CRISI DI GOVERNO

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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shiloh
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Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da shiloh »

la decisione della mummia cinese di ritirare i ministri ha provocato un danno irreversibile che a molti è sfuggito:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbtP2ZfI

non è più possibile bloccare con un decreto governativo l'aumento dell'IVA dal 21% al 22%.
l'aumento entrerà in vigore da domani.
shiloh
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Re: CRISI DI GOVERNO

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a tutti gli italiani:

"si sta come d'autunno,
sugli alberi,
le foglie"

Ungaretti-soldati-
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da camillobenso »

30 SET 2013 09:52
1. DOVE VANNO LETTA E NAPO? MANCANO 19 VOTI PER UNA NUOVA MAGGIORANZA IN SENATO -
2. ANCHE SE SI TROVANO I ‘’NUMERI” FACENDO SCOUTING TRA I GRILLINI E I PIDIELLINI, IL RENZIANO PAOLO GENTILONI AVVISA: “LA LEGISLATURA NON VA AVANTI CON 5 VOTI DI SCARTO” -

3. ‘’UNA RESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA ALLA LEGISLATURA, PER PROLUNGARLA ARTIFICIALMENTE, AGGIUNGEREBBE DANNI AL DISASTRO FATTO DA BERLUSCONI. NON VERREBBE NEANCHE CAPITA ALL’ESTERO E DAI MERCATI. L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO SULLA LEGISLATURA NON PRODURREBBE EFFETTI BENEFICI SULL’ECONOMIA E SULL’ITALIA’’ -



1. MANCANO 19 VOTI PER UNA NUOVA MAGGIORANZA
Francesca Schianchi per "La Stampa"

Il numero necessario, anzi indispensabile, è 161. La metà più uno dei senatori. La quota fatidica che il governo Letta dovrebbe assicurarsi a Palazzo Madama per proseguire la sua esperienza. E se la maggioranza vista finora garantì all'esecutivo nella sua prima fiducia del 30 aprile scorso 223 voti favorevoli, se si sfila il Pdl, quali possono essere i numeri?

108 sono gli eletti nelle file del Pd (da cui però occorre togliere il presidente Grasso, che per prassi non vota), e 20 quelli della montiana Scelta civica. Considerando probabilmente a favore anche i voti del gruppo per le autonomie e dei senatori a vita, fanno quindici voti in più. Totale 142, cioè 19 voti meno della soglia di maggioranza.

«Secondo me i numeri ci sono, non c'è problema», si sbilancia però un pidiellino in sofferenza. L'accelerazione impressa alla crisi ha portato allo scoperto malumori e dissensi dentro al Pdl, come dimostrano le prese di distanza dei ministri Quagliariello e Lorenzin e persino le parole del vicepremier Alfano. E che da settimane politici di prima fila come Pier Ferdinando Casini e il ministro Mario Mauro si impegnino per cercare di dare vita a un'alternativa moderata ed europea al Pdl, tentando di assicurare alla causa anche i berlusconiani messi in difficoltà dalla linea dei falchi, è confermato da molti. «C'è la libertà di coscienza che può restituire all'Italia un governo possibile ed un Paese plausibile», è l'invito fatto ieri da Mauro.

Il senatore berlusconiano Carlo Giovanardi, uno dei pochi che, non condividendo la strategia, non ha firmato le dimissioni da parlamentare, e oggi ha sottoscritto le parole di Quagliariello, la mette così: «Mi pare che oggi sia emersa una sintonia di pensiero politico fra vari esponenti del Pdl: bisognerà che ci si parli per decidere insieme cosa fare e assumere una linea comune, nei confronti del partito come del governo».

Ancora, il sottosegretario Giuseppe Castiglione, un altro che non ha firmato le dimissioni da parlamentare, che è deputato ma conta su un paio di senatori a lui molto vicini, insiste che «nel Pdl sono prevalse posizioni estremiste, ora è un errore far cadere il governo e per la sua prosecuzione vedo un fronte molto ampio».

