COUNTDOWN
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COUNTDOWN
COUNTDOWN
Domenica, 21 luglio 2013
- 10
Mancano 10 giorni alla sentenza berluscona di fine di mondo del 30 luglio e ammetto di non aver capito assolutamente una mazza su quale potrebbe essere l’esito finale.
Leggendo ed ascoltando un po’ tutti, invece di chiarirmi le idee si sono fatte più confuse.
Ne ho sentite di ogni. Di tutti i colori. Anche il mondo alla rovescia, come l’amico Pd sentito stamani in vacanza a Cesenatico, che a suo tempo si era preso lo sfizio una mattina, di andare a Palazzo di Giustizia, sapendo che c’era LUI, solo per potergli gridare al passaggio in corridoio: <<Buffone,…buffone !!!!>>, che ti pronostica che lo assolveranno. Forse per scaramanzia? Boh.
Mentre leggi in settimana che il proboscitaro Ferrara dichiara che se anche condannato sarà il nostro Ayatollah.
Mentre oggi a pagina 5 del cartaceo di IFQ, si può leggere:
Nicolò Ghedini
“Berlusconi il 30 luglio sarà condannato”
Scaramantico pure lui?
Alla Santa Garnero da una settimana gli hanno messo un tappo un bocca.
La Cassazione dovrebbe solo svolgere il suo compito, valutare la regolarità dei due procedimenti.
E sapendo che i magistrati di Milano non sono stati mai così fessi di aver impiantato una procedura del genere solo per vedersela cassare per una sola virgola, devo credere che siano stati attentissimi e scrupolosissimi fino all’ultima virgola.
Ma non si sa mai. Il Carnevale di turno ti potrebbe riservare sempren la sorpresinen finalen.
Fausto Coppi, il campionissimo della Cassazione punta alla cancellazione della prescrizione, come strategia di base.
Allora qualcuno scrive che il Padrino, don Ciccio Silvio Berlusconi, si è già stufato del grande penalista della Cassazione.
Mentre qualcun altro scrive che Fausto Coppi si è già stufato di stare vicino al Padrino.
L’intervento di giovedì del Capo dello Stato è stato di quelli: “A te nuora, dico e tu suocera intendi”.
"Non possiamo permetterci una crisi di governo in questo momento."
E quindi, dopo aver tradito lo Stato italiano e gli italiani, ordina che Angelino sia assolto.
Cosa succederebbe se la Cassazione il D day condannasse il Padrino?
Oppure, per scongiurare la crisi di governo, secondo il dettato di Re Giorgio II, monarca assoluto del Napolitanistan, la Cassazione deve salvare il Padrino?
Eppure i masnadieri dei Fratelli mussulmani sono stati chiari.
Se condannano il nostro capo ci dimettiamo in massa.
Come e sono stati chiarissimi per 10 giorni con il caso Angelino, secondo il dettato del Padrino.
"Se cade Angelino, ...10 minuti dopo cade il governo"
Per Littorio Feltri il Padrino viene assolto
Formarsi un’opinione in mezzo a sto casino non è facile, anche se di questi tempi la magistratura non gli sta facendo sconti.
Visto che anche al processo Ruby bis, hanno trasmesso gli atti alla procura con i rilevamenti che gli avvocati del Padrino hanno mentito e hanno indotto i testimoni a mentire.
Domenica, 21 luglio 2013
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Mancano 10 giorni alla sentenza berluscona di fine di mondo del 30 luglio e ammetto di non aver capito assolutamente una mazza su quale potrebbe essere l’esito finale.
Leggendo ed ascoltando un po’ tutti, invece di chiarirmi le idee si sono fatte più confuse.
Ne ho sentite di ogni. Di tutti i colori. Anche il mondo alla rovescia, come l’amico Pd sentito stamani in vacanza a Cesenatico, che a suo tempo si era preso lo sfizio una mattina, di andare a Palazzo di Giustizia, sapendo che c’era LUI, solo per potergli gridare al passaggio in corridoio: <<Buffone,…buffone !!!!>>, che ti pronostica che lo assolveranno. Forse per scaramanzia? Boh.
Mentre leggi in settimana che il proboscitaro Ferrara dichiara che se anche condannato sarà il nostro Ayatollah.
Mentre oggi a pagina 5 del cartaceo di IFQ, si può leggere:
Nicolò Ghedini
“Berlusconi il 30 luglio sarà condannato”
Scaramantico pure lui?
Alla Santa Garnero da una settimana gli hanno messo un tappo un bocca.
La Cassazione dovrebbe solo svolgere il suo compito, valutare la regolarità dei due procedimenti.
E sapendo che i magistrati di Milano non sono stati mai così fessi di aver impiantato una procedura del genere solo per vedersela cassare per una sola virgola, devo credere che siano stati attentissimi e scrupolosissimi fino all’ultima virgola.
Ma non si sa mai. Il Carnevale di turno ti potrebbe riservare sempren la sorpresinen finalen.
Fausto Coppi, il campionissimo della Cassazione punta alla cancellazione della prescrizione, come strategia di base.
Allora qualcuno scrive che il Padrino, don Ciccio Silvio Berlusconi, si è già stufato del grande penalista della Cassazione.
Mentre qualcun altro scrive che Fausto Coppi si è già stufato di stare vicino al Padrino.
L’intervento di giovedì del Capo dello Stato è stato di quelli: “A te nuora, dico e tu suocera intendi”.
"Non possiamo permetterci una crisi di governo in questo momento."
E quindi, dopo aver tradito lo Stato italiano e gli italiani, ordina che Angelino sia assolto.
Cosa succederebbe se la Cassazione il D day condannasse il Padrino?
Oppure, per scongiurare la crisi di governo, secondo il dettato di Re Giorgio II, monarca assoluto del Napolitanistan, la Cassazione deve salvare il Padrino?
Eppure i masnadieri dei Fratelli mussulmani sono stati chiari.
Se condannano il nostro capo ci dimettiamo in massa.
Come e sono stati chiarissimi per 10 giorni con il caso Angelino, secondo il dettato del Padrino.
"Se cade Angelino, ...10 minuti dopo cade il governo"
Per Littorio Feltri il Padrino viene assolto
Formarsi un’opinione in mezzo a sto casino non è facile, anche se di questi tempi la magistratura non gli sta facendo sconti.
Visto che anche al processo Ruby bis, hanno trasmesso gli atti alla procura con i rilevamenti che gli avvocati del Padrino hanno mentito e hanno indotto i testimoni a mentire.
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Re: COUNTDOWN
Sara' la cartina tornasole per il PD.camillobenso ha scritto:COUNTDOWN
Domenica, 21 luglio 2013
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Leggendo ed ascoltando un po’ tutti, invece di chiarirmi le idee si sono fatte più confuse.
Ne ho sentite di ogni. Di tutti i colori. Anche il mondo alla rovescia, come l’amico Pd sentito stamani in vacanza a Cesenatico, che a suo tempo si era preso lo sfizio una mattina, di andare a Palazzo di Giustizia, sapendo che c’era LUI, solo per potergli gridare al passaggio in corridoio: <<Buffone,…buffone !!!!>>, che ti pronostica che lo assolveranno. Forse per scaramanzia? Boh.
Mentre leggi in settimana che il proboscitaro Ferrara dichiara che se anche condannato sarà il nostro Ayatollah.
Mentre oggi a pagina 5 del cartaceo di IFQ, si può leggere:
Nicolò Ghedini
“Berlusconi il 30 luglio sarà condannato”
Scaramantico pure lui?
