Quale governo ?
Re: Quale governo ?
Mi spiace che soloo42000 non si veda da moltissimo tempo. Spero che non si tratti di motivi seri.
Provo a dire (malamente) quello che lui avrebbe detto molto meglio di me.
Perché ci lamentiamo se ci ritroviamo proprio il governo auspicato da Grillo, al quale in tanti abbiamo dato il nostro inutile voto?
Quello che è ancor peggio è che anche la sinistra-sinistra è sotto sotto felice che il PD si sia ulteriormente sputtanato, sperando di trarne qualche vantaggio elettorale che però non si vede.
Tutta acqua portata al mulino del caimano e dei suoi affari.
Provo a dire (malamente) quello che lui avrebbe detto molto meglio di me.
Perché ci lamentiamo se ci ritroviamo proprio il governo auspicato da Grillo, al quale in tanti abbiamo dato il nostro inutile voto?
Quello che è ancor peggio è che anche la sinistra-sinistra è sotto sotto felice che il PD si sia ulteriormente sputtanato, sperando di trarne qualche vantaggio elettorale che però non si vede.
Tutta acqua portata al mulino del caimano e dei suoi affari.
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Re: Quale governo ?
Il caso Kazzako, la farsa dell'italietta alle vongole che resiste ai miasmi putrefattivi di una società in avanzato stadio di decomposizione - 1
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
*
La Stampa 15.7.13
Cicchitto
“Chi attacca il vicepremier vuole la caduta dell’esecutivo”
ROMA Il Pdl fa quadrato e difende il segretario e ministro dell’Interno Angelino Alfano dalla richiesta di dimissioni per la vicenda della moglie e della figlia dell’ oligarca kazazo Muktar Ablyazov.
Tra i più decisi Fabrizio Cicchitto che dichiara: «La ricostruzione del ministro Bonino consente di chiarire in modo ineccepibile i tempi nei quali il ministro Alfano è venuto a conoscenza della questione Shalabayeva: esattamente il 2 giugno quando il ministro degli esteri suonò il campanello di allarme al ministro egli Interni Alfano.
Morale della favola: solo chi è in malafede e in effetti gioca a far cadere il governo può aprire una offensiva contro il ministro Alfano in assenza della ricostruzione dei fatti che verrà fatta quanto prima dal capo della polizia».
Una ricostruzione che non convince i 5 stelle che confermano la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro Alfano.
«A meno che non escano fuori altri responsabili presenteremo una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno» spiega il capogruppo M5S alla Camera, Riccardo Nuti che aggiunge: «Non riesco a capire questi autogol del governo.
Questa è una nuova figuraccia che il governo fa fare all’Italia». [R. E.]
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
*
La Stampa 15.7.13
Cicchitto
“Chi attacca il vicepremier vuole la caduta dell’esecutivo”
ROMA Il Pdl fa quadrato e difende il segretario e ministro dell’Interno Angelino Alfano dalla richiesta di dimissioni per la vicenda della moglie e della figlia dell’ oligarca kazazo Muktar Ablyazov.
Tra i più decisi Fabrizio Cicchitto che dichiara: «La ricostruzione del ministro Bonino consente di chiarire in modo ineccepibile i tempi nei quali il ministro Alfano è venuto a conoscenza della questione Shalabayeva: esattamente il 2 giugno quando il ministro degli esteri suonò il campanello di allarme al ministro egli Interni Alfano.
Morale della favola: solo chi è in malafede e in effetti gioca a far cadere il governo può aprire una offensiva contro il ministro Alfano in assenza della ricostruzione dei fatti che verrà fatta quanto prima dal capo della polizia».
Una ricostruzione che non convince i 5 stelle che confermano la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro Alfano.
«A meno che non escano fuori altri responsabili presenteremo una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Interno» spiega il capogruppo M5S alla Camera, Riccardo Nuti che aggiunge: «Non riesco a capire questi autogol del governo.
Questa è una nuova figuraccia che il governo fa fare all’Italia». [R. E.]
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Re: Quale governo ?
Il caso Kazzako, la farsa dell'italietta alle vongole che resiste ai miasmi putrefattivi di una società in avanzato stadio di decomposizione - 2
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
*
MEGLIO TARDI CHE MAI!
DOPO UN LUNGHISSIMO, IMBARAZZATO SILENZIO, DURATO UN MESE E MEZZO DAI FATTI DEL 31 MAGGIO E BEN DIECI DOPO LA DENUNCIA CHE E’ APPARSA SULLA STAMPA INTERNAZIONALE (Financial Times, Stampa, il Fatto) IL 5 LUGLIO, FINALMENTE, A PARTIRE DA IERI E SOPRATTUTTO OGGI, ANCHE L’UNITA’ - DIRETTA DA CLAUDIO SARDO... - E’ COSTRETTA A PRENDERE POSIZIONE
l’Unità 25.7.13
Kazakistan, la Farnesina scarica Alfano
Alfano nell’angolo. La Farnesina accusa
La nota di Bonino: non abbiamo competenze sulle espulsioni
Il Viminale nella bufera. La ricostruzione degli Esteri aggrava le responsabilità del dicastero
Il Viminale nella bufera. Il capo della Polizia ha finito l’inchiesta: tre teste prossime a cadere
Tra queste il capo di gabinetto dell’Interno
di Claudia Fusani
Con un duro comunicato, la Farnesina prende le distanze dal ministro dell’Interno, Alfano: «Non abbiamo alcuna competenza sulle espulsioni». Bufera sul Viminale. Il capo della Polizia ha finito l’inchiesta: tre teste pronte a cadere. Giallo sulla presenza in Costa Smeralda del presidente kazako.
Tre teste sono già pronte a rotolare per la rendition illegale di Alma Shalabayeva e della figlia Alua di sei anni. Mercoledì il Capo della polizia Alessandro Pansa consegnerà la sua indagine al premier Letta e al ministro del'Interno Alfano.
Pansa nominato al vertice del Dipartimento quando i buoi erano scappati, cioè a fine mattinata del 31 maggio mentre madre e figlia erano già imbarcate su un volo con destinazione Almaty indicherà, spiega un alto funzionario del ministero dell'Interno, «le responsabilità tecniche».
Cioè dove-quando-perché «è stata interrotta la catena decisionale che sovrintende ogni espulsione, vieppiù quella che riguarda cittadini con segnalazioni particolari, soprattutto se sono coinvolti minorenni».
