Top News
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Re: Top News
Caro camillobenso .Ho visto.Qui hanno detto che i nostri tremi hanno un sistema automatico che esclude il macchinista rallentando la corsa.Comunque mi ricordo che tempo addietro in una curva quasi si toccavano due treni ad alta velocità uno in senso contrario.Ma queste velocità non le capisco, possono succedere molte cose per far deragliare un treno ad alta velocità.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: Top News
BEAU GESTE
Cervia: lanciate banane verso la ministra Kyenge alla Festa del Pd
Il commento della ministra, che stava tenendo un discorso: «Uno schiaffo alla povertà e uno spreco di cibo»
http://www.corriere.it/politica/13_lugl ... dabf.shtml
Cervia: lanciate banane verso la ministra Kyenge alla Festa del Pd
Il commento della ministra, che stava tenendo un discorso: «Uno schiaffo alla povertà e uno spreco di cibo»
http://www.corriere.it/politica/13_lugl ... dabf.shtml
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Re: Top News
camillobenso ha scritto:BEAU GESTE
Cervia: lanciate banane verso la ministra Kyenge alla Festa del Pd
Il commento della ministra, che stava tenendo un discorso: «Uno schiaffo alla povertà e uno spreco di cibo»
http://www.corriere.it/politica/13_lugl ... dabf.shtml
N agenti della Digos impegnati nella caccia dei "lanciatori di banane" ....
che Paese , che vergogna....
Re: Top News
Gasdotto Tap, Enrico Letta vola in Azerbaigian per ringraziare Ilham Aliyev del gas che arriverà in Puglia
Domenica Enrico Letta sarà a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Incontrerà Ilham Aliyev, presidente del paese ex sovietico dal 2003, successo al padre Heydar Aliyev, anche lui capo dello Stato (dal 1993) e prima ancora segretario del Partito comunista azero ai tempi dell’Urss. La classica storia di potere dinastico nello spazio post-sovietico.
Ma, a parte questo, che ci va a fare Letta a Baku? Il presidente del Consiglio ringrazierà personalmente Aliyev in merito alla decisione con cui quest’ultimo, a giugno, ha optato per convogliare il gas estratto dall’immenso giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Trans-Adriatic pipeline (Tap), progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa.
Letta aveva preannunciato il viaggio a Baku durante il bilaterale di Atene con l’omologo greco Antonis Samaras, tenutosi a fine luglio. In quell’occasione aveva sottolineato l’importanza strategica del Tap, sia in chiave europea che italiana. La realizzazione del gasdotto "avrà effetti per i prossimi 20 anni […] spostando il cuore degli hub energetici europei e rendendo l’area adriatico-jonica al centro della futura politica energetica europea", aveva precisato l’inquilino di Palazzo Chigi.
In effetti, con la scelta di Aliyev, il Tap diventa lo strumento principale della strategia Ue sulla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, troppo legato alle importazioni dalla Russia. L’obiettivo esplicito di Bruxelles è tagliare la dipendenza da Mosca e creare solidi legami energetici con l’Asia Centrale, ricca di materie prime. Shah Deniz, le cui riserve sarebbero pari a un triliardo di metri cubi, è al momento il più importante bacino da cui l’Europa intende abbeverarsi.
La costruzione del Tap, che dovrebbe cominciare nel 2015 e terminare nel 2019, avrà ricadute positive anche sull’Italia, aiutando – così Letta nel corso del vertice di Atene – a tenere giù i prezzi dell’energia e a favorire dunque la competitività del paese. Gli elevati costi energetici sono infatti tra i motivi che, a detta degli esperti, limitano il potenziale dell’economia italiana, nonché la capacità di attrarre investimenti dall’estero.
Oltre a questo, Letta aveva esplicitato che il Tap creerà posti di lavoro. Quanti? Sarebbero duemila, secondo quanto spiegato dal country manager della Tap, Giampaolo Russo, in una recente audizione al Senato.
Intanto, nel Salento, dove i tubi del gasdotto dovrebbero raggiungere il territorio italiano, al termine del tragitto sul fondale ionico e adriatico, monta la protesta del movimento No Tap.
È una rete di municipi e associazioni che denuncia i possibili danni ambientali, paesaggistici e turistici che la pipeline potrebbe causare. I No Tap, recentemente, hanno conquistato alla loro battaglia lo scrittore Erri De Luca, secondo il quale il progetto del gasdotto va contrastato facendo leva sul diritto alla bellezza paesaggistica.
