Chi sale, chi scende
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Re: Chi sale, chi scende
Contrariamente a quello che si può pensare, il flusso dei voti persi dal Pd vanno verso i 5S.
Vendola, rimane stazionario, perché in letargo. C'è maltempo in tutta in tutta Italia, la primavera tarda ad arrivare, ed evidentemente il segretario di Sel intende prolungare il suo letargo all'interno della caverna.
Anche Scelta civica prosegue il sue declino.
I Dc che stavano con Er monnezza e poi sono passati a Monti, preso atto del fallimento tornano gradatamente all'ovile berlusconiano.
Vendola, rimane stazionario, perché in letargo. C'è maltempo in tutta in tutta Italia, la primavera tarda ad arrivare, ed evidentemente il segretario di Sel intende prolungare il suo letargo all'interno della caverna.
Anche Scelta civica prosegue il sue declino.
I Dc che stavano con Er monnezza e poi sono passati a Monti, preso atto del fallimento tornano gradatamente all'ovile berlusconiano.
Re: Chi sale, chi scende
Grillo: a ottobre elezioni, saremo noi contro Berlusconi
e... ne resterà uno solo... Berlusconi!
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Re: Chi sale, chi scende
Comunali, affluenza in picchiata
A Roma il calo è di quasi 20 punti
ORINO
Sette milioni chiamati alle urne, ma in tanti, molti di più di quanto si prevedesse, le disertano. L’affluenza nella prima giornata di voto per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di 564 comuni nonché dei consigli circoscrizionali è stata alle 22 del 44,66%, più di 15 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando i votanti furono il 60%. E si tratta certamente di uno dei dati più bassi delle ultime tornate elettorali.
Le percentuali di votanti sono in calo quasi ovunque, con un crollo al di sopra di ogni aspettativa nella Capitale dove alle 22 ha votato solo il 37,69% degli aventi diritto, quasi 20 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando votò il 57,20%. In Lombardia ha votato il 47,91% degli aventi diritto contro il 67,45% delle precedenti elezioni. 95 i comuni coinvolti di cui tre capoluoghi: Brescia (47,75% l’affluenza contro il precedente 70,55%), dove la campagna elettorale è stata più accesa con contestazioni e tensione in piazza al comizio di Silvio Berlusconi, Sondrio (42,99 la percentuale di votanti) e Lodi (49,80).
Quarantasette i Comuni al voto (10 sopra i 15 mila abitanti) in Veneto dove l’affluenza è stata del 48,47%, quasi 18 punti in meno rispetto alle precedenti amministrative. A Treviso e Vicenza le sfide più attese, con una forte probabilità di ballottaggio. Il Piemonte (52 comuni al voto di cui solo due con oltre 15 mila abitanti) vince, invece, la partita dell’affluenza alle urne fra le regioni del nord: i votanti sono in calo come ovunque, ma il dato del 49,58% (a fronte del precedente 64,79) è il più alto fra tutte le regioni settentrionali. . Niente voto nel nuovo Comune di Mappano (Torino), creato a gennaio: un ricorso al Tar ha congelato le elezioni e un comitato di cittadini ha promosso per oggi una fiaccolata di protesta. Freddo, pioggia in mattinata e un crollo di circa 19 punti nel dato sull’affluenza (40,00 contro 59,15 delle precedenti comunali) hanno caratterizzato la prima giornata di voto ad Ancona. Per la seconda volta consecutiva il capoluogo torna alle urne dopo la fine anticipata della consiliatura, e questo spiega forse una certa disaffezione fra i cittadini.
In Umbria si vota per il rinnovo del consiglio in cinque piccoli Comuni: Corciano, Trevi, Passignano sul Trasimeno, Monte Santa Maria Tiberina (Perugia) e Castel Giorgio (Terni). Corciano è l’unico Comune per il quale è previsto l’eventuale ballottaggio. L’affluenza è generalmente in calo nella regione rispetto alle precedenti amministrative: 44,82 (62,64 nel 2008). La Campania è la regione con l’affluenza più alta in Italia: ha votato il 51,84% degli aventi diritto (nelle ultime elezioni il dato era stato del 59,40); ad Avellino una vera debacle nell’affluenza, scesa dal 60,29 al 40,16%.