In questo caso, Alma Shalabayeva, moglie di Muktar Ablyazov, inserito nella lista dei ricercati Interpol perché accusato nel suo Paese, il Kazakhastan, di aver sottratto 15 miliardi di dollari, e la figlia Alua. Ablyazov è politicamente il nemico numero uno del presidente Nazarbaev, in ottimi rapporti con Berlusconi e, grazie alle ricchezze energetiche, potente che siede al tavolo dei grandi nonostante le costanti violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty international.
Tre teste, si diceva, tre tecnici. Pansa oltre non può andare.
Ma è chiaro che quello che è successo tra il 28 e il 31 maggio ha responsabilità politiche.
E il giallo kazako, come già denunciò l'Unità la scorsa settimana, ha come principale responsabile il ministro dell'Interno.
Il quale in queste ore, vedremo poi come, sta cercando di «scaricare» sulla Farnesina (che ieri in un puntuto comunicato ha sottolineato come il Ministero degli Affari Esteri «non abbia alcuna competenza sulle espulsioni») e su chi lo ha preceduto al Viminale, l'attuale Guardasigilli Anna Maria Cancellieri.
Una partita complessa per il premier Letta.
Che venerdì, quando ha revocato la doppia espulsione di Alma e Alua in quanto «illegittima», ha protetto i suoi ministri.
E che non vuole di un altro dossier scomodo oltre a quelli su Imu, Iva, sentenze del Cavaliere, proposte sull'incandidabilità etc..
Certo è che ieri lo stato maggiore del Pdl ha messo le mani avanti: «Chi vuole la testa di Alfano, vuole la crisi di governo» ha detto, uno per tutti, l'ex capogruppo Fabrizio Cicchitto, in sintonia con Gasparri e Costa.
È un fatto che tra il 28 e il 31 maggio, mentre il Dipartimento è in fibrillazione per la nomina del nuovo Capo dopo quasi tre mesi di vacatio, succede di tutto nel triangolo uffici della Questura in via San Vitale-Viminale-prefettura. Un «di tutto» dove si mescolano rapporti diplomatici falsati, eccesso di zelo, ambizioni (almeno due dei protagonisti della vicenda in quelle ore sperano di fare il Capo della polizia), colpevole distrazione di un ministro uno e trino (Interni, vicepremier, segretario del Pdl) che forse considera il Viminale il meno importante dei suoi incarichi.
In cima alla lista delle teste rotolanti c'è Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del Viminale, il braccio destro del ministro, salito all'incarico ai tempi del ministro Cancellieri.
Un prefetto che, in quota si dice a un'area che fa riferimento a Berlusconi ma anche a Monti, sperava fosse il suo turno alla guida della polizia.
È lui a ricevere il 28 maggio l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere che premono per la cattura di Ablyazov avvistato da agenti privati (anche questo fatto dovrà essere chiarito) in via di Casalpalocco al civico 3.
Perché i kazaki salgono la scale del Viminale?
Chi dà loro questa sicurezza in casa di altri?
Guidati da Procaccini, si rivolgono poi anche al capo della segreteria Alessandro Valeri, ancora più zelante con i kazaki.
La stessa scena si ripete in questura con il questore Fulvio Della Rocca e il capo della Mobile Renato Cortese.
Poi, con efficienza inusitata, la notte tra il 28 e il 29 scatta il blitz.
Si tratta della cattura di un latitante: solo che Ablyazov non c'é più. Ci sono invece Alma, la figlia Alua, il cognato con la moglie e personale di servizio.
Il blitz è, come dire?, molto duro. «Mi gridavano puttana russa» ha scritto la donna in un memoriale pubblicato da Financial Times.
A questo punto, anziché con un latitante, i massimi vertici del Viminale si ritrovano per le mani una donna che, ovviamente, non dice il suo nome da sposata visto che la famiglia è in fuga dal 2009 e a Londra ha già ottenuto lo status di rifugiata.
Si presenta come Ayan, cognome da ragazza.
Occhio, perché intorno al cognome si sviluppano, diciamo così, gli errori che commettono nell'ordine: l'ufficio immigrazione della questura diretta da Maurizio Improta; l'ufficio passaporti di Polaria; la Farnesina.
Alma Ayan infatti è titolare di un passaporto della Repubblica Centroafricana e di un permesso di soggiorno lettone che vengono entrambi dichiarati falsi. Ma falsi non sono affatto.
Non solo: a suo nome la Farnesina trova una richiesta di copertura diplomatica che è stata negata.
Possibile che nessuno di questi uffici capisca che la donna è la moglie del dissidente kazako e che quindi non si deve espellerla in Kazakhstan?
Quello che non dicono gli uffici passaporti e i diplomatici lo riferisce la stessa ambasciata kazaka il giorno 30 quando svela come Alma Ayan sia la moglie di Ablyazov e la titolare di due regolari passaporti kazaki.
Eppure, la procedura si fa, su pressione dei kazaki, ancora più veloce.
Il governo di Astana vuole i due ostaggi.
Il prefetto Giuseppe Pecoraro, che Alfano voleva a capo della polizia, firma l'espulsione amministrativa. Il giudice di pace, sulla base di parziali informazioni, fa lo stesso. La Procura dà il nulla osta.
Il 31 maggio la bambina viene prelevata con il sotterfugio dalla villetta di Casalpalocco e portata dalla madre a Ciampino, su un jet privato.
I legali di Ablyazov non riescono neppure a vederla.
Si rivolgono alla Farnesina, parlano con Emma Bonino che, informata trasecola, s'infuria e si attacca al telefono con Alfano.
Che si difende: «Non mi hanno informato». Un modo per sviare le accuse su Procaccini? Ma un ministro che non sa quello che succede in casa sua non è peggio di uno che decide e sbaglia?
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
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MEGLIO TARDI CHE MAI!