Se in Italia il gasdotto incontra l’opposizione dei No Tap, a livello internazionale – viene da pensare – potrebbe alimentare polemiche da parte russa.
Del resto la pipeline italo-greco-albanese e la relativa strategia europea che ne ispira la realizzazione cozzano teoricamente contro un altro programma di politica energetica che vede l’Italia impegnata: il South Stream, il maxi gasdotto promosso da Gazprom che, risalendo la dorsale balcanica e terminando al Tarvisio, porterà in Europa il metano russo.
Eni fa parte del consorzio internazionale che gestisce il segmento offshore della pipeline, nel Mar Nero. In altri termini l’Italia si ritrova coinvolta in due distinti schemi. Da una parte appoggia Gazprom e dall’altra promuove lo sforzo europeo orientato a diminuire la dipendenza dall’energia russa.
Siamo davanti a un paradosso? In linea generale viene da dire di sì. Ma c’è da tenere conto di come il Tap, seppure concorrenziale ai piani del Cremlino, ha una portata politico-energetica minore rispetto al Nabucco, gasdotto pensato e sponsorizzato dall’Ue, il cui percorso ricalca a grosse linee quello di South Stream. Per Mosca l’importante era affossare Nabucco e il fatto che gli azeri abbiano scelto di privilegiare la Tap anziché lo stesso Nabucco indica che l’obiettivo è stato raggiunto. I tubi italo-greci-albanesi possono dare sì fastidio ai russi, ma fino un certo punto.
Domenica Enrico Letta sarà a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Incontrerà Ilham Aliyev, presidente del paese ex sovietico dal 2003, successo al padre Heydar Aliyev, anche lui capo dello Stato (dal 1993) e prima ancora segretario del Partito comunista azero ai tempi dell’Urss. La classica storia di potere dinastico nello spazio post-sovietico.
Ma, a parte questo, che ci va a fare Letta a Baku? Il presidente del Consiglio ringrazierà personalmente Aliyev in merito alla decisione con cui quest’ultimo, a giugno, ha optato per convogliare il gas estratto dall’immenso giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Trans-Adriatic pipeline (Tap), progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa.
Letta aveva preannunciato il viaggio a Baku durante il bilaterale di Atene con l’omologo greco Antonis Samaras, tenutosi a fine luglio. In quell’occasione aveva sottolineato l’importanza strategica del Tap, sia in chiave europea che italiana. La realizzazione del gasdotto "avrà effetti per i prossimi 20 anni […] spostando il cuore degli hub energetici europei e rendendo l’area adriatico-jonica al centro della futura politica energetica europea", aveva precisato l’inquilino di Palazzo Chigi.
In effetti, con la scelta di Aliyev, il Tap diventa lo strumento principale della strategia Ue sulla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, troppo legato alle importazioni dalla Russia. L’obiettivo esplicito di Bruxelles è tagliare la dipendenza da Mosca e creare solidi legami energetici con l’Asia Centrale, ricca di materie prime. Shah Deniz, le cui riserve sarebbero pari a un triliardo di metri cubi, è al momento il più importante bacino da cui l’Europa intende abbeverarsi.
La costruzione del Tap, che dovrebbe cominciare nel 2015 e terminare nel 2019, avrà ricadute positive anche sull’Italia, aiutando – così Letta nel corso del vertice di Atene – a tenere giù i prezzi dell’energia e a favorire dunque la competitività del paese. Gli elevati costi energetici sono infatti tra i motivi che, a detta degli esperti, limitano il potenziale dell’economia italiana, nonché la capacità di attrarre investimenti dall’estero.
Oltre a questo, Letta aveva esplicitato che il Tap creerà posti di lavoro. Quanti? Sarebbero duemila, secondo quanto spiegato dal country manager della Tap, Giampaolo Russo, in una recente audizione al Senato.
Intanto, nel Salento, dove i tubi del gasdotto dovrebbero raggiungere il territorio italiano, al termine del tragitto sul fondale ionico e adriatico, monta la protesta del movimento No Tap.
È una rete di municipi e associazioni che denuncia i possibili danni ambientali, paesaggistici e turistici che la pipeline potrebbe causare. I No Tap, recentemente, hanno conquistato alla loro battaglia lo scrittore Erri De Luca, secondo il quale il progetto del gasdotto va contrastato facendo leva sul diritto alla bellezza paesaggistica.
