Sante parole...shiloh ha scritto:Per i francesi Alitalia vale zero.
Air France verso il "no" all'aumento
http://www.repubblica.it/economia/finan ... ef=HRER1-1
***************
oggi per loro vale zero...nel 2008 l'avrebbero pagata 2,5mld. al buon Romano Prodi.
conclusione:
sbattete SUBITO fuori dal parlamento e possibilmente dal paese,
quel Re Mida al contrario che ha bruciato la trattativa di Prodi per i suoi personalissimi interessi & friends
(e non dimenticatevi che tra i "friends" c'era uno che di cognome fa Colaninno...)
Berlusconi è ancora armato e pericoloso
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Che poi, qua si discute della decadenza da senatore
Ma perché, il caimano fa il senatore?
Quando mai è andato in senato, a parte il giorno della fiducia a Ottobre?
Non lo fa il senatore, prende i soldi (come molti altri) e non ci va mai. C'è gente con assenze del 98%. E prendono i soldi
Ma un giudice che li rinvii a giudizio per assenteismo non c'è?
Ma perché, il caimano fa il senatore?
Quando mai è andato in senato, a parte il giorno della fiducia a Ottobre?
Non lo fa il senatore, prende i soldi (come molti altri) e non ci va mai. C'è gente con assenze del 98%. E prendono i soldi
Ma un giudice che li rinvii a giudizio per assenteismo non c'è?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Forebase - 2
Carfagna: "Alfano e i suoi stanno spaccando il partito"
Così Mara Carfagna ha commentato la riunione tenuta dall'ala filo-governativa del Pdl.
Da "0" a "100" quanto sei d'accordo?
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Carfagna: "Alfano e i suoi stanno spaccando il partito"
Così Mara Carfagna ha commentato la riunione tenuta dall'ala filo-governativa del Pdl.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Forebase - 3
Gasparri: "Se la Consulta abolisse il Porcellum sarebbe un colpo di Stato"
"La Corte Costituzionale - dice il vicepresidente Pdl del Senato - non puo' sostituirsi al Parlamento. Sarebbe un vero e proprio colpo di Stato - accusa - se, ammettendo il ricorso della Cassazione, mandasse poi al macero l'intero impianto del Porcellum lasciando l'Italia con un vuoto normativo o addirittura facendo rivivere il Mattarellum"
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PS. Secondo i parlamentari ogni settimana c'è un colpo di Stato.
Gasparri: "Se la Consulta abolisse il Porcellum sarebbe un colpo di Stato"
"La Corte Costituzionale - dice il vicepresidente Pdl del Senato - non puo' sostituirsi al Parlamento. Sarebbe un vero e proprio colpo di Stato - accusa - se, ammettendo il ricorso della Cassazione, mandasse poi al macero l'intero impianto del Porcellum lasciando l'Italia con un vuoto normativo o addirittura facendo rivivere il Mattarellum"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Forebase - 5
Bondi: "Se il Pdl accetta la decadenza di Berlusconi lascio il partito"
"Se il Pdl-Forza Italia si avvia a diventare un partito di correnti, animosamente contrapposte sulla base di ragioni di puro potere, e se la prospettiva è quella di accettare supinamente, pur con qualche vibrante dichiarazione di facciata, la decadenza di Berlusconi dal Parlamento, oltre al fatto di dover votare a qualunque costo una legge di Stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi e la sofferenza di tutti gli italiani, personalmente - avverte il coordinatore Pdl - dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte"
Da "0" a "100" quanto condividi le dichiarazioni di Bondi?
75.0
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Bondi: "Se il Pdl accetta la decadenza di Berlusconi lascio il partito"
"Se il Pdl-Forza Italia si avvia a diventare un partito di correnti, animosamente contrapposte sulla base di ragioni di puro potere, e se la prospettiva è quella di accettare supinamente, pur con qualche vibrante dichiarazione di facciata, la decadenza di Berlusconi dal Parlamento, oltre al fatto di dover votare a qualunque costo una legge di Stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi e la sofferenza di tutti gli italiani, personalmente - avverte il coordinatore Pdl - dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
IL CAV SPACCATUTTO: “NON CI STO PIÙ: VOGLIONO FARMI APPROVARE LA LEGGE DI STABILITA’ E POI BUTTARMI FUORI DAL PARLAMENTO” – E TORNA A SPERARE NELLA GRAZIA (IN SENATO NON HA I VOTI DELLE COLOMBE PER FAR FUORI IL GOVERNO)
Berlusconi fiuta il trappolone e parte l’assalto alla legge di stabilità - Alfano riunisce la sua corrente e manda su tutte le furie Fitto: “Sconcertante” – Anche il Cav prende malissimo l’adunata serale di Al-fini&co e oggi vede Verdini, Bondi, Fitto, Gasparri (basta coi governisti, ormai Silvio ha scelto: sta con i lealisti)…
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
«Io a queste condizioni non ci sto. La trappola ormai è evidente: farmi approvare la loro legge di stabilità e un minuto dopo buttarmi fuori dal Parlamento». Silvio Berlusconi rientra a Roma in serata ma il portone di Palazzo Grazioli è sprangato per i duellanti del partito. Entrano solo i legali con i quali fa il punto in vista della decadenza che, salvo rinvio di qualche giorno, è stata ora fissata per mercoledì 27 novembre.
