THE NEW CATHOLIC QUESTION

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paolo11
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da paolo11 »

Si ho visto il filmato di Santoro.Servizio pubblico.
Che posso dire! Uno schifo totale.Ho sempre detto che il vaticano è una SPA.
Cambieranno le cose (MAI) verso la fine del filmato dicevano.I preti si devono sposare e pure le donne dire la messa.
Ciao
Paolo11
peanuts
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da peanuts »

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -56933.htm

Che dite, deve mandare altri fax o lasciar stare? :roll:

Meno male che erano cambiati questi qua
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

Vaticano, il cardinale Tagle: “La Chiesa ha bisogno di purificazione perenne”

“C’è sempre nella storia dell’umanità questa malattia, la corruzione. La Chiesa ha bisogno di purificazione perennne”. L’arcivescovo di Manila Luis Antonio Gokim Tagle risponde sui nodi irrisolti che minacciano la chiesa. Il cardinale, di famiglia metà filippina e metà cinese, ha presentato a Roma il suo libro ‘Gente di Pasqua’, edizioni Emi. Scherza con i cronisti: “Io quando vedo le telecamere mi batte il cuore, bisogna chiamare pronto soccorso”. A 56 anni, ‘giovane’ ma papabile già nell’ultimo Conclave, il cardinale mostra una consonanza con Papa Francesco quando parla dell’urgenza di ritrovare nell’ascolto degli ultimi la forza di un riscatto. Sulle sfide che si trova davanti Papa Francesco, l’arcivescovo di Manila, divertito, si affida ad un auspicio: “ Speriamo che ne uscirà bene”

di Nello Trocchia
15 giugno 2013

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/06/ ... ne/236719/
peanuts
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da peanuts »

http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/chiesa_ ... 3618.shtml

Sono cambiati, sì, certo
Bleah a voi
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

Il tegolone sul Cupolone


il Fatto 21.6.13

Cose sante. Indagine dei pm di Roma
Il prete pedofilo vuota il sacco: “Così funziona in Vaticano”, il Vaticano trema
Scontata una condanna a 5 anni, don Poggi ha chiesto di essere “reintegrato”, ma la Chiesa ha detto “no”
E allora ha deciso di fare i nomi: sfilata di sacerdoti a Palazzo di Giustizia

di Marco Lillo e Valeria Pacelli


IL SACERDOTE PEDOFILO “COSÌ FUNZIONA IN VATICANO”
INCHIESTA A ROMA SU UN GIRO DI PRELATI. TUTTO PARTE DALL’ACCUSA DI DON POGGI, CONDANNATO PER VIOLENZA SUI MINORI

C’è un’indagine della Procura di Roma che sta scuotendo la Chiesa romana.

Da un mese a questa parte molti prelati sono stati sentiti a sommarie informazioni dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, titolare della delega sui reati sessuali.

Il fascicolo contiene i nomi di molti uomini di Chiesa accusati di atti sessuali su minori da parte di un loro collega: don Patrizio Poggi, un parroco che forse non ha rispettato tutti i comandamenti, a partire dal sesto, ma che conosce molto bene un passo dell’Antico Testamento: “Muoia Sansone con tutti i filistei”.

Come Sansone, anche don Patrizio si è sentito umiliato.

Certo, la sua colpa era molto grave: avere abusato negli anni Novanta dei ragazzini che gli erano stati affidati dai parrocchiani.

DON PATRIZIO però voleva rientrare nella sua Chiesa e, di fronte all’ennesimo rifiuto ricevuto dalle alte gerarchie vaticane, ha pensato bene di scuotere con la sua deposizione di accusa le colonne portanti della sua casa per vendicarsi.

Il fascicolo è seguito con attenzione dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, un cattolico che guida un ufficio giudiziario a poche centinaia di metri dal Cupolone.

Gli accertamenti sulle dichiarazioni sono molto scrupolosi e sono ancora in corso.

Don Patrizio Poggi, 46 anni, è diventato famoso nel 1999 quando tutti i quotidiani hanno riportato la sua condanna a 8 anni di reclusione per atti di pedofilia su alcuni minori della sua parrocchia.

