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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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peanuts ha scritto:Ma voi non avete l'impressione che siamo vicini alle urne?
SC che vuole ministeri, Renzi che litiga con scendiletta... siamo verso la conclusione?
SI
camillobenso
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Sfascisti - 175


2014 a schede




Scheda – 11 – Un Paese a pezzi

11 – 1 – 30 dicembre 2013



30 DIC 2013 19:45
SANITA’ CHOC – UNA TRENTENNE ASPETTA UN’ORA E MEZZO DAVANTI ALLA SALA PARTO DEL SANT’EUGENIO E PERDE IL BAMBINO!
Una trentenne ha aspettato inutilmente il parto cesareo nell’ospedale romano – Un’ora e mezza di inutile attesa, poi, la donna, sull’onda della disperazione e delle fitte sempre più intense, riesce a farsi trasportare al vicino Grassi di Ostia: parto d’urgenza ma il bambino nasce già morto…
Ilaria Sacchettoni per ‘Il Corriere della Sera'


Parcheggiata come un veicolo ai margini della sala operatoria mentre le doglie esplodevano con fitte violente. Abbandonata in un reparto del «Sant'Eugenio», K.S., una donna italiana di circa trent'anni ha perso il bambino. Il fatto risale alla fine di ottobre scorso mentre, nei giorni scorsi, sulla base della sua denuncia, è stato aperto un fascicolo dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani.
L'ESPOSTO - L'esposto è un atto di accusa nei confronti dell'ospedale della Laurentina ma, va detto, che il bimbo, morto, è stato partorito altrove. Al «Grassi» di Ostia.
PARTO D'URGENZA - Perché per il suo primo figlio, K.S. aveva sperato in un parto perfetto ma, poi, le cose hanno preso una strada diversa. Un'ora e passa di attesa inutile al «Sant'Eugenio» (dalle 19,39 alle 20,53 è specificato nella denuncia) sotto la pressione delle doglie, senza attirare l'attenzione dei medici. Un iter straziante che genera ulteriore ansia per il parto imminente.

Sull'onda della disperazione e delle fitte più intense, mentre vede allontanarsi la prospettiva dell'intervento, K.S. decide di andarsene e riesce a farsi trasportare al vicino «Grassi» di Ostia. Tutto si gioca in poco tempo, probabilmente minuti. Al «Grassi» viene ricoverata prontamente: parto d'urgenza. Ma per il bambino nessuna speranza. Esce già morto.

ACQUISITA LA CARTELLA CLINICA - K.S. si rivolge ai carabinieri, sporge denuncia. Viene acquisita la cartella del suo ricovero con le informazioni di base. Età, condizioni, primo figlio. Le indagini partono. Ora tutto si gioca sul filo dei tempi. Servirà una perizia per stabilire quanto l'attesa abbia inciso sulle condizioni di salute del feto. La sua vita di donna non basterà, forse, a sanare quel dolore di madre mancata.

L'OSPEDALE - Al Sant'Eugenio, dopo aver effettuato una ricerca in archivio, sulle pazienti delle ultime settimane, la direzione precisa: «La paziente, secondo la nostra ricostruzione, aveva avuto un aborto spontaneo e si era rivolta a noi per un intervento successivo. Non abbiamo letto la sua denuncia ma non siamo a conoscenza di atti della magistratura». Roberto Crea, segretario regionale di Cittadinanzattiva chiede alla Regione Lazio di «verificare l'accaduto e mettere in atto in tempi rapidissimi, come già richiesto, tutti gli interventi necessari perché comunque le attese da parte di coloro che si recano negli ospedali e in particolare nei pronto soccorso si riducano a tempi accettabili»
peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

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camillobenso ha scritto:
peanuts ha scritto:Ma voi non avete l'impressione che siamo vicini alle urne?
SC che vuole ministeri, Renzi che litiga con scendiletta... siamo verso la conclusione?
SI
In tal caso mi chiedo cosa farebbero scelta civica e casini a livello di alleanze
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
mariok

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Messaggio da mariok »

Sei italiani su dieci non hanno letto neanche un libro nel 2013. E il 10% non ne possiede neanche uno in casa.

Carlo Renda, L'Huffington Post | Pubblicato: 30/12/2013 12:51 CET | Aggiornato: 31/12/2013 12:52 CET

"Chi non sa leggere porti il leggio" recita un vecchio detto popolare. In Italia non è più questione di capacità, come accadeva un tempo, ma di volontà di leggere. Nel 2013 sei italiani su dieci non hanno letto neanche un libro. Un’indagine condotta dall’Istat rivela che nell'arco di 12 mesi sono circa 24 milioni le persone di 6 anni o più che dichiarano di aver letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali. Si tratta di appena il 43%, una quota che scende rispetto al 46% del 2012.

Se a leggere almeno un libro nel corso dell’anno è quasi una donna su due (il 49,3%), ad abbassare drasticamente la media sono gli uomini, visto che poco più di un uomo su tre (il 36,4%) ha sfogliato un libro di lettura. La differenza di comportamento fra i generi, osserve l’Istituto di statistica, comincia a manifestarsi già in età scolare, partire dagli 11 anni. Proprio i dati sugli adolescenti sono quelli che lasciano un lumicino di speranza davanti a dati desolanti. La fascia di età in cui si legge di più è quella fra gli 11 e i 14 anni, il 57,2%.

La propensione alla lettura dipende dalla scuola, ma anche dall’ambiente familiare: leggono libri il 75% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 35,4% di quelli con genitori che non leggono. Permangono le differenze territoriali: nelle regioni settentrionali legge oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (50,1% nel Nord-ovest e 51,3% nel Nord-est), mentre nel Sud e nelle Isole la quota di lettori è pari solo al 30,7%. Nei Comuni centro dell’area metropolitana la quota di lettori è pari al 51,6%, in quelli con meno di 2.000 abitanti scende al 36%.

Il numero di libri letti è comunque modesto: circa la metà dei lettori ha letto al massimo tre libri in 12 mesi. I “lettori forti”, cioè coloro che leggono in media almeno un libro al mese, sono appena il 13,9% dell’universo dei lettori. Un altro dato allarmante è il fatto che una famiglia su dieci (10,3%) non possiede nemmeno un libro in casa; il 64% ne ha al massimo 100.

Secondo gli editori, i principali fattori di ostacolo alla lettura dei libri sono la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura, (44,5%), il basso livello culturale della popolazione (36,6%), politiche pubbliche di incentivazione all’acquisto dei libri inadeguate (35,3%); scarsa promozione dei libri e della lettura da parte dei media (23,4%). Per accrescere la domanda ed ampliare il pubblico dei lettori, gli editori puntano sulle librerie indipendenti (39%) e sui canali di distribuzione online (30,8%).

Il 2012 conferma la flessione della produzione del settore editoriale: i titoli pubblicati si riducono del 7,3% e le tirature del 7,6%. Oltre il 21% delle opere pubblicate a stampa in Italia, cioè oltre 12.000 titoli, è stato reso accessibile al pubblico anche in formato e-book. L’86,4% dell’offerta di pubblicazioni digitali è realizzata dai grandi editori. Nel nostro Paese, sono 5 milioni 224 mila le persone di 6 anni e più che hanno dichiarato di avere letto o scaricato libri online o e-book: una quota pari al 9,1% della popolazione di 6 anni e più ed al 17,3% delle persone che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi.
camillobenso
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Sfascisti - 176


2014 a schede



Scheda – 12 – Gli effetti della crisi sul tessuto sociale

12 – 1 – 31 dicembre 2013


Sceglie l’ultimo dell’anno per chiudere con la vita, e si porta con sé moglie, figlia e suocera.

L’uomo che deriva dalla scimmia, secondo Darwin, che in pratica è quindi una scimmia in evoluzione, negli ultimi 6.000 anni ed oltre, ha sviluppato solo quella parte del cervello che presiede allo sviluppo tecnologico. Da questo punto di vista lo sviluppo è decisamente notevole e nessuno può negarlo, perché lo tocchiamo con mano tutti i giorni.

Soprattutto in modo particolare nell’ultima fase della società industriale a partire dalla prima Rivoluzione industriale.

Wikipedia ci viene in aiuto per comprendere questo periodo storico a partire dal 1780.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_industriale

Il settore del cervello che invece l’uomo-scimmia non ha sviluppato di pari grado con lo sviluppo tecnologico è quello della socialità, del vivere in comune per un periodo di vita individuale che rapportato all’esistenza dell’insieme che ci circonda, dove il tempo non esiste, non corrisponde neppure ad un battito d’ali d’una farfalla.

Siamo legati ancora a sistemi primordiali della vita in comune, malgrado l’evidente presunzione di considerarci una specie evoluta. Evoluta un ca..volo.

Malgrado ci siano branchie dello studio umano che si occupano di questi temi, il comportamento predominante è quello della vita in comune di oltre 6.000 anni fa.

L’animale più dotato fisicamente( in senso lato, oggi è il denaro che sostituisce la forza bruta) e il più furbo domina il sistema. Gli altri devono soccombere.

Ce lo dice molto chiaramente in modo inequivocabile lo Speciale di Servizio Pubblico a cura di Sandro Ruotolo : INFERNO ATOMICO.

Carmine Schiavone ad un certo punto perde le staffe e dice alle due giovani madri che ha di fronte: “Voi dovete morire”.

Ue’,…..ma che bella pensata.


