Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
in che tempi dovrebbe mettere in atto la gioiosa macchina da guerra il cav?
prima o dopo il congresso piddì?
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Re: Come se ne viene fuori ?
La macchina da guerra è in azione da sempre.Amadeus ha scritto:in che tempi dovrebbe mettere in atto la gioiosa macchina da guerra il cav?
prima o dopo il congresso piddì?
Se gli si restringono i campi d'azione spinge per l'arruolamento per la guerra santa.
“Siete pronti a sostenere la nostra battaglia contro l’oppressione fiscale?”
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, rispondono le belanti pecore.
“Siete pronti a sostenere la nostra battaglia contro l’oppressione burocratica?”
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, rispondono le belanti pecore.
“Trovate giusta la nostra battaglia contro l’oppressione giudiziaria?”
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, rispondono le belanti pecore.
Bisogna cercare di capire fino a che punto, gli struzzimerli Pasquali sono disposti a far tirare la corda prima che si rompa.
In 19 anni ho visto che la corda l'ha tirata sempre lui mentre i tricolori stevano a guardare.
Perché :
struzzimerli Pasquali
Struzzi, perché i sudditi tricolori amano mettere la testa sotto la sabbia per non vedere i problemi,
merli, perché i sudditi tricolori si bevono di tutto e di più da troppo tempo,
Pasquali, dalla gag di Totò : Pasquale
http://www.youtube.com/watch?v=PwYdZ0HFHMk
"chissà sto stupido fino a dove vuole arrivare"
" ...............e che me frega ammè e che io sono Pasquale?"
Siamo tutti Pasquali
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 246
La cruna dell’ago – 211
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 211
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 191
Cronaca di un affondamento annunciato - 191
In mezzo alla tempesta - 128
Il buio oltre la siepe - 28
Il fatto che siamo all'interno di un transitorio in cui ci sono macerie fumanti a terra da tutte le parti lo possiamo constatare anche da questo:
Ferrara: "Mi auguro nasca Alba Dorata
in Italia, in Grecia sta andando benone"
Il direttore del Foglio commenta i risultati delle comunali: "Non ho votato a Roma, avevo i cani nervosi, ma al ballottaggio sceglierò Alemanno. Marino? Un opportunista. Grillo? Arriva sempre terzo". E auspica la nascita in Italia del partito ellenico di estrema destra
di Gisella Ruccia
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/05/ ... na/234296/
Elezioni Roma, Ferrara: “Non ho votato, avevo i cani nervosi stamattina”
“Io non ho votato per il sindaco di Roma per la prima volta in tanti anni. Perchè? Per noia, per pigrizia, perchè i miei cani erano nervosi, stamattina ho dovuto portarli subito qui, insomma vari problemi privati”. E’ la giustificazione ironica che Giuliano Ferrara dà della propria astensione alle amministrative romane, durante lo speciale del Tg3 dedicato alle elezioni comunali della Capitale. Il direttore de “Il Foglio” gongola più volte per i risultati non buoni raggiunti da Marcello De Vito, candidato del Movimento 5 Stelle: “Grillo si fa la permanente, ha restituito tutti i soldi” – afferma Ferrara – “fa le vacanze in Kenia, è un grande attore comico, insulta tutti e arriva sempre terzo. E’ un po’ come Tony Servillo a Cannes”. Tra problemi di collegamento audio e vari siparietti comici, l’Elefantino ammette però che al ballottaggio voterà Alemanno: “Ha coperto alcune buche”. Pronta la replica di Antonio Padellaro, direttore de “Il Fatto Quotidiano”: “A me non risulta, magari mi dici in quali vie di Roma le ha coperte”. Ferrara poi dà una personale descrizione del candidato di centrosinistra, Ignazio Marino: “Lui è quello del polo di sinistra del ‘Rodotà-tà-tà’. E’ un opportunista, s’è buttato a sinistra e secondo me non è nè della Roma, nè della Lazio”. E sempre riguardo al M5S, aggiunge: “Mi auguro che nasca Alba Dorata in Italia. Qui lodano tutti Vito Crimi e Beppe Grillo, ma intanto la Grecia sta andando benone”. Sull’astensione massiccia degli elettori romani, invece, dichiara: “Non mi fate sempre questa domanda un po’ fessa. Ai romani non frega niente dell’elezione del sindaco. Prima di lui” – continua – “c’hanno nell’ordine: il Papa, il Presidente della Repubblica, , il segretario di Stato, il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, il parroco”
27 maggio 2013
Romano Prodi
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Il fatto che siamo all'interno di un transitorio in cui ci sono macerie fumanti a terra da tutte le parti lo possiamo constatare anche da questo:
Ferrara: "Mi auguro nasca Alba Dorata
in Italia, in Grecia sta andando benone"
Il direttore del Foglio commenta i risultati delle comunali: "Non ho votato a Roma, avevo i cani nervosi, ma al ballottaggio sceglierò Alemanno. Marino? Un opportunista. Grillo? Arriva sempre terzo". E auspica la nascita in Italia del partito ellenico di estrema destra
di Gisella Ruccia
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Elezioni Roma, Ferrara: “Non ho votato, avevo i cani nervosi stamattina”