Nei gradi successivi la pena è stata ridotta a 5 anni e il sacerdote ha scontato interamente il suo debito con la giustizia.

Stufo di essere trattato da tutti come un reietto, ha chiesto ai vertici del Vaticano di essere riammesso a celebrare la messa e a dare i sacramenti come se nulla fosse.

La Chiesa di Francesco non può permettersi un simile passo falso e l’ex viceparroco è stato tenuto fuori dalla porta.

Lui per tutta risposta si è ricordato di Sansone e si è presentato davanti ai Carabinieri per raccontare tutto quello che sostiene di sapere sulla pedofilia nella Chiesa di Roma, e non è poco.

Don Patrizio ha raccontato di conoscere i comportamenti sessuali di un monsignore con la passione dei ragazzini che riveste un ruolo importante nella sua Diocesi e che è anche il segretario di un vescovo molto importante.

Nel racconto di Poggi non mancano i particolari sui comportamenti vietati che avrebbero coinvolto anche alti prelati e parroci legati in una sorta di lobby gay, come è stata definita da Papa Bergoglio, con in più la passione degli adolescenti.

Inoltre don Patrizio ha descritto anche i canali per agganciare i giovani desiderati dai prelati.

E ha indicato in particolare il nome di un soggetto che avrebbe avuto questo ruolo.

Sono accuse gravissime e tutte da provare.

I Carabinieri del Nucleo investigativo di Roma guidato dal colonnello Lorenzo Sabatino hanno effettuato pedinamenti e indagini a tutto campo per riscontrare le accuse circostanziate di don Patrizio Poggi.

Non tutto quello che ha raccontato l’ex viceparroco è stato verificato dagli investigatori anche se, almeno in un caso, i carabinieri hanno assistito in diretta a un incontro sospetto in una Chiesa.

Don Patrizio è una persona che non ha molto da perdere.

Nel marzo del 1999 il Giudice Edoardo Landi lo ha spedito agli arresti domiciliari con l’accusa di avere abusato sessualmente di 5 ragazzini tra i 14 e i 15 anni che frequentavano la sua parrocchia, San Filippo Neri, al confine tra Boccea e Primavalle.

AL CRONISTA del Fatto che ha chiesto di lui ieri, i suoi ex parrocchiani hanno risposto: “non sappiamo più nulla di lui”.

Un signore anziano che collabora con tutti i parroci da decenni ha aggiunto con una smorfia in volto: “Si è comportato male con mio figlio e se mi passasse davanti lo metterei sotto con la mia automobile”.

La polizia era partita dalla segnalazione di un obiettore di coscienza che era stato inviato a compiere il suo servizio civile nella parrocchia di San Filippo Neri.

Stimolati dal giovane che aveva colto i segnali di malessere nei ragazzi, i genitori avevano posto le domande giuste per poi descrivere ai poliziotti quello che avevano saputo dai figli.

L’avvocato che difendeva don Patrizio minacciò querele ed esposti per calunnia.

Poi, dopo gli arresti domiciliari e la condanna, don Patrizio era stato spedito dalle gerarchie vaticane in una comunità religiosa del Nord.

Prima di ricomparire in una caserma dei Carabinieri. Stavolta nella veste di accusatore.
camillobenso
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

Ior, Curia e pedofilia. I primi cento giorni di Papa Francesco in Vaticano.
21/06/2013 di triskel182


Da arcivescovo di Buenos Aires a Roma, alla Chiesa che non deve diventare “ong pietosa”. Il racconto dei primi tre mesi di Bergoglio e le sfide aperte: dagli scandali interni alla riforma della banca vaticana.
Jorge Mario Bergoglio si era dimesso il 17 dicembre 2011. Al compimento del settantacinquesimo anno di vita, come prevede il Codice di Diritto Canonico, il cardinale arcivescovo di Buenos Aires aveva scritto e inviato a Benedetto XVI la sua lettera di dimissioni. Ma il Papa tedesco l’aveva accantonata. Trascorso un anno, alla fine del 2012, da Roma al cardinale Bergoglio ormai settantaseienne non era arrivato ancora nessun segnale in merito alla nomina del suo successore. Poi avvenne quello che rimarrà nella storia come l’11 febbraio della Chiesa cattolica: l’annuncio choc di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato.

