THE NEW CATHOLIC QUESTION

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camillobenso
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Messaggio da camillobenso »

La Stampa 7.6.13
Napolitano, visita dal Papa
Domani in Vaticano: con il Presidente ci sarà anche Emma Bonino
di Andrea Tornielli


non si va mai in visita a mani vuote: così gli portano un regalino, per l’occasione...
il Fatto 7.6.13
Nel 2013 la Chiesa non pagherà l’Imu
L’acconto era previsto per il 17 giugno
ma il Tesoro, con una circolare, rinvia il conguaglio al 2014 perché non è chiaro quanto ci sia da versare
di Marco Palombi

La Chiesa cattolica e gli altri enti non profit, per quest’anno ancora non pagheranno l’Imu. O meglio: la pagheranno come hanno fatto finora e forse anche meno. Come anticipato dal Fatto Quotidiano qualche giorno fa, infatti, il combinato disposto tra il bizantino regolamento di attuazione emanato dal governo Monti a novembre e la mancanza della modulistica (non preparata dal Dipartimento delle Finanze del ministero Tesoro) ha comportato il fallimento della legge con cui Mario Monti ha bloccato la procedura d’infrazione aperta dall’Unione europea per aiuti di Stato (chiusa a dicembre col condono del pregresso). Lo conferma una circolare emanata ieri dal direttore del dipartimento delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, che ammette la mancanza e prescrive, sostanzialmente, che il non profit faccia quello che crede: paghi la rata di giugno, se ritiene di dovere, e poi i conti si faranno addirittura nel 2014. Un breve riassunto dell’intricata vicenda. Secondo la legge varata dal governo Monti, da quest’anno gli enti ecclesiastici e tutto il settore non profit sarebbero stati esenti dall’Imu solo per quegli immobili o quelle parti di immobili in cui non si svolgono attività commerciali. Problema: come stabilire cosa si intende per attività non commerciale? Ci ha pensato, per così dire, un regolamento apposito: sostanzialmente sono quei servizi – alberghi, scuole, cliniche, ecc. – che offrono il servizio alla metà del costo medio di mercato nello stesso territorio. Sulla base di questi fumosi principi, gli enti interessati avrebbero dovuto compilare entro l’inizio di febbraio un modulo in cui indicavano quali parti dei loro edifici (e addirittura in quali giorni) erano sede di attività commerciali. Come avevamo anticipato, però, il modulo ancora non esiste e dunque non si sa chi e quanto dovrà pagare.
PER QUESTO ora il ministero Tesoro diffonde la sua circolare che rimanda tutto all’anno prossimo. In sostanza, invece di pagare normalmente, quest’anno ognuno pagherà quello che crede (“secondo la migliore stima possibile”) e poi per l’eventuale conguaglio ci si rivede nel giugno 2014, sperando che il modulo sia pronto. Non solo, par di capire che il Tesoro sia quasi preoccupato di incassare troppo: se qualcuno infatti, scrive Lapecorella, nel 2012 pagava l’Imu su tutto l’immobile. Quest’anno potrebbe dover pagare meno grazie alla divisione in parti e quindi meglio rinviare di 12 mesi.

Corriere 7.6.13
Lettere da Radio Maria agli ascoltatori anziani:
"Fate testamento in favore dell'emittente"
Sotto forma di questionario, il testo spiega come disporre lasciti e donazioni
"Danno consulenza a domicilio: chissà quanti accettano in cambio di un po' di compagnia"
di Concita De Gregorio

MARCO arriva all’appuntamento con i fogli del questionario e la lettera in mano. Li posa sul tavolino del bar. Tre pagine, e un bollettino di conto corrente postale. Ecco, indica. Sono questi i fogli che ha sfilato con dolcezza dalle mani di sua madre, 92 anni. Adele li aveva compilati meticolosamente, chissà quanto tempo aveva impiegato a leggere tutte le domande, aveva messo la sua firma in fondo.
AVEVA scritto tutti i suoi dati e indicato che sì, avrebbe parlato volentieri con un gentile operatore per capire meglio come fare quel lascito, il testamento olografo o come si chiama. Che le telefonasse pure, la persona di Radio Maria, per prendere appuntamento. Tanto lei sta sempre a casa.
Doveva solo ripiegare i fogli, Adele, quando Marco ha suonato al campanello ed è salito per il saluto quotidiano. Come va, mamma? Bene devo solo mettere questi fogli in busta non serve il francobollo me la porti tu alla posta per favore? Certo, che lettera è mamma? Mi ha scritto il prete di Radio Maria, guarda c’è la sua foto accanto alla firma, che bel giovane vedi? Dice che hanno bisogno del mio aiuto per far conoscere la parola di Maria in tutto il mondo che basta solo che compili il questionario poi ci pensano loro, se voglio fare una donazione mi aiutano loro a fare quello, come si chiama, leggi un po’, ah ecco sì: il testamento olografo.
La lettera ricevuta da Adele è in realtà finita nella cassetta della posta di migliaia di persone, anziani soprattutto. La gran parte della platea degli ascoltatori (oltre un milione e mezzo al giorno) dell’emittente cattolica diretta da don Livio Fanzaga, la più pervasiva radio privata italiana, quella che conta oltre 850 ripetitori.
Marco, che è l’ultimo dei tanti figli di Adele, dice con gli occhi lucidi di rabbia che lui a sua madre del testamento non aveva parlato mai fino a quel giorno. Per delicatezza, per amore, per non evocare neppure l’ombra del pensiero della sua morte, non con lei. Dice che nemmeno sua madre l’aveva mai fatto con loro, coi figli. Neppure da quando è rimasta vedova, mai. Che poi non è che ci sia chissà che cosa in ballo. Due lire, un pezzetto di terra nell’Agro, il nulla che si è fatta bastare per vivere. È che di queste cose non si parla, che sembra che uno se lo auguri. Non si dice: mamma, e il testamento? Non so come spiegarti — si ostina Marco — ma non si fa, capisci? Dunque si sono trovati a parlarne per la prima volta, lui e Adele, l’altro giorno al tavolo del tinello davanti a quella bella lettera firmata da padre Livio Fanzaga, inviata da Erba. Dice ad Adele, padre Fanzaga, che «milioni di persone come te e come me ogni giorno sperano gioiscono e si consolano ascoltando Radio Maria», vuoi che lo facciano ancora in tanti, vuoi aiutare a portare nelle case la parola di Dio? «Un lascito testamentario, anche piccolo, è un atto d’amore». Allega, il padre, un questionario in sette punti. Punto uno: condividi l’idea che Radio Maria ti informi sui lasciti testamentari? domanda mentre in effetti lo sta già facendo. Punto due, tranquillizzante: non danneggi i tuoi familiari, non temere, a loro spetterà comunque una quota. Punto tre, decisivo: sai che per fare un testamento olografo basta un foglio bianco, scritto di tuo pugno, datato e firmato? E quali dubbi potresti avere rispetto alla decisione di fare testamento in favore di Radio Maria?, si domanda al punto cinque. Segue breve elenco: pensi che costi, non hai un notaio, non hai chi ti aiuti? Allora, punto sei, possiamo inviarti una Guida ai lasciti testamentari, uno snello opuscolo. Oppure, punto sette, una persona di Radio Maria può contattarti direttamente. Dicci a che numero di telefono e a che ora. Lascia i tuoi dati anagrafici, spedisci tutto mettendo questi fogli nella busta allegata e preaffrancata, non costa nulla. Grazie della tua preziosa collaborazione, Adele. Il bollettino di conto corrente è in più, se volessi fare una donazione subito.
Dice Marco, che ha chiesto al suo amico Andrea Satta di raccontare questa storia sul suo blog, che magari è tutto normale. Che non c’è niente di strano e che la Chiesa vive anche di donazioni, certo, lo sa. Ma che inviare un questionario così alle persone molto anziane gli fa pensare a una specie di circonvenzione d’incapace soave. Che sua madre per esempio non ha capito benissimo cosa stesse facendo, e chissà quanti vecchi inviano la busta e poi sono raggiunti dalla persona che li aiuta a fare testamento in loro favore. Dice anche che il punto sette è il più insidioso, perché se sei da solo magari hai anche voglia che una persona gentile ti «contatti direttamente » e passi un po’ di tempo con te. E chissà quanti lo fanno. E chissà se è un problema suo, che a sua madre di quando sarà morta non gli voleva parlare, o se è un problema loro, che vanno a bussare ai vecchi per chiedergli i soldi che hanno messo da parte alle Poste o nel barattolo in cucina. Se poi c’è qualcosa di più, da donare, tanto meglio. Gliene sarà resa gloria nel regno dei cieli. Un foglio bianco, una firma e tranquilli: nessuno fra i parenti se ne avrà a male se avete fatto un’opera buona, se avete fatto testamento a favore della vergine Maria.
peanuts
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da peanuts »