“Io non ho votato per il sindaco di Roma per la prima volta in tanti anni. Perchè? Per noia, per pigrizia, perchè i miei cani erano nervosi, stamattina ho dovuto portarli subito qui, insomma vari problemi privati”. E’ la giustificazione ironica che Giuliano Ferrara dà della propria astensione alle amministrative romane, durante lo speciale del Tg3 dedicato alle elezioni comunali della Capitale. Il direttore de “Il Foglio” gongola più volte per i risultati non buoni raggiunti da Marcello De Vito, candidato del Movimento 5 Stelle: “Grillo si fa la permanente, ha restituito tutti i soldi” – afferma Ferrara – “fa le vacanze in Kenia, è un grande attore comico, insulta tutti e arriva sempre terzo. E’ un po’ come Tony Servillo a Cannes”. Tra problemi di collegamento audio e vari siparietti comici, l’Elefantino ammette però che al ballottaggio voterà Alemanno: “Ha coperto alcune buche”. Pronta la replica di Antonio Padellaro, direttore de “Il Fatto Quotidiano”: “A me non risulta, magari mi dici in quali vie di Roma le ha coperte”. Ferrara poi dà una personale descrizione del candidato di centrosinistra, Ignazio Marino: “Lui è quello del polo di sinistra del ‘Rodotà-tà-tà’. E’ un opportunista, s’è buttato a sinistra e secondo me non è nè della Roma, nè della Lazio”. E sempre riguardo al M5S, aggiunge: “Mi auguro che nasca Alba Dorata in Italia. Qui lodano tutti Vito Crimi e Beppe Grillo, ma intanto la Grecia sta andando benone”. Sull’astensione massiccia degli elettori romani, invece, dichiara: “Non mi fate sempre questa domanda un po’ fessa. Ai romani non frega niente dell’elezione del sindaco. Prima di lui” – continua – “c’hanno nell’ordine: il Papa, il Presidente della Repubblica, , il segretario di Stato, il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, il parroco”
27 maggio 2013
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
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La Carica Dei 101 - Crudelia De Mon
http://www.youtube.com/watch?v=Uozyay5YvzU
Certo, ieri sera tardi, ad Arcore, quando i dati sono diventati definitivi e la fotografia del territorio ha rilasciato un’immagine a dir poco sfocata dell’impresa del Pdl, il Cavaliere non si è infuriato come qualcuno prevedeva. Sulle amministrative ha sempre avuto un approccio disincantato, ma certo sentire che l’amico di sempre, Claudio Scajola, è ad un passo dal vedersi scippare il feudo di Imperia e che in alcune roccaforti del nord come Brescia e Sondrio l’arretramento è stato vistoso, non lo hanno certo fatto gioire. A preoccuparlo, più che altro, l’ennesima deblacle della Lega, con Treviso e Vicenza perse in modo pesante al punto da rendere il Carroccio ininfluente – di fatto – nelle grandi realtà comunali del nord.
Una questione che lo ha fatto riflettere sulla strategia futura: Maroni ha portato la Lega ai minimi storici, ora l’alleanza è diventata più un orpello che altro. Eppoi, in ultimo, Siena. Dove proprio non se l’aspettava che Bruno Valentini e la sinistra, dopo lo scandalo Mps, avrebbero fatto bingo. Geografie da rivedere e sondare con grande attenzione, anche se il Cavaliere l’aveva messo in conto di dover pagare un piccolo, grande tributo alle larghe intese, fino a considerare come un rischio calcolato la possibilità di qualche brutta sorpresa. Alemanno e la sconfitta a Roma, la peggiore, in fondo, di questa tornata amministrativa.
La frenata del sindaco di Roma, però, gli era stata in qualche modo annunciata da più di un collaboratore, ma i dati lo hanno comunque scioccato. Così, quel che davvero sembra aver più colpito il Cavaliere (che ieri , come si diceva, ha seguito lo spoglio da Arcore, dove potrebbe restare tutta la settimana) è il flop del M5S, il fatto che la strategia di Grillo inizi a non pagare più. Lui che la stava osservando con grande attenzione, traendone auspici per il suo, personale futuro. E questo lo ha portato a ragionare apertamente con Verdini sulla strategia che aveva messo nel cassetto come piano B in caso di condanna definitiva al processo Mediaset via Cassazione: continuare ad essere leader del centrodestra da fuori del Parlamento, proprio come Grillo (anche lui un condannato incandidabile), lasciando a Daniela Santanchè la leadership carismatica del Pdl nelle aule. E nelle urne. Già, perché l’idea è proprio quella di passare il testimone alla “signora Sallusti” in caso di chiusura negativa della partita giudiziaria.
Ecco, appunto, la Santanchè. “Giubilato” Angelino Alfano come delfino, messo non a caso a reggere il governo di larghe intese, per il partito e la strategia futura elettorale Berlusconi non potrebbe contare su elemento migliore della Santanchè che, non a caso, in questi ultimi giorni spopola in tv con il nuovo volto della destra dalle idee chiare e che si spende per il bene del Paese, benché oberata da un’alleanza con il Pd difficile da digerire e su cui è già stato messo in conto di perdere terreno elettorale. Anche a destra l’elettorato non è meno spietato che a sinistra. Ma la strategia arcoriana è piuttosto semplice, dopo tutto. Se Berlusconi dovesse avere la condanna definitiva, la Santanchè diventerebbe il leader politico del Pdl da spendere in Parlamento. Non tutti, è bene dirlo, sono d’accordo con questa scelta di Berlusconi. La parte più dialogante e centrista del partito, formata dai Lupi ma anche dalle Prestigiacomo e De Girolamo, difficilmente potrebbe digerire che un “falco puro” come la Santanchè possa dirigere l’orchestra pidiellina nelle aule in assenza del Cavaliere. Però l’alternativa è Renato Brunetta. E, insomma, c’è di peggio. Avanti la Santanchè, dunque, anche se la costruzione della strategia politica, di qui a tre, quattro mesi, vedrà il Cavaliere giocare sostanzialmente d’attesa. Non solo dei processi, ma anche della tenuta complessiva del governo.
