Rimborsi Elettorali

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paolo11
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Rimborsi Elettorali

Messaggio da paolo11 »

Rimborsi elettorali, Italia sprecona Londra spende 25 volte di meno
In Inghilterra la spesa annuale è di 12 milioni di euro da noi di 289. In Spagna un tetto a 82 milioni. Ecco come funzionano i finanziamenti all'estero
di Paolo Bracalini - 10 aprile 2012, 08:38
E altrove? Di più, ma sempre meno che qui. L’Italia ha il record di spesa pubblica per rimborsi elettorali. «La démocratie n’a pas de prix, mais elle a un coût...», la democrazia non ha prezzo ma costa, dicono i francesi.
Ma a loro costa meno che a noi. Basti pensare che la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy alle presidenziali del 2007 – la più importante tornata elettorale in Francia – è costata alle casse pubbliche francesi, in rimborsi, complessivamente 10.783.200 euro. Cioè meno della metà di quanto ha ricevuto l’Udc solo per il 2008 (25.895.850 euro). Il finanziamento annuale dei partiti francesi ammonta a 80 milioni. Quando si vota il costo sale, e così se prendiamo come base il 2007, anno in cui si sono tenute le presidenziali e le legislative (cioè le politiche), otteniamo la cifra totale di 160 milioni come spesa complessiva dello Stato francese per i partiti, risultante dalla somma di 44 milioni (costo delle presidenziali), 43 milioni (rimborsi per le legislative) e 73 milioni di finanziamento pubblico fisso. Molto meno dei nostri 289 milioni.
La Spagna? Meno, meno, meno. Nel 2011 è stato previsto un finanziamento ai partiti spagnoli pari a 82.354.480 euro. Aggiungiamoci i rimborsi per le elezioni (21mila euro a seggio), altri 15 milioni di euro l’anno per i gruppi parlamentari (in Italia i milioni sono 70) e 8 milioni di euro ministeriali per le fondazioni partitiche. Sommando i rimborsi elettorali presi dai partiti spagnoli nel 2011 al finanziamento pubblico, in Spagna siamo a 131 milioni di euro in un anno. La metà dei nostri.
Sì ma in Germania, dove ci sono le fondazioni politiche generosamente finanziate dallo Stato? Se consideriamo i partiti, siamo anche qui a meno. In Germania, Stato con una popolazione di 23 milioni di persone in più rispetto a quella italiana, la legge stabilisce un limite assoluto ai contributi annuali federali: il finanziamento pubblico complessivo non può superare i 133 milioni di euro (e in effetti, nel 2010, è stato pari a 125 milioni euro). Le fondazioni politiche prendono un sacco di soldi (328 milioni di euro nel 2011), ma con una serie di regole tra cui: non avere come dirigenti uomini di partito, divieto di finanziare il partito, obbligo di usare i soldi per progetti precisi, obbligo di pubblicare sui siti internet i bilanci e l’elenco delle entrate e delle uscite. Niente a che vedere con le quasi cento fondazioni di partito italiane, che ricevono milioni di euro ma senza doveri di rendicontazione.
Poi c’è il famoso modello americano (che inizialmente il segretario del Pdl Alfano ha detto di voler seguire per la bozza di riforma della legge sul finanziamento dei partiti). Negli Usa lo Stato finanzia solo le elezioni presidenziali, con i soldi delle donazioni volontarie dei contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi.
Nel 2008 la campagna di Obama non è costata neanche un cent ai contribuenti, grazie ad un ingente finanziamento pubblico, mentre lo sfidante John McCain ha beneficiato di 84 milioni dello Stato federale. In totale? Le più importanti elezioni della prima potenza mondiale sono costate, nel 2008, 135 milioni di dollari, pari a 100 milioni di euro. Cioè quanto una sola rata annuale del rimborso per i partiti eletti alle Camere italiane.
http://www.ilgiornale.it/interni/rimbor ... comments=1
..................................
Non fate caso al giornale che porto come esempio.Al sottoscritto interessa l'argomento.
Tutti i partiti ora vogliono nuove regole di trasparenza.
Forse mi è sfuggita una cosa:Nessuno ha parlato di riduzione del contributo?
Forse la soluzione migliore è quella del referendun indetto da Di Pietro.
Che ne pensate.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da camillobenso »

