Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 10
Dopo Matrimonio all’italiana, Divorzio all’italiana,…..Sentenza e grazia all’italiana.
Scorrendo i quotidiani nelle ultime 12 ore la presa di posizione di Re Giorgio II, si presta a mille interpretazioni.
Ognuno ci vede la propria posizione, da Epifani che ci legge la sua interpretazione, alla rivendicazione di Bufala Bill, “avevamo ragione noio”, a Gas parri che non esita a dichiarare che King George ha dato ragione l Pdl.
Nulla di fatto quindi.
Berlusconi è mezzo contento e mezzo scontento. Chi ha perso sono ancora i falchi dei Fratelli mussulmani.
Verdini e la pitonessa sono stati i promotori della partenza della campagna elettorale iniziata lunedì scorso in grande stile con l’impiego di mezzi come i 16 aeroplani leggeri che sorvoleranno le spiagge. Cartelloni pubblicitari, mail, pubblicità ovunque.
Grande impiego di denaro.
Sembrerebbe per niente perché nelle interpretazioni di King George, è stato dato lo stop a nuove elezioni.
Questo stallo porta comunque verso l’implosione del Pdl.
Resisteranno i falchi sconfitti?
Anche il Pd è diviso. Ma non è assolutamente una notizia. Il Pd è diviso per statuto.
Geniale l’uscita di Boccia: “Napolitano ha rispettato la Costituzione”
La Morta Gora democristiana sta seppellendo il Paese.
Dal Pd niente idee, solo conservazione dello status quo.
Alla famiglia Boccia ogni mese in Banca entrano 40mila euro ogni mese.
Ettecredo che voglia mantenere lo status quo.
Non è così per la sciura Maria, casalinga, dove figlia e marito il mese scorso hanno perso il lavoro.
Dopo Matrimonio all’italiana, Divorzio all’italiana,…..Sentenza e grazia all’italiana.
Scorrendo i quotidiani nelle ultime 12 ore la presa di posizione di Re Giorgio II, si presta a mille interpretazioni.
Ognuno ci vede la propria posizione, da Epifani che ci legge la sua interpretazione, alla rivendicazione di Bufala Bill, “avevamo ragione noio”, a Gas parri che non esita a dichiarare che King George ha dato ragione l Pdl.
Nulla di fatto quindi.
Berlusconi è mezzo contento e mezzo scontento. Chi ha perso sono ancora i falchi dei Fratelli mussulmani.
Verdini e la pitonessa sono stati i promotori della partenza della campagna elettorale iniziata lunedì scorso in grande stile con l’impiego di mezzi come i 16 aeroplani leggeri che sorvoleranno le spiagge. Cartelloni pubblicitari, mail, pubblicità ovunque.
Grande impiego di denaro.
Sembrerebbe per niente perché nelle interpretazioni di King George, è stato dato lo stop a nuove elezioni.
Questo stallo porta comunque verso l’implosione del Pdl.
Resisteranno i falchi sconfitti?
Anche il Pd è diviso. Ma non è assolutamente una notizia. Il Pd è diviso per statuto.
Geniale l’uscita di Boccia: “Napolitano ha rispettato la Costituzione”
La Morta Gora democristiana sta seppellendo il Paese.
Dal Pd niente idee, solo conservazione dello status quo.
Alla famiglia Boccia ogni mese in Banca entrano 40mila euro ogni mese.
Ettecredo che voglia mantenere lo status quo.
Non è così per la sciura Maria, casalinga, dove figlia e marito il mese scorso hanno perso il lavoro.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Chi state proteggendo? Dico a voi, nelle istituzioni, nel governo, nei partiti, oltre a voi stessi. Di sicuro non l'Italia. Un condannato per frode fiscale non può essere interlocutore della presidenza della Repubblica e del presidente del Consiglio, anche se Napolitano e Letta Nipote devono a lui l'elezione. Di quante divisioni dispone Berlusconi? Quanti pennivendoli ha a libro paga? Quanti parlamentari del pdmenoelle sono ai suoi ordini, oltre ai suoi impiegati, perché altro non sono, fatti eleggere nel pdl? Quante televisioni possiede? Quante persone possono essere ricattate da quest'uomo? In questo Paese se non sei ricattabile non puoi fare politica, quanti scheletri ci sono nei suoi armadi? La grazia, la si chiami come si vuole: agibilità politica o clemenza non gli può essere concessa. L'Italia è una repubblica parlamentare, il popolo dovrebbe essere sovrano, ma non conta nulla. Chi state proteggendo insieme a Berlusconi? Quali poteri economici? Il vostro pericolante futuro, le vostre sconfitte, i corrotti? Avete ridotto il Paese a un deserto economico e sociale e vi aggrappate a un delinquente per sopravvivere. Non vi fate almeno un po' schifo? Non dite una parola di sostegno al giudice Esposito attaccato dal partito del Padrone e dai suoi giornali? Se Berlusconi sarà salvato, moriranno le istituzioni. Napolitano uscirà di scena nel peggiore dei modi. Il mio consiglio è che rassegni ora le dimissioni. Il mutismo del pdmenoelle è quello dei complici, degli ignavi, di chi più prosaicamente non vuol perdere la pagnotta, la poltrona, il potere che si è autoconferito insieme al suo sodale di Arcore. Il MoVimento 5 Stelle non resterà a guardare, questo è certo. Prepariamoci all'autunno.
Beppe Grillo
__________
Esagera???
Forse si, ma... è risaputo: Grillo è un COMICO ...certo!
Ma... gli ALTRI cosa sono?
Mai una parola certa, netta, inequivocabile.
Dirinvio in rinvio, di ambiguità in ambiguità, di compromesso in compromesso... l'ITALIA va in sfacelo.
Beppe Grillo
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Esagera???
Forse si, ma... è risaputo: Grillo è un COMICO ...certo!
Ma... gli ALTRI cosa sono?
Mai una parola certa, netta, inequivocabile.
Dirinvio in rinvio, di ambiguità in ambiguità, di compromesso in compromesso... l'ITALIA va in sfacelo.
Re: Come se ne viene fuori ?
If I were you
ma dico... per forza ? stare zitto no?
"Si può svolgere un ruolo politico anche fuori dal Parlamento. Beppe Grillo non è parlamentare, eppure è il leader indiscusso del suo movimento. E poi cosa dovremmo fare? Creare un precedente per cui se qualcun altro si dovesse trovare in una condizione di incandidabilità, potrebbe pretendere una leggina ad hoc? Cose senza senso. La legge è uguale per tutti e non va plasmata in base alle esigenze personali". Non ricorre a giri di parole Massimo D'Alema, per indicare, in un'intervista a Il Messaggero, che cosa, a suo parere, resti da fare a Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione e la nota di Giorgio Napolitano.
Se fosse lui al posto del Cav, non avrebbe dubbi su come agire. "Se fossi Berlusconi - così l'ex leader dei Ds - scioglierei l'enigma, dimettendomi da parlamentare. Magari negoziando forme alternative per scontare la pena che siano compatibili con l'esercizio di un ruolo politico. Aggiungo un piccolo particolare: ora ci stiamo affannando intorno alla sentenza della Cassazione, ma - senza anticipare giudizi che spettano alla magistratura - cosa accadrà quando arriveranno le sentenze per la vicenda Ruby e per la vicenda napoletana in cui sembrano esserci prove evidenti della corruzione dei parlamentari?". Ne consegue la necessità di prendere atto che "un uomo come Berlusconi ha agito ritenendosi al di sopra della legge, magari senza neppure avere la percezione della gravità dei reati che commetteva. Siamo arrivati al redde rationem".