La chiesa non è cambiata, mi pare.
Il papa cristiano?
Su videla manco una parola
Su Don Gallo nemmeno
Su radio maria (che un fulmine vi si porti via) dirà qualcosa?

Non sono cambiati, sono sempre gli stessi
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
peanuts
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da peanuts »

Oh, ma la magistratura che farà con radio vermi (ripeto, radio vermi, putridi truffatori di anziani)?
Qua ci sono estremi per almeno un paio di reati
Sveglia!
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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pancho
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da pancho »

La denuncia di papa Francesco: “In Vaticano esiste una potente lobby gay”

La rivelazione di Bergoglio durante l'incontro con i rappresentanti della Confederazione latinoamericana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose (Clar), svoltosi a Roma il 6 giugno scorso. Padre Lombardi: "Riunione privata, no comment"
di Francesco Antonio Grana | 11 giugno 2013


In Vaticano esiste una ‘lobby gay‘”. Parola di Papa Francesco. Secondo quanto si legge sul sito cattolico latinoamericano Reflection and Liberation, infatti, durante l’incontro tra il Pontefice argentino e i rappresentanti della Confederazione latinoamericana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose (Clar), svoltosi in Vaticano il 6 giugno scorso, Bergoglio ha ammesso l’esistenza di una “lobby gay” in Vaticano, riconoscendo, inoltre, che esistono numerose difficoltà che ostacolano la riforma della Curia romana dove è presente anche una “corrente di corruzione”.

La riforma della macchina curiale, auspicata dalla grande maggioranza dei cardinali durante le dieci congregazioni generali che hanno preceduto il conclave, è per Papa Francesco “un’impresa difficile”.

Secondo la sintesi dell’incontro, durato quasi un’ora, riportata dal sito, il Pontefice ha confidato ai suoi interlocutori: “Nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una corrente di corruzione. Si parla di una ‘lobby gay’, ed è vero, esiste. Noi dobbiamo valutare cosa si può fare”.

Interpellato dalla France presse, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato: “E’ stato un incontro privato, non ho commenti da fare”.

Non si sa se, non essendo il cardinale Bergoglio un assiduo frequentatore dei palazzi vaticani, queste informazioni l’attuale Papa le abbia tratte dal voluminoso dossier Vatileaks redatto dai tre “cardinali 007″ di Benedetto XVI, Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi. Già in quella vicenda si era parlato di una forte “lobby gay” presente in Vaticano, e in particolare nella Segreteria di Stato, notizia che alcuni vescovi italiani confermano a ilfattoquotidiano.it.

Secondo alcune indiscrezioni emerse alla fine del febbraio scorso, tutto ruoterebbe attorno alla violazione di due comandamenti: non commettere atti impuri e non rubare, ovvero sesso e soldi.

In particolare, proprio la scoperta della presenza di una “lobby gay” all’interno del Vaticano avrebbe scioccato maggiormente Benedetto XVI, già intenzionato a rinunciare al pontificato, come confidato diversi mesi prima della vicenda Vatileaks al fratello maggiore Georg.

Anche don Andrea Gallo, nel suo libro-testamento su Papa Francesco, pubblicato subito dopo il conclave, aveva scritto che nella Chiesa esiste “una lobby omosessuale molto forte: un gruppo di vescovi che nasconde la propria omosessualità e la sublima non nella castità bensì nella ricerca del potere; cercano di allungare la catena che li unisce creando altri vescovi omosessuali”.

Intanto, proprio oggi esce in libreria il nuovo volume di Papa Francesco intitolato “Non lasciatevi rubare la speranza” (Libreria Editrice Vaticana) che raccoglie tutte le catechesi del mercoledì e le riflessioni domenicali pronunciate prima del Regina Coeli nel tempo pasquale.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... te/623370/
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La crisi di identita' colpisce un po' tutti. Perfino le religioni sono toccate.