Alla Santa Garnero da una settimana gli hanno messo un tappo un bocca.
La Cassazione dovrebbe solo svolgere il suo compito, valutare la regolarità dei due procedimenti.
E sapendo che i magistrati di Milano non sono stati mai così fessi di aver impiantato una procedura del genere solo per vedersela cassare per una sola virgola, devo credere che siano stati attentissimi e scrupolosissimi fino all’ultima virgola.
Ma non si sa mai. Il Carnevale di turno ti potrebbe riservare sempren la sorpresinen finalen.
Fausto Coppi, il campionissimo della Cassazione punta alla cancellazione della prescrizione, come strategia di base.
Allora qualcuno scrive che il Padrino, don Ciccio Silvio Berlusconi, si è già stufato del grande penalista della Cassazione.
Mentre qualcun altro scrive che Fausto Coppi si è già stufato di stare vicino al Padrino.
L’intervento di giovedì del Capo dello Stato è stato di quelli: “A te nuora, dico e tu suocera intendi”.
"Non possiamo permetterci una crisi di governo in questo momento."
E quindi, dopo aver tradito lo Stato italiano e gli italiani, ordina che Angelino sia assolto.
Cosa succederebbe se la Cassazione il D day condannasse il Padrino?
Oppure, per scongiurare la crisi di governo, secondo il dettato di Re Giorgio II, monarca assoluto del Napolitanistan, la Cassazione deve salvare il Padrino?
Eppure i masnadieri dei Fratelli mussulmani sono stati chiari.
Se condannano il nostro capo ci dimettiamo in massa.
Come e sono stati chiarissimi per 10 giorni con il caso Angelino, secondo il dettato del Padrino.
"Se cade Angelino, ...10 minuti dopo cade il governo"
Per Littorio Feltri il Padrino viene assolto
Formarsi un’opinione in mezzo a sto casino non è facile, anche se di questi tempi la magistratura non gli sta facendo sconti.
Visto che anche al processo Ruby bis, hanno trasmesso gli atti alla procura con i rilevamenti che gli avvocati del Padrino hanno mentito e hanno indotto i testimoni a mentire.
Varra' sia per i credenti che per i miscredenti o non sara' ancora sufficiente?!
Che diranno poi? Che dira' il ns. pdr?
Ahh...ah... la legge elettorale non e' ancora stata fatta!.Quindi.........(tutto quello che diranno lo sappiamo....lo sappiamo. Son cose gia' note)
E perche' non l'hanno fatta questa benedetta legge?
Quale altro ricatto migliore poteve esserci se non questo e cioe' poter far cadere il governo in qualsiasi momento e poi ritrovarci ancora da capo come al gioco dell'oca? Meglio di cosi' ...si muore.
Napuletaane... non avevi previsto nemmeno questo o faceva parte dello stesso gioco di Monti?
Sarebbe un po' da sciocchi poi scusarci col dire: non me la sarei mai aspettato si arrivasse a tanto.
Ehiii, Paisà, non farmela questa!!
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: COUNTDOWN
Sara' la cartina tornasole per il PD.
Varra' sia per i credenti che per i miscredenti o non sara' ancora sufficiente?!
pancho
****
Il Pd ha innescato il meccanismo di autodistruzione quando i 101, che qualcuno oggi sostiene siano 120, hanno boicottato l’elezione di Prodi.
Prodi rappresentava la possibilità di cambiamento dopo gli ultimi 7 anni inutili di Napolitano.
Prodi rappresentava l’unica possibilità di cambiamento nel 1996 e quindi l’hanno fatto fuori.
Un intero sistema morente che non vuole mollare lo ha bloccato ancora una volta per timore del cambiamento.
E’ un sistema che preferisce andare verso l’ipotesi Casaleggio, piuttosto che mollare il potere che detiene da 30 anni.
***
Dall’articolo di fondo di IFQ di oggi
Il caso Ablyazov e lo Stato burlesque
di Antonio Padellaro | 21 luglio 2013
Possiamo leggere:
Un Partito democratico (“Pd, partito defunto”, twittano i militanti in rivolta) ………
Alla buon’ora.
Ci vuole parecchio tempo ma soprattutto eventi sconvolgenti, affinché i devoti di St. Thomas possono credere.
Devono toccare con mano per capire.
E’ inutile, gli italiani sono fatti così.
***
Ma mentre una parte tuitta: Pd = Partito defunto.
Sempre su IFQ di stamani si legge:
“Noi, elettori a pezzi”
La base Pd: “Mò basta”
Con Alfano toccato il fondo
LA CARTA DEL CENTROSINISTRA FIRMATA ALLE PRIMARIE
STRAPPATA A META’ E AFFISSA FUORI DAI CIRCOLI
*
Con la carta del centrosinistra firmata alle primarie strappata appare anche l’iniziativa del movimento “MOBBASTA”
*
Il Web si scatena
“Ridateci i soldi
delle primarie”
*
I Fratelli mussulmani hanno compreso la dimensione della rivolta del Pd, da loro propiziata ad arte, e in questi 10 giorni, fino a quando toccherà a loro di entrare in crisi, spingeranno al massimo per danneggiare il Pd.
Ha cominciato ieri, prima rifiutando il rimpasto, ma nello stesso tempo chiedono il riequilibrio dei ministeri.
Il Pd ne ha il doppio dei Fratelli mussulmani.
Questa è ovviamente un altro fattore di disgregazione del Pd.
Se ne accorgono dopo 90 giorni che esiste questo squilibrio?
Siamo al ridicolo se si vuole guardare da una certa ottica.
La realtà è invece che prima di entrare in crisi per via della sentenza del Padrino devono procurare il massimo dei danni al Pd, in modo tale che alle prossime elezioni non si possano permettere il lusso di vincerle.
I tre partiti usciti dal 26 febbraio, stanno conducendo una guerra a 3.
O meglio, le bastonate le tirano solo due partiti, perché il Pd è costretto a giocare in difesa.
Varra' sia per i credenti che per i miscredenti o non sara' ancora sufficiente?!
pancho
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Il Pd ha innescato il meccanismo di autodistruzione quando i 101, che qualcuno oggi sostiene siano 120, hanno boicottato l’elezione di Prodi.
Prodi rappresentava la possibilità di cambiamento dopo gli ultimi 7 anni inutili di Napolitano.
Prodi rappresentava l’unica possibilità di cambiamento nel 1996 e quindi l’hanno fatto fuori.
Un intero sistema morente che non vuole mollare lo ha bloccato ancora una volta per timore del cambiamento.
E’ un sistema che preferisce andare verso l’ipotesi Casaleggio, piuttosto che mollare il potere che detiene da 30 anni.
***
Dall’articolo di fondo di IFQ di oggi
Il caso Ablyazov e lo Stato burlesque
di Antonio Padellaro | 21 luglio 2013
Possiamo leggere:
Un Partito democratico (“Pd, partito defunto”, twittano i militanti in rivolta) ………
Alla buon’ora.
Ci vuole parecchio tempo ma soprattutto eventi sconvolgenti, affinché i devoti di St. Thomas possono credere.
Devono toccare con mano per capire.
E’ inutile, gli italiani sono fatti così.
***
Ma mentre una parte tuitta: Pd = Partito defunto.