Adesso tutto è in bilico, a cominciare dalla manovra di Letta. Il leader di Forza Italia crede ancora in un intervento che in qualche modo possa salvarlo. Gli occhi sono puntati sul Quirinale. E a quell'intervento, nei colloqui privati, subordina di fatto il sostegno o meno a una legge di stabilità che sta in cima alle preoccupazioni del presidente Napolitano.
«Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena, dunque il presidente sarebbe ancora in tempo» sottolinea Berlusconi nell'anticipazione del libro di Vespa diffusa in mattinata. Di quella prospettiva sembra abbiano parlato il Cavaliere e un fiducioso Alfano, nella notte precedente, ad Arcore. Per il leader in realtà l'atto di clemenza è ormai una flebile speranza. Prima che tutto crolli, prima di scatenare l'affondo finale contro il governo. La partita si gioca tutta lì.
E dire che in mattinata, parlando da Milano, Alfano aveva assicurato: «Berlusconi mi ha confermato la sua fiducia al governo, l'unità è salva» con riferimento all'incontro
notturno. La situazione si complica quando il Senato fissa la decadenza per il 27 e non dopo. Fitto, Gelmini, Carfagna, Romano, Bernini e gli altri "lealisti" si riuniscono d'urgenza. Chiamano il Cavaliere. «Ti stanno prendendo in giro, Alfano e Schifani ti hanno messo all'angolo» lo istigano.
Fitto si presenta davanti alle telecamere e attacca: «Non si può restare alleati a un Pd che chiede la decadenza». È la loro linea, linea di rottura. E nei ripetuti sfoghi telefonici, il Cavaliere usa proprio il termine di "trappola" per esternare la certezza che lo vogliano far fuori. Altro che rinvio a gennaio della decadenza.
È stata piazzata cinque giorni dopo il voto finale sulla legge di stabilità. «Ora quel Saccomanni rimette in discussione perfino la seconda rata Imu, ci dicono che difficilmente la pressione fiscale potrà essere ridotta, così noi non la votiamo » è la sfida che lancia il leader di Forza Italia. «Massimo impegno dei ministri per migliorarla » assicura in serata Alfano che a sorpresa riunisce deputati e senatori governativi a lui vicini. I 31 senatori convocati da Formigoni e la ventina di deputati.
È partita la conta. Sono i parlamentari che sulla carta sosterrebbero il governo nel caso in cui l'ira di Berlusconi portasse alla fatidica scissione dopo, se non prima del 27 novembre. «Noi stiamo con lui, c'è una parte visibile del Pdl che vuole solo far cadere» l'esecutivo, dice lo stesso Alfano ai suoi. «Ormai è un capocorrente, sono loro a voler spaccare il partito» accusano in quelle stesse ore Santanché, Galan, Carfagna. «Sconcertante riunione di corrente, i ministri si occupino di abbassare le tasse e evitare la decadenza» incalza i governativi un Fitto agguerritissimo in serata. «Io sto al governo ma concordo tutto con Berlusconi» mette in chiaro il ministro De Girolamo.
===============
È il caos generale.
===============
Berlusconi prende malissimo l'adunata serale di Alfano e i suoi, tanto più che poco prima aveva messo per iscritto col portavoce Paolo Bonaiuti un nuovo appello all'unità: «Basta con le polemiche, serve un partito forte e unito». Il Cavaliere
sta con i lealisti, ormai non ne fa mistero, ma non vuole che i panni sporchi si lavino in pubblico. «Ormai sembriamo il Pd, gli elettori non capiscono e io appaio più debole» va ripetendo in privato.
È il segno della perdita evidente di controllo del partito. Il fiume di dichiarazioni dei duellanti non lo ferma più. Dopo due giorni dedicati agli affari di famiglia - Milan prima di tutto, ma anche la strana offerta di un fondo con sede alle isole Cayman per rilevare il 40 per cento di Mediaset - il Cavaliere prova a mettere ordine nel partito. A modo suo. Oggi a pranzo a Grazioli sono attesi Fitto, Verdini, Bondi, Gasparri. Nessun ministro, nessun governativo.
