Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi



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La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 296
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 276
Cronaca di un affondamento annunciato - 276
In mezzo alla tempesta - 214


Romanzo criminale - 36
La guerra civile simulata sta sfociando in qualcosa di diverso. Qualcosa si sta rompendo - 5
(Marc Lazar – Ballarò, 09/07/2013)


Giorgio Napolitano spegne l'incendio sul governo. Enrico Letta tira un respiro di sollievo. Per quanto?


Pubblicato: 10/07/2013 21:24 CEST | Aggiornato: 10/07/2013 21:26 CEST


La giornata finisce meglio di come era iniziata. Nonostante la pioggia serale sulla capitale. Enrico Letta lascia il Quirinale e riesce a tirare un primo respiro di sollievo dopo ore sull’ottovolante. Le proteste del Pdl contro l’accelerazione della Cassazione su Mediaset hanno trascinato tutta la maggioranza sull’orlo della crisi di governo. Ma il peggio è passato, confidano dal Colle, dopo il faccia a faccia tra Giorgio Napolitano e il premier delle larghe intese. La considerazione finale è sempre quella: non si può mandare all’aria tutto, la situazione economica del paese non consente colpi di testa. E se qualcuno se lo fosse dimenticato, il declassamento di Standard & Poor serve a rinfrescare la memoria.

Dopo Letta, il presidente della Repubblica ha ricevuto anche il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. Un incontro che è servito a fornire ulteriori rassicurazioni sulla tempesta scampata. Del resto, basta dare uno sguardo alle agenzie di stampa per intravvedere i lavori in corso nel Pdl per spegnere gli incendi e cercare la mediazione in modo da mettere al sicuro il governo. Certo, i nodi e le incognite restano sul tappeto. A cominciare dalla questione ineleggibilità del Cavaliere, da domani giovedì 11 luglio sul tavolo della giunta immunità del Senato. Oppure la questione della decadenza di Berlusconi da parlamentare, se la sentenza Mediaset venisse confermata dalla Cassazione a fine luglio, proprio nei giorni in cui il Pd dovrebbe riunire la sua direzione nazionale sul congresso. Appuntamenti caldissimi, visto che se il Pdl cerca di ricomporre equilibri interni ed esterni, è la situazione nel Pd che si è ingarbugliata dopo gli avvenimenti accaduti in aula, il tumultuoso voto sulla richiesta del Pdl di sospendere i lavori parlamentari per potersi riunire sul caso Mediaset, le spaccature e le dissidenze tra i Dem, gli scontri verbali e quasi fisici con i cinque stelle. Un vero e proprio caos che però, visto dal Colle e da Palazzo Chigi, resterebbe circoscritto ad una sola giornata.

Anche perché Napolitano, pur oggettivamente impensierito dalle fibrillazioni sul governo, valorizza molto eventi come la scelta di Letta di presentarsi al question time a Montecitorio. Era dai tempi di Romano Prodi che un premier non si prestava a rispondere alle interrogazioni parlamentari. Una circostanza che rafforza la centralità del Parlamento e che, secondo il ‘kingmaker’ delle larghe intese Napolitano, doveva servire a portare un po’ di serenità nella discussione politica. Non è andata esattamente così perché il caso Mediaset ha preso il sopravvento buttando a mare l’assunto sul quale è nato questo governo. E cioè che l’attività istituzional-politica e le vicende giudiziarie di Berlusconi sono separate. Per una giornata non è stato così, ragion per cui sia dal Colle che dal Pd sono partiti avvertimenti al Pdl. “Non si tiri la corda, potrebbe spezzarsi”, come ha detto il segretario Guglielmo Epifani.

Messaggio ricevuto a Palazzo Grazioli. E questo – sperano i maggiori sostenitori delle larghe intese - dovrebbe far quadrare i conti anche nel Pd, partito sfilacciato dal voto odierno, come non accadeva dai giorni dell’elezione del presidente della Repubblica. Dai giorni del tradimento dei candidati Franco Marini e Romano Prodi. I giorni che hanno portato al bis di Napolitano. Non a caso la parte più governista del Pd ci tiene a specificare che la richiesta iniziale del Pdl di fermare i lavori parlamentari per tre giorni è stata rispedita al mittente e si è acconsentito allo stop solo per una mezza giornata, “tre ore, di fatto”, specifica una fonte governativa. Una tempesta in un bicchier d’acqua, che non accadrà più, sottolineano le stesse fonti. Anche perché consapevoli che una seconda volta potrebbe essere fatale per le larghe intese Pd-Pdl.
camillobenso
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(Marc Lazar – Ballarò, 09/07/2013)


Ad “in onda” esce una nuova categoria di animali presenti all’interno dei Fratelli mussulmani.

Dopo i classici “falchi” e “colombe”, esordisce la categoria dei “gufi”.

Secondo il direttore di IFQ online, Peter Gomez, nei Fratelli mussulmani è presente la categoria dei gufi, che sono coloro che sono al governo e tifano per la condanna del Caimano.

In realtà non ci sono solo i governativi, ma anche una parte di coloro che ambisce ad unirsi alla nuova Dc, individuata come il futuro sicuro del prossimo sistema italiano.
Ultima modifica di camillobenso il 11/07/2013, 20:25, modificato 1 volta in totale.
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(Marc Lazar – Ballarò, 09/07/2013)




La guerra civile simulata è arrivata nella fase finale, e quindi con possibilità che si debba cancellare il "simulata" di Marc Lazar.

Comunque è guerra e il ricatto dei Fratelli mussulmani è pesante.


