Dal Pd una legge anti-movimenti.
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Il grillismo e' il prodotto delle ns. NON SCELTE. Lo vogliamo capire?
Quando lo additiamo come un male non facciamo altro che additare noi stessi
un salutone da Juan
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Caro Juan.Dobbiamo ringraziare invece il M5S che esiste.Altrimenti cosa avremo oggi?.
E' finita l'era dei partiti tradizionali, e non solo qui Piazzapulita di ieri sera ne ha data la riprova Inghilterra avviene lo stesso.Sono in crisi i vecchi partiti storici D'Europa.IL motivo è sempre quello, non si sono aggiornati con i tempi attuali.
E la gente si è Rotta.
Ciao
Paolo11
Quando lo additiamo come un male non facciamo altro che additare noi stessi
un salutone da Juan
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Caro Juan.Dobbiamo ringraziare invece il M5S che esiste.Altrimenti cosa avremo oggi?.
E' finita l'era dei partiti tradizionali, e non solo qui Piazzapulita di ieri sera ne ha data la riprova Inghilterra avviene lo stesso.Sono in crisi i vecchi partiti storici D'Europa.IL motivo è sempre quello, non si sono aggiornati con i tempi attuali.
E la gente si è Rotta.
Ciao
Paolo11
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Una cosa si può contestare a Report nella puntata di domenica.Avere fatto l'untima puntata nel momento in cui si vota in varie città Italiane.
Questa puntata la poteva fare in qualsiasi momento.Quindi in seguito ognuno poteva difendersi.E lei poteva retificare.
Ciao
Paolo11
Questa puntata la poteva fare in qualsiasi momento.Quindi in seguito ognuno poteva difendersi.E lei poteva retificare.
Ciao
Paolo11
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Condivido, il momento scelto è stato un errore.paolo11 ha scritto:Una cosa si può contestare a Report nella puntata di domenica.Avere fatto l'untima puntata nel momento in cui si vota in varie città Italiane.
Questa puntata la poteva fare in qualsiasi momento.Quindi in seguito ognuno poteva difendersi.E lei poteva retificare.
Ciao
Paolo11
Però ritengo giusto regolamentare i partiti o movimenti che scelgono di andare in Parlamento per guidare la nazione. Io sostengo , e più volte ho chiesto spiegazioni agli interessati, che nello Statuto dei partiti debba essere prevista la possibilità di fare un referendum tra gli iscritti e facoltativamente anche tra i simpatizzanti affinchè la base potesse farsi sentire e decidere la linea politica del partito o movimento.
Nel PD questo è previsto dall'art. 28 dello Statuto, e fra le varie possibilità c'è anche che esso possa essere richiesto dal 5% degli iscritti.
Perchè , per quanto a mia conoscenza, finora non sia stato mai utilizzato è un mistero.
Sarebbe auspicabile che anche nel mov. 5 Stelle fosse prevista una norma simile a sostegno
del sempre citato " uno vale uno".
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Dal Pd una legge anti-movimenti.
Tale legge precluderebbe anche la partecipazione di liste civiche ad elezioni amministrative in campo locale?
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Stamani, la ragazza che sta discutendo delle berlusconerie, fatti e misfatti, ad un certo punto obbietta: “La legge sulla ineleggibilità è del ’57, perché tirarla fuori proprio adesso???
I berluscones, se l’ineleggibilità del Caimano dovesse andare in porto,…ma anche adesso, …solleveranno un polverone avanzando l’obiezione che lo si voglia fare fuori a tutti i costi, ad eccezione di quello di batterlo per via politica”. E’una vecchia sinfonia che i tromboni berluscones suonano ininterrottamente da vent’anni con un certo successo.
Il giochino è quello di sempre della conoscenza e dell’ignoranza.
"Se la và...la g'ha i gamb!", è un vecchio detto popolare di queste parti.
Letteralmente questo detto significa:
"Se và ha le gambe", ma in senso traslato vuol dire: "se mi riesce, l'ho azzeccata, sono fortunato" (Berlu, più che fortunato si ritiene più furbo).
