La Idem deve dimettersi
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La Idem deve dimettersi
Allora: se noi (giustamente) siamo schifati dalle ruberie perpetrate da segaioli, discarichini eccetera, non possiamo poi lasciar correre.
La difesa (patetica) cui abbiamo assistito ieri è qualcosa che scade nel ridicolo.
Oltretutto, la signora dice che:
- in Germania nessuno avrebbe chiesto le dimissioni (falso, la stessa Merkel chiese al suo ministro della difesa di dimettersi per una tesi scopiazzata, cosa meno grave della sua)
- avrebbe dato lustro al paese con le sua vittorie sportive. E chi se ne frega
Cosa ne pensate voi?
Io dico: dimissioni, senza se e senza ma
La difesa (patetica) cui abbiamo assistito ieri è qualcosa che scade nel ridicolo.
Oltretutto, la signora dice che:
- in Germania nessuno avrebbe chiesto le dimissioni (falso, la stessa Merkel chiese al suo ministro della difesa di dimettersi per una tesi scopiazzata, cosa meno grave della sua)
- avrebbe dato lustro al paese con le sua vittorie sportive. E chi se ne frega
Cosa ne pensate voi?
Io dico: dimissioni, senza se e senza ma
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: La Idem deve dimettersi
Sono di per sé per le dimissioni. Il fatto è che anche il pdl le ha chieste, probabilmente per sostituirla con qualche impresentabile.
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Re: La Idem deve dimettersi
Il pdl ha la coscienza sporca, noi (del forum) no
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: La Idem deve dimettersi
Si deve dimettere.Ha portato ai giornalisti giustificazioni fasulle.peanuts ha scritto:Il pdl ha la coscienza sporca, noi (del forum) no
Ciao
Paolo11
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Re: La Idem deve dimettersi
Ci vuole poco a distruggere una carriera sportiva.Basta entrare in politica con qualche scheletro nell'armadio.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: La Idem deve dimettersi
Beh, almeno s'è dimessa. Non tutti lo fanno, almeno questo lo riconosco
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: La Idem deve dimettersi
le cose più azzeccate su questa vicenda le ha scritte Gad ....
Le medaglie non bastano
Lo leggo dopo
di GAD LERNER
PER QUANTO amaro possa risultarle, quando si rivolge all'opinione pubblica dalla tribuna di Palazzo Chigi la ministra Josefa Idem non ha il diritto di trincerarsi dietro alla sua pur grande, meritata popolarità sportiva. Nel momento stesso in cui è entrata a far parte del governo della Repubblica, la cittadina Idem ha assunto una responsabilità speciale, esercitando la quale risulta capzioso dichiarare: "Io sono un'atleta, non una commercialista".
È lei che ha sottoscritto di fronte allo Stato le attestazioni risultate false o irregolari in materia fiscale e edilizia, compilate da esperti di sua fiducia. Nessun contribuente può scaricare le proprie responsabilità sui professionisti cui ha fatto ricorso. Per questo appare del tutto fuori luogo che la ministra abbia voluto richiamare ieri, nella sua autodifesa pronunciata in una sede istituzionale, il carnet di una carriera pur ammirevole: "Ho vinto più di 30 medaglie per l'Italia, ho partecipato a 8 Olimpiadi". Quasi che ciò dovesse garantirle, chissà perché, una speciale indulgenza muscolare ora che i suoi comportamenti di privata cittadina vengono messi in relazione all'incarico pubblico da lei assunto come responsabile delle Pari Opportunità.
Spiace rilevare che Josefa Idem, forse inconsapevolmente, si sia adeguata a un vezzo già fin troppo diffuso nella classe dirigente italiana: distorcere per convenienza il concetto di reputazione. Fra i protagonisti della nostra politica c'è chi rivendica il diritto di venire assolto dalle proprie colpe in quanto detentore di un forte consenso elettorale, lo sappiamo bene. Ci manca solo che adesso un membro del governo strumentalizzi a fini attenuanti le sue performance agonistiche. Non la canoista è sottoposta a giudizio pubblico, bensì la ministra di un governo che rivendica fra le sue priorità la lotta contro la piaga dell'evasione e dell'elusione fiscale.