Alla luce di tale situazione il centrodestra, secondo D'Alema, non dovrebbe perdere tempo a "inventare gabole per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi". Il suo impegno, piuttosto, dovrebbe essere focalizzato sul "problema della leadership" e sulle modalità di risoluzione.
altro che rottamazione .........
ma dico... per forza ? stare zitto no?
"Si può svolgere un ruolo politico anche fuori dal Parlamento. Beppe Grillo non è parlamentare, eppure è il leader indiscusso del suo movimento. E poi cosa dovremmo fare? Creare un precedente per cui se qualcun altro si dovesse trovare in una condizione di incandidabilità, potrebbe pretendere una leggina ad hoc? Cose senza senso. La legge è uguale per tutti e non va plasmata in base alle esigenze personali". Non ricorre a giri di parole Massimo D'Alema, per indicare, in un'intervista a Il Messaggero, che cosa, a suo parere, resti da fare a Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione e la nota di Giorgio Napolitano.
Se fosse lui al posto del Cav, non avrebbe dubbi su come agire. "Se fossi Berlusconi - così l'ex leader dei Ds - scioglierei l'enigma, dimettendomi da parlamentare. Magari negoziando forme alternative per scontare la pena che siano compatibili con l'esercizio di un ruolo politico. Aggiungo un piccolo particolare: ora ci stiamo affannando intorno alla sentenza della Cassazione, ma - senza anticipare giudizi che spettano alla magistratura - cosa accadrà quando arriveranno le sentenze per la vicenda Ruby e per la vicenda napoletana in cui sembrano esserci prove evidenti della corruzione dei parlamentari?". Ne consegue la necessità di prendere atto che "un uomo come Berlusconi ha agito ritenendosi al di sopra della legge, magari senza neppure avere la percezione della gravità dei reati che commetteva. Siamo arrivati al redde rationem".
Alla luce di tale situazione il centrodestra, secondo D'Alema, non dovrebbe perdere tempo a "inventare gabole per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi". Il suo impegno, piuttosto, dovrebbe essere focalizzato sul "problema della leadership" e sulle modalità di risoluzione.
altro che rottamazione .........
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 11
E’ un po’ difficile non dare ragione a Sallusti, quando afferma nell’intervista odierna al Fatto:
“……..questa è una partita a poker. E le carte vanno messe giù in fretta.>>
Mentre buona parte del Pd, anche e soprattutto a livello popolare, da per scontata la fine della partita dopo l’intervento di Re Giorgio, “Berlusconi è spacciato e se ne deve andare”, ovviamente questa visione non può essere la conclusione della parte avversa interessata.
Nel precedente giro di boa, il giorno della condanna di B., abbiamo assistito all’inutile boato di gioia dell’Esercito di Silvio.
Riflessioni più ponderate hanno messo successivamente in evidenza l’abbaglio.
Lo stesso è accaduto con il successivo giro di boa, il pronunciamento di Napolitano del 13 agosto.
Hanno subito cantato vittoria le colombe dei Fratelli mussulmani e contemporaneamente, notizie filtrate da Villa San Martino, indicavano alla prudenza.
Silenzio di tomba da parte dei falchi e delle pitonesse.
Ma con il passare delle ore il quadro muta. Si approfondiscono le dichiarazioni del Quirinale e ritornano tutti i dubbi dei giorni precedenti. Anzi ulteriormente appesantiti perché gli spazi si sono ridotti.
La guerra continua.
Da quel che si legge “complessivamente” sulla carta stampata e sulla rete nei due campi, è ben difficile non credere che ci si trova di fronte ad una guerra civile simulata, che ancora una volta si combatte sui media e in Parlamento.
Solo ieri, ad esempio, la prima pagina di Libero titolava:
Mezza grazia.
Mentre Il Giornale di Sallusti, titolava le ultime scoperte degli archeologi del fango nei confronti del giudice di Cassazione Esposito, reo di aver condannato il Duce supremo dei Fratelli mussulmani.
Sallusti non molla la presa da bravo squadrista. Colpendo Esposito spera nell’annullamento della sentenza di Cassazione.
Anche lui è uno dei disperati degli “Ultimi giorni di Salò”, stanno nuovamente per fucilare il suo Duce.
Il Tg3 delle 19,00 di poco fa, informa che nubi si addensano nuovamente sul governo delle larghe intese.
Manda in onda un breve frammento del servizio di due giorni fa in cui Letta dichiarava che dopo il pronunciamento di Napolitano il governo “è più forte”.
Segno evidente che Letta nipote con la politica c’entra ben poco. Forse è un buon giocatore di subbuteo, ma la politica non è il suo forte.
Perlomeno poteva dimostrare prudenza invece di fare dichiarazioni azzardate.
Entro la fine del mese il governo dovrà decidere su Imu ed Iva che non è dissociabile dal destino del Caimano.
Ma King George su queste cose non ci fa caso. L’importante era poter respirare a ferragosto.
E’ un po’ difficile non dare ragione a Sallusti, quando afferma nell’intervista odierna al Fatto:
“……..questa è una partita a poker. E le carte vanno messe giù in fretta.>>
Mentre buona parte del Pd, anche e soprattutto a livello popolare, da per scontata la fine della partita dopo l’intervento di Re Giorgio, “Berlusconi è spacciato e se ne deve andare”, ovviamente questa visione non può essere la conclusione della parte avversa interessata.
Nel precedente giro di boa, il giorno della condanna di B., abbiamo assistito all’inutile boato di gioia dell’Esercito di Silvio.
Riflessioni più ponderate hanno messo successivamente in evidenza l’abbaglio.
Lo stesso è accaduto con il successivo giro di boa, il pronunciamento di Napolitano del 13 agosto.
Hanno subito cantato vittoria le colombe dei Fratelli mussulmani e contemporaneamente, notizie filtrate da Villa San Martino, indicavano alla prudenza.
Silenzio di tomba da parte dei falchi e delle pitonesse.
Ma con il passare delle ore il quadro muta. Si approfondiscono le dichiarazioni del Quirinale e ritornano tutti i dubbi dei giorni precedenti. Anzi ulteriormente appesantiti perché gli spazi si sono ridotti.
La guerra continua.
Da quel che si legge “complessivamente” sulla carta stampata e sulla rete nei due campi, è ben difficile non credere che ci si trova di fronte ad una guerra civile simulata, che ancora una volta si combatte sui media e in Parlamento.
Solo ieri, ad esempio, la prima pagina di Libero titolava:
Mezza grazia.
Mentre Il Giornale di Sallusti, titolava le ultime scoperte degli archeologi del fango nei confronti del giudice di Cassazione Esposito, reo di aver condannato il Duce supremo dei Fratelli mussulmani.
Sallusti non molla la presa da bravo squadrista. Colpendo Esposito spera nell’annullamento della sentenza di Cassazione.
Anche lui è uno dei disperati degli “Ultimi giorni di Salò”, stanno nuovamente per fucilare il suo Duce.
Il Tg3 delle 19,00 di poco fa, informa che nubi si addensano nuovamente sul governo delle larghe intese.
Manda in onda un breve frammento del servizio di due giorni fa in cui Letta dichiarava che dopo il pronunciamento di Napolitano il governo “è più forte”.
Segno evidente che Letta nipote con la politica c’entra ben poco. Forse è un buon giocatore di subbuteo, ma la politica non è il suo forte.
Perlomeno poteva dimostrare prudenza invece di fare dichiarazioni azzardate.
Entro la fine del mese il governo dovrà decidere su Imu ed Iva che non è dissociabile dal destino del Caimano.
Ma King George su queste cose non ci fa caso. L’importante era poter respirare a ferragosto.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 12
“Bersani mi ha detto: il Pd farà decadere Berlusconi”
15/08/2013 di triskel182
Parla Alessandro Di Battista del M5s.
Il deputato grillino vuole la fine dell’esecutivo guidato da Letta: “Napolitano ci dia il governo”.