Sempre su IFQ di stamani si legge:
“Noi, elettori a pezzi”
La base Pd: “Mò basta”
Con Alfano toccato il fondo
LA CARTA DEL CENTROSINISTRA FIRMATA ALLE PRIMARIE
STRAPPATA A META’ E AFFISSA FUORI DAI CIRCOLI
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Con la carta del centrosinistra firmata alle primarie strappata appare anche l’iniziativa del movimento “MOBBASTA”
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Il Web si scatena
“Ridateci i soldi
delle primarie”
*
I Fratelli mussulmani hanno compreso la dimensione della rivolta del Pd, da loro propiziata ad arte, e in questi 10 giorni, fino a quando toccherà a loro di entrare in crisi, spingeranno al massimo per danneggiare il Pd.
Ha cominciato ieri, prima rifiutando il rimpasto, ma nello stesso tempo chiedono il riequilibrio dei ministeri.
Il Pd ne ha il doppio dei Fratelli mussulmani.
Questa è ovviamente un altro fattore di disgregazione del Pd.
Se ne accorgono dopo 90 giorni che esiste questo squilibrio?
Siamo al ridicolo se si vuole guardare da una certa ottica.
La realtà è invece che prima di entrare in crisi per via della sentenza del Padrino devono procurare il massimo dei danni al Pd, in modo tale che alle prossime elezioni non si possano permettere il lusso di vincerle.
I tre partiti usciti dal 26 febbraio, stanno conducendo una guerra a 3.
O meglio, le bastonate le tirano solo due partiti, perché il Pd è costretto a giocare in difesa.
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Re: COUNTDOWN
Lo assolveranno
Dicesi "normalizzazione"
Dicesi "normalizzazione"
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: COUNTDOWN
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Martedì, 23 luglio 2013
- 8
Berlusconi vuole lo scontro finale “Basta rinvii, la Cassazione decida il 30”
(Liana Milella).
23/07/2013 di triskel182
Ma lo slittamento potrebbe essere chiesto dai coimputati.
ROMA— «Se devono condannarmi, tanto vale che lo facciano subito. Non ne posso più. È inutile prolungare ancora questa farsa. Tanto i giudici hanno già deciso tutto». Ufficialmente Berlusconi non parla del processo Mediaset, ma con amici e avvocati rompe gli indugi. È stanco, lo ammette, a chi gli suggerisce un rinvio dice: «È inutile, serve solo a prolungare questa attesa che mi sta stressando e a riproporre ogni giorno gli stessi articoli sui giornali». Fango nel ventilatore, insomma. Meglio chiudere il 30 luglio, in quell’udienza in Cassazione criticatissima dai difensori perché, dicono loro, «non rispettosa dell’effettiva prescrizione e del pieno diritto della difesa». Un’udienza — è il cicaleccio ricorrente nelle stanze del Cavaliere — che alla Suprema corte sarebbe stata fissata soprattutto grazie al filo diretto con la procura di Milano che ha anticipato il più possibile la data di scadenza della prescrizione. Il 3 agosto, hanno detto i pm. Il 26 settembre, controbatte l’avvocato Niccolò Ghedini che, secondo il collega Franco Coppi, «ha fatto calcoli minuziosi e precisi, per difetto semmai, ma di certo non per eccesso». Il 29 agosto, sostiene palazzo Chigi, che si è costituito parte civile.
Nel guazzabuglio delle date — almeno fino a ieri sera, perché
con Berlusconi ogni giorno porta la sua sorpresa a seconda di dove spira il vento della politica — lui ha deciso che gli conviene non fare mosse per spostare il processo. Nessuna richiesta di rinvio, dicono dunque i suoi legali Ghedini e Coppi. «Salvo che non la chiedano i difensori degli altri tre imputati » aggiungono. Ma gli avvocati di Frank Agrama, Gabriella Galetto, Daniele Lorenzano — Roberto Pisano, Filippo Dinacci, Luca Mucci e Luigi Fenizia — non hanno ancora deciso e, per quanto si può capire, tendenzialmente si comporteranno come quelli di Berlusconi.
I quali sono convinti che se deve arrivare una condanna, tanto vale che cada proprio il 30 luglio per numerosi motivi. Si potrà dire che, vista la fretta, la conclusione «era già scritta tant’è che i giudici non hanno voluto sfruttare il tempo di cui pure avrebbero potuto godere per studiare la causa ». In pieno agosto, la sentenza di condanna, che viene data per certa al 90%, «sarà fagocitata dal solleone, e presto dimenticata, com’è avvenuto per quella di Ruby». Lo stesso dicasi per il dibattito sull’interdizione che il presidente della giunta per le immunità del Senato Dario Stefàno vuol far partire immediatamente.
Dunque, avanti. Viene messa da parte anche l’ipotesi di rinunciare alla prescrizione, pensata soprattutto come escamotage mediatico. Il “principe del foro” Coppi, che pur l’ha ipotizzata e proposta, non se la sente di incassare l’eventuale no della Cassazione perché, come Repubblica ha scritto sin dal 13 luglio anticipando il possibile «inghippo», la prescrizione è rinunciabile quando essa è maturata e non prima. Ogni giorno che passa perde peso anche l’ipotesi del rinvio, perché ne potrebbe nascere solo un ulteriore peggioramento della già cattiva situazione.
È necessario spiegare bene questo passaggio perché è cruciale in quest’ultima partita a scacchi sulla vita giudiziaria e politica del Cavaliere, alla fine della quale ci potrebbe essere una condanna a 4 anni per frode fiscale e l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. A Ghedini e Coppi un rinvio del processo non dispiacerebbe. Ma è solo questione di date. In che giorno verrebbe rinviato l’ultimo step del caso Mediaset?
In pieno agosto, alla fine del mese, oppure a settembre? Ogni ipotesi fa cambiare lo scenario dei giudici. Un rinvio breve lascerebbe il caso nelle mani della sezione feriale presieduta da Antonio Esposito e del relatore Amedeo Franco. Il primo giudicato «un nemico», il secondo «un ottimo magistrato». Tra gli altri tre giudici del collegio, almeno altri due
«nemici».
Che succederebbe con un rinvio più o meno lungo? Uno entro agosto lascerebbe il giudizio nelle mani delle sezioni feriali, in cui la radiografia delle toghe fatta nelle stanze del Cavaliere vede soprattutto toghe rosse, come quella di Gennaro Marasca. La soluzione ideale, il rinvio lungo alla terza sezione ordinaria dopo il 15 settembre, presupporrebbe da parte della Cassazione di condividere in toto la tesi che la prescrizione scade oltre il 20 settembre. Proprio questo rinvio “lungo” appare un miraggio, e quindi Berlusconi e i suoi avvocati ritengono che tanto vale chiudere il processo il 30 luglio e non pensarci più.
Da La Repubblica del 23/07/2013.
Martedì, 23 luglio 2013
- 8
Berlusconi vuole lo scontro finale “Basta rinvii, la Cassazione decida il 30”
(Liana Milella).
23/07/2013 di triskel182
Ma lo slittamento potrebbe essere chiesto dai coimputati.