Anche nella Chiesa Cattolica bisogna ripartire da zero .Partire dalla moralita' e dall'etica.

Se anche questi punti cardini su cui dovrebbero poggiare le testate d'angolo di tutte le religioni(in questo caso la Chiesa Cattolica) vengono meno, vuol dire che anche qui siamo arrivati non alla frutta ma al digestivo .

Moralita' ed Etica devono essere imperativi sopratutto nelle religioni.

Certamente da tempo noi, dentro la Chiesa, denunciavano questo.

La denuncia di questo nuovo grande Papa sembra quasi un grido di aiuto a tutti i credenti affinche con il loro aiuto si possa salvare questa Chiesa e quindi riportarla alle origini Cristiane.

Che si ritorni alle origini per cui e' nata questa religione non deve essere concepito come un problema solo specifico della Chiesa. Direttamente ed indirettamente sono interessati un po tutti. Credenti e non credenti.
E' un problema anche sociale.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
mariok

Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da mariok »

BUONGIORNO
13/06/2013

Lobby di fatto
MASSIMO GRAMELLINI

Per quanto lo stupore che ci provoca una notizia «clamorosa» superi ormai di rado il tempo di un ohibò, il Papa che conferma l’esistenza di una lobby gay in Vaticano rientra nel novero degli eventi capaci di fare inarcare le sopracciglia persino a Dan Brown.

A essere proprio pignoli, in Vaticano non dovrebbero esistere né i gay né gli etero. Non praticanti, almeno. Così impongono le regole che si sono dati da quelle parti: discutibili, discutibilissime. Ma rispettabili, anche se poco rispettate. A essere ancora più pignoli, non dovrebbero esistere neanche le lobby, però questa è un’obiezione retorica: in ogni consesso umano si formano cordate cementate dall’appartenenza a minoranze che si ritengono - spesso a ragione - perseguitate (nei giornali esiste una lobby di tifosi del Toro, potentissima e segretissima, tanto che ne farei parte a mia insaputa).

Di una cosa invece si può andare abbastanza sicuri. La lobby gay del Vaticano avrà pure un potere assoluto su conti in banca, nomine in Curia e scatti di carriera per le guardie svizzere con muscolatura ispirata alle statue di Michelangelo. Ma quando si tratta di decidere la linea del Vaticano in materia di unioni di fatto e coppie gay, l’influenza della lobby misteriosamente evapora.

Mai conosciuta una lobby così distratta. O così egoista: il diritto di fare quel che gli pare, i prelati gay lo vogliono tenere tutto per sé.
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

Servizio Pubblico Più del 13/06/2013 – “Giallo Vaticano: sesso, soldi e Vatileaks” – Anticipazioni.
13/06/2013 di triskel182

Nello speciale della trasmissione di Michele Santoro i retroscena delle dimissioni di Ratzinger, le ricostruzioni delle rivelazioni di alti prelati e quelle relative all’inchiesta sulla pedofilia e alla lobby gay. In onda dalle 21.10 su La7 e in diretta streaming su ilfattoquotidiano.it.
“Nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una corrente di corruzione. Si parla di una ‘lobby gay’, ed è vero, esiste, e noi dobbiamo valutare cosa si può fare”. Parola di Papa Francesco. È dedicata ai misteri di Vatileaks e alle trame di sesso, soldi e potere lo specialeServizio Pubblico Più, in onda giovedì 13 giugno dalle 21.10 su La7 e in diretta streaming suilfattoquotidiano.it.


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Nello speciale della trasmissione di Michele Santoro i retroscena delle dimissioni di Ratzinger, le ricostruzioni delle rivelazioni di alti prelati e quelle relative all’inchiesta sulla pedofilia e alla lobby gay. In onda dalle 21.10 su La7 e in diretta streaming su ilfattoquotidiano.it.
“Nella Curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una corrente di corruzione. Si parla di una ‘lobby gay’, ed è vero, esiste, e noi dobbiamo valutare cosa si può fare”. Parola di Papa Francesco. È dedicata ai misteri di Vatileaks e alle trame di sesso, soldi e potere lo specialeServizio Pubblico Più, in onda giovedì 13 giugno dalle 21.10 su La7 e in diretta streaming suilfattoquotidiano.it.

Il 12 febbraio 2013 Papa Ratzinger si è dimesso sorprendendo il mondo intero. Il suo passo indietro resta ancora oggi un mistero: su cosa abbia spinto davvero Benedetto XVI a prendere quella drammatica decisione, nello speciale – a cura di Andrea Casadio e Francesca Fagnani– si presentano degli inediti retroscena. Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI è sembrato essere l’unico protagonista di Vatileaks, ma il processo pubblico a “Paoletto” svela solo alcune delle verità, e i segreti che avvolgono le stanze del potere vaticano sono ancora tanti.

In “Giallo Vaticano” si intrecciano la fiction sulle rivelazioni, inedite, di alti prelati vaticani e l’inchiesta sulla pedofilia e la lobby gay nella curia romana. Poi ci sarà anche la ricostruzione a fumetti dell’indagine segreta svolta dai tre cardinali nominati da Ratzinger Julián Herranz Casado,Josef Tomko e Salvatore De Giorgi, alle interviste ai giornalisti Fiorenza Sarzanini, Marco Lillo,John Allen, Ignazio Ingrao, Carmelo Abbate e Gianluigi Nuzzi.

