Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
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Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Dichiarazione shock di Antonio Marfella: “Scoprire che Giorgio Napolitano era il Ministro dell’Interno all’epoca delle dichiarazioni segretate di Schiavone è una pugnalata al petto”.
By Carol Limatola on 2 novembre 2013 • ( 17 )
Le dichiarazioni fatte dal boss pentito Carmine Schiavone nel lontano 1997 alla Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e rimaste segrete fino ad oggi, sono davvero raccapriccianti. I Casalesi intascavano 500 mila lire a fusto smaltito quando l’operazione regolare sarebbe costata circa due milioni e mezzo. “Entro venti anni gli abitanti di numerosi Comuni del casertano rischiano di morire tutti di cancro”, ha detto Schiavone alla Commissione, a causa della pericolosità dei rifiuti industriali, sotterrati anche a trenta metri di profondità, ma “tuttavia quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti della zona rischiano tutti di morire – avverte il boss – Non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita”. Questa è la frase che ha colpito di più in questi giorni l’opinione pubblica: ricordiamo che era il lontano 1997 quando sono emerse tali informazioni da verificare sul territorio. Esattamente sedici anni fa, quando il pentito ha fatto queste terribili rivelazioni.
Ancora più sconcertante è sapere che fino ad oggi non è stato fatto nulla per salvaguardare le vite umane. All’epoca dei fatti “il Governo non aveva soldi per farlo”, ha riferito il boss Schiavone nell’intervista di venerdì scorso alle Iene. Sulla sua pagina di Facebook il Dott. Antonio Marfella, componente del Coordinamento Comitati Fuochi e dei Medici per l’Ambiente (ISDE) Campania, scrive parole di dolore e di enorme tristezza: “Scoprire che Giorgio Napolitano era il Ministro dell’Interno all’epoca delle dichiarazioni segretate di Schiavone è una notizia che mi da un dolore profondo, insopportabile, veramente una pugnalata in petto… Ve lo giuro… Non me lo aspettavo…”.
Oggi si apprende da fonti di stampa che il presidente della Camera, Laura Boldrini, afferma che “è impensabile che cittadini coinvolti come parte lesa in una situazione così grave per il loro futuro non abbiano possibilità di essere informati”, all’indomani della desecretazione dell’audizione di Carmine Schiavone sui rifiuti. “Mi auguro – prosegue la Boldrini – ci sia un senso forte della giustizia a prevalere. Lo dobbiamo ai cittadini”. Tutto ciò che finora non è avvenuto, trascorsi ormai lunghissimi e devastanti anni per il popolo campano, come scriveva il Dott. Marfella “I cittadini e i Medici della regione più giovane di Italia, ma anche quella colpita dal più grande disastro ambientale negato della Storia di Italia, la Campania, non hanno il diritto di conoscere direttamente dagli “esperti” del Ministero della Salute, i risultati dei loro studi.” Dopo anni di silenzio ancora oggi in Campania si muore per colpa dei veleni
http://donnemanagerdinapoli.com/2013/11 ... -al-petto/
......................................................
Ieri sera ho visto la puntata speciale sulla terra dei fuochi.E schiavone ha fatto il nome di Napolitano.
Bassolino che non sapesse niente!
Ciao
Paolo11
By Carol Limatola on 2 novembre 2013 • ( 17 )
Le dichiarazioni fatte dal boss pentito Carmine Schiavone nel lontano 1997 alla Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e rimaste segrete fino ad oggi, sono davvero raccapriccianti. I Casalesi intascavano 500 mila lire a fusto smaltito quando l’operazione regolare sarebbe costata circa due milioni e mezzo. “Entro venti anni gli abitanti di numerosi Comuni del casertano rischiano di morire tutti di cancro”, ha detto Schiavone alla Commissione, a causa della pericolosità dei rifiuti industriali, sotterrati anche a trenta metri di profondità, ma “tuttavia quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti della zona rischiano tutti di morire – avverte il boss – Non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita”. Questa è la frase che ha colpito di più in questi giorni l’opinione pubblica: ricordiamo che era il lontano 1997 quando sono emerse tali informazioni da verificare sul territorio. Esattamente sedici anni fa, quando il pentito ha fatto queste terribili rivelazioni.
Ancora più sconcertante è sapere che fino ad oggi non è stato fatto nulla per salvaguardare le vite umane. All’epoca dei fatti “il Governo non aveva soldi per farlo”, ha riferito il boss Schiavone nell’intervista di venerdì scorso alle Iene. Sulla sua pagina di Facebook il Dott. Antonio Marfella, componente del Coordinamento Comitati Fuochi e dei Medici per l’Ambiente (ISDE) Campania, scrive parole di dolore e di enorme tristezza: “Scoprire che Giorgio Napolitano era il Ministro dell’Interno all’epoca delle dichiarazioni segretate di Schiavone è una notizia che mi da un dolore profondo, insopportabile, veramente una pugnalata in petto… Ve lo giuro… Non me lo aspettavo…”.