ROMA— «Se devono condannarmi, tanto vale che lo facciano subito. Non ne posso più. È inutile prolungare ancora questa farsa. Tanto i giudici hanno già deciso tutto». Ufficialmente Berlusconi non parla del processo Mediaset, ma con amici e avvocati rompe gli indugi. È stanco, lo ammette, a chi gli suggerisce un rinvio dice: «È inutile, serve solo a prolungare questa attesa che mi sta stressando e a riproporre ogni giorno gli stessi articoli sui giornali». Fango nel ventilatore, insomma. Meglio chiudere il 30 luglio, in quell’udienza in Cassazione criticatissima dai difensori perché, dicono loro, «non rispettosa dell’effettiva prescrizione e del pieno diritto della difesa». Un’udienza — è il cicaleccio ricorrente nelle stanze del Cavaliere — che alla Suprema corte sarebbe stata fissata soprattutto grazie al filo diretto con la procura di Milano che ha anticipato il più possibile la data di scadenza della prescrizione. Il 3 agosto, hanno detto i pm. Il 26 settembre, controbatte l’avvocato Niccolò Ghedini che, secondo il collega Franco Coppi, «ha fatto calcoli minuziosi e precisi, per difetto semmai, ma di certo non per eccesso». Il 29 agosto, sostiene palazzo Chigi, che si è costituito parte civile.
Nel guazzabuglio delle date — almeno fino a ieri sera, perché
con Berlusconi ogni giorno porta la sua sorpresa a seconda di dove spira il vento della politica — lui ha deciso che gli conviene non fare mosse per spostare il processo. Nessuna richiesta di rinvio, dicono dunque i suoi legali Ghedini e Coppi. «Salvo che non la chiedano i difensori degli altri tre imputati » aggiungono. Ma gli avvocati di Frank Agrama, Gabriella Galetto, Daniele Lorenzano — Roberto Pisano, Filippo Dinacci, Luca Mucci e Luigi Fenizia — non hanno ancora deciso e, per quanto si può capire, tendenzialmente si comporteranno come quelli di Berlusconi.
I quali sono convinti che se deve arrivare una condanna, tanto vale che cada proprio il 30 luglio per numerosi motivi. Si potrà dire che, vista la fretta, la conclusione «era già scritta tant’è che i giudici non hanno voluto sfruttare il tempo di cui pure avrebbero potuto godere per studiare la causa ». In pieno agosto, la sentenza di condanna, che viene data per certa al 90%, «sarà fagocitata dal solleone, e presto dimenticata, com’è avvenuto per quella di Ruby». Lo stesso dicasi per il dibattito sull’interdizione che il presidente della giunta per le immunità del Senato Dario Stefàno vuol far partire immediatamente.
Dunque, avanti. Viene messa da parte anche l’ipotesi di rinunciare alla prescrizione, pensata soprattutto come escamotage mediatico. Il “principe del foro” Coppi, che pur l’ha ipotizzata e proposta, non se la sente di incassare l’eventuale no della Cassazione perché, come Repubblica ha scritto sin dal 13 luglio anticipando il possibile «inghippo», la prescrizione è rinunciabile quando essa è maturata e non prima. Ogni giorno che passa perde peso anche l’ipotesi del rinvio, perché ne potrebbe nascere solo un ulteriore peggioramento della già cattiva situazione.
È necessario spiegare bene questo passaggio perché è cruciale in quest’ultima partita a scacchi sulla vita giudiziaria e politica del Cavaliere, alla fine della quale ci potrebbe essere una condanna a 4 anni per frode fiscale e l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. A Ghedini e Coppi un rinvio del processo non dispiacerebbe. Ma è solo questione di date. In che giorno verrebbe rinviato l’ultimo step del caso Mediaset?
In pieno agosto, alla fine del mese, oppure a settembre? Ogni ipotesi fa cambiare lo scenario dei giudici. Un rinvio breve lascerebbe il caso nelle mani della sezione feriale presieduta da Antonio Esposito e del relatore Amedeo Franco. Il primo giudicato «un nemico», il secondo «un ottimo magistrato». Tra gli altri tre giudici del collegio, almeno altri due
«nemici».
Che succederebbe con un rinvio più o meno lungo? Uno entro agosto lascerebbe il giudizio nelle mani delle sezioni feriali, in cui la radiografia delle toghe fatta nelle stanze del Cavaliere vede soprattutto toghe rosse, come quella di Gennaro Marasca. La soluzione ideale, il rinvio lungo alla terza sezione ordinaria dopo il 15 settembre, presupporrebbe da parte della Cassazione di condividere in toto la tesi che la prescrizione scade oltre il 20 settembre. Proprio questo rinvio “lungo” appare un miraggio, e quindi Berlusconi e i suoi avvocati ritengono che tanto vale chiudere il processo il 30 luglio e non pensarci più.
Da La Repubblica del 23/07/2013.
Re: COUNTDOWN
Il nostro royal baby....invece che baby boy o baby girl ci tocca guilty o not guilty ....
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Re: COUNTDOWN
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Mercoledì, 24 luglio 2013
- 7
*****
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
Il ritorno a Forza Italia a settembre è cosa fatta. Non si torna più indietro, avverte Silvio Berlusconi. Interdizione o no, quel grande comitato elettorale che è sempre stato il partito in stile '94 dalla ripresa sarà di nuovo su piazza. Addio Pdl, coi suoi organi dirigenti, addio segretario, solo facce nuove, giovani, abili manager a caccia di fondi e un coordinatore unico nazionale.
Il Cavaliere resta blindato ad Arcore, ormai proiettato solo sulla sentenza di Cassazione della settimana prossima. Sempre più convinto di un esito nefasto ma non per questo a far cadere il governo: «Lo terrò in vita comunque, almeno due anni». Ad ogni modo, per ogni evenienza, rilancia il partito personale.
«Nulla è escluso dopo il 30 luglio, di certo non resteremo mani nelle mani, non accetteremo una sospensione della democrazia» ripetono i più "interventisti" tra chi gli parla in queste ore da Roma. Ad Arcore invece per tutto il pomeriggio sono stati con lui Daniela Santanché e Denis Verdini per valutare il da farsi dopo la sentenza e i dettagli organizzativi del "lancio" forzista.
Anche perché, come sostiene nelle stesse ore al Tg3 Renato Brunetta, con la condanna di Berlusconi «la parola torna al popolo sovrano: di fronte a una ferita del genere, il problema non è il governo, l'imu, l'iva, ma la democrazia nel nostro paese».
Quello stesso capogruppo che pure in mattinata aveva proposto un «patto di legislatura» che blindi il governo Letta per i prossimi anni. Linea ondivaga, come l'umore a fasi alterne del Cavaliere, racconta chi lo frequenta. In mattinata, il leader si è affidato a Facebook per confermare: «Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perché vorremmo rivolgerci, come ci riuscì 20 anni fa, ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino. Spero che con il lancio di settembre possano aggiungersi a noi tanti italiani».
Confortato del resto dagli ultimi sondaggi consegnati da Alessandra Ghisleri: il nuovovecchio partito sarebbe già a ridosso del 30 per cento, spingendo il centrodestra al 35, col centrosinistra un soffio dietro. Venti elettorali che stridono con la tesi di chi sostiene che Berlusconi, al contrario, si sia convinto della necessità di reggere anche in caso di interdizione un governo Letta destinato, in assenza di incidenti, a proiettarsi fino al 2015, dopo il semestre di presidenza europea.
«Il capo, come Grillo, si prepara a restare il leader fuori dal Parlamento, per consolidare nel frattempo Mediaset portandola fuori dalla tempesta finanziaria» spiega uno dei dirigenti Pdl di primo piano. Non a caso, colombe come l'altro capogruppo, Renato Schifani, spiegano in serata al Tg1 che «gli italiani si aspettano grande senso di responsabilità e il Pdl è pronto a fare la sua parte». C'è però chi lascia già il partito, come Gianni Alemanno per approdare a Fratelli d'Italia, con la sponsorizzazione di La Russa. Annuncio ufficiale rinviato di qualche settimana per evitare concomitanze con la sentenza di Cassazione.
