La Grecia insorge
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Re: La Grecia insorge
Grecia, il governo in bilico
Borsa a picco, timori su aiuti
21 giugno 2013
Continua ad aggravarsi la caduta della Borsa di Atene, che nel pomeriggio arriva a perdere il 6,11 per cento mentre nelle ultime ore si sono addensate ombre sulle prospettive di breve termine del paese. Da un lato la tenuta del governo sembra incrinarsi, dopo che uno dei partiti minori della coalizione di maggioranza si è chiamato fuori. Il partito di sinistra Dimar si è defilato in dissenso per la tentata chiusura della televisione pubblica Ert e ora l'esecutivo guidato dal conservatore Antonis Samaras sembra vacillare. L'uscita del piccolo partito della sinistra democratica (Dimar) ha di fatto indebolito il già fragile esecutivo greco, guidato dal conservatore Antonis Samaras, mentre si fa avanti lo spettro di elezioni anticipate.
Nel contempo secondo indiscrezioni di stampa il Fondo monetario internazionale avrebbe minacciato di non versare la prossima rata di aiuti alla Grecia se i paesi dell'area euro non provvederanno a colmare un buco da 3-4 miliardi che si è creato nel programma di sostegni. Il vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn ha cercato di rassicurare sugli aiuti, ma ha anche lanciato un pressante appello «al senso di responsabilità di tutti i leader politici e i cittadini», avvertendo che «è molto importante stabilizzare la situazione politica del paese». Secondo Rehn la Troika di Commissione europea, Bce e Fmi «tornerà a Atene a inizio luglio, e Grecia permettendo sono fiducioso» che si potrà procedere regolarmente al versamento delle tranche di aiuti previste. Tuttavia il paese deve «stabilizzare la situazione politica e concentrare le energie a centrare gli obiettivi» concordati nel piano di sostegni.
Il Dimar ha deciso di uscire dalla compagine di governo in aperto disaccordo con la decisione di Samaras che chiudere l'emittente radio-televisiva nazionale la scorsa settimana. La sinistra democratica aveva quattro ministri all'interno della coalizione, messa in piedi a fatica per tentare di far rimanere il paese nella zona dell'euro. Anche con il mancato sostegno dei 14 deputati del dimar, il governo mantiene la maggioranza dei seggi (153 seggi su 300), ma i margini per varare delle riforme strutturali imposte dai creditori internazionali sono sempre più ristretti.
http://www.unita.it/mondo/grecia-il-gov ... i-1.507122
Borsa a picco, timori su aiuti
21 giugno 2013
Continua ad aggravarsi la caduta della Borsa di Atene, che nel pomeriggio arriva a perdere il 6,11 per cento mentre nelle ultime ore si sono addensate ombre sulle prospettive di breve termine del paese. Da un lato la tenuta del governo sembra incrinarsi, dopo che uno dei partiti minori della coalizione di maggioranza si è chiamato fuori. Il partito di sinistra Dimar si è defilato in dissenso per la tentata chiusura della televisione pubblica Ert e ora l'esecutivo guidato dal conservatore Antonis Samaras sembra vacillare. L'uscita del piccolo partito della sinistra democratica (Dimar) ha di fatto indebolito il già fragile esecutivo greco, guidato dal conservatore Antonis Samaras, mentre si fa avanti lo spettro di elezioni anticipate.
Nel contempo secondo indiscrezioni di stampa il Fondo monetario internazionale avrebbe minacciato di non versare la prossima rata di aiuti alla Grecia se i paesi dell'area euro non provvederanno a colmare un buco da 3-4 miliardi che si è creato nel programma di sostegni. Il vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn ha cercato di rassicurare sugli aiuti, ma ha anche lanciato un pressante appello «al senso di responsabilità di tutti i leader politici e i cittadini», avvertendo che «è molto importante stabilizzare la situazione politica del paese». Secondo Rehn la Troika di Commissione europea, Bce e Fmi «tornerà a Atene a inizio luglio, e Grecia permettendo sono fiducioso» che si potrà procedere regolarmente al versamento delle tranche di aiuti previste. Tuttavia il paese deve «stabilizzare la situazione politica e concentrare le energie a centrare gli obiettivi» concordati nel piano di sostegni.