Berlusconi fiuta il trappolone e parte l’assalto alla legge di stabilità - Alfano riunisce la sua corrente e manda su tutte le furie Fitto: “Sconcertante” – Anche il Cav prende malissimo l’adunata serale di Al-fini&co e oggi vede Verdini, Bondi, Fitto, Gasparri (basta coi governisti, ormai Silvio ha scelto: sta con i lealisti)…
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
«Io a queste condizioni non ci sto. La trappola ormai è evidente: farmi approvare la loro legge di stabilità e un minuto dopo buttarmi fuori dal Parlamento». Silvio Berlusconi rientra a Roma in serata ma il portone di Palazzo Grazioli è sprangato per i duellanti del partito. Entrano solo i legali con i quali fa il punto in vista della decadenza che, salvo rinvio di qualche giorno, è stata ora fissata per mercoledì 27 novembre.
Adesso tutto è in bilico, a cominciare dalla manovra di Letta. Il leader di Forza Italia crede ancora in un intervento che in qualche modo possa salvarlo. Gli occhi sono puntati sul Quirinale. E a quell'intervento, nei colloqui privati, subordina di fatto il sostegno o meno a una legge di stabilità che sta in cima alle preoccupazioni del presidente Napolitano.
«Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena, dunque il presidente sarebbe ancora in tempo» sottolinea Berlusconi nell'anticipazione del libro di Vespa diffusa in mattinata. Di quella prospettiva sembra abbiano parlato il Cavaliere e un fiducioso Alfano, nella notte precedente, ad Arcore. Per il leader in realtà l'atto di clemenza è ormai una flebile speranza. Prima che tutto crolli, prima di scatenare l'affondo finale contro il governo. La partita si gioca tutta lì.
E dire che in mattinata, parlando da Milano, Alfano aveva assicurato: «Berlusconi mi ha confermato la sua fiducia al governo, l'unità è salva» con riferimento all'incontro
notturno. La situazione si complica quando il Senato fissa la decadenza per il 27 e non dopo. Fitto, Gelmini, Carfagna, Romano, Bernini e gli altri "lealisti" si riuniscono d'urgenza. Chiamano il Cavaliere. «Ti stanno prendendo in giro, Alfano e Schifani ti hanno messo all'angolo» lo istigano.
Fitto si presenta davanti alle telecamere e attacca: «Non si può restare alleati a un Pd che chiede la decadenza». È la loro linea, linea di rottura. E nei ripetuti sfoghi telefonici, il Cavaliere usa proprio il termine di "trappola" per esternare la certezza che lo vogliano far fuori. Altro che rinvio a gennaio della decadenza.
È stata piazzata cinque giorni dopo il voto finale sulla legge di stabilità. «Ora quel Saccomanni rimette in discussione perfino la seconda rata Imu, ci dicono che difficilmente la pressione fiscale potrà essere ridotta, così noi non la votiamo » è la sfida che lancia il leader di Forza Italia. «Massimo impegno dei ministri per migliorarla » assicura in serata Alfano che a sorpresa riunisce deputati e senatori governativi a lui vicini. I 31 senatori convocati da Formigoni e la ventina di deputati.
È partita la conta. Sono i parlamentari che sulla carta sosterrebbero il governo nel caso in cui l'ira di Berlusconi portasse alla fatidica scissione dopo, se non prima del 27 novembre. «Noi stiamo con lui, c'è una parte visibile del Pdl che vuole solo far cadere» l'esecutivo, dice lo stesso Alfano ai suoi. «Ormai è un capocorrente, sono loro a voler spaccare il partito» accusano in quelle stesse ore Santanché, Galan, Carfagna. «Sconcertante riunione di corrente, i ministri si occupino di abbassare le tasse e evitare la decadenza» incalza i governativi un Fitto agguerritissimo in serata. «Io sto al governo ma concordo tutto con Berlusconi» mette in chiaro il ministro De Girolamo.
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È il caos generale.
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Berlusconi prende malissimo l'adunata serale di Alfano e i suoi, tanto più che poco prima aveva messo per iscritto col portavoce Paolo Bonaiuti un nuovo appello all'unità: «Basta con le polemiche, serve un partito forte e unito». Il Cavaliere
sta con i lealisti, ormai non ne fa mistero, ma non vuole che i panni sporchi si lavino in pubblico. «Ormai sembriamo il Pd, gli elettori non capiscono e io appaio più debole» va ripetendo in privato.