Se, infatti, incassato il via libera sulla caduta della procedura d’infrazione europea, l’esecutivo dovesse centrare alcuni obiettivi, poi sarebbe difficile azzopparlo e portare il Paese alle urne ad aprile prossimo, in contemporanea con le europee. Ma è comunque bene giocare d’anticipo. La sconfitta di Grillo, d’altra parte, insegna: non si contruiscono né leader, né parlamentari, né tantomeno alternative politiche dal nulla e improvvisamente. Ci vuole tempo, altrimenti l’elettorato, alla prima delusione, volta le spalle. E, dunque, è bene che la Santanchè cominci fin da ora a costruire la propria credibilità di leader dentro il partito e nell’elettorato. Attraverso la tv, ma non solo; ci vuole anche il territorio. Intanto, nelle prossime settimane sarà lei a portare alta la bandiera della pressione sul governo per ottenere risultati da dare in pasto all’elettorato scontento e disaffezionato. Lo ha detto chiaramente, anche ieri, un altro falco come Fabrizio Cicchitto: “Quello che ci interessa e ci fa giudicare la validità dell’esecutivo è la capacità di fare le riforme, economiche e politiche. A questo stiamo guardando”. Dunque, se non è prevedibile un allentamento del sostegno al governissimo Letta, è certo che il Pdl incalzerà chiedendo “misure forti, decisive, convincenti”, per l’immediato, perché è alla “realizzazione dei fatti” che è appesa la vita di questo esecutivo bizzarro e il futuro politico del partito. Ma il volto che chiederà con forza queste misure non sarà quello del Cavaliere.
Sempre più spesso ci sarà Daniela Santanchè.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... he/608584/
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La Carica Dei 101 - Crudelia De Mon
http://www.youtube.com/watch?v=Uozyay5YvzU
Certo, ieri sera tardi, ad Arcore, quando i dati sono diventati definitivi e la fotografia del territorio ha rilasciato un’immagine a dir poco sfocata dell’impresa del Pdl, il Cavaliere non si è infuriato come qualcuno prevedeva. Sulle amministrative ha sempre avuto un approccio disincantato, ma certo sentire che l’amico di sempre, Claudio Scajola, è ad un passo dal vedersi scippare il feudo di Imperia e che in alcune roccaforti del nord come Brescia e Sondrio l’arretramento è stato vistoso, non lo hanno certo fatto gioire. A preoccuparlo, più che altro, l’ennesima deblacle della Lega, con Treviso e Vicenza perse in modo pesante al punto da rendere il Carroccio ininfluente – di fatto – nelle grandi realtà comunali del nord.
Una questione che lo ha fatto riflettere sulla strategia futura: Maroni ha portato la Lega ai minimi storici, ora l’alleanza è diventata più un orpello che altro. Eppoi, in ultimo, Siena. Dove proprio non se l’aspettava che Bruno Valentini e la sinistra, dopo lo scandalo Mps, avrebbero fatto bingo. Geografie da rivedere e sondare con grande attenzione, anche se il Cavaliere l’aveva messo in conto di dover pagare un piccolo, grande tributo alle larghe intese, fino a considerare come un rischio calcolato la possibilità di qualche brutta sorpresa. Alemanno e la sconfitta a Roma, la peggiore, in fondo, di questa tornata amministrativa.
La frenata del sindaco di Roma, però, gli era stata in qualche modo annunciata da più di un collaboratore, ma i dati lo hanno comunque scioccato. Così, quel che davvero sembra aver più colpito il Cavaliere (che ieri , come si diceva, ha seguito lo spoglio da Arcore, dove potrebbe restare tutta la settimana) è il flop del M5S, il fatto che la strategia di Grillo inizi a non pagare più. Lui che la stava osservando con grande attenzione, traendone auspici per il suo, personale futuro. E questo lo ha portato a ragionare apertamente con Verdini sulla strategia che aveva messo nel cassetto come piano B in caso di condanna definitiva al processo Mediaset via Cassazione: continuare ad essere leader del centrodestra da fuori del Parlamento, proprio come Grillo (anche lui un condannato incandidabile), lasciando a Daniela Santanchè la leadership carismatica del Pdl nelle aule. E nelle urne. Già, perché l’idea è proprio quella di passare il testimone alla “signora Sallusti” in caso di chiusura negativa della partita giudiziaria.
Ecco, appunto, la Santanchè. “Giubilato” Angelino Alfano come delfino, messo non a caso a reggere il governo di larghe intese, per il partito e la strategia futura elettorale Berlusconi non potrebbe contare su elemento migliore della Santanchè che, non a caso, in questi ultimi giorni spopola in tv con il nuovo volto della destra dalle idee chiare e che si spende per il bene del Paese, benché oberata da un’alleanza con il Pd difficile da digerire e su cui è già stato messo in conto di perdere terreno elettorale. Anche a destra l’elettorato non è meno spietato che a sinistra. Ma la strategia arcoriana è piuttosto semplice, dopo tutto. Se Berlusconi dovesse avere la condanna definitiva, la Santanchè diventerebbe il leader politico del Pdl da spendere in Parlamento. Non tutti, è bene dirlo, sono d’accordo con questa scelta di Berlusconi. La parte più dialogante e centrista del partito, formata dai Lupi ma anche dalle Prestigiacomo e De Girolamo, difficilmente potrebbe digerire che un “falco puro” come la Santanchè possa dirigere l’orchestra pidiellina nelle aule in assenza del Cavaliere. Però l’alternativa è Renato Brunetta. E, insomma, c’è di peggio. Avanti la Santanchè, dunque, anche se la costruzione della strategia politica, di qui a tre, quattro mesi, vedrà il Cavaliere giocare sostanzialmente d’attesa. Non solo dei processi, ma anche della tenuta complessiva del governo.
