Non è cosa vostra
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Re: Non è cosa vostra
Medaglie - 1
(Marco Travaglio).
13/10/2013 di triskel182
Ieri mattina, a leggere gli organi di partito, cioè quasi tutti i giornali italiani, il Fatto Quotidiano risultava, nell’ordine: un’accozzaglia di “somari”, il nuovo “organo del Pd” e un quotidiano che “ignora la morale”.
Le tre simpatiche medaglie arrivano, nell’ordine: da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, house organ dell’inciucio Alfetta; dal blog di Grillo, per la penna di tal Tinazzi; e dal “filosofo” Massimo Adinolfi sulla fu Unità, foglio d’ordini del Pd che un giorno sì e l’altro pure ci dipinge come l’organo ufficiale dei 5Stelle.
Tutti questi signori, non essendo abituati alla libertà d’informazione e di pensiero, non possono nemmeno immaginare che esista un giornale senza padroni né partiti presi, che giudica di volta in volta le forze politiche elogiandole quando dicono o fanno qualcosa di buono e criticandole nel caso contrario.
Essendo intruppati e irreggimentati, intruppano e irreggimentano gli altri.
E non si accorgono che, continuando ad attribuirci padroni di destra, di centro, di sinistra, di sopra e di sotto, non fanno che esaltare la nostra assoluta libertà e indipendenza.
Prendiamo Panebianco: fa parte della commissione dei 35 “saggi” (più 7) nominati da Letta Nipote e Napolitano per riscrivere la seconda parte della Costituzione, ma si guarda bene dal ricordarlo a suoi lettori, mentre difende pro domo sua il lavoro dei saggi, cioè di se stesso, citando Violante (altro “saggio”) e diffamando chi non è d’accordo con lui e ha promosso la manifestazione di ieri a Roma.
Che, a suo dire, non si proponeva l’obiettivo disinteressato di difendere la Costituzione, ma quello interessato di “creare un altro (l’ennesimo) partitino politico”.
Siccome poi il nostro giornale ha raccolto 440 mila firme di cittadini informati contro lo scassinamento dell’art. 138 e contro i progetti presidenzialisti, che in Italia hanno come padre nobile Licio Gelli, il cripto-saggio Panebianco, scrive che chi tira fuori la P2 è “un somaro patentato”.
E aggiunge che i giornali (compreso il Corriere , cioè il suo) che si sono permessi di dare una notizia vera – cioè l’indagine della Procura di Bari su alcuni baroni universitari, fra cui cinque “saggi”, per aver truccato concorsi – non l’hanno fatto per informare i propri lettori, ma per una “squallida operazione mediatica di ‘character assassination’” per colpire “l’onorabilità di persone perbene” e “delegittimare l’attività del gruppo di lavoro” di cui fa parte anche lui, anche se preferisce non dirlo.
(Marco Travaglio).
13/10/2013 di triskel182
Ieri mattina, a leggere gli organi di partito, cioè quasi tutti i giornali italiani, il Fatto Quotidiano risultava, nell’ordine: un’accozzaglia di “somari”, il nuovo “organo del Pd” e un quotidiano che “ignora la morale”.
Le tre simpatiche medaglie arrivano, nell’ordine: da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, house organ dell’inciucio Alfetta; dal blog di Grillo, per la penna di tal Tinazzi; e dal “filosofo” Massimo Adinolfi sulla fu Unità, foglio d’ordini del Pd che un giorno sì e l’altro pure ci dipinge come l’organo ufficiale dei 5Stelle.
Tutti questi signori, non essendo abituati alla libertà d’informazione e di pensiero, non possono nemmeno immaginare che esista un giornale senza padroni né partiti presi, che giudica di volta in volta le forze politiche elogiandole quando dicono o fanno qualcosa di buono e criticandole nel caso contrario.
Essendo intruppati e irreggimentati, intruppano e irreggimentano gli altri.
E non si accorgono che, continuando ad attribuirci padroni di destra, di centro, di sinistra, di sopra e di sotto, non fanno che esaltare la nostra assoluta libertà e indipendenza.
Prendiamo Panebianco: fa parte della commissione dei 35 “saggi” (più 7) nominati da Letta Nipote e Napolitano per riscrivere la seconda parte della Costituzione, ma si guarda bene dal ricordarlo a suoi lettori, mentre difende pro domo sua il lavoro dei saggi, cioè di se stesso, citando Violante (altro “saggio”) e diffamando chi non è d’accordo con lui e ha promosso la manifestazione di ieri a Roma.
Che, a suo dire, non si proponeva l’obiettivo disinteressato di difendere la Costituzione, ma quello interessato di “creare un altro (l’ennesimo) partitino politico”.
Siccome poi il nostro giornale ha raccolto 440 mila firme di cittadini informati contro lo scassinamento dell’art. 138 e contro i progetti presidenzialisti, che in Italia hanno come padre nobile Licio Gelli, il cripto-saggio Panebianco, scrive che chi tira fuori la P2 è “un somaro patentato”.
E aggiunge che i giornali (compreso il Corriere , cioè il suo) che si sono permessi di dare una notizia vera – cioè l’indagine della Procura di Bari su alcuni baroni universitari, fra cui cinque “saggi”, per aver truccato concorsi – non l’hanno fatto per informare i propri lettori, ma per una “squallida operazione mediatica di ‘character assassination’” per colpire “l’onorabilità di persone perbene” e “delegittimare l’attività del gruppo di lavoro” di cui fa parte anche lui, anche se preferisce non dirlo.
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Re: Non è cosa vostra
“Dietro ogni articolo(della Costituzione - ndt)ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza. È una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”
Sandro Pertini
il Fatto 13.10.13
50.000 scudi per la Costituzione
Una piazza del Popolo gremita per difendere “La via maestra”
Rodotà al premier Letta: “No al grande imbroglio
Fischi per il Colle, ma Zagrebelsky invita alla “moderazione”
di Salvatore Cannavò
"Ve lo promettiamo, non finiremo spiaggiati”. Gustavo Zagrebelsky, negli inediti abiti del comizio di piazza, interpreta l’animo dei 50 mila che riempiono piazza del Popolo. Il corteo in difesa della Costituzione che il professore di Libertà e Giustizia ha voluto insieme a Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti e Maurizio Landini, è pienamente riuscito. “Oltre ogni mia aspettativa” dirà al termine Rodotà.