Occhio alla truffa

Ci volevano le retate perché le alte cariche dello Stato scoprissero lo scandalo dei “rimborsi elettorali”. Ma ora che persino Napolitano, Fini e Schifani, parlamentari rispettivamente dal 1953, dal 1983 e dal 1996, se ne sono accorti, tutti danno per certo che la legge verrà cambiata.

La qual cosa è considerata, di per sé, positiva. Ma non è affatto detto che sia così. Infatti Alfano, Bersani e Casini non contestano né il principio dei “rimborsi” nè il quantum, che nessuno vuole ridurre: vogliono soltanto creare un ente che ne controlli la gestione una volta incassati. La Corte dei Conti è lì apposta, ma lorsignori preferiscono un’”Authority indipendente”, ciò dipendente da loro come le altre. Insomma una legge-truffa che non cambia nulla se non la facciata. Invece bisogna cancellare sia il principio sia il quantum dei rimborsi, azzerando tutto e tornando allo spirito del referendum del 1993: nessun trasferimento automatico di denaro dallo Stato ai partiti. E, siccome l’attuale Parlamento non azzera un bel nulla, non resta che il referendum Di Pietro, per cancellare i rimborsi e creare un sistema tutto nuovo.

Conosciamo l’obiezione: “così farebbero politica solo i ricchi”. Ma non regge: i ricchi partono favoriti solo se ciascun partito può spendere ciò che vuole. Se invece si fissa un tetto massimo per le spese elettorali, tutti combattono ad armi pari. Nel ‘ 93, subito dopo il referendum che abolì il finanziamento pubblico, il governo Amato lo ripristinò sotto le mentite spoglie di rimborso elettorale, pur modestissimo. Infatti per le elezioni nazionali ed europee del 1994 i partiti ricevettero appena 70 milioni e per quelle (solo nazionali) del 1996 ancora meno: 46,9. Il che significa che possono cavarsela egregiamente con 50 milioni per ogni elezione su scala nazionale. Invece, grazie alla legge del 1999 che prelevava 4 mila lire a ogni iscritto alle liste elettorali, i rimborsi si allontanarono anni luce dalle spese effettive. E la legge del 2006 raddoppiò lo scandalo: rimborso pieno anche per le legislature monche.

Per le politiche 2008, le europee 1999 e le amministrative varie, i partiti hanno dichiarato spese per 100 milioni, ma nel 2013 a fine legislatura ne avranno incassati 503 in cinque anni. Totale negli ultimi 17 anni: 2,3 miliardi erogati contro 579 milioni documentati. Partiamo da questi 579: diviso 17 anni fanno 34 all’anno, contro una media di 135 incassati. Dunque, secondo quel che essi stessi dichiarano, i partiti devono coprire spese per una trentina di milioni l’anno. Con un corso accelerato presso il Movimento 5 Stelle, presente in consigli comunali, provinciali e regionali senza un soldo pubblico, si può scendere ancora di parecchio. Ma facciamo finta che ai partiti servano 30 milioni l’anno: come raccoglierli, nel rispetto della volontà degli italiani, più che mai contrari ai trasferimenti pubblici? Sistema misto: in parte donazioni da privati (purchè dichiarate sopra i 5 mila euro e non anonime fino a 50 mila come da legge-golpe 2006); in parte contributi pubblici, ma volontari. Come? Ripristinando la legge Prodi del 1997, che consentiva di devolvere il 4 per mille dei redditi Irpef.