Sono passati quasi sei mesi dall’ingresso dei Cinque stelle a Palazzo. «Immagina un giocatore che si fa tutto il campo dribblando e poi arriva davanti alla porta sbagliando un gol fatto. Noi di errori ne abbiamo commessi, ma poco a poco abbiamo ingranato e ora non sbagliamo un colpo». Alessandro Di Battista è tra gli stellati più noti, presente in piazza e attivo in aula, da molti incoronato leader carismatico. Ha lanciato l’iniziativa “invita un deputato a cena”, è andato in Spagna a parlare del Movimento: «Ci sono tre gruppi che vogliono presentarsi alle prossime elezioni».
Con Linkiesta tiene i piedi per terra: «Ognuno ha i suoi talenti, c’è chi ha una leadership comunicativa e chi sa leggere un bilancio alla grande». Il giro di boa delle vacanze estive è segnato dalla sentenza Mediaset: «Bersani mi ha detto che lui è convinto che il Pd farà il suo dovere e farà sì che Berlusconi non sarà senatore». Nel frattempo i Cinque Stelle preparano il campo: «Napolitano ci dia il governo e realizzeremo cinque punti chiave».
Nessuna alleanza perché «i partiti sono diventati banche, oligarchie organizzate che fanno i cazzi loro a scapito della collettività, se cade Berlusconi cadono anche molti affaristi del Pd».
In questi mesi è stato ovunque. Come sta?
Ho dormito quattro ore a notte, ho dato tutto e ho bisogno di due settimane di riposo. A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima e per non perderla ho fatto molte iniziative coi cittadini. Da un lato Montecitorio è Versailles, dall’altro sembra la classe dei ragazzi della 3° C. Non pensavo che molti parlamentari fossero di così basso livello. Ci sono persone preparate come Fava di Sel, Fedriga della Lega nord, Corsaro di Fratelli d’Italia. E altre che hanno pagato molti soldi per essere qui: io ho speso 150 euro di campagna elettorale, ma c’è chi nel Pd e nel Pdl ne ha sborsati 30mila per farsi mettere in posizioni eleggibili. Un vero ricatto, perché poi l’attività politica sarà inevitabilmente condizionata. Anche per questo vogliamo togliere i soldi dalla politica, ma purtroppo il ddl è slittato a settembre grazie al governo del rinvio.
Il vostro viaggio in Kazakistan per incontrare Alma Shalabayeva ha riacceso i riflettori sulla vicenda.
Abbiamo chiesto di istituire una delegazione ufficiale alla Commissione Esteri della Camera, Cicchitto ha detto no e noi abbiamo fatto cinque biglietti aerei pagati con i nostri soldi, dopodiché siamo partiti. Abbiamo messo in piedi la diretta streaming con la Shalabayeva, qualcosa di incredibile. Una missione diplomatica che diventa trasparente, la politica che si apre. Abbiamo raccolto altri elementi per fare chiarezza sulla vicenda, siamo riusciti a parlare con tutti gli attori coinvolti, compreso il ministro degli Esteri kazako. Gli abbiamo detto che siamo la principale forza di opposizione italiana e alle prossime elezioni saremo al governo. Volente o nolente, doveva confrontarsi anche con noi.
La sentenza Mediaset e le nuove scosse per il governo. Quali sono le sue sensazioni per il dopo estate?
Bersani mi ha detto che è convinto che il Pd farà il suo dovere e farà sì che Berlusconi non sarà senatore. Io non mi fido e gli ho chiesto: “Sei convinto come eri convinto che avrebbero votato tutti per Prodi?”.
Il capogruppo Nuti vi ha inviato una lettera con la road map in caso di crisi. Legge elettorale e poi il voto, oppure un governo di emergenza che realizzi 5 punti cardine. Ma negate aperture.
Non è scritto da nessuna parte che dobbiamo fare qualcosa col Pd. La nostra lettera è un’apertura al Parlamento, vogliamo che questo governo cada il prima possibile perché sta rovinando l’Italia. Napolitano deve assumersi le sue responsabilità e io, fossi in lui, mi dimetterei. Qualora cadesse l’esecutivo e in caso di mancato scioglimento delle Camere, il Paese avrebbe bisogno non solo di una nuova legge elettorale, ma anche di misure emergenziali che i partiti non possono fare.
Qui entrate in gioco con i vostri punti cardine.
Ci dessero il governo. Noi siamo liberi. Presenteremo al Parlamento una serie di punti chiave. Legge elettorale, conflitto d’interessi, legge sul finanziamento pubblico ai partiti, reddito di cittadinanza e misure straordinarie per le PMI come l’abolizione dell’Irap. Queste cose le farebbe il Parlamento con l’ausilio del governo. Non avremmo bisogno di alleati e insieme al Capo dello Stato troveremmo personalità adeguate. Detto ciò, noi dialoghiamo ma non ci alleiamo con chi ha distrutto l’Italia, non si parla con i partiti ma con i deputati. D’altronde Pd e Pdl sono uguali, forse il Pd ti prende meglio per il culo.
Ostruzionismo, battaglie notturne e “straordinari” in Commissione. Come valuta la vostra attività parlamentare?
Il primo periodo è stato il più difficile perché dovevamo conoscerci, fare i colloqui con i collaboratori, non avevamo un ufficio legislativo. Immagini un giocatore che si fa tutto il campo dribblando e poi arriva davanti alla porta sbagliando un gol fatto. Di errori ne abbiamo commessi, ma poco a poco abbiamo ingranato e sono due mesi che, in quanto opposizione, non sbagliamo un colpo.
È il deputato Cinque Stelle più in vista. Carismatico, richiesto da tutti. Molti la vedono leader.
La parola leadership non è brutta, ma da noi non c’è nessun capo. C’è chi sa parlare bene in pubblico e ha una leadership comunicativa, ma ci sono anche persone che sanno leggere un bilancio alla grande. Ognuno ha i suoi talenti, siamo tutti utili ma nessuno indispensabile. In futuro ci saranno altri Nuti, Sibilia e Di Battista. Eppure nella storia della Repubblica non c’è mai stato un gruppo parlamentare che ha espresso così tante leadership: ognuno di noi sta uscendo, tutti facciamo interventi in aula mentre nel Pd e Pdl parlano sempre gli stessi.
Ma anche nelle dinamiche interne un Di Battista emerge.
L’assemblea dei parlamentari M5s mi “cazzia” come “cazzia” chiunque altro. Noi stiamo esprimendo tante persone con altrettanti talenti. Alla fine di questa legislatura saremo ognuno competente nelle proprie materie, mentre nei partiti ci sono i capi e i premibottone.
Con la vostra strategia parlamentare non rischiate di condannarvi all’irrilevanza?
No. C’è una parte di me che è incazzata: avrei voluto cambiare l’Italia nel giro di cinque mesi ma non è possibile. Dall’altro lato la nostra presenza è determinante, ci stiamo incuneando all’interno delle falle del sistema. E non è un caso che Bersani e Monti siano defunti politicamente e Berlusconi sia stato condannato.
La sua consacrazione mediatica a Montecitorio si è avuta col discorso sui Marò. Sembrano passati secoli.
La situazione è in mano alla giustizia indiana. Da italiani ci auguriamo che non siano colpevoli e qualora vengano condannati faremo di tutto per far loro scontare la pena in Italia. Purtroppo la vicenda è stata gestita male prima, ora non possiamo interferire. Auspichiamo che il governo utilizzi tutti gli strumenti di ratifica del diritto internazionale per controllare che il processo sia corretto.
Se si tornasse a votare a breve, autunno o primavera, ci sarebbe?