UNCORTEOnon lungo, da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, ma fitto. Molte bandiere rosse, della Cgil, della Fiom, di Sel e del Prc, ma anche molto “popolo” democratico nel senso vero del termine. Persone abbandonate dalla politica di palazzo, in cerca di valori. Conservatori? “In realtà siamo gli unici che vogliono cambiare questo paese” risponde Landini. Rinnovare applicando la Carta. Quando Zagrebelsky invita a un movimento di “moderati e determinati” raccoglie solo applausi. E un boato accoglierà l’intervento del nostro giornale che con Antonio Padellaro e Marco Travaglio, porta in dote le 440 mila firme raccolte dal-l’appello avviato a fine luglio. Applausi da stadio quando Padellaro cita Pertini o quando Travaglio ricorda che nel “mondo rovesciato” della nostra politica Berlusconi tiene in ostaggio l’intero paese ma gli ostaggi, cioè la classe politica, “fraternizzano con il sequestratore”.
Tante gente, identità diverse. Mentre Zagrebelsky parla, giù dal palco l’ex disobbediente Casarini annuisce; intervengono i comitati per l’acqua e subito dopo il costituzionalista Alessandro Pace. Don Luigi Ciotti affascina la piazza citando don Andrea Gallo, don Tonino Bello e “l’amore dei cristiani per la Costituzione”. Arriva un messaggio dal “no-Tav” Sandro Plano, ex sindaco Pd in Val di Susa e viene ricordata Giusy Nicolini sindaco di Lampedusa. Anche l’Arci ha garantito la riuscita dell’evento. Gli interventi che si alternano rappresentano un articolo della Costituzione: l’11 con Cecilia Strada di Emergency; il 9, per la cultura, con Salvatore Settis. Parla Giovanni Valentini, di Repubblica, a portare l’appello del suo giornale contro la Bossi-Fini, ma anche “Tarzan” della lotta per la casa.
LA POLITICA dei partiti è presente con Ingroia, Vendola, Ferrero, Di Pietro ma si tiene ai lati del palco. La domanda di politica, però, resta nella piazza. Ne parla Landini che, dopo aver ringraziato gli operai Fiat, riprende l’invito di Zagrebelsky: “Non finisce qui” e invita “a praticare la Costituzione tutti i giorni”. Ne parla don Ciotti, sottolineando che non è tempo di formare coalizioni o nuovi partiti. Ne parla più diffusamente nelle conclusioni Stefano Rodotà, coniando l’espressione “Coalizione dei vincitori” citando come esempi positivi le donne di “Se non ora quando” o le mobilitazioni contro la “legge bavaglio”.
Quello che nasce, quindi, è un esercizio di “buona politica” come “antidoto alle oligarchie”. Quando Zagrebelsky dice che “la Costituzione è stata scritta da gente sana per gente sana” da voce al disgusto imperante per la politichetta quotidiana. E quando, probabilmente avendo letto gli editoriali del Corriere della Sera, ricorda che per i “riformatori” la Costituzione “non è adatta per governare”, chiede a sua volta: “Ma voi siete adatti? ”. Dietro le parole della Costituzione, spiega, “c’è un modello di società”. È il filo che srotola Landini ponendo la questione della “redistribuzione della ricchezza”. Ci torna Rodotà nella proposta di “ricostituire uno spazio politico” sia “guardando lontano”, verso il destino del Paese, ma anche “guardando vicino”, all’Italia delle povertà.
Rodotà, ma lo fanno tutti, indica poi la politica quotidiana accusando Letta di “grande imbroglio” perché, al fondo delle riforme, spiega, “c’è la modifica della forma di governo”.
IL FATTO NUOVO, dunque, è che nasce un movimento “che vuole riappropriarsi della Costituzione”. Ci saranno comitati locali e, assicura Rodotà, si continuerà “ad allargare il fronte”, includendo ancora le tante potenzialità che non si sono espresse. Si contano anche le assenze. Tranne Cofferati e Civati, il Pd ha disertato in pieno (ma la manifestazione è riuscita). E così la Cgil, a esclusione della sua sinistra, Fiom, Flc o Lavoro e Società. Rodotà definisce “puerili” le “imbarazzanti diserzioni” che hanno utilizzato l’accusa di voler fare un partitino. Che respinge irritato: “Ma secondo voi Fiom, Libera o Emergency si sciolgono? Sono stupidaggini in malafede. Pensate ai partitoni vostri” è la sua conclusione.
il Fatto 13.10.13
“Questa è la vera e sola rivoluzione da fare”
I volti dei manifestanti arrivati da tutta Italia per giurare fedeltà alla Carta
I nomi dei partiti, ma anche un popolo che ritrova speranza
di Sandra Amurri
“Mamma stai tranquilla sono a studiare la Costituzione”. Antonio ha 14 anni, primo anno di Liceo scientifico, viene da Latronico in provincia di Potenza. Tiene alto il cartello scritto a penna sorretto da due asticelle di legno e lo mostra con fierezza. È sicuramente il partecipante più piccolo del lungo corteo che muove i primi passi da piazza della Repubblica. In testa lo striscione “Costituzione: La via Maestra” sorretto da Maurizio Landini, Sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, don Luigi Ciotti, Cecilia Strada e Stefano Rodotà, sommersi dai flash dei fotografi e da cittadini che vogliono avvicinarli per dire: “Eccomi, sono qui, siamo tanti”.