Mercoledì, 24 luglio 2013
- 7
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Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
Il ritorno a Forza Italia a settembre è cosa fatta. Non si torna più indietro, avverte Silvio Berlusconi. Interdizione o no, quel grande comitato elettorale che è sempre stato il partito in stile '94 dalla ripresa sarà di nuovo su piazza. Addio Pdl, coi suoi organi dirigenti, addio segretario, solo facce nuove, giovani, abili manager a caccia di fondi e un coordinatore unico nazionale.
Il Cavaliere resta blindato ad Arcore, ormai proiettato solo sulla sentenza di Cassazione della settimana prossima. Sempre più convinto di un esito nefasto ma non per questo a far cadere il governo: «Lo terrò in vita comunque, almeno due anni». Ad ogni modo, per ogni evenienza, rilancia il partito personale.
«Nulla è escluso dopo il 30 luglio, di certo non resteremo mani nelle mani, non accetteremo una sospensione della democrazia» ripetono i più "interventisti" tra chi gli parla in queste ore da Roma. Ad Arcore invece per tutto il pomeriggio sono stati con lui Daniela Santanché e Denis Verdini per valutare il da farsi dopo la sentenza e i dettagli organizzativi del "lancio" forzista.
Anche perché, come sostiene nelle stesse ore al Tg3 Renato Brunetta, con la condanna di Berlusconi «la parola torna al popolo sovrano: di fronte a una ferita del genere, il problema non è il governo, l'imu, l'iva, ma la democrazia nel nostro paese».
Quello stesso capogruppo che pure in mattinata aveva proposto un «patto di legislatura» che blindi il governo Letta per i prossimi anni. Linea ondivaga, come l'umore a fasi alterne del Cavaliere, racconta chi lo frequenta. In mattinata, il leader si è affidato a Facebook per confermare: «Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perché vorremmo rivolgerci, come ci riuscì 20 anni fa, ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino. Spero che con il lancio di settembre possano aggiungersi a noi tanti italiani».
Confortato del resto dagli ultimi sondaggi consegnati da Alessandra Ghisleri: il nuovovecchio partito sarebbe già a ridosso del 30 per cento, spingendo il centrodestra al 35, col centrosinistra un soffio dietro. Venti elettorali che stridono con la tesi di chi sostiene che Berlusconi, al contrario, si sia convinto della necessità di reggere anche in caso di interdizione un governo Letta destinato, in assenza di incidenti, a proiettarsi fino al 2015, dopo il semestre di presidenza europea.
«Il capo, come Grillo, si prepara a restare il leader fuori dal Parlamento, per consolidare nel frattempo Mediaset portandola fuori dalla tempesta finanziaria» spiega uno dei dirigenti Pdl di primo piano. Non a caso, colombe come l'altro capogruppo, Renato Schifani, spiegano in serata al Tg1 che «gli italiani si aspettano grande senso di responsabilità e il Pdl è pronto a fare la sua parte». C'è però chi lascia già il partito, come Gianni Alemanno per approdare a Fratelli d'Italia, con la sponsorizzazione di La Russa. Annuncio ufficiale rinviato di qualche settimana per evitare concomitanze con la sentenza di Cassazione.
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Re: COUNTDOWN
COUNTDOWN
Mercoledì, 24 luglio 2013
- 7
*****
30 luglio, sul rinvio è scontro tra falchi e colombe del Pdl
(Fabrizio d’Esposito).
24/07/2013 di triskel182
Con la recessione a -1.9% mancano cinque miliardi, 15 con Imu, Iva e spese da finanziare Decreto del Fare, con la fiducia salta il taglio ai maxi-stipendi dei manager pubblici.
Finalmente se n’è accorto anche il governo: la recessione in Italia è peggiore di quella che ancora risulta a verbale sul Documento di economia e finanza (Def). L’ultima modifica risale infatti a marzo, quando a palazzo Chigi c’era ancora Mario Monti, e prevedeva un Pil in calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente e un deficit al 2,4% del Prodotto. Poi il rapporto deficit/Pil è stato corretto al 2,9% per effetto del pagamento di venti miliardi di euro di debiti commerciali della P.A. e la Commissione europea ci ha benedetto con l’uscita dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo. Peccato che ora anche quella (de)crescita dell’1,3% non sia più realistica: le cose vanno molto peggio di così. E infatti, in questi giorni, la Direzione Analisi economico-finanziaria del Tesoro, guidata da Lorenzo Codogno, ha cominciato a riscrivere il Def incorporando una recessione maggiore: più o meno il calo del Pil dovrebbe aggirarsi – secondo il nuovo testo del governo – attorno all’1,9%, in linea con le recenti previsioni di Banca d’Italia, Ocse e Fondo monetario. Ovviamente, questo non può non avere effetti anche su tutti gli altri parametri di finanza pubblica cari a Bruxelles: a meno di non scrivere palesi bugie nella prossima nota di aggiornamento al Def, insomma, per tenere il deficit sotto il 3% servirà una manovra correttiva.
Chiuso nel cassetto.
Quanto vi stiamo raccontando non è affatto ancora ufficiale. Nonostante il ministro Fabrizio Saccomanni l’avesse annunciata nella sua audizione in Parlamento – e nonostante il Pdl glie-l’abbia chiesta formalmente il 4 luglio durante il vertice di maggioranza – l’esecutivo non renderà pubblica nessuna “nota aggiuntiva” al Def 2013 fino a settembre, vale a dire quando la legge gli impone di presentare quella “di aggiornamento”. Il viceministro Stefano Fassina, che ha la delega su queste materie, lo ha detto chiaramente anche se con motivazioni un po’ contraddittorie: “Per l’aggiornamento seguiremo le scadenze previste, anche per lasciare al Parlamento il tempo per esprimere le proprie valutazioni e fornire alla Ue un testo condiviso”. Come possano le Camere dare pareri su alcunché senza essere informate sul reale stato dei conti pubblici è un mistero, ma tant’è.
Cosa ci aspetta.
A quanto dovrà ammontare questa correzione dei conti pubblici? Difficile dirlo ora, visto che il lavoro di riscrittura al Tesoro è appena iniziato e mancano dati fondamentali come ad esempio le entrate (la cui dinamica, al momento, non è positiva) della Pubblica amministrazione. Qualche conto a spanne, in ogni caso, si può provare a farlo. Si stima che la mancata crescita si rifletta almeno al 50% sull’indebitamento: nel nostro caso, se la correzione sul Pil sarà dello 0,6%, quella sul rapporto col deficit varrà almeno lo 0,3%, che in soldi fa più o meno cinque miliardi. Poi, restano da trovare le coperture per i provvedimenti ponte su Iva e Imu per il 2013: all’ingrosso altri sei miliardi. E ancora ci sono le spese non finanziate da Monti per altre centinaia di milioni di euro: la Cassa integrazione straordinaria, il rinnovo di migliaia di precari della Pubblica amministrazione, le missioni all’estero scoperte da settembre, alcune convenzioni con contratti di servizio e altro ancora. Anche per questo si stima un fabbisogno di circa sei miliardi. Insomma, per fare tutto e tenere il deficit sotto le colonne d’Ercole europee serve una manovra non inferiore ai 15 miliardi, all’ingrosso un punto di Pil.