11 luglio 2013
POLITICA & PALAZZO

B condannato? Schifani: 'Via da governo'

Il Pd: "E noi faremo applicare sentenza"

Altro che linea soft: l'ex presidente del Senato preannuncia crisi in caso di sentenza sfavorevole
E il capogruppo democratico alla Camera conferma che il partito voterà a favore dell'interdizione


IL PDL E' SPACCATO IN TRE: OLTRE AI FALCHI E ALLE COLOMBE, ECCO SPUNTARE I GUFI

B condannato? Schifani: 'Via da governo' Il Pd: "E noi faremo applicare sentenza"

“Non ci sono dubbi”: se ci sarà una sentenza di condanna nei confronti di Silvio Berlusconi anche in Cassazione il Pd voterà, in Parlamento, perché venga applicata. Ma, se da una parte il Cavaliere assicura che vuole sostenere ancora con forza il governo (leggi), le parole di Renato Schifani suonano in modo diverso: “Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici è molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Processo Mediaset, Schifani: “Berlusconi interdetto? Il Pdl lascia il governo”
Altro che linea soft: l'ex presidente del Senato preannuncia crisi in caso di sentenza sfavorevole. Epifani e il capogruppo Pd alla Camera Speranza confermano: in caso di condanna il partito voterà a favore dell'interdizione

di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 11 luglio 2013Commenti (1171)


Da una parte Guglielmo Epifani che dice che “non ci sono dubbi” che il Pd voterà per applicare la sentenza di condanna, se questa arriverà dalla Cassazione. Dall’altra il Pdl ”lascerà il governo” se Silvio Berlusconi verrà interdetto. La crisi dell’esecutivo delle larghe intese è ancora lontana, ma sembra un po’ più vicina. Il crinale della storia del governo Pd-Pdl diventa sempre di più il 30 luglio, quando la Cassazione ha fissato l’udienza dell’ultimo grado del processo Mediaset. La sospensione dei lavori del Parlamento – sul quale il Pd si è di nuovo spaccato – è solo la prima puntata.

I vertici del Pdl si riuniranno a Palazzo Grazioli (alle 16), ma a dispetto delle rassicurazioni di Berlusconi che giura sostegno ed energia al governo Letta, le parole il capogruppo al Senato Renato Schifani suonano in modo diverso: “Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici – chiarisce a Radio Anch’io - è molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”. Schifani assicura che “sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non c’è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo. Il nostro popolo deve avere la certezza di quello che stanno facendo a Berlusconi”. In apparenza un gruppo compatto in difesa del leader, anche se a ben vedere la realtà all’interno del centrodestra potrebbe essere diversa.

Audio
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... no/652632/

La delegazione Pdl al Parlamento europeo intanto cerca di “esportare” la questione. Gli europarlamentari Giovanni La Via e Alfredo Pallone, rispettivamente capo e portavoce della delegazione, sottolineano in una nota che “la giustizia italiana non è degna di standard europei” perché “utilizzata a fini politici-persecutori ai danni di Silvio Berlusconi”.

Certo, bisognerà aspettare innanzitutto la pronuncia della Cassazione e soprattutto capire se il Pd farà quello che dice il segretario Guglielmo Epifani e ribadisce il capogruppo alla Camera Roberto Speranza (bersaniano, ma tra i più vicini a Letta) una volta che il dispositivo della sentenza sarà trasmesso in Parlamento: “Non ci sono dubbi”, dice, se ci sarà una sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi anche in Cassazione il Pd voterà, in Parlamento, perché venga applicata. ”Il Pdl mette a rischio la funzione stessa di questo governo – ha dichiarato in un’intervista a L’Unità- C’è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità, che anche oggi abbiamo dimostrato, non può andare. O c’è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti”.

I democratici non sembrano più disposti a farsi dilaniare pagando i problemi giudiziari del Cavaliere. Nel Pd ci si lecca ancora le ferite dopo la giornata (l’ennesima) da psicodramma sul voto per sospendere i lavori della Camera. Promotore dell’iniziativa il Popolo della Libertà, che aveva chiesto alcune ore per riunire i gruppi di Camera e Senato e confrontarsi dopo la decisione della Cassazione di fissare l’udienza del processo Mediaset al 30 luglio. Un voto “senza registrazione nominale” (come accade sempre per questioni procedurali), ma i democratici che non hanno seguito le indicazioni del gruppo sono venuti allo scoperto, con malcelato orgoglio. Tra gli astenuti, per esempio, Rosy Bindi: “Il Pd – ha commentato in un’intervista al Corriere della Sera - non dovrebbe mai assecondare gli atteggiamenti di eversione istituzionale del Pdl, non deve mai offrire sponda agli irresponsabili. Il centrodestra ha attaccato la Cassazione, ha minacciato di bloccare i lavori parlamentari per alcuni giorni. E’ vero che lo stop delle commissioni e dell’aula è stato di un pomeriggio, ma il significato politico non cambia. Con il nostro comportamento in aula abbiamo assecondato i ‘falchi’ del Pdl”. Bindi punta il dito contro la mancanza di una consultazione interna prima di arrivare ad una scelta così “scomoda”: “Noi abbiamo un atteggiamento molto responsabile. Ma era necessaria una decisione collegiale del gruppo parlamentare, una cosa così impegnativa meritava una discussione adeguata. Il governo deve fare cose importanti per il Paese, ma non possiamo accettare che questa diventi una camicia di forza, perché così rischiamo di morire”.

Una ventina gli astenuti, dieci quelli usciti dall’aula o semplicemente assenti. Chi non ha partecipato al voto sono stati Gentiloni, Giacchetti e Gero Grassi. Si sono astenuti Sandra Zampa, Giampiero Galli, Dario Ginefra, Pippo Civati, Michela Marzano, Davide Mattiello, Marco Di Maio, Luca Pastorino. Senza dimenticare il gruppo dei renziani: Davide Faraone, Giovanna Martelli,Eleonora Cimbro, Antionio De Caro, Maria Chiara Gadda e Dario Nardella. Più quelli che hanno votato sì salvo poi precisare che l’hanno fatto solo per spirito di disciplina.