Da ilfattoquotidiano.it del 13/06/2013.
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 13.6.13
Dopo la pubblicazione del dialogo riservato nessuna smentita
Lobby gay in Vaticano Le parole del Pontefice fanno tremare la Curia
I prelati ammettono: è una questione nota E c’è chi rivela: carriere uccise dal gossip
Sul web è nato anche un sito per mettere in contatto sacerdoti «omosensibili»
di Andrea Tornielli

La reazione, dopo la bomba delle parole sulla «lobby gay del Vaticano» attribuite a Papa Francesco, è quella del silenzio. I vertici della Clar, la Confederazione latinoamericana dei religiosi, che hanno trascritto il loro dialogo con Bergoglio finito sul sito «Reflexion y liberación» deplorano la pubblicazione, senza spiegare come il testo sia arrivato sul web. E anche se in Vaticano ripetono che «non è possibile virgolettare quelle affermazioni attribuendole al Papa», nessuno ha smentito la sostanza di quanto pubblicato.
«In Curia c’è sconcerto per il fatto che Francesco non sia più libero di parlare privatamente senza ritrovarsi pubblicate le sue parole», sussurra sconsolato un monsignore. Che però sullo specifico della lobby gay aggiunge: «Se ne parla da tanto tempo, non è un mistero, la novità è che ora ne ha parlato il Papa, anche se forse non proprio in quei termini».
A vedere ieri il Papa, abbracciato da oltre cinquantamila fedeli all’udienza del mercoledì, non sembrava minimamente preoccupato per quello che si sarebbe potuto trasformare nel primo incidente mediatico del suo pontificato. Del resto, come dimenticare le parole sulla «sporcizia nella Chiesa» dette otto anni fa dall’allora cardinale Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa? E come non ricordare che proprio le cordate, i gruppi di potere interni alla Curia romana e lo scandalo di Vatileaks hanno tenuto banco nelle discussioni tra i cardinali, soprattutto stranieri, prima dell’ultimo conclave? Per non parlare del caso del porporato scozzese Keith O’Brien, costretto a dimettersi e a non partecipare al conclave dopo aver ammesso molestie a seminaristi (maggiorenni) avvenute trent’anni fa.
Insomma, nonostante qualche reazione indignata e qualche difesa d’ufficio, non è un mistero che il problema esiste. Prima di partire dall’Argentina, il cardinale Bergoglio - secondo quanto si legge nella biografia appena pubblicata da Evangelina Himitian («Francesco. Il Papa della gente», Rizzoli) - ha risposto a una domanda sull’identikit del futuro Papa, citando tra i suoi compiti quello di «ripulire la Curia». Non si aspettava di dover essere lui, già settantaseienne, a doversene fare carico.
È complicato districarsi nei veleni delle accuse incrociate che circolano nei sacri palazzi, dove le lettere anonime sono all’ordine del giorno e dove proprio l’accusa di omosessualità è quella più utilizzata per distruggere gli avversari. Non si deve però dimenticare che qualche anno fa, in seguito a un’inchiesta della trasmissione «Exit» su La7, un monsignore della Congregazione del clero venne segretamente filmato con un giovane adescato sul web. Il prelato perse il posto in Curia pur sostenendo di aver chattato e invitato il giovane omosessuale nel suo ufficio perché stava conducendo uno studio, peraltro sconosciuto ai suoi superiori. Altre volte invece anche l’essere scoperti in flagrante non basta per interrompere una carriera, come nel caso del brillante diplomatico vaticano scoperto a letto con un uomo e mandato via dalla nunziatura, ma diventato comunque vescovo diversi anni dopo. Per alcuni, evidentemente «protetti», la carriera non s’interrompe. Un’accusa di omosessualità mossa da un cardinale nei confronti di un importante vescovo curiale ha comportato il congelamento della nomina di quest’ultimo in un posto importante: l’indagine segretissima affidata a uno 007 in tonaca è servita a scagionare l’accusato, poi finalmente promosso. Per non parlare di alcuni giovani e intraprendenti laici, entrati nelle grazie delle più alte sfere vaticane grazie a inconfessabili giri d’affari e di sesso. Uno squarcio su questo squallido sottobosco è stato offerto dalla vicenda del «gentiluomo di Sua Santità» Angelo Balducci, al quale un corista della Cappella Giulia procurava amanti a pagamento.
L’esistenza di una rete monsignori «omosensibili» è attestata infine anche dal sito web «Venerabilis», promosso da membri della «Homosexual Roman Catholic Priests Fraternity», gruppo virtuale che mette in contatto i preti gay, alcuni dei quali lavorano negli uffici della Curia romana.
I messaggi che lancia su questo tema, come quelli ripetuti sul «carrierismo» ecclesiastico e sulla trasparenza delle finanze vaticane, indicano che il Papa è ben consapevole delle situazioni da affrontare e da cambiare.

il Fatto 13.6.13
La Procura. Inchiesta sul sesso in Vaticano
Racconti di orge gay con minori e di un alto prelato
Verifiche sull’attendibilità
di Marco Lillo e Ferruccio Sansa

