Quante Possibilità ha Civati?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da iospero »

Perché Fabrizio Barca e Corradino Mineo votano Civati?
Civati , se non fosse chiaro e purtroppo non lo è ancora per molti, ha sposato una linea di partito condivisa con F.Barca, "cioè una forma di partito ( sperimentalismo democratico) bASATO SULLA RICERCA di una organizzazione che lo renda un partito idoneo a sperimentare e a cercare le sue linee programmatiche insieme ai militanti e alla colletivtà in un flusso di informazioni ed elaborazioni che non possono che essere bidirezionali."

Fra le altre cose, già esiste nello Statuto del PD un articolo che prevede il referendum a richiesta del 5% degli iscritti o altro... su vari argomenti e aperto anche ai non iscritti, articolo che purtroppo non è stato mai utilizzato. Nulla vieta che a partire dai vari circoli PD si faccia un referendum on line sullo stesso argomento, con regolare controllo delle password e dei codici di accesso, quindi senza particolari spese organizzative; chiaramente gli argomenti devono essere sufficientemente conosciuti e argomentati dai vari punti di vista.
Questo sarebbe finalmente un partito al quale ci si potrebbe iscrivere e contare qualcosa, un partito che a differenza del M5S avrebbe una base e una serietà invidiabili.
Non so se questo partito non piacerebbe a Cacciari ?
Amadeus

Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da Amadeus »

perchè a livello nazionale hanno scelto di fare i puri.

( salvo poi localmente venire in città a dirci di votare un candidato sindaco ex pdl amico dei palazzinari)

Civati sa che non ha in mano il partito e quindi si permette il lusso di teorizzare egregiamente.

Cacciari idem, a livello di concetti :chapeau, quando ha amministrato :apriti cielo.

e che vuoi fa? la sinistra è così , fra il dire e il fare....per questo perderemo inesorabilmente di nuovo.
iospero
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da iospero »

E vviva l' ottimismo ! !!

Dopo le primarie il partito e i parlamentari del PD seguiranno la linea del nuovo segretario ?

Non c'è altra soluzione che lo sperimentalismo democratico
Amadeus

Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da Amadeus »

Grillo pure sul Topic di Civati ?

non bastano 146 pagine in quello dedicato alle sue epiche gesta ?
camillobenso
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da camillobenso »

l’Unità 3.12.13
Maria C. Lanzetta: «Pippo è anti-leader la gente gli crede»
di Rachele Gonnelli