Il Dimar ha deciso di uscire dalla compagine di governo in aperto disaccordo con la decisione di Samaras che chiudere l'emittente radio-televisiva nazionale la scorsa settimana. La sinistra democratica aveva quattro ministri all'interno della coalizione, messa in piedi a fatica per tentare di far rimanere il paese nella zona dell'euro. Anche con il mancato sostegno dei 14 deputati del dimar, il governo mantiene la maggioranza dei seggi (153 seggi su 300), ma i margini per varare delle riforme strutturali imposte dai creditori internazionali sono sempre più ristretti.
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Re: La Grecia insorge
Milioni di euro per le forniture d’armi, scandalo corruzione sull’asse Berlino-Atene
Le rivelazioni dell'ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà aprono un nuovo fronte sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l'acquisto
di Francesco De Palo | 30 dicembre 2013Commenti (84)
Grecia
Dopo lo scandalo Siemens, un altro fronte tangentizio si apre sull’asse Berlino-Atene. Le rivelazioni dell’ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà stanno terremotando la Germania nell’ambito di un’inchiesta sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l’acquisto di sottomarini Poseidon. In ballo anche 170 carri armati Leopard 2A6 Hel dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Oltre a 1,5 milioni per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15.
Kantà tra l’altro aveva operato in un settore dove il deus ex machina era l’ex ministro della difesa Akis Tsogatsopulos, in carcere dal maggio 2012 con l’accusa di fondi neri ottenuti dalle forniture di armi da Germania e Russia, e principale collaboratore di Papandreou senior. In quattro giorni di ammissioni dinanzi ai magistrati, così come rivela la Suddeutsche Zeitung, Kanta ha fornito numeri, dati e nomi del groviglio di contratti e forniture illegali dal 1997 al 2002. Suscitando non solo la reazione della stampa teutonica, ma anche altre indagini, come quella che punta dritta sui cantoni svizzeri, dove potrebbe essere stata nascosta la gran parte delle tangenti in questione, dal momento che secondo fonti giudiziarie Kanta avrebbe esplicitamente indicato istituti finanziari, conti correnti e modalità di transito del denaro.
Ma la parola Svizzera in Grecia fa rima con Lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori che hanno trafugato miliardi di euro prima che l’allora ministro delle finanze francese (oggi al vertice del Fmi) lo inviasse ad Atene per corriere diplomatico, ma scontrandosi con il muro di gomma dei due ministri delle finanze che non lo protocollarono (Venizelos e Papacostantinou). Un fil rouge, quello della Lista Lagarde, che si ritrova pericolosamente in ogni indagine che conta, come dimostra il fatto che alcuni dei protagonisti si sono suicidati o sono stati trovati senza vita.
Questa è la seconda maxi inchiesta sull’asse Berlino-Atene dopo lo scandalo Siemens quando, in occasione delle Olimpiadi del 2004 (costate tre volte l’importo previsto), vi fu un anomalo e ingente flusso di denaro dalla Germania alla Grecia per assicurarsi commesse e appalti. La stessa azienda tedesca ammise alla fine pagamenti in nero per 1,3 miliardi con la conseguente mini rivoluzione all’interno del proprio management. Alcuni dei top manager più prestigiosi furono costretti a dimettersi, come il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld. Ma senza andare fino in fondo su chi in Grecia quel fiume denaro ricevette e poi, si sospetta, portò all’estero.
Dalle rivelazioni di Kanta risulterebbe che quando scoppiò lo scandalo Siemens, due impiegati di una grande banca tedesca (Dresdner) e altrettanti di una francese (BNP), avevano il compito di “ricevere” fondi neri dalla Grecia. E così come accade nel gioco dell’oca, ecco che si torna indietro fino alla Lista Lagarde, da cui vanno sottratti quattro nomi: l’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato in casa impiccato nell’ottobre del 2012; l’ex ministro della Difesa Tzogatzopulos, arrestato per tangenti sulle forniture militari; il mercante d’armi internazionale e suo sodale, Vlassis Karambouloglu, trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo; e l’ex numero uno della polizia tributaria, Yannis Sbokos, coinvolto proprio nel processo a Tzogatzopulos. A questo punto mancano solo i nomi di chi ha corrotto i dirigenti ellenici per far avallare acquisti milionari ad un Paese che ha speso ciò che non aveva. Anche per carri armati e caccia militari.