La Procura di Savona ha aperto un’indagine per accertare se esista davvero la lobby gay in Vaticano. Nel fascicolo sono confluite registrazioni nelle quali si parla di possibili casi di corruzione, ma soprattutto di orge in appartamenti romani e persino all'interno delle mura vaticane che avrebbero coinvolto ragazzi, alcuni forse minori, e un altissimo prelato.
La riservatezza sulle indagini, seguite personal-mente dal procuratore capo, è massima. Il fascicolo è stato aperto due mesi fa e contiene una dozzina di registrazioni di colloqui telefonici. Le conversazioni sono state raccolte da Francesco Zanardi, blogger e attivista della rete L’abuso, un movimento che si batte con toni molto accesi contro le molestie compiute da sacerdoti. A parlare nelle conversazioni registrate è il manager di una multinazionale che sostiene di aver avuto accesso al sistema informatico vaticano, di avere fatto affari con alcuni personaggi vicini alla Segreteria di Stato e di aver frequentato altissimi prelati e, soprattutto, di aver assistito personalmente o di avere visto video di incontri a luci rosse, alcuni dei quali sarebbero avvenuti all'interno della Santa Sede.
LA STORIA COMINCIA oltre un anno fa quando Zanardi viene contattato dal manager. L’uomo ha lavorato per una società basata a Londra che fattura 600 mila sterline nel Regno Unito e ha aperto una branch in Italia. Si dice stufo di questo giro immorale e fornisce elementi che dovrebbero dimostrare le sue frequentazioni Oltretevere: numeri telefonici di personaggi importanti e indirizzi. Sostiene di poter provare il suo ingresso in Vaticano tramite il localizzatore del cellulare nelle ore serali. Mentre il manager racconta, Zanardi registra scrupolosamente. “In questi anni – racconta l'uomo – per ragioni di lavoro ho avuto occasione di avere accesso ad ambienti vaticani e anche ai personal computer riservati di alti prelati”. Un rapporto di fiducia che, sostiene il manager, sarebbe presto sconfinato nella sfera intima di sacerdoti e consulenti importanti della Curia. L'uomo mostra numeri di telefono che, secondo il racconto, sarebbero stati utilizzati per concordare incontri a sfondo sessuale e per scambiare sms con i ragazzi. Oltre alla verifica dell’attendibilità del manager, è questo il punto più delicato: il manager sostiene che alcuni ragazzi contattati per gli incontri non erano maggiorenni e fornisce anche numeri di telefono di uomini di spettacolo che si sarebbero rivolti a lui per incontri, anche con minori.
I racconti ovviamente devono essere verificati con grande cautela. Riguardano avvenimenti che si sarebbero verificati anche all'interno di uno Stato straniero, la Città del Vaticano. Gli investigatori non escludono il rischio di un mitomane o di un complotto. Questo è il racconto, ripetuto più volte al telefono e di persona: “Visto che avevo dimostrato di essere una persona di fiducia e riservata, e che avevo conosciuto molti esponenti della Curia e loro amici manager, mi fu affidato il compito di reclutare uomini e ragazzi da accompagnare in Vaticano per serate a sfondo sessuale cui doveva partecipare un alto prelato che spesso si reca a Roma per la sua missione. La maggior parte aveva intorno ai vent'anni, ma alcuni almeno all'inizio mi risulta che fossero minorenni”. Zanardi chiede prove. Gli viene concessa l'occasione di parlare telefonicamente con un ragazzo che gli fornisce il proprio nome, nonché riferimenti per consultare la sua bacheca facebook: “Disse – racconta Zanardi – di essere un giovane in difficoltà, che per cercare di sopravvivere svolgeva il lavoro di posteggiatore abusivo nelle strade di Roma. Mi confermò di essere stato reclutato per partecipare agli incontri sessuali. Confermò anche che una sera alla settimana il manager lo passava a prendere per andare in Vaticano agli incontri con prelati”. I racconti del manager e del giovane sono dettagliati ma impossibili da verificare e descrivono vere e proprie orge: “All'inizio della serata si mangiava, si scherzava tutti insieme. Poi si passava in un'altra stanza dove l'alto prelato si spogliava e si faceva circondare da sei o sette ragazzi che avevano rapporti sessuali con lui”. Stando al racconto del manager, la situazione sarebbe sfuggita di mano: “Tra i ragazzi c'era qualcuno che portava con sé il telefonino: scattò fotografie e girò filmati in cui l'alto prelato compariva mentre aveva un rapporto sessuale durante un’orgia”. Il profilo della ricattabilità è un altro dei motivi dell’interesse degli investigatori. Il manager non ha mai mostrato il video a Zanardi né ai giornalisti del Fatto con i quali è entrato in contatto. Sostiene di aver depositato due copie del filmato presso notai, uno a Roma, l'altro in Svizzera: “Temo per la mia vita”, racconta e aggiunge: “Voglio denunciare tutto perché sono disgustato e pentito”.
IL MANAGER ha promesso più volte di fornire una copia del materiale ma non lo ha mai fatto. Di qui il dubbio che possa trattarsi di un ricatto. È un momento di grandissima fibrillazione per la Curia Romana. Anche il Papa, secondo le indiscrezioni di un sito cileno, per la prima volta nella storia, ha parlato di lobby gay e corruzione. Stasera va in onda su La7 lo speciale sul Vaticano di Servizio Pubblico nel quale si parla anche di sesso. La Segreteria di Stato è stata già toccata dallo scandalo Vatileaks nel quale fu pubblicata (in esclusiva sul Fatto) una lettera di monsignor Carlo Maria Viganò nella quale l’ex segretario del Governatorato accennava a comportamenti omosessuali con tono di rimprovero che confinava con la minaccia.
Le notizie riferite dal manager, se vere, potrebbero avere effetti dirompenti sugli equilibri vaticani. Addirittura toccando personaggi che qualcuno indica come possibili papabili. Per ora di certo in questa storia ci sono solo le registrazioni depositate alla Procura di Savona che sta valutando la sua competenza. Non ci sono indagati, ma i magistrati sono intenzionati a verificare se le informazioni contenute nei colloqui sono vere. E non è poco.

La Stampa 13.6.13
“Il problema è la doppia vita. I prelati sono a rischio ricatto”
intervista a Vittorio Messori

«Il problema non è tanto o soltanto quello della “lobby”, ma il fatto che un ecclesiastico con la doppia vita è ricattabile... ». Vittorio Messori, giornalista e scrittore, autore di best-seller e intervistatore di due Papi, commenta così le parole attribuite a Francesco sull’esistenza di una «lobby gay» Oltretevere.
Che cosa pensa della denuncia di Papa Bergoglio?
«È un fatto ben noto anche alla Chiesa che conventi, seminari, esercito e navi hanno sempre attratto un numero di omosessuali molto superiore alla media. C’è chi si spinge a dire che addirittura un terzo dei preti avrebbe questa tendenza, anche se bisogna sempre distinguere la tendenza dalla pratica. D’altro canto entrando nella Chiesa e nel suo clero entri in una società monosessuale».
Dunque secondo lei la lobby gay in Vaticano esiste davvero?
«Che ci siano omosessuali è risaputo, che ci sia una cordata che si muove per favorire carriere e proteggere i suoi membri, non sono in grado di dirlo. Anche perché non sempre tra i gay c’è questa volontà di fare gruppo. Parlando della Curia, a mio avviso il problema è un altro, quello della doppia vita».
Si riferisce ai gay?
«Sì, ma non solo a loro. Il funzionario curiale che abbia una relazione, con una donna o con un uomo, è comunque a rischio di ricatto. E se è sacrosanto quanto ha detto Papa Francesco circa la presenza di tante persone sante in Curia, credo che ce ne siano molte altre che purtroppo conducono una doppia vita. Una doppiezza favorita da un certo anonimato che Roma permette ai preti quando questi rischiano di trasformarsi in burocrati da ufficio, con parecchio tempo libero».
Di quali tipi di ricatto parla?
«Mi hanno raccontato, ad esempio, di un prelato tenuto sotto scacco a motivo delle sue relazioni omosessuali da un gruppo interessato a ottenere l’inserzione di qualche frase in alcuni documenti della Santa Sede».
Eppure molti ecclesiastici, in Vaticano come nella Chiesa, si mostrano intransigenti verso l’omosessualità...
«Rispondo a questa considerazione con una battuta intrisa di saggezza popolare: se vuoi sapere qual è il problema di una persona, vedi che cosa gli dà più fastidio negli altri. Ovviamente non è una regola sempre valida e mi guardo bene dal giudicare in questo modo chi interviene su questi temi. Ma credo che certe reazioni particolarmente accese contro i gay possano talvolta essere segno di un’omosessualità nascosta o repressa».
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