È dunque apprezzabile che la Idem si sia scusata pubblicamente per le irregolarità compiute, così come essa merita la nostra solidarietà per gli insulti misogini a lei rivolti da personaggi screditati come Mario Borghezio. Ma aggrapparsi alla propria popolarità per definirsi come oggetto di una campagna denigratoria, rappresenta un doppio errore politico: sbaglia una prima volta perché il vittimismo dei governanti è un vizio che ha già fin troppo deteriorato il loro rapporto con una cittadinanza esasperata; e sbaglia una seconda volta perché ignora le speciali aspettative che l'opinione pubblica riversa su personalità esemplari della società civile, chiamate a testimoniare con il loro comportamento la possibilità di superare il vecchio andazzo. È proprio da donne di talento e di successo come lei che viene naturale pretendere comportamenti adamantini. E dunque il curriculum con cui ha pensato di proteggersi le si ritorce contro: perché mai una campionessa che ha vinto tutto dovrebbe ricorrere a trucchi per pagare meno tasse sulla sua casa-palestra? Perché mai dovrebbero bastarle dieci giorni lavorativi come dipendente unica di una società del marito per ottenere in seguito 8642 euro di contributi pensionistici a carico del Comune di Ravenna, quando ne divenne assessore?
Reagire indispettita alle legittime domande dei giornalisti, fino ad abbandonare la tribuna di Palazzo Chigi quando le è stato chiesto se si dimetterebbe qualora fosse indagata, è molto peggio che un'ingenuità. Otto medaglie non si trasformeranno mai in uno scudo fiscale; né gli applausi dei tifosi basteranno mai a coprire lo stridore di escamotage compiuti "a sua insaputa".
(23 giugno 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le medaglie non bastano
Lo leggo dopo
di GAD LERNER
PER QUANTO amaro possa risultarle, quando si rivolge all'opinione pubblica dalla tribuna di Palazzo Chigi la ministra Josefa Idem non ha il diritto di trincerarsi dietro alla sua pur grande, meritata popolarità sportiva. Nel momento stesso in cui è entrata a far parte del governo della Repubblica, la cittadina Idem ha assunto una responsabilità speciale, esercitando la quale risulta capzioso dichiarare: "Io sono un'atleta, non una commercialista".
È lei che ha sottoscritto di fronte allo Stato le attestazioni risultate false o irregolari in materia fiscale e edilizia, compilate da esperti di sua fiducia. Nessun contribuente può scaricare le proprie responsabilità sui professionisti cui ha fatto ricorso. Per questo appare del tutto fuori luogo che la ministra abbia voluto richiamare ieri, nella sua autodifesa pronunciata in una sede istituzionale, il carnet di una carriera pur ammirevole: "Ho vinto più di 30 medaglie per l'Italia, ho partecipato a 8 Olimpiadi". Quasi che ciò dovesse garantirle, chissà perché, una speciale indulgenza muscolare ora che i suoi comportamenti di privata cittadina vengono messi in relazione all'incarico pubblico da lei assunto come responsabile delle Pari Opportunità.
Spiace rilevare che Josefa Idem, forse inconsapevolmente, si sia adeguata a un vezzo già fin troppo diffuso nella classe dirigente italiana: distorcere per convenienza il concetto di reputazione. Fra i protagonisti della nostra politica c'è chi rivendica il diritto di venire assolto dalle proprie colpe in quanto detentore di un forte consenso elettorale, lo sappiamo bene. Ci manca solo che adesso un membro del governo strumentalizzi a fini attenuanti le sue performance agonistiche. Non la canoista è sottoposta a giudizio pubblico, bensì la ministra di un governo che rivendica fra le sue priorità la lotta contro la piaga dell'evasione e dell'elusione fiscale.
È dunque apprezzabile che la Idem si sia scusata pubblicamente per le irregolarità compiute, così come essa merita la nostra solidarietà per gli insulti misogini a lei rivolti da personaggi screditati come Mario Borghezio. Ma aggrapparsi alla propria popolarità per definirsi come oggetto di una campagna denigratoria, rappresenta un doppio errore politico: sbaglia una prima volta perché il vittimismo dei governanti è un vizio che ha già fin troppo deteriorato il loro rapporto con una cittadinanza esasperata; e sbaglia una seconda volta perché ignora le speciali aspettative che l'opinione pubblica riversa su personalità esemplari della società civile, chiamate a testimoniare con il loro comportamento la possibilità di superare il vecchio andazzo. È proprio da donne di talento e di successo come lei che viene naturale pretendere comportamenti adamantini. E dunque il curriculum con cui ha pensato di proteggersi le si ritorce contro: perché mai una campionessa che ha vinto tutto dovrebbe ricorrere a trucchi per pagare meno tasse sulla sua casa-palestra? Perché mai dovrebbero bastarle dieci giorni lavorativi come dipendente unica di una società del marito per ottenere in seguito 8642 euro di contributi pensionistici a carico del Comune di Ravenna, quando ne divenne assessore?
Reagire indispettita alle legittime domande dei giornalisti, fino ad abbandonare la tribuna di Palazzo Chigi quando le è stato chiesto se si dimetterebbe qualora fosse indagata, è molto peggio che un'ingenuità. Otto medaglie non si trasformeranno mai in uno scudo fiscale; né gli applausi dei tifosi basteranno mai a coprire lo stridore di escamotage compiuti "a sua insaputa".
(23 giugno 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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