In Basilicata undici (dieci in provincia di Potenza e uno in quella di Matera) i Comuni chiamati al voto. In nessun caso ci sarà bisogno del ballottaggio, perché tutti e undici i Comuni hanno una popolazione inferiore ai 15 mila abitanti. Alle 22 l’affluenza nella regione è del 43,12% (51,73 nelle passate elezioni). Tra le curiosità della giornata una raffica di multe per propaganda elettorale, non consentita, all’ingresso delle sezioni di voto a Castellamare di Stabia (dove un candidato che pretendeva la `prova voto´ tramite cellulare è stato accompagnato in commissariato), l’apertura dei seggi al fotofinish a Sulmona dove le schede elettorali sono state ristampate dopo un errore rilevato ieri dalla responsabile dell’ufficio elettorale e la singolare situazione di Montesano Salentino (Lecce) dove c’è una sola lista in lizza e quindi un solo candidato sindaco.
LO SCRUTINIO
Le operazioni di scrutinio cominceranno domani al termine della votazione e dell’accertamento del numero dei votanti. In caso di ballottaggio per l’elezione dei sindaci, si voterà domenica 9 giugno (dalle 8.00 alle 22.00) e lunedì 10 giugno (dalle 7.00 alle 15.00); anche in questo caso le operazioni di scrutinio avranno inizio sempre lunedì al termine delle votazioni e dell’ accertamento del numero dei votanti. I risultati saranno consultabili in diretta da lunedì alle 15 sul sito de la Stampa.
A Roma il calo è di quasi 20 punti
ORINO
Sette milioni chiamati alle urne, ma in tanti, molti di più di quanto si prevedesse, le disertano. L’affluenza nella prima giornata di voto per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di 564 comuni nonché dei consigli circoscrizionali è stata alle 22 del 44,66%, più di 15 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando i votanti furono il 60%. E si tratta certamente di uno dei dati più bassi delle ultime tornate elettorali.
Le percentuali di votanti sono in calo quasi ovunque, con un crollo al di sopra di ogni aspettativa nella Capitale dove alle 22 ha votato solo il 37,69% degli aventi diritto, quasi 20 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando votò il 57,20%. In Lombardia ha votato il 47,91% degli aventi diritto contro il 67,45% delle precedenti elezioni. 95 i comuni coinvolti di cui tre capoluoghi: Brescia (47,75% l’affluenza contro il precedente 70,55%), dove la campagna elettorale è stata più accesa con contestazioni e tensione in piazza al comizio di Silvio Berlusconi, Sondrio (42,99 la percentuale di votanti) e Lodi (49,80).
Quarantasette i Comuni al voto (10 sopra i 15 mila abitanti) in Veneto dove l’affluenza è stata del 48,47%, quasi 18 punti in meno rispetto alle precedenti amministrative. A Treviso e Vicenza le sfide più attese, con una forte probabilità di ballottaggio. Il Piemonte (52 comuni al voto di cui solo due con oltre 15 mila abitanti) vince, invece, la partita dell’affluenza alle urne fra le regioni del nord: i votanti sono in calo come ovunque, ma il dato del 49,58% (a fronte del precedente 64,79) è il più alto fra tutte le regioni settentrionali. . Niente voto nel nuovo Comune di Mappano (Torino), creato a gennaio: un ricorso al Tar ha congelato le elezioni e un comitato di cittadini ha promosso per oggi una fiaccolata di protesta. Freddo, pioggia in mattinata e un crollo di circa 19 punti nel dato sull’affluenza (40,00 contro 59,15 delle precedenti comunali) hanno caratterizzato la prima giornata di voto ad Ancona. Per la seconda volta consecutiva il capoluogo torna alle urne dopo la fine anticipata della consiliatura, e questo spiega forse una certa disaffezione fra i cittadini.
