non mi stupirebbe affatto.
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Re: quo vadis PD ????
bitter feed-back follows...
Rifondazione Comunista, nei primi 2000, intercettava un consenso importante a mio opinabilissimo parere anche più alto delle percentuali che registrava a livello elettorale.
aveva una basa sana, composita e poliedrica.
Vi trovavano cittadinanza i movimentisti, gli operaisti, il sindacalismo di base, l'autonomismo di alcuni centri sociali molto attivi al pari dell'associazionismo per diritti civili e sociali, settori della vecchia tradizione PCI.
era un partito vivo e vitale, aveva un'elaborazione complessa, spesso discutibile (come chiunque si espone nel proporre qualcosa - qualsiasi cosa essa sia).
Poi si sono concatenate una serie di vicende avverse.
Alcune esogene, altre da imputare totalmente a Rifondazione stessa.
Tra quelle esogene si può citare il "cambio di vento e di clima" partorito dall'11 settembre, dal securitarismo globale, dalla lotta al terrorismo con il portato mediatico di criminalizzazione dell'eterodossia e del dissenso che ne sono conseguite.
Gravissima però è la responsabilità dei vertici che hanno pensato di poter amministrare un elettorato fidelizzato e acritico che sarebbe stato ben disposto a tollerare la loro carenza di prospettiva aggravata da una bramosia poltronistica letale.
L'elettorato di Rifondazione era tutt'altro.
era un corpo sociale composito che affidava la propria fiducia in quel partito in nome di ciò che quel partito diceva e faceva, non per il logo o per la nostalgia kommunista.
Bertinotti ha fallito su tutta la linea, dando il là all'inizio della fine.
L'imborghesimento e l'attaccamento al palazzo dei dirigenti hanno portato a scelte suicide che hanno vanificato quanto di buono noi piccoli militanti continuavamo a fare nella vita di tutti i giorni e sui fronti caldi delle emergenze sociali, rendendo noi invisi a praticamente tutti, visti come appestati collusi interessati solo a piccoli tornaconti amministrativi.
Poi c'è stata la "persecuzione" da parte del centrosinistra che imputava esclusivamente a Rifondazione le sventure delle esperienze di governo naufragate, dimostrando invece una certa indulgente amnesia verso i dini, i mastella, i marini e via cantando.
Poi c'è stata la sacra crociata al voto utile che ha finito l'opera, mentre le nostre orchestrine dirigenziali continuavano a suonare il loro spartito miope mentre la nave affondava a vista d'occhio. ed eccoci qui.
La mia risposta al perchè "la gente non da credito alla sinistra" è questa.
e la posto qui perché il seguito di questa analisi coinvolge il PD ma anche per rispondere a quanti altri ,su altri 3d,stimolano costantemente questo genere d'analisi.
La metto qui come una sorta di piccolo esempio di ciò che in parte potrebbe abbattersi sul Pd se il suo ricambio dirigenziale non sarà accompagnato da un cambio di prospettiva e di agenda.
la base continua a votarti per fideismo solo fino a un certo punto.
Poi gli affezionati al logo si assottigliano e ti rimane un minuscolo zoccolo duro.
Ovviamente le proporzioni non possono essere quelle subite da Rifondazione, visto che RC partiva da meno di 10% e il PD dal 30. ma di certo può menomarne le prospettive future.
Voi potete pensare che siano solo Cassandre, che siano malevoli e invidiosi auspici, o quel che vi pare.
quel che voglio sostenere io e che seppure con le dovute proporzioni la parabola e gli effetti possono essere speculari se chi si mette alla guida di un partito dimentica che non è sempre il partito stesso a dettare la linea.
A volte, soprattutto nei tornanti piccoli o grandi che siano della storia, il popolo pretende di avere lucidità e maturità sufficienti da indicare la linea al partito, come è stato per Rifondazione nel dopo-Genova.
Se i nuovi dirigenti del Pd resteranno sordi a quelle istanze, incancrenendosi sulle loro prospettive e sulle loro fissazioni, abbarbicandosi nei loro scranni di potere finiranno col riservare al Pd una fine speculare a quella di Rifondazione.
(con le dovute proporzioni sia in termini di percentuali elettorali, sia di tempo necessario alla dissoluzione, s'intende).
Rifondazione Comunista, nei primi 2000, intercettava un consenso importante a mio opinabilissimo parere anche più alto delle percentuali che registrava a livello elettorale.
aveva una basa sana, composita e poliedrica.
Vi trovavano cittadinanza i movimentisti, gli operaisti, il sindacalismo di base, l'autonomismo di alcuni centri sociali molto attivi al pari dell'associazionismo per diritti civili e sociali, settori della vecchia tradizione PCI.
era un partito vivo e vitale, aveva un'elaborazione complessa, spesso discutibile (come chiunque si espone nel proporre qualcosa - qualsiasi cosa essa sia).
Poi si sono concatenate una serie di vicende avverse.
Alcune esogene, altre da imputare totalmente a Rifondazione stessa.
Tra quelle esogene si può citare il "cambio di vento e di clima" partorito dall'11 settembre, dal securitarismo globale, dalla lotta al terrorismo con il portato mediatico di criminalizzazione dell'eterodossia e del dissenso che ne sono conseguite.
Gravissima però è la responsabilità dei vertici che hanno pensato di poter amministrare un elettorato fidelizzato e acritico che sarebbe stato ben disposto a tollerare la loro carenza di prospettiva aggravata da una bramosia poltronistica letale.