I cattolici del forum cosa ne pensano?


l Fatto 14.6.13
Lo scoop del Fatto indagine sul sesso nella Santa Sede

LA PROCURA DI SAVONA, come ha rivelato il Fatto Quotidiano di ieri, ha aperto un fascicolo dopo la documentazione presentata da Francesco Zanardi, attivista della rete contro gli abusi e la pedofilia nella Chiesa. Zanardi ha presentato ai magistrati le sue telefonate con un top manager di una multinazionale che racconta dei festini gay avvenuti dentro le mura leonine e del coinvolgimento di un altissimo prelato.
L’attendibilità del manager, che non ha mostrato le prove dei filmati e delle foto che dice siano in circolazione, dovrà essere valutata dai magistrati. I pm devono capire se si tratta di un millantatore o peggio di un ricattatore, oppure di un protagonista importantissimo che potrebbe far venire fuori un mondo di corruzione e sesso (anche con minori) insospettabile perché all’interno del Vaticano.

il Fatto 14.6.13
Orge gay in Vaticano: “Vi racconto tutto”
Attivista anti-abusi Francesco Zanardi
“Vaticano, così il superteste mi raccontò di orge e affari”
di Ferruccio Sansa

Quell'uomo mi parlava di orge, anche con minorenni, all'interno del Vaticano. Del coinvolgimento di altissimi prelati, uno indicato come papabile all'ultimo Conclave. E poi riferiva di casi di corruzione, con denaro pubblico e della Chiesa. Io ho registrato tutto. Ho passato mesi a studiare il caso, ma era troppo delicato, perché c'era di mezzo la vita di ragazzi giovani. Così alla fine ho deciso di non fare denunce pubbliche, di agire con la massima discrezione e di affidare il materiale alla Procura di Savona che ha affrontato con coraggio i casi di molestie ai minori da parte di sacerdoti. Volevo che fossero loro a capire se si trattava di un ricatto o no. Ma la verità andava accertata”.
Francesco Zanardi, lei attraverso la sua rete “L’abuso”, da anni si batte contro le violenze sessuali compiute da sacerdoti, come è cominciata questa storia?
Erano i giorni del ‘corvo’, dei veleni in Vaticano. Sono stato contattato da un uomo che diceva di essere il manager di una multinazionale. Sosteneva di essere stato coinvolto in un giro di festini e di prostituzione, anche minorile, all'interno del Vaticano. Raccontava di esserne disgustato e di volerne uscire. Di voler fare giustizia anche per tornare alla propria vita. Diceva di temere per la propria incolumità.
Periodo di veleni, di ricatti. Potrebbe essere un millantatore, un calunniatore...
Me ne sono reso perfettamente conto. Anche alla nostra causa non avrebbe giovato diffondere una falsità. Allora ho fatto alcune verifiche: l'uomo effettivamente risultava essere un manager, anche da documenti pubblici. E la posizione satellitare del suo telefonino confermava frequenti ingressi in Vaticano.
Tutto qui?
No. L'uomo ha fornito racconti precisi, circostanziati e mai contraddittori. Poi numeri di telefono, per esempio di un noto manager pubblico vicino al Vaticano, che abbiamo riscontrato essere veri. Così abbiamo deciso di approfondire per capire se diceva il vero.
Che cosa vi ha raccontato?
Ha detto di aver avuto accesso per lavoro all'archivio informatico del Vaticano e di alti prelati. Da qui aveva ricavato informazioni e dati. Non solo: aveva conquistato la fiducia di un noto manager che lo aveva introdotto in un ambiente di incontri sessuali gay organizzati anche dentro la Santa Sede a cui partecipavano uomini di spettacolo, ma anche minorenni.
E un altissimo prelato...
Già. L'uomo ci ha raccontato di festini che avevano luogo quando il prelato veniva a Roma. Un giorno preciso della settimana, un appuntamento fisso. Si cenava e poi sei o sette ragazzi si mettevano in cerchio e a turno avevano rapporti sessuali con il porporato. Tutto sarebbe filato liscio, finché un paio di giovani avrebbero filmato gli incontri con il telefonino. E le immagini, sosteneva il nostro contatto, erano diventate oggetto di scambio, forse di ricatto. Ed erano finite anche in suo possesso. Sosteneva di averle consegnate a due notai, uno a Roma, l'altro a Lugano, perché temeva per la propria incolumità. Ci ha promesso più volte di consegnarcele, ma poi è sparito. Per ripresentarsi dopo qualche mese. Questo ci ha fatto pensare anche a un ricatto.
Potevano essere calunnie o folli millanterie. Vi ha dato delle prove?
Mi ha fatto parlare al telefono con uno dei giovani che sarebbero stati coinvolti. Era, come risultava dalla sua bacheca facebook, un ragazzino di strada. Un posteggiatore romano che frequentava i giri della prostituzione omosessuale. Non era una prova, ma un elemento che ci ha spinti ad approfondire. Poi ci ha fornito numeri di telefono di altri presunti partecipanti alle orge. Ma tutti hanno rifiutato di parlarci. Il quadro che ci ha fornito la nostra fonte era sconcertante: festini, incontri in saune gay frequentate da decine di sacerdoti in visita a Roma, reclutamento di ragazzi via internet. Addirittura rincorse notturne da un capo all'altro della città per accontentare i gusti sessuali dell'alto prelato. Un sistema, a suo dire, che era sfuggito di mano ed esponeva figure di alto livello del Vaticano a continui ricatti.
Ma le sembra credibile?
Non lo so. Ripeto, quell'uomo di sicuro aveva contatti con gli ambienti della prostituzione maschile romana. Era effettivamente un manager, per quanto di una società che fatturava poco o niente, il che aggiungeva motivo di cautela. Aveva anche avuto accesso al Vaticano. E alcuni dei contatti che ci aveva fornito abbiamo potuto verificarli. Potrebbe essere un millantatore o un ricattatore. Ma anche un uomo disperato che cercava di cambiare vita. Noi ci abbiamo lavorato per mesi. Poi abbiamo passato tutto alla magistratura che ha aperto un fascicolo perché il materiale era meritevole di approfondimento. Era giusto che se ne occupassero loro. Perché se questa storia fosse vera, le vite di ragazzini indifesi sarebbero a rischio.
Per se stesso non ha paura?
Tre giorni fa mi hanno disegnato un impiccato sulla porta. Mi hanno tagliato le gomme e aperto l’auto. Succede continuamente da quando ho cominciato la mia battaglia. Mi sto abituando, ma è dura.


