Francesco un papa ...Cristiano!

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

La vox populi maschile e femminile si scatena


Lorenzo Collina
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6 minuti fa (19:37)
Ma che scemenza. Ma possibile che si debba cercare ogni pretesto per condurre una battaglia al femminile? La lingua usa il maschile quando deve indicare entrambi i generi e uomo significa in senso esteso essere umano, punto. Che palle queste cazzate miserabili per rivendicare la parità dei sessi, io sono un uomo e credo fermamente nella parità di diritti, iniziassero a crederci anche le donne invece di sparare cazzate su un argomento, lo scambio Scalfari/Bergoglio, che è già una cazzata di suo ma che non ha assolutamente niente di sessista.
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Manuel Ricci
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10 minuti fa (19:33)
Ma fa una inutile polemica sul sesso della sintassi della lingua italiana che la esclude dalla lettera del Papa quando la Chiesa ha esplicitamente escluso le donne dal sacerdozio? fosse quello il problema....
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pippo pipponio
16 Fan
11 minuti fa (19:32)
p.s. sinceramente avrei apprezzato di più una sana battaglia della Addis per avere finalmente qualche suora Cardinale o Vescovo e perchè no ? Papa ! O magari metterne qualcuna a capo dello IOR !!
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Tempus07
3 Fan
12 minuti fa (19:31)
Una lettera di un infantilismo sconcertante,dato che è ben chiaro come in tali casi per "uomini" si intenda "uomini e donne" nell'insieme.
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pippo pipponio
16 Fan
14 minuti fa (19:29)
mi sembra la scoperta dell'acqua calda ! Presso qualunque chiesa non protestante, compresa quella cattolica (per non parlare di quella musulmana, ortodossa ecc.), il ruolo della donna è sempre marginale poco distante da quello degli altri animali da soma o da cortile. Anche per questo le suore sono subordinate al clero maschile. Le suore non hanno accesso alle gerarchie ecclesiastiche e non possono diventare papa. La donna è simbolo di animalità, istintualità e foriera di peccato. Si salva solo la Madonna, ma per un pelo. Forse quello che scopre oggi la Addis è l'effetto del trascinamento attraverso le epoche di una cultura radicata al medioevo, dove scienza, emancipazione sociale e femminile e rerum novarum sono viste con sospetto e fastidio. Poco conta che la stragrande maggiornaza del popolo cattolico femminile rivendica un ruolo attivo nella società e nell'universo cattolico. La Addis dovrebbe sforzarsi di uscire dal suo cono d'ombra preclusivamente femminista per cercare di ampliare la visione del ruolo della chiesa e dei personaggi finto progressisti come Scalfari nella nostra di società. Forse scoprirebbe che sono tutti "marchingegni" buoni per congelare il sistema in modo che nulla evolva e i principi continuino a rimanere principi e i servi servi. Anche per questo alle donne non è concesso il diritto alla parola,persino nel mondo finto progressista di Repubblica. Certamente è anacronistico, ma è tutto un mondo che è anacronistico ! La Addis non scopra l'acqua calda...l'hanno già inventata !
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Vincenzodf1
6 Fan
15 minuti fa (19:28)
La Chiesa è prigioniera di ridicoli dogmi e di falsità che si porta appresso da secoli!. Visto che parlano sempre di anima, dovrebberi chiedersi : ma l' anima ha un sesso??. Io non lo credo . E allora, cos'è la donna un' anima di seconda categoria??. Ma mi facciano il piacere di tacere!.
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Clara1975
27 Fan
16 minuti fa (19:27)
Ha perfettamente ragione, sarebbe ora di aggiornare tutto il linguaggio, questo GENERE MASCHILE ESTESO ALLE DONNE non sta né in cielo né in terra... Non siamo più le donnine indifese e volutamente lasciate nell'ignoranza e nella sudditanza a cui si toglieva l'importanza che meritavano nei secoli passati, ora sappiamo il nostro valore e ci facciamo valere... Del resto anche l'UE ha pubblicato un documento di RACCOMANDAZIONI PER UN USO NON SESSISTA DELLA LINGUA, cosa aspettiamo?
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camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