Appena un mese dopo, il 12 marzo, Bergoglio entrerà in conclave ma non da arcivescovo emerito, come si sarebbe verificato se Ratzinger avesse rispettato scrupolosamente la legge della Chiesa. E dopo poco più di ventiquattr’ore, a dispetto di tutti i pronostici della vigilia, ne uscirà Papa. “Sono venuto a Roma – ha confessato Bergoglio divenuto Francesco – solo con pochi vestiti, li lavavo di notte, e all’improvviso questo… ma se io non avevo alcuna possibilità. Nelle scommesse di Londra stavo al quarantaquattresimo posto, immaginatevi. Chi ha scommesso su di me ha guadagnato moltissimo denaro…”.

Pauperista e populista? Si possono archiviare con questi due aggettivi i primi cento giorni del pontificato di Papa Francesco? Decisamente no. In poco più di tre mesi Jorge Mario Bergoglio, abbandonato l’abito cardinalizio ma non la sua croce di metallo, ha dettato un programma di governo per la Chiesa con i suoi gesti emblematici. Un programma, già condensato nelle nove lettere del nome scelto per il pontificato, che partendo dall’attenzione alla povertà umana, materiale e spirituale, prevede per l’istituzione ecclesiale una seria purificazione che la allontani dal diodenaro, dal carrierismo, dalla piaga della pedofilia, e che porti la Chiesa verso le periferie esistenziali.

Le catechesi, le udienze, gli angelus, le omelie, i discorsi, quasi sempre integrati a braccio, dei primi cento giorni di Francesco si possono racchiudere in un solo punto chiave: la credibilità della Chiesa. È qui che si gioca la sfida del ventunesimo secolo della bimillenaria istituzione ecclesiale. “L’incoerenza dei fedeli e dei pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere – ha sottolineato subito Francesco – mina la credibilità della Chiesa”. Papa Bergoglio non vuole guidare un’istituzione che va avanti per inerzia o, ancora peggio, una “ong pietosa”. Vuole, come ha ripetuto più volte ai pastori, una Chiesa che esca dalle sagrestie. “Quando la Chiesa diventa chiusa si ammala. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Ma che cosa succede se uno esce da se stesso? Può succedere quello che può capitare a tutti quelli che escono di casa e vanno per la strada: un incidente. Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura”.

Del programma di governo, in questi primi cento giorni di pontificato, si è capito il punto che sta più a cuore a Bergoglio: la riforma della Curia romana. Lui stesso ha rivelato di essere stato tra i cardinali che, durante le dieci congregazioni generali dei porporati che hanno preceduto il conclave, hanno sollevato con insistenza questo aspetto ineludibile. Ed è stata proprio in questa direzione la prima grande decisione di Francesco: la nomina di una commissione di otto cardinali che dovrà consigliare il Papa e aiutarlo nel riformare la Curia romana.

Ma da Bergoglio si attendono altre due decisioni chiave: la riforma dello Ior, la banca vaticana, e la nomina del Segretario di Stato. Sul primo fronte la commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior presieduta da Tarcisio Bertone, con l’approvazione del Papa, ha nominato ad interim come prelato della banca vaticana il “padrone di casa” di Bergoglio, ovvero il direttore di Casa Santa Marta, monsignor Battista Mario Salvatore Ricca. Non è il commissariamento dell’Istituto per le Opere di Religione atteso da molti osservatori, ma è certamente il segnale che lo Ior è ben presente nella mente del Papa. Appare, invece, abbastanza scontato che Bertone, che il prossimo 2 dicembre compirà 79 anni, rimarrà al vertice della Segreteria di Stato almeno fino a settembre. Per la sua successione il nome più accreditato è quello di Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, unico porporato con incarico a Roma presente nella commissione cardinalizia nominata da Bergoglio.