Sì, vorrei lavorare un certo numero di anni nelle istituzioni, mi sentirei in dovere di portare avanti il lavoro iniziato. Ribadisco che questa non è la vita che voglio fare, è una parentesi in cui mi metto a disposizione della collettività e combatto per il popolo italiano. Voglio tornare a fare il mio mestiere.
Però un po’ ci ha preso gusto.
Meno di quanto sembra, sono orgoglioso di quello che stiamo facendo ma è molto faticoso. E non è una bella vita. Quando finiremo noi entreranno altri. La più grande rivoluzione è già compiuta: non è vero che il mestiere del deputato debba appartenere ad una èlite. Lo possono fare tutti: bastano determinazione, onestà e organizzazione.
Di Marco Fattorini da linkiesta.it
“Bersani mi ha detto: il Pd farà decadere Berlusconi”
15/08/2013 di triskel182
Parla Alessandro Di Battista del M5s.
Il deputato grillino vuole la fine dell’esecutivo guidato da Letta: “Napolitano ci dia il governo”.
Sono passati quasi sei mesi dall’ingresso dei Cinque stelle a Palazzo. «Immagina un giocatore che si fa tutto il campo dribblando e poi arriva davanti alla porta sbagliando un gol fatto. Noi di errori ne abbiamo commessi, ma poco a poco abbiamo ingranato e ora non sbagliamo un colpo». Alessandro Di Battista è tra gli stellati più noti, presente in piazza e attivo in aula, da molti incoronato leader carismatico. Ha lanciato l’iniziativa “invita un deputato a cena”, è andato in Spagna a parlare del Movimento: «Ci sono tre gruppi che vogliono presentarsi alle prossime elezioni».
Con Linkiesta tiene i piedi per terra: «Ognuno ha i suoi talenti, c’è chi ha una leadership comunicativa e chi sa leggere un bilancio alla grande». Il giro di boa delle vacanze estive è segnato dalla sentenza Mediaset: «Bersani mi ha detto che lui è convinto che il Pd farà il suo dovere e farà sì che Berlusconi non sarà senatore». Nel frattempo i Cinque Stelle preparano il campo: «Napolitano ci dia il governo e realizzeremo cinque punti chiave».
Nessuna alleanza perché «i partiti sono diventati banche, oligarchie organizzate che fanno i cazzi loro a scapito della collettività, se cade Berlusconi cadono anche molti affaristi del Pd».
In questi mesi è stato ovunque. Come sta?
Ho dormito quattro ore a notte, ho dato tutto e ho bisogno di due settimane di riposo. A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima e per non perderla ho fatto molte iniziative coi cittadini. Da un lato Montecitorio è Versailles, dall’altro sembra la classe dei ragazzi della 3° C. Non pensavo che molti parlamentari fossero di così basso livello. Ci sono persone preparate come Fava di Sel, Fedriga della Lega nord, Corsaro di Fratelli d’Italia. E altre che hanno pagato molti soldi per essere qui: io ho speso 150 euro di campagna elettorale, ma c’è chi nel Pd e nel Pdl ne ha sborsati 30mila per farsi mettere in posizioni eleggibili. Un vero ricatto, perché poi l’attività politica sarà inevitabilmente condizionata. Anche per questo vogliamo togliere i soldi dalla politica, ma purtroppo il ddl è slittato a settembre grazie al governo del rinvio.
Il vostro viaggio in Kazakistan per incontrare Alma Shalabayeva ha riacceso i riflettori sulla vicenda.
Abbiamo chiesto di istituire una delegazione ufficiale alla Commissione Esteri della Camera, Cicchitto ha detto no e noi abbiamo fatto cinque biglietti aerei pagati con i nostri soldi, dopodiché siamo partiti. Abbiamo messo in piedi la diretta streaming con la Shalabayeva, qualcosa di incredibile. Una missione diplomatica che diventa trasparente, la politica che si apre. Abbiamo raccolto altri elementi per fare chiarezza sulla vicenda, siamo riusciti a parlare con tutti gli attori coinvolti, compreso il ministro degli Esteri kazako. Gli abbiamo detto che siamo la principale forza di opposizione italiana e alle prossime elezioni saremo al governo. Volente o nolente, doveva confrontarsi anche con noi.
La sentenza Mediaset e le nuove scosse per il governo. Quali sono le sue sensazioni per il dopo estate?
Bersani mi ha detto che è convinto che il Pd farà il suo dovere e farà sì che Berlusconi non sarà senatore. Io non mi fido e gli ho chiesto: “Sei convinto come eri convinto che avrebbero votato tutti per Prodi?”.
Il capogruppo Nuti vi ha inviato una lettera con la road map in caso di crisi. Legge elettorale e poi il voto, oppure un governo di emergenza che realizzi 5 punti cardine. Ma negate aperture.
Non è scritto da nessuna parte che dobbiamo fare qualcosa col Pd. La nostra lettera è un’apertura al Parlamento, vogliamo che questo governo cada il prima possibile perché sta rovinando l’Italia. Napolitano deve assumersi le sue responsabilità e io, fossi in lui, mi dimetterei. Qualora cadesse l’esecutivo e in caso di mancato scioglimento delle Camere, il Paese avrebbe bisogno non solo di una nuova legge elettorale, ma anche di misure emergenziali che i partiti non possono fare.
Qui entrate in gioco con i vostri punti cardine.
Ci dessero il governo. Noi siamo liberi. Presenteremo al Parlamento una serie di punti chiave. Legge elettorale, conflitto d’interessi, legge sul finanziamento pubblico ai partiti, reddito di cittadinanza e misure straordinarie per le PMI come l’abolizione dell’Irap. Queste cose le farebbe il Parlamento con l’ausilio del governo. Non avremmo bisogno di alleati e insieme al Capo dello Stato troveremmo personalità adeguate. Detto ciò, noi dialoghiamo ma non ci alleiamo con chi ha distrutto l’Italia, non si parla con i partiti ma con i deputati. D’altronde Pd e Pdl sono uguali, forse il Pd ti prende meglio per il culo.
Ostruzionismo, battaglie notturne e “straordinari” in Commissione. Come valuta la vostra attività parlamentare?
Il primo periodo è stato il più difficile perché dovevamo conoscerci, fare i colloqui con i collaboratori, non avevamo un ufficio legislativo. Immagini un giocatore che si fa tutto il campo dribblando e poi arriva davanti alla porta sbagliando un gol fatto. Di errori ne abbiamo commessi, ma poco a poco abbiamo ingranato e sono due mesi che, in quanto opposizione, non sbagliamo un colpo.
È il deputato Cinque Stelle più in vista. Carismatico, richiesto da tutti. Molti la vedono leader.
La parola leadership non è brutta, ma da noi non c’è nessun capo. C’è chi sa parlare bene in pubblico e ha una leadership comunicativa, ma ci sono anche persone che sanno leggere un bilancio alla grande. Ognuno ha i suoi talenti, siamo tutti utili ma nessuno indispensabile. In futuro ci saranno altri Nuti, Sibilia e Di Battista. Eppure nella storia della Repubblica non c’è mai stato un gruppo parlamentare che ha espresso così tante leadership: ognuno di noi sta uscendo, tutti facciamo interventi in aula mentre nel Pd e Pdl parlano sempre gli stessi.
Ma anche nelle dinamiche interne un Di Battista emerge.
L’assemblea dei parlamentari M5s mi “cazzia” come “cazzia” chiunque altro. Noi stiamo esprimendo tante persone con altrettanti talenti. Alla fine di questa legislatura saremo ognuno competente nelle proprie materie, mentre nei partiti ci sono i capi e i premibottone.
Con la vostra strategia parlamentare non rischiate di condannarvi all’irrilevanza?