Se, infatti, incassato il via libera sulla caduta della procedura d’infrazione europea, l’esecutivo dovesse centrare alcuni obiettivi, poi sarebbe difficile azzopparlo e portare il Paese alle urne ad aprile prossimo, in contemporanea con le europee. Ma è comunque bene giocare d’anticipo. La sconfitta di Grillo, d’altra parte, insegna: non si contruiscono né leader, né parlamentari, né tantomeno alternative politiche dal nulla e improvvisamente. Ci vuole tempo, altrimenti l’elettorato, alla prima delusione, volta le spalle. E, dunque, è bene che la Santanchè cominci fin da ora a costruire la propria credibilità di leader dentro il partito e nell’elettorato. Attraverso la tv, ma non solo; ci vuole anche il territorio. Intanto, nelle prossime settimane sarà lei a portare alta la bandiera della pressione sul governo per ottenere risultati da dare in pasto all’elettorato scontento e disaffezionato. Lo ha detto chiaramente, anche ieri, un altro falco come Fabrizio Cicchitto: “Quello che ci interessa e ci fa giudicare la validità dell’esecutivo è la capacità di fare le riforme, economiche e politiche. A questo stiamo guardando”. Dunque, se non è prevedibile un allentamento del sostegno al governissimo Letta, è certo che il Pdl incalzerà chiedendo “misure forti, decisive, convincenti”, per l’immediato, perché è alla “realizzazione dei fatti” che è appesa la vita di questo esecutivo bizzarro e il futuro politico del partito. Ma il volto che chiederà con forza queste misure non sarà quello del Cavaliere.
Sempre più spesso ci sarà Daniela Santanchè.
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Come inizia una guerra civile – 248
La cruna dell’ago – 213
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 213
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 193
Cronaca di un affondamento annunciato - 193
In mezzo alla tempesta - 130
Il vizietto - 1
La Stampa 29.5.13
Marcello Sorgi: “Pd e Pdl, pur trovandosi in condizioni diverse (il centrosinistra è avanti dappertutto), hanno poco da festeggiare. In fin dei conti, i voti perduti sia rispetto alle amministrative del 2008 che alle politiche del 24 febbraio, si contano a milioni. Nella sola Roma, oltre quattrocentomila”.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 248
La cruna dell’ago – 213
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 193
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In mezzo alla tempesta - 130
Il vizietto - 1
La Stampa 29.5.13
Marcello Sorgi: “Pd e Pdl, pur trovandosi in condizioni diverse (il centrosinistra è avanti dappertutto), hanno poco da festeggiare. In fin dei conti, i voti perduti sia rispetto alle amministrative del 2008 che alle politiche del 24 febbraio, si contano a milioni. Nella sola Roma, oltre quattrocentomila”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 249
La cruna dell’ago – 214
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 214
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 194
Cronaca di un affondamento annunciato - 194
In mezzo alla tempesta - 131
Il vizietto - 2
Fuga dai partiti: esultano perdendo.
29/05/2013 di triskel182
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Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 249
La cruna dell’ago – 214
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 214
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 194
Cronaca di un affondamento annunciato - 194
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Fuga dai partiti: esultano perdendo.
29/05/2013 di triskel182
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
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Come inizia una guerra civile – 250
La cruna dell’ago – 215
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 195
Cronaca di un affondamento annunciato - 195
In mezzo alla tempesta - 133
Il vizietto - 3
NUOVA POLITICA: SI VINCE PERDENDO
(Chiara Paolin).
29/05/2013 di triskel182
L’ASTENSIONE PREMIA CHI TIENE I SUOI. MIGLIAIA DI ELETTORI PREFERISCONO RESTARE A CASA.
Vincere perdendo è la grande novità delle amministrative 2013. Succede al Pd, che rispetto alle Comunali del 2008 ha visto sparire 295 mila voti, cioè il 43% del suo elettorato. Un dato che fa il paio con le politiche dello scorso febbraio nei 16 comuni capoluogo andati alle urne: meno 243 mila voti, bruciato il 38% delle schede ottenute da Bersani.
Molto ma molto peggio va nel Pdl. Dissolti 458 mila voti rispetto alle gloriose elezioni 2008 (con un 65% di delusi) e 163 mila rispetto alle urne di febbraio 2013, sempre sul campione dei capoluoghi. Tracollo infine per la Lega Nord, che ha perso la metà del consenso in cinque anni, e percentuali da sballo per le formazioni di destra mentre in controtendenza stanno le formazioni di sinistra (Sel, Rc, Arcobaleno).
Tutte le analisi sul voto si precipitano a spiegare l’origine di questi numeri da tregenda. Innanzitutto l’anno 2008 è un termine di paragone imperfetto: lì le elezioni comunali erano associate alle politiche, peraltro molto accese, e perciò più partecipate. Se il paragone si fa tra i risultati di oggi e quelli delle consultazioni amministrative successive al 2008, cioè i Comuni andati a votare tra il 2009 e il 2012, il calo della partecipazione si attenua con gradualità. Spiega il Cise, centro studi elettorali della università Luiss: “Considerando i 16 comuni capoluogo al voto, l’affluenza è stata del 56,2%, con una perdita di 19,2 punti rispetto alla tornata precedente. Anche allargando lo sguardo fino a comprendere l’insieme dei 92 comuni superiori ai 15.000 abitanti la sostanza non cambia: 60,5% di affluenza e un calo di 16,2 punti. Alle amministrative dell’anno scorso, nei 26 comuni capoluogo al voto la diminuzione dell’affluenza fu esattamente la stessa dello scorso weekend (8,2 punti) e la partecipazione complessiva fu del 63,5%. Andando ancora più indietro, nella tornata amministrativa del 2011 (quella che coinvolgeva città come Milano, Napoli e altri 21 capoluoghi), la partecipazione fu del 65,3%”. Dunque il calo ha colpito l’Italia dei partiti con le cifre più drammatiche (meno 20 per cento a Roma, meno 24 a Pisa, meno 19 a Sondrio) solo guardando parecchio indietro. Ma la colpa dei brutti risultati dipende soprattutto dalla voragine romana: la capitale ha segnato il record negativo dell’affluenza con il 52,8 per cento, un valore pesante da reggere sull’intero corpo votante e che ha punito severamente sia il Pd che il Pdl. “Il dato dell’astensione resta l’elemento principe in questa tornata – conferma Gianluca Passarelli, ricercatore dell’Istituro Cattaneo -. Una disaffezione che ha incanalato una serie di elementi diversi: la stanchezza generale verso i partiti, le urne così ravvicinate tra politiche, regionali e comunali, la delusioneper Grillo che in questi primi mesi di attività parlamentare s’è dimostrato poco duttile. Mettiamoci pure un governo di larghe intese che di sicuro non spinge gli elettori a esprimersi con decisione, ed ecco il risultato di queste ore”.