Se in Italia il gasdotto incontra l’opposizione dei No Tap, a livello internazionale – viene da pensare – potrebbe alimentare polemiche da parte russa.
Del resto la pipeline italo-greco-albanese e la relativa strategia europea che ne ispira la realizzazione cozzano teoricamente contro un altro programma di politica energetica che vede l’Italia impegnata: il South Stream, il maxi gasdotto promosso da Gazprom che, risalendo la dorsale balcanica e terminando al Tarvisio, porterà in Europa il metano russo.
Eni fa parte del consorzio internazionale che gestisce il segmento offshore della pipeline, nel Mar Nero. In altri termini l’Italia si ritrova coinvolta in due distinti schemi. Da una parte appoggia Gazprom e dall’altra promuove lo sforzo europeo orientato a diminuire la dipendenza dall’energia russa.
Siamo davanti a un paradosso? In linea generale viene da dire di sì. Ma c’è da tenere conto di come il Tap, seppure concorrenziale ai piani del Cremlino, ha una portata politico-energetica minore rispetto al Nabucco, gasdotto pensato e sponsorizzato dall’Ue, il cui percorso ricalca a grosse linee quello di South Stream. Per Mosca l’importante era affossare Nabucco e il fatto che gli azeri abbiano scelto di privilegiare la Tap anziché lo stesso Nabucco indica che l’obiettivo è stato raggiunto. I tubi italo-greci-albanesi possono dare sì fastidio ai russi, ma fino un certo punto.
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Re: Top News
Va detto che almeno lui ci ha provato, quel giorno a Piazza del Popolo, a smuovere il PD. Inseguito da Concita De Gregorio, che con quella intervista vide la Luce. Con questa classe politica non vinceremo mai! Aveva ragione. E avremmo preferito che continuasse lui coi girotondi a rompere i coglioni invece di aspettare il messia Grillo. E ci porto' anche in piazza San Giovanni promettendoci che non finiva li', che ci saremmo rivisti. Magari in qualche pizzeria, sì.
Forse pretendevamo troppo da Moretti, bravo si' a non far premiare "Holy Motors" di Leos Carax a Cannes, ma non a cambiare la sinistra come ci sembrava di aver capito. Ecco. In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.
Marco Giusti
Rai 3, per celebrare il sessantesimo compleanno di Moretti ha mandato onda “Ecce bombo”.
Da li si poteva già capire che non poteva essere Moretti a cambiare la sinistra, anche se ha avuto il coraggio a Piazza Navona di dire in faccia ai big del “centrosinistra” che con quella classe dirigente non avremmo vinto mai.
Questo ce lo sapevamo anche noi da tempo.
*******
19 AGO 2013 20:28
MORETTI 60 - MALGRADO IL GRIGIORE DELLA BARBA, E' RIMASTO IL MAGNIFICO QUARANTENNE DI VENT'ANNI FA. PERCHE' L'ITALIA, RISPETTO A VENT'ANNI FA, SEMBRA NON ESSERSI MOSSA NEMMENO DI UN MILLIMETRO
Marco Giusti: In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.In fondo è solo un altro che ci ha fatto sperare che tutto sarebbe cambiato. Siamo lì pronti a una festa ma nessuno ha veramente voglia di festeggiare qualcosa...
Marco Giusti per Dagospia
Mentre ci prepariamo a celebrare i 90 anni di Eugenio Scalfari e i giornali estivi brillano di gioventu' con paginate di Pietro Citati, Natalia Aspesi, Alberto Arbasino, Magris e La Capria, i 60 anni di Nanni Moretti spuntano come una notizia fresca, da apprezzare fra le dune di Sabaudia o all'Ultima Spiaggia di Capalbio.
In fondo Moretti, malgrado il grigiore della barba, e' rimasto il magnifico quarantenne di vent'anni fa. Perche' l'Italia, rispetto a vent'anni fa, sembra non essersi mossa nemmeno di un millimetro. Merito o colpa di Berlusconi, si sa, se tutto e' rimasto incredibilmente fermo, anche la barba di Moretti, oltre alle pagine domenicali di Scalfari.