**


TRAGEDIA FAMILIARE TORINO
«Sono impazzito, ho fatto una strage»
Stermina la famiglia e si suicida
| Foto

Immagine

Queste le ultime parole di un commerciante di 56 anni che da ottobre era rimasto senza lavoro a causa della crisi. L’uomo ha ucciso moglie, figlia (nella foto piccola a sinistra) e suocera, poi si è ucciso

di Elisa Sola



Tragedia familiare a Collegno, paese della cintura di Torino. Una lite nata in casa, al quinto piano di una palazzina residenziale, nella casa della famiglia Garattini, è degenerata in un quadruplice omicidio.

Daniele Garattini, 57 enne rappresentante di commercio e disoccupato da ottobre, intorno alle 12.30 ha impugnato una pistola calibro 7,65 e ha sparato alla suocera. Daria Maccari, 84 anni, è morta sul colpo in soggiorno.Tragedia familiare a Collegno, paese della cintura di Torino. Una lite nata in casa, al quinto piano di una palazzina residenziale, nella casa della famiglia Garattini, è degenerata in un quadruplice omicidio.

Daniele Garattini, 57 enne rappresentante di commercio e disoccupato da ottobre, intorno alle 12.30 ha impugnato una pistola calibro 7,65 e ha sparato alla suocera. Daria Maccari, 84 anni, è morta sul colpo in soggiorno.

L’uomo poi è andato in cucina e ha quindi fatto fuoco sulla moglie, Letizia Maggio, 54 anni. Anche lei è deceduta. Dopo aver sparato anche sulla figlia Giulia, 21 anni, ha puntato l’arma contro se stesso, al cuore. Ma i sei colpi del caricatore erano finiti. Quindi ha preso un coltello e si è pugnalato al petto, morendo poco dopo. La figlia è stata trasportata in gravissime condizioni all’ospedale Martini di Torino dove è morta poco dopo.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il sostituto procuratore Antonio Rinaudo. «Era una famiglia modello», è la descrizione emersa dalle prime testimonianze. Forse a scatenare la furia dell’uomo è stato il fatto che avesse perso recentemente il lavoro. A dare l’allarme ai carabinieri, è stato proprio l’autore dei delitti. «Venite, ho sparato a mia suocera e a mia moglie, ho fatto una strage» ha detto ai militari al telefono. Quando sono arrivati sul posto, gli inquirenti hanno trovato i corpi a terra in un lago di sangue. Garattini era ancora agonizzante è riuscito a dire: «Sono impazzito, sono impazzito» prima di morire.

Gianni Pesce, amico di famiglia, vicino di casa ed ex assessore ai Trasporti di Collegno, racconta: «Lui era un uomo mite, ci vedevamo ogni tanto. È venuto anche a casa mia. Dieci giorni fa ci ha detto che aveva perso il lavoro ed era molto preoccupato. Faceva il rappresentante con partita Iva per la Benetton ma per via della ristrutturazione dell’azienda era rimasto a casa. La moglie, che conoscevo bene, impiegata alla Lavazza, era molto tesa perché lui si doveva ricostruire una vita. Era una donna che partecipava alla cittadinanza attiva. È lei che ha voluto costruire questo giardinetto di fronte a casa. Faceva parte del comitato di quartiere Santa Maria. La suocera viveva con loro. Erano una famiglia normalissima. Era impossibile immaginarsi una cosa del genere». Anche perché, nonostante la perdita di del lavoro da parte di Garattini, la famiglia non aveva particolari problemi economici.

LA TELEFONATA - I carabinieri stanno sentendo in caserma alcuni vicini di casa e alcuni familiari tra cui il padre dell’autore della strage. Tra i primi a essere ascoltati, il fidanzatino della figlia Giulia. Dopo averla chiamata più volte sul cellulare perché voleva organizzare con lei la serata di festa del Capodanno, il ragazzo si è rivolto ai carabinieri che gli hanno spiegato l’accaduto. Molti vicini di casa non si spiegano come sia potuta accadere una tragedia del genere. «Daniele era una bravissima persona, un uomo buono che non ha mai litigato con nessuno» spiega un pensionato. E ancora una signora: «Non abbiamo mai sentito grida da quella casa. Ho incontrato Daniele al supermercato. Stava comperando delle cose per la cena di Capodanno. Mai avrei pensato che sarebbe finita così».

31 dicembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Elisa Sola

http://www.corriere.it/cronache/13_dice ... ba62.shtml

Immagine


Il sorriso di questa ragazza trasmette solo una grande voglia di vivere.

Gliela abbiamo negata.
erding
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«Vittime dell’ipocrisia dell’Occidente»

—Carlo Lania, 30.12.2013



Italia 2013. Padre Zanotelli: «L’economia è in mano a poche persone, e chi vuole sopravvivere deve migrare. Salvo poi essere cacciato quando non serve più. E in Italia la Chiesa ha tollerato questo razzismo di Stato»

«Rifletto da tempo sul pro­blema delle migra­zioni in chiave glo­bale. Siamo all’interno di un sistema economico-finanziario mon­diale che per­mette a pochi di diven­tare sem­pre più ric­chi a spese di molti morti di fame. Oggi circa il 20% della popo­la­zione, un miliardo di per­sone su sette, con­suma l’86% delle risorse. E soprat­tutto que­sto 20% ha in mano i soldi e può gestire il lavoro. Chiaro quindi che le per­sone vanno lì dove c’è la pos­si­bi­lità di avere una vita migliore. E’ il sistema che spinge la gente a migrare. Il para­dosso, anzi il dramma, è che le merci pos­sono pas­sare ovun­que, invece le per­sone no, anche se, ripeto, è lo stesso sistema che le obbliga a spo­starsi con il mirag­gio di una vita migliore. Allo stesso tempo si innal­zano muri, come quello tra Stati uniti e Mes­sico, oppure tra Israele e Pale­stina, o tra la Gre­cia e la Tur­chia, muri che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei migranti. E dove que­sto non è pos­si­bile, come in mare, si prov­vede in altro modo, con le mis­sioni Fron­tex che ser­vono a bloc­care l’arrivo dei bar­coni cari­chi di dispe­rati. Sono le con­trad­di­zioni di que­sto sistema, che da una parte ti obbliga a migrare e dall’altra ti blocca alle frontiere.

Fron­tiere peri­co­lose. Padre Alex Zano­telli, secondo dati dell’Oim. l’Organizzazione inter­na­zio­nale per le migra­zioni, il 2013 è stato l’anno che ha fatto regi­strare il mag­gior numero di vit­time tra i migranti. In par­ti­co­lare al con­fine tra Stati uniti e Mes­sico e nel deserto dell’Africa occi­den­tale, lungo la rotta che porta fino in Libia.

Sì, spe­cie in Africa i morti sono tan­tis­simi. Ritengo che le vit­time del Medi­ter­ra­neo siano molte di più delle 20mila di cui si parla. Secondo alcuni studi tra il 2004 al 2008 sarebbe 42 mila, quindi pos­siamo imma­gi­nare che rea­li­sti­ca­mente più di 50 mila per­sone siano affo­gate nel Medi­ter­ra­neo. Senza con­tare quanti sono morti attra­ver­sando il deserto del Sahara. E’ un vero disa­stro quello che avviene in quella zone.

Si fugge dalla fame, ma anche dalle per­se­cu­zioni. Il 2013 è stato anche l’anno in cui, stando ai dati for­niti dall’Unhcr, si è regi­strato il mag­gior numero di profughi.

C’è pra­ti­ca­mente un intero con­ti­nente, l’Africa, in fuga. In Sud Sudan c’è una guerra civile in atto, così come in Cen­tra­frica. Gente che scappa da tutte le parti a causa della guerra o della fame. Da que­sto punto di vista dav­vero il 2013 è stato un anno estre­ma­mente pesante. Ricor­dia­moci che abbiamo tutto il Nord Africa per aria: dall’Egitto, che sta vivendo un momento dif­fi­cile, alla Tuni­sia, alla Libia. E poi il Mali, il Nord Nige­ria, il Niger, Ciad, Dar­fur, e ancora l’Eritrea con una dit­ta­tura che l’Italia sostiene. Sono tutte zone di una fra­gi­lità incre­di­bile, dalle quali le per­sone fug­gono e nes­suno riu­scirà a fer­marle. Uomini donne e bam­bini che arri­ve­ranno da noi, che noi lo vogliamo oppure no.

Eppure a fronte di que­sti drammi, l’Europa risponde con leggi che limi­tano sem­pre più gli ingressi.

Certo, per­ché si pre­fe­ri­sce la difesa dei pro­fitti anzi­ché quella dell’uomo. Ecco il tra­di­mento dell’economia e della finanza mondiale.

Ma è sem­pre stato così.

Si ma oggi è ancora peg­gio che in pas­sato, per­ché a gover­nare l’economia sono le ban­che il cui unico scopo è il profitto.

Le leggi però le fanno i governi.

E’ inu­tile par­lare dei governi. Chi decide vera­mente sono le ban­che, le mul­ti­na­zio­nali e le realtà finan­zia­rie. I governi sono solo dei para­venti utili a coprire le deci­sioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La poli­tica è subalterna.

C’è un’ipocrisia che carat­te­rizza l’occidente: chia­miamo «pro­fu­ghi» quanti scap­pano dalle guerre, ma non appena le stesse per­sone arri­vano in Europa, ecco che diven­tano «clandestini».

Que­sto vale soprat­tutto per l’Italia dove esite una legge assurda, la Bossi-Fini, che non rico­no­sce gli immi­grati come sog­getti di diritto ma solo come forza lavoro pagata a basso prezzo. E quando non ci serve più la riman­diamo al mit­tente. E’ la stessa legge che ha intro­dotto il reato di clan­de­sti­nità, una cosa gravissima.

Pensa che per quanto riguarda l’immigrazione la Chiesa abbia svolto fino in fondo il suo dovere?