Oggi si apprende da fonti di stampa che il presidente della Camera, Laura Boldrini, afferma che “è impensabile che cittadini coinvolti come parte lesa in una situazione così grave per il loro futuro non abbiano possibilità di essere informati”, all’indomani della desecretazione dell’audizione di Carmine Schiavone sui rifiuti. “Mi auguro – prosegue la Boldrini – ci sia un senso forte della giustizia a prevalere. Lo dobbiamo ai cittadini”. Tutto ciò che finora non è avvenuto, trascorsi ormai lunghissimi e devastanti anni per il popolo campano, come scriveva il Dott. Marfella “I cittadini e i Medici della regione più giovane di Italia, ma anche quella colpita dal più grande disastro ambientale negato della Storia di Italia, la Campania, non hanno il diritto di conoscere direttamente dagli “esperti” del Ministero della Salute, i risultati dei loro studi.” Dopo anni di silenzio ancora oggi in Campania si muore per colpa dei veleni
http://donnemanagerdinapoli.com/2013/11 ... -al-petto/
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Ieri sera ho visto la puntata speciale sulla terra dei fuochi.E schiavone ha fatto il nome di Napolitano.
Bassolino che non sapesse niente!
Ciao
Paolo11
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Echi di fine anno/3 : don Maurizio Patriciello:
I conti non tornano.
Ieri sera Carmine SCHIAVONE ha detto cose gravissime su persone che occupano posti importanti nel cuore dello Stato.
Ha fatto nomi, cognomi e soprannomi.
Ora da qui non si scappa.
Se Schiavone dice il falso dovrebbero immediatamente intervenire sia le istituzioni, sia gli stessi calunniati.
Dovrebbe essere interdetto a costui di apparire in televisione e gettare nell’angoscia più profonda un intero popolo allo sbaraglio.
Un popolo nelle mani di camorristi travestiti da onorevoli.
A maggior ragione: se dice il vero, il silenzio dello Stato a riguardo dà ragione a tantissime persone che ritengono
le Istituzioni complici di una sciagura immensa che ci sta portando a morte.
( Padre Maurizio PATRICIELLO)
http://antonio-salzano.blogspot.it/
I conti non tornano.
Ieri sera Carmine SCHIAVONE ha detto cose gravissime su persone che occupano posti importanti nel cuore dello Stato.
Ha fatto nomi, cognomi e soprannomi.
Ora da qui non si scappa.
Se Schiavone dice il falso dovrebbero immediatamente intervenire sia le istituzioni, sia gli stessi calunniati.
Dovrebbe essere interdetto a costui di apparire in televisione e gettare nell’angoscia più profonda un intero popolo allo sbaraglio.
Un popolo nelle mani di camorristi travestiti da onorevoli.
A maggior ragione: se dice il vero, il silenzio dello Stato a riguardo dà ragione a tantissime persone che ritengono
le Istituzioni complici di una sciagura immensa che ci sta portando a morte.
( Padre Maurizio PATRICIELLO)
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Spero che Il Fatto pubblichi l’intervista pubblicata ieri di Enzo Biagi a Pippo Fava, l’ultima intervista prima di morire una settimana dopo per mano di Cosa Nostra.
L’articolo è lungo da copiare.
Il titolo è :
“Sono i politici che tengono in vita la mafia”
Segnalo solo questo stralcio, rammentando che si trattava esattamente di 30 anni fa, adesso, per noi, le cose sono ovviamente peggiorate.
….Una organizzazione che riesce a manovrare centomila miliardi l’anno, se non erro sono più del bilancio di un anno dello Stato italiano. Questi miliardi, che sono tutti manovrati dalla mafia, chi li possiede è in condizione di armare un esercito, di possedere flotte, di avere una propria aviazione.
Spero che anche questo 3D possa fare comprendere il perché della mia dichiarazione:
Non c’è più niente da fare.
A meno che, sul forum ci sia chi ha la soluzione anche per questo tassello del disastro Italia.
L’articolo è lungo da copiare.
Il titolo è :
“Sono i politici che tengono in vita la mafia”
Segnalo solo questo stralcio, rammentando che si trattava esattamente di 30 anni fa, adesso, per noi, le cose sono ovviamente peggiorate.
….Una organizzazione che riesce a manovrare centomila miliardi l’anno, se non erro sono più del bilancio di un anno dello Stato italiano. Questi miliardi, che sono tutti manovrati dalla mafia, chi li possiede è in condizione di armare un esercito, di possedere flotte, di avere una propria aviazione.
Spero che anche questo 3D possa fare comprendere il perché della mia dichiarazione:
Non c’è più niente da fare.
A meno che, sul forum ci sia chi ha la soluzione anche per questo tassello del disastro Italia.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
L'atomica esplosa a fine anno: INFERNO ATOMICO - 1
INFERNO ATOMICO - SERVIZIO PUBBLICO PIU'
"Inferno Atomico": la Terra dei fuochi in un reportage esclusivo di Sandro Ruotolo e Dina Lauricella
30/12/2013
http://www.la7.it/serviziopubblico/pvid ... 2&pmk=wall
PER CHI NON L'AVESSE VISTO E PER CHI L'HA VISTO ED E' MEGLIO CHE SE LO RIVEDA ANCORA ALTRE 1.000 VOLTE PER CAPIRE I PROBLEMI ITALIANI
INFERNO ATOMICO - SERVIZIO PUBBLICO PIU'
"Inferno Atomico": la Terra dei fuochi in un reportage esclusivo di Sandro Ruotolo e Dina Lauricella
30/12/2013
http://www.la7.it/serviziopubblico/pvid ... 2&pmk=wall
PER CHI NON L'AVESSE VISTO E PER CHI L'HA VISTO ED E' MEGLIO CHE SE LO RIVEDA ANCORA ALTRE 1.000 VOLTE PER CAPIRE I PROBLEMI ITALIANI
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
L'atomica esplosa a fine anno: INFERNO ATOMICO - 2
Carmine Schiavone
• Casal di Principe (Caserta) 20 luglio 1943. Pentito a suo tempo camorrista, cugino di Francesco alias Sandokan, era amministratore e consigliere del clan dei casalesi (vedi SCHIAVONE Francesco). Figlio di un commerciante di agrumi e di una casalinga, anche lei Schiavone di cognome, ma del ramo delinquenziale della famiglia (sorella del padre di Sandokan). Sposato, con figli. Titolo di studio, diploma in ragioneria. Ammesso al programma di protezione, è agli arresti domiciliari in espiazione di 20 anni di pena.