Certo, ci siamo liberati di Bossi, del fascismo in doppio petto di Fini, di Bertinotti, del veltronismo, ma di fatto e' come se non ci fosse stato alcun ricambio ne' politico ne' culturale nel paese. Benigni si e' frigorizzato nell'atto di legger Dante, sempre più pallido. Verdone e' rimasto quello che era, in fondo fedele alla propria natura. E onesto.
De Laurentiis non riesce a liberarsi dai cinepanettoni. Michele Santoro ha cambiato rete ma non ha cambiato la disposizione dei mobili ne' gli ospiti. Film significativi? Mah! Diciamo "Il Divo" e "Gomorra". Poco di più. Non e' un Italia tanto più mobile di Bertolucci sulla sedia a rotelle quella che festeggia i sessant'anni di Moretti.
Va detto che almeno lui ci ha provato, quel giorno a Piazza del Popolo, a smuovere il PD. Inseguito da Concita De Gregorio, che con quella intervista vide la Luce. Con questa classe politica non vinceremo mai! Aveva ragione. E avremmo preferito che continuasse lui coi girotondi a rompere i coglioni invece di aspettare il messia Grillo. E ci porto' anche in piazza San Giovanni promettendoci che non finiva li', che ci saremmo rivisti. Magari in qualche pizzeria, sì.
Forse pretendevamo troppo da Moretti, bravo si' a non far premiare "Holy Motors" di Leos Carax a Cannes, ma non a cambiare la sinistra come ci sembrava di aver capito. Ecco. In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.
E magari cosi' e' più chiaro il messaggio di "Habemus papam". Ma e' questo, o no?, che alla fine rimproveriamo a Moretti e spesso a noi stessi. Fermi con le hit morettiane, da "Sono un ragazzo fortunato" a "Ritornerai", da Mercedes Sosa a Bruce Springsteen. In fondo e' solo un altro che ci ha fatto sperare che tutto sarebbe cambiato, che qualcuno o qualcuna sarebbe ritornata da noi. No. Siamo li' pronti a una festa ma nessuno ha veramente voglia di festeggiare qualcosa.
Forse pretendevamo troppo da Moretti, bravo si' a non far premiare "Holy Motors" di Leos Carax a Cannes, ma non a cambiare la sinistra come ci sembrava di aver capito. Ecco. In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.
Marco Giusti
Rai 3, per celebrare il sessantesimo compleanno di Moretti ha mandato onda “Ecce bombo”.
Da li si poteva già capire che non poteva essere Moretti a cambiare la sinistra, anche se ha avuto il coraggio a Piazza Navona di dire in faccia ai big del “centrosinistra” che con quella classe dirigente non avremmo vinto mai.
Questo ce lo sapevamo anche noi da tempo.
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19 AGO 2013 20:28
MORETTI 60 - MALGRADO IL GRIGIORE DELLA BARBA, E' RIMASTO IL MAGNIFICO QUARANTENNE DI VENT'ANNI FA. PERCHE' L'ITALIA, RISPETTO A VENT'ANNI FA, SEMBRA NON ESSERSI MOSSA NEMMENO DI UN MILLIMETRO
Marco Giusti: In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.In fondo è solo un altro che ci ha fatto sperare che tutto sarebbe cambiato. Siamo lì pronti a una festa ma nessuno ha veramente voglia di festeggiare qualcosa...
Marco Giusti per Dagospia
Mentre ci prepariamo a celebrare i 90 anni di Eugenio Scalfari e i giornali estivi brillano di gioventu' con paginate di Pietro Citati, Natalia Aspesi, Alberto Arbasino, Magris e La Capria, i 60 anni di Nanni Moretti spuntano come una notizia fresca, da apprezzare fra le dune di Sabaudia o all'Ultima Spiaggia di Capalbio.
In fondo Moretti, malgrado il grigiore della barba, e' rimasto il magnifico quarantenne di vent'anni fa. Perche' l'Italia, rispetto a vent'anni fa, sembra non essersi mossa nemmeno di un millimetro. Merito o colpa di Berlusconi, si sa, se tutto e' rimasto incredibilmente fermo, anche la barba di Moretti, oltre alle pagine domenicali di Scalfari.
Certo, ci siamo liberati di Bossi, del fascismo in doppio petto di Fini, di Bertinotti, del veltronismo, ma di fatto e' come se non ci fosse stato alcun ricambio ne' politico ne' culturale nel paese. Benigni si e' frigorizzato nell'atto di legger Dante, sempre più pallido. Verdone e' rimasto quello che era, in fondo fedele alla propria natura. E onesto.