«Sono emozionata, molto». Maria Carmela Lanzetta, sindaca di Monasterace nella Locride, lo sapeva già di essere diventata un simbolo, il volto della lotta contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle amministrazioni locali del Mezzogiorno. Lo ha capito fino in fondo lo scorso luglio quando le hanno sparato quattro colpi di pistola contro la macchina e la porta di casa. Ma solo da poco, dalla tv, ha scoperto di essere addirittura assurta a un pantheon di figure-guida. Lei che è sindaca di un paese di 3mila anime insieme al primo cittadino della città più importante del mondo, quel Bill de Blasio che ha fatto della lotta alla disuguaglianza sociale la bandiera di una nuova New York, più solidale. Sono questi due i riferimenti indicati nel confronto tv dal candidato alla segreteria Pd Pippo Civati.
Maria Carmela non lo sapeva che sarebbe stata chiamata in causa come simbolo. «Non me l’aspettavo proprio. Avevo deciso di votare Civati e quando i ragazzi di Vibo Valenzia e di Reggio Calabria mi hanno chiesto anche di impegnarmi a sostegno della mozione ho accettato per passione, così senza rete come faccio io, sulla scia dell’entusiasmo. Ma non mi aspettavo di essere chiamata in causa così, per me è un grande onore e una grande responsabilità».
Cosa l’ha convinta ad aderire alla mozione Civati?
«Sinceramente ciò che mi piace di più di Civati è il suo essere anti-leader, quel suo impegno a puntare sulla responsabilizzazione e sulla partecipazione dei cittadini, un metodo con il quale sta cercando di liberare il partito dalle logiche dell’apparato, la visione di un Pd semplice e accessibile. È un impegno grosso, per il quale serve un grande sforzo organizzativo. Ciò che stiamo cercando di fare è rinnovarlo partendo dalle competenze e non dalla fedeltà. E poi mi ha convinto la sua propensione ad una lettura della crisi sociale ed economica anche nel Mezzogiorno».
I candidati Pd vengono tutti e tre dal Centro-Nord, lei pensa che Civati rappresenti qualcosa di diverso per il Mezzogiorno?
«C’è da dire che la crisi sta investendo in modo drammatico tanto il Sud quanto il Nord. Nelle nostre terre però viamo in una morsa terribile, da una parte la mancanza di lavoro e l’estrema fragilità del nostro tessuto produttivo e dall’altra l’assoluta necessità di un ripristino dello stato di legalità. Questa morsa ci fa sentire più forti i bisogni. È in atto una fuga dei nostri giovani che ha per noi dei connotati luttuosi, perché se ne vanno quando entrano nell’età lavorativa per non tornare mai più. Se c’è un problema di questo tipo in Lombardia in Calabria è amplificato».
Per lei Civati interpreta più degli altri questo problema?
«Sì, perché è più vicino a chi non ha voce e ai tanti movimenti e associazioni che in tutta Italia ci esprimono solidarietà. Noi ci sentiamo ancora molto senza voce e tramite la mozione che porta il suo nome cerchiamo di darne a chi vuole restare cercando di lavorare in positivo per la legalità e il lavoro al Sud. Lavoro e legalità vanno in parallelo, sono lo stesso binario. Io sono una persona come tante, vado al lavoro nella mia farmacia ogni mattina e sento tante persone scoraggiate, che si allontanano dal voto. Invece il Pd è un partito migliore degli altri perché ha saputo organizzare primarie vere, e speriamo anche libere, per dare la possibilità di scelgliere. Speriamo che siano in tanti a partecipare, è fondamentale».
Il governo Letta fa abbastanza per il Sud?
«Il governo Letta è nato per fare la riforma elettorale e affrontare la crisi. Per il resto è meglio che lasci spazio a un governo che rappresenti la maggioranza degli italiani e che faccia, ad esempio, il salario minimo garantito e tuteli le nostre imprese».

Corriere 3.12.13
Civati: io sottostimato come Grillo a febbraio
Vinco e si va a votare

intervista di Monica Guerzoni

ROMA — «”Civoti” vince il congresso».
Esagera, onorevole Pippo Civati.
«Non esagero, ho rilevazioni interessanti. L’operazione “recuperlo” è conclusa e ora ci occupiamo di Renzi».
Cosa le fa pensare di poter battere non solo Cuperlo, ma anche Renzi?
«La mia è una posizione netta, la sua è più incerta. Prendiamo le liste per l’assemblea nazionale del Pd, dove è passato dal “rottamiamoli tutti” al “candidiamoli tutti”, a cominciare da D’Alema».
Ieri girava un sondaggio in cui Renzi è al 66, Cuperlo al 20 e lei...
«Vogliamo fare come con Grillo a febbraio, quando non ci prese nessuno? Noi abbiamo sondaggi molto diversi, ma non li possiamo dire. Si vede una grande mobilitazione in nostro favore e se parlo al plurale non è perché mi sono montato la testa dopo aver vinto il confronto tv, ma per via del “civoti”, uno slogan nel quale credo molto».
Mettiamo che lei vinca le primarie, non teme che alle prossime elezioni prevalga ancora il centrodestra?
«No, il gruppo dirigente che si è visto su Sky li batte. Loro hanno Alfano e Berlusconi, ma vogliamo scherzare? Recuperiamo i delusi, motiviamo le persone, facciamo una campagna degna di questo nome e le vinciamo noi, le elezioni anticipate».
Con il Porcellum?
«La cosa più importante è cambiare la legge elettorale e tornare al Mattarellum».
Si voterà nel 2014?
«Se si vota vuol dire che le primarie le ho vinte io, perché Cuperlo e Renzi non vogliono andare alle urne».
Nemmeno Renzi? Sicuro?
«Sicuro no, perché ogni giorno Matteo cambia idea. È contraddittorio. In tv ha detto che non si andava a votare, il giorno dopo in una intervista ha affermato l’esatto contrario e poi l’ha smentito... Vorrei sapere se sostiene Letta o no. Io ho un’idea diversa e lo dico con chiarezza».
Perché ha l’ossessione dei 101 che non votarono Prodi al Quirinale?
«Perché quei 101 parlamentari, pur avendo vinto, non si sono dichiarati e noi nel Pd dobbiamo poterci fidare del vicino di banco. In secondo luogo perché è sbagliato dire che Prodi non era e non sarebbe, in questo momento, rappresentativo del Paese».
C’è chi dice che non avesse i voti.
«Se il Pd avesse tenuto, Monti si sarebbe aggiunto e avremmo messo in difficoltà il M5S».
Però il fondatore del Pd non voterà alle primarie...
«Rispetto la sua amarezza. Ma a Prodi il 9 dicembre la tessera del partito la porto io, da segretario».
lucfig
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da lucfig »