DOPO GIORNATE di pioggia ieri è stato il sole a riscaldare la passione di oltre 100 mila persone, tra cittadini e associazioni, oltre 200, arrivati da ogni parte d’Italia, i pullman erano più di 250, per giurare fedeltà alla Carta e chiedere a gran voce che venga applicata. “La Costituzione non si tocca, la difenderemo con la lotta” è lo slogan che risuona lungo le vie che da piazza della Repubblica portano a piazza del Popolo dove il corteo arriva alle 16. “Mi sento fuori luogo” ci dice Monica, 23 anni, impiegata di Reggio Emilia, che spiega: “Dover manifestare per difendere ciò che ci definisce liberi e uguali non è, forse, una follia? ”. Una follia che ieri a Roma è divenuta collettiva e che nel Paese “alla rovescia”, come dal palco lo ha definito Marco Travaglio, si fa normalità. “Io ho firmato l'appello de Il Fatto” confessa orgoglioso Carlo “siamo ridotti a sudditi, ma non ci arrendiamo perché noi siamo cittadini e lo rivendichiamo nelle strade, come oggi”. L’atmosfera che si respira è di gioia velata dalla preoccupazione come spiega bene Laura, 45 anni, operaia in una ditta di pulizie prima di essere licenziata: “Sono felice di essere qui assieme a persone che mi assomigliano, ma non sono spensierata perché da lunedì dovrò ricominciare a cercare lavoro come faccio ogni giorno da oltre un anno”. Vagli a ripetere che viviamo in una Repubblica fondata sul lavoro come recita l’articolo 1 della Costituzione quando è un diritto che viene calpestato come fosse erba in un prato. Eccola la Via Maestra, il faro, la luce per farsi largo nel buio del tempo dei diritti negati. “Questa è la vera e sola rivoluzione da fare” dice Marta che di anni ne ha 21 arrivata da Ancona con l’autostop perché ha perso il pullman e voleva esserci a tutti i costi perché, spiega, “i suoi genitori sono disoccupati e oltre al lavoro hanno perduto anche la speranza”. Quella speranza che brilla nello sguardo vispo di Luca, 28 anni, capelli ricci, laureato in Economia e commercio che gli cammina affianco e racconta: “Sono figlio di contadini, sani come la terra, che lavorano e io sono fiero di loro perché mi hanno cresciuto con i valori della Costituzione”. Parole che confortano e non si confondono con l’inno partigiano “Bella Ciao” intonato dal corteo. E che vengono fatte proprie dagli operai dell’Ilva di Taranto. Non c’è l'Anpi, ufficialmente, ma sono molte le bandiere con lo stemma della Resistenza. Non ha aderito neppure il M5S, ma ci sono senatori e deputati come David Tripiedi, 28 anni idraulico, eletto in Lombardia: “Sono qui come semplice cittadino” e alla domanda del perché il suo Movimento, che ha dato vita alla ribellione contro la revisione dell’art. 138 salendo sui tetti di Montecitorio, non è tra i sostenitori della manifestazione, risponde: “Chiedetelo al nostro capogruppo alla Camera, ripeto, sono qui come cittadino”. Piazza del Popolo è già gremita mentre parte del corteo è ancora all'altezza della discesa del Pincio.
CI SONO Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Paolo Ferrero, ma dal palco parlano solo i cinque promotori della Via Maestra oltre al direttore e al vicedirettore del nostro giornale, Antonio Padellaro e Marco Travaglio. E anche molti giornalisti, anche quelli che fino a ieri non hanno mai speso una goccia di inchiostro per raccontare la “ribellione” al progetto di modifica della Costituzione, che oggi si è rivelato essere un sentire comune. “Questo bimbo ha quasi un anno, è mio figlio, la Costituzione deve continuare a camminare anche con le sue gambe” è la riflessione più intensa che ci regala una giovane mamma che si fa largo tra la folla spingendo il passeggino.
Sandro Pertini
il Fatto 13.10.13
50.000 scudi per la Costituzione
Una piazza del Popolo gremita per difendere “La via maestra”
Rodotà al premier Letta: “No al grande imbroglio
Fischi per il Colle, ma Zagrebelsky invita alla “moderazione”
di Salvatore Cannavò
"Ve lo promettiamo, non finiremo spiaggiati”. Gustavo Zagrebelsky, negli inediti abiti del comizio di piazza, interpreta l’animo dei 50 mila che riempiono piazza del Popolo. Il corteo in difesa della Costituzione che il professore di Libertà e Giustizia ha voluto insieme a Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti e Maurizio Landini, è pienamente riuscito. “Oltre ogni mia aspettativa” dirà al termine Rodotà.
UNCORTEOnon lungo, da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, ma fitto. Molte bandiere rosse, della Cgil, della Fiom, di Sel e del Prc, ma anche molto “popolo” democratico nel senso vero del termine. Persone abbandonate dalla politica di palazzo, in cerca di valori. Conservatori? “In realtà siamo gli unici che vogliono cambiare questo paese” risponde Landini. Rinnovare applicando la Carta. Quando Zagrebelsky invita a un movimento di “moderati e determinati” raccoglie solo applausi. E un boato accoglierà l’intervento del nostro giornale che con Antonio Padellaro e Marco Travaglio, porta in dote le 440 mila firme raccolte dal-l’appello avviato a fine luglio. Applausi da stadio quando Padellaro cita Pertini o quando Travaglio ricorda che nel “mondo rovesciato” della nostra politica Berlusconi tiene in ostaggio l’intero paese ma gli ostaggi, cioè la classe politica, “fraternizzano con il sequestratore”.
Tante gente, identità diverse. Mentre Zagrebelsky parla, giù dal palco l’ex disobbediente Casarini annuisce; intervengono i comitati per l’acqua e subito dopo il costituzionalista Alessandro Pace. Don Luigi Ciotti affascina la piazza citando don Andrea Gallo, don Tonino Bello e “l’amore dei cristiani per la Costituzione”. Arriva un messaggio dal “no-Tav” Sandro Plano, ex sindaco Pd in Val di Susa e viene ricordata Giusy Nicolini sindaco di Lampedusa. Anche l’Arci ha garantito la riuscita dell’evento. Gli interventi che si alternano rappresentano un articolo della Costituzione: l’11 con Cecilia Strada di Emergency; il 9, per la cultura, con Salvatore Settis. Parla Giovanni Valentini, di Repubblica, a portare l’appello del suo giornale contro la Bossi-Fini, ma anche “Tarzan” della lotta per la casa.