Intanto i manager di Stato…
In attesa delle decisioni macro, comunque, il governo si diletta col decreto del Fare ed è notizia di ieri che dal testo che verrà votato in Aula è sparita l’estensione del tetto sugli stipendi dei manager pubblici (circa 300mila euro l’anno) anche a quelli di “società non quotate che svolgono servizi di interesse generale” come Poste, Ferrovie dello Stato, Anas e Rai. Le proteste sono arrivate inizialmente dai deputati renziani: pare si tratti di un errore materiale (nel testo è comparso improvvisamente un “non” di troppo) “cui va sicuramente posto rimedio in Senato”. A Montecitorio, infatti, non si può più visto che il governo ha deciso di approvarlo con la fiducia. “Fare? Questo è il decreto zittire il Parlamento”, attacca Beppe Grillo. La decisione di strozzare il dibattito era stata annunciata dal ministro Dario Franceschini: “Abbiamo un calendario complicato: bisogna esaminare sei decreti, le leggi europee, il ddl di riforma costituzionale, i testi sul finanziamento pubblico ai partiti e sul-l’omofobia: se votiamo 800 emendamenti non facciamo in tempo”. Il M5S infatti, per ritirare le sue cinquecento proposte di modifica, voleva l’impegno del governo ad approvare almeno otto emendamenti “qualificanti”. L’esecutivo aveva dato il via libera solo a quattro, i grillini hanno detto no e quindi è arrivata la fiducia. Possono festeggiare almeno le tv locali: avranno 19 milioni dai fondi (non utilizzati) già stanziati per la banda larga.
Da Il Fatto Quotidiano del 24/07/2013.
Mercoledì, 24 luglio 2013
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30 luglio, sul rinvio è scontro tra falchi e colombe del Pdl
(Fabrizio d’Esposito).
24/07/2013 di triskel182
Con la recessione a -1.9% mancano cinque miliardi, 15 con Imu, Iva e spese da finanziare Decreto del Fare, con la fiducia salta il taglio ai maxi-stipendi dei manager pubblici.
Finalmente se n’è accorto anche il governo: la recessione in Italia è peggiore di quella che ancora risulta a verbale sul Documento di economia e finanza (Def). L’ultima modifica risale infatti a marzo, quando a palazzo Chigi c’era ancora Mario Monti, e prevedeva un Pil in calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente e un deficit al 2,4% del Prodotto. Poi il rapporto deficit/Pil è stato corretto al 2,9% per effetto del pagamento di venti miliardi di euro di debiti commerciali della P.A. e la Commissione europea ci ha benedetto con l’uscita dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo. Peccato che ora anche quella (de)crescita dell’1,3% non sia più realistica: le cose vanno molto peggio di così. E infatti, in questi giorni, la Direzione Analisi economico-finanziaria del Tesoro, guidata da Lorenzo Codogno, ha cominciato a riscrivere il Def incorporando una recessione maggiore: più o meno il calo del Pil dovrebbe aggirarsi – secondo il nuovo testo del governo – attorno all’1,9%, in linea con le recenti previsioni di Banca d’Italia, Ocse e Fondo monetario. Ovviamente, questo non può non avere effetti anche su tutti gli altri parametri di finanza pubblica cari a Bruxelles: a meno di non scrivere palesi bugie nella prossima nota di aggiornamento al Def, insomma, per tenere il deficit sotto il 3% servirà una manovra correttiva.
Chiuso nel cassetto.
Quanto vi stiamo raccontando non è affatto ancora ufficiale. Nonostante il ministro Fabrizio Saccomanni l’avesse annunciata nella sua audizione in Parlamento – e nonostante il Pdl glie-l’abbia chiesta formalmente il 4 luglio durante il vertice di maggioranza – l’esecutivo non renderà pubblica nessuna “nota aggiuntiva” al Def 2013 fino a settembre, vale a dire quando la legge gli impone di presentare quella “di aggiornamento”. Il viceministro Stefano Fassina, che ha la delega su queste materie, lo ha detto chiaramente anche se con motivazioni un po’ contraddittorie: “Per l’aggiornamento seguiremo le scadenze previste, anche per lasciare al Parlamento il tempo per esprimere le proprie valutazioni e fornire alla Ue un testo condiviso”. Come possano le Camere dare pareri su alcunché senza essere informate sul reale stato dei conti pubblici è un mistero, ma tant’è.
Cosa ci aspetta.
A quanto dovrà ammontare questa correzione dei conti pubblici? Difficile dirlo ora, visto che il lavoro di riscrittura al Tesoro è appena iniziato e mancano dati fondamentali come ad esempio le entrate (la cui dinamica, al momento, non è positiva) della Pubblica amministrazione. Qualche conto a spanne, in ogni caso, si può provare a farlo. Si stima che la mancata crescita si rifletta almeno al 50% sull’indebitamento: nel nostro caso, se la correzione sul Pil sarà dello 0,6%, quella sul rapporto col deficit varrà almeno lo 0,3%, che in soldi fa più o meno cinque miliardi. Poi, restano da trovare le coperture per i provvedimenti ponte su Iva e Imu per il 2013: all’ingrosso altri sei miliardi. E ancora ci sono le spese non finanziate da Monti per altre centinaia di milioni di euro: la Cassa integrazione straordinaria, il rinnovo di migliaia di precari della Pubblica amministrazione, le missioni all’estero scoperte da settembre, alcune convenzioni con contratti di servizio e altro ancora. Anche per questo si stima un fabbisogno di circa sei miliardi. Insomma, per fare tutto e tenere il deficit sotto le colonne d’Ercole europee serve una manovra non inferiore ai 15 miliardi, all’ingrosso un punto di Pil.
Intanto i manager di Stato…
In attesa delle decisioni macro, comunque, il governo si diletta col decreto del Fare ed è notizia di ieri che dal testo che verrà votato in Aula è sparita l’estensione del tetto sugli stipendi dei manager pubblici (circa 300mila euro l’anno) anche a quelli di “società non quotate che svolgono servizi di interesse generale” come Poste, Ferrovie dello Stato, Anas e Rai. Le proteste sono arrivate inizialmente dai deputati renziani: pare si tratti di un errore materiale (nel testo è comparso improvvisamente un “non” di troppo) “cui va sicuramente posto rimedio in Senato”. A Montecitorio, infatti, non si può più visto che il governo ha deciso di approvarlo con la fiducia. “Fare? Questo è il decreto zittire il Parlamento”, attacca Beppe Grillo. La decisione di strozzare il dibattito era stata annunciata dal ministro Dario Franceschini: “Abbiamo un calendario complicato: bisogna esaminare sei decreti, le leggi europee, il ddl di riforma costituzionale, i testi sul finanziamento pubblico ai partiti e sul-l’omofobia: se votiamo 800 emendamenti non facciamo in tempo”. Il M5S infatti, per ritirare le sue cinquecento proposte di modifica, voleva l’impegno del governo ad approvare almeno otto emendamenti “qualificanti”. L’esecutivo aveva dato il via libera solo a quattro, i grillini hanno detto no e quindi è arrivata la fiducia. Possono festeggiare almeno le tv locali: avranno 19 milioni dai fondi (non utilizzati) già stanziati per la banda larga.
Da Il Fatto Quotidiano del 24/07/2013.