DOPO UN LUNGHISSIMO, IMBARAZZATO SILENZIO, DURATO UN MESE E MEZZO DAI FATTI DEL 31 MAGGIO E BEN DIECI DOPO LA DENUNCIA CHE E’ APPARSA SULLA STAMPA INTERNAZIONALE (Financial Times, Stampa, il Fatto) IL 5 LUGLIO, FINALMENTE, A PARTIRE DA IERI E SOPRATTUTTO OGGI, ANCHE L’UNITA’ - DIRETTA DA CLAUDIO SARDO... - E’ COSTRETTA A PRENDERE POSIZIONE
l’Unità 25.7.13
Kazakistan, la Farnesina scarica Alfano
Alfano nell’angolo. La Farnesina accusa
La nota di Bonino: non abbiamo competenze sulle espulsioni
Il Viminale nella bufera. La ricostruzione degli Esteri aggrava le responsabilità del dicastero
Il Viminale nella bufera. Il capo della Polizia ha finito l’inchiesta: tre teste prossime a cadere
Tra queste il capo di gabinetto dell’Interno
di Claudia Fusani
Con un duro comunicato, la Farnesina prende le distanze dal ministro dell’Interno, Alfano: «Non abbiamo alcuna competenza sulle espulsioni». Bufera sul Viminale. Il capo della Polizia ha finito l’inchiesta: tre teste pronte a cadere. Giallo sulla presenza in Costa Smeralda del presidente kazako.
Tre teste sono già pronte a rotolare per la rendition illegale di Alma Shalabayeva e della figlia Alua di sei anni. Mercoledì il Capo della polizia Alessandro Pansa consegnerà la sua indagine al premier Letta e al ministro del'Interno Alfano.
Pansa nominato al vertice del Dipartimento quando i buoi erano scappati, cioè a fine mattinata del 31 maggio mentre madre e figlia erano già imbarcate su un volo con destinazione Almaty indicherà, spiega un alto funzionario del ministero dell'Interno, «le responsabilità tecniche».
Cioè dove-quando-perché «è stata interrotta la catena decisionale che sovrintende ogni espulsione, vieppiù quella che riguarda cittadini con segnalazioni particolari, soprattutto se sono coinvolti minorenni».
In questo caso, Alma Shalabayeva, moglie di Muktar Ablyazov, inserito nella lista dei ricercati Interpol perché accusato nel suo Paese, il Kazakhastan, di aver sottratto 15 miliardi di dollari, e la figlia Alua. Ablyazov è politicamente il nemico numero uno del presidente Nazarbaev, in ottimi rapporti con Berlusconi e, grazie alle ricchezze energetiche, potente che siede al tavolo dei grandi nonostante le costanti violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty international.
Tre teste, si diceva, tre tecnici. Pansa oltre non può andare.
Ma è chiaro che quello che è successo tra il 28 e il 31 maggio ha responsabilità politiche.
E il giallo kazako, come già denunciò l'Unità la scorsa settimana, ha come principale responsabile il ministro dell'Interno.
Il quale in queste ore, vedremo poi come, sta cercando di «scaricare» sulla Farnesina (che ieri in un puntuto comunicato ha sottolineato come il Ministero degli Affari Esteri «non abbia alcuna competenza sulle espulsioni») e su chi lo ha preceduto al Viminale, l'attuale Guardasigilli Anna Maria Cancellieri.
Una partita complessa per il premier Letta.
Che venerdì, quando ha revocato la doppia espulsione di Alma e Alua in quanto «illegittima», ha protetto i suoi ministri.
E che non vuole di un altro dossier scomodo oltre a quelli su Imu, Iva, sentenze del Cavaliere, proposte sull'incandidabilità etc..
Certo è che ieri lo stato maggiore del Pdl ha messo le mani avanti: «Chi vuole la testa di Alfano, vuole la crisi di governo» ha detto, uno per tutti, l'ex capogruppo Fabrizio Cicchitto, in sintonia con Gasparri e Costa.
È un fatto che tra il 28 e il 31 maggio, mentre il Dipartimento è in fibrillazione per la nomina del nuovo Capo dopo quasi tre mesi di vacatio, succede di tutto nel triangolo uffici della Questura in via San Vitale-Viminale-prefettura. Un «di tutto» dove si mescolano rapporti diplomatici falsati, eccesso di zelo, ambizioni (almeno due dei protagonisti della vicenda in quelle ore sperano di fare il Capo della polizia), colpevole distrazione di un ministro uno e trino (Interni, vicepremier, segretario del Pdl) che forse considera il Viminale il meno importante dei suoi incarichi.
In cima alla lista delle teste rotolanti c'è Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del Viminale, il braccio destro del ministro, salito all'incarico ai tempi del ministro Cancellieri.
Un prefetto che, in quota si dice a un'area che fa riferimento a Berlusconi ma anche a Monti, sperava fosse il suo turno alla guida della polizia.
È lui a ricevere il 28 maggio l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere che premono per la cattura di Ablyazov avvistato da agenti privati (anche questo fatto dovrà essere chiarito) in via di Casalpalocco al civico 3.
Perché i kazaki salgono la scale del Viminale?
Chi dà loro questa sicurezza in casa di altri?
Guidati da Procaccini, si rivolgono poi anche al capo della segreteria Alessandro Valeri, ancora più zelante con i kazaki.
La stessa scena si ripete in questura con il questore Fulvio Della Rocca e il capo della Mobile Renato Cortese.
Poi, con efficienza inusitata, la notte tra il 28 e il 29 scatta il blitz.
Si tratta della cattura di un latitante: solo che Ablyazov non c'é più. Ci sono invece Alma, la figlia Alua, il cognato con la moglie e personale di servizio.
Il blitz è, come dire?, molto duro. «Mi gridavano puttana russa» ha scritto la donna in un memoriale pubblicato da Financial Times.
A questo punto, anziché con un latitante, i massimi vertici del Viminale si ritrovano per le mani una donna che, ovviamente, non dice il suo nome da sposata visto che la famiglia è in fuga dal 2009 e a Londra ha già ottenuto lo status di rifugiata.
Si presenta come Ayan, cognome da ragazza.
Occhio, perché intorno al cognome si sviluppano, diciamo così, gli errori che commettono nell'ordine: l'ufficio immigrazione della questura diretta da Maurizio Improta; l'ufficio passaporti di Polaria; la Farnesina.
Alma Ayan infatti è titolare di un passaporto della Repubblica Centroafricana e di un permesso di soggiorno lettone che vengono entrambi dichiarati falsi. Ma falsi non sono affatto.
Non solo: a suo nome la Farnesina trova una richiesta di copertura diplomatica che è stata negata.