De Laurentiis non riesce a liberarsi dai cinepanettoni. Michele Santoro ha cambiato rete ma non ha cambiato la disposizione dei mobili ne' gli ospiti. Film significativi? Mah! Diciamo "Il Divo" e "Gomorra". Poco di più. Non e' un Italia tanto più mobile di Bertolucci sulla sedia a rotelle quella che festeggia i sessant'anni di Moretti.
Va detto che almeno lui ci ha provato, quel giorno a Piazza del Popolo, a smuovere il PD. Inseguito da Concita De Gregorio, che con quella intervista vide la Luce. Con questa classe politica non vinceremo mai! Aveva ragione. E avremmo preferito che continuasse lui coi girotondi a rompere i coglioni invece di aspettare il messia Grillo. E ci porto' anche in piazza San Giovanni promettendoci che non finiva li', che ci saremmo rivisti. Magari in qualche pizzeria, sì.
Forse pretendevamo troppo da Moretti, bravo si' a non far premiare "Holy Motors" di Leos Carax a Cannes, ma non a cambiare la sinistra come ci sembrava di aver capito. Ecco. In qualche modo i sessant'anni di Moretti sono quelli di una generazione che, forse, come lui non ha saputo andare fino in fondo nella politica e nell'impegno. Che e' rimasta ferma nell'indecisione se si notava di più la nostra presenza o la nostra assenza. Una generazione che anche arrivando al potere preferisce scomparire su un autobus.
E magari cosi' e' più chiaro il messaggio di "Habemus papam". Ma e' questo, o no?, che alla fine rimproveriamo a Moretti e spesso a noi stessi. Fermi con le hit morettiane, da "Sono un ragazzo fortunato" a "Ritornerai", da Mercedes Sosa a Bruce Springsteen. In fondo e' solo un altro che ci ha fatto sperare che tutto sarebbe cambiato, che qualcuno o qualcuna sarebbe ritornata da noi. No. Siamo li' pronti a una festa ma nessuno ha veramente voglia di festeggiare qualcosa.
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Re: Top News
e la Santanchè litiga con Cicchitto.....
speriamo che il PD si mantenga coerente con questa linea!
speriamo che il PD si mantenga coerente con questa linea!
Re: Top News
LA NUOVA SEDE DI FORZA ITALIA: 3000 METRI, 60 STANZE
Non è stato proprio facilissimo, ma Dagospia è riuscita a entrare all'interno della nuova sede di Forza Italia, in piazza di San Lorenzo in Lucina, e a catturare le prime immagini di quello che sarà il nuovo "regno" di Silvio Berlusconi. E le attese non sono state tradite, in particolare rispetto alle mirabolanti voci che circolavano sul lussuoso salone destinato ad accogliere le riunioni plenarie del nuovo-vecchio partito del Banana. Lo sfarzo c'è e si vede!
Lavori ancora in corso (ma siamo ai dettagli): presto lo stato maggiore del partito traslocherà in questo edificio meraviglioso con vista sulla Roma antica, meno costoso (700mila euro l'anno di affitto) di quello di via dell'Umiltà, che costava quasi 3 milioni l'anno.
Forza Italia si accomoderà al secondo piano del prestigioso edificio, che sorge accanto alla basilica di San Lorenzo in Lucina, e avrà a disposizione circa 3.000 metri quadri (a via dell'Umiltà erano 1.500 in più). Oltre al salone (di circa 100 metri quadri) ci sono 60 stanze destinate ai dirigenti. A proposito: quanto spazio toccherà ad Angelino Alfano? Ah saperlo... (Fonte: DAGOSPIA)
Non è stato proprio facilissimo, ma Dagospia è riuscita a entrare all'interno della nuova sede di Forza Italia, in piazza di San Lorenzo in Lucina, e a catturare le prime immagini di quello che sarà il nuovo "regno" di Silvio Berlusconi. E le attese non sono state tradite, in particolare rispetto alle mirabolanti voci che circolavano sul lussuoso salone destinato ad accogliere le riunioni plenarie del nuovo-vecchio partito del Banana. Lo sfarzo c'è e si vede!
Lavori ancora in corso (ma siamo ai dettagli): presto lo stato maggiore del partito traslocherà in questo edificio meraviglioso con vista sulla Roma antica, meno costoso (700mila euro l'anno di affitto) di quello di via dell'Umiltà, che costava quasi 3 milioni l'anno.