Alla casta il giochino è funzionato per 20 anni fino a qualche mese fa. Fino a quando, qualcuno ha sussurrato all’orecchio di Paolo Flores d’Arcais l’esistenza di questa legge mai abrogata o cancellata.
Non lo ha fatto neppure il lanzichenecco Calderoli, quando con bausceria tutta lombarda ha bruciato una serie di leggi con tanto di tv al seguito che riprendeva la scena del novello Nerone bergamasco in mezzo ad un cortile dei Vigili del Fuoco mentre dava fuoco ad una serie di leggi ritenute obsolete.
Evidentemente, il lanzichenecco non era stato messo al corrente del Dpr 30 marzo 1957 n° 361.
Se lo avesse saputo, non avrebbe esitato a farla sparire in cambio di una villa sul mare nei Caraibi o dell’equivalente, gentilmente offerta dalla Caimano SpA.
Lo avevamo intuito tra il ’96 e il ’98 che qualcosa doveva essere successo tra il Caimano, che allora era denominato semplicemente il cavalier Banana, e qualche personaggio della sinistra. L’allarme scatta al racconto delle mega bufale del duca conte Max, per giustificare la mancata realizzazione del conflitto d’interessi. Ma non c’erano pezze d’appoggio su cui basarsi.
Solo con l’affermazione della rete, veniamo a conoscenza del famoso intervento di donna Violante alla Camera nel febbraio del 2003.
http://www.youtube.com/watch?v=RSPs85eKP6o
Versione intera
http://www.youtube.com/watch?v=Tv37Mb4QOsM
Versione ridotta.
Reagendo alle accuse di parlamentari berluscones, donna Violante perde le staffe e lancia un avvertimento di stampo mafioso alla maggioranza che è certamente ignara di alcuni accordi segreti o riservati.
E’ evidente che quel genere di accordi non viene messo in piazza dai contraenti., e che solo uno strettissimo numero di persone ne è al corrente per ovvie ragioni di riservatezza.
Più è alto il numero di persone che è a conoscenza di un fatto o di un misfatto, più alta è la possibilità che il segreto non rimanga tale.
Non ero neppure io al corrente di ulteriori affermazioni in merito, e lo ho appreso da un post di shiloh di un po’ di settimane fa.
Adesso il quadro è più completo e si capisce il perché del comportamento dei Pds, Ds, Pd, nei riguardi di Berlusconi.
L’odiato Travaglio che dispone di una banca dati superiore, negli ultimi 10 mesi ha ribadito più volte che Berlu e la sinistra hanno fatto fessi i suoi elettori governando insieme dal 1994 e facendo finta di scannarsi in pubblico per i soliti merli.
Il giochino però si è rotto. Qualcuno è venuto a conoscenza del Dpr 30 marzo 1957 n° 361 e ha messo in moto un meccanismo che sputtana la vecchia dirigenza Pds, Ds.
La presenza dei 5S in Parlamento, offre inoltre la possibilità che il tema non venga affatto abbandonato, come avevano fatto i Pds, Ds facendo finta di non sapere dell’esistenza del Dpr.
E’ ovvio che anche questo fatto che ha ingannato l’elettorato piddino avrà il suo peso in futuro.
Solitamente a sinistra non hanno lo stomaco di struzzo come i berluscones, disponibili a digerire sempre di tutto da parte del boss e del resto della banda.
***
INELEGGIBILITÀ - POLITICA
Vent'anni fa un ordine salvò Berlusconi
ANDREA FABOZZI - 03.04.2013
Intervista a Luigi Saraceni: ecco come andò il voto in giunta nel '94, dal Pds-Progressisti l'input a ignorare la legge. Il verbale integrale della seduta decisiva è ancora off-limits. Appello alla presidente Boldrini: lo renda pubblico
Una legge già vecchia, all'epoca, di quasi quarant'anni, scritta nell'anno di nascita di Carosello quando la Rai tv aveva un solo programma, nemmeno diffuso su tutto il territorio nazionale.