L'elettorato di Rifondazione era tutt'altro.
era un corpo sociale composito che affidava la propria fiducia in quel partito in nome di ciò che quel partito diceva e faceva, non per il logo o per la nostalgia kommunista.
Bertinotti ha fallito su tutta la linea, dando il là all'inizio della fine.
L'imborghesimento e l'attaccamento al palazzo dei dirigenti hanno portato a scelte suicide che hanno vanificato quanto di buono noi piccoli militanti continuavamo a fare nella vita di tutti i giorni e sui fronti caldi delle emergenze sociali, rendendo noi invisi a praticamente tutti, visti come appestati collusi interessati solo a piccoli tornaconti amministrativi.
Poi c'è stata la "persecuzione" da parte del centrosinistra che imputava esclusivamente a Rifondazione le sventure delle esperienze di governo naufragate, dimostrando invece una certa indulgente amnesia verso i dini, i mastella, i marini e via cantando.
Poi c'è stata la sacra crociata al voto utile che ha finito l'opera, mentre le nostre orchestrine dirigenziali continuavano a suonare il loro spartito miope mentre la nave affondava a vista d'occhio. ed eccoci qui.
La mia risposta al perchè "la gente non da credito alla sinistra" è questa.
e la posto qui perché il seguito di questa analisi coinvolge il PD ma anche per rispondere a quanti altri ,su altri 3d,stimolano costantemente questo genere d'analisi.
La metto qui come una sorta di piccolo esempio di ciò che in parte potrebbe abbattersi sul Pd se il suo ricambio dirigenziale non sarà accompagnato da un cambio di prospettiva e di agenda.
la base continua a votarti per fideismo solo fino a un certo punto.
Poi gli affezionati al logo si assottigliano e ti rimane un minuscolo zoccolo duro.
Ovviamente le proporzioni non possono essere quelle subite da Rifondazione, visto che RC partiva da meno di 10% e il PD dal 30. ma di certo può menomarne le prospettive future.
Voi potete pensare che siano solo Cassandre, che siano malevoli e invidiosi auspici, o quel che vi pare.
quel che voglio sostenere io e che seppure con le dovute proporzioni la parabola e gli effetti possono essere speculari se chi si mette alla guida di un partito dimentica che non è sempre il partito stesso a dettare la linea.
A volte, soprattutto nei tornanti piccoli o grandi che siano della storia, il popolo pretende di avere lucidità e maturità sufficienti da indicare la linea al partito, come è stato per Rifondazione nel dopo-Genova.
Se i nuovi dirigenti del Pd resteranno sordi a quelle istanze, incancrenendosi sulle loro prospettive e sulle loro fissazioni, abbarbicandosi nei loro scranni di potere finiranno col riservare al Pd una fine speculare a quella di Rifondazione.
(con le dovute proporzioni sia in termini di percentuali elettorali, sia di tempo necessario alla dissoluzione, s'intende).
Re: quo vadis PD ????
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -58312063/
ROMA - L'ipotesi di un segretario reggente si allontana. Pier Luigi Bersani ha chiesto che l'assise si faccia il prima possibile, forse già a giugno o a luglio e in questo caso potrebbe prendere corpo l'ipotesi che si possa andare a un anticipo del congresso del Pd previsto sulla carta per ottobre. Sarà l'assemblea del Pd di sabato prossimo a fissare la data del congresso del partito. Il nodo non si è sciolto. La discussione proseguirà in questi giorni e si deciderà sabato.
Il coordinamento del Pd ha dato mandato ai vicepresidenti dell'assemblea Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, e al coordinatore dei segretari regionali, Enzo Amendola, di guidare l'assemblea di sabato e cercare, per allora, un nome condiviso per la segreteria del partito.
"Non si devono frapporre indugi", ha spiegato il segretario del Pd aprendo il coordinamento del partito, il cosiddetto "caminetto". All'assemblea di sabato, ha ammonito, "bisogna stabilire la data del congresso". Per l'ex segretario "bisogna arrivare a un vero congresso, con una discussione vera. Non possiamo sprecare questa occasione". A sostenere questa tesi sono anche altre aree del partito, come i Giovani Turchi, ma anche i fioroniani.
Il leader dimissionario dei democratici ha escluso di voler tornare sui suoi passi, ha messo in chiaro di considerare sovrana l'assemblea e di attribuire alla riunione di questa sera un valore meramente di servizio. "Non torno indietro", è stato il senso del suo discorso, riferiscono due fonti. Dal coordinamento è arrivata una chiara indicazione: il Pd vuole eleggere un segretario tout court e non un reggente.
L'anticipazione del congresso a fine luglio è anche la soluzione proposta da Gianni Cuperlo, nei giorni scorsi indicato come possibile reggente del partito. "Sono a disposizione'' ha detto, "Dobbiamo andare con un segretario ampiamente condiviso". Anche Beppe Fioroni ha auspicato che l'assemblea di sabato elegga un segretario autorevole. "Dobbiamo eleggere il segretario e fissare la data del congresso, ma il segretario deve essere autorevole perché deve in questi mesi del congresso deve dare la linea di un partito che incide sull'attività di governo evitando il vuoto di questi giorni", ha spiegato nel suo intervento al coordinamento.
Altro dato chiaro, riguarda la modifica dello statuto. Il tono della maggior parte degli interventi ha escluso una modifica alla prossima assemblea. Nel corso della quale, spiegano fonti presenti al coordinamento, si parlerà del sostegno al governo e della convocazione del congresso. Nonostante le richieste di molti, che vorrebbero anticiparlo a prima dell'estate, la data piu" probabile, osservano, resta quella di ottobre.