il Fatto 14.6.13
Festini, archivi e chat: la lobby gay con la tonaca
di Francesca Fagnani

VIAGGIO DI “SERVIZIO PUBBLICO” FRA I SACERDOTI CHE ADESCANO I RAGAZZI. DON ARIEL: “DENUNCIAI IL VIZIO E FUI ALLONTANATO”

Santa Maria degli Angeli e dei Martiri è una delle più belle chiese di Roma. È qui che sfilano politici e volti noti ogni volta che a morire è qualcuno degno di esequie di Stato. A tutto il mondo è nota per essere l'ultimo grandioso progetto architettonico di Michelangelo Buonarroti. Ma per pochi altri è semplicemente una “Chiesa bancomat”. Così la chiamano, infatti, i ragazzi e i ragazzini di vita che girano intorno alla vicinissima Stazione Termini.
A raccontare questo è don Ariel, che lì è stato sacerdote. Si tratterebbe di un giro di prostituti gay che fino a poco tempo fa gravitava intorno e dentro alla Chiesa, che funzionava proprio come un bancomat: prestazioni sessuali al prete in cambio di soldi, o meglio in cambio dei proventi delle elemosine dei fedeli. Una storia, sembra, ben nota alla polizia.
DON ARIEL raccoglie testimonianze, foto, documenti e scrive una relazione dettagliata che invia ai suoi superiori e alla Segreteria di Stato vaticana.
Il primo risultato che ottiene è il silenzio. Il secondo è il suo (non certo volontario) allontanamento. Don Ariel viene punito per la sua delazione, mentre il prete che foraggia i giovani viene lasciato lì tranquillo e indisturbato per un altro anno ancora, prima cioè di essere trasferito in un'altra chiesa di Roma nord, meno prestigiosa ma molto più popolata. “Questa è la triste prassi”, dice don Ariel, “la lobby gay esiste. Eccome. È un dato di fatto”. “La lobby gay esiste” dice oggi Papa Francesco in una conversazione non si sa quanto confidenziale con i suoi amici sudamericani.
NELLE SETTIMANE in cui ho lavorato con Andrea Casadio a questa inchiesta, si è mostrato un mondo che si pensava fosse solo un'esagerazione dell'immaginario o una vulgata anti-clericale. La regola del celibato e dell'astinenza sessuale sembra aver generato il suo contrario: una vera e propria ossessione mostruosa per il sesso. Sacerdoti che finita la messa consumano tonnellate di materiale pornografico su internet. Venerabilis fraternity, ad esempio, è un sito dedicato ai sacerdoti “omosensibili”, si favoriscono gli incontri attraverso chat in tutte le lingue del mondo (ovviamente è obbligatorio usare un nickname) e addirittura ci si dà appuntamento in precisi orari (la mattina per i seminaristi, il pomeriggio per tutti gli altri) nel settore filosofia e religione della Feltrinelli di Largo Argentina a Roma. Saune gay, discoteche, locali per scambisti frequentati da uomini di Chiesa. Tra i luoghi gay preferiti dai preti sembra esserci (ironia della sorte, o forse no), Il Diavolo dentro, una discoteca che si trova nel quartiere Te-staccio.
ll giornalista di Panorama Carmelo Abbate racconta che per scrivere Sex and the Vatican, è riuscito a infiltrarsi per mesi in un giro di festini, a cui partecipavano sacerdoti (alcuni alti prelati di cui non ha rivelato l'identità) e ragazzi escort. Gli incontri avvenivano nei palazzi della Curia romana. Stanze importanti, dove il giorno successivo si sarebbe celebrata messa.
Un'ossessione per il sesso si diceva, un vero e proprio assillo che lega a un vincolo di segretezza assoluta chi lo pratica. Segreti che saldano rapporti e favoriscono carriere. Segreti che generano ricatti e che distruggono carriere.
IN UN BAR subito fuori le mura vaticane, ho incontrato un sacerdote che conserva in casa centinaia di schede, un vero e proprio archivio sui vizi privati dei suoi confratelli. Materiale pronto a essere usato come una micidiale macchina del fango, una clava contro chi si renda necessario punire o intimidire. Così, le persone che ho incontrato in questi mesi, mi hanno spiegato il senso di “lobby gay”.
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

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Il mio Pa’ Francesco non ha bisogno di vestire Armani
(Adriano Celentano).

15/06/2013 di triskel182

CARO direttore, qualcuno si domanderà cosa ci sia dietro la frase pronunciata dal Papa quando, con riferimento a San Pietro, ha detto che «l’apostolo sul quale Gesù edificò la sua Chiesa non aveva un conto in banca».