Quanti tormenti si trasformeranno in voti alla fiducia? «Siamo in tanti a interrogarci davanti alla nostra coscienza su cosa sia meglio fare», dice Paolo Naccarato, senatore iscritto al gruppo Gal, Grandi autonomie e libertà. Cosa farà davanti a una fiducia? «Sentirò con attenzione il presidente Letta, e con un supplemento di attenzione le dichiarazioni in Aula del Pdl, perché spero e credo che non faccia mancare il suo sostegno al governo. Poi deciderò, ma io sono per cultura un uomo legato alle istituzioni e alla continuazione del governo».

Altrove, in altri gruppi, potrebbero aprirsi altre possibilità, a condizione però che si parli di un nuovo governo con una maggioranza alternativa. Sel oggi è all'opposizione, ma ieri la senatrice Alessia Petraglia ha fatto sapere che, se il Pd «rompe col passato», i sette eletti del partito di Vendola sono disponibili a sostenere un nuovo esecutivo «poi al voto con una nuova legge elettorale».

E anche nel M5S, nonostante la posizione di Grillo per il voto immediato, c'è chi potrebbe fare un pensiero a un nuovo esecutivo per condurre in porto la legge di stabilità e quella elettorale. Quanti potrebbero convincersi, difficile dirlo: un numero da cui partire è 14, come le schede bianche o nulle nel corso del ballottaggio sul nuovo capogruppo. Presto la verifica in Aula. Dove i numeri parleranno chiaro.

*****


2. GENTILONI: "LA LEGISLATURA NON VA AVANTI CON 5 VOTI DI SCARTO"
Car. Ber. Per "La Stampa"

Gentiloni, si rischia di votare entro Natale?
«Naturalmente la regia di quanto succederà nei prossimi mesi è nelle mani del Capo dello Stato. Il che è una garanzia di equilibrio e di saggezza. Tutti sappiamo che, comunque vada il chiarimento e il voto della prossima settimana, ci sono alcuni impegni inderogabili: la legge di stabilità e la cancellazione del porcellum. Difficile rendere compatibile tutto questo con un voto immediato».

Il Pd è compatto sulla linea del no ai governicchi e ai trasformismi?
«Io credo di sì, certamente Epifani dice cose condivisibili. Una respirazione bocca a bocca alla legislatura, per prolungarla artificialmente, aggiungerebbe danni al disastro fatto da Berlusconi. Non verrebbe neanche capita all'estero e dai mercati. L'accanimento terapeutico sulla legislatura non produrrebbe effetti benefici sull'economia e sull'Italia».

Non vi appassiona dunque la nascita di una fronda del Pdl?
«Ci interessa molto, anche se è difficile che un partito nato come padronale non lo sia fino all'epilogo. E comunque, per produrre effetti politici, il malessere dovrebbe assumere dimensioni tali da non configurare governi appesi ad un filo».

Ma cosa succederebbe se Letta andasse alle Camere e la fiducia passasse di misura per pochi voti, senza alcuna garanzia di tenuta?
«Lo valuteremo: la fiducia è un voto palese e un'ipotesi del genere comporterebbe che settori molto consistenti o del Pdl e o dei 5 Stelle facessero delle scelte precise. Vedremo se ci sarà uno smottamento vero, ma la legislatura non va avanti con cinque voti di margine».

Temete forse di affrontare poi una campagna elettorale pagando voi soli il prezzo di misure impopolari?
«Non per la campagna elettorale, ma per il bene del Paese, di fronte ad una situazione in cui il leader del centrodestra si è aggrappato all'Italia per farla affondare con sé, bisogna prendere atto che è finita sia la vicenda di Berlusconi, sia l'intesa con la destra.

E il modo in cui in tutte le democrazie si sancisce l'esaurimento di un ciclo politico è il voto. Quindi non è una questione di interessi di partito, ma visto che Berlusconi vuole trascinare il Paese con sé, l'Italia metta la parola fine a questa vicenda con un voto».