"La situazione è molto delicata. Il senso di responsabilità e compostezza non può essere affidato soltanto a qualcuno", ha insistito Bersani chiarendo che per il prossimo segretario del Pd ci sono due strade possibili: "La prima per la quale propendo va nel segno della trasparenza e dello spirito del tempo. Si raccolgono le firme per la presentazione delle candidature", ha spiegato. "La seconda, dopo la discussione di stasera, è che s'incarichino 3-4 persone di raccogliere elementi e di presentare una proposta all'assemblea".
Resta, comunque, in campo anche la via naturale dell'elezione sabato all'assemblea di un segretario pro tempore, ruolo per cui sono in pole position Anna Finocchiaro e, con consensi crescenti, Roberto Speranza.
Per fare il punto sulla situazione stamattina si sono incontrati nella sede del Pd Bersani e Matteo Renzi. Bersani aveva in qualche modo anticipato i contenuti dell'intervento al coordinamento. "Non tocca a me proporre soluzioni né fare relazioni", aveva affermato. "La mia semplice idea - aveva aggiunto - è che tutto sia affidato a una procedura trasparente e democratica che valorizzi il ruolo e la responsabilità di ciascun membro dell'Assemblea. Quel che ho fatto e sto facendo in questi giorni è semplicemente un richiamo al senso di responsabilità che nelle ultime settimane è chiaramente venuto meno".
Quanto all'incontro di questa mattina con Renzi, Bersani si è limitato a un laconico: "E' andato bene". Il "rottamatore" dal canto suo ha spiegato che "non pongo problemi". "Quale che sia il nome, non sono io che faccio problemi o correntizzo il partito. Io sono per fare politica. E anche in relazione al rapporto che ho con Letta, io non voglio mettermi di traverso, ma dare una mano", ha detto parlando coi suoi. Il sindaco di Firenze ha chiarito anche che "io non voglio fare il presidente dell'Anci". La rinuncia, secondo indiscrezioni, apre la strada al giovane Sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, il leader dei formattatori del Pdl, in pole per la reggenza dell'associazione, in vista del congresso che dovrebbe tenersi a primavera.
Sullo sfondo restano però le tensioni interne al partito, esplose anche ieri con il rifiuto di votare il candidato del Pdl Nitto Palma alla presidenza della commissione Giustizia del Senato. Ad attaccare a testa bassa le contraddizione del partito era stato in particolare ieri Sergio Cofferati. "Questo governo è sbagliato, e Il Pd così va verso il suicidio", ha denunciato l'ex segretario della Cgil.
A tre giorni dall'assemblea nazionale per eleggere il segretario, 15 giovani deputati Pd hanno scritto ai militanti di 'OccupyPd', che annunciano proteste alla Fiera di Roma, per chiedere un incontro, venerdì mattina, a Roma, "e parlare insieme, trovare un percorso per rifondare il Partito democratico". I firmatari della lettera sono i parlamentari Giuditta Pini, il segretario dei Giovani Democratici Fausto Raciti, Laura Coccia, Anna Ascani, Chiara Gribaudo, Enzo Lattuca, Liliana Ventricelli, Valentina Paris, Tonino Moscatt, Magda Culotta, Lia Quartapelle, Miriam Cominelli, Veronica Tentori, Giulia Narduolo, Francesca Bonomo.
(08 maggio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
adnkronos
...
A quanto filtra dalla riunione, saranno Marina Sereni e Ivan Scalfarotto insieme ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza e al coordinatore dei segretari regionali, Enzo Amendola, a guidare l'assemblea di sabato che si occuperà di istruire la 'pratica' sul nuovo segretario.
Dopo Bersani la parola è passata a Gianni Cuperlo, che, da giorni, viene indicato come potenziale nuovo segretario del partito. Nel suo intervento ha sottolineato l'esigenza di eleggere un segretario "ampiamente condiviso" e quindi ha proposto l'anticipo del congresso del Pd alla fine di luglio rispetto alla data autunnale.
Un anticipo del congresso auspicato anche da Beppe Fioroni che chiede però di eleggere un segretario "autorevole perché deve, in questi mesi del congresso, dare la linea di un partito che incide sull'attività di governo evitando il vuoto di questi giorni. E deve anche garantire - aggiunge - che il congresso sia di scelta di linea politica e non un congresso sul governo altrimenti si indebolirebbe l'esecutivo. E' poi necessario che la norma transitoria - insiste Fioroni - diventi ordinaria separando il ruolo di segretario da quello di candidato premier". Per Fioroni "l'assemblea di sabato sarà difficile da gestire ma con una proposta forte e ampiamente condivisa sarà più facile gestirla".
Un invito a "sdrammatizzare" le tensioni che si sono create in questi giorni arriva da Enrico Morando: "Dobbiamo scegliere il segretario che ci conduce al congresso. Non tratterei - suggerisce - della modifica dello Statuto".
Goffredo Bettini lancia intanto i nomi di Piero Fassino e Sergio Chiamparino come potenziali nuovi segretari del partito. "Serve un segretario competitivo", è il ragionamento di Bettini.
Nella girandola di nomi per la partita della segreteria, a quanto si apprende, sembrerebbe però crescere l'ipotesi di Anna Finocchiaro, anche se la neo-eletta presidente della commissione Affari costituzionali al Senato non ha ancora ricevuto alcuna proposta formale. Ma sul suo nome avrebbero ragionato Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi nel faccia faccia di stamattina nella sede del Pd.