L’istituto ha cercato di capire in dettaglio come si siano mossi i flussi analizzando quattro città campione (Bar-letta, Treviso, Brescia e Ancona): anche in provincia vincono astensione e ritorno alle origini. Una delusione cui non scampa il Movimento 5 Stelle, che pur migliorando la performance sul territorio rispetto alle primissime apparizioni, perde 415mila voti guardando alle politiche (sempre nei 16 comuni capoluogo). E svuota ulteriormente il bacino elettorale: “Di certo una parte degli elettori un tempo Pd s’erano trasferiti nel Movimento ma hanno deciso stavolta di disertare il voto, oppure di rientrare nel Pd – continua Passarelli -. Ora immaginare che cosa accadrà al ballottaggio è difficile, ma di certo conterà molto l’elemento locale: un conto è dare il proprio voto di protesta a Grillo per il parlamento, il palazzo del potere, Roma lontana; altro discorso è scegliere la persona che amministra il tuo comune, il tuo quartiere, le decisioni più spicce ma più rilevanti nella vita quotidiana”.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/05/2013.
Romano Prodi
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Cronaca di un affondamento annunciato - 195
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Il vizietto - 3
NUOVA POLITICA: SI VINCE PERDENDO
(Chiara Paolin).
29/05/2013 di triskel182
L’ASTENSIONE PREMIA CHI TIENE I SUOI. MIGLIAIA DI ELETTORI PREFERISCONO RESTARE A CASA.
Vincere perdendo è la grande novità delle amministrative 2013. Succede al Pd, che rispetto alle Comunali del 2008 ha visto sparire 295 mila voti, cioè il 43% del suo elettorato. Un dato che fa il paio con le politiche dello scorso febbraio nei 16 comuni capoluogo andati alle urne: meno 243 mila voti, bruciato il 38% delle schede ottenute da Bersani.
Molto ma molto peggio va nel Pdl. Dissolti 458 mila voti rispetto alle gloriose elezioni 2008 (con un 65% di delusi) e 163 mila rispetto alle urne di febbraio 2013, sempre sul campione dei capoluoghi. Tracollo infine per la Lega Nord, che ha perso la metà del consenso in cinque anni, e percentuali da sballo per le formazioni di destra mentre in controtendenza stanno le formazioni di sinistra (Sel, Rc, Arcobaleno).
Tutte le analisi sul voto si precipitano a spiegare l’origine di questi numeri da tregenda. Innanzitutto l’anno 2008 è un termine di paragone imperfetto: lì le elezioni comunali erano associate alle politiche, peraltro molto accese, e perciò più partecipate. Se il paragone si fa tra i risultati di oggi e quelli delle consultazioni amministrative successive al 2008, cioè i Comuni andati a votare tra il 2009 e il 2012, il calo della partecipazione si attenua con gradualità. Spiega il Cise, centro studi elettorali della università Luiss: “Considerando i 16 comuni capoluogo al voto, l’affluenza è stata del 56,2%, con una perdita di 19,2 punti rispetto alla tornata precedente. Anche allargando lo sguardo fino a comprendere l’insieme dei 92 comuni superiori ai 15.000 abitanti la sostanza non cambia: 60,5% di affluenza e un calo di 16,2 punti. Alle amministrative dell’anno scorso, nei 26 comuni capoluogo al voto la diminuzione dell’affluenza fu esattamente la stessa dello scorso weekend (8,2 punti) e la partecipazione complessiva fu del 63,5%. Andando ancora più indietro, nella tornata amministrativa del 2011 (quella che coinvolgeva città come Milano, Napoli e altri 21 capoluoghi), la partecipazione fu del 65,3%”. Dunque il calo ha colpito l’Italia dei partiti con le cifre più drammatiche (meno 20 per cento a Roma, meno 24 a Pisa, meno 19 a Sondrio) solo guardando parecchio indietro. Ma la colpa dei brutti risultati dipende soprattutto dalla voragine romana: la capitale ha segnato il record negativo dell’affluenza con il 52,8 per cento, un valore pesante da reggere sull’intero corpo votante e che ha punito severamente sia il Pd che il Pdl. “Il dato dell’astensione resta l’elemento principe in questa tornata – conferma Gianluca Passarelli, ricercatore dell’Istituro Cattaneo -. Una disaffezione che ha incanalato una serie di elementi diversi: la stanchezza generale verso i partiti, le urne così ravvicinate tra politiche, regionali e comunali, la delusioneper Grillo che in questi primi mesi di attività parlamentare s’è dimostrato poco duttile. Mettiamoci pure un governo di larghe intese che di sicuro non spinge gli elettori a esprimersi con decisione, ed ecco il risultato di queste ore”.
L’istituto ha cercato di capire in dettaglio come si siano mossi i flussi analizzando quattro città campione (Bar-letta, Treviso, Brescia e Ancona): anche in provincia vincono astensione e ritorno alle origini. Una delusione cui non scampa il Movimento 5 Stelle, che pur migliorando la performance sul territorio rispetto alle primissime apparizioni, perde 415mila voti guardando alle politiche (sempre nei 16 comuni capoluogo). E svuota ulteriormente il bacino elettorale: “Di certo una parte degli elettori un tempo Pd s’erano trasferiti nel Movimento ma hanno deciso stavolta di disertare il voto, oppure di rientrare nel Pd – continua Passarelli -. Ora immaginare che cosa accadrà al ballottaggio è difficile, ma di certo conterà molto l’elemento locale: un conto è dare il proprio voto di protesta a Grillo per il parlamento, il palazzo del potere, Roma lontana; altro discorso è scegliere la persona che amministra il tuo comune, il tuo quartiere, le decisioni più spicce ma più rilevanti nella vita quotidiana”.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/05/2013.