Possibile che nessuno di questi uffici capisca che la donna è la moglie del dissidente kazako e che quindi non si deve espellerla in Kazakhstan?
Quello che non dicono gli uffici passaporti e i diplomatici lo riferisce la stessa ambasciata kazaka il giorno 30 quando svela come Alma Ayan sia la moglie di Ablyazov e la titolare di due regolari passaporti kazaki.
Eppure, la procedura si fa, su pressione dei kazaki, ancora più veloce.
Il governo di Astana vuole i due ostaggi.
Il prefetto Giuseppe Pecoraro, che Alfano voleva a capo della polizia, firma l'espulsione amministrativa. Il giudice di pace, sulla base di parziali informazioni, fa lo stesso. La Procura dà il nulla osta.
Il 31 maggio la bambina viene prelevata con il sotterfugio dalla villetta di Casalpalocco e portata dalla madre a Ciampino, su un jet privato.
I legali di Ablyazov non riescono neppure a vederla.
Si rivolgono alla Farnesina, parlano con Emma Bonino che, informata trasecola, s'infuria e si attacca al telefono con Alfano.
Che si difende: «Non mi hanno informato». Un modo per sviare le accuse su Procaccini? Ma un ministro che non sa quello che succede in casa sua non è peggio di uno che decide e sbaglia?
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- Iscritto il: 15/05/2012, 9:38
Re: Quale governo ?
Mi spiace che soloo42000 non si veda da moltissimo tempo. Spero che non si tratti di motivi seri.
I motivi sono serissimi.
La morta gora, come dice lo zione.
Da mesi provo disgusto e disperazione per qualunque cosa politica.
E non per il solito qualunquismo de' sinistraaaaa.
Per me continuano a NON essere tutti uguali.
Grillo continua a essere fascista.
La DX e' di quelli che vogliono che pochi prosperino e fanculo gli altri.
Il CSX e' di quelli che vogliono che la comunita' tutta prosperi.
E tuttavia provo vere sensazioni di repulsione fisica quando
vedo Mentana o Scalfari che gongolano per la morta gora
in cui si e' infilato il PD e la SINISTRA tutta senza neanche
realizzare che stanno precipitando non in un baratro.
Ma in un buco nero, dal quale non v'e' ritorno...
Il PD per inania e insipienza politica.
La SINISTRA de' noantri perche' non sa piu' manco come si chiama.
Adesso da qui non se ne esce piu'.
Il caimano ha portato a casa un governo di interdizione.
Il PD si dissanguera' (poco male a questo punto).
Grillo giochera' al fascista duro e puro.
Vendola continuera' a dormire.
Nel frattempo le fabbriche chiuderanno e la breccia culturale
si allarghera' vistosamente.
Se prima il CSX era minoritario, alla fine della cura non sara' proprio.
E' per questo che evito di passare da queste parti.
Non c'e' piu' scopo.
Nel 1943 sarei salito in montagna, forse.
Oggi invece in montagna troverei personaggi col fazzoletto rosso che
pero' sparano propaganda fascista.
Stavolta hanno vinto loro.
Avete presente la fine di "Terrore dallo spazio profondo"?
E' quello l'orrore in cui ci troviamo.
Potrei dire che ringrazio ancora i sinistri de' noantri.
Che si sono fatti intortare dalla propaganda dei poteri forti.
Siamo gia' minoritari, ma alle elezioni stiamo a casa,
consegnamo il Paese ai poteri forti e alle destre, poi tanto
la colpa e' di Bersani e siamo a posto così.
Coscienza pulita, cristallina... alla via così... altri anni perduti...
Con decenni di propaganda mediatica hanno ridisegnato il profilo
di cio' che e' sinistra, sotto i nostri occhi.
Utopicamente (cio' che dovrebbe fare la vera sinistra...)
e distopicamente (la sinistra affarista e corrotta, il sindacato dei privilegi...).
Il popolino di CSX invece di farsi i conti in tasca si e' bevuto fino all'ultima
goccia dell'olio di ricino berlusconiano.
E così alle urne hanno usato per il CSX del 2013 uno standard di riferimento
che neanche con il PCI di Togliatti.
Risultato: la destra minoritaria e disastrosa trionfante, la sinistra frantumata.
Che senso ha fare politica con e per concittadini del genere?
Qualcuno me lo spiega?
Il PD e' avvelenato da incapaci, idioti, inciucioni e opportunisti.
A sinistra si gioca all'utopia.
Il centro non esiste.
A destra abbiamo gli squali alla Monti e poi il caimano.
Piu' i razzismi della Lega e i fascismi di Grillo.
E il popolino che si beve tutto.
Non ci resta che stare a casa.
Come lo zione.
Perduto il PD come strumento e perduta l'anima ulivista che
prima accomunava il nerbo degli elettori di CSX, non abbiamo
piu' alcuno strumento o energia per fare politica organizzata.
E' lo sbando, la disfatta.
L'avevo detto.
L'avevo scritto.
E' successo.
Si vede che doveva andare così.
soloo42000
Re: Quale governo ?
Lieto di rileggerti soloo42000
Il tuo stato d'animo è condiviso da molti.
Abbiamo avuto idee diverse durante le primarie, ma credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che peggio di così non poteva andare.
Vedere che ci sono in giro anche persone come te, fa comunque piacere e rincuora un po'. Tienilo presente.
Il tuo stato d'animo è condiviso da molti.
Abbiamo avuto idee diverse durante le primarie, ma credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che peggio di così non poteva andare.
Vedere che ci sono in giro anche persone come te, fa comunque piacere e rincuora un po'. Tienilo presente.
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Re: Quale governo ?
Il caso Kazzako, la farsa dell'italietta alle vongole che resiste ai miasmi putrefattivi di una società in avanzato stadio di decomposizione - 3
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
Le cose stanno proprio così. Tutti lo sanno, ma ai tricolori sta bene così.
Chi tocca Al Fano,......muore....
Il tutto si sta svolgendo in modo decisamente tricolore. In modo particolare da parte dei media che dopo aver protetto doverosamente e amorevolmente il governicchio della larghe e amorevoli intese degli affaracci propri, si sta scatenando, anche nel remoto tentativo di rimuovere su di sé il sospetto di collusione con il potere.
Le cose stanno proprio così. Tutti lo sanno, ma ai tricolori sta bene così.
Chi tocca Al Fano,......muore....
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Re: Quale governo ?