Ma con una decisiva differenza: allora i soldi finivano in un unico calderone che poi i partiti si dividevano in base al peso elettorale (infatti non li versò quasi nessuno); invece ogni contribuente deve poter indicare a quale lista destinare il suo eventuale 4 per mille, a vantaggio dei partiti più credibili e popolari. Fissato il come e il quanto, occorrono poi sanzioni draconiane per chi sgarra: chi spende più del tetto, o presenta documentazione poco credibile, o tiene bilanci opachi, o viola le regole di democrazia interna (congressi, primarie, tessere, candidature, codice etico), paga con la decadenza immediata dei suoi eletti, in più restituisce tutti i contributi privati e pubblici dell’ultimo quinquennio e perde il diritto a incassare quelli del quinquennio successivo: cioè fallisce e chiude bottega. Tutto il resto è truffa.

Il Fatto Quotidiano, 10 Aprile 2012
pannelliano
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da pannelliano »

camillobenso ha scritto:Occhio alla truffa

Ci volevano le retate perché le alte cariche dello Stato scoprissero lo scandalo dei “rimborsi elettorali”. Ma ora che persino Napolitano, Fini e Schifani, parlamentari rispettivamente dal 1953, dal 1983 e dal 1996, se ne sono accorti, tutti danno per certo che la legge verrà cambiata.

La qual cosa è considerata, di per sé, positiva. Ma non è affatto detto che sia così. Infatti Alfano, Bersani e Casini non contestano né il principio dei “rimborsi” nè il quantum, che nessuno vuole ridurre: vogliono soltanto creare un ente che ne controlli la gestione una volta incassati. La Corte dei Conti è lì apposta, ma lorsignori preferiscono un’”Authority indipendente”, ciò dipendente da loro come le altre. Insomma una legge-truffa che non cambia nulla se non la facciata. Invece bisogna cancellare sia il principio sia il quantum dei rimborsi, azzerando tutto e tornando allo spirito del referendum del 1993: nessun trasferimento automatico di denaro dallo Stato ai partiti. E, siccome l’attuale Parlamento non azzera un bel nulla, non resta che il referendum Di Pietro, per cancellare i rimborsi e creare un sistema tutto nuovo.

Conosciamo l’obiezione: “così farebbero politica solo i ricchi”. Ma non regge: i ricchi partono favoriti solo se ciascun partito può spendere ciò che vuole. Se invece si fissa un tetto massimo per le spese elettorali, tutti combattono ad armi pari. Nel ‘ 93, subito dopo il referendum che abolì il finanziamento pubblico, il governo Amato lo ripristinò sotto le mentite spoglie di rimborso elettorale, pur modestissimo. Infatti per le elezioni nazionali ed europee del 1994 i partiti ricevettero appena 70 milioni e per quelle (solo nazionali) del 1996 ancora meno: 46,9. Il che significa che possono cavarsela egregiamente con 50 milioni per ogni elezione su scala nazionale. Invece, grazie alla legge del 1999 che prelevava 4 mila lire a ogni iscritto alle liste elettorali, i rimborsi si allontanarono anni luce dalle spese effettive. E la legge del 2006 raddoppiò lo scandalo: rimborso pieno anche per le legislature monche.

Per le politiche 2008, le europee 1999 e le amministrative varie, i partiti hanno dichiarato spese per 100 milioni, ma nel 2013 a fine legislatura ne avranno incassati 503 in cinque anni. Totale negli ultimi 17 anni: 2,3 miliardi erogati contro 579 milioni documentati. Partiamo da questi 579: diviso 17 anni fanno 34 all’anno, contro una media di 135 incassati. Dunque, secondo quel che essi stessi dichiarano, i partiti devono coprire spese per una trentina di milioni l’anno. Con un corso accelerato presso il Movimento 5 Stelle, presente in consigli comunali, provinciali e regionali senza un soldo pubblico, si può scendere ancora di parecchio. Ma facciamo finta che ai partiti servano 30 milioni l’anno: come raccoglierli, nel rispetto della volontà degli italiani, più che mai contrari ai trasferimenti pubblici? Sistema misto: in parte donazioni da privati (purchè dichiarate sopra i 5 mila euro e non anonime fino a 50 mila come da legge-golpe 2006); in parte contributi pubblici, ma volontari. Come? Ripristinando la legge Prodi del 1997, che consentiva di devolvere il 4 per mille dei redditi Irpef.