LA POLITICA dei partiti è presente con Ingroia, Vendola, Ferrero, Di Pietro ma si tiene ai lati del palco. La domanda di politica, però, resta nella piazza. Ne parla Landini che, dopo aver ringraziato gli operai Fiat, riprende l’invito di Zagrebelsky: “Non finisce qui” e invita “a praticare la Costituzione tutti i giorni”. Ne parla don Ciotti, sottolineando che non è tempo di formare coalizioni o nuovi partiti. Ne parla più diffusamente nelle conclusioni Stefano Rodotà, coniando l’espressione “Coalizione dei vincitori” citando come esempi positivi le donne di “Se non ora quando” o le mobilitazioni contro la “legge bavaglio”.
Quello che nasce, quindi, è un esercizio di “buona politica” come “antidoto alle oligarchie”. Quando Zagrebelsky dice che “la Costituzione è stata scritta da gente sana per gente sana” da voce al disgusto imperante per la politichetta quotidiana. E quando, probabilmente avendo letto gli editoriali del Corriere della Sera, ricorda che per i “riformatori” la Costituzione “non è adatta per governare”, chiede a sua volta: “Ma voi siete adatti? ”. Dietro le parole della Costituzione, spiega, “c’è un modello di società”. È il filo che srotola Landini ponendo la questione della “redistribuzione della ricchezza”. Ci torna Rodotà nella proposta di “ricostituire uno spazio politico” sia “guardando lontano”, verso il destino del Paese, ma anche “guardando vicino”, all’Italia delle povertà.
Rodotà, ma lo fanno tutti, indica poi la politica quotidiana accusando Letta di “grande imbroglio” perché, al fondo delle riforme, spiega, “c’è la modifica della forma di governo”.
IL FATTO NUOVO, dunque, è che nasce un movimento “che vuole riappropriarsi della Costituzione”. Ci saranno comitati locali e, assicura Rodotà, si continuerà “ad allargare il fronte”, includendo ancora le tante potenzialità che non si sono espresse. Si contano anche le assenze. Tranne Cofferati e Civati, il Pd ha disertato in pieno (ma la manifestazione è riuscita). E così la Cgil, a esclusione della sua sinistra, Fiom, Flc o Lavoro e Società. Rodotà definisce “puerili” le “imbarazzanti diserzioni” che hanno utilizzato l’accusa di voler fare un partitino. Che respinge irritato: “Ma secondo voi Fiom, Libera o Emergency si sciolgono? Sono stupidaggini in malafede. Pensate ai partitoni vostri” è la sua conclusione.
il Fatto 13.10.13
“Questa è la vera e sola rivoluzione da fare”
I volti dei manifestanti arrivati da tutta Italia per giurare fedeltà alla Carta
I nomi dei partiti, ma anche un popolo che ritrova speranza
di Sandra Amurri
“Mamma stai tranquilla sono a studiare la Costituzione”. Antonio ha 14 anni, primo anno di Liceo scientifico, viene da Latronico in provincia di Potenza. Tiene alto il cartello scritto a penna sorretto da due asticelle di legno e lo mostra con fierezza. È sicuramente il partecipante più piccolo del lungo corteo che muove i primi passi da piazza della Repubblica. In testa lo striscione “Costituzione: La via Maestra” sorretto da Maurizio Landini, Sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, don Luigi Ciotti, Cecilia Strada e Stefano Rodotà, sommersi dai flash dei fotografi e da cittadini che vogliono avvicinarli per dire: “Eccomi, sono qui, siamo tanti”.
DOPO GIORNATE di pioggia ieri è stato il sole a riscaldare la passione di oltre 100 mila persone, tra cittadini e associazioni, oltre 200, arrivati da ogni parte d’Italia, i pullman erano più di 250, per giurare fedeltà alla Carta e chiedere a gran voce che venga applicata. “La Costituzione non si tocca, la difenderemo con la lotta” è lo slogan che risuona lungo le vie che da piazza della Repubblica portano a piazza del Popolo dove il corteo arriva alle 16. “Mi sento fuori luogo” ci dice Monica, 23 anni, impiegata di Reggio Emilia, che spiega: “Dover manifestare per difendere ciò che ci definisce liberi e uguali non è, forse, una follia? ”. Una follia che ieri a Roma è divenuta collettiva e che nel Paese “alla rovescia”, come dal palco lo ha definito Marco Travaglio, si fa normalità. “Io ho firmato l'appello de Il Fatto” confessa orgoglioso Carlo “siamo ridotti a sudditi, ma non ci arrendiamo perché noi siamo cittadini e lo rivendichiamo nelle strade, come oggi”. L’atmosfera che si respira è di gioia velata dalla preoccupazione come spiega bene Laura, 45 anni, operaia in una ditta di pulizie prima di essere licenziata: “Sono felice di essere qui assieme a persone che mi assomigliano, ma non sono spensierata perché da lunedì dovrò ricominciare a cercare lavoro come faccio ogni giorno da oltre un anno”. Vagli a ripetere che viviamo in una Repubblica fondata sul lavoro come recita l’articolo 1 della Costituzione quando è un diritto che viene calpestato come fosse erba in un prato. Eccola la Via Maestra, il faro, la luce per farsi largo nel buio del tempo dei diritti negati. “Questa è la vera e sola rivoluzione da fare” dice Marta che di anni ne ha 21 arrivata da Ancona con l’autostop perché ha perso il pullman e voleva esserci a tutti i costi perché, spiega, “i suoi genitori sono disoccupati e oltre al lavoro hanno perduto anche la speranza”. Quella speranza che brilla nello sguardo vispo di Luca, 28 anni, capelli ricci, laureato in Economia e commercio che gli cammina affianco e racconta: “Sono figlio di contadini, sani come la terra, che lavorano e io sono fiero di loro perché mi hanno cresciuto con i valori della Costituzione”. Parole che confortano e non si confondono con l’inno partigiano “Bella Ciao” intonato dal corteo. E che vengono fatte proprie dagli operai dell’Ilva di Taranto. Non c’è l'Anpi, ufficialmente, ma sono molte le bandiere con lo stemma della Resistenza. Non ha aderito neppure il M5S, ma ci sono senatori e deputati come David Tripiedi, 28 anni idraulico, eletto in Lombardia: “Sono qui come semplice cittadino” e alla domanda del perché il suo Movimento, che ha dato vita alla ribellione contro la revisione dell’art. 138 salendo sui tetti di Montecitorio, non è tra i sostenitori della manifestazione, risponde: “Chiedetelo al nostro capogruppo alla Camera, ripeto, sono qui come cittadino”. Piazza del Popolo è già gremita mentre parte del corteo è ancora all'altezza della discesa del Pincio.