• La sua vita l’ha raccontata nel 2000 a Giovanna Montanaro e Francesco Silvestri, che l’hanno intervistato per il libro Dalla Mafia allo Stato (Gruppo Abele).
• Prima condanna nel 64 («legata a cose di ragazzi un po’ esuberanti che non pensavano a cosa potesse essere il domani»), da convinto fascista che era, nel 68 passa alla Democrazia Cristiana («passai al gruppo Patriarca che fu il primo politico che feci votare»). Arrestato nel 72 per tentata estorsione, in carcere allarga la cerchia di amici, affezionandosi in particolare a Mario Iovine (vedi SCHIAVONE Francesco alias Sandokan). Assolto e scarcerato dopo pochi mesi, apre centri Aima di raccolta prodotti ortofrutticoli per la trasformazione conserviera e si mette in affari con Iovine («a noi interessava il business, che all’epoca erano le bische clandestine le bollette false, e le truffe insomma»). Arrestato nel 77 per rapina («ingiustamente»), resta in carcere sei anni. Mentre i camorristi si schieravano chi dalla parte di Cutolo chi dalla parte della Nuova Famiglia, «noi facemmo Cosa Nostra casalese, e fummo battezzati io e mio cugino Sandokan. Ciò avvenne nel 1981. Io ero già mafioso dal 1974, ma non ero mai stato affiliato formalmente». Insieme agli altri gruppi casertani si schierano contro i cutoliani («Fino al 1983 ci fu proprio una guerra totale»).
• «Comunque, già vedevo come sarebbero andate le cose alla lunga: c’era gente che teneva la madre che faceva la vita a Milano, oppure gente che faceva lo sfruttamento della prostituzione o che spacciava droga. Dove si poteva arrivare con queste persone? Si sentivano forti perché erano diventati una massa, ma non c’era un credo ideologico, non c’era il proposito fermo dell’uomo d’onore, era una cosa sbandata».
• A conflitto ancora in corso, Carmine crea con Iovine il «sistema dei consorzi»: «Io contrattavo con le grosse imprese, con gli appalti, i subappalti. Tutte le attività che passavano attraverso la provincia di Caserta fino a Latina erano controllate dal clan, poi c’erano gli appoggi, a Firenze, a Bologna, a Reggio Emilia, a Roma». Si occupa anche della fornitura di droga, cocaina venduta ai grossisti di Napoli, Roma, Fondi, Milano, con assoluto divieto di spacciarla nel casertano.
• «La politica che facevamo era: il popolo a noi ci deve amare per amore e non per terrore. Noi non dovevamo fare gli errori che Cutolo e altri avevano fatto. Si doveva capire che noi non portavamo droga a Casale, che noi non facevamo furti, non facevamo rapine. Fino al 1989-90 se qualcuno si è permesso di fare rapine è stato ammazzato, oppure è sparito».
• Arrestato nell’83, in primo grado viene condannato a 18 anni per associazione mafiosa, ridotti in appello a 5. «All’epoca avevo sette figli: cinque maschi e due femmine. E a un certo punto incominciai a dirmi: “Ho i figli sposati, sono nonno, invecchio, può continuare la vita in questa maniera?».
• Nel 90 apre un’impresa di calcestruzzo, ma incomincia a litigare coi cugini, per primo con Francesco Bidognetti: «Io gli imputavo che loro avevano inondato l’Agro aversano di fusti tossici e nucleari». L’idea in origine era sua, ma Bidognetti lo aveva scoraggiato per poi farlo di nascosto da lui («incassavano 600 milioni al mese e alla cassa ne davano 100 al mese»).
• Il 6 luglio 1991 viene arrestato (nell’impresa di calcestruzzo sono state trovate delle armi che in realtà, dice Carmine, lui aveva dato a suo cugino «Walterino»). Il 26 luglio ottiene gli arresti domiciliari (si è dato per cardiopatico), ma il 21 novembre, diventata definitiva la condanna a 5 anni per associazione mafiosa, si dà alla latitanza. Sentendosi lo scaricabarile del clan (per la faccenda delle armi), se la prende con Sandokan, rinfacciandogli pure di fare la cresta sulla cassa del clan: «Abbiamo fatto una guerra con i cutoliani, una con i Nuvoletta, una con i Bardellino, una coi De Falco, l’ultima la dobbiamo fare io e te?». Oltre ai risentimenti personali c’è che dal 90 i Casalesi hanno cominciato a spacciare anche a Casale, e hanno smesso di mantenere i familiari dei detenuti, finché, nel 91, viene ammazzato perfino un bambino di dieci anni. «Quella è un’altra goccia che fece traboccare il vaso. Mio cugino stava in carcere e un altro mo cugino prese la reggenza militare, cominciarono a sparare e dove andava andava. Mi accorgo che i fatti non quadrano più, erano diventati delle bestie. Mi fanno arrestare a Maglie». È il luglio 92, in Sicilia sono stati ammazzati il giudice Falcone e Borsellino, e Carmine si prende il carcere duro («pensai: i siciliani fanno i guai per i loro intrallazzi e noi ne paghiamo le conseguenze»).