Ma pur sempre una legge valida e in vigore - il Dpr 30 marzo 1957 n° 361 - che i deputati di centrosinistra e centrodestra decisero consapevolmente di ignorare quel famoso 20 luglio 1994 quando per la prima volta alla camera ratificarono l'elezione di Silvio Berlusconi.
Imprenditore proprietario di tre televisioni e dunque certamente «vincolato con lo stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica» cioè nella condizione prevista dalla legge per essere dichiarato ineleggibile.
Salvare Berlusconi, racconta oggi Luigi Saraceni che nel '94 era capogruppo dei Progressisti (Pds e alleati) nella Giunta per le elezioni, fu una decisione politica presa contro il dettato della legge.
Una decisione che il centrosinistra condivise con Forza Italia malgrado non ci potessero essere dubbi che l'effettivo titolare della concessione pubblica, e dunque l'ineleggibile, fosse proprio Berlusconi.
E non solo, come invece si stabilì, Fedele Confalonieri.
Saraceni lei come votò, e perché?
Ho votato per l'ineleggibilità di Berlusconi sulla base di un elementare insegnamento giuridico, secondo il quale la legge va interpretata in base non solo al suo tenore letterale, ma anche al suo scopo. Che nel caso della legge del 1957 era evitare che il beneficiario di una concessione statale di «notevole entità economica» si avvantaggiasse della sua posizione nella campagna elettorale e poi, dopo l'elezione, sovrapponesse la cura dei suoi interessi economici all'esercizio della funzione parlamentare.
Invece il presidente della giunta, Antonio Mazzone di An, e con lui la maggioranza dei componenti compresi alcuni di centrosinistra, decisero che il «concessionario» era solo Confalonieri.
Tutti sapevano che l'effettivo beneficiario della concessione era Berlusconi. Ritenere ineleggibile l'amministratore delegato della Fininvest e non il suo azionista di riferimento era contrario al più elementare buonsenso. Tanto più che qualche anno prima era stata approvata la legge Mammì che imponeva (art. 17) che la maggioranza delle azioni di società concessionarie del servizio radiotelevisivo dovessero essere intestate a persone fisiche o a società in cui fossero individuabili le persone fisiche che controllavano la maggioranza delle azioni. Si trattava di una vera e propria identificazione, per bocca della legge, del «concessionario» di reti televisive con l'azionista di controllo della società beneficiaria della concessione. Ma questa «interpretazione autentica» della legge del 1957, fu indebitamente ignorata dalla maggioranza della Giunta, in cui prevalse una interpretazione cavillosa e formalistica, secondo la quale Berlusconi non poteva essere dichiarato ineleggibile perché non era intestatario «in proprio» della concessione governativa.
Lei condivise queste opinioni con qualche collega? Ricorda il dibattito in Giunta?
Ci sono due anomalie in questa vicenda. La prima anomalia è che a presiedere la Giunta per le elezioni era stato designato un esponente della maggioranza di centrodestra che aveva vinto le elezioni, in contrasto con la prassi consolidata di affidare la presidenza all'opposizione. La seconda anomalia, che incredibilmente fa sentire i suoi effetti ancora oggi, è la segretazione del verbale di quella seduta del 20 luglio '94, di cui è pubblico e conoscibile solo uno stringato resoconto, dove si dice che l'unico a votare per l'ineleggibilità sarei stato io, che ero il capogruppo dei Progressisti. Ma non sono certo, in base ai miei ricordi, che anche altri del gruppo non votarono contro l'eleggibilità (un resoconto Ansa, ripreso dai quotidiani il giorno dopo, dava conto di 4 voti contrari su 19 presenti e 11 assenti, ndr). Quello che è certo è che come responsabile del centrosinistra nella Giunta fui scavalcato da una direttiva dall'alto del gruppo parlamentare e che qualcuno dei nostri si attenne a questa direttiva.