Dob­biamo distin­guere, se par­liamo di Chiesa ita­liana oppure no. Su que­sto tema in Ita­lia la Chiesa sem­pli­ce­mente non c’è stata. Negli ultimi venti anni avrebbe dovuto cri­ti­care tutte le leggi sull’immigrazione, dalla Turco-Napolitano che ha intro­dotto Cpt, i cen­tri di per­ma­nenza tem­po­ra­nea per gli immi­grati, alla Bossi-Fini, ai decreti emessi da Roberto Maroni quando era mini­stro degli Interni. La Chiesa ita­liana avrebbe dovuto fare una cri­tica radi­cale di que­sto raz­zi­smo di Stato, ma così non è stato. Rin­gra­zio papa Fran­ce­sco per­ché è andato a Lam­pe­dusa dicendo: «Vengo a risve­gliare le vostre coscienze». Dove­vano essere i nostri vescovi ad andare a Lam­pe­dusa e dire le stesse cose, per­ché quello che avviene oggi su quell’isola è il risul­tato delle poli­ti­che adot­tate in que­sti ultimi venti anni. Da parte della Con­fe­renza epi­sco­pale, invece, è man­cata que­sta cri­tica. Ricor­dia­moci che la Costi­tu­zione ita­liana è stata scritta da pro­fu­ghi ed esi­liati poli­tici una volta rien­trati in patria dopo il fasci­smo e cita per due volte il diritto all’asilo poli­tico. Eppure dopo 60 anni di sto­ria repub­bli­cana non abbiamo ancora una legge sul diritto all’asilo politico.

http://ilmanifesto.it/vittime-dellipocr ... occidente/
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Sfascisti - 177

2014 a schede



Scheda – 14 - Sottovoce

14 – 1 – 1 gennaio 2014
(la scheda 14 – 1 – 1 gennaio 2014, è dedicata a pancho.)


Ho ripassato un paio di 3D ma non ho trovato l’affermazione di pancho : “Io non mi arrendo”. Ci sono senz’altro, almeno in due occasioni, occorre guardare meglio. Cmq, ci sono quest’altre:


Come vedi, caro amico, ce n'e' da fare ancora ed e' per questo che non dobbiamo arrenderci.

Dobbiamo ricostruire tutto uno stato sociale distrutto in questo ventennio. Quindi, chi piu' di noi puo dare una mano?

*

Vedi, caro amico, quanto lavoro abbiamo davanti se vogliamo dar una mano ai ns. figli.

pancho

*

Pancho ha ragione in linea di principio quando afferma che non bisogna mollare e che c’è molto lavoro per dare una mano a ns. figli, e nel mio caso anche ad un nipote.

Poi però bisogna toccare con mano la realtà, e questa realtà è difficile da cambiare, perché insormontabile.

Come è insormontabile il livello culturale delle masse.

Anche se comprensibile dal punto di vista socio politico la resistenza di uno zoccolo duro del 21% intorno a Berlusconi, in quanto bisogna fare riferimento alla durevole persistenza nel tempo di una visione fascista e nazista, oggi in rimonta,..dal punto di vista della logica non lo è.

Da:
«Vittime dell’ipocrisia dell’Occidente»

—Carlo Lania, 30.12.2013

Appena postato da erding:

Eppure a fronte di questi drammi, l’Europa risponde con leggi che limitano sempre più gli ingressi.

Certo, perché si preferisce la difesa dei profitti anziché quella dell’uomo. Ecco il tradimento dell’economia e della finanza mondiale.

Ma è sempre stato così.

Si ma oggi è ancora peggio che in passato, perché a gover-nare l’economia sono le banche il cui unico scopo è il profitto.

Le leggi però le fanno i governi.

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E’ inutile parlare dei governi. Chi decide veramente sono le banche, le multinazionali e le realtà finanziarie. I governi sono solo dei paraventi utili a coprire le decisioni vere, che sono quelle economico-finanziarie. La politica è subalterna.
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^^

Alex Zanotelli ha perfettamente ragione quando afferma la parte sopra evidenziata.

I media, tutti quanti ci portano a spasso come vogliono. Nonno Napolitano ieri sera ha raccontato la favoLetta di fine anno ai sudditini italiani.

Lettanipote ha raccontato la favoLetta, che sono state abbassate le tasse. Finché ci sono merli giganti che ci credono per loro c’è speranza.

Il tutto da tempo è in mano ai poteri forti nostrani a da qualche anno a quelli stranieri.

Sono loro che comandano e decidono.

C’è poi l’altro potere forte che si è trasformato parecchio rispetto a 40 anni fa. Si tratta del potere delle Mafie SpA.

Siamo al terzo giorno dalla bomba atomica lanciata da Ruotolo & Co nello speciale di Servizio Pubblico Più.

Ma ad eccezione del Fatto, gli altri media, tutti quanti s’inchinano al potere di Mafie SpA. La pelle in fondo è la pelle.

Al Corriere c’è Flebuccio De Bortoli, mica Giovanni Falcone. Alla Repubblica Eziolo Mauro, mica Paolo Borsellino.

Da ieri abbiamo a che fare con una nuova bomba che sta demolendo le istituzioni. La corruzione del settore fallimentare del tribunale di Roma.

E’ una pia illusione pensare che sia solo Roma, perché da almeno 40 anni è noto lo stesso problema a Monza.

Alla Casa delle Aste comanda la mafia giudiziaria, ed è difficile pensare che Mafie SpA, non abbiano posato lo sguardo perché la torta è interessante.

Come ci si muove in pratica, quindi, di fronte a questi problemi giganteschi?

Da : IL CLUB BILDELBERG
La storia segreta dei padroni del mondo
di Daniel Estulin
Seconda edizione – Pagine 18 -19

…….E’ un sistema (Bildelberg – ndt) che si autoperpertua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati tra di loro.

Tuttavia, il gruppo Bilderlberg non è una società segreta, né un occhio maligno che vede tutto. Non ci sono complotti, anche se molte persone nelle loro fantasie infantili pensano sia così.

Non c’è un gruppo di persone, per importanti che siano, che si riunisce in una stanza buia attorno ad un tavolo tenendosi per mano con gli occhi fissi su una sfera di cristallo.

E’ un incontro di persone che rappresentano una certa ideologia.

Non si tratta come troppi erroneamente pensano di un Unico governo mondiale o un Nuovo ordine mondiale, quanto piuttosto di un’ideologia di una SOCIETA’ PER AZIONI MONDIALE.

Nel lontano 1968, a una conferenza Bilderberg tenuta in Canada, George Ball, allora sottosegretario per gli affari economici di J.F. Kennedy e di Johnson aveva affermato: <<Dove si trova una base legittima che permetta ai grandi manager dei grandi gruppi industriali di prendere decisioni che possano influenzare profondamente la vita economica delle nazioni verso i cui governi essi hanno una responsabilità che è solo limitata?

L’idea che sta alla base di ogni conferenza Bildelberg è creare ciò che per loro stessa definizione è L’ARISTOCRAZIA DI INTENTI tra l’élite europea e quella nordamericana, così da individuare il miglior modo di amministrare il pianeta.

In altre parole, la creazione di una rete globale di megacartelli più potente di qualunque nazione sulla Terra, destinata a controllare i bisogni vitali del resto dell’umanità, ovviamente dalla loro posizione privilegiata, per il bene ed il vantaggio di tutti noi, IL POPOLINO, COME ESSI CI DEFINISCONO.

Ora, il motivo per cui la gente non crede a Bildelberg e in altre organizzazioni che collaborano per esercitare un tale controllo sulla scena mondiale è che il loro è un mondo cartesiano di fantasia in cui le intenzioni isolate di alcuni individui, NON la dinamica dei processi sociali, improntano il corso della storia come il movimento di idee e temi in evoluzione che si ripercuotono per varie generazioni e perfino secoli.

Il gruppo Bildelberg è uno strumento per riunire istituzioni finanziarie che rappresentano gli interessi economici più potenti e rapaci del mondo.

E in questo momento è questa combinazione a costituire il peggior nemico dell’umanità.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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2014 a schede


Scheda – 8 – Ciak si gira – Girlfiend in a coma – Atto finale

8 – 4 – 1 gennaio 2014


Feltri, non ha fatto altro che tradurre nero su bianco il pensiero popolare di queste parti.

E’ la conclusione che da settimane circola da queste parti.

Anche ieri mattina in una giornata tutto sommato tranquilla in previsione anche di una serata diversa dalle altre, più leggera delle altre, il pensiero comune di circa il 70 % di chi si è espresso volge verso la necessità di un uomo forte che raddrizzi la baracca.

L’aspetto sorprendente, è che questo giudizio proviene interamente dalla sinistra.

Ai tempi, quarant’anni fa erano sulle barricate. Non ne volevano sapere di colpi di Stato. Aveva disturbato parecchio il tentativo del generale De Lorenzo nel 1964.

1. Piano Solo - Wikipedia
it.wikipedia.org/wiki/Piano_Solo‎
Disambiguazione – Se stai cercando l'album di Alessandro Esseno, vedi Piano solo. ...all'Arma dei Carabinieri il potere in Italia, sul punto di essere attuato nell'estate del 1964, definibile anche come un tentativo di colpo di stato (golpe).
‎Il piano - ‎Solo o non solo? - ‎Parate militari e parate di ... - ‎La scoperta del piano

**

A seguire il tentativo del Golpe Borghese del 1970

1. Golpe Borghese - Wikipedia
it.wikipedia.org/wiki/Golpe_Borghese‎
Il colpo di Stato in questione sarebbe stato appoggiato anche da Luciano ... ma non si trattò di impulso alle indagini, bensì di un tentativo di ostacolare .... Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un'Italia senza aggettivi né colori politici.