• In carcere viene esautorato, con la scusa ufficiale che avendo l’amante non può più fare il capo. «Mia figlia Rosaria era l’unica di cui mi fidavo, a un certo punto le dissi: “Questi mi faranno pentire, questi non si rendono conto che mi faranno pentire, perché stanno perdendo tutto ciò che significa essere uomo, con questa gente non c’è futuro più per nessuno”».
• «Stetti quattro o cinque giorni sul letto con la testa sul cuscino. Ho analizzato tutta la mia vita, tutta la vita loro come un proiettore che proietta un film, e dissi: “Sono bestie, io mi sono trovato in mezzo a delle bestie e sono diventato più bestia di loro. Quanti altri morti innocenti ci dovranno essere! Quanta altra gente dovrà piangere i figli drogati!». Qualche giorno dopo riceve la visita della figlia Rosaria, e le dice testuali parole: «Tu gli vuoi bene al tuo fidanzato? Se gli vuoi bene sposati, perché io questa volta sparo la bomba atomica. Questa volta muore Sansone con tutti i filistei». A maggio 1993 si pente, facendo sequestrare beni del clan per 2.500 miliardi. Dalle sue dichiarazioni nasce il processo “Spartacus” (vedi SCHAVONE Francesco detto “Sandokan”).
• Ammesso al programma di protezione dei collaboratori di giustizia, dopo due anni ha cambiato generalità. Ora vive con la moglie e il figlio più piccolo in una località segreta.
• «Dal lunedì al venerdì sono impegnato nei vari processi, il sabato e la domenica cerco di lavorare quando ce la faccio. Ora tengo un po’ tutto abbandonato, perché sto da circa 8-9 mesi quasi fisso in video-conferenza o in processi. E penso che ancora per 15 anni sarà così Ancora ci sono 100 processi in Corte d’assise da fare, ditemi voi quando finirò».
• «È un grande falso, bugiardo, cattivo e ipocrita che ha venduto i suoi fallimenti. Una bestia. Non è mai stato mio padre. Io non so neanche cosa sia la camorra» (sua figlia Pina, in una lettera aperta ai giornali, subito dopo la notizia del suo pentimento, secondo Carmine Schiavone costretta a farlo dai cugini).
• Lo Stato «Noi vivevamo con lo Stato. Per noi lo Stato doveva esistere e doveva essere quello Stato che c’era, solo che noi avevamo una filosofia diversa dai siciliani. Mentre Riina usciva da un isolamento isolano, da montagna, vecchio pecoraio, insomma, noi avevamo superato questi limiti, noi volevamo vivere con lo Stato. Se qualcuno nello Stato ci faceva ostruzionismo, ne trovavamo un altro disposto a favorirci. Se era un politico non lo votavamo, se era uno delle istituzioni si trovava il modo per raggirare».
Giorgio Dell’Arti - Massimo Parrini
Catalogo dei viventi 2009, Marsilio
scheda aggiornata al 5 ottobre 2008
Carmine Schiavone
• Casal di Principe (Caserta) 20 luglio 1943. Pentito a suo tempo camorrista, cugino di Francesco alias Sandokan, era amministratore e consigliere del clan dei casalesi (vedi SCHIAVONE Francesco). Figlio di un commerciante di agrumi e di una casalinga, anche lei Schiavone di cognome, ma del ramo delinquenziale della famiglia (sorella del padre di Sandokan). Sposato, con figli. Titolo di studio, diploma in ragioneria. Ammesso al programma di protezione, è agli arresti domiciliari in espiazione di 20 anni di pena.
• La sua vita l’ha raccontata nel 2000 a Giovanna Montanaro e Francesco Silvestri, che l’hanno intervistato per il libro Dalla Mafia allo Stato (Gruppo Abele).
• Prima condanna nel 64 («legata a cose di ragazzi un po’ esuberanti che non pensavano a cosa potesse essere il domani»), da convinto fascista che era, nel 68 passa alla Democrazia Cristiana («passai al gruppo Patriarca che fu il primo politico che feci votare»). Arrestato nel 72 per tentata estorsione, in carcere allarga la cerchia di amici, affezionandosi in particolare a Mario Iovine (vedi SCHIAVONE Francesco alias Sandokan). Assolto e scarcerato dopo pochi mesi, apre centri Aima di raccolta prodotti ortofrutticoli per la trasformazione conserviera e si mette in affari con Iovine («a noi interessava il business, che all’epoca erano le bische clandestine le bollette false, e le truffe insomma»). Arrestato nel 77 per rapina («ingiustamente»), resta in carcere sei anni. Mentre i camorristi si schieravano chi dalla parte di Cutolo chi dalla parte della Nuova Famiglia, «noi facemmo Cosa Nostra casalese, e fummo battezzati io e mio cugino Sandokan. Ciò avvenne nel 1981. Io ero già mafioso dal 1974, ma non ero mai stato affiliato formalmente». Insieme agli altri gruppi casertani si schierano contro i cutoliani («Fino al 1983 ci fu proprio una guerra totale»).