Il confronto di Sky lo ha proclamato vincitore.

C'è una maggioranza silenziosa che lo sta appoggiando malgrado il silenzio dei massmedia.

Parla di cose di sinistra. Fa cose di sinistra.

Le sue platee sono sempre più numerose.

Forse sarò un illuso ma credo che vincerà. L'importante è che noi ci crediamo, crediamo che le nostre idee sono vincenti, crediamo che non siamo soli, crediamo che malgrado tutto ce la possiamo fare.
Dalla Speranza al Cambiamento.

Per la prima volta vado a votare non per vincere ma per esserci e se siamo tanti non ci possono ignorare.

Per questo Civati ha la possibilità di vincere!
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iospero
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da iospero »

Perché le primarie non bastano

di BARBARA SPINELLI


04 dicembre 2013
Mancano pochi giorni alle primarie del Pd, ed ecco che nella sinistra tedesca si comincia a correre molto più rapidamente, più spavaldamente che in Italia. In gioco non è più soltanto la designazione del leader: pratica che s'è estesa in Europa, tranne nella destra italiana, senza però fermare il degrado dei partiti.

Nelle prossime settimane, i 475mila iscritti del partito socialdemocratico (Spd) voteranno sul programma di governo che i propri dirigenti hanno concordato con Angela Merkel, e il 14 dicembre emetteranno la loro sentenza: sì o no alla Grande Coalizione, sì o no alle singole politiche, sì o no a un'alleanza diversa da quella promessa in campagna elettorale. La sentenza sarà accolta se voteranno almeno 95.000 militanti (il 20% dei consultati).

Le nostre primarie sbiadiscono, di fronte a un salto di qualità che con vigore rimette al centro gli iscritti. La crisi dei partiti è riconosciuta, la loro personalizzazione è giudicata calamitosa. È sulla sostanza delle politiche che si vota, non su leader più o meno promettenti. È come se i socialdemocratici dicessero: sappiamo che c'è stato tradimento, che il piano negoziato con la Merkel non è quello che volevamo realizzare con i Verdi (giustamente Guido Rossi lo chiama piano non della Grande Coalizione ma della Grande Stagnazione. C'è il salario minimo, ma nessun progresso sull'Europa). Ma non ci appelleremo alla Necessità - dicono i vertici Spd - non celebreremo la Stabilità come valore assoluto. Potete dire no, siamo davanti a un bivio e non a un vuoto di alternative. Nel mare della Necessità, voi iscritti avete una libertà, e una responsabilità, che per anni vi avevamo negato.

Questa libertà, l'economista Amartya Sen la chiama capacitazione, empowerment. Specie in tempi di malessere economico e democratico, occorre dare ai cittadini il senso di avere un potere, tale da influenzare la politica: "La capacitazione è una sorta di libertà: la libertà sostanziale (...) di mettere in atto più stili di vita alternativi".