In Umbria si vota per il rinnovo del consiglio in cinque piccoli Comuni: Corciano, Trevi, Passignano sul Trasimeno, Monte Santa Maria Tiberina (Perugia) e Castel Giorgio (Terni). Corciano è l’unico Comune per il quale è previsto l’eventuale ballottaggio. L’affluenza è generalmente in calo nella regione rispetto alle precedenti amministrative: 44,82 (62,64 nel 2008). La Campania è la regione con l’affluenza più alta in Italia: ha votato il 51,84% degli aventi diritto (nelle ultime elezioni il dato era stato del 59,40); ad Avellino una vera debacle nell’affluenza, scesa dal 60,29 al 40,16%.
In Basilicata undici (dieci in provincia di Potenza e uno in quella di Matera) i Comuni chiamati al voto. In nessun caso ci sarà bisogno del ballottaggio, perché tutti e undici i Comuni hanno una popolazione inferiore ai 15 mila abitanti. Alle 22 l’affluenza nella regione è del 43,12% (51,73 nelle passate elezioni). Tra le curiosità della giornata una raffica di multe per propaganda elettorale, non consentita, all’ingresso delle sezioni di voto a Castellamare di Stabia (dove un candidato che pretendeva la `prova voto´ tramite cellulare è stato accompagnato in commissariato), l’apertura dei seggi al fotofinish a Sulmona dove le schede elettorali sono state ristampate dopo un errore rilevato ieri dalla responsabile dell’ufficio elettorale e la singolare situazione di Montesano Salentino (Lecce) dove c’è una sola lista in lizza e quindi un solo candidato sindaco.
LO SCRUTINIO
Le operazioni di scrutinio cominceranno domani al termine della votazione e dell’accertamento del numero dei votanti. In caso di ballottaggio per l’elezione dei sindaci, si voterà domenica 9 giugno (dalle 8.00 alle 22.00) e lunedì 10 giugno (dalle 7.00 alle 15.00); anche in questo caso le operazioni di scrutinio avranno inizio sempre lunedì al termine delle votazioni e dell’ accertamento del numero dei votanti. I risultati saranno consultabili in diretta da lunedì alle 15 sul sito de la Stampa.
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Re: Chi sale, chi scende
Spero che sia stato fatto prima della condanna in secondo grado.camillobenso ha scritto:Governo Letta, Swg: “Fiducia in calo, al 31%”. Pdl primo partito, M5s e Pd pari
Secondo un sondaggio Swg l'esecutivo raccoglie sempre meno consensi tra gli italiani: calo del 12 per cento in un mese. Pdl al 27,8%, Cinque Stelle e democratici al 22,6. Per oltre la metà degli intervistati Berlusconi è ineleggibile
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 maggio 2013Commenti
Il governo Letta raccoglie sempre meno fiducia negli italiani, il Pdl si conferma primo partito ma per la maggioranza di loro Silvio Berlusconi è ineleggibile. E’ il risultato, in sintesi, di un sondaggio dell’Istituto Swg per Agorà (Rai Tre). Il Popolo delle Libertà, secondo l’istituto diretto da Roberto Weber, guadagna quasi mezzo punto (+0,4%) e si conferma il primo partito nelle intenzioni di voto con il 27,8 per cento dei consensi. Cresce anche il Movimento 5 Stelle (+0,8%), che raggiunge al 22,6% il Pd, in sensibile calo rispetto alla settimana scorsa (-1,4%). In grande calo Scelta Civica (scende sotto il 5%), raggiunto dalla Lega. Queste le intenzioni di voto (tra parentesi lo scostamento percentuale rispetto al sondaggio del 17 maggio): Pdl 27,8% (+0,4), Pd 22,6% (-1,4), M5S 22,6% (+0,8), Scelta Civica 4,9% (-0,9), Lega Nord 4,9% (+0,5), Sel 4,8% (+0,1), Udc 2,0% (+0,2), Fratelli d’Italia 1,5% (-0,3).
