Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
“NAPOLITANO NON CI RISPONDE”
(Enrico Fierro).
31/12/2013 di triskel182
L’URLO DI DOLORE DELLE MADRI DELLA TERRA DEI FUOCHI, DOVE I RIFIUTI UCCIDONO I LORO BAMBINI.
Silenzio. Indifferenza totale. Questa è l’unica risposta che abbiamo ricevuto dal Quirinale”.
Marzia Caccioppoli è una delle mamme della Terra dei fuochi, l’avete vista domenica sera nello speciale Servizio Pubblico
Più insieme a Tina Zaccaria. Sono le mamme senza figli di quella parte della Campania ridotta a immondezzaio internazionale, grande discarica di veleni e rifiuti tossici. Qui ci si ammala e si muore di tumore.
Il presidente Napolitano il 29 settembre scorso andò da don Maurizio Patriciello, si sdegnò e così fece anche a ottobre in incontri con alcune scolaresche e poi con il Corpo forestale dello Stato, da allora più nulla: “Non possiamo rispondere a 150 mila cartoline”, fanno sapere infatti dal Quirinale. Ma Marzia e Tina hanno visto i loro figli deperire lentamente, si sono aggrappate a medici e ospedali per avere un briciolo di speranza.Tutto vano.
I LORO bambini sono morti avvelenati, uccisi da quell’impasto torbido di camorra, sistemi d’affari e complicità delle istituzioni che per un trentennio ha dominato il ciclo dei rifiuti da Napoli in giù.
Marzia ha vissuto il dramma più grande per una madre, la perdita di un figlio bambino, eppure l’avete vista l’altra sera in tv con quanta calma, determinazione e dignità ha fissato gli occhi del camorrista pentito Carmine Schiavone.
“Altro che pentito, è chiaro – riflette Marzia – che non dice tutta la verità, sta nascondendo qualcosa.
Mi sono sentita offesa quando Schiavone ha accusato la gente della mia terra di non essersi mai ribellata alla camorra, di non aver visto le file di camion che attraversavano le nostre terre per sversare rifiuti tossici.
Quasi come se noi, le vittime, la gente onesta, dovessimo chiedergli scusa, chiedere scusa alla camorra che ci ha avvelenato”.
Centocinquantamila cartoline con le foto delle mamme che piangono i loro figli sono state mandate al capo dello Stato, al premier Enrico Letta e al governatore della Campania Stefano Caldoro.
“Nessuna risposta – ribadisce Marzia – noi siamo qui e ancora aspettiamo.
L’indifferenza ci ferisce, ma non ferma la nostra lotta”.
Marzia e Tina sono attive nel Coordinamento dei comitati della Terra dei fuochi, studiano gli atti delle inchieste, seguono le iniziative messe in campo per la bonifica del territorio. Giudicano.
“Il decreto del governo è parziale e tardivo, dopo trent’anni nel corso dei quali si è fatto di tutto e di più sulla nostra pelle, hanno capito che chi incendia i rifiuti deve essere denunciato e processato”.
Che grande business sono stati i rifiuti in Campania. “La monnezza è oro”, disse un boss pentito a un magistrato giusto per far capire l’entità del fenomeno.
NELLA DISCARICA Resit di Giugliano dell’avvocato Cipriano Chianese, colletto bianco della mafia dei rifiuti, sono state interrate 200 mila tonnellate di fanghi della bonifica dell’Acna di Cengio.
“Ci furono pagate 10 lire al chilo”, ha fatto mettere a verbale il trafficante pentito Gaetano Vassallo. Stiamo parlando di centinaia di milioni di euro che hanno arricchito la camorra e ucciso la Terra dei fuochi.
===========================================================================
“Lei ha avvelenato generazioni intere”, quando Marzia, senza mai alzare la voce, lo sguardo fisso e fiero, ha detto questa frase all’uomo che fu uno dei fondatori e capo del clan dei casalesi, Schiavone è andato su tutte le furie, ha balbettato qualche giustificazione, ha alzato la voce, poi ha lasciato lo studio imbufalito.
===========================================================================
Hanno aperto gli occhi nelle lande che attraversano quella che fu la Campania felix. Al telefono Marzia ricorda con quanta fiducia aveva deciso di vivere a Casalnuovo, tra pescheti e campi coltivati.
“Lontano dalla metropoli e dallo smog. Cercavamo il paradiso ma abbiamo trovato l’inferno”.
Un vulcano di veleni da bonificare. Altri miliardi da spendere. “Il rischio – dice Marzia – è che i soldi degli appalti finiscano nelle mani dei soliti noti, che ancora una volta qualcuno si arricchisca sulla nostra pelle e sul futuro della nostra gente”.
