Ci siamo

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peanuts
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Re: Ci siamo

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Ma a quale scopo però?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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peanuts
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Re: Ci siamo

Messaggio da peanuts »

#giuntalive #M5S PDL fa slittare il voto. Solita melina berlusconiana per salvare un condannato a 4 anni #FuoriBerlusconi
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Re: Ci siamo

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https://twitter.com/search?q=%23giuntalive&src=hash

davvero interessante
E il pd che fa?

Un caXXo di niente...
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camillobenso
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Re: Ci siamo

Messaggio da camillobenso »

Come può tenersi, Letta, una donna sciocca come la De Girolamo come ministro?????????????????
erding
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Messaggio da erding »

camillobenso ha scritto:Come può tenersi, Letta, una donna sciocca come la De Girolamo come ministro?????????????????
Sarà perchè è la rappresentante delle larghe intese ...domestiche.
lucfig
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Re: Ci siamo

Messaggio da lucfig »

Sintesi perfetta quella del "il Fatto Quotidiano" riferita alla giornata di ieri e più in generale di questa situazione ...

Caso Berlusconi. Napolitano monita e il Pd s’ammoscia


Il capo dello Stato entra a gamba tesa nel dibattito sulla decadenza del pregiudicato invocando l’unità nazionale. La Giunta s’inchina e prende altro tempo. B. se la ride: “Se la sono fatta sotto”
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peanuts
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Re: Ci siamo

Messaggio da peanuts »

erding ha scritto:
camillobenso ha scritto:Come può tenersi, Letta, una donna sciocca come la De Girolamo come ministro?????????????????
Sarà perchè è la rappresentante delle larghe intese ...domestiche.
:mrgreen:
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Ci siamo

Messaggio da peanuts »

Che figuraccia il pd
Fate pena, massa di violante
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Re: Ci siamo

Messaggio da camillobenso »

Berlusconi rassicura il Pdl: presto farò la mossa decisiva
Il Cavaliere, ad Arcore con figli e legali, consulta falchi e colombe: sul piatto ci sono tutte le ipotesi. E aspetta un segnale dal Colle mentre le diplomazie lavorano col Pd


Adalberto Signore - Gio, 12/09/2013 - 08:22

Segna il passo il Cavaliere. E come un plotone che continua a marciare sul posto in attesa dell'alt o dell'ordine di riprendere l'avanzata, anche Silvio Berlusconi è incerto e per nulla deciso sul da farsi.


La giornata la passa ancora una volta chiuso ad Arcore, in compagnia dei figli e degli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi.


Tregua già finita: la Giunta non trova l'accordo sui tempi
E al telefono con Roma, spesso in vivavoce, ascolta prima le colombe e poi i falchi del suo partito: da una parte chi gli consiglia di mediare e trattare e tenere in vita il governo e dall'altra chi è convinto che ormai la strada sia segnata e che nessuno gli farà sconti (soprattutto il Quirinale) e che l'unica soluzione è far saltare il banco per andare ad elezioni e fare una grande campagna elettorale sulla giustizia.

Berlusconi lascia parlare e, spesso e volentieri, concorda con entrambe. D'altra parte, la partita è complicata e ogni soluzione si porta dietro pro e contro. Con una certezza: difficilmente la questione potrà essere risolta definitivamente, perché sul tavolo non c'è solo il voto sulla sua decadenza da senatore ma pure la riformulazione delle pene accessorie della Corte d'appello e, guardando ancora più avanti, gli altri processi che sono in piedi (tra cui quello Ruby già in appello). Insomma, difficile pensare ad una soluzione definitiva.

Ecco perché il Cavaliere temporeggia, perché pur essendo più tentato dallo strappo che dalla trattativa lascia che gli ambasciatori – con il Pd e con il Colle – facciano il loro lavoro. «Presidente, è arrivato il momento di prendere una decisione», lo invitava ieri più di un interlocutore. Ma Berlusconi continua a frenare, ad evitare lo show down. E il massimo che gli riescono a strappare i colonnelli del Pdl che hanno occasione di sentirlo al telefono è la promessa che «entro pochi giorni scioglierà gli indugi». Per il momento, però, continua ad «aspettare un segnale», in particolare dal Colle. Un attesa che non dovrebbe durare più di qualche giorno, al massimo fino a quando la prossima settimana la Giunta per le elezioni del Senato si pronuncerà sulla relazione del senatore Andrea Augello. Allora, se il voto fosse compatto e contrario come probabilmente sarà, si dovranno tirare le somme. E decidere il da farsi.