È il segno della perdita evidente di controllo del partito. Il fiume di dichiarazioni dei duellanti non lo ferma più. Dopo due giorni dedicati agli affari di famiglia - Milan prima di tutto, ma anche la strana offerta di un fondo con sede alle isole Cayman per rilevare il 40 per cento di Mediaset - il Cavaliere prova a mettere ordine nel partito. A modo suo. Oggi a pranzo a Grazioli sono attesi Fitto, Verdini, Bondi, Gasparri. Nessun ministro, nessun governativo.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Spinoza
LA CATTIVERIA
Il 16 novembre berlusconi chiamerà uno per uno i membri del Pdl per procedere alla conta.
"100 euro, 200 euro....."
forum.spinoza.it
LA CATTIVERIA
Il 16 novembre berlusconi chiamerà uno per uno i membri del Pdl per procedere alla conta.
"100 euro, 200 euro....."
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Piedigrotta arcoriana - Monza e Brianza - 1
Più di una volta ci siamo chiesti come si sarebbe svolta la fine del partito del Caimano.
Moretti non ce l'ha mai raccontato.
Guerra dei dossier tra Angelino e il leader “Ci sono voci di una escalation giudiziaria”
(CARMELO LOPAPA).
08/11/2013 di triskel182
I fan del vicepremier e del Cavaliere temono che in vista della resa dei conti possa scattare una battaglia a forza di colpi bassi.
ROMA— «Ucci ucci, sento odor di dossierucci…» È il tweet che spara a freddo il deputato berlusconiano Luca D’Alessandro. Non uno qualunque. Braccio destro e fedelissimo di Denis Verdini, l’uomo forte della macchina operativa del Cavaliere, ma soprattutto acerrimo avversario del ministro dell’Interno ed ex segretario Pdl Angelino Alfano.
Sono trascorse da poco le 15 e D’Alessandro dà voce a un allarme che nelle ultime 24 ore è rimbalzato nei capannelli in Transatlantico e nel tam tam tra falchi e lealisti.
Il timore di cui si fa un gran parlare è che da oggi a sabato prossimo, quando si riunirà il Consiglio nazionale imposto da Berlusconi col sostegno di Verdini e Fitto, possano venir fuori veleni e dossier da apparati dello Stato che maneggiano informazioni sensibili.
Magari così pesanti da sfociare in inchieste giudiziarie, magari per tornare a colpire chi in questa guerra senza quartiere si è schierato dalla parte del leader, magari chi ha già qualche problema con la giustizia.
Ma sono paure che, come vedremo, in realtà in queste ore sono piuttosto trasversali e lambiscono anche i loro avversari — i ministri e i parlamentari governativi — sebbene di altra natura, per motivi differenti.
È tutto un mondo che piomba nel caos e viene travolto da incubi, fumi persecutori, tanfo da scheletri nell’armadio e sospetti.
Qui si va oltre la sindrome da arresto imminente che pure sembra si sia impossessata del Cavaliere in odor di decadenza con perdita dell’immunità.
Qui l’accusa reciproca, e sottobanco, è di far ricorso ad armi «non convenzionali ».
A uscire allo scoperto sono i deputati lealisti.
Alludono a novità in arrivo sul piano giudiziario.
Mariastella Gelmini lo racconta senza giri di parole in tv, a Sky: «Mi auguro veramente di sbagliare, ma bastava essere oggi in Transatlantico per sentire chiacchiere e voci.
Saranno fesserie, ma siccome in passato le coincidenze non sono state fortuite
vedremo nei prossimi giorni ».
Coincidenze? Chiacchiere? Voci? «Solo un caso, per carità, ma due giorni fa, in Sardegna, sono finiti in carcere esclusivamente due consiglieri regionali del Pdl per l’inchiesta sui rimborsi, in Campania è toccata la stessa sorte ad un altro nostro consigliere.
Girano strane voci di un’escalation giudiziaria da qui al Consiglio nazionale del partito che appare troppo puntuale per rappresentare un caso fortuito».
Trascorre qualche ora e la sua collega, di partito e di corrente, Mara Carfagna, segue in scia: «Teniamo alta l’attenzione contro ogni intollerabile invasione di campo di certa magistratura. Nessuno si sogni di destabilizzare il Consiglio nazionale».
Detto questo, la paura fa novanta anche tra i cosiddetti alfaniani, con l’aria che tira. Ma lì, racconta nei corridoi laterali di Montecitorio un deputato che vanta lunga militanza nelle truppe berlusconiane, si tratta di altro genere di timori: «Non dobbiamo aver commesso per forza dei reati, il presidente possiede mezzi di comunicazione in grado di mettere in difficoltà chiunque, se volesse».
Insomma l’aria è questa qui. Del resto, il 30 settembre quando aveva già iniziato a smarcarsi dal Cavaliere, era stato lo stesso Angelino Alfano a reagire a un pesante attacco del Giornale additando con chiare lettere — e per la prima volta — la sigla evocativa della macchina del fango.