No. C’è una parte di me che è incazzata: avrei voluto cambiare l’Italia nel giro di cinque mesi ma non è possibile. Dall’altro lato la nostra presenza è determinante, ci stiamo incuneando all’interno delle falle del sistema. E non è un caso che Bersani e Monti siano defunti politicamente e Berlusconi sia stato condannato.
La sua consacrazione mediatica a Montecitorio si è avuta col discorso sui Marò. Sembrano passati secoli.
La situazione è in mano alla giustizia indiana. Da italiani ci auguriamo che non siano colpevoli e qualora vengano condannati faremo di tutto per far loro scontare la pena in Italia. Purtroppo la vicenda è stata gestita male prima, ora non possiamo interferire. Auspichiamo che il governo utilizzi tutti gli strumenti di ratifica del diritto internazionale per controllare che il processo sia corretto.
Se si tornasse a votare a breve, autunno o primavera, ci sarebbe?
Sì, vorrei lavorare un certo numero di anni nelle istituzioni, mi sentirei in dovere di portare avanti il lavoro iniziato. Ribadisco che questa non è la vita che voglio fare, è una parentesi in cui mi metto a disposizione della collettività e combatto per il popolo italiano. Voglio tornare a fare il mio mestiere.
Però un po’ ci ha preso gusto.
Meno di quanto sembra, sono orgoglioso di quello che stiamo facendo ma è molto faticoso. E non è una bella vita. Quando finiremo noi entreranno altri. La più grande rivoluzione è già compiuta: non è vero che il mestiere del deputato debba appartenere ad una èlite. Lo possono fare tutti: bastano determinazione, onestà e organizzazione.
Di Marco Fattorini da linkiesta.it
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 13
Dalla battaglia sulla decadenza alla certezza dell’interdizione il sentiero stretto del Cavaliere (LIANA MILELLA).
15/08/2013 di triskel182
E chiedere clemenza al Colle vorrebbe dire ammettere la colpa.
Gli scenari.
ROMA— Il giorno dopo Napolitano siamo al punto di prima. Purtroppo. Regna la più totale incertezza nel quartier generale di Berlusconi. Grazia, servizi sociali, arresti domiciliari, decadenza dal Senato? La risposta è sempre e comunque un bel “boh, vedremo, per ora lui non ha deciso niente”. Possibile? Proprio così. Chi gli sta strettamente accanto – sicuramente i suoi legali, a cominciare da Niccolò Ghedini, avvocato ma anche “amico” come lui stesso ama definirsi – non vuole parlare. Berlusconi viene descritto come “incerto”, come uno che “non sa ancora cosa farà”, né ha deciso quale sarà la strategia anti-processo e anti-condanna. Siamo di nuovo nel limbo che ha preceduto l’udienza del 30 luglio in Cassazione, quando tutti – il suo partito, gli amici più o meno stretti, i suoi fan – sono rimasti appesi all’incertezza di una richiesta di rinvio dell’udienza, data prima per sicura, poi divenuta probabile, poi sfumata in ipotetica, alla fine rivelatasi non perseguibile il giorno prima dell’udienza medesima.
Effetto sorpresa oppure, “per la prima volta” nella vita del Cavaliere, la paura del futuro e soprattutto scelte obiettivamente complicate in uno scenario complessivamente stretto? Qui sta il punto, “per la prima volta” il sentiero in cui si deve avventurare l’ex premier è assai pieno di trabocchetti. In fondo ad esso c’è la prospettiva di un inevitabile abbandono del Parlamento visto che la legge Severino lo obbliga, per via della condanna a due anni, a stare lontano dalla vita parlamentare per ben sei anni. Senza contare la mannaia dell’interdizione che costrinse perfino un duro come Previti alle odiate dimissioni. Da Ferragosto in avanti si aprono due mesi in cui, nella vita di uno dei più ricchi e potenti tycoon d’Italia e del mondo, ogni mossa dovrebbe essere priva di errori. A cominciare dalla decisione su come scontare la pena, solo un anno, visto che gli altri tre anni comminati per frode fiscale sono stati assorbiti dall’indulto del 2006.
AMMETTERE LA COLPEVOLEZZA
Sta qui il vero fastidio di Berlusconi. Potremmo anche chiamarlo la sua vera ragione di profonda collera. Da sempre, Silvio si considera e si proclama innocente. È stato il leit motiv della sua vita politica e della sua propaganda. Adesso invece, qualsiasi passo debba fare dopo la condanna, comporta una
deroga e un’ammissione. Per chiedere, in primo luogo, di essere affidato ai servizi sociali per scontare l’anno di pena, e successivamente ed eventualmente per sollecitare una grazia al presidente della Repubblica, Berlusconi dovrà implicitamente ammettere di aver commesso un reato. «Questo non posso accettarlo, preferisco andare in galera» continua a dire. Salvo poi ricredersi e ammettere che «la galera mi fa paura». Un continuo stop and go che sta mettendo in crisi pure i suoi avvocati, che sono costretti anche a fare i conti con le pressioni dei falchi e delle colombe, tipo Denis Verdini e Daniela Santanchè da un parte, Gianni Letta e Fedele Confalonieri dall’altra.
SCELTE INEVITABILI
In realtà, la strada per il Cavaliere è purtroppo inevitabilmente segnata. Soprattutto dopo il messaggio di Napolitano, non a caso molto puntuale nel delimitare il percorso sia della richiesta di affidamento ai servizi sociali con il paragone di quanto fece Forlani dopo la condanna Enimont, sia sulla grazia. Se Berlusconi vuole continuare, «nei limiti del possibile» come chiosa il capo dello Stato, a fare politica, deve seguire un percorso obbligato. Lui, in queste ore, ribadisce un solo concetto: «Deciderò all’ultimo momento ». Farà così per la richiesta di affidamento ai servizi sociali, per la quale ha tempo fino al 15 ottobre. Come gli spiegano i tecnici, tanto vale sfruttare fino all’ultimo giorno utile per guadagnare tempo. Più in là si presenta la richiesta e il progetto, più tardi verrà decisa dal giudice, più si guadagnano margini per la vita normale che Berlusconi adesso continua a fare, libero di muoversi come vuole. Dopo non sarà più così. Certo, potrà vivere nel suo domicilio, ma per ogni attività dovrà rivolgersi al giudice di sorveglianza e chiedere un permesso.
LA SCOMMESSA DELLA GRAZIA
È il vero punto dolente. Chiedere la grazia significa al cento per cento ammettere la colpevolezza. Non solo: significa scatenare una querelle politica che non finisce mai. E significa pure rischiare di vedersi sbattere la porta in faccia dal Quirinale. Le diplomazie sono al lavoro. Berlusconi avrebbe voluto che fosse il presidente della Repubblica, per suo conto e quindi d’ufficio, a muovere un passo. Per Silvio la grazia era e resta un atto dovuto, una concessione necessaria per la sua storia personale e perché è un perseguitato dai giudici. Del messaggio di Napolitano proprio questo, al Cavaliere, è andato di traverso. Comunque i suoi avvocati sono pronti a muoversi, la richiesta di grazia è già scritta, a farla sarebbero loro, né Berlusconi in persona, né tantomeno i suoi figli. Questo, dal suo punto di vinta, attenuerebbe l’ammissione di colpevolezza.
RINUNCIARE AL PARLAMENTO
Del pari, come per la grazia, Silvio ha congelato la decisione sulla decadenza
che è strettamente legata alla sua futura candidabilità. Al momento non c’è traccia della memoria difensiva per la giunta del Senato. Anche se i legali dicono che «quella si prepara in un giorno». Né il Cavaliere ha deciso, se convocato dal presidente Stefàno, se si presenterà. Qui la strategia, questa sì già decisa, è che la legge Severino non si può proprio applicare né a Berlusconi, né a chiunque si trovi nelle sue condizioni, con un reato commesso ben prima che il decreto venisse approvato, né con la pena ridotta per via dell’indulto.