CI SONO Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Paolo Ferrero, ma dal palco parlano solo i cinque promotori della Via Maestra oltre al direttore e al vicedirettore del nostro giornale, Antonio Padellaro e Marco Travaglio. E anche molti giornalisti, anche quelli che fino a ieri non hanno mai speso una goccia di inchiostro per raccontare la “ribellione” al progetto di modifica della Costituzione, che oggi si è rivelato essere un sentire comune. “Questo bimbo ha quasi un anno, è mio figlio, la Costituzione deve continuare a camminare anche con le sue gambe” è la riflessione più intensa che ci regala una giovane mamma che si fa largo tra la folla spingendo il passeggino.
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Re: Non è cosa vostra
“Dietro ogni articolo(della Costituzione - ndt)ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza. È una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”
Sandro Pertini
il Fatto 13.10.13
Costituzione, perché sì perché no
risponde Furio Colombo
CARO COLOMBO, dice il presidente della Repubblica che “ora è possibile e necessario affrontare il compito di un sapiente rinnovamento del nostro ordinamento costituzionale, coerenti con i suoi valori fondanti”. Che senso ha? Perché lo dice?
Ernesto
LA DOMANDA, a cui, come i lettori constateranno in questo testo, non so dare risposta (anche perché ieri ho aderito alla grande manifestazione con Rodotà e Landini a difesa della Costituzione) fa parte di un grappolo di fatti non capiti da moltissimi cittadini e purtroppo non spiegati da alcun leader politico, nuovo o vecchio, dentro o fuori dalla Rete.
L'Italia ha vissuto, anche nel periodo del dopo fascismo, molte angosciose avventure, dai tentati golpe allo stragismo di destra, agli anni di piombo di sinistra, allo stretto legame della mafia assassina collegata non si sa ancora con chi, ma dentro lo Stato.
Però il periodo che stiamo vivendo è (per parodiare Alfano) “diversamente angoscioso”.
Siamo come nella fragile casa dei tre Porcellini: fuori soffia il vento furioso della crisi finanziaria mondiale che può sempre, può ancora diventare uragano.
Dietro le mura che tremano c'è, da una parte, un popolo senza un leader, e dall'altra, i leader senza popolo.
Nel senso che nessuno ha eletto chi ci governa, non la maggioranza (che si è formata per decisioni estranee al voto di tutte le parti), non il governo, che vuole sembrare un governo politico ma è stato composto con gli espedienti e i criteri di un governo tecnico, cercando di smacchiare ogni partecipante al “gabinetto ministeriale” dei segni politici della sua provenienza.
I compiti di questo governo non eletto, votato da un Parlamento a sua volta votato da persone che avevano in mente altre cose (diciamo pure: diverse e incompatibili) sono: accorrere a tamponare l'imprevisto (Lampedusa, Alitalia), confrontarsi con l'assurdo (divieti come l'Imu, misteriosamente imposto e portatore di caos finanziario), obbedire (con sempre meno credibilità) ai dettati europei, inclusi gli errori, che non siamo in grado di discutere.
E cambiare la Costituzione.
Se rileggete le ultime righe che ho scritto, capite subito che l'ultima frase di una serie di cose assurde è di gran lunga la più assurda.
Ci sono ragioni immediate per dire un no di buon senso: non abbiamo tempo, non abbiamo forza, e niente di ciò che potremmo cambiare avrebbe a che fare (in meglio) adesso con la nostra vita.
Ma c'è, ben più importante, una obiezione politica: chi siamo “noi” (ovvero l'impasto artificiale composto di destra e sinistra) per cambiare qui, adesso, insieme, d'urgenza, la Costituzione italiana?
Ma c'è un argomento essenziale che è impossibile negare.
La Costituzione, con la sua forza e la sua struttura civile, antifascista intatta, è l'unico argine al crollo morale e politico del Paese.
Toccarla adesso vuol dire privare il Paese dell'ultima, dell'unica difesa.
Chi ha fatto quella Costituzione ha pagato molto per essa. Va bene.
Dobbiamo farlo anche noi.
Sandro Pertini
il Fatto 13.10.13
Costituzione, perché sì perché no
risponde Furio Colombo
CARO COLOMBO, dice il presidente della Repubblica che “ora è possibile e necessario affrontare il compito di un sapiente rinnovamento del nostro ordinamento costituzionale, coerenti con i suoi valori fondanti”. Che senso ha? Perché lo dice?
Ernesto
LA DOMANDA, a cui, come i lettori constateranno in questo testo, non so dare risposta (anche perché ieri ho aderito alla grande manifestazione con Rodotà e Landini a difesa della Costituzione) fa parte di un grappolo di fatti non capiti da moltissimi cittadini e purtroppo non spiegati da alcun leader politico, nuovo o vecchio, dentro o fuori dalla Rete.