Uno scambio con Berlusconi? In cambio di che?
È sbagliato leggere tutto in chiave di «inciucio». Secondo me - e la cosa mi pare addirittura più grave - era l'effetto di un malinteso primato della politica, di una concezione, dura a morire anche a sinistra, secondo cui il consenso popolare deve prevalere anche sulla legalità. È un indirizzo che in questi anni si è manifestato in tante altre occasioni, in cui non si è voluto capire che politica e legalità si potevano ben coniugare e confluire nelle giuste scelte. Comunque, quel giorno del '94 anche se il nostro gruppo avesse votato compatto per l'ineleggibilità sarebbe prevalsa la tesi contraria, perché eravamo minoranza.
Fino a un certo punto, perché se tutti i 13 componenti del centrosinistra fossero stati presenti avrebbero potuto sfruttare le assenze del centrodestra. E comunque due anni più tardi, nel '96, il centrosinistra confermò la scelta in favore di Berlusconi, e a quel punto aveva la maggioranza.
Io non ero stato più designato a far parte della nuova Giunta e non posso quindi neppure fare ricorso ai miei ricordi, ma credo che anche allora il gruppo si divise e non tutti avallarono l'eleggibilità di Berlusconi. Oggi leggo però, con rispetto ma con meraviglia, che anche studiosi autorevoli e insospettabili come Valerio Onida ritengono che, dopo due deliberazioni del parlamento che hanno sancito l'eleggibilità di Berlusconi, la questione non è più proponibile. Si può obbiettare che, per fortuna, le giurisprudenze di tutti gli organi giurisdizionali cambiano nel tempo. Su molte questioni la giurisprudenza della Corte di cassazione e della Corte costituzionale non è più quella di vent'anni fa. Ed è auspicabile che anche il parlamento non rimanga sclerotizzato nelle procedure e nel merito dei suoi precedenti, ove riconosca che erano sbagliati.
Per farlo però i nuovi senatori - perché Berlusconi si è trasferito a palazzo Madama - dovrebbero poter conoscere nel dettaglio come andarono le cose vent'anni fa.
È così, stiamo parlando di due decisioni, quella del '94 e quella del '96, consumate negli interna corporis che opacizzano le decisioni della camera. La questione della eleggibilità di Berlusconi non è mai approdata nelle aule parlamentari, è stata decisa nelle fasi preliminari e segrete del procedimento davanti alla Giunta. È questa un'anomalia su cui si dovrebbe intervenire, modificando il vetusto Regolamento, secondo il quale se la maggioranza della Giunta vota per l'eleggibilità, la cosa finisce lì, mentre si va in aula solo se la Giunta vota la ineleggibilità. Sarebbe ora che su una questione di tale rilevanza potesse finalmente discutere pubblicamente un'aula del parlamento. E spero che nel contesto del «cambiamento» la nuova presidente della Camera Laura Boldrini faccia saltare questi arcaici segreti, per consentire a tutti di sapere come andarono effettivamente le cose e trarne appropriate conseguenze politiche.
http://m.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9242/
I berluscones, se l’ineleggibilità del Caimano dovesse andare in porto,…ma anche adesso, …solleveranno un polverone avanzando l’obiezione che lo si voglia fare fuori a tutti i costi, ad eccezione di quello di batterlo per via politica”. E’una vecchia sinfonia che i tromboni berluscones suonano ininterrottamente da vent’anni con un certo successo.
Il giochino è quello di sempre della conoscenza e dell’ignoranza.
"Se la và...la g'ha i gamb!", è un vecchio detto popolare di queste parti.
Letteralmente questo detto significa:
"Se và ha le gambe", ma in senso traslato vuol dire: "se mi riesce, l'ho azzeccata, sono fortunato" (Berlu, più che fortunato si ritiene più furbo).
Alla casta il giochino è funzionato per 20 anni fino a qualche mese fa. Fino a quando, qualcuno ha sussurrato all’orecchio di Paolo Flores d’Arcais l’esistenza di questa legge mai abrogata o cancellata.