E se le cose precipitassero, il congresso verrebbe congelato o rinviato?
«È chiaro che se si votasse l'8 dicembre, non faremo gazebo lo stesso giorno per eleggere il leader Pd. Ma nello scenario di una conclusione ordinata della legislatura, in cui i due adempimenti dell'abolizione del porcellum e della legge di stabilità venissero portati avanti nelle prossime settimane, è immaginabile pensare che si vada a votare ai primi di marzo.

Se l'orizzonte di voto fosse quello di novembre-dicembre, è ovvio che trasformeremo il nostro congresso, scegliendo con le primarie subito il nostro candidato premier. Ma nei tempi ad oggi ipotizzabili, faremo il congresso, anche per rafforzare la leadership Pd con un'investitura popolare come quella che può venire dal voto nei gazebo».

Insomma, Renzi forse sarà costretto a cambiare i suoi programmi e potrebbe vedersela con Letta alle primarie?
«Non so cosa abbia in mente di fare Enrico e ovviamente è nel suo diritto aspirare a sfidare Renzi. Credo non abbia avuto neanche il tempo di pensare a questa eventualità. Quel che conta è che il Pd si prepari a offrire al paese un'alternativa che chiuda il ciclo berlusconiano e dia una vera stabilità, che può venire solo da una vera svolta politica. Di certo Renzi si prepara ad entrambe le sfide avendo tutte le carte in regola».
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

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Da forebase:

[img]
http://webresources.cdn.aws.forebase.co ... ginal.jpeg[/img]


Santanchè: "Stabilità di governo è un valore solo nelle dittature"

Così Daniela Santanchè risponde alle domande di Cruciani durante la trasmissione "La Zanzara".

Da "0" a "100" quanto sei d'accordo?


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peanuts
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Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da peanuts »

Già tornati all'ovile i "ribelli", come volevasi dimostrare. Sono scontati in una maniera...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

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Berlusconi dà i sette giorni al governo
"Modifiche Iva-Imu, poi si torna al voto"

Il leader Pdl rivendica il siluramento di Letta e detta la sua road map. "No a governicchi di traditori"
Alfano tace, ma avrebbe minacciato di mollare Berlusconi. Franceschini: "Proposta irricevibile"

VIDEO - CICCHITTO: "FIDUCIA O RITIRO DELLE DIMISSIONI. NON C'E' STATA DISCUSSIONE"
Berlusconi dà i sette giorni al governo "Modifiche Iva-Imu, poi si torna al voto"
L’esperienza di governo è finita, le dimissioni ora toccano ai sottosegretari. Silvio Berlusconi dopo la rottura con il governo Letta ha incontrato i suoi e i toni sono stati tutt’altro che concilianti. Il leader ha dettato la sua road map: una settimana di tempo per votare legge di stabilità, decreto Iva e la cancellazione della seconda rata dell’Imu e poi al voto. Franceschini (Pd): "Proposta irricevibile". Il Giornale attacca la pattuglia di ministri dimissionari. Duro scambio Alfano-Sallusti (leggi)

ALFANO AL GIORNALE: "METODO BOFFO CON NOI NON FUNZIONA". SALLUSTI: "ALLIBITO"
FITCH: "CON L'INSTABILITÀ POLITICA IL RATING ITALIANO A RISCHIO DOWNGRADE" LETTA MERCOLEDI' A SENATO E CAMERA. FRANCESCHINI: "PROBABILE FIDUCIA"
BERLUSCONI ARRIVA AL VERTICE PDL CON DUDU' IN BRACCIO (DI M. LANARO) PADELLARO: "ECCO IL CONTRAPPASSO DI BERLUSCONI"
OSSERVATORE ROMANO: "IRRESPONSABILE PROVOCARE UNA CRISI DI GOVERNO"

HP - IFQ - ore 00,26 del 1 ottobre 2013
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