Un paese DOPPIAMENTE NARCOTIZZATO.
Non solo come evidenzia Saviano, in Italia i tricolori non vanno in piazza, ma la parte più scandalosa è che li votano ancora e li stanno sostenendo con le intenzioni di voto che si riscontrano nei sondaggi settimanali.
Grillo ha sbagliato approccio rivoluzionario.
Bastava che fondasse il Movimento "Non ti voto più fino a quando.....".
Fino a quando:
1) Non fate una nuova legge elettorale che serva solo la casta ma i cittadini italiani.
2) Non riducono fortemente il finanziamento pubblico ai partiti. (cancellarlo è un errore, la politica la farebbero solo i ricchi)
3) Non vengono cancellate le Province
4) Non viene sospeso l'acquisto dei caccia (e pesca) F35, almeno per 5 anni.
5) Non vengono ridotti gli stipendi e le pensioni d'oro.
6) Non viene cancellato il finanziamento annuale agli enti inutili.
(14 miliardi/anno)
7) Non viene cancellato il finanziamento annuale alle aziende compartecipate
(30 miliardi/anno - Fonte Corte dei Conti)
8) Non viene cancellato il finanziamento annuale a fondo perduto alle aziende decotte
(30 miliardi/anno - Fonte Squinzi, Mario Cobianchi > "Mani bucate")
9) Non vengono pagate tutte le aziende creditrici dello Stato)
Ecc. ecc.
Le cose da chiedere alla casta sono molte. Solo una di queste farebbe saltare il banco.
I partiti temono una ed una sola cosa. LA PERDITA DI CONSENSO.
Non poter entrare nella stanza dei bottoni e dei bottini.
In questi anni hanno fatto montagne di soprusi, perché, per una ragione o per l'altra gli italiani gli danno il voto.
Se viene a mancare questa sicurezza sono finiti.
Gli italiani non sanno che potere hanno in mano.
Provocazione
Perché l'Italia non va in piazza di Roberto Saviano. In tutto il mondo milioni di persone protestano per i propri diritti e contro la corruzione: da Rio de Janeiro a Istanbul, dal Cairo a Sofia. Ma nel nostro Paese, nonostante le ragioni non manchino, non succede nulla
(15 luglio 2013)
Volti, scritte, colori. Bocche aperte per le urla o chiuse, serrate, per evitare i gas. Braccia in alto in segno di pace, braccia in basso, sulla nuca, per difendersi dai calci e dalle manganellate. Dita che puntano il cielo, dita che puntano gli scudi dei poliziotti. Occhi, scuri, azzurri, verdi. Nerissimi. Teste rasate, totalmente, parzialmente, orecchini, tatuaggi, cravatte. Giacche, magliette, torsi nudi. Seni nudi o corpi totalmente coperti. Gonne e pantaloni. Lacrimogeni, getti d'acqua. Bolle sulla pelle, escoriazioni. Lacrime. Risate. Danze e rabbia. Corpi immobili o fermati in movimento.
E poi un viso che spunta ovunque, dall'America all'India. La maschera di Guy Fawkes indossata in V per Vendetta, il simbolo sorridente della rivolta al potere, sorpreso nel suo aspetto più dispotico e descritto nell'urgenza vitale di sovvertirlo. Milioni di persone stanno ribellandosi tornando a occupare strade e piazze. Dall'India al Cile, dall'Egitto al Brasile, alla Bulgaria. Milioni di persone manifestano mettendo in gioco la loro stessa vita. Milioni di persone chiedono, vogliono, pretendono una vita diversa.
Le piazze di Rio, di Istanbul, di Sofia, sono piazze in rivolta. Una rivolta non conclusa in un preciso programma di riscatto, assai meno decodificabile delle istanze degli Anni Settanta. E' questa la reale novità sancita definitivamente con Occupy Wall Street. Per tutti gli anni '80 e '90 era sembrato che ogni focolaio di rivolta, manifestazione, occupazione, dovesse utilizzare sintassi e grammatiche degli anni '60 e '70. Una musealizzazione di quegli anni e di quei concetti. Una sorta di riproposizione con partiture ed esecuzioni diverse degli spartiti scritti in quegli anni.
La singolarità di queste piazze è che non hanno un unico vettore, nella maggior parte dei casi non hanno leader e non hanno partiti di riferimento. Qualcuno continua a vederci le istanze della classe operaia pronta all'assalto al cielo. Altri vedono solo giovani, giovani che cercano spazi. Gezi park per la Turchia e i mondiali per il Brasile sono fatti contingenti e aggreganti: queste piazze in rivolta non sono la talpa che scava ed emerge quando le contraddizioni maturano per costruire la fine del capitale. Queste piazze costruiscono qualcosa di diverso rispetto alle rivolte degli anni Settanta perché aggregano diversi mondi, diversi modi di sentire, diverse generazioni e, soprattutto, intendono codificare e forgiare diritti.
Roberto SavianoRoberto Saviano Le manifestazioni in India contro le violenze sulle donne; quelle degli studenti in Cile che dal 2006 chiedono un'educazione gratuita, pubblica, laica e accessibile a tutti e una Costituzione nuova, senza l'ombra di Pinochet; quelle in Bulgaria contro la corruzione, che ha preso di mira il governo neo-eletto, contestando la nomina di una figura vicina ad ambienti criminali al vertice dei servizi segreti, tutte, hanno un denominatore comune: costruire diritti e combattere la corruzione. Non possono esserci diritti se c'è corruzione. Ogni diritto conquistato con il sangue o con il consenso, scritto nelle carte costituenti o nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo è immediatamente annullato e reso solo formale dalla corruzione. Un diritto può esser lì, chiaro, apparentemente pronto, utile ai governi per definirsi democrazie, ma è svuotato e castrato dalla corruzione.