**

Poi il tentativo del 1993, ..poco pubblicizzato.

1. Sventato colpo di Stato in Italia nel 1993 - Militariforum.it
http://www.militariforum.it › Forum › La Divisa › La Storia‎
06/feb/2011 - 10 post - ‎4 autori
Le rivelazioni di un mercenario ad un giornalista editore, fanno scoprire un progetto di tentativo di golpe poi naufragato, quello che le cronache ...

**

Parere strettamente personale.

La destra golpista ci ha provato 3 volte. Tutte e 3 andate male. Potremmo dire, con limitato sarcasmo, che manco i colpi di Stato sanno più fare. Non hanno più la Buonanima a disposizione.

Non credo che la Massoneria e la Massoneria deviata in tutti questi anni abbia mollato. Tra l’altro i media di questo settore non se ne occupa più, facendoci credere che non esiste più.

Ma Licio Gelli è ancora in vita, e di solito, personaggi di quel genere, morirebbero contenti nel vedere il ritorno del fascismo.

Se io fossi uno di loro avrei fatto dal punto di vista tecnico, quello che loro hanno fatto in questi anni.

Mandare in malora il Paese, ed obbligare i cittadini, soprattutto quelli di sinistra a dire” Basta non ce la faccio più”.

In questo caso non è più uno sparuto numero di dissidenti che prepara un golpe, ma lo fanno i cittadini stessi, a cui da voce Vittorio Feltri.

Questa è una possibile chiave di lettura per quanto accaduto nell’ultimo ventennio.

Nulla di altamente scientifico, solo riproporre nel tessuto sociale le condizioni del 1919 – 1922.

Un'altra chiave di lettura è la casualità. Ci stiamo spegnendo lentamente per via del mancato ricambio nei partiti.



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L'OPINIONE
Feltri: "Cari partiti buona morte a tutti"
Il fondatore di Libero racconta un Paese ormai "stanco della democrazia. Gli italiani hanno capito che i partiti fanno solo i loro interessi. Scompariranno"

31/12/2013

"La democrazia ha stufato tutti, cari partiti buona morte a tutti".

Vittorio Feltri guarda al nuovo anno che sta per arrivare ed è sicuro di una cosa: sarà l'anno della fine dei partiti.

Il fondatore di Libero prende spunto da un sondaggio apparso ieri, lunedì 30 dicembre, su Repubblica in cui emerge una totale sfiducia da parte degli italiani nella classe politica, per lanciarsi in una profezia sul 2014: "La democrazia - è opinione diffusa - non esiste più. Non gode di alcuna stima.

I nostri compatrioti hanno capito che è una finzione e voteranno, se voteranno, contro chi la tiene in vita per mero interesse di bottega.

Chi fa politica non pensi di farla franca.

Sul teatrino sta per calare il sipario.

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Quel che succederà dopo non siamo capaci di prevederlo.
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Cari partiti, buona morte a tutti", scrive Feltri su il Giornale.


Poi snocciola i dati del sondaggio: "Benché nel nostro Paese la mentalità anticapitalistica domini, l'associazione degli imprenditori è più riverita del peggiore sindacato, la Cgil: il 29 per cento contro il 20,8. Il dato dovrebbe far riflettere. Lo Stato è poco apprezzato: 18,9. Che equivale a una bocciatura senza appello. Le banche, poverine, sono malviste: 12,9 per cento. E il Parlamento è poco più quotato dei partiti: 7,1 per cento contro il 5,1. Sono segnali molto chiari".

Così arriva il verdetto finale di Vittorio: "La fiducia nelle istituzioni è crollata, ammesso e non concesso che in passato fosse alta. All'ultimo posto della graduatoria ci sono i partiti, di cui si fidano soltanto 5 italiani su 100. Lo sapevamo già. Ma trovarcelo scritto nero su bianco fa un certo effetto. Significa che i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e che difficilmente torneranno in auge"

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Scheda – 8 – Ciak si gira – Girlfiend in a coma – Atto finale

8 – 3 – 29 dicembre 2013


Visto da destra


Alfano, ultima chiamata
Renzi fa capire che il governo ha i giorni contati. Adesso il vicepremier ha l'occasione per riscattarsi Se stacca lui la spina, può rimediare al suo tradimento. Altrimenti scomparirà come Fini


Alessandro Sallusti - Dom, 29/12/2013 - 20:46

Renzi sta per mollare Letta al suo destino. «O si cambia, o si muore», ha fatto dire ieri dai suoi il neo segretario Pd, riferendosi al governo degli incapaci e pasticcioni (giusto per usare un eufemismo salva querela).

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E siccome il premier non può cambiare neppure una virgola del suo governo tanto è prigioniero dell'imbroglio che lo ha generato, ecco che il trapasso è inevitabile.
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È solo questione di decidere il quando, ma sarà molto presto.

Più che un funerale sarà una liberazione.

E se non vogliono passare alla storia come i fessi che più fessi non si può, Alfano e i suoi hanno l'occasione della vita per riscattare il tradimento e rientrare in gioco.

Facciano loro la prima mossa, tolgano l'inutile appoggio al governo della sinistra senza aspettare che sia Renzi a farlo.

Che cos'ha da perdere il Nuovo Centrodestra? Se continua così farà la fine di Fini, nella migliore delle ipotesi quella di Monti. Cioè una brutta fine.

Perché è chiaro che il cambiamento posto come condizione dal sindaco di Firenze prevede di isolare ancora di più, sia numericamente che politicamente, la componente alfaniana al governo.

Del resto Renzi lo aveva detto già settimane fa: non si può governare con Formigoni e Giovanardi.

Intendeva ovviamente dire: mai pari dignità con Alfano, nei confronti del quale - non è un segreto - non ha stima né rispetto.

Lasciare il pallino in mano a Renzi sarebbe un suicidio, sia nell'immediato che in chiave elettorale.

Chiunque staccherà la spina a questo vergognoso governo non potrà che averne benefici nelle urne come tutti i liberatori.

E ricomporre in qualche modo la frattura del centrodestra non sarà impresa impossibile.

A Cicchitto probabilmente sì, ma ad Alfano e ancora di più a Berlusconi non manca certo la fantasia.

Se le cose non andranno così, se Alfano non riuscirà a liberarsi dal plagio di Napolitano e di chissà chi altri, allora vorrà dire che l'uomo non solo non è all'altezza della sua ambizione, non solo sarà a vita servo della sinistra, ma significa che è complice se non addirittura artefice del governo delle marchette, delle ruberie e delle furberie.
Ma sempre da vice. Vice mediocre.


http://www.ilgiornale.it/news/interni/l ... 79076.html

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Ora Renzi disconosce Letta:
"Niente in comune con lui"

Andrea Indini

Renzi prepara alla spallata: "Con Letta e Alfano non ho niente in comune". Rimpasto più vicino: in bilico le poltrone di Cancellieri e Saccomanni, ma Napolitano le difende

http://www.ilgiornale.it/news/interni/o ... 79089.html


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Il governo ha le traveggole:
"Tasse in calo, segnale forte"

Ma nel 2014 nuova stangata
Sergio Rame

Letta incensa il governo: "Tasse in calo". E Alfano: "Abbiamo invertito la tendenza". Ma Brunetta: "Nel 2014 la pressione fiscale aumenterà di mezzo punto"


http://www.ilgiornale.it/news/interni/l ... 79102.html

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GOVERNO AL CAPOLINEA
ASSALTO ALLA POLTRONA
Rimpasto alle porte
Ecco chi entra e chi esce

APPROFONDIMENTO. Renzi-bomba su Alfano e Letta: "A casa, adesso tocca a me". E Matteo cambia i loro uomini
APPROFONDIMENTO. Dal Pd un avviso di sfratto al premier. I renziani sparano contro il governo: "Ora basta, andate tutti a casa"
APPROFONDIMENTO. Matteo ingrassa la Casta, Una poltrona d'oro per il suo amico: un "regalino" da 167mila euro che pagheremo noi...


http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... rone-.html

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ANSA
Giamapolo Pansa
I vecchi meglio dei giovani, ecco perché Re Giorgio si beve Renzi...
Il Bestiario. Il pregio del Capo dello Stato è la sua vecchiaia. Matteo non ha l'esperienza sufficiente
http://www.liberoquotidiano.it/news/lib ... Renzi.html


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Scheda – 8 – Ciak si gira – Girlfiend in a coma – Atto finale

8 – 2 – 28 dicembre 2013


Il Pd di Renzi contro il governo Letta
"Marchette ed errori imperdonabili"

Faraone, responsabile Welfare del partito, attacca. E altri si accodano. Forza Italia: "Elezioni"
Il Pd di Renzi contro il governo Letta "Marchette ed errori imperdonabili"
Il membro della segreteria del Partito democratico Davide Faraone, nominato da Matteo Renzi all'indomani del trionfo alle Primarie attacca l'esecutivo e le scelte del premier Letta: "Questo Pd con le grandi speanze che suscita non può permettersi questo governo e i suoi errori. Cambio di passo radicale o si muore". Il renziano Andrea Marcucci si accoda: "Tanti motivi di insoddisfazione". Forza Italia attacca. Mara Carfagna: "Le elezioni si avvicinano". Maurizio Gasparri: "Governo finito"


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Luigi • un minuto fa
Uhè, ha parlato il Faraone Tuttammè!
Strano, non mi ero accorto di tutti questi errori... Avevo contato solo le cose volute...
Questi non ci fanno, ci sono... ci sono, eccome...
Poveri stuPDni che li votano ancora...
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il calmo • un minuto fa
ma faraone è quello mafioso?
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sardissimus • 2 minuti fa
"Il membro della segreteria del Partito democratico Davide Faraone,...."
membro in che senso??
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trasportatore del pomeriggio • 3 minuti fa
e così barzelletta ha mangiato il panettone ma i krapfen di Carnevale non riuscirà nemmeno ad odorarli..... già tanto se riuscirà ad addentare il carbone e la cenere della Befana!
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gattamix trasportatore del pomeriggio • 2 minuti fa −
NEMMENO LE FRAPPE O LE CHIACCHIERE CHE DIR SI VOGLIA.... GIUSTAMENTE ,AGGIUNGO.
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IndroM trasportatore del pomeriggio • 3 minuti fa
gli offriranno le " bugie " ! ;)
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trasportatore del pomeriggio IndroM • 2 minuti fa
quelle è lui che le dà un tanto al quintale.....
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amanda • 4 minuti fa
ora la serracchiani in quanto renziana verrà venerata...
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Scheda – 8 – Ciak si gira – Girlfiend in a coma – Atto finale

8 – 1 – 28 dicembre 2013


Visto da casa Dc.