Cala ancora di 3 punti rispetto alla settimana scorsa la fiducia degli italiani nel governo Letta, che scende al 31 percento. In meno di un mese il gradimento dell’esecutivo è sceso di 12 punti. Per quanto riguarda le personalità politiche è sempre Giorgio Napolitano, nonostante i 2 punti in meno di sette giorni fa, la figura in cui gli italiani hanno più fiducia (55%). A seguire Matteo Renzi (54%), in calo di un punto rispetto alla settimana scorsa. In discesa anche il premier Enrico Letta (-2%), che scivola al 44 percento. Va meglio in casa Pdl, dove il segretario Angelino Alfano guadagna 2 punti e sale al 26 percento, mentre il presidente Silvio Berlusconi con un punto in più si attesta al 25 percento. In salita anche Beppe Grillo (+2%), che raggiunge il leader del Pdl (25%). Perdono invece 3 punti il governatore della Puglia Nichi Vendola e il senatore a vita Mario Monti, rispettivamente al 22 e 18 percento. Cala di 5 punti, infine, la fiducia nel segretario del Pd Guglielmo Epifani, anche lui al 18 percento.
Per oltre la metà degli italiani (59%), infine, Silvio Berlusconi è ineleggibile. Ad esserne convinto è quasi la totalità dell’elettorato del Movimento 5 Stelle (92%) e un’ampia fascia di centrosinistra (87%). Opposto il punto di vista degli elettori di centrodestra (10% pensa sia ineleggibile). L’istituto ha anche chiesto a chi vada attribuito il merito dello stop dell’Imu: per il 47 percento degli italiani la sospensione dell’imposta è merito di Berlusconi, mentre solo il 19 percento ritiene che l’iniziativa sia da attribuire a Letta. Il 75 percento, però, tra lo stop alla tassa sulla prima casa e scongiurare l’aumento dell’Iva a luglio preferirebbe la seconda opzione.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... ri/604243/
Re: Chi sale, chi scende
Referendum, vince la «A» con il 59%
Guerra sul «verdetto affluenza»
Hanno votato in quasi 86 mila (28,7%). I promotori: «Buonissima partecipazione». Alberani: «Bolognesi disinteressati, affluenza bassa significa valore basso»
BOLOGNA - Alla fine Bologna ha detto «A», con il 59% dei voti. Al referendum comunale sui fondi alle scuole materne paritarie ha vinto la linea del comitato promotore, che chiede di togliere quei finanziamenti. Si tratta di circa un milione di euro che per il comitato Articolo 33 dovrebbero restare a disposizione delle scuole comunali e statali. I bolognesi sono andati alle urne in 85.934 per dire la loro sugli asili: ha votato il 28,71% degli aventi diritto. Il 59%, come detto, ha scelto l'opzione «A» (50.517 elettori), mentre il 41% la «B» (35.160 elettori). Il comitato promotore parla di «buonissima partecipazione». Ha votato solo «una minoranza», invece, secondo il Pd Edoardo Patriarca. La battaglia, dunque, ora si sposta sul «verdetto» affluenza. Perché, nonostante si tratti di un referendum solo consultivo per cui il sindaco non è obbligato a tenere conto del risultato, 86 mila bolognesi che vanno a votare un significato ce l'hanno. E ce l'hanno soprattutto i 50 mila che hanno votato per togliere i fondi alle paritarie, contro le intenzioni del sindaco (che tra l'altro si trova a gestire anche la partita della nuova Asp) e a favore invece di Sel, che a Palazzo d'Accursio siede nella stessa giunta.
Referendum, ai seggi famiglie, suore e anziani
GUERRA SULL'AFFLUENZA - «Gli elettori che si sono recati alle urne - scrivono i referendari - superano di gran lunga il numero di persone direttamente coinvolte nella decisione di abolire o proseguire i finanziamenti comunali alle scuole private paritarie. Dunque non solo mamme, non solo papà, non solo nonne e nonni: la cittadinanza ha compreso la portata collettiva di questa questione di civiltà». Articolo 33, nel ragionare sul voto bolognese, cita anche «il grande astensionismo registrato alle elezioni amministrative in tutta Italia e anche nella provincia di Bologna, il che fa risaltare ancor più la partecipazione bolognese al referendum». Di tutt'altro avviso il deputato del Pd Edoardo Patriarca: «I dati sull'affluenza al referendum a Bologna dimostrano che ha votato una minoranza. Insomma si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare». L'affluenza è stata bassa anche secondo il segretario della Cisl Alessandro Alberani, schierato con il fronte «B»: «L'affluenza è bassa, l'avevo preannunciato, questo evidenzia il chiaro disinteresse dei bolognesi nei confronti del referendum, nonostante l'ampia campagna mediatica. E affluenza bassa, significa risultato di valore basso, qualunque esso sia».