Walter Lambro
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17 minuti fa (19:26)
So che ha detto l'indicibile, ma da che mondo è mondo gli abiti talari sono maschi!
Care ragazze, cominciate a sconfiggere il diavoletto che strizza l'occhio al conformismo,
come chi fa lo spogliarello vestita da suora o, come quelle della sottocultura goth, si inventa un modello di sessualità che si crede trasgressiva, ma che invece si limita a giocare con dei feticci delle religioni, e si produce in inutili giochetti di provocazione e reprimenda. Aspirate, osate, lottate.
E se volete andare in chiesa andateci pure, ma non perdete tempo coi °ministri del culto°, tanto, fino alla fine della cultura cristiana saranno sempre così! Con Amicizia!
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Superutente di HuffPost
elena gobbi
34 Fan
17 minuti fa (19:26)
Wow! Il sottotitolo è fuorviante, davvero, dov'è l'indicibile?
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Michele Stallo
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18 minuti fa (19:25)
Per favore, lasciamo che lo sfogo estremista stia nei commenti, ma non diamo la prima pagina per riportare uno sproloquio di questo tipo: sessista e senza alcun senso.
Mi spiace che la dr.ssa Addis abbia fatto questa "scivolata"...
Avrei tanto voluto sentire il parere di una grande donna, atea, che purtroppo non c'è più: Margherita Hack...
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Marcello Piras
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20 minuti fa (19:23)
Alla scuola elementare la maestra mi aveva insegnato che "a me mi" è una sgrammaticatura, non che per sdoganare "a noi ci" bastassero due virgole.
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Gent Normal
10 Fan
14 minuti fa (19:29)
1) a me mi anche secondo la crusca è accettabile, come forma rafforzativa
2) a maggior ragione se fra due virgole, in quanto separano i due elementi e la funzione che giocano all'interno della frase
3) in ogni caso fare il grammar nazi non è simpatico
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franco bardi
8 Fan
23 minuti fa (19:20)
Mah, a voler cercare, qualcosa si trova sempre.
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Democratiko
8 Fan
23 minuti fa (19:20)
Applausi!!!!
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potaffo
44 Fan
27 minuti fa (19:16)
Ma questa scrive un'articolo su di un giornale e non sa che in italiano con "uomini" si intende anche il genere umano, e non i "maschi"? Boh....qui in Italia si fa a gara a rendere detestabili le cause giuste per eccesso di talebanismo.
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Gent Normal
10 Fan
13 minuti fa (19:30)
'Si intende', ma si pensa davvero alle donne, quando si dice? Si pensa alle donne quanto agli uomini?
Bisogna considerare i veri effetti del linguaggio che usiamo, oltre alle convenzioni come sono scritte sui libri di grammatica.
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eaddis
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5 minuti fa (19:38)
Cara potaffo, questa cosa che tu dici l'hanno decisa alcuni, forse una maggioranza. Ma da molti anni, almeno dal bel libro di Alma Sabatini a cura della prima Commissione Pari Opportunità, primi anni '80, una minoranza di femministe con il parere favorevole di psicologi dell'età evolutiva, ha detto che non ci va bene, e che le donne e le bambine si sentono escluse, umiliate, e risentono negativamente nel loro sviluppo psichico del fatto di essere sempre indicate con il maschile. Per rispetto di una minoranza, che non è piccola, potreste usare invece di uomini "esseri umani"? Grazie
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camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

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l’Unità 12.9.13

Il Papa e i credenti /1
Il cristianesimo non è un’ideologia

Padre Antonio Spataro


[img]Quest’estate ero a Buenos Aires per una conferenza alla Società argentina di teologia. A pranzo si parlava di Papa Francesco, e io facevo cenno allo stupore che le sue parole e i suoi gesti suscitano in molti dalle nostre parti. La risposta di alcuni dei miei interlocutori è stata che loro si stupivano del nostro stupore.

Perché Bergoglio è sempre stato così: aperto a un dialogo senza porte e finestre. Il vescovo di Roma che telefona o che scrive lettere è lo stesso vescovo di Buenos Aires che in quella sede faceva le stesse cose. Ma adesso le fa da Papa, appunto.

Il significato della lunga lettera a Eugenio Scalfari, dunque, è da trovare nella visione che Papa Francesco ha sempre avuto del rapporto umano. [/img]

Non c’è testimonianza né comunicazione della fede, del resto, se non c’è prima e alla base un rapporto umano. Lo abbiamo visto in Brasile: la prossimità, fatta di abbracci e parole, non è per lui una questione di puro stile esteriore, ma parte integrante e imprescindibile del suo ministero e del messaggio che intende comunicare: il Vangelo.

Quello di Papa Francesco è un agire comunicativo per cui non c’è distanza tra la sua persona e ciò che fa o dice. Sa insomma di essere un uomo e non una «icona».
Le sue dunque sono lettere, non oracoli. E quella a Scalfari è una lettera che attinge a piene mani all’esperienza personale di fede del Papa.