Non lo ha fatto neppure il lanzichenecco Calderoli, quando con bausceria tutta lombarda ha bruciato una serie di leggi con tanto di tv al seguito che riprendeva la scena del novello Nerone bergamasco in mezzo ad un cortile dei Vigili del Fuoco mentre dava fuoco ad una serie di leggi ritenute obsolete.
Evidentemente, il lanzichenecco non era stato messo al corrente del Dpr 30 marzo 1957 n° 361.
Se lo avesse saputo, non avrebbe esitato a farla sparire in cambio di una villa sul mare nei Caraibi o dell’equivalente, gentilmente offerta dalla Caimano SpA.
Lo avevamo intuito tra il ’96 e il ’98 che qualcosa doveva essere successo tra il Caimano, che allora era denominato semplicemente il cavalier Banana, e qualche personaggio della sinistra. L’allarme scatta al racconto delle mega bufale del duca conte Max, per giustificare la mancata realizzazione del conflitto d’interessi. Ma non c’erano pezze d’appoggio su cui basarsi.
Solo con l’affermazione della rete, veniamo a conoscenza del famoso intervento di donna Violante alla Camera nel febbraio del 2003.
http://www.youtube.com/watch?v=RSPs85eKP6o
Versione intera
http://www.youtube.com/watch?v=Tv37Mb4QOsM
Versione ridotta.
Reagendo alle accuse di parlamentari berluscones, donna Violante perde le staffe e lancia un avvertimento di stampo mafioso alla maggioranza che è certamente ignara di alcuni accordi segreti o riservati.
E’ evidente che quel genere di accordi non viene messo in piazza dai contraenti., e che solo uno strettissimo numero di persone ne è al corrente per ovvie ragioni di riservatezza.
Più è alto il numero di persone che è a conoscenza di un fatto o di un misfatto, più alta è la possibilità che il segreto non rimanga tale.
Non ero neppure io al corrente di ulteriori affermazioni in merito, e lo ho appreso da un post di shiloh di un po’ di settimane fa.
Adesso il quadro è più completo e si capisce il perché del comportamento dei Pds, Ds, Pd, nei riguardi di Berlusconi.
L’odiato Travaglio che dispone di una banca dati superiore, negli ultimi 10 mesi ha ribadito più volte che Berlu e la sinistra hanno fatto fessi i suoi elettori governando insieme dal 1994 e facendo finta di scannarsi in pubblico per i soliti merli.
Il giochino però si è rotto. Qualcuno è venuto a conoscenza del Dpr 30 marzo 1957 n° 361 e ha messo in moto un meccanismo che sputtana la vecchia dirigenza Pds, Ds.
La presenza dei 5S in Parlamento, offre inoltre la possibilità che il tema non venga affatto abbandonato, come avevano fatto i Pds, Ds facendo finta di non sapere dell’esistenza del Dpr.
E’ ovvio che anche questo fatto che ha ingannato l’elettorato piddino avrà il suo peso in futuro.
Solitamente a sinistra non hanno lo stomaco di struzzo come i berluscones, disponibili a digerire sempre di tutto da parte del boss e del resto della banda.
***
INELEGGIBILITÀ - POLITICA
Vent'anni fa un ordine salvò Berlusconi
ANDREA FABOZZI - 03.04.2013
Intervista a Luigi Saraceni: ecco come andò il voto in giunta nel '94, dal Pds-Progressisti l'input a ignorare la legge. Il verbale integrale della seduta decisiva è ancora off-limits. Appello alla presidente Boldrini: lo renda pubblico
Una legge già vecchia, all'epoca, di quasi quarant'anni, scritta nell'anno di nascita di Carosello quando la Rai tv aveva un solo programma, nemmeno diffuso su tutto il territorio nazionale.