ALTRI REFERENDUM - Articolo 33 fa il paragone con un altro referendum consultivo in città: «Nel 1997 per il referendum sulla privatizzazione delle farmacie comunali, votarono il 37,11% degli aventi diritto ma, in quel caso, la consultazione si tenne su tre giornate». Si votò dal 31 gennaio al 2 febbraio del 1997 e all'epoca si parlò di flop. Perché nel 1984, invece, quando i bolognesi si pronunciarono sulla chiusura al traffico del centro storico, andò a votare il 90% degli aventi diritto (e il 69,9% disse sì). Certamente, però, la portata dei due temi era diversa.
Referendum, gli scrutini
SEL ESULTA - Ad ogni modo, esultava già prima della chiusura degli scrutini la capogruppo Sel in Comune Chaty La Torre: «La scuola pubblica è in vantaggio... Mi commuove che i bolognesi le abbiano donato tanta dignità oggi». «Il dato - diceva intanto dai microfoni di Radio Fujiko Luigi Marinelli dell' Usb - è la spaccatura a favore dell'opzione della scuola pubblica. Adesso bisognerà ricucire. Se i dati vengono confermati, come mi auguro, bisognerà aprire un percorso per ricostruire una cultura del conflitto, dell'opposizione». Il fronte «A», insomma, naturalmente con il comitato promotore in testa, chiede al Comune di «tenere conto» dell'esito del voto.
POLEMICHE - Ora quindi la palla passa a Palazzo d'Accursio, al sindaco Merola, al Pd. Intanto, anche quella del voto è stata un'altra giornata di polemiche, con il comitato referendario che ha mandato una diffida al Comune perché, secondo Articolo 33, «il personale comunale non ha saputo dare le informazioni per il voto in tempi ragionevoli» agli elettori.
Benedetta Boldrin
26 maggio 2013 (modifica il 27 maggio 2013)
http://corrieredibologna.corriere.it/bo ... 9273.shtml
Guerra sul «verdetto affluenza»
Hanno votato in quasi 86 mila (28,7%). I promotori: «Buonissima partecipazione». Alberani: «Bolognesi disinteressati, affluenza bassa significa valore basso»
BOLOGNA - Alla fine Bologna ha detto «A», con il 59% dei voti. Al referendum comunale sui fondi alle scuole materne paritarie ha vinto la linea del comitato promotore, che chiede di togliere quei finanziamenti. Si tratta di circa un milione di euro che per il comitato Articolo 33 dovrebbero restare a disposizione delle scuole comunali e statali. I bolognesi sono andati alle urne in 85.934 per dire la loro sugli asili: ha votato il 28,71% degli aventi diritto. Il 59%, come detto, ha scelto l'opzione «A» (50.517 elettori), mentre il 41% la «B» (35.160 elettori). Il comitato promotore parla di «buonissima partecipazione». Ha votato solo «una minoranza», invece, secondo il Pd Edoardo Patriarca. La battaglia, dunque, ora si sposta sul «verdetto» affluenza. Perché, nonostante si tratti di un referendum solo consultivo per cui il sindaco non è obbligato a tenere conto del risultato, 86 mila bolognesi che vanno a votare un significato ce l'hanno. E ce l'hanno soprattutto i 50 mila che hanno votato per togliere i fondi alle paritarie, contro le intenzioni del sindaco (che tra l'altro si trova a gestire anche la partita della nuova Asp) e a favore invece di Sel, che a Palazzo d'Accursio siede nella stessa giunta.