Re: Come se ne viene fuori ?
Sì, Zio ma non è che dobbiamo fare finta che anche con pochi, stiracchiati e insperati, voti non si agguanti il governo di una città .
stamattina ho aperto il giornale regionale al bar ...fra 15 giorni votiamo il sindaco ....
sabato scorso corradino mineo ( che ho sempre ammirato) è venuto a sostenere il candidato pd che si è alleato con il candidato sindaco del movimento territorio ( ovvero pdl finta rifatta , sostenuta da Crocetta )
era troppo entusiasta e mi è venuto il dubbio che gli avessero taciuto la vera natura delle cose .... ma poi ho pensato al " non poteva non sapere" e ho deciso di non concedere attenuanti.
il partito comunista invita a non andare a votare quando invece ci sono due candidati ( di cui uno specchiatissimo ) indipendenti che valgono ampiamente la pena.
ma tant'è ... meglio far vincere la nuova pdl che provare ad uscire da uno schema mentale autolesionista ( però la dignità è salva, la coerenza è garantita )
stamattina ho aperto il giornale regionale al bar ...fra 15 giorni votiamo il sindaco ....
sabato scorso corradino mineo ( che ho sempre ammirato) è venuto a sostenere il candidato pd che si è alleato con il candidato sindaco del movimento territorio ( ovvero pdl finta rifatta , sostenuta da Crocetta )
era troppo entusiasta e mi è venuto il dubbio che gli avessero taciuto la vera natura delle cose .... ma poi ho pensato al " non poteva non sapere" e ho deciso di non concedere attenuanti.
il partito comunista invita a non andare a votare quando invece ci sono due candidati ( di cui uno specchiatissimo ) indipendenti che valgono ampiamente la pena.
ma tant'è ... meglio far vincere la nuova pdl che provare ad uscire da uno schema mentale autolesionista ( però la dignità è salva, la coerenza è garantita )
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Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi
Come inizia una guerra civile – 251
La cruna dell’ago – 216
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 215
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 196
Cronaca di un affondamento annunciato - 196
In mezzo alla tempesta - 134
Seduti sopra una polveriera pronta ad esplodere - 1
Chi è Bisignani?
Luigi Bisignani
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luigi Bisignani (Milano, 18 ottobre 1953) è un faccendiere italiano[1][2][3], ritenuto uno degli uomini più potenti d'Italia[4].
Biografia [modifica]
Figlio di un manager della Pirelli, si laurea in economia e si trasferisce a Roma, dove, giovanissimo, inizia a lavorare come capo dell'ufficio stampa del ministro del Tesoro Gaetano Stammati nei governi presieduti da Giulio Andreotti tra il '76 e il '79 e come cronista per l’agenzia Ansa[5].
Nel 1981 il suo nome compare negli elenchi della loggia massonica P2 rinvenuti a Castiglion Fibocchi. Le cronache raccontano che lui in persona dette la notizia all'Ansa, per la quale già da qualche anno è redattore e si occupa di massoneria. Bisignani smentisce la sua appartenenza a qualsiasi loggia.[6][7]
È vicepresidente esecutivo per il ramo internazionale del gruppo Ilte.[6]
È ritenuto uno degli uomini più potenti d'Italia.[4]
È fratello del manager Giovanni Bisignani[8].
Ha scritto due romanzi, Il sigillo della porpora (1989) e Nostra signora del KGB (1992).[9]
Inchieste parlamentari e giudiziarie [modifica]
Condanna nel processo Enimont [modifica]
Nel 1992 Bisignani entra nel gruppo Ferruzzi (azionista di maggioranza della Montedison), per occuparsi di editoria e comunicazione[5]. Nel 1993 la Procura di Milano chiede il suo arresto per violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti nell'inchiesta Enimont.
Il 7 gennaio '94 Bisignani viene arrestato[10]. Nel 1998 la Corte di Cassazione conferma la sua condanna a due anni e sei mesi. A seguito della definitiva condanna, nel 2002 viene anche radiato dall'Ordine dei giornalisti[11].
Inchiesta Why Not [modifica]
Il suo nome compare nell'Inchiesta Why Not del pm Luigi De Magistris.[12]
Coinvolgimento nella inchiesta P4 [modifica]
Questa voce o sezione tratta eventi in corso o di immediata attualità.
Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.
Se vuoi scrivere un articolo giornalistico sull'argomento, puoi farlo su Wikinotizie. Non aggiungere speculazioni alla voce.
Il 15 giugno 2011 è sottoposto a detenzione domiciliare per l'ipotesi di reato di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta associazione P4[13][14][15][16], condotta dai pubblici ministeri della Procura di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock[4][17]; analogamente, richiesta di custodia cautelare è stata inviata alla Camera di appartenenza del deputato Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa (accusato di concussione). Le indagini da cui è derivata la misura cautelare agli arresti domiciliari sono definite «di ampio respiro» dalla Procura di Napoli: secondo la stessa Procura, esse «riguardano l'illecita acquisizione di notizie e di informazioni, anche coperte da segreto, alcune delle quali inerenti a procedimenti penali in corso nonché di altri dati sensibili o personali al fine di consentire a soggetti inquisiti di eludere le indagini giudiziarie ovvero per ottenere favori o altre utilità».