• «Comunque, già vedevo come sarebbero andate le cose alla lunga: c’era gente che teneva la madre che faceva la vita a Milano, oppure gente che faceva lo sfruttamento della prostituzione o che spacciava droga. Dove si poteva arrivare con queste persone? Si sentivano forti perché erano diventati una massa, ma non c’era un credo ideologico, non c’era il proposito fermo dell’uomo d’onore, era una cosa sbandata».
• A conflitto ancora in corso, Carmine crea con Iovine il «sistema dei consorzi»: «Io contrattavo con le grosse imprese, con gli appalti, i subappalti. Tutte le attività che passavano attraverso la provincia di Caserta fino a Latina erano controllate dal clan, poi c’erano gli appoggi, a Firenze, a Bologna, a Reggio Emilia, a Roma». Si occupa anche della fornitura di droga, cocaina venduta ai grossisti di Napoli, Roma, Fondi, Milano, con assoluto divieto di spacciarla nel casertano.
• «La politica che facevamo era: il popolo a noi ci deve amare per amore e non per terrore. Noi non dovevamo fare gli errori che Cutolo e altri avevano fatto. Si doveva capire che noi non portavamo droga a Casale, che noi non facevamo furti, non facevamo rapine. Fino al 1989-90 se qualcuno si è permesso di fare rapine è stato ammazzato, oppure è sparito».
• Arrestato nell’83, in primo grado viene condannato a 18 anni per associazione mafiosa, ridotti in appello a 5. «All’epoca avevo sette figli: cinque maschi e due femmine. E a un certo punto incominciai a dirmi: “Ho i figli sposati, sono nonno, invecchio, può continuare la vita in questa maniera?».
• Nel 90 apre un’impresa di calcestruzzo, ma incomincia a litigare coi cugini, per primo con Francesco Bidognetti: «Io gli imputavo che loro avevano inondato l’Agro aversano di fusti tossici e nucleari». L’idea in origine era sua, ma Bidognetti lo aveva scoraggiato per poi farlo di nascosto da lui («incassavano 600 milioni al mese e alla cassa ne davano 100 al mese»).
• Il 6 luglio 1991 viene arrestato (nell’impresa di calcestruzzo sono state trovate delle armi che in realtà, dice Carmine, lui aveva dato a suo cugino «Walterino»). Il 26 luglio ottiene gli arresti domiciliari (si è dato per cardiopatico), ma il 21 novembre, diventata definitiva la condanna a 5 anni per associazione mafiosa, si dà alla latitanza. Sentendosi lo scaricabarile del clan (per la faccenda delle armi), se la prende con Sandokan, rinfacciandogli pure di fare la cresta sulla cassa del clan: «Abbiamo fatto una guerra con i cutoliani, una con i Nuvoletta, una con i Bardellino, una coi De Falco, l’ultima la dobbiamo fare io e te?». Oltre ai risentimenti personali c’è che dal 90 i Casalesi hanno cominciato a spacciare anche a Casale, e hanno smesso di mantenere i familiari dei detenuti, finché, nel 91, viene ammazzato perfino un bambino di dieci anni. «Quella è un’altra goccia che fece traboccare il vaso. Mio cugino stava in carcere e un altro mo cugino prese la reggenza militare, cominciarono a sparare e dove andava andava. Mi accorgo che i fatti non quadrano più, erano diventati delle bestie. Mi fanno arrestare a Maglie». È il luglio 92, in Sicilia sono stati ammazzati il giudice Falcone e Borsellino, e Carmine si prende il carcere duro («pensai: i siciliani fanno i guai per i loro intrallazzi e noi ne paghiamo le conseguenze»).
• In carcere viene esautorato, con la scusa ufficiale che avendo l’amante non può più fare il capo. «Mia figlia Rosaria era l’unica di cui mi fidavo, a un certo punto le dissi: “Questi mi faranno pentire, questi non si rendono conto che mi faranno pentire, perché stanno perdendo tutto ciò che significa essere uomo, con questa gente non c’è futuro più per nessuno”».
• «Stetti quattro o cinque giorni sul letto con la testa sul cuscino. Ho analizzato tutta la mia vita, tutta la vita loro come un proiettore che proietta un film, e dissi: “Sono bestie, io mi sono trovato in mezzo a delle bestie e sono diventato più bestia di loro. Quanti altri morti innocenti ci dovranno essere! Quanta altra gente dovrà piangere i figli drogati!». Qualche giorno dopo riceve la visita della figlia Rosaria, e le dice testuali parole: «Tu gli vuoi bene al tuo fidanzato? Se gli vuoi bene sposati, perché io questa volta sparo la bomba atomica. Questa volta muore Sansone con tutti i filistei». A maggio 1993 si pente, facendo sequestrare beni del clan per 2.500 miliardi. Dalle sue dichiarazioni nasce il processo “Spartacus” (vedi SCHAVONE Francesco detto “Sandokan”).
• Ammesso al programma di protezione dei collaboratori di giustizia, dopo due anni ha cambiato generalità. Ora vive con la moglie e il figlio più piccolo in una località segreta.