Referendum, ai seggi famiglie, suore e anziani
GUERRA SULL'AFFLUENZA - «Gli elettori che si sono recati alle urne - scrivono i referendari - superano di gran lunga il numero di persone direttamente coinvolte nella decisione di abolire o proseguire i finanziamenti comunali alle scuole private paritarie. Dunque non solo mamme, non solo papà, non solo nonne e nonni: la cittadinanza ha compreso la portata collettiva di questa questione di civiltà». Articolo 33, nel ragionare sul voto bolognese, cita anche «il grande astensionismo registrato alle elezioni amministrative in tutta Italia e anche nella provincia di Bologna, il che fa risaltare ancor più la partecipazione bolognese al referendum». Di tutt'altro avviso il deputato del Pd Edoardo Patriarca: «I dati sull'affluenza al referendum a Bologna dimostrano che ha votato una minoranza. Insomma si è trattato di una battaglia ideologica che non interessa la gran parte dei cittadini. bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta laddove lo Stato non riesce ad arrivare». L'affluenza è stata bassa anche secondo il segretario della Cisl Alessandro Alberani, schierato con il fronte «B»: «L'affluenza è bassa, l'avevo preannunciato, questo evidenzia il chiaro disinteresse dei bolognesi nei confronti del referendum, nonostante l'ampia campagna mediatica. E affluenza bassa, significa risultato di valore basso, qualunque esso sia».
ALTRI REFERENDUM - Articolo 33 fa il paragone con un altro referendum consultivo in città: «Nel 1997 per il referendum sulla privatizzazione delle farmacie comunali, votarono il 37,11% degli aventi diritto ma, in quel caso, la consultazione si tenne su tre giornate». Si votò dal 31 gennaio al 2 febbraio del 1997 e all'epoca si parlò di flop. Perché nel 1984, invece, quando i bolognesi si pronunciarono sulla chiusura al traffico del centro storico, andò a votare il 90% degli aventi diritto (e il 69,9% disse sì). Certamente, però, la portata dei due temi era diversa.
Referendum, gli scrutini
SEL ESULTA - Ad ogni modo, esultava già prima della chiusura degli scrutini la capogruppo Sel in Comune Chaty La Torre: «La scuola pubblica è in vantaggio... Mi commuove che i bolognesi le abbiano donato tanta dignità oggi». «Il dato - diceva intanto dai microfoni di Radio Fujiko Luigi Marinelli dell' Usb - è la spaccatura a favore dell'opzione della scuola pubblica. Adesso bisognerà ricucire. Se i dati vengono confermati, come mi auguro, bisognerà aprire un percorso per ricostruire una cultura del conflitto, dell'opposizione». Il fronte «A», insomma, naturalmente con il comitato promotore in testa, chiede al Comune di «tenere conto» dell'esito del voto.
POLEMICHE - Ora quindi la palla passa a Palazzo d'Accursio, al sindaco Merola, al Pd. Intanto, anche quella del voto è stata un'altra giornata di polemiche, con il comitato referendario che ha mandato una diffida al Comune perché, secondo Articolo 33, «il personale comunale non ha saputo dare le informazioni per il voto in tempi ragionevoli» agli elettori.
Benedetta Boldrin
26 maggio 2013 (modifica il 27 maggio 2013)
http://corrieredibologna.corriere.it/bo ... 9273.shtml
Re: Chi sale, chi scende
A Treviso il centrosinistra sembrerebbe in vantaggio
ampazzierru
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Re: Chi sale, chi scende
Il risultato (a quanto pare) di Ignazio Marino a Roma, dopo quello della Serracchiani in Friuli, dimostra che conta la credibilità dei candidati, anche quando il partito è alla frutta.
Lo capiranno una volta per sempre questi dinosauri che si ostinano a non andarsene?
Lo capiranno una volta per sempre questi dinosauri che si ostinano a non andarsene?
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Re: Chi sale, chi scende
No! non lo capiscono e non lo capiranno.mariok ha scritto:Il risultato (a quanto pare) di Ignazio Marino a Roma, dopo quello della Serracchiani in Friuli, dimostra che conta la credibilità dei candidati, anche quando il partito è alla frutta.
Lo capiranno una volta per sempre questi dinosauri che si ostinano a non andarsene?
La buona affermazione di Marino dovrebbe essere letta come condanna delle politiche portate avanti dal PD.
Marino ha sostenuto scelte completamente diverse dalle scelte del suo partito:
era per Rodotà, non era per questa scelta di governo, ecc.
Ora l'apparato si appropria (ci prova) di un risultato che andrebbe letto in tutt'altra maniera,
anche perchè il dato più rilevante è che hanno votato poco più di un elettore su due.