LA SFIDA PER I CRISTIANI
Scalfari si era professato un non credente affascinato da Gesù di Nazareth, che comunque crede che Dio sia una «invenzione consolatoria degli uomini». Si era rivolto al Papa senza immaginarsi una risposta, credo, ma aprendo una interlocuzione su temi importanti. Francesco è naturalmente attratto da interlocuzioni serie con persone che si professano non credenti o anche credenti di altre religioni.
Non dimentichiamo che alla fine del suo primo incontro con gli operatori dei media il Papa aveva impartito la sua benedizione in silenzio. Dunque l’ha impartita, ma silenziosamente, perché aveva detto «molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti». Si è trattato allora di un gesto singolare, compiuto «rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio». La potenza di questa benedizione silenziosa ha attraversato persino le barriere dei cuori, giungendo a toccare chiunque proprio grazie alla creazione di un «evento comunicativo» che non ha lasciato fuori nessuno. Nel suo splendido dialogo col rabbino Skorka aveva detto: «Perfino con un agnostico, perfino dal suo dubbio, possiamo guardare insieme verso l’alto e cercare la trascendenza». Sono parole forti. Sempre in quella conversazione forse troviamo la chiave di lettura della missiva a Scalfari: «Quando mi ritrovo con degli atei, condivido problematiche umane, ma non propongo subito il problema di Dio, a meno che non siano loro a chiedermelo. Se accade, spiego perché io credo». Scalfari glielo ha chiesto. E il Papa ha risposto.
Insomma il Papa dialoga perché vuole condividere un pezzo di strada e sa che il Vangelo si testimonia incarnandolo in un atteggiamento «non arrogante», lontano dall’irrigimento. La verità non irrigidisce, ma rende liberi. E richiede che anche l’altro interlocutore non sia rigido e sia invece libero. La verità non mette sulla difensiva, ma rende possibile la testimonianza e il dialogo. Insomma: qui c’è il senso e lo stile della missione secondo Bergoglio e la sua positiva sfida alla Chiesa che è chiamata ad essere radicalmente callejra, di strada, di frontiera, di missione.
Qui io personalmente ritrovo anche il Bergoglio formatosi a una spiritualità umanistica, come quella gesuitica, che sa costruire ponti, che gode dei terreni comuni e si nutre di autenticità di relazione naturalmente intensa anche con l’ateo: «Non gli direi mai che la sua vita è condannata, perché sono convinto di non avere il diritto di giudicare l’onestà di quella persona. E ancor meno se mostra di avere virtù umane, quelle che rendono grande una persona e fanno del bene anche a me». Lo aveva detto al rabbino Skorka e lo ha ripetuto a chiare lettere: «La questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza». Non è affatto debolezza o captatio benevolentiae. Le motivazioni di questo atteggiamento sono profonde. Il discernimento spirituale ha insegnato a Bergoglio che «l’esperienza spirituale dell’incontro con Dio non è controllabile» (parole sue). Anche l’ateo, dal punto di vista di un credente, ha una vita spirituale, come qualunque essere umano. Nessuno è escluso dalla grazia, anche se non riesce a riconoscerlo. E qui troviamo un’altra grande sfida del pontificato di Papa Francesco: la trasmissione della fede in un mondo complesso, considerando quello che Ignazio di Loyola chiamava un presupponendum aperto e positivo circa gli atteggiamenti, le parole, la sincera ricerca degli altri.
Posto ciò, Papa Francesco ha parlato di Cristo col quale bisogna confrontarsi «nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda». Se c’è una cosa che Bergoglio non tollera è l’ideologia. Una fede che ha al cuore altro (precetti, certezze, qualunque altra cosa) rispetto alla potenza che scaturisce dala persona di Gesù rasenta l’ideologia. Questo è un punto prezioso della lettera del Papa a Scalfari: la verità del Vangelo non è mai «assoluta», dice il Papa, perché non è mai slegata (ab-soluta, in latino) dalla relazione. Ciascuno coglie la verità del Vangelo e la esprime a partire dalla propria storia, dalla propria cultura, dalla propria situazione esistenziale.
E ancora il Papa ha ribadito: Dio «non è un’idea». L’originalità della fede cristiana sta proprio nel fatto che la fede ci fa partecipare al rapporto che Gesù ha con Dio. Un rapporto che include tutti gli uomini, compresi i nemici. Gesù include non esclude. Da qui discendono due elementi fondamentali, apparentemente lontani tra loro. Il primo è l’importanza della Chiesa: senza di essa per Bergoglio non sarebbe stato possibile l’incontro personale con Cristo. Senza la comunità la fede resta come appesa: senza sacramenti, senza fraternità, senza intelligenza delle Scritture. Il secondo elemento è l’importanza che riveste per Bergoglio la laicità dello Stato, perché come ha detto in Brasile «senza assumere come propria nessuna posizione confessionale, rispetta e valorizza la presenza della dimensione religiosa nella società, favorendone le espressioni più concrete». Tutte.
Questa lettera di Papa Francesco è dunque una tappa all’interno di un dialogo aperto con chi è ateo o agnostico. E tuttavia è anche una lettera che sfida il credente, lo pungola a vivere una vita che lo apre al mondo e alle sue contraddizioni, sapendo che Cristo è l’unico principio e fondamento della sua fede.
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

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l’Unità 12.9.13
Il Papa e i credenti /2
Se la verità diventa avventura
La lettera del Papa mi ricorda i pensieri del card. Martini: la questione prima per la Chiesa non è la dottrina ma l’annuncio e la testimonianza
Nessuna esperienza della verità è priva di relazioni: questo vale per credenti e non