Nel frattempo dal governo continuano a giurare che non c’è nessun rischio di crisi: la tenuta dell’esecutivo “non è a rischio”, conferma il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi. “I segnali politici espliciti che riceviamo – dice – sono tutti nel senso di garantire al governo una solidità”. Quelle del Pdl “sono posizioni politiche, ma mi pare che abbiano ribadito più volte che loro tengono al Governo e che l’esecutivo non è minacciato da questa situazione” aggiunge il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini spiega: “Non si può impedire ad un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c’è nessuna ripercussione né ci sarà sull’attività legislativa il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento. E’ stata una sospensione di tre ore dell’aula nel pomeriggio per consentire al Pdl di fare una riunione di gruppo. Ma noi siamo capaci a fare dramma di ogni cosa e spaccature del Pd di ogni cosa, gestiremo anche questa. Siamo noi del Pd a sostenere da tempo che le vicende giudiziarie vanno tenute distinte dalla vicende politiche ed è esattamente quello che sta succedendo”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... no/652632/
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Processo Mediaset, Schifani: “Berlusconi interdetto? Il Pdl lascia il governo”
Altro che linea soft: l'ex presidente del Senato preannuncia crisi in caso di sentenza sfavorevole. Epifani e il capogruppo Pd alla Camera Speranza confermano: in caso di condanna il partito voterà a favore dell'interdizione

di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 11 luglio 2013Commenti (1171)


Da una parte Guglielmo Epifani che dice che “non ci sono dubbi” che il Pd voterà per applicare la sentenza di condanna, se questa arriverà dalla Cassazione. Dall’altra il Pdl ”lascerà il governo” se Silvio Berlusconi verrà interdetto. La crisi dell’esecutivo delle larghe intese è ancora lontana, ma sembra un po’ più vicina. Il crinale della storia del governo Pd-Pdl diventa sempre di più il 30 luglio, quando la Cassazione ha fissato l’udienza dell’ultimo grado del processo Mediaset. La sospensione dei lavori del Parlamento – sul quale il Pd si è di nuovo spaccato – è solo la prima puntata.

I vertici del Pdl si riuniranno a Palazzo Grazioli (alle 16), ma a dispetto delle rassicurazioni di Berlusconi che giura sostegno ed energia al governo Letta, le parole il capogruppo al Senato Renato Schifani suonano in modo diverso: “Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici – chiarisce a Radio Anch’io - è molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”. Schifani assicura che “sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non c’è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo. Il nostro popolo deve avere la certezza di quello che stanno facendo a Berlusconi”. In apparenza un gruppo compatto in difesa del leader, anche se a ben vedere la realtà all’interno del centrodestra potrebbe essere diversa.

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La delegazione Pdl al Parlamento europeo intanto cerca di “esportare” la questione. Gli europarlamentari Giovanni La Via e Alfredo Pallone, rispettivamente capo e portavoce della delegazione, sottolineano in una nota che “la giustizia italiana non è degna di standard europei” perché “utilizzata a fini politici-persecutori ai danni di Silvio Berlusconi”.

Certo, bisognerà aspettare innanzitutto la pronuncia della Cassazione e soprattutto capire se il Pd farà quello che dice il segretario Guglielmo Epifani e ribadisce il capogruppo alla Camera Roberto Speranza (bersaniano, ma tra i più vicini a Letta) una volta che il dispositivo della sentenza sarà trasmesso in Parlamento: “Non ci sono dubbi”, dice, se ci sarà una sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi anche in Cassazione il Pd voterà, in Parlamento, perché venga applicata. ”Il Pdl mette a rischio la funzione stessa di questo governo – ha dichiarato in un’intervista a L’Unità- C’è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità, che anche oggi abbiamo dimostrato, non può andare. O c’è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti”.

I democratici non sembrano più disposti a farsi dilaniare pagando i problemi giudiziari del Cavaliere. Nel Pd ci si lecca ancora le ferite dopo la giornata (l’ennesima) da psicodramma sul voto per sospendere i lavori della Camera. Promotore dell’iniziativa il Popolo della Libertà, che aveva chiesto alcune ore per riunire i gruppi di Camera e Senato e confrontarsi dopo la decisione della Cassazione di fissare l’udienza del processo Mediaset al 30 luglio. Un voto “senza registrazione nominale” (come accade sempre per questioni procedurali), ma i democratici che non hanno seguito le indicazioni del gruppo sono venuti allo scoperto, con malcelato orgoglio. Tra gli astenuti, per esempio, Rosy Bindi: “Il Pd – ha commentato in un’intervista al Corriere della Sera - non dovrebbe mai assecondare gli atteggiamenti di eversione istituzionale del Pdl, non deve mai offrire sponda agli irresponsabili. Il centrodestra ha attaccato la Cassazione, ha minacciato di bloccare i lavori parlamentari per alcuni giorni. E’ vero che lo stop delle commissioni e dell’aula è stato di un pomeriggio, ma il significato politico non cambia. Con il nostro comportamento in aula abbiamo assecondato i ‘falchi’ del Pdl”. Bindi punta il dito contro la mancanza di una consultazione interna prima di arrivare ad una scelta così “scomoda”: “Noi abbiamo un atteggiamento molto responsabile. Ma era necessaria una decisione collegiale del gruppo parlamentare, una cosa così impegnativa meritava una discussione adeguata. Il governo deve fare cose importanti per il Paese, ma non possiamo accettare che questa diventi una camicia di forza, perché così rischiamo di morire”.

Una ventina gli astenuti, dieci quelli usciti dall’aula o semplicemente assenti. Chi non ha partecipato al voto sono stati Gentiloni, Giacchetti e Gero Grassi. Si sono astenuti Sandra Zampa, Giampiero Galli, Dario Ginefra, Pippo Civati, Michela Marzano, Davide Mattiello, Marco Di Maio, Luca Pastorino. Senza dimenticare il gruppo dei renziani: Davide Faraone, Giovanna Martelli,Eleonora Cimbro, Antionio De Caro, Maria Chiara Gadda e Dario Nardella. Più quelli che hanno votato sì salvo poi precisare che l’hanno fatto solo per spirito di disciplina.

Nel frattempo dal governo continuano a giurare che non c’è nessun rischio di crisi: la tenuta dell’esecutivo “non è a rischio”, conferma il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi. “I segnali politici espliciti che riceviamo – dice – sono tutti nel senso di garantire al governo una solidità”. Quelle del Pdl “sono posizioni politiche, ma mi pare che abbiano ribadito più volte che loro tengono al Governo e che l’esecutivo non è minacciato da questa situazione” aggiunge il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini spiega: “Non si può impedire ad un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c’è nessuna ripercussione né ci sarà sull’attività legislativa il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento. E’ stata una sospensione di tre ore dell’aula nel pomeriggio per consentire al Pdl di fare una riunione di gruppo. Ma noi siamo capaci a fare dramma di ogni cosa e spaccature del Pd di ogni cosa, gestiremo anche questa. Siamo noi del Pd a sostenere da tempo che le vicende giudiziarie vanno tenute distinte dalla vicende politiche ed è esattamente quello che sta succedendo”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... no/652632/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Vox populi


Frisella 11 seconds ago
Epifani:"in caso di condanna il pd voterà a favore dell' interdizione di B."
Il pd finge di fare la voce grossa oggi, ad una ventina di giorni dalla sentenza della Cassazione; vedrete che coll' approssimarsi del giorno della sentenza il pd diventerà più morbido nei confronti di B. e un minuto
dopo l' eventuale condanna telefonerà a B. per chiedergli come comportarsi.