Ma in verità, la battaglia su questo fronte è volutamente tenuta sotto tono perché Berlusconi sa bene che sulla sua testa incombe l’interdizione dai pubblici uffici. Una minaccia ben peggiore della legge Severino, perché se su questa si può pure discutere, sull’interdizione, istituto storico i cui confini sono disegnati da anni di giurisprudenza, non c’è niente da fare. La certezza di Ghedini & Co. è che la corte di appello di Milano sarà rapidissima nel ricalcolare l’originaria interdizione fissata in 5 anni. Sarà ridotta a 3. A quel punto i legali di Silvio ricorreranno in Cassazione, ma proprio per via della prescrizione che incombe, i tempi anche a piazza Cavour saranno rapidissimi. Quindi, per la fine dell’anno, Berlusconi sarebbe comunque costretto ad affrontare il nuovo scoglio, giuridicamente ben più arduo della legge Severino. Napolitano ha già anticipato che la grazia non estingue le pene accessorie. A Berlusconi non resta, magari con un bel gesto, che lasciare il Parlamento.
Da La Repubblica del 15/08/2013.
Dalla battaglia sulla decadenza alla certezza dell’interdizione il sentiero stretto del Cavaliere (LIANA MILELLA).
15/08/2013 di triskel182
E chiedere clemenza al Colle vorrebbe dire ammettere la colpa.
Gli scenari.
ROMA— Il giorno dopo Napolitano siamo al punto di prima. Purtroppo. Regna la più totale incertezza nel quartier generale di Berlusconi. Grazia, servizi sociali, arresti domiciliari, decadenza dal Senato? La risposta è sempre e comunque un bel “boh, vedremo, per ora lui non ha deciso niente”. Possibile? Proprio così. Chi gli sta strettamente accanto – sicuramente i suoi legali, a cominciare da Niccolò Ghedini, avvocato ma anche “amico” come lui stesso ama definirsi – non vuole parlare. Berlusconi viene descritto come “incerto”, come uno che “non sa ancora cosa farà”, né ha deciso quale sarà la strategia anti-processo e anti-condanna. Siamo di nuovo nel limbo che ha preceduto l’udienza del 30 luglio in Cassazione, quando tutti – il suo partito, gli amici più o meno stretti, i suoi fan – sono rimasti appesi all’incertezza di una richiesta di rinvio dell’udienza, data prima per sicura, poi divenuta probabile, poi sfumata in ipotetica, alla fine rivelatasi non perseguibile il giorno prima dell’udienza medesima.
Effetto sorpresa oppure, “per la prima volta” nella vita del Cavaliere, la paura del futuro e soprattutto scelte obiettivamente complicate in uno scenario complessivamente stretto? Qui sta il punto, “per la prima volta” il sentiero in cui si deve avventurare l’ex premier è assai pieno di trabocchetti. In fondo ad esso c’è la prospettiva di un inevitabile abbandono del Parlamento visto che la legge Severino lo obbliga, per via della condanna a due anni, a stare lontano dalla vita parlamentare per ben sei anni. Senza contare la mannaia dell’interdizione che costrinse perfino un duro come Previti alle odiate dimissioni. Da Ferragosto in avanti si aprono due mesi in cui, nella vita di uno dei più ricchi e potenti tycoon d’Italia e del mondo, ogni mossa dovrebbe essere priva di errori. A cominciare dalla decisione su come scontare la pena, solo un anno, visto che gli altri tre anni comminati per frode fiscale sono stati assorbiti dall’indulto del 2006.
AMMETTERE LA COLPEVOLEZZA
Sta qui il vero fastidio di Berlusconi. Potremmo anche chiamarlo la sua vera ragione di profonda collera. Da sempre, Silvio si considera e si proclama innocente. È stato il leit motiv della sua vita politica e della sua propaganda. Adesso invece, qualsiasi passo debba fare dopo la condanna, comporta una
deroga e un’ammissione. Per chiedere, in primo luogo, di essere affidato ai servizi sociali per scontare l’anno di pena, e successivamente ed eventualmente per sollecitare una grazia al presidente della Repubblica, Berlusconi dovrà implicitamente ammettere di aver commesso un reato. «Questo non posso accettarlo, preferisco andare in galera» continua a dire. Salvo poi ricredersi e ammettere che «la galera mi fa paura». Un continuo stop and go che sta mettendo in crisi pure i suoi avvocati, che sono costretti anche a fare i conti con le pressioni dei falchi e delle colombe, tipo Denis Verdini e Daniela Santanchè da un parte, Gianni Letta e Fedele Confalonieri dall’altra.
SCELTE INEVITABILI
In realtà, la strada per il Cavaliere è purtroppo inevitabilmente segnata. Soprattutto dopo il messaggio di Napolitano, non a caso molto puntuale nel delimitare il percorso sia della richiesta di affidamento ai servizi sociali con il paragone di quanto fece Forlani dopo la condanna Enimont, sia sulla grazia. Se Berlusconi vuole continuare, «nei limiti del possibile» come chiosa il capo dello Stato, a fare politica, deve seguire un percorso obbligato. Lui, in queste ore, ribadisce un solo concetto: «Deciderò all’ultimo momento ». Farà così per la richiesta di affidamento ai servizi sociali, per la quale ha tempo fino al 15 ottobre. Come gli spiegano i tecnici, tanto vale sfruttare fino all’ultimo giorno utile per guadagnare tempo. Più in là si presenta la richiesta e il progetto, più tardi verrà decisa dal giudice, più si guadagnano margini per la vita normale che Berlusconi adesso continua a fare, libero di muoversi come vuole. Dopo non sarà più così. Certo, potrà vivere nel suo domicilio, ma per ogni attività dovrà rivolgersi al giudice di sorveglianza e chiedere un permesso.
LA SCOMMESSA DELLA GRAZIA
È il vero punto dolente. Chiedere la grazia significa al cento per cento ammettere la colpevolezza. Non solo: significa scatenare una querelle politica che non finisce mai. E significa pure rischiare di vedersi sbattere la porta in faccia dal Quirinale. Le diplomazie sono al lavoro. Berlusconi avrebbe voluto che fosse il presidente della Repubblica, per suo conto e quindi d’ufficio, a muovere un passo. Per Silvio la grazia era e resta un atto dovuto, una concessione necessaria per la sua storia personale e perché è un perseguitato dai giudici. Del messaggio di Napolitano proprio questo, al Cavaliere, è andato di traverso. Comunque i suoi avvocati sono pronti a muoversi, la richiesta di grazia è già scritta, a farla sarebbero loro, né Berlusconi in persona, né tantomeno i suoi figli. Questo, dal suo punto di vinta, attenuerebbe l’ammissione di colpevolezza.
RINUNCIARE AL PARLAMENTO
Del pari, come per la grazia, Silvio ha congelato la decisione sulla decadenza
che è strettamente legata alla sua futura candidabilità. Al momento non c’è traccia della memoria difensiva per la giunta del Senato. Anche se i legali dicono che «quella si prepara in un giorno». Né il Cavaliere ha deciso, se convocato dal presidente Stefàno, se si presenterà. Qui la strategia, questa sì già decisa, è che la legge Severino non si può proprio applicare né a Berlusconi, né a chiunque si trovi nelle sue condizioni, con un reato commesso ben prima che il decreto venisse approvato, né con la pena ridotta per via dell’indulto.