Ma pur sempre una legge valida e in vigore - il Dpr 30 marzo 1957 n° 361 - che i deputati di centrosinistra e centrodestra decisero consapevolmente di ignorare quel famoso 20 luglio 1994 quando per la prima volta alla camera ratificarono l'elezione di Silvio Berlusconi.
Imprenditore proprietario di tre televisioni e dunque certamente «vincolato con lo stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica» cioè nella condizione prevista dalla legge per essere dichiarato ineleggibile.
Salvare Berlusconi, racconta oggi Luigi Saraceni che nel '94 era capogruppo dei Progressisti (Pds e alleati) nella Giunta per le elezioni, fu una decisione politica presa contro il dettato della legge.
Una decisione che il centrosinistra condivise con Forza Italia malgrado non ci potessero essere dubbi che l'effettivo titolare della concessione pubblica, e dunque l'ineleggibile, fosse proprio Berlusconi.
E non solo, come invece si stabilì, Fedele Confalonieri.
Saraceni lei come votò, e perché?
Ho votato per l'ineleggibilità di Berlusconi sulla base di un elementare insegnamento giuridico, secondo il quale la legge va interpretata in base non solo al suo tenore letterale, ma anche al suo scopo. Che nel caso della legge del 1957 era evitare che il beneficiario di una concessione statale di «notevole entità economica» si avvantaggiasse della sua posizione nella campagna elettorale e poi, dopo l'elezione, sovrapponesse la cura dei suoi interessi economici all'esercizio della funzione parlamentare.
Invece il presidente della giunta, Antonio Mazzone di An, e con lui la maggioranza dei componenti compresi alcuni di centrosinistra, decisero che il «concessionario» era solo Confalonieri.
Tutti sapevano che l'effettivo beneficiario della concessione era Berlusconi. Ritenere ineleggibile l'amministratore delegato della Fininvest e non il suo azionista di riferimento era contrario al più elementare buonsenso. Tanto più che qualche anno prima era stata approvata la legge Mammì che imponeva (art. 17) che la maggioranza delle azioni di società concessionarie del servizio radiotelevisivo dovessero essere intestate a persone fisiche o a società in cui fossero individuabili le persone fisiche che controllavano la maggioranza delle azioni. Si trattava di una vera e propria identificazione, per bocca della legge, del «concessionario» di reti televisive con l'azionista di controllo della società beneficiaria della concessione. Ma questa «interpretazione autentica» della legge del 1957, fu indebitamente ignorata dalla maggioranza della Giunta, in cui prevalse una interpretazione cavillosa e formalistica, secondo la quale Berlusconi non poteva essere dichiarato ineleggibile perché non era intestatario «in proprio» della concessione governativa.
Lei condivise queste opinioni con qualche collega? Ricorda il dibattito in Giunta?
Ci sono due anomalie in questa vicenda. La prima anomalia è che a presiedere la Giunta per le elezioni era stato designato un esponente della maggioranza di centrodestra che aveva vinto le elezioni, in contrasto con la prassi consolidata di affidare la presidenza all'opposizione. La seconda anomalia, che incredibilmente fa sentire i suoi effetti ancora oggi, è la segretazione del verbale di quella seduta del 20 luglio '94, di cui è pubblico e conoscibile solo uno stringato resoconto, dove si dice che l'unico a votare per l'ineleggibilità sarei stato io, che ero il capogruppo dei Progressisti. Ma non sono certo, in base ai miei ricordi, che anche altri del gruppo non votarono contro l'eleggibilità (un resoconto Ansa, ripreso dai quotidiani il giorno dopo, dava conto di 4 voti contrari su 19 presenti e 11 assenti, ndr). Quello che è certo è che come responsabile del centrosinistra nella Giunta fui scavalcato da una direttiva dall'alto del gruppo parlamentare e che qualcuno dei nostri si attenne a questa direttiva.
Uno scambio con Berlusconi? In cambio di che?