L'Italia ha vissuto, anche nel periodo del dopo fascismo, molte angosciose avventure, dai tentati golpe allo stragismo di destra, agli anni di piombo di sinistra, allo stretto legame della mafia assassina collegata non si sa ancora con chi, ma dentro lo Stato.
Però il periodo che stiamo vivendo è (per parodiare Alfano) “diversamente angoscioso”.
Siamo come nella fragile casa dei tre Porcellini: fuori soffia il vento furioso della crisi finanziaria mondiale che può sempre, può ancora diventare uragano.
Dietro le mura che tremano c'è, da una parte, un popolo senza un leader, e dall'altra, i leader senza popolo.
Nel senso che nessuno ha eletto chi ci governa, non la maggioranza (che si è formata per decisioni estranee al voto di tutte le parti), non il governo, che vuole sembrare un governo politico ma è stato composto con gli espedienti e i criteri di un governo tecnico, cercando di smacchiare ogni partecipante al “gabinetto ministeriale” dei segni politici della sua provenienza.
I compiti di questo governo non eletto, votato da un Parlamento a sua volta votato da persone che avevano in mente altre cose (diciamo pure: diverse e incompatibili) sono: accorrere a tamponare l'imprevisto (Lampedusa, Alitalia), confrontarsi con l'assurdo (divieti come l'Imu, misteriosamente imposto e portatore di caos finanziario), obbedire (con sempre meno credibilità) ai dettati europei, inclusi gli errori, che non siamo in grado di discutere.
E cambiare la Costituzione.
Se rileggete le ultime righe che ho scritto, capite subito che l'ultima frase di una serie di cose assurde è di gran lunga la più assurda.
Ci sono ragioni immediate per dire un no di buon senso: non abbiamo tempo, non abbiamo forza, e niente di ciò che potremmo cambiare avrebbe a che fare (in meglio) adesso con la nostra vita.
Ma c'è, ben più importante, una obiezione politica: chi siamo “noi” (ovvero l'impasto artificiale composto di destra e sinistra) per cambiare qui, adesso, insieme, d'urgenza, la Costituzione italiana?
Ma c'è un argomento essenziale che è impossibile negare.
La Costituzione, con la sua forza e la sua struttura civile, antifascista intatta, è l'unico argine al crollo morale e politico del Paese.
Toccarla adesso vuol dire privare il Paese dell'ultima, dell'unica difesa.
Chi ha fatto quella Costituzione ha pagato molto per essa. Va bene.
Dobbiamo farlo anche noi.
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Re: Non è cosa vostra
Belpietro: "Buttiamo la Costituzione italiana e copiamo quella americana"
Editoriale di Maurizio Belpietro su Libero: "Dal 1948 ad oggi la Carta ha subìto molti «ritocchini», ma sempre peggiorativi. Meglio sostituirla con quella Usa".
Da "0" a "100" quanto condividi questa affermazione?
E BELPIETRO IN QUALE FOGNA LO BUTTIAMO ??????
Editoriale di Maurizio Belpietro su Libero: "Dal 1948 ad oggi la Carta ha subìto molti «ritocchini», ma sempre peggiorativi. Meglio sostituirla con quella Usa".
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E BELPIETRO IN QUALE FOGNA LO BUTTIAMO ??????
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Re: Non è cosa vostra
Stamane, in macchina, ascoltando di sfuggita la rassegna la rassegna stampa ho sentito che qualcuno,
ricordando Scalfaro che nel '92 auspicava la revisione della Carta, si chiede:
cosa è cambiato da allora?
Da allora è cambiato moltissimo:
Non abbiamo un parlamento eletto ma solo un parlamento di nominati.
E' impensabile che si consenta ad un parlamento simile di mettere le mani sulla NOSTRA Carta costituzionale.
Non hanno nessuna legittimazione a farlo!
ricordando Scalfaro che nel '92 auspicava la revisione della Carta, si chiede:
cosa è cambiato da allora?
Da allora è cambiato moltissimo:
Non abbiamo un parlamento eletto ma solo un parlamento di nominati.
E' impensabile che si consenta ad un parlamento simile di mettere le mani sulla NOSTRA Carta costituzionale.
Non hanno nessuna legittimazione a farlo!
Re: Non è cosa vostra
perchè, dopo 13 anni che fa manifestazioni di piazza , il movimento di Rodotà e co. non decide di contarsi ?
perchè ha lasciato che Grillo si giovasse dei consensi dei partiti che ( lui stesso- Rodotà con L & G ) ha dichiarato falliti ?
la protesta, illuminata o gridata, a chi giova?
perchè ha lasciato che Grillo si giovasse dei consensi dei partiti che ( lui stesso- Rodotà con L & G ) ha dichiarato falliti ?
la protesta, illuminata o gridata, a chi giova?
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Re: Non è cosa vostra
I vari interventi di ieri a piazza del popolo a Roma.
Manifestazione a cui ho partecipato con grande convinzione e piacere.
http://costituzioneviamaestra.it/blog/i ... zione.html
Manifestazione a cui ho partecipato con grande convinzione e piacere.
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Re: Non è cosa vostra
Per fare un ulteriore partito?Amadeus ha scritto:perchè, dopo 13 anni che fa manifestazioni di piazza , il movimento di Rodotà e co. non decide di contarsi ?
perchè ha lasciato che Grillo si giovasse dei consensi dei partiti che ( lui stesso- Rodotà con L & G ) ha dichiarato falliti ?
la protesta, illuminata o gridata, a chi giova?
Se portano avanti idee ed istanze sentite, importanti, condivisibili perchè i partititi non le supporta invece di boicottarle?
Il PD per prima, ieri si sono vergognati di esserci.
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Re: Non è cosa vostra
Amadeus ha scritto:perchè, dopo 13 anni che fa manifestazioni di piazza , il movimento di Rodotà e co. non decide di contarsi ?
perchè ha lasciato che Grillo si giovasse dei consensi dei partiti che ( lui stesso- Rodotà con L & G ) ha dichiarato falliti ?
la protesta, illuminata o gridata, a chi giova?