Ma con una decisiva differenza: allora i soldi finivano in un unico calderone che poi i partiti si dividevano in base al peso elettorale (infatti non li versò quasi nessuno); invece ogni contribuente deve poter indicare a quale lista destinare il suo eventuale 4 per mille, a vantaggio dei partiti più credibili e popolari. Fissato il come e il quanto, occorrono poi sanzioni draconiane per chi sgarra: chi spende più del tetto, o presenta documentazione poco credibile, o tiene bilanci opachi, o viola le regole di democrazia interna (congressi, primarie, tessere, candidature, codice etico), paga con la decadenza immediata dei suoi eletti, in più restituisce tutti i contributi privati e pubblici dell’ultimo quinquennio e perde il diritto a incassare quelli del quinquennio successivo: cioè fallisce e chiude bottega. Tutto il resto è truffa.

Il Fatto Quotidiano, 10 Aprile 2012
"...non resta che il referendum Di Pietro, per cancellare i rimborsi e creare un sistema tutto nuovo..."
Da ridere....(per non piangere..)! Ma dico io, cosa ha fatto Di Pietro, da quando e' in politica, per levare il finanziamento pubblico ai partiti? Se ne accorge ora....?
Fra l'altro al Fatto sfugge (chissa perche') che il referendum del 1993 (19 anni fa) fu dei Radicali (Di Pietro pensava ad altre cose...), unico partito ad avere votato contro i rimborsi elettorali.
Magari e' sfuggito anche al "Conte..." ;-) il quale,magari, non e' a conoscenza del fatto che i Radicali raccoglieranno DI NUOVO le firme a partire da ottobre perche' il referendum non si potra' tenere prima del 2014 (speriamo Tonino lo sappia...).
Ultima modifica di pannelliano il 11/04/2012, 3:00, modificato 2 volte in totale.
pannelliano
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da pannelliano »

Volevo dire che solo i Radicali e la gente hanno il DIRITTO di lamentarsi perche' e' stata tradita dai partiti (tutti) la volonta' popolare. Tutti i partitocrati hanno sguazzato in questo sistema di guano.
Rendere onore al merito sarebbe bene che entrasse nella testa di qualcuno...
pannelliano
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da pannelliano »

Alcuni passaggi della dichiarazione di Emma Bonino lunedi' scorso.
"Quanto al dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti, evidentemente e' IMBARAZZANTE per alcuni dover dire che questi quattro gatti visionari avessero ragione. Abbiamo avuto la cocciutaggine di NON MOLLARE MAI.
..Ma i Radicali sono espulsi dall'informazione, per una sorta di fastidio, nel dover dire che qualcun altro ha avuto ragione, dal 1978 in poi".

Ora, ben venga il buon Tonino, ma di qui a farlo diventare il salvatore della patria come il Fatto vuole far credere, quando "qualcuno" si e' fatto un mazzo tanto...da decenni, su questa battaglia, e' davvero tragicomico.
mariok

Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da mariok »

Riforma dei partiti, percorso in due tempi

Oggi la proposta di legge sui rimborsi ai partiti di Pd, Pdl e Terzo Polo. Subito le norme su controlli e trasparenza, poi l'attuazione dell'articolo 49. Corte dei Conti disponibile ai controlli. Cancellieri: «Alle forze politiche ogni espressione sul tema». L'ipotesi del via libera in commissione.