«Con noi il metodo Boffo non funzionerà» scriveva il ministro degli Interni per replicare all’editoriale con cui il direttore Alessandro Sallusti paragonava lui e i ministri a Fini. «È bene dire subito al direttore che noi non abbiamo paura. Se pensa di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro movimento politico, si sbaglia di grosso. Se intende impaurirci con il paragone con Fini, sappia che non avrà case a Montecarlo su cui costruire campagne.
Se il metodo Boffo ha forse funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi».
Da lì a breve, il giorno della fiducia, il 2 ottobre, il quotidiano della famiglia Berlusconi sganciava la bomba con un lapidario «Alfano ha deciso di tradire», così, a tutta pagina.
Ora, tra Angelino e il Cavaliere i rapporti si sono incrinati, certo, ma sono stati stretti, da simbiosi, per anni, non a caso ancora ieri sera l’ennesima cena Grazioli dopo quella di lunedì ad Arcore.
Ma raccontano che tra i due a questo punto, oltre a una buona dose di diffidenza, circoli anche qualcosa di simile al reciproco timore. Il ministro degli Interni è uscito quasi indenne dal caso Shalabayeva, ma passando attraverso il sacrificio di dirigenti a lui subordinati che, non è un mistero, la complessa struttura del Viminale ha vissuto con una certa sofferenza.
Ansie, apprensioni e spettri che da una parte all’altra della nascitura Forza Italia non fanno dormire sonni tranquilli, in vista del 16 novembre. E ancor meno dopo la resa dei conti.
Da La Repubblica del 08/11/2013.
Più di una volta ci siamo chiesti come si sarebbe svolta la fine del partito del Caimano.
Moretti non ce l'ha mai raccontato.
Guerra dei dossier tra Angelino e il leader “Ci sono voci di una escalation giudiziaria”
(CARMELO LOPAPA).
08/11/2013 di triskel182
I fan del vicepremier e del Cavaliere temono che in vista della resa dei conti possa scattare una battaglia a forza di colpi bassi.
ROMA— «Ucci ucci, sento odor di dossierucci…» È il tweet che spara a freddo il deputato berlusconiano Luca D’Alessandro. Non uno qualunque. Braccio destro e fedelissimo di Denis Verdini, l’uomo forte della macchina operativa del Cavaliere, ma soprattutto acerrimo avversario del ministro dell’Interno ed ex segretario Pdl Angelino Alfano.
Sono trascorse da poco le 15 e D’Alessandro dà voce a un allarme che nelle ultime 24 ore è rimbalzato nei capannelli in Transatlantico e nel tam tam tra falchi e lealisti.
Il timore di cui si fa un gran parlare è che da oggi a sabato prossimo, quando si riunirà il Consiglio nazionale imposto da Berlusconi col sostegno di Verdini e Fitto, possano venir fuori veleni e dossier da apparati dello Stato che maneggiano informazioni sensibili.
Magari così pesanti da sfociare in inchieste giudiziarie, magari per tornare a colpire chi in questa guerra senza quartiere si è schierato dalla parte del leader, magari chi ha già qualche problema con la giustizia.
Ma sono paure che, come vedremo, in realtà in queste ore sono piuttosto trasversali e lambiscono anche i loro avversari — i ministri e i parlamentari governativi — sebbene di altra natura, per motivi differenti.
È tutto un mondo che piomba nel caos e viene travolto da incubi, fumi persecutori, tanfo da scheletri nell’armadio e sospetti.
Qui si va oltre la sindrome da arresto imminente che pure sembra si sia impossessata del Cavaliere in odor di decadenza con perdita dell’immunità.
Qui l’accusa reciproca, e sottobanco, è di far ricorso ad armi «non convenzionali ».
A uscire allo scoperto sono i deputati lealisti.
Alludono a novità in arrivo sul piano giudiziario.
Mariastella Gelmini lo racconta senza giri di parole in tv, a Sky: «Mi auguro veramente di sbagliare, ma bastava essere oggi in Transatlantico per sentire chiacchiere e voci.
Saranno fesserie, ma siccome in passato le coincidenze non sono state fortuite
vedremo nei prossimi giorni ».
Coincidenze? Chiacchiere? Voci? «Solo un caso, per carità, ma due giorni fa, in Sardegna, sono finiti in carcere esclusivamente due consiglieri regionali del Pdl per l’inchiesta sui rimborsi, in Campania è toccata la stessa sorte ad un altro nostro consigliere.
Girano strane voci di un’escalation giudiziaria da qui al Consiglio nazionale del partito che appare troppo puntuale per rappresentare un caso fortuito».