SEI MILIONI e mezzo per la Resit, il cimitero dei veleni dell’Acna. La chiamano bonifica, ma Mario De Biase, il commissario di governo, preferisce più prudentemente parlare di “messa in sicurezza”, e poi una montagna di soldi, 356 milioni, per costruire un nuovo inceneritore a Giugliano. È l’epicentro della monnezza valley, la città dove sono depositate 5 milioni e mezzo di “ecoballe”. Le chiamano le piramidi e sono ormai parte del paesaggio, si tratta di monnezza imballata che staziona lì da anni, sorvegliata da guardie giurate come se si trattasse di oro. Teoricamente sono rifiuti combustibili, ma gli esperti sostengono che per incenerirle bisogna trattarle di nuovo.
“BASTA con la combustione – protesta Tina – gli inceneritori non sono la soluzione e il destino di questa terra non può essere legato solo ed esclusivamente ai rifiuti, altrimenti davvero moriremo tutti”. Un altro inceneritore sarà costruito dopo quello di Acerra, in un raggio di 25 chilometri in grado di bruciare un milione di tonnellate di rifiuti, più dei nove termovalorizzatori della pulitissima Austria, calcolano gli esperti del settore. Di nuovo un grande business per il sistema di affari che si concentra attorno al ciclo disordinato dei rifiuti.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/12/2013.
(Enrico Fierro).
31/12/2013 di triskel182
L’URLO DI DOLORE DELLE MADRI DELLA TERRA DEI FUOCHI, DOVE I RIFIUTI UCCIDONO I LORO BAMBINI.
Silenzio. Indifferenza totale. Questa è l’unica risposta che abbiamo ricevuto dal Quirinale”.
Marzia Caccioppoli è una delle mamme della Terra dei fuochi, l’avete vista domenica sera nello speciale Servizio Pubblico
Più insieme a Tina Zaccaria. Sono le mamme senza figli di quella parte della Campania ridotta a immondezzaio internazionale, grande discarica di veleni e rifiuti tossici. Qui ci si ammala e si muore di tumore.
Il presidente Napolitano il 29 settembre scorso andò da don Maurizio Patriciello, si sdegnò e così fece anche a ottobre in incontri con alcune scolaresche e poi con il Corpo forestale dello Stato, da allora più nulla: “Non possiamo rispondere a 150 mila cartoline”, fanno sapere infatti dal Quirinale. Ma Marzia e Tina hanno visto i loro figli deperire lentamente, si sono aggrappate a medici e ospedali per avere un briciolo di speranza.Tutto vano.
I LORO bambini sono morti avvelenati, uccisi da quell’impasto torbido di camorra, sistemi d’affari e complicità delle istituzioni che per un trentennio ha dominato il ciclo dei rifiuti da Napoli in giù.
Marzia ha vissuto il dramma più grande per una madre, la perdita di un figlio bambino, eppure l’avete vista l’altra sera in tv con quanta calma, determinazione e dignità ha fissato gli occhi del camorrista pentito Carmine Schiavone.
“Altro che pentito, è chiaro – riflette Marzia – che non dice tutta la verità, sta nascondendo qualcosa.
Mi sono sentita offesa quando Schiavone ha accusato la gente della mia terra di non essersi mai ribellata alla camorra, di non aver visto le file di camion che attraversavano le nostre terre per sversare rifiuti tossici.
Quasi come se noi, le vittime, la gente onesta, dovessimo chiedergli scusa, chiedere scusa alla camorra che ci ha avvelenato”.
Centocinquantamila cartoline con le foto delle mamme che piangono i loro figli sono state mandate al capo dello Stato, al premier Enrico Letta e al governatore della Campania Stefano Caldoro.
“Nessuna risposta – ribadisce Marzia – noi siamo qui e ancora aspettiamo.
L’indifferenza ci ferisce, ma non ferma la nostra lotta”.
Marzia e Tina sono attive nel Coordinamento dei comitati della Terra dei fuochi, studiano gli atti delle inchieste, seguono le iniziative messe in campo per la bonifica del territorio. Giudicano.
“Il decreto del governo è parziale e tardivo, dopo trent’anni nel corso dei quali si è fatto di tutto e di più sulla nostra pelle, hanno capito che chi incendia i rifiuti deve essere denunciato e processato”.
Che grande business sono stati i rifiuti in Campania. “La monnezza è oro”, disse un boss pentito a un magistrato giusto per far capire l’entità del fenomeno.
NELLA DISCARICA Resit di Giugliano dell’avvocato Cipriano Chianese, colletto bianco della mafia dei rifiuti, sono state interrate 200 mila tonnellate di fanghi della bonifica dell’Acna di Cengio.