Ma in verità, la battaglia su questo fronte è volutamente tenuta sotto tono perché Berlusconi sa bene che sulla sua testa incombe l’interdizione dai pubblici uffici. Una minaccia ben peggiore della legge Severino, perché se su questa si può pure discutere, sull’interdizione, istituto storico i cui confini sono disegnati da anni di giurisprudenza, non c’è niente da fare. La certezza di Ghedini & Co. è che la corte di appello di Milano sarà rapidissima nel ricalcolare l’originaria interdizione fissata in 5 anni. Sarà ridotta a 3. A quel punto i legali di Silvio ricorreranno in Cassazione, ma proprio per via della prescrizione che incombe, i tempi anche a piazza Cavour saranno rapidissimi. Quindi, per la fine dell’anno, Berlusconi sarebbe comunque costretto ad affrontare il nuovo scoglio, giuridicamente ben più arduo della legge Severino. Napolitano ha già anticipato che la grazia non estingue le pene accessorie. A Berlusconi non resta, magari con un bel gesto, che lasciare il Parlamento.
Da La Repubblica del 15/08/2013.
Re: Come se ne viene fuori ?
vedi che succede a non leggere "delitto e castigo" da adolescenti.... e a non vedere la 25ma ora di Spike Lee da adulti .
http://www.mymovies.it/dizionario/recen ... p?id=34325
http://www.mymovies.it/dizionario/recen ... p?id=34325
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 14
Triskel182 seleziona quotidianamente i migliori articoli della stampa prevalentemente non berlusconiana.
Bene ha fatto ieri l’addetto a selezionare l’articolo de l’inkiesta.it relativo all’intervista di Marco Fattorini ad Alessandro Di Battista del M5S, un ragazzetto piuttosto sveglio da quanto si legge, perché rammenta cose note ma ulteriormente precisate da un cittadino qualunque nella fase degli “Ultimi giorni di Salò”, dopo 6 mesi di permanenza all’interno della cittadella dorata della casta, o come giustamente osserva lo stesso Di Battista,“di Versailles”.
1) Il nodo centrale
In questi mesi è stato ovunque. Come sta?
Ho dormito quattro ore a notte, ho dato tutto e ho bisogno di due settimane di riposo. A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima e per non perderla ho fatto molte iniziative coi cittadini.
Il nodo centrale è:
...A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima.....
Questa è una sacrosanta verità. Il Palazzo cerca di toglierti l’anima sempre e comunque.
Triskel182, nella sua hp, evidenzia:
La libertà è il diritto dell'anima di respirare.
Ma se l’anima non ce l’hai più perché l’hai persa, oltre ad aver perso la libertà sei un morto vivente che cammina.
E in quel luogo “di perdizione” di morti viventi, di zombie, ce ne sono tanti. Troppi.
Basta vedere le nuove e le vecchie paperelle del Piddì, compresa l’amante di Letta.
Hanno imparato a memoria, come le loro colleghe del campo avverso, le devote sacerdotesse del dio Berlu, la lezioncina da ammannire ai grandi merli dell’ex sinistra, come se anche loro entrassero a forza nella valutazione berlusconiana del 1994.
“Parlate agli elettori come se fossero ragazzi della seconda media e non molto intelligenti”
Non vanno oltre.
Continua
Triskel182 seleziona quotidianamente i migliori articoli della stampa prevalentemente non berlusconiana.
Bene ha fatto ieri l’addetto a selezionare l’articolo de l’inkiesta.it relativo all’intervista di Marco Fattorini ad Alessandro Di Battista del M5S, un ragazzetto piuttosto sveglio da quanto si legge, perché rammenta cose note ma ulteriormente precisate da un cittadino qualunque nella fase degli “Ultimi giorni di Salò”, dopo 6 mesi di permanenza all’interno della cittadella dorata della casta, o come giustamente osserva lo stesso Di Battista,“di Versailles”.
1) Il nodo centrale
In questi mesi è stato ovunque. Come sta?
Ho dormito quattro ore a notte, ho dato tutto e ho bisogno di due settimane di riposo. A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima e per non perderla ho fatto molte iniziative coi cittadini.
Il nodo centrale è:
...A lungo andare il Palazzo ti logora, ti toglie l’anima.....
Questa è una sacrosanta verità. Il Palazzo cerca di toglierti l’anima sempre e comunque.
Triskel182, nella sua hp, evidenzia:
La libertà è il diritto dell'anima di respirare.
Ma se l’anima non ce l’hai più perché l’hai persa, oltre ad aver perso la libertà sei un morto vivente che cammina.
E in quel luogo “di perdizione” di morti viventi, di zombie, ce ne sono tanti. Troppi.
Basta vedere le nuove e le vecchie paperelle del Piddì, compresa l’amante di Letta.
Hanno imparato a memoria, come le loro colleghe del campo avverso, le devote sacerdotesse del dio Berlu, la lezioncina da ammannire ai grandi merli dell’ex sinistra, come se anche loro entrassero a forza nella valutazione berlusconiana del 1994.
“Parlate agli elettori come se fossero ragazzi della seconda media e non molto intelligenti”
Non vanno oltre.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 15
2) I mercanti nel tempio
Da un lato Montecitorio è Versailles, dall’altro sembra la classe dei ragazzi della 3° C. Non pensavo che molti parlamentari fossero di così basso livello. Ci sono persone preparate come Fava di Sel, Fedriga della Lega nord, Corsaro di Fratelli d’Italia. E altre che hanno pagato molti soldi per essere qui: io ho speso 150 euro di campagna elettorale, ma c’è chi nel Pd e nel Pdl ne ha sborsati 30mila per farsi mettere in posizioni eleggibili. Un vero ricatto, perché poi l’attività politica sarà inevitabilmente condizionata. Anche per questo vogliamo togliere i soldi dalla politica, ma purtroppo il ddl è slittato a settembre grazie al governo del rinvio.
E’ vero. Da anni Montecitorio sembra la reggia di Versailles, distante anni luce dai cittadini elettori.
Ma anche la 3° C.
Basta ascoltare per sbaglio Gas parri, o il nuovo arrivato Speranza, un cognome, un programma.
Nel Piddì si sono guardati bene dal ricercare i 101 che hanno cassato Prodi.
Una parte sta negli affaristi che cita Di Battista.
Piddini, ex piddini, selliani (si dice così?) hanno ancora oggi il dente avvelenato con il M5S per non aver assecondato Bersani per un governo diverso.
Non si sono mai resi conto della conformazione del Piddì.
I 101, tra cui i suddetti “affaristi”che volevano andare con Berlusconi, non avrebbero mai e poi mai permesso all’ex ragazzo di Bettola di sopravvivere un mese se avesse varato il suo governo.
Se paghi 30 mila euro per farti mettere in lista, poi devi cercare di recuperarli alla grande.
Parigi val bene una messa.
Quello che sconcerta non poco è che nella ex sinistra popolare gli elettori non ci arrivano a capire e continuano a votarli.
Votano i mercanti nel tempio di tutti i tipi.
E’ pur vero che alle ultime elezioni 3,5milioni se ne sono accorti e hanno detto basta per sempre.
Ma sono ancora pochi.
Gli ex elettori di sinistra hanno in mano una potente arma, …..ma sciopa(muori) se sono capaci di usarla.
Da qualche anno i Tg e i talk, hanno preso l’abitudine di fare sondaggi settimanali sull’intenzione di voto.
Se il Piddì al 26 % la settimana successiva si trovasse al 5 %, il segretario e la direzione si metterebbero subito in allarme.
Ovvio che comincerebbero a chiedersi: “Cosa succede,……in cosa stiamo sbagliando?”
Ma per i piddini va sempre bene così e loro, i furbastri, continuano a fotterli con grande soddisfazione.