di Carlo Sini


La risposta di Papa Francesco alle domande di Scalfari conferma una volta di più l’ammirevole e per certi versi stupefacente disponibilità dell’attuale Pontefice ad aprirsi a un dialogo e a una presenza reale ovunque e con chiunque lo interpelli con sincerità e nobiltà di intenti.
Nella risposta molte cose importanti meriterebbero ovviamente attenzione adeguata. Per esempio il senso, a mio avviso, profondamente pastorale che emana da tutto il testo: non è questione prima per la Chiesa la dottrina, la «filosofia», ma l’annuncio e la testimonianza, la pratica concreta dell’amore. Anche il cardinale Martini, nei suoi interventi alla cattedra dei non credenti, pur non sottraendosi alle argomentazioni più sottili, privilegiava, se ben ricordo, la parola semplice e piana, che tocchi il cuore, la speranza e il destino esistenziale di chi ascolta.
C’è però più di un passaggio che suscita attenzione in chi, muovendo, diceva Scalfari, dalla modernità illuminista, ha detto addio a una supposta verità assoluta; con il sottinteso che la Chiesa sia invece tuttora favorevole ad attribuirsela. In proposito la risposta di Papa Francesco è non poco spiazzante: non è il caso di parlare di verità assoluta nemmeno per il credente. Ma qui bisogna intendere. Ciò che Papa Francesco rifiuta è che il non essere assoluto della verità equivalga all’esistenza di «una serie di verità relative e soggettive», come Scalfari sembra ritenere e con lui certamente moltissimi. Ora, che una verità sia «relativa» e «soggettiva» equivale a un’opinione priva di senso, che dice «verità» e che evidentemente non pensa ciò che dice; così pure non ha senso pensare verità in tono minore o «debole».
Papa Francesco dice invece chiaramente che cosa si deve pensare dell’assoluto: assoluto significa «sciolto» (ab-solutus), cioè privo di relazioni; ma nessuna esperienza o figura della verità è priva di relazioni, quella del credente come quella del non credente. Si tratta dunque di mutare sguardo relativamente a ciò che intendiamo nel riferirci alla verità. Uno sguardo inadeguato è quello che ritiene che la verità coincida con il contenuto di una credenza o con la forma logica di un giudizio (il famoso principio di non contraddizione, che suggestiona ancora qualche filosofema superstizioso). Papa Francesco invita a considerare invece la verità un cammino e una relazione di vita. In termini più filosofici direi che la verità è un evento, qualcosa a cui si appartiene, dice il Papa, e non che ci appartiene.
In un’intervista recente mi capitò di dire che la verità è un’avventura (chissà perché qualcuno vi ravvisò un pericolo di...nazismo): per avventura siamo nati e destinati a un certo mondo, che non abbiamo scelto. Dice Francesco: senza la Chiesa non avrei incontrato Gesù. Scalfari potrebbe dire: senza la tradizione della cultura illuminista non sarei quel non credente che sono. Tutto questo non è certo secondario o accidentale, perché senza relazioni (alla Chiesa, all’illuminismo, all’ebraismo ecc.), nessuna verità si fa presente e si manifesta. Il punto è come possa stare ognuno di noi nel suo destino e nella sua occasione di verità.
IL CAMMINO E L’ERRORE
E qui non so sin dove il mio dire cammini insieme al dire generoso di Francesco. Quello che penso dei contenuti che ognuno di fatto riferisce alla verità è che essi sono certamente inadeguati, nella loro parzialità storica, psicologica, antropologica ecc. Vi è qui come la certezza dell’essere in errore e dell’errare: senza questa consapevolezza, pregiudizio e superstizione la fanno da padroni (una Chiesa così disegnata sarebbe oscurantista, il che, osserva il Papa, è scandaloso pensarlo di una istituzione che ha per legge l’amore e per fine la liberazione di tutti gli esseri umani). Ma il fatto che i contenuti siano in errore rispetto al loro stesso evento, alla totalità che mai potranno circoscrivere, non significa affatto che essi siano trascurabili o secondari: è solo attraverso di essi, infatti, che ognuno fa di continuo esperienza della verità, del camminare della verità in relazione con noi, modificandoci e destinandoci all’avventura sempre aperta della vita, a un compito di incarnazione transitoria del destino che ci è assegnato. Imparare a considerare la verità non solo dalla parte superstiziosa del significato, ma dalla parte dell’evento, in quanto evento del significato e di ogni significato, dell’occasione e della nostra occasione, è forse l’apertura a una comprensione umana che sia più vera e più profonda della mera opposizione tra credenti e non credenti.

l’Unità 12.9.13
Francesco: Dio accoglie chi non crede
Il Papa ha risposto a una lettera di Scalfari: «Chi obbedisce alla coscienza avrà il perdono di Dio»
di Roberto Monteforte

«Lungo i secoli della modernità la fede cristiana, la cui novità e incidenza sulla vita dell’uomo sin dall’inizio sono state espresse proprio attraverso il simbolo della luce, è stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione. Così tra la Chiesa
e la cultura d’ispirazione cristiana, da una parte, e la cultura moderna d`impronta illuminista, dall’altra, si è giunti all’incomunicabilità». Parte da questa considerazione, che definisce «un paradosso», la lettera con cui Papa Francesco ha risposto alle sollecitazioni del fondatore di Repubblica, il «non credente» Eugenio Scalfari spiegando quanto sia «espressione intima e indispensabile» per un credente la stagione di «dialogo aperto e senza preconcetti per un serio e fecondo incontro» avviato con il Concilio Vaticano II. È questa la Chiesa di Bergoglio: accoglie più che giudicare e condannare. Soprattutto i «lontani», chi non crede. Abbandona i formalismi per andare verso l’uomo e affrontarne le inquietudini a partire dal senso del peccato. «La misericordia di Dio spiega non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza». «Il peccato, anche per chi non ha la fede aggiunge c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».
Alle sollecitazioni di Scalfari su «verità assoluta» e «relative» risponde uscendo da ogni dogmatismo paralizzante. «Per cominciare io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità “assoluta”, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione». «Ora, la verità, secondo la fede cristiana osserva è l’amore di Dio per noi in Gesù
Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa puntualizza che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita» ed «essendo tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa». Invita ad «intendersi bene sui termini» e «per uscire dalle strettoie di una contrapposizione... assoluta, reimpostare in profondità la questione».
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