Di Simone Collini 11 aprile 2012

Subito nuove norme per assicurare maggior controllo e trasparenza sull’utilizzo dei rimborsi elettorali, ma poi il confronto dovrà proseguire su un più complessivo riordino del sistema politico. Pd, Pdl e Terzo polo hanno concordato un percorso in due tempi, per la riforma dei partiti. Dopo l’intesa raggiunta da Pier Luigi Bersani, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini sulla necessità di accelerare sulle nuove regole riguardanti i bilanci delle forze politiche, gli sherpa delle tre froze politiche che sostengono il governo hanno iniziato a mettere nero su bianco un testo che entro stasera incasserà il via libera definitivo, per poi essere discusso da domani anche con gli altri partiti.

Ma il lavoro portato avanti in queste ore da Antonio Misiani e Gianclaudio Bressa (per il Pd), Rocco Crimi e Massimo Corsaro (per il Pdl), Bendetto della Vedova (per Fli) e Giampiero D'Alia (per l’Udc) non si chiuderà con la definizione della proposta di legge che avrà come punti cardine il controllo dei bilanci da parte della Corte dei conti (che si è detta favorevole a svolgere questo compito, senza affidarlo ad un’Authority ad hoc), l’obbligo della pubblicazione su internet dei rendiconti finanziari, l’abbassamento della soglia (da 50 a 5 mila euro) per le donazioni anonime e una serie di sanzioni (fino all’azzeramento) per chi non rispetti i criteri stabiliti dalla nuova legge.

Nel corso dei lavori, sono state messe sul tavolo anche proposte su cui non c’è stato il consenso di tutti i presenti, si è discusso di come rivedere il sistema dei finanziamenti e si è parlato anche della necessità di approvare nuove norme che garantiscano la democrazia interna ai partiti. E alla fine si è convenuto sull’opportunità di chiudere sulle poche norme riguardanti controllo e trasparenza per poi proseguire la discussione sulle altre questioni nel corso del confronto dell’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione.

ITER RAPIDO
Su questo argomento torna a riunirsi oggi la commissione Affari costituzionali della Camera, ma nessuno si fa illusioni sul fatto che ci sia una svolta rispetto alle riunioni precedenti, chiuse con un nulla di fatto. Ma è proprio su questa commissione che ora sono puntati gli occhi. Tutti sono d’accordo che la via da seguire sia quella parlamentare e non il decreto governativo (dopo che nei giorni scorsi si era detto «pronto» ad intervenire il Guardasigilli Paola Severino, ieri il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha detto che è meglio lasciare alle forze politiche «ogni espressione sull’argomento»). E il modo migliore per arrivare a un’approvazione in tempi rapidi della proposta di legge è convocare la commissione in sede legislativa anziché referente. Si potrebbe cioè approvare il testo direttamente, senza passare per l’Aula. Ma per farlo, secondo il regolamento di Montecitorio, è necessario il consenso dei capigruppo in commissione o dei quattro quinti dei componenti di essa. L’Idv non è contraria e la Lega difficilmente si metterà di traverso.

Scrive Bersani in una lettera inviata agli elettori che vanno alle urne alle amministrative del 6 e 7 maggio: «Conosciamo la disillusione dei cittadini verso la politica. Crediamo che il rimedio alla cattiva politica non sia l’antipolitica, ma la buona politica». Il Pd punta ad approvare rapidamente con le altre forze le nuove norme sui bilanci, ma di proseguire poi la battaglia per applicare l’articolo 49 della Costituzione. «Abbiamo anche presentato», ricorda Bersani dicendo di non voler essere «messo nel mucchio» con tutti gli altri, una legge «per imporre trasparenza, democrazia interna, codici etici. Noi stiamo già facendo certificare i nostri bilanci da Agenzie esterne indipendenti e facciamo sottoscrivere, pena l'incandidabilità, stringenti codici etici da parte di chi compone le nostre liste». Punti su cui non è riuscito di trovare l’accordo con gli altri partiti.

http://www.unita.it/italia/riforma-dei- ... 367?page=1
iospero
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Iscritto il: 24/02/2012, 18:16

Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da iospero »

Bonino: "Azzeriamo norme sul finanziamento
ma il nodo è l'occupazione della cosa pubblica"

Per la vicepresidente del Senato, cancellare le attuali regole non basta: "Serve un'operazione di verità sul ruolo dei partiti in aziende pubbliche, Asl, municipalizzate. Sui rapporti con il potere economico". Poi parla della nuova sfida radicale sui referendum. E sul caso di Rosy Mauro dice: "Serve sensibilità istituzionale"
di TIZIANA TESTA
ROMA - "Negli ultimi scandali che riguardano i partiti ci sono dati di cronaca che hanno dell'incredibile per il senso di impunità raggiunto. Lo sono anche per chi, come me, pratica la politica da oltre trent'anni. E io non sono un'ingenua, né vengo da Marte". Emma Bonino, radicale e vicepresidente del Senato, accetta di parlare del finanziamento pubblico e delle ultime vicende giudiziarie che agitano la politica. Lo fa appena terminato, davanti al carcere romano di Regina Coeli, il sit-in di Pasqua per i diritti umani e l'amnistia (in vista della marcia programmata dai radicali per il 25 aprile).

Partiamo dal possibile intervento del governo sulla la riforma del finanziamento. Il ministro Severino ha offerto il proprio contributo. Alcune forze politiche, in primo luogo il Terzo Polo, invocano il decreto...
"Trovo quest'invocazione l'ennesima prova di inutilità e incapacità dei partiti. Non capisco perché chiedere l'aiuto di papà. Se proprio vogliono procedere alla riforma, la facciano rapidamente, in sede legislativa. Come è accaduto, nel giro di una notte, per reintrodurre i rimborsi elettorali e sconfessare il referendum del '93".

Lei non crede alla capacità dei partiti di autoriformarsi?
"Magari faranno un intervento, se non vogliono essere travolti dalla rabbia dei cittadini. Ma lo limiteranno al solo finanziamento pubblico. E invece il problema della partitocrazia è ben più ampio
e il caso che riguarda la Lega e Fincantieri è solo l'ultimo di una lunga serie. Dovremmo parlare della presenza dei partiti nelle Asl, delle nomine nelle municipalizzate, degli accordi e delle spartizioni con il mondo degli affari".

Voi radicali siete pronti a ripartire con un nuovo referendum per l'abolizione dell'attuale legge sui soldi ai partiti. Ma come va finanziata la politica? Senza soldi pubblici non rischia di restare un'esclusiva dei ricchi?
"Io dico innanzitutto di azzerare il sistema attuale. Poi noi radicali chiediamo servizi gratuiti per le attività politiche dei cittadini - dall'autenticazione delle firme, ai servizi postali, alla banda larga - che sono servizi essenziali per i partiti. E questo è il senso della proposta di legge presentata da Maurizio Turco alla Camera. Per il resto, torniamo alla Costituzione. Bersani dice che è la più bella del mondo , ma è anche la meno applicata. Ripartiamo allora dall'articolo 49, che prevedeva la democrazia interna. Le forze politiche dovevano diventare soggetti con personalità giuridica, dunque con precisi obblighi anche dal punto di vista dei bilanci. E invece sono rimasti enti privati che gestiscono fondi pubblici sotto la forma ipocrita dei rimborsi elettorali. E poi, non bastano i controlli rigorosi su questi fondi. Bisogna mettere sotto osservazione anche i patrimoni delle forze politiche e i loro rapporti con le fondazioni".

Lei ha parlato del referendum 'tradito' del '93. Avete ancora fiducia in questo strumento, nonostante tutto?
"Noi radicali siamo cocciuti, ci abbiamo riprovato anche nel 2000 a seguire la via referendaria ma allora purtroppo non è stato raggiunto il quorum. Siamo consapevoli che, viste le scadenze legislative, potremo raccogliere le firme solo da ottobre e comunque non si potrà votare prima del 2014. Però il referendum è anche una pressione, un modo per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica".