Queste piazze, infuocatesi per motivi e in contesti diversi, coltivano la stessa certezza. Un capitalismo criminale e una democrazia corrotta sono la distruzione di ogni diritto di fatto. Di ogni possibile realizzazione della felicità. Nelle foto che ci arrivano dal Brasile, dal Cile, dalla Turchia, dalla Bulgaria, dall'Egitto e dall'India è difficile trovare bandiere dello stesso colore. Spesso non ci sono affatto bandiere, ma striscioni colorati, striscioni sui cui è scritto quel che manca alla società perché sia rispettato chi ne fa parte, chi paga le tasse e non si sente compreso, rappresentato e ascoltato dalla politica. La politica è disprezzata in queste rivolte a ogni meridiano, perché divenuta scorciatoia per migliorare le vite di chi ha saputo farsi eleggere o magazzino che stipa interessi aziendali. Non ci sono bandiere non perché si è dinanzi a orde di ignavi che corrono anonimi dietro a stracci amorfi. No. Non ci sono bandiere perché queste proteste hanno letteralmente cambiato la logica dello scendere in piazza.© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... za/2211174
Non solo come evidenzia Saviano, in Italia i tricolori non vanno in piazza, ma la parte più scandalosa è che li votano ancora e li stanno sostenendo con le intenzioni di voto che si riscontrano nei sondaggi settimanali.
Grillo ha sbagliato approccio rivoluzionario.
Bastava che fondasse il Movimento "Non ti voto più fino a quando.....".
Fino a quando:
1) Non fate una nuova legge elettorale che serva solo la casta ma i cittadini italiani.
2) Non riducono fortemente il finanziamento pubblico ai partiti. (cancellarlo è un errore, la politica la farebbero solo i ricchi)
3) Non vengono cancellate le Province
4) Non viene sospeso l'acquisto dei caccia (e pesca) F35, almeno per 5 anni.
5) Non vengono ridotti gli stipendi e le pensioni d'oro.
6) Non viene cancellato il finanziamento annuale agli enti inutili.
(14 miliardi/anno)
7) Non viene cancellato il finanziamento annuale alle aziende compartecipate
(30 miliardi/anno - Fonte Corte dei Conti)
8) Non viene cancellato il finanziamento annuale a fondo perduto alle aziende decotte
(30 miliardi/anno - Fonte Squinzi, Mario Cobianchi > "Mani bucate")
9) Non vengono pagate tutte le aziende creditrici dello Stato)
Ecc. ecc.
Le cose da chiedere alla casta sono molte. Solo una di queste farebbe saltare il banco.
I partiti temono una ed una sola cosa. LA PERDITA DI CONSENSO.
Non poter entrare nella stanza dei bottoni e dei bottini.
In questi anni hanno fatto montagne di soprusi, perché, per una ragione o per l'altra gli italiani gli danno il voto.
Se viene a mancare questa sicurezza sono finiti.
Gli italiani non sanno che potere hanno in mano.
Provocazione
Perché l'Italia non va in piazza di Roberto Saviano. In tutto il mondo milioni di persone protestano per i propri diritti e contro la corruzione: da Rio de Janeiro a Istanbul, dal Cairo a Sofia. Ma nel nostro Paese, nonostante le ragioni non manchino, non succede nulla
(15 luglio 2013)
Volti, scritte, colori. Bocche aperte per le urla o chiuse, serrate, per evitare i gas. Braccia in alto in segno di pace, braccia in basso, sulla nuca, per difendersi dai calci e dalle manganellate. Dita che puntano il cielo, dita che puntano gli scudi dei poliziotti. Occhi, scuri, azzurri, verdi. Nerissimi. Teste rasate, totalmente, parzialmente, orecchini, tatuaggi, cravatte. Giacche, magliette, torsi nudi. Seni nudi o corpi totalmente coperti. Gonne e pantaloni. Lacrimogeni, getti d'acqua. Bolle sulla pelle, escoriazioni. Lacrime. Risate. Danze e rabbia. Corpi immobili o fermati in movimento.
E poi un viso che spunta ovunque, dall'America all'India. La maschera di Guy Fawkes indossata in V per Vendetta, il simbolo sorridente della rivolta al potere, sorpreso nel suo aspetto più dispotico e descritto nell'urgenza vitale di sovvertirlo. Milioni di persone stanno ribellandosi tornando a occupare strade e piazze. Dall'India al Cile, dall'Egitto al Brasile, alla Bulgaria. Milioni di persone manifestano mettendo in gioco la loro stessa vita. Milioni di persone chiedono, vogliono, pretendono una vita diversa.
Le piazze di Rio, di Istanbul, di Sofia, sono piazze in rivolta. Una rivolta non conclusa in un preciso programma di riscatto, assai meno decodificabile delle istanze degli Anni Settanta. E' questa la reale novità sancita definitivamente con Occupy Wall Street. Per tutti gli anni '80 e '90 era sembrato che ogni focolaio di rivolta, manifestazione, occupazione, dovesse utilizzare sintassi e grammatiche degli anni '60 e '70. Una musealizzazione di quegli anni e di quei concetti. Una sorta di riproposizione con partiture ed esecuzioni diverse degli spartiti scritti in quegli anni.
La singolarità di queste piazze è che non hanno un unico vettore, nella maggior parte dei casi non hanno leader e non hanno partiti di riferimento. Qualcuno continua a vederci le istanze della classe operaia pronta all'assalto al cielo. Altri vedono solo giovani, giovani che cercano spazi. Gezi park per la Turchia e i mondiali per il Brasile sono fatti contingenti e aggreganti: queste piazze in rivolta non sono la talpa che scava ed emerge quando le contraddizioni maturano per costruire la fine del capitale. Queste piazze costruiscono qualcosa di diverso rispetto alle rivolte degli anni Settanta perché aggregano diversi mondi, diversi modi di sentire, diverse generazioni e, soprattutto, intendono codificare e forgiare diritti.
Roberto SavianoRoberto Saviano Le manifestazioni in India contro le violenze sulle donne; quelle degli studenti in Cile che dal 2006 chiedono un'educazione gratuita, pubblica, laica e accessibile a tutti e una Costituzione nuova, senza l'ombra di Pinochet; quelle in Bulgaria contro la corruzione, che ha preso di mira il governo neo-eletto, contestando la nomina di una figura vicina ad ambienti criminali al vertice dei servizi segreti, tutte, hanno un denominatore comune: costruire diritti e combattere la corruzione. Non possono esserci diritti se c'è corruzione. Ogni diritto conquistato con il sangue o con il consenso, scritto nelle carte costituenti o nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo è immediatamente annullato e reso solo formale dalla corruzione. Un diritto può esser lì, chiaro, apparentemente pronto, utile ai governi per definirsi democrazie, ma è svuotato e castrato dalla corruzione.