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Re: COUNTDOWN
»Politica
IL RETROSCENA
Mediaset, verso la sentenza: Berlusconi al bivio
Commenti 15
24/07/2013
La linea ufficiale è chiara: "Anche se mi condannano il governo Letta non si tocca". La verità, però, è un po' più complessa. Silvio Berlusconi, se venisse dichiarato colpevole e interdetto dalla Cassazione nel caso Mediaset, è tentato dall'idea di far saltare il banco. Tra i suoi fedelissimi c'è chi, come Renato Brunetta, non ha dubbi: "Se lo condannano si torna al voto". Così la nuova Forza Italia esordirebbe alle politiche di ottobre 2013 e non alle europee della primavera 2014. A stuzzicare il Cav non è soltanto il lavorìo dei falchi. Ci sono anche i sondaggi: ora la coalizione di centrodestra sarebbe al 33,9%, ma recuperando pezzi della vecchia An distrutta da Gianfranco Fini, grazie a un patto con i radicali e raggruppando anche altri spezzoni della destra, secondo i report che circolano a Palazzo Grazioli, si può arrivare al 36 per cento.
Cosa deve fare il Cav in caso di condanna?
Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it
Gli scenari - Certo, nel percorso che potrebbe portare alla fine delle larghe intese e al voto anticipato c'è uno scoglio difficile da evitare. Uno scoglio che ha un nome e un cognome: Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha detto in tutti i modi che non vuole elezioni, e che in caso di crisi cercherà strade alternative e, come extrema ratio piuttosto che sciogliere le Camere è pronto anche a dimettersi. Se Letta cadesse, Napolitano cercherebbe di conferirgli un nuovo incarico (un Letta-bis in cui confluirebbero vendoliani, parte dei grillini, un Pd ricompattato e, perché no, i moderati Pdl guidati da Angelino Alfano). Se fallisse il piano Letta-bis si tornerebbe alle urne. Ma al voto ci si dovrebbe confrontare con un'incognita che nei sondaggi, ora, non è contemplata: Matteo Renzi candidato per il centrosinistra. Secondo tutte le analisi, il sindaco di Firenze vincerebbe le elezioni e, così, la scalata a Palazzo Chigi della nuova Forza Italia verrebbe interrotta sul nascere.
Cosa succede se condannano il Cav
Leggi l'approfondimento
Berlusconi non esclude alcuna soluzione. Per ora sceglie il silenzio e le rare dichiarazioni mirano a svelenire il clima. Anche ieri, lunedì 23 luglio, ha passato la giornata insieme a Denis Verdini e a Daniela Santanchè ragionando sul futuro prossimo. Su Forza Italia 2.0, nel dettaglio, e su quale format dare alla cerimonia di rinascita del movimento, che dovrebbe tenersi a Milano (proprio come nel 1994). E del Pdl, che sarà? Gli azzurri più maligni dicono: "Lo regaliamo tutto ad Alfano, con annessi e connessi, a cominciare dagli attuali ministri". Forza Italia, insomma, come una sorta di "good company" a trazione-Santanchè, il Pdl invece abbandonato al suo destino "democristiano". Nonostante la calma appartente tutto è possibile: continuare col governo Letta; le elezioni; l'ascesa di Renzi. Ma anche la scissione degli azzurri.
IL RETROSCENA
Mediaset, verso la sentenza: Berlusconi al bivio
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24/07/2013
La linea ufficiale è chiara: "Anche se mi condannano il governo Letta non si tocca". La verità, però, è un po' più complessa. Silvio Berlusconi, se venisse dichiarato colpevole e interdetto dalla Cassazione nel caso Mediaset, è tentato dall'idea di far saltare il banco. Tra i suoi fedelissimi c'è chi, come Renato Brunetta, non ha dubbi: "Se lo condannano si torna al voto". Così la nuova Forza Italia esordirebbe alle politiche di ottobre 2013 e non alle europee della primavera 2014. A stuzzicare il Cav non è soltanto il lavorìo dei falchi. Ci sono anche i sondaggi: ora la coalizione di centrodestra sarebbe al 33,9%, ma recuperando pezzi della vecchia An distrutta da Gianfranco Fini, grazie a un patto con i radicali e raggruppando anche altri spezzoni della destra, secondo i report che circolano a Palazzo Grazioli, si può arrivare al 36 per cento.
Cosa deve fare il Cav in caso di condanna?
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Gli scenari - Certo, nel percorso che potrebbe portare alla fine delle larghe intese e al voto anticipato c'è uno scoglio difficile da evitare. Uno scoglio che ha un nome e un cognome: Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha detto in tutti i modi che non vuole elezioni, e che in caso di crisi cercherà strade alternative e, come extrema ratio piuttosto che sciogliere le Camere è pronto anche a dimettersi. Se Letta cadesse, Napolitano cercherebbe di conferirgli un nuovo incarico (un Letta-bis in cui confluirebbero vendoliani, parte dei grillini, un Pd ricompattato e, perché no, i moderati Pdl guidati da Angelino Alfano). Se fallisse il piano Letta-bis si tornerebbe alle urne. Ma al voto ci si dovrebbe confrontare con un'incognita che nei sondaggi, ora, non è contemplata: Matteo Renzi candidato per il centrosinistra. Secondo tutte le analisi, il sindaco di Firenze vincerebbe le elezioni e, così, la scalata a Palazzo Chigi della nuova Forza Italia verrebbe interrotta sul nascere.
Cosa succede se condannano il Cav
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Berlusconi non esclude alcuna soluzione. Per ora sceglie il silenzio e le rare dichiarazioni mirano a svelenire il clima. Anche ieri, lunedì 23 luglio, ha passato la giornata insieme a Denis Verdini e a Daniela Santanchè ragionando sul futuro prossimo. Su Forza Italia 2.0, nel dettaglio, e su quale format dare alla cerimonia di rinascita del movimento, che dovrebbe tenersi a Milano (proprio come nel 1994). E del Pdl, che sarà? Gli azzurri più maligni dicono: "Lo regaliamo tutto ad Alfano, con annessi e connessi, a cominciare dagli attuali ministri". Forza Italia, insomma, come una sorta di "good company" a trazione-Santanchè, il Pdl invece abbandonato al suo destino "democristiano". Nonostante la calma appartente tutto è possibile: continuare col governo Letta; le elezioni; l'ascesa di Renzi. Ma anche la scissione degli azzurri.
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Re: COUNTDOWN
FIATO SOSPESO
Mediaset, cosa succede se condannano Berlusconi
Il governo e Napolitano in pressing su Berlusconi, che studia le prossime mosse e sceglie il silenzio. Le larghe intese, però, fanno bene al centrodestra
Il 30 luglio non sarà una passeggiata. Il Cav lo sa. Silvio Berlusconi attende in rigoroso silenzio la decisione della Cassazione sul processo Mediaset.
Qualunque cosa accada, condanna, rinvio in appello o slittamento della sentenza a settembre, l'ex premier appare davanti a un bivio. Fare la voce grossa, oppure accettare qualunque decisone delle toghe?
Tra via Dell'Umiltà e palazzo Grazioli la tensione comincia a salire.
Sulla scrivania dell'ex premier c'è un dossier che è una sorta di "manuale di istruzioni per l'uso" qualora arrivasse la condanna.
Ricatto morale - Il coro unanime è: "Il governo deve andare avanti per il bene del paese e della stabilità dei mercati". Un mantra ripetuto da palazzo Chigi, da Letta, dalle colombe di Pd e Pdl e soprattutto da Giorgio Napolitano.
Insomma cominciano ad addensarsi sulla testa di Silvio le nubi del solito ricatto morale: "Se per i tuoi guai giudiziari fai cadere il governo sei un irresponsabile". La minaccia è sempre la stessa, quella che si ripresenta ciclicamente: stai buono altrimenti lo spread torna a salire. Quindi in nome del "Dio spread", il Cav deve accettare il Golgota della Cassazione senza fiatare.