Torniamo allo scandalo più recente, quello esploso in casa Lega. Lei è vicepresidente del Senato come Rosy Mauro. Molte forze politiche chiedono le dimissioni immediate - dall'incarico a palazzo Madama - dell'esponente del Carroccio. Lei è d'accordo?

"Rosy Mauro non è indagata, quindi le dimissioni sono solo una questione di sensibilità istituzionale. E io spero sempre che la sensibilità istituzionale ci sia".

(08 aprile 2012)
da repubblica.it

Mi sembra che la Bonino abbia espresso al meglio la situazione e le cose da fare
Amadeus

Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da Amadeus »

azzerare è sbagliato , i grossi partiti avrebbero dei finanziatori ( con tutti gli interessi lobbistici di sempre) , le istanze delle minoranze o della parte debole non le finanzierebbe nessuno.
si deve mettere un tetto massimo che valga per tutti, è assodato che denaro gliene arriva troppo e non viene speso .

( nel cartello di ieri sera impressionante la cifra spesa dalla pdl , se non ricordo male 68 mln !!! )

ha detto bene Maria Latella ieri sera , che ( i partiti) non facciano una norma "tiepida" , la gente non accetterà una soluzione di comodo , tanto per far abbassare il polverone.
paolo11
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da paolo11 »

Oggi la Finocchiaro al TG3 delle 12.00.Anche le altre nazione hanno i rimborsi.
Cara Finocchiaro si:ma non cifre esorbitanti come le nostre.Da Formare fondazioni, la Lega sovvenziona il sindacato padano.Poi per forza che i capitali scudati li hanno fatti rientrare con una miseria senza dire i nomi.Per forza c'erano anche i soldi dei partiti tipo lega.
NO la cuccagna è FINITA DOVETE RENDERVENE CONTO.
Ciao
Paolo11
paolo11
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Re: Rimborsi Elettorali

Messaggio da paolo11 »

pannelliano ha scritto:Alcuni passaggi della dichiarazione di Emma Bonino lunedi' scorso.
"Quanto al dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti, evidentemente e' IMBARAZZANTE per alcuni dover dire che questi quattro gatti visionari avessero ragione. Abbiamo avuto la cocciutaggine di NON MOLLARE MAI.
..Ma i Radicali sono espulsi dall'informazione, per una sorta di fastidio, nel dover dire che qualcun altro ha avuto ragione, dal 1978 in poi".

Ora, ben venga il buon Tonino, ma di qui a farlo diventare il salvatore della patria come il Fatto vuole far credere, quando "qualcuno" si e' fatto un mazzo tanto...da decenni, su questa battaglia, e' davvero tragicomico.
Caro pannelliano.Non voglio fare nessuna polemica ti riporto solo l'articolo.
......


Finanziamenti radicali
Marco Pannella
In tempi di liberalizzazioni è giusto che Radio Radicale si sia vista rinnovare per un anno la convenzione con il Ministero dello Sviluppo Economico senza gara alcuna, come hanno denunciato in aula Pd e Terzo Polo? Stupefacente la risposta del sottosegretario Polillo: «Qual è il problema? La loro rassegna stampa è un mito, e mi consente di guadagnare tempo sul lavoro». Radio Radicale – 57 dipendenti, di cui 23 giornalisti più una trentina di collaboratori – costa 10 milioni di euro all’anno. Tre furono stanziati dalla Legge di Stabilità a novembre, altri sette a dicembre con il decreto Milleproroghe: la sopravvivenza è garantita per tutto il 2012. Nota bene: le altre testate politiche si devono contendere tutte insieme i rimasugli dei fondi dell’editoria, 53 milioni di euro. Probabilmente se si facesse una gara non si presenterebbe nessun altro, però almeno verrebbe rispettato il principio di libera concorrenza.
http://vecchio.blogautore.repubblica.it ... -radicali/
Ciao
Paolo11
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