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Berlusconi: “Ho deciso io le dimissioni dei ministri. Forza Italia non è estremista”
Il Cavaliere a Montecitorio per la riunione congiunta dei gruppi del Popolo della libertà ha sottolineato come sia stata sua la scelta di far cadere l'esecutivo delle larghe intese. E cercando di ricompattare i suoi ha dato le prossime scadenze: una settimana di tempo per gli ultimi obiettivi e poi il ritorno al voto. Pd: "Basta ricatti". Franceschini: "Proposta irricevibile". Casini: "Elezioni ora sono salto nel vuoto"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 30 settembre 2013Commenti (1052)



L’esperienza di governo è finita: le dimissioni, dopo i ministri, toccano ai sottosegretari. Silvio Berlusconi ha incontrato i suoi e i toni sono stati tutt’altro che concilianti. Il leader del Popolo della libertà si è assunto le responsabilità della scelta e ha dettato la road map dei prossimi giorni: una settimana di tempo per votare legge di stabilità, decreto Iva e la cancellazione della seconda rata dell’Imu e poi al voto. Un “no” secco a quelli che il Cavaliere chiama “governicchi di traditori e transfughi” e il tentativo di ricompattare i suoi. “L’idea di far dimettere i ministri”, ha dichiarato all’incontro dei gruppi Pdl, “è stata mia. Nessuno mi ha costretto. Forza Italia non è assolutamente estremista. Ho avvisato io personalmente tutti, ma ora dobbiamo spiegare la nostra decisione ai cittadini”. E il chiarimento potrebbe arrivare già nei prossimi giorni con una nuova apparizione televisiva.

Il discorso non è piaciuto alle altre forze politiche. “Basta ricatti”, hanno fatto sapere i dirigenti del Partito democratico, “Berlusconi continua a cambiare le carte in tavola per i suoi interessi personali”. Così Dario Franceschini, ministro democratico per i rapporti con il Parlamento: ”La proposta di Silvio Berlusconi è irricevibile, non può lanciare una frase e promettere di fare la legge di stabilità in una settimana. C’è un bivio per la destra italiana: seguire il Cavaliere o fare quello che i moderati di tutta Europa si aspettano”. Pier Ferdinando Casini: “Elezioni ora sarebbero un salto nel vuoto”.

Se il segretario Angelino Alfano solo poche ore prima aveva manifestato qualche perplessità sulla decisione, ha ascoltato il discorso in silenzio. Ma i dubbi all’interno del gruppo Pdl però restano. Tanto che lo stesso Alfano, secondo alcune indiscrezioni, nell’incontro serale avrebbe messo sul tavolo l’ipotesi di lasciare il partito per dar vita a gruppi autonomi pronti a sostenere Enrico Letta. “O congeliamo le dimissioni dei ministri”, ha commentato Fabrizio Cicchitto al termine dell’incontro, “e, così facendo, vengono meno le ragioni per un voto di fiducia oppure il Popolo della libertà deve votare la fiducia”. Silvio Berlusconi sarebbe però riuscito a ricompattare i suoi. Sarebbero troppo pochi, pallottoliere alla mano, le colombe, i “diversamente berlusconiani” e i moderati del Pdl pronti ad andare contro la strategia ‘di guerra’ dettata dal Cavaliere. L’ex premier, da canto suo, sarebbe disposto ad ascoltare il dissenso emerso all’interno del partito, arrivando, per evitare rotture, a mettere sul campo un appoggio esterno al governo Letta per quel che riguarda i provvedimenti di natura economica. Il voto, a questo punto, potrebbe arrivare a marzo. Intanto Enrico Letta starebbe valutando il da farsi. Il premier, non avendo una maggioranza in grado di assicurare una vita tranquilla all’esecutivo fino al 2015, starebbe infatti ragionando sul fatto di chiedere la fiducia non su un eventuale programma, ma sul Governo. Letta, infatti, non sarebbe più disposto a contare sull’”inaffidabile” appoggio del leader Pdl.