Dopo le balle infinite raccontateci dai vari quotidiani dopo l’8 dicembre su “ bacini & bacini”, tra Retta e Lenzi, il momento storico della svolta dei quarantenni Dicci finalmente al potere ( con Alfango & forza Roma, forza Lupi, so’ finiti i tempi cupi….), il Dna democristiano delle faide di potere che abbiamo conosciuto nella seconda metà del novecento oggi ritorna prepotentemente a galla.

Il podere è il podere,…amigo garo…..”
(Ciriacos De Mitas – uno degli uomini più podendi, della Dc degli anni ’80. L’uomo della Magna Grecia per l’avvocato nazionale)

Negli ultimi giorni i renziani avevano avanzato la richiesta di rimpasto. Solo i democristiani rampanti potevano avanzare una simile richiesta. Il secondo governo Lettanipote ottiene il via libera l’11 di dicembre e dopo 10 giorni i renziani avanzavano la richiesta di un rimpasto.

Pensano che la politica sia un gioco di società. Adesso sembra che il rimpasto non basta più :

Non basta un ritocco, un rimpasto, o si cambia radicalmente o si muore”.
("Qui si fa l'Italia o si muore". Frase attribuita dallo scrittore G. C. Abba a Giuseppe Garibaldi)

E’ il segnale che il Caimano in coma aspettava da tempo. Il governo Lettanipote fatto cadere per mano dei piddini.

Nessuna informativa da parte di Grillo, ma questa sera gongola pure lui.

La nuova strana alleanza, Renzi-Grillo-Berlusconi contro la vecchia strana alleanza Lettanipote-Alfango-Napolitano.

Immagine


TG7 ore 20,00: “Carfagna: Le elezioni si avvicinano…”


Per la serie “Poltrone & sofà” senza lo sponsor di Sabrina Ferilli:


Governo, Faraone (segreteria Pd) a Letta: ‘Filotto impressionante di errori, marchette’
Il responsabile Welfare del partito nominato da Matteo Renzi attacca il premier e l'esecutivo: "Serve un cambio di passo radicale o si muore". Legge di stabilità? "E' di galleggiamento"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 28 dicembre 2013
Commenti (4)

La nuova segreteria Pd targata Matteo Renzi avverte il governo Letta. “Un filotto impressionante” di errori, quelli commessi dall’esecutivo, sostiene Davide Faraone, responsabile Welfare del Partito democratico e collaboratore del sindaco di Firenze, in un post su Facebook chiede al governo e al premier un cambio radicale di passo.

“Non basta un ritocco, un rimpasto, o si cambia radicalmente o si muore”.

“Mentre noi lavoriamo ad un’agenda con dentro grandi riforme per il Paese, con tempi certi di realizzazione, al governo e in Parlamento, con il suo bicameralismo perfetto (un vero ossimoro) c’è chi brucia tutto.

Così non va”, sottolinea Faraone su Fb. “Eletto Matteo Renzi si azzera il contagiri e si riparte”.

Poi via all’elenco di quelli che, a suo avviso, sono errori.

“Non elencherò gli errori del passato, ma – osserva Faraone – se metto uno dietro l’altro gli errori commessi da questo governo, dal giorno dell’elezione del nuovo segretario Pd, 15 dicembre, fino ad oggi (appena 13 giorni) viene fuori un filotto impressionante: una legge di stabilità di galleggiamento (poco per il futuro), le slot machine, gli affitti d’oro, il provvedimento su Roma capitale.

Se chiedi la fiducia ai parlamentari della Repubblica, se chiedi il sostegno in bianco ai deputati della maggioranza, lo fai per provvedimenti alti, utili per il Paese, non per legittimare decine e decine di inutili marchette, incalza Faraone.

“E poi sul Milleproroghe: si nominano nuovi prefetti, portati a 207 quando le prefetture sono la metà, si abbonano 400 milioni a Roma quando tutti i comuni soffrono.

Due ottimi provvedimenti per dar fiato alle stanche trombe della Lega Nord.

E poi i soldi Ue parcellizzati per il Sud e per il lavoro su mille provvedimenti senza alcune strategia, con il solo obiettivo di non perderli.

O ancora le deroghe al Patto di stabilità per comuni non virtuosi, che chiedono di stabilizzare i precari anche dove si sfora la pianta organica e niente per i comuni virtuosi che vogliono realizzare opere utili per la collettività”, elenca.

“Questo Pd, con le grandi speranze che suscita, l’Italia, con le sue difficoltà e le sue grandi potenzialità,non può permettersi questo governo e i suoi errori. E non basta un ritocco, un rimpasto, o si cambia radicalmente o si muore”, conclude Faraone.

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28 DIC 2013 13:16
IL FURBETTO DEL RIMPASTINO - RENZI CAVALCA LA FIGURACCIA DI LETTA SUL “SALVA ROMA” E VUOLE CAMBIARE (ALMENO) I MINISTRI CANCELLIERI E GIOVANNINI
Sarà un gennaio di fuoco: il sindaco dice ai suoi “siamo carichissimi, inonderemo Palazzo Chigi con le nostre proposte” - Dall’altra parte il duo Napo-Letta deve proteggere i suoi ministri, soprattutto quelli di nomina quirinalizia - Sullo sfondo, il primo vero scazzo tra Boldrini e Grasso…

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Il segretario del Pd Matteo Renzi incalza Enrico Letta su un rimpasto di governo, una nuova squadra di ministri che dia il segno del cambiamento. In un messaggio all'esecutivo e alle Camere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiede «massimo rigore» sui decreti. Per il premier nel 2014 «serve il riordino del processo legislativo ». Forza Italia e M5S premono per l'impeachment del Colle. Per il lavoro sono stati sbloccati 6 miliardi di fondi Ue.

Letta accusa il colpo d'immagine per l'esecutivo, vara il "mille proroghe" e corre ai ripari annunciando lo sblocco di 6 miliardi di fondi europei: «Dobbiamo cambiare passo, ci saranno altri blitz per dare fiato all'economia». Da Palazzo Vecchio, Matteo Renzi osserva l'ingorgo istituzionale tenendosi a distanza. Prepara il pressing di gennaio per segnare una svolta. «Siamo caricatissimi - dice ai suoi interlocutori -, inonderemo Palazzo Chigi con le nostre proposte per il patto di coalizione».
Ma per aumentare la pressione su Letta, il segretario del Pd lavora anche su una richiesta molto più onerosa: il rimpasto, una squadra di ministri rinnovata che dia l'impronta di un cambiamento. «Il governo è debole - spiega uno degli uomini più vicini al sindaco - e le idee nuove camminano sulle
gambe delle persone».

LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Nella mattinata, Laura Boldrini legge in aula il testo di un messaggio del capo dello Stato inviato ai presidenti di Camera e Senato e per conoscenza a Letta. «Dovete verificare con il massimo rigore l'ammissibilità degli emendamenti ai disegni di legge di conversione», scrive il capo dello Stato. È una sferzata che coinvolge soprattutto Palazzo Madama.

È lì che il decreto salva Roma, poi bocciato dal Colle, è stato riempito di quelle che i 5stelle chiamano marchette e chi li ha presentati "emendamenti microsettoriali", comunque estranei alla materia del provvedimento. Con la sua lettera, Napolitano apre anche un varco per le riforme. Suggerisce un intervento sui regolamenti parlamentari. Ma non è questo il punto. In realtà, accelera sulle modifiche alla Costituzione, a partire dalla richiesta di Renzi per la fine del bicameralismo, ossia l'abolizione del Senato. E naturalmente per una revisione della legge elettorale.

LETTA: CI SERVA DA SCOSSA
In consiglio dei ministri, il premier avverte i colleghi: «Gli interventi in Parlamento devono servire a togliere, non a mettere ». Gli aiuti a Roma e la norma contro gli affitti d'oro finiscono nel decreto "mille proproghe". I finanziamenti a pioggia, invece, nel cestino della carta straccia. «Ma questa lezione - ammette Letta - deve servirci da scossa. È uno stimolo in più per fare le riforme nel 2014». L'iter delle leggi non funziona, non si può continuare a "giocare" con un tira e molla delle due Camere. Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello proporrà, nell'accordo di coalizione per il 2014, una norma «che impedisca il proliferare della spesa attraverso mille rivoli ed emendamenti».