“Dietro ogni articolo(della Costituzione - ndt)ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza. È una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”
Sandro Pertini
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Re: Non è cosa vostra
l’Unità 16.10.13
Il ministro Quagliarello ha presentato ieri in Parlamento le conclusioni dei saggi
il ministro Quagliariello ha ribadito l’impegno per un «bipolarismo ben temperato» nel quale «a fronteggiarsi non siano due fazioni armate ma due schieramenti politici alternativi». Urgente rimane la «correzione della legge elettorale per garantire la piena funzionalità istituzionale nel caso di interruzione anticipata della legislatura». Un intervento che però non può rappresentare «una soluzione stabile ed efficace».
Napolitano: «Quella riforma della legge elettorale, quelle revisioni della seconda parte della Costituzione di cui si è già delineato il percorso attraverso il serio apporto di una Commissione altamente qualificata: e si sa che al procedere di queste riforme io ho legato il mio impegno all’atto di una non ricercata rielezione a Presidente. Impegno che porterò avanti finché sarò in grado di reggerlo e a quel fine».
il Fatto 16.10.13
Art. 138, Napolitano avverte: resto al Colle per le riforme
Quagliariello in Aula
Oggi il Senato può approvare il Ddl costituzionale
di Luca De Carolis
Napolitano monita, garantendo di essere rimasto al Quirinale solo per “il percorso delle riforme”. Quagliariello (ri) detta la linea alle Camere. E il Senato ascolta da bravo, pronto a dire il suo secondo sì all’assalto alla Carta. Con uno schema che è il paradigma delle larghe intese, ieri il Colle ha “preparato” il voto di Palazzo Madama, che oggi dovrebbe approvare in seconda lettura il ddl costituzionale 813-b, quello che stravolge l’articolo 138 e istituisce un comitato di 42 parlamentari che potrà riscrivere i titoli I, II, III e V della seconda parte della Carta, più le norme “strettamente connesse”. Di fatto, metà della Costituzione. Ultimati i passaggi in Senato, non rimarrà che la seconda lettura alla Camera, prevista a metà dicembre.
LA GIORNATA inizia di buon mattino, con il ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, che a Montecitorio illustra la relazione della commissione dei “saggi”, gli esperti nominati da Letta, su ispirazione di Napolitano. E in mattinata è proprio il presidente della Repubblica a dare l’avviso ai naviganti: “Al cammino delle riforme ho legato il mio impegno all’atto di una non ricercata rielezione a presidente. Lo porterò avanti finché sarò in grado di reggerlo”. Vietati gli scherzi in aula, insomma. “Occorre – ripete Napolitano – andare avanti con le riforme istituzionali come quella elettorale e quella della seconda parte della Costituzione”. Il miglior sostegno possibile per Quagliariello. In aula, il ministro si spiega: “Non possiamo permetterci un fallimento sulle riforme, produrrebbe il ripetersi dell’instabilità e ostacolerebbe la rimozione delle forzate coabitazioni tra forze politiche diverse”. Mette un paletto: “Occorre sgombrare il campo dall’illusione di porre rimedio al deficit di stabilità con un ennesimo intervento sul solo sistema elettorale”. E comunque, “anche se sono cosciente che serve un intervento di correzione, questo non potrà essere efficace e stabile: solo una riforma elettorale connessa alla revisione della forma di governo può garantire stabilità”. Traduzione: il Pdl, affezionato al Porcellum, non deve agitarsi. Nel breve il testo si potrà al massimo modificare.
IL MESSAGGIO più importante però arriva sulla giustizia, rimasta fuori dalle riforme costituzionali. Ma Quagliariello garantisce: “Ho avviato i contatti con il ministro della giustizia per un tavolo di coordinamento che conduca il governo a sottoporre al Parlamento proposte di riforma, sulla base delle indicazioni formulate” dai saggi. Ovvero, ci lavoreremo sopra, con una corsia preferenziale: Berlusconi e i falchi Pdl stiano sereni. Nel pomeriggio, il ministro concede il bis a Palazzo Madama. Afferma che il capo dello Stato “è una figura con natura politica e non neutra”. Celebra la consultazione on line del ministero sulle riforme, “la più partecipata non solo in Italia ma in Europa”. Quagliariello saluta, e in Senato inizia la discussione. I Cinque Stelle ricorrono al “costruzionismo”, per autodefinizione: ossia, si iscrivono a parlare tutti e 50, per interventi da 20 minuti l’uno. Tocca anche i 7 di Sel, come previsto dal regolamento. La maggioranza potrebbe forzare nella capigruppo di questa mattina, contigentando i tempi così da votare in giornata. “Ma noi ci opporremo in tutti i modi” spiega Loredana De Petris (Sel). Senza lo “strappo del governo”, il voto potrebbe slittare a giovedì. Se il ddl non venisse approvato con la maggioranza dei 2/3, potrebbe essere sottoposto a referendum. Servirebbero tanti vuoti nella maggioranza pro ddl (partiti governo, più Lega e Fratelli d’Italia). Si parla di 6-7 malpancisti nel Pd. Uno dichiarato è Corradino Mineo: “Non voterò a favore, visto quanto accaduto dopo la sentenza su Berlusconi. Si chiede alla magistratura di non toccare l’unto del Signore: come si fa a cambiare assieme la forma di governo? ”.
il Fatto 16.10.13
La ricetta dei saggi: niente voto all’estero e presidenzialismo
PARLAMENTO I saggi vogliono rafforzarlo attraverso “la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo paritario”.
GOVERNO Sul nuovo sistema di governo, la commissione è divisa. Tre le opzioni: governo parlamentare, semipresidenzialismo alla francese e “una forma di governo che cerca di farsi carico delle esigenze sottese alle prime due soluzioni, che conduca al governo parlamentare del Primo Ministro”.
REGIONI E AUTONOMIE LOCALI I saggi chiedono di ridurre “significativamente le sovrapposizioni delle competenze” tra enti locali.