“È difficile capire Francesco senza partecipare ad almeno una sua Messa del mattino”, sostiene donGiuseppe Costa, dal 2007 direttore della Libreria Editrice Vaticana che festeggia i primi cento giorni di pontificato pubblicando, insieme a Jaca Book, il volume “In Lui solo la speranza”, un ciclo di esercizi spirituali tenuto nel 2006 dall’allora cardinale di Buenos Aires ai vescovi spagnoli. ”Se il suo nome rievoca la forza innovatrice della povertà francescana – prosegue il sacerdote salesiano – il Papa che celebra in grande raccoglimento e commenta con semplicità e radicalità le letture del giorno ci ridà il senso del mistero. Se poi si va alla breve presentazione, ci si accorge che questo Pontefice fa sentire chiunque a suo agio. Qui domina l’ascolto e l’accoglienza, e quel ‘preghi per me, ne ho bisogno’ ti conquista per sempre. Diverso – sottolinea ancora Costa – è l’approccio ai suoi scritti e insegnamenti. Solidarietà, comunione, poveri, libertà, bambini e anziani sono termini di grande frequenza e che corrispondono ad altrettanti appelli. Come sfondo a tutto – conclude l’editore del Papa – resta il costante e ripetuto impegno a non intristirsi e isolarsi: occorre annunciare Cristo”.

Da ilfattoquotidiano.it del 21/06/2013.
myriam
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da myriam »

Salerno, arrestato il vescovo già sospeso dal Vaticano. Indagato anche 007 e broker

http://www.ilmattino.it/salerno/salerno ... 7602.shtml
mariok

Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da mariok »

Con Papa Francesco il cambiamento di rotta nella Chiesa è appena iniziato
Intervista a Prodi: «La politica ascolti il monito del Papa»

Intervista di Federica Fantozzi Romano Prodi su L’Unità del 10 luglio 2013

Un Papa pastore, consapevole che «per guidare un gregge bisogna condividerne il cammino, le sofferenze, il cibo e l’acqua». Un Pontefice che non fa «prediche astratte» bensì da Lampedusa, facendosi carico di sofferenze essenzialmente «non cristiane» ha lanciato un «richiamo forte» e «un monito netto» ai governanti affinché inseriscano il tema dell’immigrazione nelle loro agende e si impegnino ad affrontarlo con serietà.

Così Romano Prodi, da cattolico, legge le parole di Papa Francesco dall’isola che in questi anni è diventata sinonimo di tragedie di disperati, di carrette del mare naufragate o approdate in mezzo alle intemperie, di minorenni trattenuti nei centri di accoglienza. E avvisa: «Nella Chiesa il cambiamento di rotta è appena iniziato. Non immaginavo nel Papa una coerenza così forte e una velocità così imprevista».

Professore, il Papa a Lampedusa ha pronunciato un mea culpa nei confronti dei migranti del mare denunciando la «globalizzazione dell’indifferenza». Lei, da cattolico, come ha accolto questo messaggio?

«La chiave sta proprio nella «globalizzazione dell’indifferenza» come accusa, spunto, parabola per descrivere le tragedie di un’umanità divisa e indifferente. Il Papa ha pronunciato un richiamo generale all’egoismo che spesso accompagna la globalizzazione, in questo grande mondo che tace e fa finta di non vedere»

I lampedusani hanno ringraziato per la giornata «storica». Una sfida a non dimenticare questa piccola frontiera tra Europa e Africa?

«Andare a Lampedusa è stato un richiamo simbolico al problema della solidarietà umana che va ben oltre l’isola. Nessuno sa con certezza quanti siano gli scomparsi nel Mediterraneo. Tutto il rito del viaggio è stato un messaggio sobrio: un seguito minimo, senza i potenti del mondo, non accompagnato da una rappresentanza politica. Tutto ha contribuito a richiamare l’essenzialità della cosa».

Dal Pdl si sono levate polemiche. Cicchitto ha precisato che un conto è predicare, un altro governare. Coda di paglia o senso comune?

«Nessuno nega che il governare implichi tutti i problemi derivanti da azioni che scomodano molti interessi politici. Nemmeno il Papa ne disconosce le difficoltà: è un uomo pratico, un pastore, non un filosofo astratto. Senza però un richiamo forte viene a mancare anche l’opera di prevenzione e di rimedio che devono fare i governanti».

Come delegato Onu per l’Africa, e sulla scorta della sua esperienza alla guida della Commissione Europea, che idea si è fatta dell’argomento? Quali soluzioni vede?