La socialdemocrazia sa perfettamente i rischi: fiuta il sì della base, ma non può esserne del tutto certa. La democrazia rappresentativa che vuol salvare potrebbe guastarsi ancor più. Se ha deciso di correre pericoli così vasti è perché ben maggiore gli è apparso il pericolo della stasi, delle cerchie partitiche sempre più lontane dalla base. Il voto sulla Grande Coalizione è un atto di consapevolezza, un conosci te stesso al contempo umile e astuto: se patteggiamo con chi abbiamo avversato senza consultare la base rischiamo il tracollo, l'illegittimità democratica. Accadde nella Grande Coalizione del 2005-2009: 23% di voti in meno, subito dopo. Non si violano impunemente i patti con l'elettore.

Dunque si torna alla prima fonte di legittimità che sono gli iscritti, troppo a lungo esautorati, dando loro nuovi diritti-poteri ma anche nuova voglia di far politica, di governare. Dice Sigmar Gabriel, presidente Spd: "L'intera responsabilità è nelle mani del singolo iscritto". Il partito deve rispondere alla base di quel che fa, e viceversa. Da promettenti che erano, i capi si fanno rispondenti.

Per questo le vicende tedesche sono così importanti per le nostre primarie. Dice Pippo Civati, pensando alla Spd: "Da noi abbiamo un partito ben diverso, che non si fa mai vivo con i suoi elettori". Il Pd declina, mentre Grillo sale. Non basta incoronare il capo, se non si sa bene cosa farà.

Non ammettere la crisi dei partiti, e in genere della democrazia rappresentativa, è la via più sicura per svilire ambedue. Come partito hai un potere dilatato al centro, più danaroso, ma in cambio immoli la fiducia degli elettori e le periferie. Lo spiega con nitida crudezza il politologo Piero Ignazi: il partito diventa un "cartello elettorale statocentrico" - parte dello Stato, non più controparte - ma perde legittimità scansando la società (Forza senza legittimità, Laterza 12). La forza persuasiva di ricostruttori come Fabrizio Barca (il suo candidato è Civati) nasce da analisi simili.

Adottare il conosci te stesso è colmo di insidie, non ignote alla Spd. Nella democrazia rappresentativa entrano elementi di democrazia diretta, e secondo alcuni la Costituzione ne soffre. Lo sostiene il giurista Christoph Degenhart, sul giornale Handelsblatt, e non è il solo: se gli iscritti possono disfare le politiche dei propri capi e parlamentari, cade un principio nodale della Carta: quello che vieta, in Germania e Italia, il vincolo di mandato. Barca ricorda tuttavia i dissensi tra i padri costituenti. Per Ruggero Grieco, l'esclusione di vincoli favoriva "il sorgere del malcostume politico".

Secondo Degenhart, il referendum prefigura un mandato imperativo, assente nella Carta: la base detterebbe legge ai rappresentanti. Non solo: anche il principio del popolo sovrano verrebbe eluso (art. 1 della nostra Costituzione. In Germania l'art. 20 include il "diritto alla resistenza" se la Carta è violata). Non sarebbe il popolo a decidere, ma infime sue porzioni. "La maggioranza vota i rappresentanti della politica, una minoranza vota sui contenuti" (Jasper von Altenbockum, Frankfurter Allgemeine 23-11).

A queste obiezioni, Gabriel replica segnalando il degrado della democrazia rappresentativa: il popolo sovrano non ha votato la Grande Coalizione (da noi non ha eletto le Larghe Intese). Consultare i militanti è forse l'unico modo per frenare la dilagante ripugnanza - in Germania si chiama Basta-Politik - per la politica e i partiti. Incostituzionale è escludere i corpi intermedi fra popolo e Stato (o governo): la vera sovranità apparterrà a ristrette élite di tecnici o parlamentari definiti Saggi. La Carta prescrive infine partiti democratici: anche quest'ordine va rispettato. "Il referendum farà scuola in Europa", aggiunge Gabriel.