Trascorre qualche ora e la sua collega, di partito e di corrente, Mara Carfagna, segue in scia: «Teniamo alta l’attenzione contro ogni intollerabile invasione di campo di certa magistratura. Nessuno si sogni di destabilizzare il Consiglio nazionale».
Detto questo, la paura fa novanta anche tra i cosiddetti alfaniani, con l’aria che tira. Ma lì, racconta nei corridoi laterali di Montecitorio un deputato che vanta lunga militanza nelle truppe berlusconiane, si tratta di altro genere di timori: «Non dobbiamo aver commesso per forza dei reati, il presidente possiede mezzi di comunicazione in grado di mettere in difficoltà chiunque, se volesse».
Insomma l’aria è questa qui. Del resto, il 30 settembre quando aveva già iniziato a smarcarsi dal Cavaliere, era stato lo stesso Angelino Alfano a reagire a un pesante attacco del Giornale additando con chiare lettere — e per la prima volta — la sigla evocativa della macchina del fango.
«Con noi il metodo Boffo non funzionerà» scriveva il ministro degli Interni per replicare all’editoriale con cui il direttore Alessandro Sallusti paragonava lui e i ministri a Fini. «È bene dire subito al direttore che noi non abbiamo paura. Se pensa di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro movimento politico, si sbaglia di grosso. Se intende impaurirci con il paragone con Fini, sappia che non avrà case a Montecarlo su cui costruire campagne.
Se il metodo Boffo ha forse funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi».
Da lì a breve, il giorno della fiducia, il 2 ottobre, il quotidiano della famiglia Berlusconi sganciava la bomba con un lapidario «Alfano ha deciso di tradire», così, a tutta pagina.
Ora, tra Angelino e il Cavaliere i rapporti si sono incrinati, certo, ma sono stati stretti, da simbiosi, per anni, non a caso ancora ieri sera l’ennesima cena Grazioli dopo quella di lunedì ad Arcore.
Ma raccontano che tra i due a questo punto, oltre a una buona dose di diffidenza, circoli anche qualcosa di simile al reciproco timore. Il ministro degli Interni è uscito quasi indenne dal caso Shalabayeva, ma passando attraverso il sacrificio di dirigenti a lui subordinati che, non è un mistero, la complessa struttura del Viminale ha vissuto con una certa sofferenza.
Ansie, apprensioni e spettri che da una parte all’altra della nascitura Forza Italia non fanno dormire sonni tranquilli, in vista del 16 novembre. E ancor meno dopo la resa dei conti.
Da La Repubblica del 08/11/2013.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Piedigrotta arcoriana - Monza e Brianza - 2
Berlusconi a caccia di reclute per Fi mobilita Publitalia come nel ’94 “Falchi e colombe mi hanno stufato”
(FRANCESCO BEI).
10/11/2013 di triskel182
Al Senato 36 con Alfano. Il Cavaliere tentato di rinviare la conta
ROMA— «Ma chi sono questi qua? Chi li conosce?». Un mese fa, scorrendo le liste complete degli eletti del Pdl — parlamento, consigli regionali, sindaci — Silvio Berlusconi ha constatato con i suoi stessi occhi che il partito, il «suo» partito, era diventato un estraneo inaffidabile. Gli elenchi completi li aveva chiesti a Verdini, dopo la batosta del 2 ottobre e lo schiaffo ricevuto al Senato dagli alfaniani. Per capire meglio da chi fosse composto quel Pdl che non lo riconosceva più come leader. Da qui l’amara constatazione di una verità: «Mi sono occupato per troppo tempio di altro, ormai la metà di questi che ho fatto eleggere nemmeno so chi siano». Nasce quel giorno l’idea di ribaltare tutto, di tornare allo «spirito del ‘94», di plasmare nuovamente una Forza Italia a sua immagine e somiglianza, senza più l’ingombro di politici stagionati. Anche perché, come ha confidato a un’amica di recente, «falchi e colombe, mi hanno stufato tutti con le loro beghe ».
Un’operazione da demiurgo la cui esecuzione è stata affidata agli uomini di sempre, gli unici che considera davvero fidati: i manager e gli agenti di Publitalia e Mediolanum. Al vertice ci sarebbe lo stesso Giuliano Adreani, ammini-stratore delegato di Publitalia ‘80, mentre i compiti operativi sarebbero nelle mani di Luigi Ciardiello (una vecchia conoscenza, è quello che assunse come hostess Nicole Minetti a uno stand Publitalia). È a loro e a un altro ex Publitalia della prima ora — Giancarlo Galan, allora direttore centrale sotto Dell’Utri — che il Cavaliere ha chiesto di trasformarsi in cacciatori di teste per il nuovo partito dando fondo alle loro rubriche, setacciando tutti i contatti sul territorio.