• «Dal lunedì al venerdì sono impegnato nei vari processi, il sabato e la domenica cerco di lavorare quando ce la faccio. Ora tengo un po’ tutto abbandonato, perché sto da circa 8-9 mesi quasi fisso in video-conferenza o in processi. E penso che ancora per 15 anni sarà così Ancora ci sono 100 processi in Corte d’assise da fare, ditemi voi quando finirò».
• «È un grande falso, bugiardo, cattivo e ipocrita che ha venduto i suoi fallimenti. Una bestia. Non è mai stato mio padre. Io non so neanche cosa sia la camorra» (sua figlia Pina, in una lettera aperta ai giornali, subito dopo la notizia del suo pentimento, secondo Carmine Schiavone costretta a farlo dai cugini).
• Lo Stato «Noi vivevamo con lo Stato. Per noi lo Stato doveva esistere e doveva essere quello Stato che c’era, solo che noi avevamo una filosofia diversa dai siciliani. Mentre Riina usciva da un isolamento isolano, da montagna, vecchio pecoraio, insomma, noi avevamo superato questi limiti, noi volevamo vivere con lo Stato. Se qualcuno nello Stato ci faceva ostruzionismo, ne trovavamo un altro disposto a favorirci. Se era un politico non lo votavamo, se era uno delle istituzioni si trovava il modo per raggirare».
Giorgio Dell’Arti - Massimo Parrini
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scheda aggiornata al 5 ottobre 2008
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
L'atomica esplosa a fine anno: INFERNO ATOMICO - 3
Ieri sera ho visto la puntata speciale sulla terra dei fuochi.E schiavone ha fatto il nome di Napolitano.
Bassolino che non sapesse niente!
Ciao
Paolo11
*
Nella posizione di Bassolino non si poteva non sapere.
Ieri sera ho visto la puntata speciale sulla terra dei fuochi.E schiavone ha fatto il nome di Napolitano.
Bassolino che non sapesse niente!
Ciao
Paolo11
*
Nella posizione di Bassolino non si poteva non sapere.
Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Ci sono diverse cose che non capisco.
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
quotomariok ha scritto:Ci sono diverse cose che non capisco.
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
il nome di paolo berlusconi non compare in nessun articolo in nessuna delle principali testate on line.
ma padellaro non l'ha vista la puntata?
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
mariok ha scritto:Ci sono diverse cose che non capisco.
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
Quella del clan San Toro, mi sembra un’autentica dichiarazione di guerra (parere personale). A cui si è associata (stranamente, dal mio punto di vista – Accusa indiretta al capo dello Stato e al fratello dell’amico Berlusconi) la proprietà de La7, anche se di recente ( questi ultimi mesi di inizio stagione televisiva) si è lanciata con La Gabbia, un talk che si differenzia da tutti gli altri per non essere di regime, dove i politici non fanno continuamente passerella per una campagna elettorale infinita senza mai concludere niente, ma affrontano in un clima pressoché ostile il pubblico, non sprofondati in comode poltrone ma bensì nella postura disagiata di rimanere in piedi.
Anche la scelta dei tempi della mandata in onda del servizio mi sembra strategica. Quarant’otto ore prima del discorso di fine anno del capo dello Stato.
Circa il tema della Terra dei fuochi, Wikipedia fornisce questa informazione:
Terra dei fuochi
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La locuzione La terra dei fuochi individua una vasta area situata nell'Italia meridionale, tra le province di Napoli e di Caserta, caratterizzata dalla presenza di roghi di rifiuti, donde l'appellativo.[1]Essa venne utilizzata per la prima volta nel 2003 nel Rapporto Ecomafie 2003 curato da Legambiente.[2] Successivamente venne utilizzata da Roberto Saviano nel libro Gomorra, come titolo dell'XI ed ultimo capitolo.
Geografia[modifica | modifica sorgente]
Per approfondire, vedi Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano.
L'area territoriale è compresa all'incirca tra i comuni di Qualiano, Giugliano in Campania, Orta di Atella, Caivano, Acerra, Nola, Marcianise, Succivo, Frattaminore, Frattamaggiore, Mondragone,Castelvolturno e Melito di Napoli.
Si caratterizza per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra e, in particolare, dal clan dei Casalesi. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell'atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina.
Da molti decenni, nelle campagne campane si sono verificati sversamenti di rifiuti industriali e di rifiuti tossici e nucleari provenienti dal nord Italia e dal nord Europa. In particolare, nelle zone diSuccivo, Caivano, Acerra e Giugliano in Campania si sono verificati roghi di rifiuti industriali, responsabili di un alto tasso di tumori che hanno colpito soprattutto giovani donne, al seno e alla tiroide, e bambini.
Nel 2011, secondo un rapporto dell'ARPA della Campania, un'area di 3 milioni di metri quadri, compresa tra i Regi Lagni, Lo Uttaro, Masseria del Pozzo-Schiavi (nel Giuglianese) ed il quartiere diPianura della città di Napoli, risulterebbe molto compromessa per l'elevata e massiccia presenza di rifiuti tossici.[3]
Attività correlate[modifica | modifica sorgente]
Inquinamento dei prodotti agroalimentari[modifica | modifica sorgente]
Per approfondire, vedi Mozzarella di bufala campana.