twitter@FDepalo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... ne/827921/
Le rivelazioni dell'ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà aprono un nuovo fronte sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l'acquisto
di Francesco De Palo | 30 dicembre 2013Commenti (84)
Grecia
Dopo lo scandalo Siemens, un altro fronte tangentizio si apre sull’asse Berlino-Atene. Le rivelazioni dell’ex numero uno della Direzione Armamenti della Ministero della Difesa greco Antonis Kantà stanno terremotando la Germania nell’ambito di un’inchiesta sulla fornitura di armi tedesche ad Atene. Circa 18 milioni di euro sarebbero dirottati verso funzionari greci per “incoraggiare” l’acquisto di sottomarini Poseidon. In ballo anche 170 carri armati Leopard 2A6 Hel dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Oltre a 1,5 milioni per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15.
Kantà tra l’altro aveva operato in un settore dove il deus ex machina era l’ex ministro della difesa Akis Tsogatsopulos, in carcere dal maggio 2012 con l’accusa di fondi neri ottenuti dalle forniture di armi da Germania e Russia, e principale collaboratore di Papandreou senior. In quattro giorni di ammissioni dinanzi ai magistrati, così come rivela la Suddeutsche Zeitung, Kanta ha fornito numeri, dati e nomi del groviglio di contratti e forniture illegali dal 1997 al 2002. Suscitando non solo la reazione della stampa teutonica, ma anche altre indagini, come quella che punta dritta sui cantoni svizzeri, dove potrebbe essere stata nascosta la gran parte delle tangenti in questione, dal momento che secondo fonti giudiziarie Kanta avrebbe esplicitamente indicato istituti finanziari, conti correnti e modalità di transito del denaro.
Ma la parola Svizzera in Grecia fa rima con Lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori che hanno trafugato miliardi di euro prima che l’allora ministro delle finanze francese (oggi al vertice del Fmi) lo inviasse ad Atene per corriere diplomatico, ma scontrandosi con il muro di gomma dei due ministri delle finanze che non lo protocollarono (Venizelos e Papacostantinou). Un fil rouge, quello della Lista Lagarde, che si ritrova pericolosamente in ogni indagine che conta, come dimostra il fatto che alcuni dei protagonisti si sono suicidati o sono stati trovati senza vita.
Questa è la seconda maxi inchiesta sull’asse Berlino-Atene dopo lo scandalo Siemens quando, in occasione delle Olimpiadi del 2004 (costate tre volte l’importo previsto), vi fu un anomalo e ingente flusso di denaro dalla Germania alla Grecia per assicurarsi commesse e appalti. La stessa azienda tedesca ammise alla fine pagamenti in nero per 1,3 miliardi con la conseguente mini rivoluzione all’interno del proprio management. Alcuni dei top manager più prestigiosi furono costretti a dimettersi, come il presidente Heinrich von Pierer e l’amministratore delegato Klaus Kleinfeld. Ma senza andare fino in fondo su chi in Grecia quel fiume denaro ricevette e poi, si sospetta, portò all’estero.
Dalle rivelazioni di Kanta risulterebbe che quando scoppiò lo scandalo Siemens, due impiegati di una grande banca tedesca (Dresdner) e altrettanti di una francese (BNP), avevano il compito di “ricevere” fondi neri dalla Grecia. E così come accade nel gioco dell’oca, ecco che si torna indietro fino alla Lista Lagarde, da cui vanno sottratti quattro nomi: l’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato in casa impiccato nell’ottobre del 2012; l’ex ministro della Difesa Tzogatzopulos, arrestato per tangenti sulle forniture militari; il mercante d’armi internazionale e suo sodale, Vlassis Karambouloglu, trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo; e l’ex numero uno della polizia tributaria, Yannis Sbokos, coinvolto proprio nel processo a Tzogatzopulos. A questo punto mancano solo i nomi di chi ha corrotto i dirigenti ellenici per far avallare acquisti milionari ad un Paese che ha speso ciò che non aveva. Anche per carri armati e caccia militari.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... ne/827921/
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Re: La Grecia insorge
Grecia, morto perché non poteva pagare esami.