È sbagliato leggere tutto in chiave di «inciucio». Secondo me - e la cosa mi pare addirittura più grave - era l'effetto di un malinteso primato della politica, di una concezione, dura a morire anche a sinistra, secondo cui il consenso popolare deve prevalere anche sulla legalità. È un indirizzo che in questi anni si è manifestato in tante altre occasioni, in cui non si è voluto capire che politica e legalità si potevano ben coniugare e confluire nelle giuste scelte. Comunque, quel giorno del '94 anche se il nostro gruppo avesse votato compatto per l'ineleggibilità sarebbe prevalsa la tesi contraria, perché eravamo minoranza.
Fino a un certo punto, perché se tutti i 13 componenti del centrosinistra fossero stati presenti avrebbero potuto sfruttare le assenze del centrodestra. E comunque due anni più tardi, nel '96, il centrosinistra confermò la scelta in favore di Berlusconi, e a quel punto aveva la maggioranza.
Io non ero stato più designato a far parte della nuova Giunta e non posso quindi neppure fare ricorso ai miei ricordi, ma credo che anche allora il gruppo si divise e non tutti avallarono l'eleggibilità di Berlusconi. Oggi leggo però, con rispetto ma con meraviglia, che anche studiosi autorevoli e insospettabili come Valerio Onida ritengono che, dopo due deliberazioni del parlamento che hanno sancito l'eleggibilità di Berlusconi, la questione non è più proponibile. Si può obbiettare che, per fortuna, le giurisprudenze di tutti gli organi giurisdizionali cambiano nel tempo. Su molte questioni la giurisprudenza della Corte di cassazione e della Corte costituzionale non è più quella di vent'anni fa. Ed è auspicabile che anche il parlamento non rimanga sclerotizzato nelle procedure e nel merito dei suoi precedenti, ove riconosca che erano sbagliati.
Per farlo però i nuovi senatori - perché Berlusconi si è trasferito a palazzo Madama - dovrebbero poter conoscere nel dettaglio come andarono le cose vent'anni fa.
È così, stiamo parlando di due decisioni, quella del '94 e quella del '96, consumate negli interna corporis che opacizzano le decisioni della camera. La questione della eleggibilità di Berlusconi non è mai approdata nelle aule parlamentari, è stata decisa nelle fasi preliminari e segrete del procedimento davanti alla Giunta. È questa un'anomalia su cui si dovrebbe intervenire, modificando il vetusto Regolamento, secondo il quale se la maggioranza della Giunta vota per l'eleggibilità, la cosa finisce lì, mentre si va in aula solo se la Giunta vota la ineleggibilità. Sarebbe ora che su una questione di tale rilevanza potesse finalmente discutere pubblicamente un'aula del parlamento. E spero che nel contesto del «cambiamento» la nuova presidente della Camera Laura Boldrini faccia saltare questi arcaici segreti, per consentire a tutti di sapere come andarono effettivamente le cose e trarne appropriate conseguenze politiche.
http://m.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9242/
Ultima modifica di camillobenso il 21/05/2013, 17:58, modificato 1 volta in totale.
Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
dimentichi le news di oggi
ANSA) - ROMA, 21 MAG - Luciano Violante e' contrario alla ineleggibilita' di Berlusconi. Lo ha detto lo stesso esponente del Pd a margine di una convegno. ''Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l'ineleggibilita', ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perche' dovremmo cambiare questa scelta''.
ANSA) - ROMA, 21 MAG - Luciano Violante e' contrario alla ineleggibilita' di Berlusconi. Lo ha detto lo stesso esponente del Pd a margine di una convegno. ''Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l'ineleggibilita', ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perche' dovremmo cambiare questa scelta''.
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Amadeus ha scritto:dimentichi le news di oggi
ANSA) - ROMA, 21 MAG - Luciano Violante e' contrario alla ineleggibilita' di Berlusconi. Lo ha detto lo stesso esponente del Pd a margine di una convegno. ''Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l'ineleggibilita', ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perche' dovremmo cambiare questa scelta''.
Ma guarda un pò quanto è logica e razionale donna Violante.