Queste piazze, infuocatesi per motivi e in contesti diversi, coltivano la stessa certezza. Un capitalismo criminale e una democrazia corrotta sono la distruzione di ogni diritto di fatto. Di ogni possibile realizzazione della felicità. Nelle foto che ci arrivano dal Brasile, dal Cile, dalla Turchia, dalla Bulgaria, dall'Egitto e dall'India è difficile trovare bandiere dello stesso colore. Spesso non ci sono affatto bandiere, ma striscioni colorati, striscioni sui cui è scritto quel che manca alla società perché sia rispettato chi ne fa parte, chi paga le tasse e non si sente compreso, rappresentato e ascoltato dalla politica. La politica è disprezzata in queste rivolte a ogni meridiano, perché divenuta scorciatoia per migliorare le vite di chi ha saputo farsi eleggere o magazzino che stipa interessi aziendali. Non ci sono bandiere non perché si è dinanzi a orde di ignavi che corrono anonimi dietro a stracci amorfi. No. Non ci sono bandiere perché queste proteste hanno letteralmente cambiato la logica dello scendere in piazza.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Quale governo ?
il Fatto 16.7.13
Angelino non si tocca e il Pd s’adegua per forza
Reazioni caute tra i democrat e silenzio totale di Napolitano
di Fabrizio d’Esposito
Il lunedì è il giorno più lento di Montecitorio. Anche se c’è seduta, come ieri.
Pochissimi i deputati in giro.
La settimana della Camera comincia con la pressione bassissima.
Nonostante l’Alfanogate, come ormai viene chiamato lo scandalo del rapimento di Stato di Alma Shalabayeva e della sua figlioletta di sei anni.
E il domandone che apre un’altra ferita nel ventre molle del Pd è questo: “Il Pd ingoierà anche il rospo di Alfano dopo la furia antiparlamentare di B. contro la Cassazione? ”.
NESSUNO DÀ una risposta diretta, specifica.
Eloquente anche il silenzio del Quirinale, che interviene sull’orango calderoliano ma non sul kazako.
La durezza di Guglielmo Epifani è generica: “Chi ha sbagliato pagherà”.
Una durezza, poi, che si basa su una scontata certezza: la relazione del capo della Polizia al massimo toccherà il responsabile di gabinetto del Viminale, Procaccini.
Ossia il collaboratore più vicino al ministro.
Imbarazzante.
Ma l’importante è salvare il soldato Alfano, seppure per un soffio.
Le larghe intese che si preparano alla forza d’urto del Trenta Luglio (processo diritti tv Mediaset alla Suprema Corte) non possono inciampare e cadere per un dissidente kazako.
Realpolitik.
In caso contrario, Alfano non sarebbe il solo ad andarsene a a casa.
Su questo il Pdl è chiaro.
L’ordine di Berlusconi è: “Angelino non si tocca”.
Il Pd si è già adeguato e fa finta di non vedere la mozione di sfiducia contro Alfano di Movimento 5 Stelle e Sel.
Di qui l’imbarazzo, la prudenza, la provvisoria comodità di nascondersi dietro l’attesa per giovedì, quando lo stesso vicepremier e ministro riferirà in Parlamento.
Mercoledì scorso, Piero Martino, deputato già portavoce di Franceschini, è venuto alle mani coi grillini che gridavano “servi berlusconiani” ai democrat sulla Camera bloccata per ordine del Cavaliere.
Adesso dice: “Secondo lei, una forza politica che sostiene il governo può firmare o votare una mozione del genere? ”.
Nei giorni scorsi, il volenteroso Emanuele Fiano ha avuto il merito di promuovere un’interrogazione sullo scandalo.
Anche Fiano è prudente nell’attesa: “Aspettiamo le risultanze della relazione di Pansa”.
Idem il tesoriere del partito, Antonio Misiani, un altro dei pochi deputati presenti di lunedì: “Vediamo cosa succede.
Dopo spero che ci sia una discussione vera”.
A scuotere l’ansia e i timori del Pd arriva però il solito Matteo Renzi.
Che alla festa del Pd di Carpi si tuffa a bomba sull’ultimo guaio del-l’esecutivo di Enrico Letta: “Non credo che questo accordo con il Pdl possa andare avanti molto.
Letta deve parlare tutti i giorni con Brunetta e Schifani”.
I falchi del Pdl si avventano su di lui: “Si attacca Alfano per favorire Renzi”.
Il sindaco di Firenze ironizza: “Sembra che l’abbia rapita io”.
IL CASINO è tale che poi il portavoce di Renzi fa una retromarcia semantica: “Matteo non ha detto ‘credo che non durerà”.
Anche la lingua italiana è un’opinione.
I toni dei renziani sono comunque più duri.
Ecco Ernesto Carbone: “Se si arriva alla responsabilità di Procaccini vuol dire che la responsabilità è politica”.
Cioè di Alfano, anche se non sapeva.
Allora sarà più facile votare la mozione di Sel e grillini?
Qui Carbone si uniforma ai suoi colleghi: “Noi siamo un partito di maggioranza, loro sono opposizione”.
Idem Amendola, che renziano non è ma sta nelle segreteria di Epifani: “Basta con questo sport del Pd di firmare o votare le mozioni degli altri”.
Pina Picierno sembra più dura e dice, unica, quello che non si può dire: “Se Alfano è responsabile si deve dimettere”.
Al punto da votare con Sel e grillini? “Una mia dichiarazione in questa direzione è stata forzata”.
EPPURE, oltre l’orizzonte forzato della realpolitik, Nichi Vendola spera che parte del Pd possa votare contro il ministro dell’Interno.
Anche per questo Sel ha chiesto lo scrutinio segreto.
La mozione sarà calendarizzata a metà della prossima settimana, a cinque giorni dal Trenta Luglio fatidico.
Un incrocio tremendo.
Ieri, il leader di Sel era alla Camera.
La domanda sul rospo Angelino da ingoiare si tira dietro una battuta vendoliana: “È un problema del metabolismo del Pd”.
Fabio Mussi è con lui.
Grida: “In qualsiasi Paese del mondo di fronte a uno scandalo del genere un governo, non un solo ministro, si sarebbe dimesso in 17 secondi.
La mozione? Votare e sputare”. Votare e sputare Alfano. Non ingoiare.