Intanto governo annuncia ticket
Venticinque euro per ogni notte di ricovero. Le organizzazioni mediche di tutto il Paese annunciano scioperi e manifestazioni pubbliche di protesta invitando tutti i cittadini a scendere in piazza. Una situazione che potrebbe degenerare se fossero confermate le voci di una drammatica chiusura del Servizio Sanitario Nazionale
di Francesco De Palo | 3 gennaio 2014Commenti (0)
Nel giorno in cui ad Atene un 66enne è morto per arresto cardiaco perché non poteva permettersi esami diagnostici privati e la struttura pubblica a cui chiedeva asilo non aveva un solo letto libero, la Grecia intera è scossa dalla proposta del ministro della Salute Adonis Gheorghiadis di inserire un ticket di 25 euro per ogni notte di ricovero nelle strutture sanitarie pubbliche del Paese. Come dire che in un solo colpo si spazza via il diritto alla salute e il dovere al soccorso previsto nel giuramento di Ippocrate come dimostra l’inquietante episodio avvenuto nel Metropolitan Hospital della capitale.
Il titolare della salute, finito nell’occhio del ciclone mediatico perché avrebbe assunto al ministero una ex soubrette televisiva, definisce le misure improcrastinabili al fine di reperire i cento e più milioni di euro che occorrono al comparto salute per far fronte al buco di bilancio per l’anno appena iniziato: un altro dei tagli indiscriminati imposti dalla troika. Con la differenza che la salute non è paragonabile al cda di una municipalizzata o allo smembramento di una partecipata del Tesoro, ma ha a che fare con la vita stessa dei cittadini.
Annuncia le barricate l’opposizione del Syriza che definisce la misura miserabile, a cui si aggiunge il costo di un euro per ogni ricetta medica. Un fronte questo che potrebbe determinare una spaccatura nella maggioranza conservatori-socialisti al governo, con il Pasok che non se la sente di avallare una decisione così netta e che incide pesantemente non solo sulle tasche dei cittadini ma soprattutto sulla sopravvivenza di quei greci indigenti che in un momento di emergenza dovessero trovarsi senza denari. Mancano i soldi, si chiede il partito guidato dal giovane Alexis Tsipras? E allora si inizino a “rastrellare i grandi evasori fiscali, i protagonisti degli scandali giudiziari che nell’ultimo biennio sono venuti alla luce, senza pescare nelle tasche del popolo greco”. E chiede ufficialmente al governo di ritirare la proposta, trovando un alleato nella Sinistra Democratica che proprio per divergenze sui tagli al welfare lo scorso giugno aveva abbandonato la maggioranza al governo, causando il rimpasto per il governo presieduto dal premier Samaras.
Contrario alla proposta del ministro Gheorghiadis anche il presidente dei Medici Ospedalieri Dimitris Barnaba, secondo cui è una misura disastrosa. “Come dimostrato da migliaia di ricerche scientifiche, i cittadini che hanno un grave problema di salute in caso di ticket non si rivolgono agli ospedali pubblici, rischiando la stessa vita”. E aggiunge che se la misura dovesse essere votata, “l’accesso dei cittadini agli ospedali sarà reso ancora più difficile, aumentando così malattie che potrebbero essere trattate precocemente e i costi di trattamento finale esploderanno”. Con il paradosso che i soldi che il Governo incasserà da questo provvedimento, dovrà poi spendere, raddoppiati, per patologie che peggioreranno.