''Io non pongo problemi'', ha detto Renzi ai parlamentari della sua area nonché al segretario dimissionario.
Nonostante l'aspro scambio di battute nei giorni dell'elezione del presidente della Repubblica (Finocchiaro diede a Renzi del "miserabile" dopo che lui ne stronco' la candidatura del Colle ricordando l'episodio della spesa all'Ikea con scorta), il sindaco di Firenze avrebbe lasciato intendere che non alimenterà polemiche se si arriverà a un nome unitario per la segreteria del Pd. E non lo farà neanche sul nome di Finocchiaro.
.....
ROMA - L'ipotesi di un segretario reggente si allontana. Pier Luigi Bersani ha chiesto che l'assise si faccia il prima possibile, forse già a giugno o a luglio e in questo caso potrebbe prendere corpo l'ipotesi che si possa andare a un anticipo del congresso del Pd previsto sulla carta per ottobre. Sarà l'assemblea del Pd di sabato prossimo a fissare la data del congresso del partito. Il nodo non si è sciolto. La discussione proseguirà in questi giorni e si deciderà sabato.
Il coordinamento del Pd ha dato mandato ai vicepresidenti dell'assemblea Marina Sereni e Ivan Scalfarotto, ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza, e al coordinatore dei segretari regionali, Enzo Amendola, di guidare l'assemblea di sabato e cercare, per allora, un nome condiviso per la segreteria del partito.
"Non si devono frapporre indugi", ha spiegato il segretario del Pd aprendo il coordinamento del partito, il cosiddetto "caminetto". All'assemblea di sabato, ha ammonito, "bisogna stabilire la data del congresso". Per l'ex segretario "bisogna arrivare a un vero congresso, con una discussione vera. Non possiamo sprecare questa occasione". A sostenere questa tesi sono anche altre aree del partito, come i Giovani Turchi, ma anche i fioroniani.
Il leader dimissionario dei democratici ha escluso di voler tornare sui suoi passi, ha messo in chiaro di considerare sovrana l'assemblea e di attribuire alla riunione di questa sera un valore meramente di servizio. "Non torno indietro", è stato il senso del suo discorso, riferiscono due fonti. Dal coordinamento è arrivata una chiara indicazione: il Pd vuole eleggere un segretario tout court e non un reggente.
L'anticipazione del congresso a fine luglio è anche la soluzione proposta da Gianni Cuperlo, nei giorni scorsi indicato come possibile reggente del partito. "Sono a disposizione'' ha detto, "Dobbiamo andare con un segretario ampiamente condiviso". Anche Beppe Fioroni ha auspicato che l'assemblea di sabato elegga un segretario autorevole. "Dobbiamo eleggere il segretario e fissare la data del congresso, ma il segretario deve essere autorevole perché deve in questi mesi del congresso deve dare la linea di un partito che incide sull'attività di governo evitando il vuoto di questi giorni", ha spiegato nel suo intervento al coordinamento.
Altro dato chiaro, riguarda la modifica dello statuto. Il tono della maggior parte degli interventi ha escluso una modifica alla prossima assemblea. Nel corso della quale, spiegano fonti presenti al coordinamento, si parlerà del sostegno al governo e della convocazione del congresso. Nonostante le richieste di molti, che vorrebbero anticiparlo a prima dell'estate, la data piu" probabile, osservano, resta quella di ottobre.
"La situazione è molto delicata. Il senso di responsabilità e compostezza non può essere affidato soltanto a qualcuno", ha insistito Bersani chiarendo che per il prossimo segretario del Pd ci sono due strade possibili: "La prima per la quale propendo va nel segno della trasparenza e dello spirito del tempo. Si raccolgono le firme per la presentazione delle candidature", ha spiegato. "La seconda, dopo la discussione di stasera, è che s'incarichino 3-4 persone di raccogliere elementi e di presentare una proposta all'assemblea".
Resta, comunque, in campo anche la via naturale dell'elezione sabato all'assemblea di un segretario pro tempore, ruolo per cui sono in pole position Anna Finocchiaro e, con consensi crescenti, Roberto Speranza.
Per fare il punto sulla situazione stamattina si sono incontrati nella sede del Pd Bersani e Matteo Renzi. Bersani aveva in qualche modo anticipato i contenuti dell'intervento al coordinamento. "Non tocca a me proporre soluzioni né fare relazioni", aveva affermato. "La mia semplice idea - aveva aggiunto - è che tutto sia affidato a una procedura trasparente e democratica che valorizzi il ruolo e la responsabilità di ciascun membro dell'Assemblea. Quel che ho fatto e sto facendo in questi giorni è semplicemente un richiamo al senso di responsabilità che nelle ultime settimane è chiaramente venuto meno".
Quanto all'incontro di questa mattina con Renzi, Bersani si è limitato a un laconico: "E' andato bene". Il "rottamatore" dal canto suo ha spiegato che "non pongo problemi". "Quale che sia il nome, non sono io che faccio problemi o correntizzo il partito. Io sono per fare politica. E anche in relazione al rapporto che ho con Letta, io non voglio mettermi di traverso, ma dare una mano", ha detto parlando coi suoi. Il sindaco di Firenze ha chiarito anche che "io non voglio fare il presidente dell'Anci". La rinuncia, secondo indiscrezioni, apre la strada al giovane Sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, il leader dei formattatori del Pdl, in pole per la reggenza dell'associazione, in vista del congresso che dovrebbe tenersi a primavera.