Due incontri con le nuove “reclute” — manager, imprenditori, professionisti tra i 35 e i 50 anni — già si sono tenuti in gran segreto, ad Arcore e a palazzo Grazioli. Domani sera ci sarà il terzo incontro a villa Gernetto, ma Berlusconi — convinto del voto anticipato a marzo — si è imposto una riunione a settimana per fare “scouting”. Martedì è stato invitato invece alla nuova sede di Forza Italia, dove Daniela Santanché radunerà un centinaio di ragazzi. Tutti ovviamente di provata fede, come gli organizzatori dell’evento, Luca (18) e Andrea (23) Zappacosta: «In questo momento di difficoltà — afferma spavaldo Luca — vogliamo far capire a Berlusconi che non vogliamo un centrodestra vittima dei giochi di palazzo di Alfano e compagni». Il Cavaliere, come sempre, non trascura l’aspetto della comunicazione. Preoccupato dal livello di scontro interno, ha in mente di convogliare tutte le richieste di ospitate televisive su un’unica centrale. Un’unica persona, a cui i talk show dovrebbero rivolgersi per chiedere personaggi del Pdl: Deborah Bergamini, deputata fidatissima e già manager di viale Mazzini all’epoca dell’affaire “Raiset”.
Certo, c’è in vista il grande scoglio del 16 novembre, l’appuntamento
con il Consiglio nazionale che sancirà il passaggio formale a Forza Italia. Non c’è alcun accenno a una possibile soluzione che non sia cruenta, lo dimostra lo scambio di cortesie ieri tra Cicchitto e Capezzone. «Sei un pm fasullo e fanatico», ha detto la colomba. «Cicchitto — ha risposto il falco ironizzando sulla fede romanista dell’avversario — si crede Gervinho: dunque, vola sulla fascia. Ma al centro non trova Totti, bensì il duo Formigoni-Giovanardi ». L’ultima conta interna, con i dati forniti da ciascuna parte, vede
614 delegati per i lealisti e 330 per le colombe. Il totale fa 944 e visto che i membri del Consiglio sono soltanto 800 è evidente che qualcuno mente e che la battaglia delle cifre (truccate) fa parte del gioco. Al Senato invece gli alfaniani sono arrivati a 36 firme, sufficienti a tenere in piedi il governo.
Per questo molti si aspettano che, per evitare un bagno di sangue in pubblico, Berlusconi possa all’ultimo scartare e rinviare il Consiglio nazionale. Lasciando tutti con un palmo di naso.
Da La Repubblica del 10/11/2013.
Berlusconi a caccia di reclute per Fi mobilita Publitalia come nel ’94 “Falchi e colombe mi hanno stufato”
(FRANCESCO BEI).
10/11/2013 di triskel182
Al Senato 36 con Alfano. Il Cavaliere tentato di rinviare la conta
ROMA— «Ma chi sono questi qua? Chi li conosce?». Un mese fa, scorrendo le liste complete degli eletti del Pdl — parlamento, consigli regionali, sindaci — Silvio Berlusconi ha constatato con i suoi stessi occhi che il partito, il «suo» partito, era diventato un estraneo inaffidabile. Gli elenchi completi li aveva chiesti a Verdini, dopo la batosta del 2 ottobre e lo schiaffo ricevuto al Senato dagli alfaniani. Per capire meglio da chi fosse composto quel Pdl che non lo riconosceva più come leader. Da qui l’amara constatazione di una verità: «Mi sono occupato per troppo tempio di altro, ormai la metà di questi che ho fatto eleggere nemmeno so chi siano». Nasce quel giorno l’idea di ribaltare tutto, di tornare allo «spirito del ‘94», di plasmare nuovamente una Forza Italia a sua immagine e somiglianza, senza più l’ingombro di politici stagionati. Anche perché, come ha confidato a un’amica di recente, «falchi e colombe, mi hanno stufato tutti con le loro beghe ».
Un’operazione da demiurgo la cui esecuzione è stata affidata agli uomini di sempre, gli unici che considera davvero fidati: i manager e gli agenti di Publitalia e Mediolanum. Al vertice ci sarebbe lo stesso Giuliano Adreani, ammini-stratore delegato di Publitalia ‘80, mentre i compiti operativi sarebbero nelle mani di Luigi Ciardiello (una vecchia conoscenza, è quello che assunse come hostess Nicole Minetti a uno stand Publitalia). È a loro e a un altro ex Publitalia della prima ora — Giancarlo Galan, allora direttore centrale sotto Dell’Utri — che il Cavaliere ha chiesto di trasformarsi in cacciatori di teste per il nuovo partito dando fondo alle loro rubriche, setacciando tutti i contatti sul territorio.