Le organizzazioni mediche di tutto il Paese annunciano scioperi e manifestazioni pubbliche di protesta invitando tutti i cittadini a scendere in piazza. Una situazione che potrebbe degenerare se fossero confermate le voci di una drammatica chiusura del Servizio Sanitario Nazionale: con migliaia di ammalati che sarebbero costretti o a rivolgersi (per chi può) agli studi medici privati o agli ospedali ma versando quel famigerato ticket. In entrambi i casi cassando una precisa sfera di diritti.
twitter@FDepalo
Intanto governo annuncia ticket
Venticinque euro per ogni notte di ricovero. Le organizzazioni mediche di tutto il Paese annunciano scioperi e manifestazioni pubbliche di protesta invitando tutti i cittadini a scendere in piazza. Una situazione che potrebbe degenerare se fossero confermate le voci di una drammatica chiusura del Servizio Sanitario Nazionale
di Francesco De Palo | 3 gennaio 2014Commenti (0)
Nel giorno in cui ad Atene un 66enne è morto per arresto cardiaco perché non poteva permettersi esami diagnostici privati e la struttura pubblica a cui chiedeva asilo non aveva un solo letto libero, la Grecia intera è scossa dalla proposta del ministro della Salute Adonis Gheorghiadis di inserire un ticket di 25 euro per ogni notte di ricovero nelle strutture sanitarie pubbliche del Paese. Come dire che in un solo colpo si spazza via il diritto alla salute e il dovere al soccorso previsto nel giuramento di Ippocrate come dimostra l’inquietante episodio avvenuto nel Metropolitan Hospital della capitale.
Il titolare della salute, finito nell’occhio del ciclone mediatico perché avrebbe assunto al ministero una ex soubrette televisiva, definisce le misure improcrastinabili al fine di reperire i cento e più milioni di euro che occorrono al comparto salute per far fronte al buco di bilancio per l’anno appena iniziato: un altro dei tagli indiscriminati imposti dalla troika. Con la differenza che la salute non è paragonabile al cda di una municipalizzata o allo smembramento di una partecipata del Tesoro, ma ha a che fare con la vita stessa dei cittadini.
Annuncia le barricate l’opposizione del Syriza che definisce la misura miserabile, a cui si aggiunge il costo di un euro per ogni ricetta medica. Un fronte questo che potrebbe determinare una spaccatura nella maggioranza conservatori-socialisti al governo, con il Pasok che non se la sente di avallare una decisione così netta e che incide pesantemente non solo sulle tasche dei cittadini ma soprattutto sulla sopravvivenza di quei greci indigenti che in un momento di emergenza dovessero trovarsi senza denari. Mancano i soldi, si chiede il partito guidato dal giovane Alexis Tsipras? E allora si inizino a “rastrellare i grandi evasori fiscali, i protagonisti degli scandali giudiziari che nell’ultimo biennio sono venuti alla luce, senza pescare nelle tasche del popolo greco”. E chiede ufficialmente al governo di ritirare la proposta, trovando un alleato nella Sinistra Democratica che proprio per divergenze sui tagli al welfare lo scorso giugno aveva abbandonato la maggioranza al governo, causando il rimpasto per il governo presieduto dal premier Samaras.
Contrario alla proposta del ministro Gheorghiadis anche il presidente dei Medici Ospedalieri Dimitris Barnaba, secondo cui è una misura disastrosa. “Come dimostrato da migliaia di ricerche scientifiche, i cittadini che hanno un grave problema di salute in caso di ticket non si rivolgono agli ospedali pubblici, rischiando la stessa vita”. E aggiunge che se la misura dovesse essere votata, “l’accesso dei cittadini agli ospedali sarà reso ancora più difficile, aumentando così malattie che potrebbero essere trattate precocemente e i costi di trattamento finale esploderanno”. Con il paradosso che i soldi che il Governo incasserà da questo provvedimento, dovrà poi spendere, raddoppiati, per patologie che peggioreranno.
Le organizzazioni mediche di tutto il Paese annunciano scioperi e manifestazioni pubbliche di protesta invitando tutti i cittadini a scendere in piazza. Una situazione che potrebbe degenerare se fossero confermate le voci di una drammatica chiusura del Servizio Sanitario Nazionale: con migliaia di ammalati che sarebbero costretti o a rivolgersi (per chi può) agli studi medici privati o agli ospedali ma versando quel famigerato ticket. In entrambi i casi cassando una precisa sfera di diritti.
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