Sul tavolo ci sono ancora tutte le ipotesi, come quella di staccare la spina al governo (perché in effetti sarebbe insostenibile restare nella stessa maggioranza con chi ti ha appena fatto decadere da senatore con un voto dell'aula) e sperare in elezioni anticipate con una campagna elettorale incentrata sulla giustizia. Sarà un caso, ma ieri nella nuova sede del partito in piazza in Lucina hanno iniziato a sventolare dai balconi (anche sul lato via del Corso) le bandiere di Forza Italia. Resta in piedi, però, anche la trattativa per una soluzione meno dura. Che magari potrebbe passare per la grazia o per un Berlusconi che decide di dimettersi prima del voto dell'aula così dal disinnescare la miccia.

A quel punto, il Cavaliere resterebbe sulla scena come leader del centrodestra alla Beppe Grillo, guiderebbe cioè il partito da fuori il Parlamento. Più probabilmente affidato ai servizi sociali più che agli arresti domiciliari. Sembra che l'ex premier propenda infatti più per la prima soluzione, che gli permetterebbe anche di avere una certa «agibilità politica». Se invece la scelta dovesse alla fine cadere sui domiciliari con ogni probabilità chiederebbe di trascorrerli ad Arcore.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/b ... 49601.html
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Re: Ci siamo

Messaggio da camillobenso »

“L’obiettivo di B.: prescrizione politica”

(Silvia Truzzi).
12/09/2013 di triskel182


L’intervista
Barbara Spinelli.

Tra urla, appelli e minacce che accompagnano in questi giorni il dibattito sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi, pare che nessuno si sia posto una semplice, ma capitale, domanda: quanto costerebbe al Paese sacrificare un principio fondamentale come l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge? Lo abbiamo chiesto a Barbara Spinelli, scrittrice ed editorialista di Repubblica.

Perché sembra una bestemmia dire che una persona condannata definitivamente per frode fiscale – reato ai danni dello Stato – non può rappresentare i cittadini in Parlamento?



Lo abbiamo chiesto a Barbara Spinelli, scrittrice ed editorialista di Repubblica.

Perché sembra una bestemmia dire che una persona condannata definitivamente per frode fiscale – reato ai danni dello Stato – non può rappresentare i cittadini in Parlamento?

Perché è difficile dire quel che pure è ovvio: questo nostro Stato si definisce a parole democratico, ma ha perduto la coscienza di essere una democrazia costituzionale, cioè dotata di una legge fondamentale che garantisce principi come la separazione dei poteri e, appunto, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

[sky]Si procede con sospetta premura alla modifica dell’articolo cardine della Costituzione, il 138, che disciplina la revisione della Carta con procedure di garanzia. Tutto questo per volontà di un governo “contro natura”, nato da un’infedeltà elettorale, insieme a un Parlamento eletto con una legge fortemente sospetta di incostituzionalità. C’è più di qualcosa che non quadra.

Cambiare la Costituzione con procedure accelerate che stravolgono l’articolo 138 – una valvola di sicurezza pensata dai Padri costituenti proprio per evitare manomissioni – è un colpo di mano.

Si parla di deroga, ma la parola giusta è violazione della Costituzione: finché non è modificato, l’articolo 138 è legge da osservare. Tanto più è un colpo di mano se pensiamo alla presente congiuntura storica: un Parlamento di nominati, un governo di larghe intese che gli elettori non volevano e che distorce la democrazia. Infine il conflitto di interessi: immutato, esso resta il male volutamente non curato del sistema politico. Come rafforzare i poteri dell’esecutivo, quando chi più si batte per il rafforzamento è Berlusconi, condannato e interdetto dai pubblici uffici perché frodava lo Stato per i propri interessi di imprenditore mentre governava? Altra stortura, gravissima: la legge elettorale viene accorpata al riesame costituzionale, dunque chissà quando ne avremo una nuova. Come se il Porcellum fosse parte della Carta!
[/sky]


Che impressione ha di questa lunga discussione nella Giunta per le elezioni del Senato: stanno prendendo/perdendo tempo?

Certo: già questo è un successo per Berlusconi. È come nei processi: rinvii, cavilli, dilazioni fino ad arrivare alla prescrizione. Anche in politica il traguardo pare essere una sorta di prescrizione. A forza di allungare i tempi si giungerà a ottobre, quando Berlusconi deciderà sull’affidamento ai servizi sociali e quando la Corte d’appello ridefinirà l’interdizione dai pubblici uffici. Sarebbe una vittoria per lui: vorrebbe dire che il parlamento non è riuscito a farlo decadere e che lo faranno i giudici, contro cui potrà inveire in nome del popolo sovrano e del Parlamento.