il Fatto 12.9.13
Risposta a Scalfari
La “fede laica” di papa Francesco

di Marco Politi


Lo Spirito soffia dove vuole e la Sorte apre la sua cornucopia a suo piacimento. Per anni Eugenio Scalfari ha inseguito l’obiettivo di un’intervista con Giovanni Paolo II (negatagli dall’entourage di Wojtyla, che non voleva concedere questa soddisfazione a un papa laico) ed ecco che d’improvviso Francesco risponde a due suoi articoli estivi, in cui il fondatore di Repubblica esponeva gli interrogativi di un non-credente su un vasto arco di temi: dall’insostenibilità nel pensiero moderno di verità assolute al problema della Trinità e dell’incarnazione di Cristo negati dal rigido monoteismo ebraico e islamico fino ad arrivare alla questione del potere temporale della Chiesa così contrastante con il messaggio d’amore di Gesù.
Compresa la madre di tutte le domande: “Se una persona non ha fede né la cerca ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonata dal Dio cristiano? ”.
“La Chiesa è madre”, titola oggi l’Osservatore Romano e Francesco replica al “Pregiatissimo Dottor Scalfari” guardandosi bene dal dipingere un Dio cristiano, che da burocrate rigira in mano una pratica del non-credente e poi decide in onnipotenza se dare il timbro dell’assoluzione.
Francesco va oltre, non parla nemmeno di un “perdono”, che cade dall’alto. Racconta il Dio di Gesù la cui “misericordia non ha limiti” e insiste su un principio, ribadito dal Concilio e profondamente radicato nella morale laica: “Il peccato, anche per chi non ha fede, c’è quando si va contro la propria coscienza”. Perché sul decidersi come agire di fronte al bene o al male, “si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”.
LA LUNGA “Lettera a un non-credente”, come sarà chiamata da domani, è anzitutto il segno dell’enorme libertà interiore cui Francesco non vuole rinunciare. Già gli costa non potere girare senza vincoli per Roma, ma non intende assolutamente privarsi della comunicazione diretta con i suoi contemporanei. Si tratti di una donna abusata in America latina o di un uomo di cultura, che lo sfida con domande difficili.
La “Chiesa è madre”, ha detto ieri ai pellegrini all’udienza generale. Una madre che perdona, comprende, e “accompagna sempre” uomini e donne che a Cristo di rivolgono. È questo accompagnare che interessa Francesco, senza distinzioni di etichette. Di più, il papa che rifiuta il titolo di pontefice ha un solo grande interesse da quando è stato eletto: avvicinarsi agli uomini e alle donne del suo tempo, specie quelli – come notava con allarme giorni fa il cardinale Scola – che sentono la Chiesa astratta e lontana.
E così, mentre risponde con affettuosa cortesia all’“Egregio Dott. Scalfari”, scavalca i termini stessi di una disputa al-l’antica tra l’Illuminista e il Gesuita, tra il Razionalista e il Tomista o il seguace di sant’Agostino (qual era Benedetto XVI). In otto punti Scalfari riassume ieri su Repubblica le sue domande.
Quasi fosse ancora all’interno di un dibattito su Fede e Ragione, di quelli che appassionavano cerebralmente Joseph Ratzinger. Ma a Francesco il duello teologico, al fondo, non interessa affatto.
Gli sta a cuore rompere il muro dell’incomunicabilità, partendo dal “confrontarsi con Gesù nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda”. Gli sta a cuore un dialogo senza preconcetti indirizzato a un “serio e fecondo incontro” con i non-credenti (e, si può dire, con tutti i variamente credenti), non arenandosi nel gioco degli schemi concettuali, che portavano Ratzinger alla fine a teorizzare una Chiesa che decide e spiega cosa è la ragione, cosa è la natura, persino come deve essere la laicità dello Stato.
Francesco, lo si evince dalla sua lettera, vuole altro. Annuncia un Cristo venuto a dare a chi lo ascolta “libertà e pienezza di vita”. Parla di una fede, che esclude la “ricerca di qualsivoglia egemonia” e si pone al servizio di tutti gli uomini. (E intanto, la notizia è di ieri, spiega ai religiosi che i conventi vuoti è meglio dedicarli all’assistenza invece di trasformarli in alberghi! Maggio scorso, rivolto alla Caritas internazionale, aveva detto che bisognerebbe “persino vendere le chiese per dare da mangiare ai poveri”. Scontrandosi con il muro del silenzio della gerarchia ecclesiastica).
FRANCESCO parla di una fede che non rende arroganti, ma umili. Che “non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro”, Che non è separazione, ma dialogo. Una fede in cui è valorizzata l’obbedienza alla propria coscienza.
È persino fuorviante, spiega papa Bergoglio, parlare di verità “assolute”. Perché evoca l’idea di verità slegate da ogni relazione. No, insiste il papa, la “verità è l’amore di Dio per noi… la verità è una relazione”. E ognuno la esprime a partire dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive. Niente di “soggettivo” in tutto questo – rimarca Francesco – ma la consapevolezza che la verità non è un trofeo da brandire ma “si dà a noi sempre come un cammino e una vita”. In definitiva, la verità è tutt’uno con l’amore. In questa prospettiva Francesco vuole “fare un tratto di strada insieme” con i non-credenti. Ammettendo apertamente che la Chiesa nei suoi esponenti “può aver commesso infedeltà, errori e peccati e può ancora commetterne”.
Una domanda cruciale, tuttavia, rimane inevasa in questo dialogo. Scalfari, avendo confessato che gli piacciono moltissimo papa Francesco, il Poverello di Assisi e Gesù di Nazareth, ricordava la Chiesa cattolica è diventata quello che è, perché si è data una struttura di potere.
Che ne sarà? Qui Bergoglio non può rispondere. Perché l’interrogativo riguarda la sua stessa leadership e il successo o l’insuccesso della sua perestrojka.
soloo42000
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da soloo42000 »

Che ne sarà? Qui Bergoglio non può rispondere. Perché l’interrogativo riguarda la sua stessa leadership e il successo o l’insuccesso della sua perestrojka.
Se non vogliamo faccia la fine di Kennedy, Martin Luther King e tanti altri, conviene lasciarlo lavorare.
Tanto la Chiesa per cambiare ci metterà generazioni, come del resto le nostre Comunità.