«Questo peso non può essere sostenuto da un solo Paese. Serve un’azione comune. Ma le parole del Papa contengono non un obbligo bensì un invito netto affinché le autorità politiche inseriscano questo tema come prioritario nella loro agenda. È un monito forte che interroga le coscienze».

Papa Francesco ha già compiuto diversi gesti di rottura: la sedia vuota al concerto in suo onore, la permanenza a Santa Marta, niente vacanze a Castel Gandolfo. Sembra parlare ai fedeli, senza curarsi delle conseguenze politiche dei suoi atti. Che Pontefice è, secondo lei?

«Un pastore al cento per cento. Direi che la definizione più precisa è questa. Non fa prediche astratte: per guidare un gregge bisogna camminare, soffrire la fame e la sete. Io lo interpreto così: conta l’esempio, il resto è contorno. Compresa la parola».

Si rivolge alle coscienze dei singoli, senza mediazioni?

«Non si rivolge ai singoli ma a tutti. La fede non è un fatto individuale ma un essere insieme nella Chiesa. È un pastore che condivide il cammino, beve la stessa acqua, mangia lo stesso cibo».

La sera del 13 maggio, quando dal conclave è arrivata la fumata bianca, lei era in piazza San Pietro. Cosa ha provato quel giorno? Si aspettava questi gesti da Papa Francesco?

«Quel giorno io non conoscevo questo Papa. Ero in fiduciosa attesa. Il messaggio fortissimo è arrivato dopo. Certo, la scelta del nome era di per se stessa un messaggio, ma non immaginavo una coerenza così forte e una velocità così imprevista nell’imprimere questa nuova direzione alla Chiesa».

Papa Francesco continuerà su questa strada? O incontrerà troppi ostacoli?

«Mi aspetto reazioni sempre più forti. Non crediamo che quando un messaggio diventa di cambiamento così evidente sia accolto in modo non conflittuale. Il mutamento di rotta della Chiesa è solo iniziato».

Il Papa ha mandato anche un messaggio al mondo islamico. Dopo aver lavato i piedi a una giovane detenuta musulmana a Casal del Marmo. Un altro segnale?

«Lampedusa non è un luogo di sofferenza cristiana. La maggioranza di chi vi approda arriva dal sud del mondo. Pakistan, Somalia, Bangladesh: Paesi musulmani. La partecipazione così diretta alle loro sofferenze è un messaggio che è stato accolto con grande interesse anche da quel mondo».

Come valuta la proposta di introdurre lo ius soli temperato come criterio per l’attribuzione della cittadinanza italiana?

«Mi sono già espresso a favore, purché sia fatto in modo serio. Bisogna mettersi in testa che con la nostra demografia e con le scelte professionali che fanno i nostri ragazzi, il problema è inserire la prossima generazione composta da figli di immigrati nel sistema Italia. Dobbiamo renderli cittadini attivi e capaci di innovare il Paese, come accade in Usa e Francia. Se li terremo esterni o ai margini, non contribuiranno alla nostra crescita».
peanuts
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da peanuts »

Sentite un po'
Il papa è arrivato a Ciampino con un elicottero "repubblica italiana" e parte con un aereo Alitalia
Naturalmente il vaticano avrà pagato sia l'elicottero che il biglietto aereo, no?

No?
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Re: THE NEW CATHOLIC QUESTION

Messaggio da camillobenso »

E' pur vero che aveva 99 anni, ma anche questa scomparsa è il segno dei tempi.

Tutto un mondo che sta per finire.

Dalla Montalcini in avanti stanno sparendo tutti i punti di riferimento della sinistra.


Vorrà dire qualcosa se la destra viene risparmiata,.....da Gelli a Priebke?




Morto Ersilio Tonini, il cardinale più anziano vivente
Tonini è scomparso nella notte all'Opera Santa Teresa di Ravenna, in seguito ad alcune complicazioni di salute. Aveva da poco compiuto 99 anni. E' stato il 'sacerdote degli italiani', molto attento al sociale e vicino al mondo della comunicazione

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 luglio 2013Commenti (76)


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... te/669379/
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