Davanti ai parlamentari Pdl, Berlusconi ha spiegato i motivi della scelta di rottura con il governo Letta: “Ho deciso da solo nella notte perché gli italiani non capivano come facessimo a stare al governo con la sinistra se i nostri deputati si erano dimessi”. L’accusa è andata ancora una volta ai magistrati: “Ho sempre pagato le tasse, a costo di avere contro i colleghi che evadevano. L’uso politico della Giustizia è il cancro della democrazia. Per i giudici di Magistratura democratica c’è democrazia solo se la sinistra è al potere”. Lo strumento fondamentale per metterlo fuori gioco, ripete Berlusconi è la legge Severino: “Per allontanarmi”, ha detto, “dalla vita politica hanno usato la retroattività della legge Severino cosa mai vista. Si tratta di una duplice situazione antidemocratica se unita alla magistratura politicizzata. In questo modo si vuole eliminare dalla scena il leader dei moderati“. La colpa secondo il Cavaliere è di Magistratura democratica: “E’ un’associazione prevalentemente segreta. Sono noti solo dirigenti e candidati. E ci sono documenti che impongono di amministrare la giustizia con criteri politici. Su tutto ciò non possiamo far finta di niente”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ta/728634/
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da camillobenso »

30 SET 18:37
sirena
FLASH! - LETTA HA CAPITO CHE MERCOLEDÌ VA SOTTO E NON CI SARÀ UN LETTA-BIS CHE NESSUNO VUOLE. ALLORA MIRA A FARE DELLE COMUNICAZIONI SENZA METTERE LA FIDUCIA E POI RIFERIRE A NAPOLITANO. TUTTO CIÒ PER ALLUNGARE IL BRODO: COSÌ PER EVENTUALI ELEZIONI SI ARRIVEREBBE TROPPO SOTTO NATALE E NON SI PUÒ FARE…
Amadeus

Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da Amadeus »

http://www.huffingtonpost.it/2013/09/30 ... _ref=italy

Evitare la scissione. Portare il partito, tutto unito, alla conta in Aula. E allo strappo dal governo Letta. E’ una trattativa tutta interna al suo partito quella che Berlusconi inizia appena rientra a Roma. A oltranza. In un clima di sfiducia: “Alfano e Letta – dice un azzurro che di casa a Grazioli – hanno un patto. Angelino gli ha promesso che si porta dietro senatori per un bis”. Ed è per smontare la trama di quelli che il Cavaliere già chiama i traditori il Berlusconi “apre” ad Angelino.

È il controllo del partito il prezzo del “tradimento” di Alfano nei confronti di Enrico Letta. Ed è un prezzo che Berlusconi ha iniziato a pagare. Anche se non tutto e subito. Ha assicurato un ridimensionamento dei falchi.

Ma sulla guida di Forza Italia non ha dato garanzie. E’ quando si trova faccia a faccia con Silvio Berlusconi che il delfino per la prima volta accenna a una minima reazione: “Io – scandisce di fronte al Capo – in un partito guidato da Daniela Santanchè non ci resto. Non scherzo. Stavolta si è superato il limite”. Si consuma per la prima volta a palazzo Grazioli un pranzo teso.
Con Berlusconi che striglia Angelino e i ministri: “Questa storia che sono nelle mani degli estremisti è inaccettabile, le decisioni le prendo io. Sono io che vi ho detto di uscire dal governo. Voi lo sapete e avete attaccato me”.
Il Cavaliere usa sia il registro del padre che rimprovera sia la bacchettata del padrone che minaccia. Perché gli attacchi a mezzo stampa sulla linea “estremista” sono l’elemento che lo ha infastidito di più. Ma stavolta, per la prima volta, non finisce con un “signor sì”. Quaglieriello è, di fatto, già fuori: “Io – dice a Berlusconi – resto della mia idea”. Anche Lupi tiene il punto.

Ecco il braccio di ferro sul partito. Angelino coordinatore unico di Forza Italia è la richiesta della nomenklatura. E un ridimensionamento dei falchi. Politico e mediatico. È una richiesta su cui convergono capigruppo e ministri. Altrimenti non è escluso che qualcuno vada via. Proprio lo spettro della “scissione” aleggia nel corso del pranzo a palazzo Grazioli: “Se nasce un Letta bis siamo morti – è la paura dei berluscones puri – e lo sa anche Berlusconi”.