E allora la priorità adesso è indirizzare la Chiesa sul binario giusto depurandola da fondamentalismi e collusioni politiche.
Ma al tempo stesso predisporre quei meccanismi di successione in modo che il prossimo papa sia un Francesco 2 o un Giovanni 24.

Non illudiamoci che dopo 35 anni di papi e vescovi ultraconservatori (e quasi altrettanti di razzismo e mignottismo in italia), due anni di un papa gesuita possano cambiare tutto.
Può però accadere, se si muove con decisione e non l'ammazzano, che imposti correttamente la via futura.


soloo42000
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

Scalfari/2

Il parere di Scalfari sull’operato pastorale di Francesco a In Onda, la risposta alle sue lettere, e la trasformazione (temporale e temporanea) della Chiesa Cattolica.

Il tempo di approfondimento a disposizione era poco ma qualcosa d’interessante è emerso. Meglio lo Scalfari che affronta la teologia che lo Scalfari che affronta la politica.

Domani la replica sarà a disposizione e sarà interessante visionarla.

E’ auspicabile che il dialogo tra l’uomo venuto da lontano per fare il Papa non tradizionale, continui con gli atei, che come Scalfari non cercano Dio.

E’ una finestra storica difficilmente ripetibile, perché le forze oscurantiste della chiesa integralista e classista, schierata in tutta naturalezza con la destra politica da sempre, come per Papa Giovanni, subirà temporaneamente gli eventi, mai poi cercherà in tutti i modi possibili di riportare indietro le lancette della storia. Ci è riuscita in questo mezzo secolo ma poi si è trovata di nuovo ad avere a che fare con un nuovo Papa rompipalle, che si sta spingendo ben oltre Giovanni XXIII.

E. Scalfari, che nasce fascista, poi attraverso una serie di trasformazioni approda alla sinistra, non andando oltre la sinistra liberale, quando dichiara di essere innamorato della figura dell’uomo Gesù di Nazareth non riesce a coniugare che il socialismo è nato allora, 2020 anni fa.

Questo dovrebbe farlo presente a Francesco.

“Quali sono i nemici di Francesco?” chiede la Gruber a Scalfari.

E Scalfari rimane sul vago.

I nemici di Francesco sono tanti, non solo la curia trafficona, ma anche tutta la destra e la destra democristiana a livello popolare, che quando è in vena di confronti non esita ad affermare che questo Papa piace solo ai comunisti (che non ci sono più).
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

L’uomo venuto da lontano - 1


La sinistra italiana, e non solo, ha ritrovato temporaneamente il suo leader, un leader di peso. Fin che dura.

Non sappiamo quanto potrà durare il pontificato di Francesco, perché sta dando fastidio a troppi.

Noi non sappiamo esattamente cosa è successo più di duemila anni fa in Palestina, perché quanto è giunto a noi è solo e soltanto grazie a quanto tramandato per via orale prima e poi attraverso scritti.

In più noi sappiamo con certezza che sia nella trasmissione orale che in quella scritta ognuno ci mette sempre un pezzo di suo, e adatta un fatto ai suoi interessi, fossanchero di natura religiosa.

Rimane però il fatto storico che in quel periodo qualcosa deve essere successo e il potere ha mandato un un’uomo in croce, come si usava a quei tempi.

Per i credenti di fede cristiana, quell’uomo chiamato Gesù era il figlio di Dio.

Per gli islamici, e non solo, Gesù era solo un profeta.

Per i laici dei giorni nostri, e anche per gli atei di larghe vedute, quell’uomo chiamato Gesù, per quello che predicava all’epoca, può essere considerato il primo socialista della storia dell’umanità di cui si ha memoria tramandata.

Ed per questo forse attendibile motivo che il potere costituito dell’epoca si sia voluto liberare di lui spedendolo in croce.

La storia è piena di martiri del potere costituito, sia di tipo laico che religioso.

Rimane un mistero il fatto che gli ebrei, chiamati i fratelli maggiori dai cattolici, dopo più di 2000 anni stiano aspettando ancora il Messia. Questo fatto crea non pochi dubbi verso l’approccio della fede.

Difficilmente sapremo mai cosa sia successo realmente a Papa Luciani. La Chiesa cattolica è ambigua e sfuggente su questo punto.

Per quanto mi riguarda, essendo propenso a credere che in quella casa di Satana dell’Oltretevere che predica in un senso ma poi opera fattivamente in modo opposto, facendo prevalere la propria predominanza culturale che viene dai secoli, abbia inteso rimuovere colui che stava per azzerare gli interessi materiali del potere temporale del Vaticano.

In più, un’amico che abita in questa città, nipote del segretario di Papa Luciani, un quindicina di anni fa ci riportava la convinzione dello zio, che l’ex Patriarca di Venezia non sia morto di morte naturale.