L'ascesa del M5S è frutto di un deterioramento oligarchico della rappresentanza specialmente acuto. Accentuato da un Porcellum cui l'oligarca s'aggrappa. Immerso nella Basta-politik, Grillo esige come correttivo innesti di democrazia diretta e deliberativa. Poco chiaro resta l'orizzonte che propone, e se le ambiguità di una democrazia più referendaria siano percepite. Tutto dipende da come vengono poste le domande, nel nuovo ordinamento. Prendiamo il referendum sull'Europa, voluto o sognato da 5 Stelle. È un'uscita benefica dalla crisi della rappresentanza se i cittadini sono messi davanti a precisi propositi alternativi (nel caso della Grosse Koalition: salario minimo per tutti a partire dal 2017; età pensionabile che scende in alcuni casi da 65 a 63 anni). Non è benefica se la scelta è fra euro o non euro: sarebbe cadere da un guaio a un altro, dall'illusione tecnocratica a quella nazionalista, i cui disastri son noti.

Ben altra prospettiva se il referendum di M5S contenesse la domanda essenziale: "Visto che l'austerità europea non ha legittimità democratica, siete favorevoli o no a un'altra Europa, che mantenendo la moneta unica scelga come fondamento la solidarietà, gestisca insieme i debiti, abbia una Banca centrale prestatrice di ultima istanza, aumenti il bilancio comune per finanziare una collettiva ripresa ecosostenibile, si dia una vera costituzione democratica, non partecipi più supinamente a guerre esterne?". È la linea di Tsipras in Grecia, in vista delle elezioni europee di maggio, e in Italia di Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo. Allora sì varrebbe la pena indire un referendum: non solo in Italia ma nell'Unione. Non è la strada di 5 Stelle, ma quel che resta delle sinistre potrebbe imboccarla.

Grillo a parte, solo la sinistra riconosce, quando vuole, la forza ormai illegittima dei partiti. In Italia le destre sono mute, e altrove seguono arrancando. Enorme è la sua responsabilità, se mancherà l'occasione di reinventare sia la democrazia, sia l'Europa.

SOLO dando la parola ai cittadini elettori sarà possibile uscire dallo stallo della vecchia politica
Amadeus

Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da Amadeus »

Il confronto di Sky lo ha proclamato vincitore.

C'è una maggioranza silenziosa che lo sta appoggiando malgrado il silenzio dei massmedia.

Parla di cose di sinistra. Fa cose di sinistra.

Le sue platee sono sempre più numerose.

Forse sarò un illuso ma credo che vincerà. L'importante è che noi ci crediamo, crediamo che le nostre idee sono vincenti, crediamo che non siamo soli, crediamo che malgrado tutto ce la possiamo fare.
Dalla Speranza al Cambiamento.

Per la prima volta vado a votare non per vincere ma per esserci e se siamo tanti non ci possono ignorare.

Per questo Civati ha la possibilità di vincere!

vincerà ? forse . perchè no.
ma se sarà lui il segretario tornerà a governare la santa alleanza e ci potremo lamentare a piacimento per altri vent'anni.

Civati è come Marino , "ci piaceva" a tutti , noi criticoni, lo abbiamo votato perchè era fuori dall'apparato e poi ha finito per fare il sindaco... povero Pippo ...il sindaco ...la nemesi renziana !!!!
:lol: :lol: :lol:
iospero
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da iospero »

Amadeus hai letto quanto sopra della B.Sinelli ?

Con Civati si potrebbe iniziare lo sperimentalismo democratico, cioè le responsabilità non sarebbero più dei vertici dei partiti, ma sarebbero condivise dopo uno scambio con la base.
lucfig
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Re: Quante Possibilità ha Civati?

Messaggio da lucfig »

Amà ... se Civati vince su Renzi ... alla santa alleanza gli fa un baffo! Cambia tutto lo scenario politico, sarebbe un Prodi di quarant'anni che entusiasma un popolo ormai assopito. Cambia la sinistra italiana. Cambia il PD. Sarà uno tsunami politico, sociale, gerazionale ...

Amà ... se Civati vince Renzi con i pochissimi mezzi messi a disposizione, figuriamoci con l'attenzione dei massmedia e come segretario del partito democratico!
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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