Il capo dello Stato martedì ha dichiarato: “Se non teniamo fermi e consolidiamo questi pilastri della nostra convivenza nazionale tutto è a rischio”. L’appello all’unità è stato messo in relazione con il braccio di ferro sulla decadenza di Berlusconi. Lei cosa pensa di questo intervento?

Il Presidente è intervenuto due volte, in agosto e settembre, sulla decadenza. Un’interferenza abbastanza irrituale, che tradisce la sua gerarchia delle urgenze: la cosa che più conta è la sopravvivenza del governo delle grandi intese. In altre parole: dà a quest’ultimo il primato, e pesa sulla Giunta ricordandole che essenziale è non abbattere i “pilastri della convivenza nazionale” con una rottura tra Pd e Pdl. L’intervento è pericoloso, e anche singolare: se è vero che le sentenze vanno rispettate, e Napolitano lo ribadisce con forza, come evitare uno scontro fra Pd e Pdl? Nella sostanza, siamo a un bivio: se vuole ritrovare identità ed elettori, il Pd deve interrompere questa venerazione di Napolitano, che va ben al di là del rispetto istituzionale. È l’adesione a una visione emergenziale della democrazia italiana, fatta propria dal Quirinale: da anni siamo “sull’orlo del precipizio”, “a un passo dal baratro”, dunque in stato di eccezione. Nulla deve muoversi. La democrazia è sospesa. Io non ritengo affatto pericolosa la caduta di un governo. Ne abbiamo avute tante e l’economia ne ha risentito poco.

Napolitano è stato rieletto, per la prima volta nella storia repubblicana, al sesto scrutinio. Ma ci sono stati presidenti eletti al 21esimo. E così ora una possibile caduta del governo cui seguissero nuove consultazioni ed eventualmente un nuovo esecutivo sembra un strappo. Che fine ha fatto la fisiologia istituzionale?

L’ideologia emergenziale permette a oligarchie chiuse di governare aggirando il normale funzionamento delle istituzioni, e anche gli esiti elettorali. È un ricatto sotto il quale viviamo da tempo. Ci ha anestetizzati. Il terrore del tracollo si è insinuato nelle menti, tanto ossessivamente viene ripetuto. Ci sono poi parole assassine: “governo di scopo”, “governo di servizio” trasmettono un’unica immagine: qualunque altro governo nato da elezioni non sarà “di servizio”. Nella migliore delle ipotesi sarà “senza scopo”, nella peggiore sarà in mano a populisti e malfattori.

Paolo Mieli ha detto: “Il ricatto di Berlusconi sulla caduta del governo è una pistola scarica”. Non è che tutto questo urlare alla catastrofe in caso di caduta del governo, carica quest’arma?

Berlusconi si è sempre nutrito della retorica emergenziale. La sua idea del capo legibus solutus, non ostacolato da nessuno, è coerente all’idea, valida in tempi di guerra, dello stato di necessità.


Perché si sono consegnati mani e piedi a un uomo che stava per essere condannato?

Nel 2009, a proposito del lodo Alfano, Ghedini disse che il premier non è un primus inter pares, ma un primus super pares. Che la “legge è uguale per tutti, non la sua applicazione”. Sono controverità entrate negli usi e costumi della Repubblica. Nella dichiarazione del 13 agosto, Napolitano ha preso atto della condanna di Berlusconi, ma al tempo stesso ha considerato “legittimi” gli attacchi e le rimostranze del Pdl contro i magistrati e la sentenza. Contrapporre la legittimità alla legalità è materia incandescente. È uno iato di cui s’è nutrita la cultura antilegalitaria delle destre e sinistre estreme, nella storia d’Europa.

Il capo dello Stato ha ricevuto il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che secondo il Corriere della Sera, è salito al Colle in veste di ambasciatore di Berlusconi.

Il fatto in sé non mi scompone. Ma era il caso di riceverlo proprio in questi giorni? È il momento prescelto che inquieta. Come le telefonate di Nicola Mancino. Telefonare con Mancino è del tutto normale, tranne nel momento in cui l’ex ministro è indagato sulla trattativa Stato-mafia.

Da Il Fatto Quotidiano del 12/09/2013.
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