Forza Italia si accomoderà al secondo piano del prestigioso edificio, che sorge accanto alla basilica di San Lorenzo in Lucina, e avrà a disposizione circa 3.000 metri quadri (a via dell'Umiltà erano 1.500 in più). Oltre al salone (di circa 100 metri quadri) ci sono 60 stanze destinate ai dirigenti. A proposito: quanto spazio toccherà ad Angelino Alfano? Ah saperlo... (Fonte: DAGOSPIA)
Re: Top News
ECONOMIA
24/08/2013
Italia fuori dalla classifica Ue
delle regioni più competitive
La Lombardia arretra con tutto
il Nord, la Sicilia fanalino di coda
La crisi ha cancellato l’Italia dalla cartina europea della competitività. Anche la Lombardia, fino a tre anni fa tra le prime cento regioni europee, è uscita dalla classifica e si trova ora al 128esimo posto. Lo certifica la Commissione europea nell’indice del 2013. In testa alla Top 5 c’è Utrech, in Olanda, seguita dall’area di Londra, dal Berkshire - Buckinghamshire - Oxfordshire (Gran Bretagna), da Stoccolma, e dal Surrey (ancora in Gran Bretagna). Le regioni del meridione d’Italia occupano tutte le ultime posizioni della classifica. La Sicilia è al 235esimo posto su 262. La Calabria è al 233esimo subito dietro alla Puglia e poco distante dalla Basilicata (227).
La classifica è stata stilata tenendo conto di diversi fattori: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità e istruzione di base. Nessuna delle regioni italiane è stata `promossa a pieni voti´ in almeno uno di questi capitoli. Scorrendo l’elenco si trovano tutte nella parte bassa della lista. Sardegna (222), Campania (217) e Molise (201), hanno ottenuto risultati paragonabili a quelli raggiunti dalle zone più depresse est europeo. Punteggi migliori, ma comunque preoccupanti, per le altre. Dopo la Lombardia, al 141esimo posto si trova l’Emilia Romagna, al 143esimo il Lazio, al 145 la Provincia autonoma di Trento, e poi ancora la Liguria (146), il Piemonte (152), il Friuli (157), il Veneto (158), La Toscana (160), l’Umbria (167), la Provincia autonoma di Bolzano (173), le Marche (177), la Valle d’Aosta (178) e l’Abruzzo (187).
http://www.lastampa.it/2013/08/24/econo ... agina.html
24/08/2013
Italia fuori dalla classifica Ue
delle regioni più competitive
La Lombardia arretra con tutto
il Nord, la Sicilia fanalino di coda
La crisi ha cancellato l’Italia dalla cartina europea della competitività. Anche la Lombardia, fino a tre anni fa tra le prime cento regioni europee, è uscita dalla classifica e si trova ora al 128esimo posto. Lo certifica la Commissione europea nell’indice del 2013. In testa alla Top 5 c’è Utrech, in Olanda, seguita dall’area di Londra, dal Berkshire - Buckinghamshire - Oxfordshire (Gran Bretagna), da Stoccolma, e dal Surrey (ancora in Gran Bretagna). Le regioni del meridione d’Italia occupano tutte le ultime posizioni della classifica. La Sicilia è al 235esimo posto su 262. La Calabria è al 233esimo subito dietro alla Puglia e poco distante dalla Basilicata (227).
La classifica è stata stilata tenendo conto di diversi fattori: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, sanità e istruzione di base. Nessuna delle regioni italiane è stata `promossa a pieni voti´ in almeno uno di questi capitoli. Scorrendo l’elenco si trovano tutte nella parte bassa della lista. Sardegna (222), Campania (217) e Molise (201), hanno ottenuto risultati paragonabili a quelli raggiunti dalle zone più depresse est europeo. Punteggi migliori, ma comunque preoccupanti, per le altre. Dopo la Lombardia, al 141esimo posto si trova l’Emilia Romagna, al 143esimo il Lazio, al 145 la Provincia autonoma di Trento, e poi ancora la Liguria (146), il Piemonte (152), il Friuli (157), il Veneto (158), La Toscana (160), l’Umbria (167), la Provincia autonoma di Bolzano (173), le Marche (177), la Valle d’Aosta (178) e l’Abruzzo (187).
http://www.lastampa.it/2013/08/24/econo ... agina.html
Chi c’è in linea
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