Sullo sfondo restano però le tensioni interne al partito, esplose anche ieri con il rifiuto di votare il candidato del Pdl Nitto Palma alla presidenza della commissione Giustizia del Senato. Ad attaccare a testa bassa le contraddizione del partito era stato in particolare ieri Sergio Cofferati. "Questo governo è sbagliato, e Il Pd così va verso il suicidio", ha denunciato l'ex segretario della Cgil.
A tre giorni dall'assemblea nazionale per eleggere il segretario, 15 giovani deputati Pd hanno scritto ai militanti di 'OccupyPd', che annunciano proteste alla Fiera di Roma, per chiedere un incontro, venerdì mattina, a Roma, "e parlare insieme, trovare un percorso per rifondare il Partito democratico". I firmatari della lettera sono i parlamentari Giuditta Pini, il segretario dei Giovani Democratici Fausto Raciti, Laura Coccia, Anna Ascani, Chiara Gribaudo, Enzo Lattuca, Liliana Ventricelli, Valentina Paris, Tonino Moscatt, Magda Culotta, Lia Quartapelle, Miriam Cominelli, Veronica Tentori, Giulia Narduolo, Francesca Bonomo.
(08 maggio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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A quanto filtra dalla riunione, saranno Marina Sereni e Ivan Scalfarotto insieme ai capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza e al coordinatore dei segretari regionali, Enzo Amendola, a guidare l'assemblea di sabato che si occuperà di istruire la 'pratica' sul nuovo segretario.
Dopo Bersani la parola è passata a Gianni Cuperlo, che, da giorni, viene indicato come potenziale nuovo segretario del partito. Nel suo intervento ha sottolineato l'esigenza di eleggere un segretario "ampiamente condiviso" e quindi ha proposto l'anticipo del congresso del Pd alla fine di luglio rispetto alla data autunnale.
Un anticipo del congresso auspicato anche da Beppe Fioroni che chiede però di eleggere un segretario "autorevole perché deve, in questi mesi del congresso, dare la linea di un partito che incide sull'attività di governo evitando il vuoto di questi giorni. E deve anche garantire - aggiunge - che il congresso sia di scelta di linea politica e non un congresso sul governo altrimenti si indebolirebbe l'esecutivo. E' poi necessario che la norma transitoria - insiste Fioroni - diventi ordinaria separando il ruolo di segretario da quello di candidato premier". Per Fioroni "l'assemblea di sabato sarà difficile da gestire ma con una proposta forte e ampiamente condivisa sarà più facile gestirla".
Un invito a "sdrammatizzare" le tensioni che si sono create in questi giorni arriva da Enrico Morando: "Dobbiamo scegliere il segretario che ci conduce al congresso. Non tratterei - suggerisce - della modifica dello Statuto".
Goffredo Bettini lancia intanto i nomi di Piero Fassino e Sergio Chiamparino come potenziali nuovi segretari del partito. "Serve un segretario competitivo", è il ragionamento di Bettini.
Nella girandola di nomi per la partita della segreteria, a quanto si apprende, sembrerebbe però crescere l'ipotesi di Anna Finocchiaro, anche se la neo-eletta presidente della commissione Affari costituzionali al Senato non ha ancora ricevuto alcuna proposta formale. Ma sul suo nome avrebbero ragionato Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi nel faccia faccia di stamattina nella sede del Pd.
''Io non pongo problemi'', ha detto Renzi ai parlamentari della sua area nonché al segretario dimissionario.
Nonostante l'aspro scambio di battute nei giorni dell'elezione del presidente della Repubblica (Finocchiaro diede a Renzi del "miserabile" dopo che lui ne stronco' la candidatura del Colle ricordando l'episodio della spesa all'Ikea con scorta), il sindaco di Firenze avrebbe lasciato intendere che non alimenterà polemiche se si arriverà a un nome unitario per la segreteria del Pd. E non lo farà neanche sul nome di Finocchiaro.
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Ultima modifica di Amadeus il 08/05/2013, 21:31, modificato 1 volta in totale.
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Re: quo vadis PD ????
Ma sciogliersi no?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: quo vadis PD ????
peanuts ha scritto:Ma sciogliersi no?
basta che leggi i nomi dei possibili segretari nell'articolo postato dalla cara @amalia ( )
-Finocchiaro,Fassino,Chiamparino-
per capire che il partito è già liquefatto,
perchè la base elettorale non può riporre ancora la fiducia in queste mummie stracotte,perdenti e fallite.
il PD sta correndo,più veloce di quanto mi aspettassi,verso lo scenario che prospettava lo @Zione:
PD = Partito Defunto.
probabilmente i "101" traditori di Prodi al prossimo giro si ricicleranno in uno pseudo partito,che ancora deve nascere,
ma che sarà sulla falsariga della vecchia DC.
anzi...peggio:
e dove lo trovano un nuovo Aldo Moro in mezzo a questi delinquenti qua ???
Re: quo vadis PD ????