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dynamite5stelle 1 minute ago
Arriva la tessera 'Live' e per iscriversi al Pd. Da ora in poi si potra' fare tutto on line: 50 euro il costo di tessera, insieme all'abbonamento ai quotidiani del partito, l'Unita' ed Europa; 25 euro per gli under 30. E' la novita' illustrata in conferenza stampa dai Democratici. Il tesseramento a un Circolo, ma senza i due abbonamenti, costa invece 15 euro. Attualmente gli iscritti al Pd sono mezzo milione, ha spiegato Davide Zoggia, responsabile Organizzativo del partito, ma l'obiettivo e' di arrivare a quota 750mila!PATETICI SOLO E SEMPLICEMENTE PATETICI!!
I SOLDI ANDRANNO IN BENEFICENZA AD ARCORE!!

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Sard Fox 1 minute ago
S'Andada de su fumu!

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armandob1 2 minutes ago
questi lacchè hanno la lingua foderata di ferodo

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Guevara125 3 minutes ago
Berlusconi è FINITO in ogni caso.
Oggi il suo caso va alla giunta delle elezioni e delle immunità.
Il senatore Zanda capogruppo del PD ha detto che è per l'ineggibilità.
I voti del PD sommati a quelli del M5S ed il Berlusca è fuori dal parlamento.
Semplice e facile o qualcuno non si fida del PD?

Flag
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Mussik 11 seconds ago in risposta a Guevara125
e che motivo avremmo mai per non fidarci del PD? Coerente e candido al di là di ogni ragionevole dubbio. hi, hi, hi.

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ericantona5 3 minutes ago
secondo me sanno che silvio verrà prosciolto!!!!!!

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BrianBoru 3 minutes ago
In buona sostanza, se il loro compagno di squadra subisse l'affronto loro se ne andrebbero portandosi pure il pallone a casa.
pancho
Messaggi: 1990
Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:........La situazione ha preso una gran brutta piega...............
DOPO LA BAGARRE DI MERCOLEDI' IN AULA
Rivolta nel Pd, lettera di 70 senatori:
«Ora scatto d'orgoglio, basta autogol»

I firmatari appartengono a diverse correnti del partito
di centrosinistra: «Rivendichiamo la nostra scelta di governo»

Una lettera per rivendicare il sostegno al governo e per spiegare al Paese che l'appoggio a Letta «è la migliore scelta che si possa fare date le circostanze». Settanta senatori (su 108) del Pd hanno firmano un documento aperto, mossi da «uno scatto d'orgoglio», perchè non si ripetano «autogol», come quello accaduto mercoledì. In aula infatti il partito di centrosinistra ha appoggiato la richiesta del Pdl di sospendere i lavori (nella protesta contro il pronunciamento della Cassazione sul caso Mediaset): una decisione non presa a cuor leggero, ma definita l'unica valida e ragionevole per riuscire a governare.

LA LETTERA - Il documento è siglato da senatori del Pd di diverse aree dal veltroniano Giorgio Tonini, al bersaniano Miguel Gotor, al «giovane turco» Francesco Verducci. «La distanza tra quanto comunicato in queste ore e ciò che davvero è accaduto e sta accadendo nelle aule parlamentari è davvero paradossale», si legge nella lettera. «Appare in gran parte incomprensibile - sottolineano gli esponenti Pd - l'occasione che sta perdendo il Pd di spiegare e valorizzare le scelte, certo faticose e non facili, dei suoi parlamentari. Siamo concordi nel giudizio critico sugli eventi di ieri, la drammatizzazione di vicende giudiziarie del leader di un partito, il Pdl, con toni e modalità che nessuno di noi ha condiviso. Piacerebbe, però, vedere uno scatto d'orgoglio da parte del Pd e che fossero comunicate meglio le nostre buone ragioni al Paese. A cominciare - proseguono - dalla fatica e dalla responsabilità nel sostenere un Governo chiamato a realizzare riforme a fronte di una crisi gravissima. Sapevamo che non stavamo creando un governo di larghe intese con Merkel o Cameron, ma le condizioni di urgenza cui ci richiamava qualche settimana fa il presidente Napolitano non sono cambiate. È demagogico invocare il ritorno alle urne quando tutti sappiamo che il porcellum ci restituirebbe un parlamento altrettanto frammentato e ingovernabile. Non sosterremmo un minuto di più questa maggioranza se non pensassimo che possa produrre in tempi certi le scelte di cui il Paese ha bisogno - concludono i senatori -. Ma oggi rivendichiamo che questa è la miglior scelta che si possa fare date le circostanze».


I FIRMATARI - Tra i firmatari della lettera Francesco Russo, Valeria Fedeli, Claudio Martini, Rita Ghedini, Giorgio Tonini, Francesco Verducci, Miguel Gotor, Stefano Collina, Paolo Corsini, Vannino Chiti, Camilla Fabbri, Paolo Guerrieri, Stefano Esposito, Giorgio Santini, Angelica Saggese, Giancarlo Sangalli, Francesca Puglisi e Rosanna Filippin.
11 luglio 2013 | 18:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/13_lugl ... d3db.shtml
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Caro amico CamilloBenso, che vuoi di piu'? Un lucano?? :lol: :lol:
70 su 108 son sempre pochi su un problema di questa consistenza.

Se questi 108( e non solo al senato ma anche alla camera) non avessero avessero un loro specifico riferimento politico come l'hanno ora, dove li mettersti.
Sparsi un po' dappertto, credo perche non hanno e non avranno mai un loro vero obiettivo che è l'essenza della vera poilitica.
Senza di questo sei solo un movimento confuso e come tale non saresti mai in grado di governare e ora abbiamo la dimostrazione lampante.


un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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(Marc Lazar – Ballarò, 09/07/2013)



Gli italiani portano l’anello al naso?