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Re: Chi sale, chi scende
Il risultato con quell'affluenza mi pare faccia poco testo, però.
Mi chiedo: chi è rimasto a casa? A vedere i risultati parecchia gente che vota a destra, però questo contraddice i sondaggi a livello nazionale.
Difficile da interpretare tutto ciò al momento
Mi chiedo: chi è rimasto a casa? A vedere i risultati parecchia gente che vota a destra, però questo contraddice i sondaggi a livello nazionale.
Difficile da interpretare tutto ciò al momento
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Chi sale, chi scende
Sondaggio Tecné per Sky Tg24: arretra il M5S si riduce il vantaggio del centrodestra
Pubblicato il 31 maggio 2013 da Francesco Anania
Il nuovo sondaggio Tecné diffuso oggi da Sky Tg24, il primo realizzato dall’istituto dopo il primo turno delle amministrative, evidenzia variazioni non trascurabili rispetto alla scorsa settimana e in linea con le tendenze emerse dalle elezioni comunali.
Infatti si riduce la distanza fra il centrodestra, che arretra per la seconda settimana consecutiva e passa dal 36,7% al 36,3%, e il centrosinistra, che invece dal 29,3% del 23 maggio sale al 31%. Aumenta inoltre il distacco del M5S dalle due coalizione maggiori, mentre prosegue il declino della coalizione che alle politiche di febbraio si era riunita attorno all’ex premier Mario Monti, ora al 7,4%. Infine, la somma delle forze politiche che formavano la lista “Rivoluzione Civile” tocca il 4,3%.
Analizzando il dato dei singoli partiti, il PDL è ancora in testa, ma arretra dal 30% al 29,3%. Si avvicina al contrario il PD, che continua a guadagnare e ora si attesta al 25,8% (+1,3%). Terza forza è sempre il Movimento 5 Stelle, ma scende rispetto a 7 giorni fa dal 21% al 19,8%: per la prima volta dopo le elezioni la formazione di Grillo viene accreditata di una percentuale inferiore al 20%.
Fra gli altri, perde un altro mezzo punto Scelta Civica, ora al 5%, mentre avanza SEL che passa dal 4% al 4,4%. Flessione per la Lega Nord, altra grande sconfitta delle comunali di domenica, che si attesta al 3,3% (-0,4%). Infine, ancora significativa è la crescita di Fratelli d’Italia, che passa al 2,1% al 2,9%.
Pubblicato il 31 maggio 2013 da Francesco Anania
Il nuovo sondaggio Tecné diffuso oggi da Sky Tg24, il primo realizzato dall’istituto dopo il primo turno delle amministrative, evidenzia variazioni non trascurabili rispetto alla scorsa settimana e in linea con le tendenze emerse dalle elezioni comunali.
Infatti si riduce la distanza fra il centrodestra, che arretra per la seconda settimana consecutiva e passa dal 36,7% al 36,3%, e il centrosinistra, che invece dal 29,3% del 23 maggio sale al 31%. Aumenta inoltre il distacco del M5S dalle due coalizione maggiori, mentre prosegue il declino della coalizione che alle politiche di febbraio si era riunita attorno all’ex premier Mario Monti, ora al 7,4%. Infine, la somma delle forze politiche che formavano la lista “Rivoluzione Civile” tocca il 4,3%.
Analizzando il dato dei singoli partiti, il PDL è ancora in testa, ma arretra dal 30% al 29,3%. Si avvicina al contrario il PD, che continua a guadagnare e ora si attesta al 25,8% (+1,3%). Terza forza è sempre il Movimento 5 Stelle, ma scende rispetto a 7 giorni fa dal 21% al 19,8%: per la prima volta dopo le elezioni la formazione di Grillo viene accreditata di una percentuale inferiore al 20%.
Fra gli altri, perde un altro mezzo punto Scelta Civica, ora al 5%, mentre avanza SEL che passa dal 4% al 4,4%. Flessione per la Lega Nord, altra grande sconfitta delle comunali di domenica, che si attesta al 3,3% (-0,4%). Infine, ancora significativa è la crescita di Fratelli d’Italia, che passa al 2,1% al 2,9%.
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