IL RIMPASTO DI RENZI
Il segretario del Pd è pronto a far salire l'intensità del suo pressing su Letta e Napolitano, anche se è stato proprio il presidente della Repubblica a creare una situazione favorevole per gli interventi decisivi di gennaio. «I tre milioni di persone che hanno votato alle primarie mi hanno dato un mandato in nome del cambiamento e dell'efficienza della politica. Il pasticcio del salva Roma va in un'altra direzione», spiega il sindaco.
Per questo, il patto di governo, che sarà siglato entro il 15, deve portare soprattutto la sua firma. Riforma elettorale, abolizione del Senato, job act, cultura. Ma non basta. «Il tema del rimpasto esiste eccome, solo che non voglio essere io a porlo », dice Renzi. Oggi però ha una sponda: Mario Monti. Infatti, il sindaco appoggia la richiesta di Scelta civica di un riequilibrio dei ministri. «Ci sono due rappresentanti centristi nell'esecutivo, Mauro e D'Alia. Dopo la loro scissione, entrambi stanno con Casini. Non va bene», è il ragionamento dei renziani. Il partito del Professore può essere lo strumento per mettere Letta al corde.

LAVORO E GIUSTIZIA NEL MIRINO
Nel mirino del segretario, ci sono il Lavoro, guidato da Enrico Giovannini, e la Giustizia retta da Annamaria Cancellieri, molto stimata da Napolitano. Il rimpasto perciò è una materia delicata. Renzi rischia di entrare di nuovo in rotta di collisione con il Colle. Non vuole farlo, perché c'è un disgelo tra i due. Semmai, il Quirinale si aspetta una maggiore presenza del segretario sulla scena. Per sbloccare soprattutto il capitolo riforme. Poi, c'è la frenata di Letta. Il premier sa che i rimpasti indeboliscono i governi, non li rafforzano. A meno che non siano il frutto di un accordo generale, condiviso. Accordo che al momento non si vede all'orizzonte.

Renzi ha fatto sapere a Palazzo Chigi che lui punta tutto sul patto di governo e sui documenti preparati dalla segreteria. «Ma è vero che il partito di Alfano è sovradimensionato con 5 ministri e il Pd è fuori da dicasteri di peso: Giustizia, Esteri, Interno, Difesa», dice una fonte vicinissima al sindaco. La partita per un vero patto Letta-Renzi è solo all'inizio. Manca la fiducia reciproca. Anche se il premier, dopo il 2014, giura che non si metterà di traverso. «Ho già il biglietto prepagato per l'Australia con data aprile 2015», scherza sempre con i suoi collaboratori.

Sullo sfondo si affaccia il primo vero momento di frizione tra i presidenti delle due Camere. Laura Boldrini considera la bacchettata di Napolitano rivolta esclusivamente a Grasso. E i suoi uffici ricordano che la presidente già a giugno aveva avvertito il collega di Palazzo Madama prendendo spunto da una lettera del presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia.

«Al Senato vengono spesso introdotte numerose e sostanziali modifiche che non sono coerenti con i criteri di ammissibilità adottati dalla Camera», era la segnalazione di Boccia. Boldrini ne parlò con Grasso, lo invitò «a porre fine alla vistosa diversità di disciplina». Convocò una riunione dei capigruppo e dei presidenti di commissione per mettere a verbale di averne parlato con il presidente del Senato. Ma non è servito. Sei mesi dopo è scoppiato il caso del decreto salva Roma.
camillobenso
Messaggi: 17353
Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

“ Tutto parte dall’assenza dello Stato e forse della nostra democrazia così come noi, in buona fede, l’abbiamo appassionatamente costruita e che si sta sgretolando nelle nostre mani. Da lì dobbiamo ricominciare”
(Giuseppe Fava – Intervista del 29 dicembre 1983 ad Enzo Biagi . Cosa Nostra uccide Fava una settimana dopo)





Sfascisti 181

2014 a schede


Scheda – 10 – Criminalità organizzata, criminalità politica e lo Stato italiano, settore potere e settore cittadini elettori. Oggi morto e defunto.

10 – 2 – 1 gennaio 2014


Bisogna bisbigliarlo sottovoce, per via della presenza del Caimano che a questo punto potrebbe non andarsene mai, ma anche la giustizia è allo sfascio.

Già un mese fa mi era stato raccontato circa la mancanza di professionalità e del malfunzionamento con molti abusi della giustizia che si occupa del lavoro.

I potenti, aziende e banche la fanno da padrone.

Ieri è toccato alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma.

Un settore che assomiglia più alla criminalità organizzata.

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Viaggi e soldi in contanti per comprare le sentenze dei giudici fallimentari

(Rita Di Giovacchino).
31/12/2013 di triskel182
Toghe

CHIARA SCHETTINI,ARRESTATA IN GIUGNO: “A ROMA ERA UNA PRASSI DIVIDERE IL COMPENSO CON IL MAGISTRATO, 3 SU 4 SONO CORROTTI”.

In un interrogatorio di 60 pagine, reso ai pm Nello Rossi e Rocco Fava il 29 settembre scorso, l’ex giudice Chiara Schettini, arrestata a giugno dal gip di Perugia per corruzione e peculato, offre uno spaccato devastante del sistema di corruzione del Tribunale fallimentare di Roma. Perizie affidate a consulenti dall’ampio potere discrezionale e dai compensi stratosferici, mazzette spartite anche con i giudici.

Un crocevia affaristico in cui è coinvolto il vertice dell’ufficio.

Il giudice Schettini non risparmia neppure i magistrati umbri competenti su inchieste che coinvolgono i colleghi romani accusandoli di insabbiare gli esposti.

Spiega anche il meccanismo delle truffe e i trucchi per pilotare i fallimenti milionari: “Si entrava in camera di consiglio e si diceva questo si fa fallire e questo no”.

I soldi delle consulenze venivano poi ripartiti tra giudici delegati, curatori, periti e avvocati facendo levitare oltre misura le parcelle.

Chiara Schettini tenta di scrollarsi di dosso le accuse pesantissime che l’hanno portata in carcere, aggravate da intercettazioni che la inchiodano a minacce, a frasi sorprendenti come: “Io se voglio sono più mafiosa dei mafiosi”.

DI FRONTE ai pm romani, provata dai mesi in cella, cambia registro, ridimensiona il proprio ruolo e punta in alto, accuse che non risparmiano i vertici dell’ufficio, in particolare un magistrato che tirerebbe le fila del sistema: “Il più corrotto di tutti”.

Afferma di aver ricevuto minacce di morte, anche dopo l’arresto: “L’ambiente della fallimentare è ostile, durissimo, atavico, non ci sono soltanto spartizioni di denaro ma viaggi, regali, di tutto di più, una nomina a commissario giudiziale costa 150 mila euro, tutti sanno tutto e nessuno fa niente”.

Ancora: “Era una prassi dividere il compenso con il giudice, tre su quattro lì dentro sono corrotti”.

Dito puntato anche contro il padre di suo figlio, l’ex compagno Piercarlo Rossi che accusa di avere conti all’estero.

“Mi sono fidata, ero innamorata, lui trafficava anche con il direttore di una filiale di Unicredit su 900 mila euro gliene dava 200 mila”. La percentuale per coprire la tangente.

Un j’accuse a tutto campo che non risparmia il giudice fallimentare Tommaso Mar-vasi: “Piercarlo era l’ideatore e promotore, ma ripeto cresce come curatore di Marvasi… perché è troppo penetrante il suo controllo… poi veniva a chiedere a me ‘hai fatto questo? hai fatto quello’.

‘Non ti preoccupare sarà rimesso tutto perfettamente’… Io non l’ho più nominato Federico che rischia di far esplodere lo scandalo del tribunale fallimentare ai massimi vertici”
.

È un fiume in piena questa signora bionda che al momento opportuno parla come un facchino: “Io a Di Lauro l’avrei investito con la macchina… Lui lavorava con la banda della Magliana”.

Descrive il meccanismo della corruzione: “C’era chi si faceva pagare le cene, chi i viaggi, chi smezzava il compenso, sul netto”.

Uno in particolare non mollava mai l’osso: “Anche se era in un’altra sezione ha continuato a governare la fallimentare, è il capo della cupola”. Di un altro pezzo grosso dice: “Si sapeva tranquillamente e serenamente che per una nomina a commissario giudiziale andava a via Ferrari con la valigetta e prendeva 150 mila euro da un famoso studio, tutti sanno e ma nessuno fa niente, ha dato tre quarti delle nomine a quello studio”.


TIRA IN BALLO anche l’ex ministro Franco Frattini: “Mi telefonò dicendo che un suo amico, tale Maurizio Bonifati, aveva bisogno di consigli perché aveva questa società, la Mining, che stava per fallire…”. Ogni fallimento è organizzato con modalità predatorie. Crediti inesistenti attribuiti a soggetti inesistenti, sul piatto 2 milioni e mezzo di euro, ma prima di arraffarli è stata arrestata.

Da Il Fatto Quotidiano del 31/12/2013.


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Scheda – 10 – Criminalità organizzata, criminalità politica e lo Stato italiano, settore potere e settore cittadini elettori. Oggi morto e defunto.

10 – 1 – 29 dicembre 2013


Questa sera il terremoto con epicentro a Nord di Napoli, 5 gradi della scala Richter, passa in secondo piano.

Questa sera San Toro, ha fatto esplodere un’autentica bomba atomica, con lo speciale di Servizio Pubblico dal titolo: INFERNO ATOMICO.

*


Esame di coscienza
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'esame di coscienza è per la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, la pratica spirituale, propedeutica al sacramento della penitenza, con cui il credente richiama alla memoria i propri peccati con la volontà di non commetterli più e cercando così di migliorare la propria vita. Per estensione, l'esame di coscienza è anche un'intima riflessione su se stessi, sul proprio operato. In questa seconda accezione l'esame di coscienza è presente in molte diverse culture laiche e religiose.