Difficile dire di no.

Mentre tutti i popoli si evolvono, noi da 19 anni siamo prigionieri di uno sparapalle come questo signore:

Immagine

Siamo prigionieri come lo sono stati i nostri padri e nostri nonni per 23 anni dell’altro cavaliere, quello di Predappio.

Non sono molto sicuro, dopo questa nuova esperienza durata 19 anni, che allora, senza l’ausilio delle forze alleate che combattevano i nazisti, gli italiani si sarebbero liberati di Mussolini e del fascismo.

Gli italiani sono fatti così. Sopportano di tutto e di più.

La novità della giornata è rappresentata dal ricatto avanzato dal Fratello mussulmano Renato Maria Giuseppe Schifani

<<Se Berlusconi viene condannato, cade il governo!!>>

Poi nel pomeriggio interviene l’Unto e Bisunto,

Berlusconi ai suoi: «Lo sprint dei processi? Colpa di parte della maggioranza»

La colpa è di chi non vuole la pacificazione
Corriere.it

Ancora con questa pacificazione, la più grande bufala da febbraio in avanti.

La grande balla per azzerare tutto nei suoi confronti.

E' come se Mussolini prima della caduta dl fascismo si fosse rivolto ai partigiani dicendo:" Ho scherzato per tutti questi anni,...suvvia riappacifichiamoci, .. che sarà mai?"


Il Caimano è allergico alla legge, s’inventa di tutto e di più pur di non ammettere le sue responsabilità.

Il presidente della Cassazione ieri è stato costretto ad intervenire con questa precisazione:

1. Il presidente della Cassazione Santacroce: «Nessun accanimento su Berlusconi»
Corriere della Sera ‎- 3 ore fa
Il magistrato poi se la prende con «Il Giornale» che aveva attaccato i giudici: «Linguaggio poco consono a democrazia»


Dopo che Il Giornale in prima pagina a caratteri grandi titolava : “BANDITI DI STATO”

1. Banditi di Stato - Il Giornale
http://www.ilgiornale.it/.../banditi-st ... oglion...‎
o
1 giorno fa - il Giornale, ultime notizie ... Forse non è un caso che i due litiganti per il controllo del Corriere, Fiat e Della Valle, ... Mer, 10/07/2013 - 14:20 ... Quello che sta avvenendo ora se non è un colpo di stato è qualcosa di peggiore.


E dire che Santacroce è stato piazzato alla presidenza della Cassazione proprio da Berlusconi.

E’ andata male, Santacroce non si è comportato come l’ammazzasentenze della Prima Sezione Corrado Carnevale, voluto in quel posto da Andreotti proprio per invalidare i processi.