L'inquinamento da diossina dei terreni è estremamente pericoloso perché introduce sostanze tossiche nella catena alimentare degli animali da allevamento e può raggiungere anche l'uomo. Nel 26 marzo 2008 furono riscontrate[4] presenze di diossina nel latte di bufala provenienti da allevamenti del casertano, attribuite all'inquinamento ambientale. A seguito di questi riscontri, che comunque riguardavano in maniera limitata gli allevamenti impiegati per produrre la mozzarella di bufala campana DOP[5], alcuni paesi, tra cui Corea del Sud e Giappone, bloccarono temporaneamente l'importazione della mozzarella campana. A seguito della notizia, la vendita di prodotti caseari della Campania è diminuita significativamente, non solo in Italia, ma anche all'estero.[6][7][8]
Smaltimento illegale dei rifiuti[modifica | modifica sorgente]
Per approfondire, vedi Traffico di rifiuti.
La zona sarebbe interessata anche da un consistente traffico di rifiuti, tra le cui attività rientrerebbe lo sversamento e l'eliminazione di materiali come copertoni o scarti di abbigliamento,[9]provenienti soprattutto dal Nord Italia, o il recupero del rame dai cavi elettrici.[10][11]
I roghi divennero più frequenti quando potevano essere confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia durante la crisi dei rifiuti in Campania, tra il 2007 e il 2008. I carabinieriaccertarono che solo tra il gennaio e il marzo del 2007 furono incendiati 30 000 kg di rifiuti in terreni agricoli, con un ricavo di oltre 118 000 euro.[10]
Le dichiarazioni del pentito di mafia, Carmine Schiavone, già rilasciate nel 1995 ai magistrati e poi ribadite ai microfoni di Sky nel 2013, hanno evidenziato come la Campania fosse destinata a diventare una discarica a cielo aperto, soprattutto di materiali tossici tra cui piombo, scorie nucleari e materiale acido, che hanno inquinato le falde acquifere campane e le coste di mare dal basso Lazio fino ad arrivare a Castelvolturno.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
continua dal post precedente.
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
*
La domanda andrebbe girata direttamente allo staff di Ruotolo. E’ possibile che sia stato anche fatto, e che il rifiuto sia stato un obbligo. Perché possiamo stabilire un principio fondamentale: “I politici non sono uomini dello Stato del calibro di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Nino di Matteo, oggi, o del civile, avvocato Giorgio Ambrosoli”.
Meglio non compromettersi e fare risolvere eventualmente il problema alla Mafia SpA.
^^^^^^^^^^^^^^
La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
*
Il perché del silenzio stampa è più comprensibile.
Ammettiamo che ieri sera non ci sia stato il tempo materiale di mandare in stampa quattro righe messe in croce. Oggi però sui siti ci dovrebbe essere almeno un accenno. Invece niente.
La bomba di Ruotolo & Co. è ad altissimo potenziale. Potrebbe far crollare il Palazzo.
Come ha sostenuto a suo tempo Pippo Fava, “Sono i politici che tengono in vita la mafia”.
Nel caso specifico la chiamata di correo è totale. Non si salva nessuno, anche perché fare finta che la mafia non esiste, equivale a sostenere di fatto la mafia.
Ma il servizio di Ruotolo & Co. Fa di più.
Non taglia, non censura il pezzo in cui viene fatta l’accusa al capo dello Stato, che all’epoca era ministro dell’Interno.
Poteva non sapere?
Esiste poi una seconda accusa nei confronti di Napolitano. Quella di avere ricevuto le cartoline inviate dalle madri che hanno avuto figli morti di cancro e di essere rimasto praticamente in silenzio.
E’ possibile che una simile notizia potesse comparire sulla stampa italiana oggi?
Con riverberi poi planetari?
Chi si prende la responsabilità di innescare la bomba che fa crollare le istituzioni, aprendo di fatto una crisi al buio che non si sa dove ci porta?
L’istituzione del Colle sta in piedi solo perché c’è il vento.
Il fatto che Grillo mandi in onda alla stessa ora del discorso di Napolitano, un contro discorso e che Berlusconi sia tentato di fare altrettanto. Che i forza italioti abbiano invitato i loro elettori a non vedere le dichiarazioni di Re Giorgio, e che quello scassaquindici di Salvini ha fatto altrettanto, vuol dire che l’istituzione “Capo dello Stato” è andata a farsi benedire.
Il battaglione Corazzieri di Sua maestà, della divisione “Media radiotelevisivi e della carta stampata”non è di certo interessato a divulgare una notizia di questa portata che obbliga Napolitano alle dimissioni.
E’ una responsabilità che non intende prendersi neppure Il Cetriolo Quotidiano (così D’Agostino chiama Il Fatto), anche se annovera tra le sue file il battaglione anti Corazzieri e che con Re Giorgio è in lite aperta.
Se ci si addentra in un articolo sulle accuse avanzate a Napolitano, poi non si può non chiedere le dimissioni conseguenti.
Cosa succederebbe in pratica se questo fatto avvenisse in questi giorni?
Il governo di Lettanipote è un’insieme di morti viventi. Come reggerebbe a questo evento?
L’effetto domino è inevitabile.
Ma l’aspetto ancora più grave è che questi partiti, falliti già dal novembre 2011, e tenuti in vita da Napolitano, non hanno nelle loro fila elementi tali da sostenere una situazione pesantissima come questa.
Sì, ci sono in giro il vecchio Rodotà e il più giovane Zagrebelsky, ma sono solo dei privati cittadini senza nessun seguito politico perché non legati a partiti.