CIRCOSCRIZIONE ESTERO A detta unanime dalla commissione, va soppressa.
Il ministro Quagliarello ha presentato ieri in Parlamento le conclusioni dei saggi
il ministro Quagliariello ha ribadito l’impegno per un «bipolarismo ben temperato» nel quale «a fronteggiarsi non siano due fazioni armate ma due schieramenti politici alternativi». Urgente rimane la «correzione della legge elettorale per garantire la piena funzionalità istituzionale nel caso di interruzione anticipata della legislatura». Un intervento che però non può rappresentare «una soluzione stabile ed efficace».
Napolitano: «Quella riforma della legge elettorale, quelle revisioni della seconda parte della Costituzione di cui si è già delineato il percorso attraverso il serio apporto di una Commissione altamente qualificata: e si sa che al procedere di queste riforme io ho legato il mio impegno all’atto di una non ricercata rielezione a Presidente. Impegno che porterò avanti finché sarò in grado di reggerlo e a quel fine».
il Fatto 16.10.13
Art. 138, Napolitano avverte: resto al Colle per le riforme
Quagliariello in Aula
Oggi il Senato può approvare il Ddl costituzionale
di Luca De Carolis
Napolitano monita, garantendo di essere rimasto al Quirinale solo per “il percorso delle riforme”. Quagliariello (ri) detta la linea alle Camere. E il Senato ascolta da bravo, pronto a dire il suo secondo sì all’assalto alla Carta. Con uno schema che è il paradigma delle larghe intese, ieri il Colle ha “preparato” il voto di Palazzo Madama, che oggi dovrebbe approvare in seconda lettura il ddl costituzionale 813-b, quello che stravolge l’articolo 138 e istituisce un comitato di 42 parlamentari che potrà riscrivere i titoli I, II, III e V della seconda parte della Carta, più le norme “strettamente connesse”. Di fatto, metà della Costituzione. Ultimati i passaggi in Senato, non rimarrà che la seconda lettura alla Camera, prevista a metà dicembre.
LA GIORNATA inizia di buon mattino, con il ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, che a Montecitorio illustra la relazione della commissione dei “saggi”, gli esperti nominati da Letta, su ispirazione di Napolitano. E in mattinata è proprio il presidente della Repubblica a dare l’avviso ai naviganti: “Al cammino delle riforme ho legato il mio impegno all’atto di una non ricercata rielezione a presidente. Lo porterò avanti finché sarò in grado di reggerlo”. Vietati gli scherzi in aula, insomma. “Occorre – ripete Napolitano – andare avanti con le riforme istituzionali come quella elettorale e quella della seconda parte della Costituzione”. Il miglior sostegno possibile per Quagliariello. In aula, il ministro si spiega: “Non possiamo permetterci un fallimento sulle riforme, produrrebbe il ripetersi dell’instabilità e ostacolerebbe la rimozione delle forzate coabitazioni tra forze politiche diverse”. Mette un paletto: “Occorre sgombrare il campo dall’illusione di porre rimedio al deficit di stabilità con un ennesimo intervento sul solo sistema elettorale”. E comunque, “anche se sono cosciente che serve un intervento di correzione, questo non potrà essere efficace e stabile: solo una riforma elettorale connessa alla revisione della forma di governo può garantire stabilità”. Traduzione: il Pdl, affezionato al Porcellum, non deve agitarsi. Nel breve il testo si potrà al massimo modificare.
IL MESSAGGIO più importante però arriva sulla giustizia, rimasta fuori dalle riforme costituzionali. Ma Quagliariello garantisce: “Ho avviato i contatti con il ministro della giustizia per un tavolo di coordinamento che conduca il governo a sottoporre al Parlamento proposte di riforma, sulla base delle indicazioni formulate” dai saggi. Ovvero, ci lavoreremo sopra, con una corsia preferenziale: Berlusconi e i falchi Pdl stiano sereni. Nel pomeriggio, il ministro concede il bis a Palazzo Madama. Afferma che il capo dello Stato “è una figura con natura politica e non neutra”. Celebra la consultazione on line del ministero sulle riforme, “la più partecipata non solo in Italia ma in Europa”. Quagliariello saluta, e in Senato inizia la discussione. I Cinque Stelle ricorrono al “costruzionismo”, per autodefinizione: ossia, si iscrivono a parlare tutti e 50, per interventi da 20 minuti l’uno. Tocca anche i 7 di Sel, come previsto dal regolamento. La maggioranza potrebbe forzare nella capigruppo di questa mattina, contigentando i tempi così da votare in giornata. “Ma noi ci opporremo in tutti i modi” spiega Loredana De Petris (Sel). Senza lo “strappo del governo”, il voto potrebbe slittare a giovedì. Se il ddl non venisse approvato con la maggioranza dei 2/3, potrebbe essere sottoposto a referendum. Servirebbero tanti vuoti nella maggioranza pro ddl (partiti governo, più Lega e Fratelli d’Italia). Si parla di 6-7 malpancisti nel Pd. Uno dichiarato è Corradino Mineo: “Non voterò a favore, visto quanto accaduto dopo la sentenza su Berlusconi. Si chiede alla magistratura di non toccare l’unto del Signore: come si fa a cambiare assieme la forma di governo? ”.
il Fatto 16.10.13
La ricetta dei saggi: niente voto all’estero e presidenzialismo
PARLAMENTO I saggi vogliono rafforzarlo attraverso “la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo paritario”.
GOVERNO Sul nuovo sistema di governo, la commissione è divisa. Tre le opzioni: governo parlamentare, semipresidenzialismo alla francese e “una forma di governo che cerca di farsi carico delle esigenze sottese alle prime due soluzioni, che conduca al governo parlamentare del Primo Ministro”.
REGIONI E AUTONOMIE LOCALI I saggi chiedono di ridurre “significativamente le sovrapposizioni delle competenze” tra enti locali.
CIRCOSCRIZIONE ESTERO A detta unanime dalla commissione, va soppressa.
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