E c’è un motivo se il Cavaliere non pronuncia mai la parola “sfiducia” nel corso del suo de profundis al governo. Ma che, al contempo, chiede a Daniela Santanchè di non partecipare a Piazza Pulita come segnale di ridimensionando del suo protagonismo mediatico. E c’è un motivo se Angelino Alfano è seduto in prima fila ad ascoltare il Capo e alla fine applaude (il de profundis) dopo sia pur con spirito “diversamente berlusconiano”. Ma che, al contempo, i suoi considerano non conclusa la questione del governo, se uno come Fabrizio Cicchitto mette a verbale la sua contrarietà per l’assenza di dibattito: “Avrebbe voluto chiedere a Berlusconi un chiarimento sulla fiducia – dice un parlamentare vicino all’ex capogruppo – ma la questione è ancora confusa”.

Berlusconi è convinto che Alfano e compagni non vadano da nessuna parte. Quel “fanno la fine di Fini se ci provano” scritto da Sallusti è il pensiero del Cavaliere
. Ma l’ex premier vuole arrivare a mercoledì portando unite le truppe.

È per questo che prova a mettere il cerino nella mani di Letta proponendo di votare sette punti, consapevole che la proposta è irricevibile.

Ed è per questo che, nella riunione con i parlamentari, archivia la questione delle dimissioni dei parlamentari, vera provocazione che ha fatto saltare il tavolo. Le colombe ci vedono un’apertura per tentare un rilancio, possibile finché la discussione non è su fiducia sì, fiducia no. I falchi ci vedono una mossa “tattica”, nella consapevolezza che è “irricevibile” per il governo. Ma, al momento, l’accordo non c’è. Né sul governo né sul partito.
camillobenso
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Re: CRISI DI GOVERNO

Messaggio da camillobenso »

LE MANOVRE IN PARLAMENTO
Scissione nel Pdl, parte la conta dei dissidenti
Ci sarebbero già 30 senatori pronti a sostenere un Letta bis
Ciellini e siciliani guiderebbero la fronda contro Berlusconi


Ci sarebbero tra i 20 e i 30 senatori del Pdl pronti a seguire Alfano in un gruppo a sostegno di un Letta bis. Sono le indiscrezioni raccolte dalle agenzie di stampa, che parlano di una imminente scissione del Popolo delle Libertà, con le colombe pronte a volare via dal nido berlusconiano, ormai trasformato in un fortino dai vari falchi Santanchè, Bondi e Verdini. Le stesse fonti riferiscono che, al momento, sarebbero circa una ventina i senatori pidiellini pronti allo strappo, ma i contatti proseguono per raccogliere nuove adesioni. In prima fila ci sono i senatori siciliani, ivi compresi i cosiddetti «alfaniani». Ma anche i senatori in quota Cl, che si riconoscono nella posizione fortemente critica del ministro dimissionario Maurizio Lupi.
IL CAPOGRUPPO CHIAMA A RACCOLTA I FEDELI - Il vicepresidente di palazzo Madama, Maurizio Gasparri, in una breve e secca nota afferma di lavorare per evitare scissioni. Riflettori puntati sul segretario del Pdl e sulle sue prossime mosse. C'è anche una disputa sul simbolo del Pdl, spiegano altre fonti: secondo lo statuto a poterlo utilizzare è solo lo stesso Alfano. La questione riguarda anche il lato economico, visto che a usufruire dei rimborsi è il Popolo delle Libertà. Alfano in ogni caso, spiega una colomba, sta cercando di convincere Silvio Berlusconi a fare un passo indietro sulla crisi. Sul tavolo non c'è solo la necessità di un riequilibrio interno nel partito, ma anche la disponibilità a far proseguire il governo Letta.

1 ottobre 2013 | 15:28
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http://www.corriere.it/politica/13_otto ... 04f6.shtml
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