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -58387421/
ROMA - Regge solo l'asse Bersani-Letta, più amicizia che intesa politica. Intorno ci sono solo macerie, incertezza sul futuro e lotte violente nell'area degli ex Ds. Sono stati sacrificati sull'altare dell'odio tra Massimo D'Alema e il segretario uscente due candidati per la segreteria del Pd che avevano un po' di peso e di consenso: Gianni Cuperlo e Guglielmo Epifani. Il secondo in particolare era considerato un elemento di garanzia per il governo sia dal premier sia da Franceschini. Niente di fatto. Cuperlo troppo dalemiano, Epifani troppo bersaniano. Bruciati, archiviati. Marco Minniti ha lanciato l'allarme durante il caminetto: "Ci siamo già rotti l'osso del collo, ora ci rompiamo il resto". Pippo Civati vede arrivare "il disastro totale. Berlusconi condannato, Nitto Palma alla commissione giustizia, Formigoni rinviato a giudizio e appena eletto alla presidenza della commissione Agricoltura. Portiamo la croce e non abbiamo ancora capito perché stiamo al governo".
Il Pd sembra finito, liquefatto e non si capisce come nei due giorni che mancano all'assemblea nazionale possa essere rianimato. Da chi? Come? "C'è solo il congresso - insiste Civati - . Facciamolo subito, a giugno. Con le primarie, certo. Abbiamo un albo degli elettori, usiamolo. Usciamo dalle logiche correntizie. Se ci chiudiamo adesso non ci vota più nessuno".
Ma non è ancora arrivato il momento delle responsabilità. Si consumano vendette tremende dopo la partita del Quirinale e i 101 franchi tiratori. Bersani ha messo nel mirino D'Alema. E viceversa. L'ex premier è fuori da tutto. Lo descrivono furibondo. Al segretario uscente rimprovera la condotta per l'elezione del capo dello Stato. E ancora prima l'esclusione dalle liste elettorali. Il suo nome non sarebbe mai stato proposto a Berlusconi per il Colle. Malgrado una consultazione riservatissima tra i grandi elettori condotta dai capigruppo lo avesse inserito di fatto nella rosa. Bersani invece vede la mano di D'Alema nella vicenda che ha portato alle sue dimissioni. "Presto risolveremo il problema", dicono velenosamente i bersaniani. Senza contare che in questa guerra diessina si è infilato anche Walter Veltroni stoppando Cuperlo.
Renzi ha sentito l'odore delle vecchie battaglie oligarchiche e, saggiamente, si è chiamato fuori. "Andrebbe bene Roberto Speranza. Diamo il segnale di una svolta generazionale. Ma su Finocchiaro non metto veti". In realtà, chiede di tenere almeno un piede dentro al Pd 2.0. Ossia, un posto al sole per Luca Lotti come responsabile organizzativo o per Yoram Gutgeld al dipartimento economico o per Angelo Rughetti agli Enti locali. Ruoli centrali della macchina, in pratica dei vice segretari. Però nell'area renziana si assiste con un certo distacco alla dissoluzione del Partito democratico. Loro hanno una via d'uscita: giocarsi tutto fuori dal recinto Pd, con un'altra forza politica da costruire ex novo e la bandiera Renzi a catalizzare i voti. Come continua a ripetere Matteo Righetti, il fedelissimo che immagina la salvezza solo attraverso una nuova Cosa. Con una novità: da qualche giorno i sondaggi sulla popolarità dei leader segnano un arretramento del sindaco di Firenze e una crescita di Enrico Letta.
Il premier ieri voleva partecipare alla riunione dei big facendo sentire fisicamente il bisogno di un appoggio sostanziale e formale del suo partito. Ma ha capito che la riunione non sarebbe approdata a nulla e la tragedia di Genova era molto più importante. È volato dai feriti della Torre dei piloti. Non prima di aver sentito Bersani. "Pierluigi, così il Pd mi lascia solo". Il segretario dimissionario gli ha garantito il sostegno. "Qui sta crollando tutto ma io non torno indietro, non farò il traghettatore fino al congresso. Però ti assicuro che l'assemblea comincerà con una relazione sul governo. Non ti mancherà la fiducia del partito".
Beppe Fioroni racconta come il disastro può scaricarsi sul governo. Doveva fare il presidente di commissione, ma si è tirato indietro. "Mi hanno detto o ci sei tu o c'è la Ferranti. Ha cominciato a chiamarmi l'Anm. "Non sappiamo con chi parlare al Pd. Per favore, abbiamo bisogno della Ferranti alla Giustizia. Sa, con Nitto Palma al Senato...". E io ho risposto obbedisco ai magistrati, mica al Pd". Letta gli ha inviato un sms: "Contrariato?". Fioroni, con un altro messaggino: "No. Ma mi preparo a contrariare te". Non è solo una battuta. L'ex ppi organizza le truppe per sabato, chiede un congresso subito, prima dell'estate. Proprio ciò che il premier vuole evitare. Perché peggio di un Pd morente c'è solo un Pd che comincia subito a litigare sul leader.
Lo scontro c'è comunque. Il giovane turco Matteo Orfini rimprovera a Bersani l'assenza di regia: "Un comportamento scandaloso per un ex segretario. Ci sta lasciando senza rete". I giovani di #Occupypd si presenteranno davanti alla Fiera di Roma il giorno dell'assemblea. Con i loro striscioni, con la loro protesta: "Resettiamo la classe dirigente, spalanchiamo le porte. Parlate con i circoli, con i militanti". Il giovanissimo dalemiano di ferro Fausto Raciti ha proposto un incontro domani pomeriggio: "Discutiamone". Gli hanno replicato: "Noi veniamo a Roma con i nostri mezzi, non possiamo permetterci una notte in albergo". La sfida infatti non è più soltanto generazionale. È tra l'apparato e la base, oggi completamente scollati.