Berlusconi comunque ha seguito la "linea Coppi". Un po' come Andreotti, sta in silenzio e tiene bassa la temperatura nel Pdl.
Ma i falchi premono per un colpo di teatro.
"Silvio lascia tutto, vai anche in galera e col tuo martirio il centrodestra può vincere le elezioni".
(Porcelloni. Ma quanto sono ipocriti sti Fratelli mussulmsni-ndt)
Questo, in una brutale sintesi, il pensiero dei falchi Pdl. Ma l'ipotesi sembra essere stata scartata.
Si resta al governo -
Berlusconi è comunque parte della maggioranza di governo e da navigato uomo delle istituzioni sa bene che sedere al tavolo circolare di palazzo Chigi può essere solo un vantaggio e non una pena.
Il Capo dello Stato non ha nessuna intenzione di mandare il governo a gambe all'aria.
Quindi il Cav sa bene che se dovesse mollare la presa scoppierebbe un caos momentaneo in Parlamento, che potrebbe essere prontamente risolto dal Colle.
Magari con un'altra maggioranza.
Uno scenario da sciagura per l'ex premier.
Così se il Cav dovesse essere condannato il governo potrebbe subire un rimpasto consistente.
Re Giorgio potrebbe spingersi anche verso un Letta-bis con un mattarellum nuovo di zecca e con una maggioranza che si occupi di cambiare la legge elettorale.
In tutto questo il Cav resterebbe saldamente al suo posto al Senato.
La sua interdizione dovrebbe passare per la Giunta delle immunità di Palazzo Madama.
Come nel caso Previti prima che il Cav venga costretto a lasciare la poltrona potrebbero passare altri 14 mesi.
Quindi la strategia di restare, seppur interdetto, al governo regge e anche bene.
Arginate le fronde dei falchi, Berlusconi ha un altro punto a suo favore: Mediaset.
Capitolo Mediaset -
L'esperienza delle larghe intese fa guadagnare punti nei sondaggi al Pdl, ma fa guadagnare anche punti in borsa al Biscione.
In questo mese di luglio per la prima volta da 22 mesi è arrivato il primo segno “più” quasi due anni di segno "meno". È anche un effetto “della stabilità politica che rassicura gli investitori”.
Le strategie del gruppo per il secondo semestre proprio sulla pubblicità per cui è previsto un big business a settembre sconsigliano manovre destabilizzanti.
Così l'obiettivo è uno solo resistere alla furias giudiziaria e pensare al futuro con il ritorno a settembre di Forza Italia.
L’idea è di costruire una nuova coalizione, attorno a Forza Italia, per arrivare alle europee del 2014, col Cav nel ruolo di leader nell'ombra.
Ieri è arrivato l'annuncio su facebook: "A settembre torna Forza Italia, i protagonisti saranno i giovani".
Col Cav a fare da padre nobile.
Silvio è sempre in campagna elettorale, con buona pace dei giudici che lo vorrebbero fare fuori dai giochi. (I.S.)
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... nnato.html
Mediaset, cosa succede se condannano Berlusconi
Il governo e Napolitano in pressing su Berlusconi, che studia le prossime mosse e sceglie il silenzio. Le larghe intese, però, fanno bene al centrodestra
Il 30 luglio non sarà una passeggiata. Il Cav lo sa. Silvio Berlusconi attende in rigoroso silenzio la decisione della Cassazione sul processo Mediaset.
Qualunque cosa accada, condanna, rinvio in appello o slittamento della sentenza a settembre, l'ex premier appare davanti a un bivio. Fare la voce grossa, oppure accettare qualunque decisone delle toghe?
Tra via Dell'Umiltà e palazzo Grazioli la tensione comincia a salire.
Sulla scrivania dell'ex premier c'è un dossier che è una sorta di "manuale di istruzioni per l'uso" qualora arrivasse la condanna.
Ricatto morale - Il coro unanime è: "Il governo deve andare avanti per il bene del paese e della stabilità dei mercati". Un mantra ripetuto da palazzo Chigi, da Letta, dalle colombe di Pd e Pdl e soprattutto da Giorgio Napolitano.
Insomma cominciano ad addensarsi sulla testa di Silvio le nubi del solito ricatto morale: "Se per i tuoi guai giudiziari fai cadere il governo sei un irresponsabile". La minaccia è sempre la stessa, quella che si ripresenta ciclicamente: stai buono altrimenti lo spread torna a salire. Quindi in nome del "Dio spread", il Cav deve accettare il Golgota della Cassazione senza fiatare.
Berlusconi comunque ha seguito la "linea Coppi". Un po' come Andreotti, sta in silenzio e tiene bassa la temperatura nel Pdl.
Ma i falchi premono per un colpo di teatro.
"Silvio lascia tutto, vai anche in galera e col tuo martirio il centrodestra può vincere le elezioni".
(Porcelloni. Ma quanto sono ipocriti sti Fratelli mussulmsni-ndt)
Questo, in una brutale sintesi, il pensiero dei falchi Pdl. Ma l'ipotesi sembra essere stata scartata.
Si resta al governo -
Berlusconi è comunque parte della maggioranza di governo e da navigato uomo delle istituzioni sa bene che sedere al tavolo circolare di palazzo Chigi può essere solo un vantaggio e non una pena.
Il Capo dello Stato non ha nessuna intenzione di mandare il governo a gambe all'aria.
Quindi il Cav sa bene che se dovesse mollare la presa scoppierebbe un caos momentaneo in Parlamento, che potrebbe essere prontamente risolto dal Colle.
Magari con un'altra maggioranza.
Uno scenario da sciagura per l'ex premier.
Così se il Cav dovesse essere condannato il governo potrebbe subire un rimpasto consistente.
Re Giorgio potrebbe spingersi anche verso un Letta-bis con un mattarellum nuovo di zecca e con una maggioranza che si occupi di cambiare la legge elettorale.
In tutto questo il Cav resterebbe saldamente al suo posto al Senato.
La sua interdizione dovrebbe passare per la Giunta delle immunità di Palazzo Madama.
Come nel caso Previti prima che il Cav venga costretto a lasciare la poltrona potrebbero passare altri 14 mesi.
Quindi la strategia di restare, seppur interdetto, al governo regge e anche bene.
Arginate le fronde dei falchi, Berlusconi ha un altro punto a suo favore: Mediaset.
Capitolo Mediaset -
L'esperienza delle larghe intese fa guadagnare punti nei sondaggi al Pdl, ma fa guadagnare anche punti in borsa al Biscione.
In questo mese di luglio per la prima volta da 22 mesi è arrivato il primo segno “più” quasi due anni di segno "meno". È anche un effetto “della stabilità politica che rassicura gli investitori”.
Le strategie del gruppo per il secondo semestre proprio sulla pubblicità per cui è previsto un big business a settembre sconsigliano manovre destabilizzanti.
Così l'obiettivo è uno solo resistere alla furias giudiziaria e pensare al futuro con il ritorno a settembre di Forza Italia.
L’idea è di costruire una nuova coalizione, attorno a Forza Italia, per arrivare alle europee del 2014, col Cav nel ruolo di leader nell'ombra.
Ieri è arrivato l'annuncio su facebook: "A settembre torna Forza Italia, i protagonisti saranno i giovani".
Col Cav a fare da padre nobile.
Silvio è sempre in campagna elettorale, con buona pace dei giudici che lo vorrebbero fare fuori dai giochi. (I.S.)
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... nnato.html
Chi c’è in linea
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