La storia secolare della Chiesa cattolica depone a favore di questa tesi.

Francesco, nel suo breve papato ha portato la sfida a più poteri costituiti del pianeta.

Fino a dove gli consentiranno di arrivare?

Il fatto è che in questi mesi Francesco ha veramente scosso soprattutto i laici.

Da queste parti, un ateo comunista convinto, divoratore di testi e frequentatore di convegni e dibattiti di ogni genere, all’inizio del pontificato di Bergoglio si è scagliato con forza contro il nuovo Papa. <<Questo Papa ci prende per il c…>>- ha ripetuto per mesi.

Aveva preso parte a dibattiti e letto qualche libro in cui si accusava Bergoglio di essere connivente con la dittatura fascista di Videla in Argentina. Di giocare a tennis con gli uomini della dittatura.

Questo è un punto controverso mai chiarito, che solo l’unico depositario della verità può chiarire.

Rimane però il fatto, che qualche settimana fa, il grande accusatore di queste parti, con molta correttezza, aggiungo io, ha testimoniato di aver cambiato idea quando Bergoglio ha dato disposizione che i conventi abbandonati non fossero trasformati in alberghi o fonti parallele di lucro, ma che fossero aperti per immigrati e poveri.

E’ qui che avviene la saldatura del mondo della sinistra pervicacemente atea, con il riconoscimento verso l’uomo venuto da lontano, che si sta imponendo con la medesima predicazione dell’uomo morto in croce in Palestina 2013 anni fa.

Il rispetto verso quella predicazione scatta oggi, come avveniva 2020 anni fa.

Mi è un po’ difficile credere che Francesco possa fare direttamente qualcosa di pratico per salvare il posto di lavoro delle migliaia di operai e non solo, accorsi da tutta l’isola per ascoltarlo nella sua prima visita pastorale in Sardegna.

Sta di fatto però che il nuovo leader della sinistra è andato in una terra di sofferenza dove i politici sono costretti a fuggire appena aprono bocca.

E Lui non è certo scappato, ha solo infuso speranza.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

L’uomo venuto da lontano - 2



Francesco, il papa che scuote i laici
di Ferruccio Sansa
in “il Fatto Quotidiano” del 23 settembre 2013

A volte basta un uomo. Una persona sola può cambiare le cose. Ce lo ha mostrato Francesco che in pochi mesi sembra aver mutato il volto della Chiesa.
( a patto che sia della statura umana di Bergoglio - ndt)


E ci ha ricordato il peso - e la responsabilità - di un individuo nel mondo in cui vive.

Certo, lui è Papa, direte, ma ognuno di noi può tentare nel proprio orizzonte: famiglia, lavoro, città.

Ecco, abbiamo smesso di credere in noi stessi, questo forse è il primo messaggio di Bergoglio.

“Non ardeva forse il nostro cuore quando Egli lungo la via ci parlava”. A molti credenti, magari, vengono in mente le parole dei discepoli di Emmaus leggendo la bella - e molto umana - intervista del Papa a Civiltà Cattolica.

Pensano a Qoelet: “C’è un tempo per piangere e uno per l’allegria”.

Ecco, dopo gli affarismi dello Ior, la vergogna della pedofilia, i vari Bertone e Bagnasco che flirtavano con il neopaganesimo di Berlusconi ora possono ritrovare la speranza, che, come dice il Papa, “non è uno stato d’animo dell’uomo”, ma una virtù teologale.

Possono ritrovare slancio nella fede, che non è agganciata alle sorti della fin troppo umana Chiesa di Roma, ma è comunque - di nuovo citiamo Francesco - questione di popolo.

Impegno collettivo oltre che individuale.

Ma forse le parole di Bergoglio possono dare un segnale altrettanto forte ai laici: non parole che arrivano da un Dio, ma comunque un messaggio da ascoltare. Perché la Chiesa è una voce importante nella vita civile e anche il laico ha il dovere di ascoltarla insieme con le altre.

Perché laicità non significa confinare l’uomo a una dimensione materiale. “Aborto, matrimonio omosessuale e contraccettivi... non è necessario parlarne in continuazione”, dice il Papa.

Ma soprattutto: “La Chiesa si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti”.

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E ricorda il dovere primo di pensare agli ultimi:
“Bisogna partire dal basso”.

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Non dovrebbe ardere il cuore un poco anche ai laici - almeno ai progressisti - sentendo queste parole?

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Da quanto tempo non sono in bocca a un leader politico?
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Berlusconi, Monti, Letta, Napolitano, ma anche quell’Europa con tanta burocrazia e poca anima, da quanto tempo ci riempiono la testa di economia, finanza, spread e pil.


Ma noi non siamo solo questo.



In sei mesi Francesco è stato a Lampedusa, ha parlato ai giovani di Rio, ha usato parole di vicinanza per gli omosessuali. Ha fatto sentire una voce potente contro la guerra.
(Pure capo dei pacifisti-ndt)

Bergoglio, come il pontefice francescano del visionario libro “Roma senza papa” di Morselli, ha cambiato il volto della Chiesa.

Queste sono le domande anche per i laici: non possiamo cambiare anche noi l’Italia e l’Europa?

Perché abbiamo rinunciato a essere un popolo?