Angelino non si tocca e il Pd s’adegua per forza
Reazioni caute tra i democrat e silenzio totale di Napolitano
di Fabrizio d’Esposito
Il lunedì è il giorno più lento di Montecitorio. Anche se c’è seduta, come ieri.
Pochissimi i deputati in giro.
La settimana della Camera comincia con la pressione bassissima.
Nonostante l’Alfanogate, come ormai viene chiamato lo scandalo del rapimento di Stato di Alma Shalabayeva e della sua figlioletta di sei anni.
E il domandone che apre un’altra ferita nel ventre molle del Pd è questo: “Il Pd ingoierà anche il rospo di Alfano dopo la furia antiparlamentare di B. contro la Cassazione? ”.
NESSUNO DÀ una risposta diretta, specifica.
Eloquente anche il silenzio del Quirinale, che interviene sull’orango calderoliano ma non sul kazako.
La durezza di Guglielmo Epifani è generica: “Chi ha sbagliato pagherà”.
Una durezza, poi, che si basa su una scontata certezza: la relazione del capo della Polizia al massimo toccherà il responsabile di gabinetto del Viminale, Procaccini.
Ossia il collaboratore più vicino al ministro.
Imbarazzante.
Ma l’importante è salvare il soldato Alfano, seppure per un soffio.
Le larghe intese che si preparano alla forza d’urto del Trenta Luglio (processo diritti tv Mediaset alla Suprema Corte) non possono inciampare e cadere per un dissidente kazako.
Realpolitik.
In caso contrario, Alfano non sarebbe il solo ad andarsene a a casa.
Su questo il Pdl è chiaro.
L’ordine di Berlusconi è: “Angelino non si tocca”.
Il Pd si è già adeguato e fa finta di non vedere la mozione di sfiducia contro Alfano di Movimento 5 Stelle e Sel.
Di qui l’imbarazzo, la prudenza, la provvisoria comodità di nascondersi dietro l’attesa per giovedì, quando lo stesso vicepremier e ministro riferirà in Parlamento.
Mercoledì scorso, Piero Martino, deputato già portavoce di Franceschini, è venuto alle mani coi grillini che gridavano “servi berlusconiani” ai democrat sulla Camera bloccata per ordine del Cavaliere.
Adesso dice: “Secondo lei, una forza politica che sostiene il governo può firmare o votare una mozione del genere? ”.
Nei giorni scorsi, il volenteroso Emanuele Fiano ha avuto il merito di promuovere un’interrogazione sullo scandalo.
Anche Fiano è prudente nell’attesa: “Aspettiamo le risultanze della relazione di Pansa”.
Idem il tesoriere del partito, Antonio Misiani, un altro dei pochi deputati presenti di lunedì: “Vediamo cosa succede.
Dopo spero che ci sia una discussione vera”.
A scuotere l’ansia e i timori del Pd arriva però il solito Matteo Renzi.
Che alla festa del Pd di Carpi si tuffa a bomba sull’ultimo guaio del-l’esecutivo di Enrico Letta: “Non credo che questo accordo con il Pdl possa andare avanti molto.
Letta deve parlare tutti i giorni con Brunetta e Schifani”.
I falchi del Pdl si avventano su di lui: “Si attacca Alfano per favorire Renzi”.
Il sindaco di Firenze ironizza: “Sembra che l’abbia rapita io”.
IL CASINO è tale che poi il portavoce di Renzi fa una retromarcia semantica: “Matteo non ha detto ‘credo che non durerà”.
Anche la lingua italiana è un’opinione.
I toni dei renziani sono comunque più duri.
Ecco Ernesto Carbone: “Se si arriva alla responsabilità di Procaccini vuol dire che la responsabilità è politica”.
Cioè di Alfano, anche se non sapeva.
Allora sarà più facile votare la mozione di Sel e grillini?
Qui Carbone si uniforma ai suoi colleghi: “Noi siamo un partito di maggioranza, loro sono opposizione”.
Idem Amendola, che renziano non è ma sta nelle segreteria di Epifani: “Basta con questo sport del Pd di firmare o votare le mozioni degli altri”.
Pina Picierno sembra più dura e dice, unica, quello che non si può dire: “Se Alfano è responsabile si deve dimettere”.
Al punto da votare con Sel e grillini? “Una mia dichiarazione in questa direzione è stata forzata”.
EPPURE, oltre l’orizzonte forzato della realpolitik, Nichi Vendola spera che parte del Pd possa votare contro il ministro dell’Interno.
Anche per questo Sel ha chiesto lo scrutinio segreto.
La mozione sarà calendarizzata a metà della prossima settimana, a cinque giorni dal Trenta Luglio fatidico.
Un incrocio tremendo.
Ieri, il leader di Sel era alla Camera.
La domanda sul rospo Angelino da ingoiare si tira dietro una battuta vendoliana: “È un problema del metabolismo del Pd”.
Fabio Mussi è con lui.
Grida: “In qualsiasi Paese del mondo di fronte a uno scandalo del genere un governo, non un solo ministro, si sarebbe dimesso in 17 secondi.
La mozione? Votare e sputare”. Votare e sputare Alfano. Non ingoiare.
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Re: Quale governo ?
I giorni dei morti viventi - 1
Vox populi all'articolo:
Caso Ablyazov, il Senato respinge mozione di sfiducia contro il ministro Alfano
IFQ
robertoregge 13 seconds ago
Voglio ricordare solo un'immagine della seduta parlamentare di stamane, quella della standing ovation congiunta (del Pdl e Pd) a Letta.
Vorrei tanto sapere, se chi ha votato pd (nella iperbolica convizione di smacchiare il giaguaro), adesso lo rifarebbe...o quanto meno se s'è vergognato di averlo fatto...
Vox populi all'articolo:
Caso Ablyazov, il Senato respinge mozione di sfiducia contro il ministro Alfano
IFQ
robertoregge 13 seconds ago
Voglio ricordare solo un'immagine della seduta parlamentare di stamane, quella della standing ovation congiunta (del Pdl e Pd) a Letta.
Vorrei tanto sapere, se chi ha votato pd (nella iperbolica convizione di smacchiare il giaguaro), adesso lo rifarebbe...o quanto meno se s'è vergognato di averlo fatto...
Re: Quale governo ?
Letta sta parlando con Parmitano in videoconferenza in diretta dalla ISS.
più facile che parlare con la base.
più facile che parlare con la base.
Chi c’è in linea
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