2) I mercanti nel tempio
Da un lato Montecitorio è Versailles, dall’altro sembra la classe dei ragazzi della 3° C. Non pensavo che molti parlamentari fossero di così basso livello. Ci sono persone preparate come Fava di Sel, Fedriga della Lega nord, Corsaro di Fratelli d’Italia. E altre che hanno pagato molti soldi per essere qui: io ho speso 150 euro di campagna elettorale, ma c’è chi nel Pd e nel Pdl ne ha sborsati 30mila per farsi mettere in posizioni eleggibili. Un vero ricatto, perché poi l’attività politica sarà inevitabilmente condizionata. Anche per questo vogliamo togliere i soldi dalla politica, ma purtroppo il ddl è slittato a settembre grazie al governo del rinvio.
E’ vero. Da anni Montecitorio sembra la reggia di Versailles, distante anni luce dai cittadini elettori.
Ma anche la 3° C.
Basta ascoltare per sbaglio Gas parri, o il nuovo arrivato Speranza, un cognome, un programma.
Nel Piddì si sono guardati bene dal ricercare i 101 che hanno cassato Prodi.
Una parte sta negli affaristi che cita Di Battista.
Piddini, ex piddini, selliani (si dice così?) hanno ancora oggi il dente avvelenato con il M5S per non aver assecondato Bersani per un governo diverso.
Non si sono mai resi conto della conformazione del Piddì.
I 101, tra cui i suddetti “affaristi”che volevano andare con Berlusconi, non avrebbero mai e poi mai permesso all’ex ragazzo di Bettola di sopravvivere un mese se avesse varato il suo governo.
Se paghi 30 mila euro per farti mettere in lista, poi devi cercare di recuperarli alla grande.
Parigi val bene una messa.
Quello che sconcerta non poco è che nella ex sinistra popolare gli elettori non ci arrivano a capire e continuano a votarli.
Votano i mercanti nel tempio di tutti i tipi.
E’ pur vero che alle ultime elezioni 3,5milioni se ne sono accorti e hanno detto basta per sempre.
Ma sono ancora pochi.
Gli ex elettori di sinistra hanno in mano una potente arma, …..ma sciopa(muori) se sono capaci di usarla.
Da qualche anno i Tg e i talk, hanno preso l’abitudine di fare sondaggi settimanali sull’intenzione di voto.
Se il Piddì al 26 % la settimana successiva si trovasse al 5 %, il segretario e la direzione si metterebbero subito in allarme.
Ovvio che comincerebbero a chiedersi: “Cosa succede,……in cosa stiamo sbagliando?”
Ma per i piddini va sempre bene così e loro, i furbastri, continuano a fotterli con grande soddisfazione.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Gli ultimi giorni di Salò - 15
3) L’esame di coscienza
Nessuna alleanza perché «i partiti sono diventati banche, oligarchie organizzate che fanno i cazzi loro a scapito della collettività, se cade Berlusconi cadono anche molti affaristi del Pd».
Che le cosche, pardon, i partiti, fossero diventati banche e oligarchie organizzate che “fanno i cazzi loro a scapito della collettività” era un fatto noto.
Solo che ora viene confermato dalle “voci di dentro” di chi vive a Versailles.
Quel lungo ciclo iniziato l’8 settembre del ’43, passando per il 25 aprile del ’45 e il 2 giugno del ‘46 è finito.
Come tutte le cose viventi, che nascono, crescono, raggiungono l’apice, decrescono e muoiono questo ciclo è morto con la degenerazione dei partiti.
Questi partiti non hanno più niente a che vedere con quelli costituenti del’46.
Sono solo diventati affaristi in conto proprio.
Ma perché gli italiani li votano ancora?
Sono diventati tutti affaristi anche loro?
Non sembrerebbe vista la crisi e la povertà dilagante. Eppure.
Eppure, nei discorsi ferragostani di stampo politico, l’attaccamento a questi partiti continua.
Alcuni si rendono conto della trasformazione, ma per tradizione rimangono fedeli nei secoli come i Carabinieri.
Il problema è culturale.
Il potere (è sempre stato così) non vuole che i cittadini si evolvano, altrimenti non ci sarebbero più le condizioni e gli spazi per farli fessi.
Questo pezzo di Miseria e Nobiltà è un piccolo capolavoro.
Racchiude una realtà amara della vita nel pianeta delle scimmie.
Totò – Lei è ignorante?
Il cafone – Si.
Totò – Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebberlo essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza.
Avranno mai un sussulto d’orgoglio questi 47 milioni di italiani adulti dell’anno domini 2013?
Temo proprio di no.
Un piccolo indizio negativo è arrivato stamani da chi vive da sempre nel mondo del calcio e ha potuto assistere alla trasformazione del comportamento dei padri nei confronti dei figli, piccoli calciatori in erba, negli ultimi 50 anni.
Cinquant’anni fa si limitavano solo a qualche consiglio tecnico al figlio quando commetteva palesi errori.
Oggi sono tutti allenatori, manager, arbitri, primi tifosi del pargolo che spingono per le magnifiche imprese pedatorie.
Tutti a spingere affinché diventi un piccolo Ballotelli. Un sogno di ricchezza inconscio. Il gioco del calcio, il gioco più bello del mondo è secondario.
E’ un segnale secondario, ma che comporta la presa d'atto del cambio di passo di un’intera cultura nazionale.
3) L’esame di coscienza
Nessuna alleanza perché «i partiti sono diventati banche, oligarchie organizzate che fanno i cazzi loro a scapito della collettività, se cade Berlusconi cadono anche molti affaristi del Pd».
Che le cosche, pardon, i partiti, fossero diventati banche e oligarchie organizzate che “fanno i cazzi loro a scapito della collettività” era un fatto noto.
Solo che ora viene confermato dalle “voci di dentro” di chi vive a Versailles.
Quel lungo ciclo iniziato l’8 settembre del ’43, passando per il 25 aprile del ’45 e il 2 giugno del ‘46 è finito.
Come tutte le cose viventi, che nascono, crescono, raggiungono l’apice, decrescono e muoiono questo ciclo è morto con la degenerazione dei partiti.
Questi partiti non hanno più niente a che vedere con quelli costituenti del’46.
Sono solo diventati affaristi in conto proprio.
Ma perché gli italiani li votano ancora?
Sono diventati tutti affaristi anche loro?
Non sembrerebbe vista la crisi e la povertà dilagante. Eppure.
Eppure, nei discorsi ferragostani di stampo politico, l’attaccamento a questi partiti continua.
Alcuni si rendono conto della trasformazione, ma per tradizione rimangono fedeli nei secoli come i Carabinieri.
Il problema è culturale.
Il potere (è sempre stato così) non vuole che i cittadini si evolvano, altrimenti non ci sarebbero più le condizioni e gli spazi per farli fessi.
Questo pezzo di Miseria e Nobiltà è un piccolo capolavoro.
Racchiude una realtà amara della vita nel pianeta delle scimmie.
Totò – Lei è ignorante?
Il cafone – Si.
Totò – Bene così. Viva l’ignoranza! Tutti così dovrebberlo essere. E se ha dei figliuoli non li faccia studiare, li faccia sguazzare nell’ignoranza.
Avranno mai un sussulto d’orgoglio questi 47 milioni di italiani adulti dell’anno domini 2013?
Temo proprio di no.
Un piccolo indizio negativo è arrivato stamani da chi vive da sempre nel mondo del calcio e ha potuto assistere alla trasformazione del comportamento dei padri nei confronti dei figli, piccoli calciatori in erba, negli ultimi 50 anni.
Cinquant’anni fa si limitavano solo a qualche consiglio tecnico al figlio quando commetteva palesi errori.
Oggi sono tutti allenatori, manager, arbitri, primi tifosi del pargolo che spingono per le magnifiche imprese pedatorie.
Tutti a spingere affinché diventi un piccolo Ballotelli. Un sogno di ricchezza inconscio. Il gioco del calcio, il gioco più bello del mondo è secondario.
E’ un segnale secondario, ma che comporta la presa d'atto del cambio di passo di un’intera cultura nazionale.
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