I fatti sono sempre gli stessi di allora, solo che loro li hanno occultati confidando nel popolo bue.
Adesso le cose sono mutate e Violante farebbe bene imbarcarsi subito sulla prima astronave diretta a Venere.
Il clima è cambiato, la rabbia tantissima, potrebbe fare la fine del duze.
Forse non se ne è ancora reso conto e continua imperterrito a trattare gli italiani come merli pirla.
Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
si sono resi conto benissimo di tutto, i giornali li leggono e gli i-pad li consultano spesso e volentieri mentre sono al lavoro.
hanno messo da parte abbastanza per vivere fregandosene di ciò che si lasceranno dietro.
finchè la dura ....
hanno messo da parte abbastanza per vivere fregandosene di ciò che si lasceranno dietro.
finchè la dura ....
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Oggi leggo però, con rispetto ma con meraviglia, che anche studiosi autorevoli e insospettabili come Valerio Onida ritengono che, dopo due deliberazioni del parlamento che hanno sancito l'eleggibilità di Berlusconi, la questione non è più proponibile.
Oramai anche la sora Pina, la sora Camilla, la sora Ggina potrebbero fare tranquillamente giurisprudenza e occuparsi di materia costituzionale, se Onida si abbassa a questo livello.
Le due deliberazioni sono state ottenute in presenza di una vistosa truffa.
Come possa ritenerle valide lo sa solo lui.
Fatto gravissimo, perché lascia intravvedere i buchi attraverso cui si svolge la materia costituzionale.
Anche il Parlamento in due passaggi ha votato che Ruby era la nipote di Mubarak come sostiene quel pinocchione di Al Tappone.
E per questo oramai dovremmo considerarla tale????
Vabbè che Montanelli sosteneva che alla fine Berlu si convinceva delle balle che raccontava,…..ma che lo faccia Onida significa che è la fine della fine.
Oramai anche la sora Pina, la sora Camilla, la sora Ggina potrebbero fare tranquillamente giurisprudenza e occuparsi di materia costituzionale, se Onida si abbassa a questo livello.
Le due deliberazioni sono state ottenute in presenza di una vistosa truffa.
Come possa ritenerle valide lo sa solo lui.
Fatto gravissimo, perché lascia intravvedere i buchi attraverso cui si svolge la materia costituzionale.
Anche il Parlamento in due passaggi ha votato che Ruby era la nipote di Mubarak come sostiene quel pinocchione di Al Tappone.
E per questo oramai dovremmo considerarla tale????
Vabbè che Montanelli sosteneva che alla fine Berlu si convinceva delle balle che raccontava,…..ma che lo faccia Onida significa che è la fine della fine.
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Re: Dal Pd una legge anti-movimenti.
Un ddl a firma Finocchiaro-Zanda, presentato al Senato, sbarra la strada del voto a quei soggetti senza personalità giuridica e senza statuto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. In pratica scatterebbe il divieto per tutti i movimenti come quello di Beppe Grillo. Il Pd: "Va garantita democrazia interna". La replica del leader M5S: "Non siamo un partito e non possono costringerci ad esserlo". Letta risponde all'ex comico sulla Idem: "C'è chi fa e chi parla, noi affrontiamo problemi"
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Quanto è sceso in basso il PD.Si stà scavando la fossa da solo.
Credono che quelli che votano M5S ritorneranno a votare PD?
Credo invece che perderanno ancora più voti.
Cosa sperava questo PD nato da due partiti con ognuno varie correnti all'interno di andare d'accordo?
Ora si attaccano su tutto.La forza della disperazione.
Ciao
Paolo11
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Quanto è sceso in basso il PD.Si stà scavando la fossa da solo.
Credono che quelli che votano M5S ritorneranno a votare PD?
Credo invece che perderanno ancora più voti.
Cosa sperava questo PD nato da due partiti con ognuno varie correnti all'interno di andare d'accordo?
Ora si attaccano su tutto.La forza della disperazione.
Ciao
Paolo11
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