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GIA' PERCHE??????????????????????????????????????
erding
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da erding »

Un grande teologo come Hans Küng indica una Road Map, ma Francesco potrebbe sorprenderci facendo di più e meglio.

Le riforme di cui ha bisogno la Chiesa

di Hans Küng, da Repubblica

Papa Francesco sta dando prova di coraggio civile, e non solo per la sua intrepida visita alle favelas di Rio. Ha accolto l' invito a un dialogo aperto con i critici non credenti, rispondendo a uno dei più eminenti intellettuali italiani, Eugenio Scalfari.

Delle dodici domande di Eugenio Scalfari (la Repubblica, 11/09/2013) tuttora aperte, a mio parere la quarta, sul tema di una guida riformatrice della Chiesa, riveste un' importanza particolare. Gesù ha sempre affermato che il suo regno non era di questo mondo. «Date a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». Ma troppo spesso la Chiesa cattolica ha ceduto alla tentazione del potere temporale, che ha soppiantato la sua dimensione spirituale. Dunque Scalfari chiede: «Il papa Francesco rappresenta finalmente la prevalenza della Chiesa povera e pastorale su quella istituzionale e temporalistica?».

Atteniamoci ai fatti: fin dall' inizio papa Francesco ha rinunciato alla pompa e allo sfarzo pontificio, ricercando invece il contatto spontaneo col popolo. A fronte dei numerosi scandali finanziari e dell' avidità di molti ecclesiastici, ha avviato con decisione una riforma dello Ior e dello Stato pontificio, postulando una politica di trasparenza in campo finanziario.
Ora però, nella sua opera riformatrice il papa dovrà affrontare una prova decisiva. Il papa di tutta la Chiesa cattolica non può trascurare il fatto che anche altrove vi sono gruppi umani afflitti da altre forme di "povertà", che anelano a un miglioramento della loro condizione. Si tratta soprattutto di persone che il papa avrebbe la facoltà di aiutare in maniera anche più diretta degli abitanti delle favelas, di cui sono innanzitutto responsabili gli organi dello Stato e la società nel suo complesso.

L'ampliamento del concetto di povertà si ravvisa già nei Vangeli sinottici. Il Vangelo di Matteo chiama beati i "poveri in spirito", mendicanti davanti a Dio nella consapevolezza della loro povertà spirituale. E intende dunque, allo stesso modo dei rimanenti testi delle Beatitudini, non solo i miseri e gli affamati, ma tutti coloro che piangono, emarginati e oppressi, vittime di ingiustizie, respinti, degradati, sfruttati, disperati: Gesù chiama a sé non solo i derelitti e i bisognosi nel senso esteriore del termine (Luca) ma anche chiunque soffra nel proprio intimo la pena e l' afflizione (Matteo) , compreso anche il peso della colpa. Si moltiplica così a dismisura il numero e le categorie dei poveri bisognosi di essere aiutati.

In primo luogo, i divorziati, che in molti Paesi sono milioni; e quando, come spesso accade, hanno contratto un secondo matrimonio, sono esclusi dai sacramenti della Chiesa per il resto della loro vita. Data la maggiore mobilità, flessibilità e liberalità della società di oggi, ma anche in conseguenza della crescente longevità, è assai meno facile che un rapporto di coppia duri per l' intera esistenza. Anche a fronte di queste più difficili circostanze, il papa continuerà certamente a insistere sull' indissolubilità del matrimonio; ma questo precetto non dovrebbe più essere inteso come condanna apodittica di tutti coloro che avendo fallito non possono sperare in una remissione. Ed è proprio in nome della compassione postulata da papa Francesco che si dovrebbero ammettere ai sacramenti i divorziati risposati, purché lo desiderino veramente.

In secondo luogo, le donne: milioni di donne che in tutto il mondo sono vilipese a causa dell' atteggiamento della Chiesa sui temi della contraccezione, della fecondazione artificiale e dell' aborto, e spesso vivono la loro condizione con animo angosciato. Quanto al divieto papale della fecondazione «artificiale», a osservarlo è soltanto una piccolissima minoranza, mentre per lo più le donne cattoliche la praticano senza alcun rimorso di coscienza. Infine, l' aborto ovviamente non va banalizzato, e men che meno adottato come metodo di pianificazione delle nascite; ma le donne che scelgono di abortire meritano comprensione e compassione.

In terzo luogo, i preti costretti a rinunciare al sacerdozio per aver contratto matrimonio: sono decine di migliaia, nei cinque continenti. L' abolizione dell' obbligo del celibato costituirebbe la misura più efficace per ovviare alla catastrofica crisi delle vocazioni sacerdotali che ha colpito il mondo intero, col conseguente tracollo dell' attività pastorale. Oltre tutto, il mantenimento dell' obbligo del celibato renderebbe impensabile un' altra auspicabile innovazione: quella del sacerdozio femminile.

Tutte queste riforme sono urgenti e dovrebbero essere discusse innanzitutto in seno alla commissione dei cardinali. Papa Francesco si trova oggi davanti a una serie di decisioni difficili. Finora ha dato prova di grande empatia e sensibilità per le afflizioni di tanti esseri umani, dimostrando in più occasioni un considerevole coraggio civile. Queste sue qualità gli consentono di prendere decisioni necessarie e determinanti per il futuro su questi problemi, che in parte attendono una soluzione ormai da secoli.

(24 settembre 2013)

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... la-chiesa/
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