(09 maggio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA - Regge solo l'asse Bersani-Letta, più amicizia che intesa politica. Intorno ci sono solo macerie, incertezza sul futuro e lotte violente nell'area degli ex Ds. Sono stati sacrificati sull'altare dell'odio tra Massimo D'Alema e il segretario uscente due candidati per la segreteria del Pd che avevano un po' di peso e di consenso: Gianni Cuperlo e Guglielmo Epifani. Il secondo in particolare era considerato un elemento di garanzia per il governo sia dal premier sia da Franceschini. Niente di fatto. Cuperlo troppo dalemiano, Epifani troppo bersaniano. Bruciati, archiviati. Marco Minniti ha lanciato l'allarme durante il caminetto: "Ci siamo già rotti l'osso del collo, ora ci rompiamo il resto". Pippo Civati vede arrivare "il disastro totale. Berlusconi condannato, Nitto Palma alla commissione giustizia, Formigoni rinviato a giudizio e appena eletto alla presidenza della commissione Agricoltura. Portiamo la croce e non abbiamo ancora capito perché stiamo al governo".
Il Pd sembra finito, liquefatto e non si capisce come nei due giorni che mancano all'assemblea nazionale possa essere rianimato. Da chi? Come? "C'è solo il congresso - insiste Civati - . Facciamolo subito, a giugno. Con le primarie, certo. Abbiamo un albo degli elettori, usiamolo. Usciamo dalle logiche correntizie. Se ci chiudiamo adesso non ci vota più nessuno".
Ma non è ancora arrivato il momento delle responsabilità. Si consumano vendette tremende dopo la partita del Quirinale e i 101 franchi tiratori. Bersani ha messo nel mirino D'Alema. E viceversa. L'ex premier è fuori da tutto. Lo descrivono furibondo. Al segretario uscente rimprovera la condotta per l'elezione del capo dello Stato. E ancora prima l'esclusione dalle liste elettorali. Il suo nome non sarebbe mai stato proposto a Berlusconi per il Colle. Malgrado una consultazione riservatissima tra i grandi elettori condotta dai capigruppo lo avesse inserito di fatto nella rosa. Bersani invece vede la mano di D'Alema nella vicenda che ha portato alle sue dimissioni. "Presto risolveremo il problema", dicono velenosamente i bersaniani. Senza contare che in questa guerra diessina si è infilato anche Walter Veltroni stoppando Cuperlo.
Renzi ha sentito l'odore delle vecchie battaglie oligarchiche e, saggiamente, si è chiamato fuori. "Andrebbe bene Roberto Speranza. Diamo il segnale di una svolta generazionale. Ma su Finocchiaro non metto veti". In realtà, chiede di tenere almeno un piede dentro al Pd 2.0. Ossia, un posto al sole per Luca Lotti come responsabile organizzativo o per Yoram Gutgeld al dipartimento economico o per Angelo Rughetti agli Enti locali. Ruoli centrali della macchina, in pratica dei vice segretari. Però nell'area renziana si assiste con un certo distacco alla dissoluzione del Partito democratico. Loro hanno una via d'uscita: giocarsi tutto fuori dal recinto Pd, con un'altra forza politica da costruire ex novo e la bandiera Renzi a catalizzare i voti. Come continua a ripetere Matteo Righetti, il fedelissimo che immagina la salvezza solo attraverso una nuova Cosa. Con una novità: da qualche giorno i sondaggi sulla popolarità dei leader segnano un arretramento del sindaco di Firenze e una crescita di Enrico Letta.
Il premier ieri voleva partecipare alla riunione dei big facendo sentire fisicamente il bisogno di un appoggio sostanziale e formale del suo partito. Ma ha capito che la riunione non sarebbe approdata a nulla e la tragedia di Genova era molto più importante. È volato dai feriti della Torre dei piloti. Non prima di aver sentito Bersani. "Pierluigi, così il Pd mi lascia solo". Il segretario dimissionario gli ha garantito il sostegno. "Qui sta crollando tutto ma io non torno indietro, non farò il traghettatore fino al congresso. Però ti assicuro che l'assemblea comincerà con una relazione sul governo. Non ti mancherà la fiducia del partito".
Beppe Fioroni racconta come il disastro può scaricarsi sul governo. Doveva fare il presidente di commissione, ma si è tirato indietro. "Mi hanno detto o ci sei tu o c'è la Ferranti. Ha cominciato a chiamarmi l'Anm. "Non sappiamo con chi parlare al Pd. Per favore, abbiamo bisogno della Ferranti alla Giustizia. Sa, con Nitto Palma al Senato...". E io ho risposto obbedisco ai magistrati, mica al Pd". Letta gli ha inviato un sms: "Contrariato?". Fioroni, con un altro messaggino: "No. Ma mi preparo a contrariare te". Non è solo una battuta. L'ex ppi organizza le truppe per sabato, chiede un congresso subito, prima dell'estate. Proprio ciò che il premier vuole evitare. Perché peggio di un Pd morente c'è solo un Pd che comincia subito a litigare sul leader.
Lo scontro c'è comunque. Il giovane turco Matteo Orfini rimprovera a Bersani l'assenza di regia: "Un comportamento scandaloso per un ex segretario. Ci sta lasciando senza rete". I giovani di #Occupypd si presenteranno davanti alla Fiera di Roma il giorno dell'assemblea. Con i loro striscioni, con la loro protesta: "Resettiamo la classe dirigente, spalanchiamo le porte. Parlate con i circoli, con i militanti". Il giovanissimo dalemiano di ferro Fausto Raciti ha proposto un incontro domani pomeriggio: "Discutiamone". Gli hanno replicato: "Noi veniamo a Roma con i nostri mezzi, non possiamo permetterci una notte in albergo". La sfida infatti non è più soltanto generazionale. È tra l'apparato e la base, oggi completamente scollati.