Civiltà greco-romana
L'esame di coscienza era un pratica già presente tra i pitagorici, gli stoici e gli epicurei. Per gli adepti delle scuole filosofiche ellenistico-romane l'esame di coscienza era il mezzo per rendersi conto quotidianamente della misura in cui si erano adempiuti o meno i propri doveri. Era dunque un mezzo per valutare il proprio progresso sulla «via della perfezione», ovvero sulla via del conseguimento della padronanza di sé, del dominio ottenuto sulle proprie passioni.

Ebraismo
Nell'ebraismo l'esame di coscienza è una dimensione essenziale della preghiera. Secondo il rabbino David Rosen: «La preghiera è il modo in cui gli esseri umani esprimono il loro rapporto con Dio. All'interno della tradizione ebraica essa può assumere diversi aspetti. Il termine ebraico lehitpallel è la forma riflessiva del verbo palel, giudicare. In altre parole il termine "pregare" intende un'azione di autogiudizio, di riflessione sulla propria vita, di considerazione della direzione presa, di introspezione. Insomma, il compito principale della preghiera consiste in un'opera di autoanalisi e di introspezione al cospetto di Dio, di esame di se stessi di fronte alla verità e alla realtà. Il suo scopo principale non è di chiedere qualcosa a Dio, ma piuttosto di darci la possibilità di migliorare».[1]

Cristianesimo
Anche nel mondo cristiano l'esame di coscienza è una pratica importante, da utilizzare frequentemente, ad esempio la sera prima di addormentarsi in accordo con la raccomandazione del Salmo 4,5b: "nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore" (traduzione Nuova CEI). In particolare le chiese che praticano il sacramento della penitenza raccomandano che esso sia preceduto dall'esame di coscienza. L'articolo 1454 del Catechismo della Chiesa Cattolica recita: «È bene prepararsi a ricevere questo sacramento con un esame di coscienza fatto alla luce della Parola di Dio. I testi più adatti a questo scopo sono da cercarsi nella catechesi morale dei Vangeli e delle lettere di Paolo: il Discorso della Montagna e gli insegnamenti apostolici». In nota il Catechismo propone come insegnamenti apostolici alcuni capitoli tratti dalle lettere di Paolo e precisamente Rom 12-15; 1 Cor 12-13; Gal 5; Ef 4-6.


***

Domanda:

L’esame di coscienza è solo una pratica dei credenti oppure può essere esteso anche ai non credenti?

Non vedo, non sento, non parlo, è stato l’atteggiamento prevalente degli italiani dopo il 25 aprile 1945.

E’ successo di tutto in questi 68 anni, fino alla bomba atomica sganciata questa sera.

Ribadisco quanto già espresso due giorni fa :

“Il diritto alla speranza è un sacrosanto diritto privato”.

Quante volte però in questi ultimi 50 anni abbiamo chiuso gli occhi piegandoci alla speranza che la classe politica risolvesse i problemi che non si sono mai risolti?

Il confronto tra le due ragazze e Carmine Schiavone presenta un alto grado sociologico per la compressione dello stato dell’arte della situazione italiana in generale. UN DIALOGO CHE LA TELEVIONE ITALIANA NON ERA MAI STATA IN GRADO DI TRASMETTERE PRIMA D'ORA.

Un ringraziamento particolare a Sandro Ruotolo, per il coraggio civile dimostrato per avere realizzato questo speciale di Servizio Pubblico.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti 182

2014 a schede



Scheda – 13 – La crisi aziendale

13 – 2 – 1 gennaio 2014



Aziende in crisi, al Ministero 159 vertenze.
Il 2014 parte incerto per 120mila lavoratori

Tanti sono i dipendenti di gruppi che incontrano difficoltà e hanno avviato piani di ingenti esuberi, se non addirittura dichiarato la cessazione delle attività. Dagli elettrodomestici di Electrolux, passando per l'acciaio della Lucchini fino al comparto dell'elettronica ecco i casi ancora da risolvere


MILANO - Gli elettrodomestici e il loro indotto, la siderurgia, il manifatturiero, le Tlc, le aziende che fanno componenti per auto e moto e il farmaceutico. C'è ogni genere di prodotto nel novero dei settori maggiormente interessati dai "tavoli" aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico e che riguardano imprese in crisi. Il 2014 si apre infatti con 159 tavoli di confronto instaurati, ai quali nel corso dell'anno ormai passato si sono seduti per almeno due volte tutte le parti in causa: proprietà, lavoratori e istituzioni. In totale il problema riguarda 120mila lavoratori, con un numero di esuberi che ammonta in media al 15% della forza lavoro delle singole imprese, diciotto delle quali (per 2.300 dipendenti) hanno dichiarato la cessazione di attività.

Nel 2013, ricorda il Ministero, sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12mila riduzioni di organico. I più conosciuti hanno riguardato: Natuzzi, Indesit, Bridgestone, Novelli, Richard Ginori, Micron (unità di Avezzano), Vestas, Alcoa, Sixty, Candy, Ies-mol (Raffineria di Mantova), A C C, Berco, Valtur, Marangoni, Simpe, Plasmon, Filanto, Wind, Meraklon, Eurallumina. Tra gennaio e novembre sono state richieste 990 milioni di ore di cassa integrazione e l'industria è il ramo di attività che assorbe il maggior numero (a novembre su 110 milioni, 76 erano per l'industria).

Tra i tavoli di crisi che da gennaio vedranno impegnati ministero e sindacati vi sono aziende di grande rilievo e marchi
storici per il Paese, in tutti i settori produttivi: dall'elettronica di Alcatel a Italtel, alle ceramiche di Ideal Standard; dal tessile di I Ti Erre alle energie rinnovabili di Marcegaglia (stabilimento di Taranto); dalla chimica di Akzo Nobel alla cantieristica di Fincantieri (stabilimenti di Palermo e Castellammare di Stabia). Maggiormente interessati sono i settori nei quali hanno particolare incidenza sul costo totale di produzione, il costo del lavoro ed il costo per l'approvvigionamento di energia.

Ecco di seguito le principali vertenze in corso.

SIDERURGIA

Ilva. E' in attesa dell'applicazione dell'Aia e del piano industriale; nel mentre, sono in contratto di solidarietà 1.700 lavoratori. "Quello che ci preoccupa è che lo stabilimento ha prodotto 2 milioni di tonnellate di acciaio in meno di quanto previsto dall'Aia - afferma il segretario generale Uilm Rocco Palombella - Inoltre, Comune e provincia non hanno autorizzato i lavori per i parchi minerari e non sappiamo quando inizieranno". "L'azienda è chiamata a fare investimenti e le banche non sono in grado di fornire le risorse necessarie - sottolinea Rosario Rappa della Fiom - intanto il piano industriale è slittato da dicembre a febbraio-marzo".

Alcoa. La società dell'alluminio è' appesa alla verifica del piano industriale per la vendita a Klesh; il Mise ha fissato come data il 15 febbraio. L'attività produttiva è ferma da due anni circa e i 490 lavoratori sono in cassa integrazione dal 22 dicembre scorso e hanno ottenuto la proroga fino al 31 dicembre 2014. A fine gennaio è fissato un incontro con i sindacati al Mise.

Lucchini. Lo storico gruppo siderurgico, passato alla Severstal di Alexei Mordashov, ha 4.500 lavoratori in vari stabilimenti di cui il principale è a Piombino, dove i dipendenti hanno contratti di solidarietà fino a febbraio. A Trieste, dove è in corso una trattativa per l'affitto del ramo di attività, 485 persone rischiano la cassa integrazione da gennaio. Attesa per l'accordo di programma su Piombino e dell'apertura del bando di vendita. In ballo vi è l'ipotesi di costruire un cantiere di demolizioni (che potrebbe smaltire la Costa Concordia) ma i tempi sono stretti. A gennaio dovrebbe tenersi un incontro al Mise.

Ast di Terni. Ha 2.850 dipendenti che vanno in cassa integrazione a seconda dell'andamento del mercato. A gennaio dovrà tenersi un incontro azienda-sindacati per capire quale sarà il destino dello stabilimento, visto anche che deve ancora arrivare l'approvazione Ue al passaggio a Thyssenkrupp (che ha riacquistato da Outokumpu).

Pittini Trafilerie. Ha inviato 78 lettere di licenziamento alla vigilia di Natale ai dipendenti dello stabilimento di Celano.

ELETTRODOMESTICI


Electrolux. Ha deciso 500 esuberi che si aggiungono ai 1000 che derivano da precedenti accordi, affrontati con contratti di solidarietà. La società ha avviato "un'investigazione" su tutti gli stabilimenti italiani, dove lavorano circa 4.000 persone, per verificare la sostenibilità della produzione. Il governo ha convocato l'azienda e le regioni interessate per il 24 gennaio ma i sindacati chiedono un incontro prima di questa data.

Jp. Parte della ex Merloni, è bloccata in una complicata situazione giudiziaria: il Tribunale di Ancona ha annullato un ricorso presentato dalle banche sulla vendita ed essendoci un commissario straordinario la vicenda vede coinvolto il Mise.

Acc di Belluno. E' in amministrazione controllata e rischiano il posto 600 persone, che in parte sono in cassa integrazione.

ELETTRONICA, TLC E INFORMATICA

Italtel. Ha 1.300 dipendenti circa in tutta Italia ma la maggioranza è nello stabilimento di Castelletto; 330 gli esuberi indicati dalla società, che vuole anche tagliare i costi del lavoro rivedendo il contratto aziendale. La azienda - riferiscono i sindacati - vuole arrivare ad un'intesa al Mise per uscite volontarie. L'8 gennaio è previsto un incontro presso l'Assolombarda.