Due incontri con le nuove “reclute” — manager, imprenditori, professionisti tra i 35 e i 50 anni — già si sono tenuti in gran segreto, ad Arcore e a palazzo Grazioli. Domani sera ci sarà il terzo incontro a villa Gernetto, ma Berlusconi — convinto del voto anticipato a marzo — si è imposto una riunione a settimana per fare “scouting”. Martedì è stato invitato invece alla nuova sede di Forza Italia, dove Daniela Santanché radunerà un centinaio di ragazzi. Tutti ovviamente di provata fede, come gli organizzatori dell’evento, Luca (18) e Andrea (23) Zappacosta: «In questo momento di difficoltà — afferma spavaldo Luca — vogliamo far capire a Berlusconi che non vogliamo un centrodestra vittima dei giochi di palazzo di Alfano e compagni». Il Cavaliere, come sempre, non trascura l’aspetto della comunicazione. Preoccupato dal livello di scontro interno, ha in mente di convogliare tutte le richieste di ospitate televisive su un’unica centrale. Un’unica persona, a cui i talk show dovrebbero rivolgersi per chiedere personaggi del Pdl: Deborah Bergamini, deputata fidatissima e già manager di viale Mazzini all’epoca dell’affaire “Raiset”.
Certo, c’è in vista il grande scoglio del 16 novembre, l’appuntamento
con il Consiglio nazionale che sancirà il passaggio formale a Forza Italia. Non c’è alcun accenno a una possibile soluzione che non sia cruenta, lo dimostra lo scambio di cortesie ieri tra Cicchitto e Capezzone. «Sei un pm fasullo e fanatico», ha detto la colomba. «Cicchitto — ha risposto il falco ironizzando sulla fede romanista dell’avversario — si crede Gervinho: dunque, vola sulla fascia. Ma al centro non trova Totti, bensì il duo Formigoni-Giovanardi ». L’ultima conta interna, con i dati forniti da ciascuna parte, vede
614 delegati per i lealisti e 330 per le colombe. Il totale fa 944 e visto che i membri del Consiglio sono soltanto 800 è evidente che qualcuno mente e che la battaglia delle cifre (truccate) fa parte del gioco. Al Senato invece gli alfaniani sono arrivati a 36 firme, sufficienti a tenere in piedi il governo.
Per questo molti si aspettano che, per evitare un bagno di sangue in pubblico, Berlusconi possa all’ultimo scartare e rinviare il Consiglio nazionale. Lasciando tutti con un palmo di naso.
Da La Repubblica del 10/11/2013.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
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Pdl, Alfano non risponde alle domande sulla ‘minaccia’ di Berlusconi
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... ni/253078/
Il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Angelino Alfano (Pdl), evita le domande dei cronisti sulla minaccia di Berlusconi (“Farai la fine di Fini” ndr). Il segretario del Pdl ha presenziato alla giornata ‘Legalità mi piace!’, la mobilitazione nazionale organizzata da Confcommercio contro la contraffazione e i fenomeni illegali regalati alla vendita illegale di prodotti contraffatti. Per Alfano: “Il commercio illegale di prodotti contraffatti viene sviluppato da immigrati illegali che vengono dal medioriente, dal nord Africa e dalla Cina” e nell’occasione Alfano ribadisce: “Noi siamo un popolo accogliente, ma non possiamo accogliere tutti”. All’uscita dalla sede di Confcommercio stesso copione, nonostante le domande dei cronisti, il ministro tira dritto e sale in macchina
di Manolo Lanaro
11 novembre 2013
Pdl, Alfano non risponde alle domande sulla ‘minaccia’ di Berlusconi
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http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/ ... ni/253078/
Il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Angelino Alfano (Pdl), evita le domande dei cronisti sulla minaccia di Berlusconi (“Farai la fine di Fini” ndr). Il segretario del Pdl ha presenziato alla giornata ‘Legalità mi piace!’, la mobilitazione nazionale organizzata da Confcommercio contro la contraffazione e i fenomeni illegali regalati alla vendita illegale di prodotti contraffatti. Per Alfano: “Il commercio illegale di prodotti contraffatti viene sviluppato da immigrati illegali che vengono dal medioriente, dal nord Africa e dalla Cina” e nell’occasione Alfano ribadisce: “Noi siamo un popolo accogliente, ma non possiamo accogliere tutti”. All’uscita dalla sede di Confcommercio stesso copione, nonostante le domande dei cronisti, il ministro tira dritto e sale in macchina
di Manolo Lanaro
11 novembre 2013
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