(09 maggio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Re: quo vadis PD ????
per la serie " quattro righe messe in croce"
.... ogni membro ( e la parola non è scelta a caso ) del pd sta pensando un pò alla Catalano :
" è meglio fare un nuovo partito o restare in questo casino ? , " e un pò come due coniugi nelle fasi finali della crisi più nera ,mentre si rinfacciano colpe e omissioni, focalizzano sugli interessi materiali " : ce ne andiamo noi o se ne vanno loro" ?
chi si tiene la Casa? chi fonda la Cosa?
qual'è il maggior rischio?
chi ci mettiamo dentro?
mummie o lattanti?
chi decide? chi detta l'agenda?
....
se lo possono permettere di ipotizzare il Congresso a Ottobre? secondo me no.
gli elettori e i militanti vogliono una "resa dei conti" immediata , interna ed esterna.
Io sento che se tirano a campare fino a ottobre, fanno il congresso ma poi quello che decidono non interessa più a nessuno.
nessuno è disposto ad aspettare altri 5 mesi per capire se "vince" Ridge o Thorne ( cit. Beautiful) .
Veltroni e D'alema devono essere lasciati alla deriva nel Pacifico insieme a tutto ciò che ruota attorno agli stessi meccanismi di ripicche e rivalse.
O nasce ORA un pd reloaded fatto di giovani (più nello stile di Civati, che di Renzi...pe' capisse ) che prendono un pò di coraggio, tirano fuori un minimo gli attributi e rischiano .... il tutto per tutto... a rimanere attaccati ai big in caduta libera hanno solo che da perderci.
uscire dalla logica delle tessere è una parola grossa , è come buttarsi col paracadute per la prima volta.
ma o lo fanno o è finita .
Si sta verificando anche un altro fatto , cioè che la figura di Renzi, molto "evoluta" rispetto a quella delle primarie di novembre e per molti versi ancora troppo "torbida", diventi un Golem , un Moloch, per l'elettorato un catalizzatore di consensi "senza sapere perchè" , e per il partito un natural leader , difficile ormai da arginare e che castra altre eventuali personalità possibili , che però non sgomitano a sufficienza, secondo me.
esiste una parte "sana" nel pd ? una parte da salvare? che si può autosalvare? un gradino sotto i dirigenti c'è qualcosa da grattare? non mi riferisco ai fuochi artificiali tipo Barca. Prima non esisteva , poi era incredibilmente fighissimo, poi in contrapposizione a Renzi e dopo 15 giorni amici e complementari ... ma che è sto talent show? è normale che nei circoli ( e pure a casa ) si sono sentiti presi fortemente per il kulen.
.... ogni membro ( e la parola non è scelta a caso ) del pd sta pensando un pò alla Catalano :
" è meglio fare un nuovo partito o restare in questo casino ? , " e un pò come due coniugi nelle fasi finali della crisi più nera ,mentre si rinfacciano colpe e omissioni, focalizzano sugli interessi materiali " : ce ne andiamo noi o se ne vanno loro" ?
chi si tiene la Casa? chi fonda la Cosa?
qual'è il maggior rischio?
chi ci mettiamo dentro?
mummie o lattanti?
chi decide? chi detta l'agenda?
....
se lo possono permettere di ipotizzare il Congresso a Ottobre? secondo me no.
gli elettori e i militanti vogliono una "resa dei conti" immediata , interna ed esterna.
Io sento che se tirano a campare fino a ottobre, fanno il congresso ma poi quello che decidono non interessa più a nessuno.
nessuno è disposto ad aspettare altri 5 mesi per capire se "vince" Ridge o Thorne ( cit. Beautiful) .
Veltroni e D'alema devono essere lasciati alla deriva nel Pacifico insieme a tutto ciò che ruota attorno agli stessi meccanismi di ripicche e rivalse.
O nasce ORA un pd reloaded fatto di giovani (più nello stile di Civati, che di Renzi...pe' capisse ) che prendono un pò di coraggio, tirano fuori un minimo gli attributi e rischiano .... il tutto per tutto... a rimanere attaccati ai big in caduta libera hanno solo che da perderci.
uscire dalla logica delle tessere è una parola grossa , è come buttarsi col paracadute per la prima volta.
ma o lo fanno o è finita .
Si sta verificando anche un altro fatto , cioè che la figura di Renzi, molto "evoluta" rispetto a quella delle primarie di novembre e per molti versi ancora troppo "torbida", diventi un Golem , un Moloch, per l'elettorato un catalizzatore di consensi "senza sapere perchè" , e per il partito un natural leader , difficile ormai da arginare e che castra altre eventuali personalità possibili , che però non sgomitano a sufficienza, secondo me.
esiste una parte "sana" nel pd ? una parte da salvare? che si può autosalvare? un gradino sotto i dirigenti c'è qualcosa da grattare? non mi riferisco ai fuochi artificiali tipo Barca. Prima non esisteva , poi era incredibilmente fighissimo, poi in contrapposizione a Renzi e dopo 15 giorni amici e complementari ... ma che è sto talent show? è normale che nei circoli ( e pure a casa ) si sono sentiti presi fortemente per il kulen.
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Re: quo vadis PD ????
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