Un messaggio, quello di Pa’ Francesco, che non poteva essere più chiaro e che arriva come una sciabolata fra le mura di uno Ior alquanto “OPACIZZATO” dai misteri che lo circondano. Un fendente di nome “Pietro” che in tempi molto ravvicinati ha tutta l’aria di abbattersi sulla banca centrale del Vaticano e “OL-TRE”. Un Papa, questo, che non finisce mai di sorprenderci. Difficile trovare chi non lo ami. Eppure, ce n’è più di uno, specialmente all’interno del Vaticano.
Sono tutti quelli che non vogliono cambiare e che, a differenza di Francesco, che vorrebbe una Chiesa povera, invece la vogliono ricca perché col denaro è più facile comprare il “BUIO” dove nascondere i “peccati”, tipo i gravi abusi sui minori e il silenzio di chi sa e tace e il più delle volte insabbia.
Ma lo scrittore e storico Vittorio Messori, del quale leggo sempre con interesse gli editoriali, in un dibattito a Porta a Porta ha detto che «il Vaticano, anche se piccolo, è pur sempre uno Stato con una realtà burocratizzata che distribuisce appalti, commesse, denaro e quindi non può farne a meno». Sarà, ma fra i due mali bisognerà pur scegliere quello minore.
Allora cos’è meglio? Avere una banca che attira gli scandali o il giusto indispensabile per il necessario nutrimento del Pontefice e i suoi vescovi con al massimo una diaria che gli consenta di poter predicare la “buona novella” nel mondo? È chiaro che fino a quando il Papa non sarà in grado di fare i miracoli, la via di mezzo forse è un compromesso. Un compromesso che si avvicinerà più ai colori della povertà che a quelli dello sperpero. E allora anche il ricatto a cui si sottopongono i funzionari e i prelati che hanno una doppia vita, come dice Messori, sarà meno sfuggente sotto i riflettori di un serio controllo.
«Non è intenzione di Francesco — dice poi Messori a un giornalista
—, ma i suoi discorsi vengono dipinti con demagogia». Consultando il vocabolario (ve lo dico perché penso che in Italia ce ne sono molti che, come me, non conoscono il significato di questa parola), Demagogia è un termine greco che indica un comportamento politico mirante ad ottenere il consenso popolare attraverso false promesse vicine ai desideri del popolo.
A quanto pare Messori attribuisce al Papa un comportamento demagogo che, a mio parere, invece, confonde con la passione SFRENATA che lo strepitoso Francesco ci mette nel servire coLui che ha creato tutte le cose con la PROMESSA di una vita GIOIOSA che mai finirà. Ma Messori non demorde e va giù duro: «La Chiesa povera è una cavolata, Gesù aveva una disponibilità economica, persino un tesoriere che poi l’ha tradito, Giuda Iscariota,
tant’è vero che le guardie ai piedi della croce si giocarono ai dadi la preziosa stoffa che Lui indossava». E conclude con una frase davvero imprevedibile: «Gesù vestiva Armani». Fantastico!
Non posso non ammettere la genialità di questa provocazione. Naturalmente solo per il gusto della battuta in sé e non per quello che la battuta esprime, che a mio parere è veramente una Cazzata.
La disponibilità economica nelle mani del “Giuda tesoriere” la si può paragonare a una delle tante famiglie dei giorni nostri che faticano a tirare la fine del mese. Tant’è vero che Giuda, nel corso di una cena, ipocritamente si risente e inveisce contro la peccatrice accusandola di sprecare il prezioso unguento che con tanto amore sparge sui piedi di Gesù: «Si sarebbe potuto vendere per dare il ricavato ai poveri». Ma il figlio di Dio prende subito le difese della donna: «Lasciatela fare. I poveri li avrete sempre con voi, ma non sempre avrete me».
Dunque, tutta questa disponibilità economica che Giuda avrebbe avuto non doveva essere così florida se se la prendeva tanto per lo spreco della peccatrice. E dai Vangeli non risulta che Gesù abbia qualche volta detto al traditore: «Dai questa somma al tal povero, tanto a noi i soldi non mancano». E noi sappiamo quanto Gesù tenesse ai poveri, a differenza dello Ior. E se il fatto di non portare i mocassini rossi come Ratzinger significa fare della demagogia, allora anche Ratzinger è un demagogo perché non porta gli scarponi.
La verità è che ognuno di noi non desidera altro che andare d’accordo col proprio modo di vestirsi. Sia che riguardi un Papa, un parrucchiere o un bagnino. Non mi meraviglierei se il padrone di una zona balneare sgridasse il suo bagnino perché durante un salvataggio si è tuffato senza giacca e cravatta: «Bisogna essere eleganti anche sott’acqua». E Gesù non aveva certo bisogno di quel panno per essere elegante. Qualcuno, magari un benestante, glielo avrà regalato e Lui di buon grado lo avrà accettato, pur sapendo che era egli stesso l’unica vera eleganza!

Da La Repubblica del 15/06/2013.
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

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il Fatto 14.6.13

Messori dixit
“Gesù vestiva Armani”: gli storici litigano
di Car. Tec.


A Vittorio Messori, scrittore e storico, firma del Corriere e soprattutto interlocutore di Joseph Ratzinger cardinale, non appassiona la deriva “demagogica” di Francesco e l’assioma che la Chiesa sia povera.
Il professor Roberto Rusconi, collega di Messori, apprezzato docente all'Università Roma Tre, smonta il teorema: “Credo che non si debba fare dell’antiretorica a fini apologetici, quale mi sembra essere il metodo di Vittorio Messori”.
MA LA CARITÀ è una favola secolare o una condotta non più utilizzata, semplicemente teoria senza pratica? “Da un certo punto di vista - spiega Rusconi - non è mai esistita una Chiesa povera (ma che cosa corrisponde a questa espressione?), mentre la Chiesa ha sempre avuto - come istituzione - il problema di come gestire i beni che possedeva, che generavano ricchezza e soprattutto potere. Tra i seguaci di Francesco d'Assisi, che erano partiti con il rifiuto di ogni forma di proprietà, e quindi di potere (la ricchezza ne è solo manifestazione e strumento), e poi si videro colmare di elemosine e di beni, si aprì la discussione sulla possibilità di un "usus pauper". In altri termini, può essere estremamente antistorico usare la categoria di povertà al di fuori del contesto. Il problema della Chiesa (ma quale? il Vaticano? i vescovi? le parrochie? i fedeli?) è costituito dai beni che generano la ricchezza e non vengono utilizzati per i poveri”.
A Rusconi colpiscono i paradossi e le provocazioni di Messori: “Gesù non era un morto di fame - ha dichiarato al “Fatto” - Vestiva Armani, i suoi abiti era rari e di lusso per l’epoca. Aveva un tesoriere che l'ha tradito e dunque anche un tesoro”. Il professore conferma il censo del predicatore di Nazareth, però precisa il valore di un simbolo universale: “Certamente Gesù non era un pezzente, e magari nemmeno Giuseppe. Il senso del suo messaggio e della sua vita, non a caso raccolti da Francesco d'Assisi, è nel non possedere ciò che dia sicurezza del domani oppure potere
IL PAPA perché insiste su questi temi? “Ha scelto il nome di Francesco, la sua insistenza sulla povertà e sui poveri deve essere ricondotta a questa chiave: chi sono i poveri e che uso si può fare dei beni della chiesa per chi ha bisogno. Se la Chiesa di Roma si deve alleggerire delle ricchezze, non lo si fa in un giorno. Se ci si vuole mettere sul piano delle battute - conclude Rusconi - fin troppo facili, sulla croce Gesù non era vestito da Armani e il sepolcro non era stati progettato da Renzo Piano”.
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