In altri termini, le indagini giudiziarie avrebbero ad oggetto la gestione di notizie riservate, appalti, nomine e finanziamenti da parte di un sistema informativo parallelo, segreto e deviato, volto alla commissione di «un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia», in un misto di dossier e ricatti, anche attraverso interferenze su organi costituzionali.
Familiari [modifica]
Il 14 gennaio 2013 il figlio Renato Bisignani, all'età di 27 anni, è nominato responsabile della comunicazione attività sportive della casa automobilistica Ferrari[18].
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Chi è Bisignani?
Luigi Bisignani
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Luigi Bisignani (Milano, 18 ottobre 1953) è un faccendiere italiano[1][2][3], ritenuto uno degli uomini più potenti d'Italia[4].
Biografia [modifica]
Figlio di un manager della Pirelli, si laurea in economia e si trasferisce a Roma, dove, giovanissimo, inizia a lavorare come capo dell'ufficio stampa del ministro del Tesoro Gaetano Stammati nei governi presieduti da Giulio Andreotti tra il '76 e il '79 e come cronista per l’agenzia Ansa[5].
Nel 1981 il suo nome compare negli elenchi della loggia massonica P2 rinvenuti a Castiglion Fibocchi. Le cronache raccontano che lui in persona dette la notizia all'Ansa, per la quale già da qualche anno è redattore e si occupa di massoneria. Bisignani smentisce la sua appartenenza a qualsiasi loggia.[6][7]
È vicepresidente esecutivo per il ramo internazionale del gruppo Ilte.[6]
È ritenuto uno degli uomini più potenti d'Italia.[4]
È fratello del manager Giovanni Bisignani[8].
Ha scritto due romanzi, Il sigillo della porpora (1989) e Nostra signora del KGB (1992).[9]
Inchieste parlamentari e giudiziarie [modifica]
Condanna nel processo Enimont [modifica]
Nel 1992 Bisignani entra nel gruppo Ferruzzi (azionista di maggioranza della Montedison), per occuparsi di editoria e comunicazione[5]. Nel 1993 la Procura di Milano chiede il suo arresto per violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti nell'inchiesta Enimont.
Il 7 gennaio '94 Bisignani viene arrestato[10]. Nel 1998 la Corte di Cassazione conferma la sua condanna a due anni e sei mesi. A seguito della definitiva condanna, nel 2002 viene anche radiato dall'Ordine dei giornalisti[11].
Inchiesta Why Not [modifica]
Il suo nome compare nell'Inchiesta Why Not del pm Luigi De Magistris.[12]
Coinvolgimento nella inchiesta P4 [modifica]
Questa voce o sezione tratta eventi in corso o di immediata attualità.
Le informazioni possono pertanto cambiare rapidamente con il progredire degli eventi.
Se vuoi scrivere un articolo giornalistico sull'argomento, puoi farlo su Wikinotizie. Non aggiungere speculazioni alla voce.
Il 15 giugno 2011 è sottoposto a detenzione domiciliare per l'ipotesi di reato di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta associazione P4[13][14][15][16], condotta dai pubblici ministeri della Procura di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock[4][17]; analogamente, richiesta di custodia cautelare è stata inviata alla Camera di appartenenza del deputato Pdl ed ex magistrato Alfonso Papa (accusato di concussione). Le indagini da cui è derivata la misura cautelare agli arresti domiciliari sono definite «di ampio respiro» dalla Procura di Napoli: secondo la stessa Procura, esse «riguardano l'illecita acquisizione di notizie e di informazioni, anche coperte da segreto, alcune delle quali inerenti a procedimenti penali in corso nonché di altri dati sensibili o personali al fine di consentire a soggetti inquisiti di eludere le indagini giudiziarie ovvero per ottenere favori o altre utilità».
In altri termini, le indagini giudiziarie avrebbero ad oggetto la gestione di notizie riservate, appalti, nomine e finanziamenti da parte di un sistema informativo parallelo, segreto e deviato, volto alla commissione di «un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia», in un misto di dossier e ricatti, anche attraverso interferenze su organi costituzionali.
Familiari [modifica]
Il 14 gennaio 2013 il figlio Renato Bisignani, all'età di 27 anni, è nominato responsabile della comunicazione attività sportive della casa automobilistica Ferrari[18].
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
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La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 197
Cronaca di un affondamento annunciato - 197
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Seduti sopra una polveriera pronta ad esplodere - 2
Dopo aver letto l’articolo su Luigi Bisignani il commento più attendibile diventa quello di :
Luca, 2 ore fa
Il solito mix di depistaggi, calunnie e mezze verità..
Torna la stagione dei veleni che abbiamo già ampiamente conosciuto nella prima Repubblica, e in tono decisamente minore nella seconda.
Quella del mix di depistaggi, calunnie, verità e mezze verità è una tecnica collaudatissima su tutto il pianeta da tantissimi anni, ma applicata con grande soddisfazione all’interno dello Stivalone.
Si tratta di mescolare con diabolica abilità un serie di notizie vere, che stanno alla base dell’impianto accusatorio, a cui nessuno può sottrarsi con tanta facilità davanti all’evidenza.
A mezze verità che fanno da pilastro di sostengo alla verità, ma che creano una serie di dubbi alla fascia di persone che seguono la politica, mentre non ne creano affatto al largo pubblico che s’interessa più di Milan e Inter, oppure di quelle trasmissioni televisive che non impegnano più di tanto il cervello, diffusissime sulle reti Mediaset, che hanno contaminato da anni anche le reti Rai.
Chi non dispone di fonti informative personali a questo punto memorizza il dubbio e va avanti. Non ne ha la voglia, il tempo, e i mezzi per appurare la verità
In questo impianto, vengono introdotte notizie false e tendenziose, spesso destituite di fondamento che creano dubbi ancora più forti delle mezze verità e che per gli stessi motivi non verranno mai chiarite se non da altra fonte, dove molte volte si rivela dopo decenni, non dissipando i dubbi ma amplificandoli.