Occorre poi pensare, che il sistema marcio del Pd li ha già rifiutati solo otto mesi fa con Prodi.
Chi quindi, come singolo, o appartenente a gruppi di persone come le redazioni, può prendersi il rischio di dare il via ad una crisi al buio che si sa da dove inizia ma non si sa dove va a parare???
Può essere Grillo a prendere in mano la situazione???
Oppure lui???
^^^^^^^^^^^^^^^
La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
Uscire da soli allo scoperto davanti ad un’accusa decisamente infamante di sterminio volontario a fine di lucro in questo momento è tutt’altro che popolare.
Forse è anche meglio rimanere in silenzio ed aspettare che sia la Mafia SpA a tappare la bocca definitivamente a Ruotolo & Co.
La prima è come mai non sia stato contattato nessun politico coinvolto, per esempio qualche membro della commissione che sentì Schiavone.
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La domanda andrebbe girata direttamente allo staff di Ruotolo. E’ possibile che sia stato anche fatto, e che il rifiuto sia stato un obbligo. Perché possiamo stabilire un principio fondamentale: “I politici non sono uomini dello Stato del calibro di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Nino di Matteo, oggi, o del civile, avvocato Giorgio Ambrosoli”.
Meglio non compromettersi e fare risolvere eventualmente il problema alla Mafia SpA.
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La seconda è il silenzio stampa che ha accolto un servizio di tale portata.
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Il perché del silenzio stampa è più comprensibile.
Ammettiamo che ieri sera non ci sia stato il tempo materiale di mandare in stampa quattro righe messe in croce. Oggi però sui siti ci dovrebbe essere almeno un accenno. Invece niente.
La bomba di Ruotolo & Co. è ad altissimo potenziale. Potrebbe far crollare il Palazzo.
Come ha sostenuto a suo tempo Pippo Fava, “Sono i politici che tengono in vita la mafia”.
Nel caso specifico la chiamata di correo è totale. Non si salva nessuno, anche perché fare finta che la mafia non esiste, equivale a sostenere di fatto la mafia.
Ma il servizio di Ruotolo & Co. Fa di più.
Non taglia, non censura il pezzo in cui viene fatta l’accusa al capo dello Stato, che all’epoca era ministro dell’Interno.
Poteva non sapere?
Esiste poi una seconda accusa nei confronti di Napolitano. Quella di avere ricevuto le cartoline inviate dalle madri che hanno avuto figli morti di cancro e di essere rimasto praticamente in silenzio.
E’ possibile che una simile notizia potesse comparire sulla stampa italiana oggi?
Con riverberi poi planetari?
Chi si prende la responsabilità di innescare la bomba che fa crollare le istituzioni, aprendo di fatto una crisi al buio che non si sa dove ci porta?
L’istituzione del Colle sta in piedi solo perché c’è il vento.
Il fatto che Grillo mandi in onda alla stessa ora del discorso di Napolitano, un contro discorso e che Berlusconi sia tentato di fare altrettanto. Che i forza italioti abbiano invitato i loro elettori a non vedere le dichiarazioni di Re Giorgio, e che quello scassaquindici di Salvini ha fatto altrettanto, vuol dire che l’istituzione “Capo dello Stato” è andata a farsi benedire.
Il battaglione Corazzieri di Sua maestà, della divisione “Media radiotelevisivi e della carta stampata”non è di certo interessato a divulgare una notizia di questa portata che obbliga Napolitano alle dimissioni.
E’ una responsabilità che non intende prendersi neppure Il Cetriolo Quotidiano (così D’Agostino chiama Il Fatto), anche se annovera tra le sue file il battaglione anti Corazzieri e che con Re Giorgio è in lite aperta.
Se ci si addentra in un articolo sulle accuse avanzate a Napolitano, poi non si può non chiedere le dimissioni conseguenti.
Cosa succederebbe in pratica se questo fatto avvenisse in questi giorni?
Il governo di Lettanipote è un’insieme di morti viventi. Come reggerebbe a questo evento?
L’effetto domino è inevitabile.
Ma l’aspetto ancora più grave è che questi partiti, falliti già dal novembre 2011, e tenuti in vita da Napolitano, non hanno nelle loro fila elementi tali da sostenere una situazione pesantissima come questa.
Sì, ci sono in giro il vecchio Rodotà e il più giovane Zagrebelsky, ma sono solo dei privati cittadini senza nessun seguito politico perché non legati a partiti.
Occorre poi pensare, che il sistema marcio del Pd li ha già rifiutati solo otto mesi fa con Prodi.
Chi quindi, come singolo, o appartenente a gruppi di persone come le redazioni, può prendersi il rischio di dare il via ad una crisi al buio che si sa da dove inizia ma non si sa dove va a parare???
Può essere Grillo a prendere in mano la situazione???
Oppure lui???
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La terza è l'assenza di qualsiasi reazione da parte di chi è stato chiamato in ballo, magari per smentire o minacciare querele (primo fra tutti P.B.).
Uscire da soli allo scoperto davanti ad un’accusa decisamente infamante di sterminio volontario a fine di lucro in questo momento è tutt’altro che popolare.
Forse è anche meglio rimanere in silenzio ed aspettare che sia la Mafia SpA a tappare la bocca definitivamente a Ruotolo & Co.
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