Da Wikipedia

21 febbraio 1987. Corrado Carnevale annulla per tre volte, la condanna all'ergastolo inflitta al re della Kalsa Tommaso Spadaro, il mandante, e Giuseppe Lucchese, l'esecutore materiale, per l'assassinio del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella.[22]
23 febbraio 1987. Processo per l'uccisione del consigliere Rocco Chinnici[23]: Corrado Carnevale rinvia in appello a Catania e annulla gli ergastoli inflitti a Michele Greco e Salvatore Greco.
3 marzo 1987. Corrado Carnevale presidente: 112 persone appartenenti a Prima linea e ai Comitati Comunisti Rivoluzionaricondannati per atti di terrosrismo in appello l'8 marzo 1986. Annullate le condanne all'ergastolo di Maurizio Baldasseroni, Maurice Bignami, Oscar Tagliaferri, Giovanni Stefan, Sergio Segio, Oreste Scalzone.
Annullamento dei mandati di cattura contro i cavalieri del lavoro di Catania, detti i Quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa, ordinati dai giudici di Trapani.
Annullato l'ordine di cattura per Giuseppe Misso, imputato per la strage del rapido 904.
Annullato il mandato di cattura emesso dal giudice istruttore di Roma a Pippo Calò.
17 marzo 1986: la corte d'appello di Reggio Calabria il 24 aprile 1986 condanna con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso: Francesco Mammoliti, Francesco Strangio, Antonio Pizzata, Domenico Pipicelli, Carlo Fuda, Rocco Carrozza, Francesco Pascale, Antonia Vottari, Maria Falcomata e Nina Falcomata. La prima sezione della Corte suprema presieduta da Corrado Carnevale annulla senza rinvio.
1 aprile 1987: la prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, annulla gli ordini di cattura emessi contro il boss della 'ndrangheta calabrese Giuseppe Lo Giudice e dei suoi tre figli, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso.
14 aprile 1987: la prima sezione della Corte di Cassazione annulla sei mandati di cattura emessi dai giudici istruttori del tribunale di Reggio Calabria emessi nell'ambito di una vasta inchiesta sulla mafia reggina.
1 giugno 1987: Corrado Carnevale annulla e rinvia in Corte d'Appello Giuseppe Senapa e Francesco Marino, condannati a 23 e 24 anni per aver fatto sparire un ragazzo di sedici anni, Salvatore Fiorentino, perché ci sono poche motivazioni.
24 settembre 1987: Corrado Carnevale, annulla la sentenza della corte d'appello di Roma contro 21 persone accusate di traffico di sostanze stupefacenti tra l'Italia e gli Usa, chiamata Pizza Connection, tra cui Tano Badalamenti.
16 dicembre 1987, processo sulla strage dell'Italicus. Corrado Carnevale annulla la sentenza della Corte d'assise d'appello di Bologna che sulla base di numerose dichiarazioni di pentiti neri aveva condannato all'ergastolo Mario Tuti e Luciano Franci.
5 febbraio 1988: Corrado Carnevale, annulla 45 condanne per associazione di stampo camorristico, tra cui Antonio Bardellino,Francesco Bidognetti e Mario Iovine, perché la decisione d'appello non rispondeva ai requisiti di legge.
5 aprile 1988: la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, annulla le sentenze della corte d'assise di Salerno contro 12 presunti camorristi responsabili dell'attentato del 1982 contro il procuratore della Repubblica di Avellino, Antonio Gagliardi.
20 ottobre 1988: la corte di Cassazione annulla la sentenza contro la 'ndrangheta, tra cui tredici condanne all'ergastolo e in cui era imputato Giuseppe Piromalli: per la mancata nomina sia da parte del presidente della Repubblica, sia da parte del presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, dei due giudici togati che affiancarono nel dibattimento il presidente della corte d'Appello.
20 ottobre 1988: Corrado Carnevale annulla il mandato di cattura contro Vincenzo Santapaola, 32 anni, nipote del boss catanese latitante Nitto Santapaola.
1 marzo 1989: Corrado Carnevale annulla i due ergastoli inflitti all'ideologo di destra Paolo Signorelli per l'omicidio del giudice Mario Amato e per l'uccisione del giudice Vittorio Occorsio. 26 settembre 1989: Corrado Carnevale annulla la sentenza della Corte d'Assise d'appello di Catania contro i boss di Francofonte: otto condanne annullate per difetto di motivazione nella sentenza.
20 novembre 1989: Corrado Carnevale annulla il mandato di cattura contro Caterina Calia, presunta terrorista delle Brigate rosse.
28 novembre 1989: Corrado Carnevale annulla 41 condanne per oltre cinque secoli di carcere contro gli esponenti della malavita organizzata di Roma.
10 dicembre 1990: Corrado Carnevale annulla la sentenza di condanna contro Stefano Delle Chiaie per la ricostituzione del gruppo di estrema destra Avanguardia nazionale.
Marzo 1991: Corrado Carnevale, annullato il provvedimento di custodia cautelare relativamente all'accusa di associazione camorristica, a carico di Francesco Schiavone, il boss soprannominato Sandokan.
29 ottobre 1991: Corrado Carnevale annulla la custodia cautelare ordinata dalla corte d'assise per alcuni capi dei clan Moccia e Magliulo, della camorra di Afragola.
17 febbraio 1992: Corrado Carnevale annulla la custodia cautelare per Bruno e Claudio Carbonaro, pluripregiudicati, accusati di essere stati tra gli assassini (killer) della strage di Gela che provocò 8 morti: perché non valgono le dichiarazioni di un pentito che li accusava di aver fatto parte del commando assassino.
27 febbraio 1992: Corrado Carnevale, annullata la sentenza con cui la Corte d'assise d'appello di Torino aveva inflitto tredici ergastoli e ottanta altre condanne agli uomini di alcuni clan della mafia catanese trapiantata nel torinese: niente associazione di stampo mafioso.
19 marzo 1992: Corrado Carnevale annulla 4 ergastoli nel grande processo contro le cosche mafiose di Reggio Calabria.
24 giugno 1992: maxiprocesso-ter: Corrado Carnevale annulla 4 ergastoli confermando l'assoluzione per Michele Greco, Paolo Alfano, Salvatore Montalto, Salvatore Rotolo e Vincenzo Sinagra.
1 settembre 1992: Corrado Carnevale annulla l'ordinanza di rinvio a giudizio del maxiprocesso, la sentenza di condanna a 18 anni di primo grado e la condanna d'appello ad otto anni a carico del boss mafioso Alfredo Bono. Quando Falcone lo interrogò, Bono aveva un solo avvocato anziché i due richiesti, causa una mancata notifica.
L'11 novembre 2008 Corrado Carnevale ha giudicato formalmente non corrette le procedure seguite per la raccolta di diverse centinaia di migliaia di firme per i referendum sull'abolizione dell'ordine dei giornalisti, i finanziamenti pubblici all'editoria e la legge Gasparri, promossi dal comico e attivista italiano Beppe Grillo. Presidente della Corte è Corrado Carnevale, a capo della commissione per il referendum.[24]
Il 1 febbraio 2010 Massimo Ciancimino ha dichiarato: Nel 1990 mio padre si fece annullare la carcerazione grazie ai rapporti che aveva in Cassazione; Massimo Ciancimino, nel rendere queste dichiarazioni, ha fatto esplicito riferimento, come autorità giudiziaria che annullò la misura, alla prima sezione della Cassazione all'epoca presieduta proprio dal giudice Corrado Carnevale[25]. Mentre il 22 maggio 2012 la pentita Giuseppina Pesce, deponendo nel processo alla cosca Pesce, dichiara che "Il magistrato di Cassazione Corrado Carnevale era amico di mio suocero, Gaetano Palaia, che si rivolgeva a lui per ottenere scarcerazioni".[26] Tali dichiarazioni, senza riscontro, non hanno avuto al momento esiti giudiziari


http://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Carnevale


Santacroce non poteva sputtanare la Cassazione perché un ufficio apposito calcola i giorni della prescrizione.

Molto probabilmente anche questa volta puntavano ad una parte della prescrizione che avrebbe potuto poi ridurre anche la durata della pena.

Sapendo poi con chi si ha a che fare, con il più grande corruttore degli ultimi 30 anni, diventa possibile ipotizzare, che il grande allarme dei Fratelli mussulmani degli ultimi 3 giorni, con interventi plurimi da “Muoia Sansone e tutti i filistei”, possa anche essere dovuto che il conteggio dei giorni per evitare la prescrizione, abbia obbligato a passare il giudizio del caso Mediaset alla “Sezione estiva”.

Quindi un nuovo collegio giudicante in cui si potrebbe non fare a tempo a “stortarlo” nel modo giusto.

E di conseguenza la condanna potrebbe arrivare automaticamente.

Anche se il Tg7 di Mentana fa altri calcoli, dove nel nuovo collegio giudicante non ci sono “giudici di sinistra”, mentre ci sta un giudice che ha già salvato Berlusconi per il caso Mediatre.

E un altro il cui figlio a Milano lo scorso anno è stato deferito da Brutti – Liberati perché andava “a cena” con suor Nicole Minetti.


A PENSAR MALE SI FA PECCATO MA QUASI SEMPRE SI AZZECCA.
Giulio Andreotti.

Il banditone sta giocando al gioco dei due poliziotti.

Ai suoi fa fare la parte del poliziotto cattivo che minaccia a destra e a manca. Mentre lui fa la parte del poliziotto buono che tiene a bada i suoi falchi.