Prendendo ad esempio la notizia dell’ipotesi dei mandanti di Falcone nascono due modi di valutazione.
Il primo, quello di un elettore di destra, che apprende con soddisfazione la rivelazione di Bisignani e la trasmette così com’è, perché allontana la ventennale ipotesi che la responsabilità appartenga alla mafia e di conseguenza i partiti ad essa associata nella prima e nella seconda Repubblica.
Per questo tipo di lettore questa sarà la verità rivelata.
Per l’elettore di sinistra è diverso.
- Il primo dubbio nasce dalla fonte, Giulio Andreotti. Andreotti non è mai stato una fonte attendibile. Pur riconoscendoli una cultura e un’intelligenza superiore alla media, non di poco, ma di tantissimo, Andreotti ha usato male quel dono che per i cattolici rappresenta l’intelligenza.
Andreotti è stata la raffigurazione che i cattolici danno del nemico storico, Satana.
Non è affatto un caso che il vignettista Forattini, prima versione de La Repubblica, ad un certo punto chiamerà sistematicamente Giulio Andreotti con l'appellativo : BELZEBU'.
Andreotti è sempre stato Satana. Il suo posto verrà preso nella seconda Repubblica, da The Cayman.
Gli ambienti cattolici di sempre hanno sempre invitato a dubitare del maligno perché si presenta sempre suadente e sorridente.
Non lo sapevano, ma hanno anticipato perfettamente le figure di Andreotti e Berlusconi.
- Quello che riporta Bisignani è solo una sensazione di Andreotti non suffragata da prove circostanziate.
- La domanda che sorge immediatamente spontanea è:
Ammessa che fosse vera la supposizione di Andreotti, perché Borsellino segue la stessa sorte qualche mese dopo. E perché non è stata presa in considerazione dal pool siciliano che indaga da anni?
Chi ha già visto più volte queste porcate è indotto a chiedersi.
Ma a chi giova il nuovo libro di Bisignani, che si inserisce nel transitorio più difficile della storia repubblicana???
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In mezzo alla tempesta - 135
Seduti sopra una polveriera pronta ad esplodere - 2
Dopo aver letto l’articolo su Luigi Bisignani il commento più attendibile diventa quello di :
Luca, 2 ore fa
Il solito mix di depistaggi, calunnie e mezze verità..
Torna la stagione dei veleni che abbiamo già ampiamente conosciuto nella prima Repubblica, e in tono decisamente minore nella seconda.
Quella del mix di depistaggi, calunnie, verità e mezze verità è una tecnica collaudatissima su tutto il pianeta da tantissimi anni, ma applicata con grande soddisfazione all’interno dello Stivalone.
Si tratta di mescolare con diabolica abilità un serie di notizie vere, che stanno alla base dell’impianto accusatorio, a cui nessuno può sottrarsi con tanta facilità davanti all’evidenza.
A mezze verità che fanno da pilastro di sostengo alla verità, ma che creano una serie di dubbi alla fascia di persone che seguono la politica, mentre non ne creano affatto al largo pubblico che s’interessa più di Milan e Inter, oppure di quelle trasmissioni televisive che non impegnano più di tanto il cervello, diffusissime sulle reti Mediaset, che hanno contaminato da anni anche le reti Rai.
Chi non dispone di fonti informative personali a questo punto memorizza il dubbio e va avanti. Non ne ha la voglia, il tempo, e i mezzi per appurare la verità
In questo impianto, vengono introdotte notizie false e tendenziose, spesso destituite di fondamento che creano dubbi ancora più forti delle mezze verità e che per gli stessi motivi non verranno mai chiarite se non da altra fonte, dove molte volte si rivela dopo decenni, non dissipando i dubbi ma amplificandoli.
Prendendo ad esempio la notizia dell’ipotesi dei mandanti di Falcone nascono due modi di valutazione.
Il primo, quello di un elettore di destra, che apprende con soddisfazione la rivelazione di Bisignani e la trasmette così com’è, perché allontana la ventennale ipotesi che la responsabilità appartenga alla mafia e di conseguenza i partiti ad essa associata nella prima e nella seconda Repubblica.
Per questo tipo di lettore questa sarà la verità rivelata.
Per l’elettore di sinistra è diverso.
- Il primo dubbio nasce dalla fonte, Giulio Andreotti. Andreotti non è mai stato una fonte attendibile. Pur riconoscendoli una cultura e un’intelligenza superiore alla media, non di poco, ma di tantissimo, Andreotti ha usato male quel dono che per i cattolici rappresenta l’intelligenza.
Andreotti è stata la raffigurazione che i cattolici danno del nemico storico, Satana.
Non è affatto un caso che il vignettista Forattini, prima versione de La Repubblica, ad un certo punto chiamerà sistematicamente Giulio Andreotti con l'appellativo : BELZEBU'.
Andreotti è sempre stato Satana. Il suo posto verrà preso nella seconda Repubblica, da The Cayman.
Gli ambienti cattolici di sempre hanno sempre invitato a dubitare del maligno perché si presenta sempre suadente e sorridente.
Non lo sapevano, ma hanno anticipato perfettamente le figure di Andreotti e Berlusconi.
- Quello che riporta Bisignani è solo una sensazione di Andreotti non suffragata da prove circostanziate.
- La domanda che sorge immediatamente spontanea è:
Ammessa che fosse vera la supposizione di Andreotti, perché Borsellino segue la stessa sorte qualche mese dopo. E perché non è stata presa in considerazione dal pool siciliano che indaga da anni?
Chi ha già visto più volte queste porcate è indotto a chiedersi.
Ma a chi giova il nuovo libro di Bisignani, che si inserisce nel transitorio più difficile della storia repubblicana???
Ultima modifica di camillobenso il 29/05/2013, 20:34, modificato 1 volta in totale.
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