Alcatel. Ha la cassa integrazione da tanti anni e il 17 gennaio è previsto un incontro al Mise; su circa 2.000 addetti sono stati dichiarati 585 esuberi. In ballo c'è il trasferimento negli Usa delle attività di ricerca e sviluppo svolte da 350 addetti a Vimercate.

Micron. Ha annunciato 2-300 esuberi su 700 lavoratori di Catania e Agrate; a gennaio è previsto un incontro.

LFoundry. Ha 1400 lavoratori ex Micron in contratti di solidarietà fino all'agosto 2014 ma secondo i sindacati non ha liquidità e rischia di non avere le risorse per anticipare le competenze

Ciet. E' in amministrazione controllata e rischia il fallimento; i lavoratori a rischio sono più di 300.

Aziende Appalti Telefonici. La principale è Sirti, dove si è già chiusa la trattativa sugli esuberi con i contratti di solidarietà ma resta aperta la partita sui contratti aziendali. Ad Alpitel sono a rischio di licenziamento collettivo 110 lavoratori.

Stm. La società italo-francese, quotata in Borsa, vive una forte incertezza per l'ipotesi privatizzazione da parte del Tesoro dopo una serie di risultati economici negativi.

Jabil di Caserta. Ha intenzione di licenziare la metà dei lavoratori, cioè 350, che già sono in cassa integrazione; è stato aperto un tavolo al Mise ma ancora non si intravedono soluzioni.

Schneider di Rieti. E' a rischio chiusura per la decisione della proprietà di spostare la produzione in Bulgaria; nei primi mesi dell'anno i dipendenti dovrebbero lavorare dai 2 ai 3 giorni al mese.

FERROVIE

Ansaldo Breda. Ha forti perdite di bilancio e a rischio sono oltre 2.000 addetti dei quattro stabilimenti di Pistoia, Pomigliano, Reggio Calabria e Palermo (questi ultimi in cassa integrazione). I sindacati - spiega Enrico Azzaro della Uilm - si oppongono alle ipotesi di smembramento e chiedono la costituzione di una joint venture con Sts per l'acquisizione delle commesse.

Officine Ferroviarie Veronesi. Hanno avviato la procedura di amministrazione straordinaria; un commissario deve mettere l'azienda sul mercato. Oltre duecento i lavoratori a rischio.

Ferrosud, Firema, Keller. Sono altre aziende del settore che utilizzano gli ammortizzatori sociali.

AUTOMOTIVE E MOTOCICLI

Irisbus. Ha chiuso l'attività nel 2011 e ha ottenuto una proroga fino al 30 giugno 2014 della cassa integrazione in deroga per 400 lavoratori; è in corso una trattativa al Mise con un operatore economico nazionale in collaborazione con un gruppo straniero. Previsto un incontro a gennaio.

Termini Imerese. Ha chiuso l'attività nel 2011 e fino al 30 giugno 2014 i circa mille lavoratori avranno la Cigs in deroga; i sindacati sono in attesa di un incontro al Mise a gennaio per definire l'interesse di alcune società per la reindustrializzazione del sito; dovranno essere definiti i piani industriali che dovrebbero coprire l'occupazione per circa 500 lavoratori.

De Tomaso. Ha sottoscritto l'accordo per quattro mesi di cassa integrazione straordinaria, in scadenza il 4 gennaio, per i circa mille dipendenti, fra i quali i 129 lavoratori ex Delphi di Livorno; l'obiettivo è traghettare l'azienda verso i potenziali acquirenti.

Non sono stati aperti tavoli al Mise, ma i sindacati sono preoccupati per la situazione dei lavoratori di Piaggio (che ha firmato alla vigilia di Natale l'accordo per 1.000 contratti di solidarietà); di Aprilia (che ha avviato la discussione sul piano industriale alla luce della scadenza dei contratti di solidarietà negli stabilimenti di Scorzè (a febbraio) e Noale e di Fiat (che ha utilizzato la Cig in tutti gli stabilimenti ad eccezione di Maserati Modena; la Cig scade il 31 gennaio a Cassino, il 23 febbraio a Mirafiori presse e il 31 marzo a Pomigliano).

MECCANICA

Franco Tosi. Ha un commissario straordinario che sta cercando una società che prenda in affitto prima ed acquisti poi l'azienda; 250 dei 396 lavoratori della storica fabbrica di turbine legnanese sono in cassa integrazione.

Om Bari. E' ferma da oltre due anni, con i lavoratori in cig; a metà gennaio si dovrebbe sapere se esiste un nuovo soggetto industriale interessato a rilevare lo stabilimento.

Miroglio di Ginosa. E' alla ricerca di un nuovo proprietario e il ministero dovrebbe presto far sapere se le manifestazioni di interesse pervenute sono concrete.

Ritel di Rieti. E' in attesa di conoscere le decisioni del gruppo Elco; dopo l'arrivo delle lettere di licenziamento e le mancate risposte sulla cassa integrazione gli ex dipendenti sperano che il ministero trovi una soluzione.

ENERGIE RINNOVABILI

Marcegaglia Buildtech di Taranto. Dal 2011 è impegnata nella costruzione di pannelli fotovoltaici, settore in profonda crisi e la proprietà ha annunciato la cessazione dell'attività; la cassa integrazione, in essere da un anno, è stata prorogata per i 132 lavoratori.
(01 gennaio 2014)



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Scheda – 13 – La crisi aziendale

13 – 1 – 1 gennaio 2014


Crisi aziendali, la mappa dell’Italia è diventata un “cimitero” di croci del lavoro
Sono oltre 150 i tavoli di crisi nazionali che però sono solo la punta dell'iceberg di una progressiva devastazione. Che Il Fatto Quotidiano ha iniziato a mappare.
Inviateci anche le vostre storie a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it
di Salvatore Cannavò | 30 dicembre 2013
Commenti (707)

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Se davvero vuole parlare di lavoro, Matteo Renzi dovrebbe chiedere alla responsabile Lavoro del Pd,Marianna Madia, di fornirgli una mappa più completa di quella che noi iniziamo a pubblicare oggi.

E che arricchiremo giorno per giorno, aggiornandola e modificandola (anche attingendo, come abbiamo fatto finora, alle elaborazioni di Cgil e Cisl) visto che stiamo parlando dell’emergenza primaria del nostro Paese.

Il lavoro che manca è cosa nota, il lavoro che rischia di dissolversi nelle maglie larghe della crisi, è meno conosciuto.

Si disperde nelle mille notizie quotidiane che meritano un’attenzione speciale solo se accompagnate da un gesto disperato.

La notte passata sul carro ponte o sulla gru. Come avvenne alcuni anni alla Insee di Milano o, più recentemente, nelle miniere del Sulcis.

Il quadro, nelle sue linee generali, è abbastanza chiaro: oltre 150 tavoli di crisi nazionali che però sono solo la punta dell’iceberg di una crisi dirompente.

La cassa integrazione sfiora le 990 milioni di ore nei primi undici mesi del 2013 e questo significa che almeno 520mila persone sono relegate a casa a zero ore e con stipendi da circa 800 euro (i lavoratori coinvolti, però, considerando le riduzioni parziali sono più di 1 milione).

Un salasso che la Cgil ha stimato in 3,8 miliardi l’anno.

Quei 500mila vanno aggiunti ai 3 milioni in cerca di occupazione registrati dall’Istat a ottobre 2013.

La situazione delle tante crisi aziendali, inoltre, crea una saldatura, non cercata, tra la condizione di precarietà di chi svolge solo lavori saltuari (i lavoratori a tempo determinato sono 2,3 milioni) e quella di chi garantito una volta da un lavoro a tempo indeterminato ora è minacciato dal licenziamento incombente.

Secondo la Cisl, i lavoratori a forte rischio occupazionale sono quasi 150 mila.

E tendono a crescere.

Questa precarietà è dimostrata da quanto avvenuto alla Firem di Modena, la scorsa estate, quando la famiglia Pedroni pensò bene di trasferirsi in Polonia e di portare via, notte tempo, macchinari e liquidazioninel pieno delle ferie sperando di non farsi scoprire.

Solo la pronta reazione dei lavoratori impedì il peggio.

A Bari, gli operai della Om carrelli presidiano la fabbrica da mesi, con il sole di ferragosto e il freddo di questi giorni.

Il rischio della chiusura aleggia sopra il mega-impianto di Piombino, dove la Lucchini sembra non avere speranze.

Qualche sollievo è giunto nel frattempo alle Acciaierie ternane prontamente riequilibrato, a negativo, dalla crisi generalizzata della Fiat, da quella dell’Ilva, dalla deindustrializzazione sarda, da quanto accade a Telecom, all’Alitalia e in altre aziende di primo piano.

Anche una vertenza importante come l’Indesit, chiusasi con un accordo, propone una prospettiva di cassa integrazione per i prossimi anni e rimanda tutto al 2018.

Senza contare le chiusure simbolo di Irisbus e Termini Imerese nel gruppo Fiat.

E tutte le altre di cui cercheremo di dare conto.

A metà dicembre la Fiom ha organizzato un muro simbolico, formato da tanti cartoni con sopra i nomi delle crisi aziendali e il numero degli operai a rischio, abbattuto, simbolicamente, proprio davanti al ministero dello Sviluppo economico.

Lo stesso che Marianna Madia ha imboccato, qualche giorno fa, credendo fosse quello del Lavoro.

Nel vivo della crisi più acuta che si ricordi dal 1929 la politica, tutta, dovrebbe evitare di sbagliare palazzi e, quindi, priorità.

Con queste nostre “pagine gialle” della crisi, cercheremo di offrirle un orientamento.

Sempre che sia in grado di seguirlo.


Per mappatura ed elenco delle aziende vedere:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... oro/825801
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