Sì,……..gli italiani portano l’anello al naso.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

E' molto grande la distanza tra il mio progetto di un centrosinistra di governo capace di convincere gli italiani che vincere si può e l’attuale disastro.
Romano Prodi



Come inizia una guerra civile – 333
La cruna dell’ago – 298
La danza macabra dei nanetti continua senza sosta – 298
La lunga agonia della Repubblica italiana continua inarrestabile. Siamo all’ultimo atto? - 278
Cronaca di un affondamento annunciato - 278
In mezzo alla tempesta - 217


Romanzo criminale - 40
La guerra civile simulata sta sfociando in qualcosa di diverso. Qualcosa si sta rompendo - 8
(Marc Lazar – Ballarò, 09/07/2013)



Stiamo camminando sul ciglio del burrone. Per favore, smettetela di spingere.


Chiude così il suo editoriale di oggi, Antonio Polito, sul Corriere della Sera.

Veramente, sul ciglio del burrone ci stiamo per lo meno da due anni ininterrottamente, quando il burrone si allarga sempre più e diventa sempre più profondo.

Francesco l’altro giorno a Lampedusa è andato a mettere direttamente il dito nella piaga, evidenziando il problema dell’indifferenza, un problema enorme che affligge la società italiana.

Subito le iene che hanno percepito che in modo particolare il discorso papale li coinvolgeva direttamente, si sono subito ribellate.

Chicchito nella contro predica sostenendo che un conto è pregare e un conto è fare politica.

Balle, dai tempi di San Bettino martire, i socialisti e in modo particolare quelli di destra alla Mussolini, per fare politica intendono come organizzarsi nel migliore dei modi “pe’ magnà”.

Ovvio che non trovino il tempo né la voglia di occuparsi di quei problemi.

Bono, della Lega, ci ha fatto sapere che quando sente che affonda un barcone con donne, uomini e bambini, lui è contento.

E’ l’equivalente di essere contento se si mandano nei forni crematori donne, uomini e bambini perché ebrei.

Altri, in modo assai diffuso tra la Lega e il Pd, hanno avanzato l’ennesima richiesta che i migranti il Papa se li portasse in Vaticano.

Ma l’indifferenza non riguarda solo i migranti, chi ha i piedi caldi se ne frega di chi ha i piedi freddi.

Come in generale il popolo tricolore se ne frega dei vari problemi italiani.


Polito, su quanto è accaduto ieri, la pensa così:



11 luglio 2013 | 7:44

Il giorno nero della Repubblica
Processo Mediaset 43

Se la fissazione della data del processo a Silvio Berlusconi ha prodotto un giorno di stop dei lavori parlamentari, che accadrà il giorno della sentenza? Nonostante alla fine abbiano prevalso quelli con la testa sulle spalle, e l'Aventino minacciato da una parte del Pdl sia stato derubricato a semplice pausa di poche ore, ieri abbiamo assistito alla prova generale di ciò che può accadere al nostro Parlamento nelle prossime settimane. Ostaggio di vicende extraparlamentari, sulle quali né le Camere, né il governo e nemmeno il capo dello Stato possono alcunché. Eppure immediatamente investito, e potenzialmente dissolto, dallo tsunami politico che quelle vicende giudiziarie sono in grado di provocare.


Gli attori visti ieri in scena non rassicurano sull'esito. In troppi puntano a trarre un vantaggio di parte dalla rovina comune. Quelli che nel partito di Berlusconi sfruttano la drammaticità della sua ora per acquisire benemerenze e colpire l'ala governativa. Quelli che nel Pd, per lo piu renziani, non vedono l'ora di affondare Letta magari in nome di una riscoperta purezza antiberlusconiana. E quelli che, stando all'opposizione, pensano che il loro compito sia fomentare il tanto peggio tanto meglio.

Non si spiegano altrimenti la teatralità e al contempo l'incongruenza delle parole e dei gesti cui abbiamo assistito. Beppe Grillo, mentre urla che «l'Italia è un Paese in macerie» e che «non c'è più tempo», chiede come rimedio lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni, perché per un'altra rissa elettorale c'è sempre tempo. I suoi senatori, in un gesto forse inconsapevolmente peronista, si trasformano in descamisados togliendosi in aula la giacca e la cravatta e fischiando come allo stadio la squadra avversaria. I cosiddetti falchi del Pdl, nelle cui mani è rimasto il partito dopo che la sua parte migliore è emigrata al governo, confondono la Cassazione con un Tribunale speciale e invocano il ritorno alle urne come una nuova Resistenza.


Certo, la decisione presa ieri in Parlamento di sospendere i lavori per un giorno, piccolo surrogato concesso al Pdl in rivolta per l'imminenza della sentenza Berlusconi, è fuori dal comune (anche se è prassi per i congressi di partito). Ma purtroppo è l'intera situazione in cui ci troviamo ad essere fuori dal comune, come testimonia la visita serale di Enrico Letta al Quirinale. Comunque la si veda, se ne dia la responsabilità all'imputato Berlusconi che se l'è cercata o ai magistrati che lo perseguitano, la vita e l'operatività del Parlamento e del governo sono infatti costantemente in pericolo. E questo proprio mentre l'Italia arranca, è come schiacciata dal macigno della crisi, tenta disperatamente di rialzarsi, viene di nuovo declassata. Il resto del mondo ci guarda attonito, attendendo di capire se questo grande Paese ha deciso di suicidarsi.

Dal pasticcio in cui si è cacciata la politica c'è una sola via di uscita: assumersi ciascuno una responsabilità collettiva. E c'è solo una bussola: attenersi scrupolosamente alle regole dello Stato di diritto, inventate proprio per tenere separati i poteri. Stiamo camminando sul ciglio del burrone. Per favore, smettetela di spingere.

11 luglio 2013 | 7:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/13_lu ... d3db.shtml
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -62831105/

"Preoccupato? È chiaro che sono preoccupato". Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, non nasconde le difficoltà che il governo e il suo partito stanno vivendo in questa fase.

Gli strappi del Cavaliere, gli imbarazzi della base democratica e le divisioni emerse nel partito sono tessere di un mosaico mai definitivamente completato. Anzi con l'avvicinarsi della sentenza in Cassazione per il processo Mediaset che potrebbe sancire l'uscita dalla politica per Berlusconi, quelle stesse tessere sembrano rimescolarsi di nuovo. "Per questo serve un chiarimento - dice Epifani - se il centrodestra tira ancora la corda, per noi vengono meno tutti gli spazi di agibilità". Però, avverte, sul sostegno "responsabile" al governo Letta c'è "la stragrande maggioranza del Pd". E anche le polemiche sulla sospensione dei lavori in Parlamento sono "esagerate". "Lì abbiamo vinto noi e non loro. Brunetta aveva delle pretese eversive e noi lo abbiamo stoppato".

Tutto infatti nasce dal voto di mercoledì sulla sospensione dei lavori. A molti non è andato giù che il Pd abbia accettato la richiesta del Pdl.
"Ma quel che è accaduto l'altro ieri è stato descritto in modo esagerato".

Perché esagerato? I Gruppi democratici hanno detto sì, con alcune eccezioni, alla sospensione dei lavori parlamentari.
"È stato esagerato perché tutto nasce dalle parole di Brunetta, quelle sì al limite dell'eversione. Quando si chiede di bloccare le Camere per tre giorni, si minaccia l'Aventino, le dimissioni in blocco, allora certo la risposta non può che essere ferma. Al Senato, però, Schifani ha motivato tutto in modo diverso. Si è limitato a chiedere di far discutere il gruppo. E poi c'è un altro aspetto".

Quale?
"Non è vero che non si è lavorato, lo si è fatto fino alle 17 dando il tempo, dopo, per le loro riunioni".

Ammetterà che la base del suo partito non l'ha presa così.
"So bene che l'atteggiamento di Brunetta era grave e inaccettabile, ma è stato respinto. Anzi, abbiamo vinto noi. Lui voleva tre giorni di Aventino e ha avuto solo il tempo di una riunione".

La protesta dei militanti non si concentra sulla semplice sospensione dei lavori ma sul motivo che ha indotto il Pdl ad avanzare quella richiesta. Ossia l'attacco alla Corte di Cassazione, hanno definito i magistrati dei banditi.
"Lo so bene. Ma questo vale per loro, non per noi. Il punto è che loro vivono una fase di grande incertezza e difficoltà e qualcuno è tentato dalla logica del tanto peggio tanto meglio. Se un capogruppo, come ha fatto Schifani, ci dice "abbiamo bisogno di riflettere", è chiaro che l'oggetto diventa il loro bisogno di parlare più che la sentenza del processo Mediaset".

Proprio lei però dice che così non si può andare avanti. Quindi qualche problema c'è?
"Se si sgombra il campo dalle discussioni sterili, è chiaro che per noi stare in questo governo è possibile se ci sono margini di agibilità. Questa è una maggioranza con partiti di schieramenti diversi. Allora se ogni giorno qualcuno tira la corda, pone un ultimatum, tenta uno strappo, è chiaro che diventa più difficile anzi impossibile stare insieme. E poi c'è questa spada di Damocle del 30 luglio".

Ma non è che quella sentenza peserà più sul Pd che sul Pdl?
"Per noi la questione è semplice, sentenza o non sentenza: se ci fanno lavorare per affrontare la crisi di questo paese, bene. Altrimenti basta".

Magari i militanti del centrosinistra vi potrebbero dire "non si può stare con un condannato".
"Si certo, lo capisco. Ma questo era anche due mesi fa. Allora io dico: bisogna distinguere le condanne personali dal fatto che quel partito ha preso otto milioni di voti. E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, il processo che pone a noi i problemi maggiori è quello di Napoli. Se si accerta che ha comprato i nostri per far cadere Prodi... Comunque se davvero ci sarà la condanna Mediaset - e io su questo non sono in grado di avanzare giudizi - loro non staranno fermi".

Per il momento Berlusconi ha confermato che non vuol far cadere il governo.
"Sta seguendo i suggerimenti di Coppi. Per ora".

Ma quando lei parla di chiarimento, cosa intende?
"Ad esempio, oggi hanno lavorato tutti, hanno lavorato le commissioni e l'aula. È stata approvato il testo per le riforme e la nuova legge sul reato di voto di scambio politico-mafioso. La verifica deve essere nei fatti".

Eppure in questi due giorni davanti a un Pdl frastornato, il Pd si è presentato a dir poco diviso.
"Condivido il documento firmato da 70 senatori che difende il lavoro del Parlamento e del governo. È chiaro che in un partito come il nostro le posizioni legittime come quelle di Civati o della Bindi non verranno mai meno ed è anche giusto. Però vorrei far notare che nell'ufficio di presidenza del gruppo della Camera, tutti avevano convenuto sulla scelta e poi qualcuno non l'ha votata in aula".

Sembra quasi che sia in corso un confronto tra "governisti" e "partitisti". Fabrizio Barca parla di dorotei nel Pd.
"La vera discussione nel partito è un'altra. È tra chi ritiene che si debba sostenere questo governo perché al momento è l'unico possibile e chi pensa che si debba dare un taglio e tornare subito al voto. Ma la stragrande maggioranza è per appoggiare Letta. Se il documento del Senato venisse presentato alla Camera, otterrebbe un numero di firme ancora superiore".

Nonostante la strana maggioranza?
"Certo, perché quasi tutti capiscono che allo stato non c'è alternativa. Ogni altra soluzione è più difficile e viviamo una crisi economica terribile. Probabilmente ci aspetta il peggior autunno degli ultimi sei anni. E i sondaggi danno ragione al governo. Io vado in giro per il Paese e vedo che le persone sono per Letta. Su questo non mi sbaglio. Quando la crisi morde, la gente ha bisogno di attaccarsi ad una speranza".

Quindi quanto dovrebbe durare questo esecutivo?
"Non so quanto durerà, ma dipende dalle cose che fa. Vorrei sottolineare che il presidente del consiglio in poco tempo si è conquistato una grande credibilità internazionale".

La durata dipenderà più dal Pdl o dal Pd?
"Il nodo è il Pdl. Nei tantissimi comuni e regioni che governiamo, la maggioranza non è quella di Roma. Qui non ci sono i numeri. Quindi dipenderà da quel che farà Berlusconi".

Se staccasse la spina, voi potreste tentare un'intesa con Grillo?
"A me pare difficile, semmai con loro si può cambiare la legge elettorale. Ma sarebbe solo una extrema ratio".
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