“Ci furono pagate 10 lire al chilo”, ha fatto mettere a verbale il trafficante pentito Gaetano Vassallo. Stiamo parlando di centinaia di milioni di euro che hanno arricchito la camorra e ucciso la Terra dei fuochi.
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“Lei ha avvelenato generazioni intere”, quando Marzia, senza mai alzare la voce, lo sguardo fisso e fiero, ha detto questa frase all’uomo che fu uno dei fondatori e capo del clan dei casalesi, Schiavone è andato su tutte le furie, ha balbettato qualche giustificazione, ha alzato la voce, poi ha lasciato lo studio imbufalito.
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Hanno aperto gli occhi nelle lande che attraversano quella che fu la Campania felix. Al telefono Marzia ricorda con quanta fiducia aveva deciso di vivere a Casalnuovo, tra pescheti e campi coltivati.
“Lontano dalla metropoli e dallo smog. Cercavamo il paradiso ma abbiamo trovato l’inferno”.
Un vulcano di veleni da bonificare. Altri miliardi da spendere. “Il rischio – dice Marzia – è che i soldi degli appalti finiscano nelle mani dei soliti noti, che ancora una volta qualcuno si arricchisca sulla nostra pelle e sul futuro della nostra gente”.
SEI MILIONI e mezzo per la Resit, il cimitero dei veleni dell’Acna. La chiamano bonifica, ma Mario De Biase, il commissario di governo, preferisce più prudentemente parlare di “messa in sicurezza”, e poi una montagna di soldi, 356 milioni, per costruire un nuovo inceneritore a Giugliano. È l’epicentro della monnezza valley, la città dove sono depositate 5 milioni e mezzo di “ecoballe”. Le chiamano le piramidi e sono ormai parte del paesaggio, si tratta di monnezza imballata che staziona lì da anni, sorvegliata da guardie giurate come se si trattasse di oro. Teoricamente sono rifiuti combustibili, ma gli esperti sostengono che per incenerirle bisogna trattarle di nuovo.
“BASTA con la combustione – protesta Tina – gli inceneritori non sono la soluzione e il destino di questa terra non può essere legato solo ed esclusivamente ai rifiuti, altrimenti davvero moriremo tutti”. Un altro inceneritore sarà costruito dopo quello di Acerra, in un raggio di 25 chilometri in grado di bruciare un milione di tonnellate di rifiuti, più dei nove termovalorizzatori della pulitissima Austria, calcolano gli esperti del settore. Di nuovo un grande business per il sistema di affari che si concentra attorno al ciclo disordinato dei rifiuti.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/12/2013.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
L’IRA DEI GIUSTI
(Antonio Padellaro).
31/12/2013 di triskel182
Sarebbe cosa buona e giusta se questa sera, nel suo ottavo messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica trovasse il modo di rivolgersi alle mamme della Terra dei fuochi che hanno perduto i loro bimbi ghermiti dai tumori generati dalla marea dei rifiuti tossici sotterrati.
==========================================================================
Sarebbe un fortissimo segno di attenzione se Giorgio Napolitano, rivolto a quelle giovani donne, ritratti impietriti del dolore e del coraggio, dicesse loro qualcosa come: ho ricevuto le 150 mila cartoline con le immagini dei vostri figli e vi rispondo solo adesso poiché voglio che tutta l’Italia sappia quale immenso danno sia derivato dal patto tra politica criminale e crimine organizzato, con lo Stato che ha finto di non vedere, ma sappiate che d’ora in poi le istituzioni che io rappresento saranno al vostro fianco.
==========================================================================
Ne abbiamo viste troppe per credere alle favole, anche se non abbiamo perso la speranza che alla fine un qualche Mago di Oz giunga a sconfiggere le streghe cattive.
Siamo però convinti che l’unico cambiamento possibile per restituire fiducia e senso del futuro al nostro sfortunato Paese possa nascere solo dall’alleanza tra cittadini onesti, buona politica e libera informazione. (....salutame a soreta - Ne abbiamo viste troppe per credere alle favole, anche se non abbiamo perso la speranza che alla fine un qualche Mago di Oz giunga a sconfiggere le streghe cattive. ndt)
Domenica sera nello studio di Servizio Pubblico Più durante lo speciale “Inferno atomico” dedicato alla bomba ambientale esplosa tra le province di Napoli e di Caserta, abbiamo assistito a un evento straordinario quando due mamme, Tina Zaccaria e Marzia Caccioppoli, hanno messo in fuga il feroce pentito e pluriassassino Carmine Schiavone con quattro parole:
============================
“Voi ci avete avvelenato”.
============================
L’ira dei giusti può smuovere le montagne. Quanto alla buona politica, essa non si ammanta di parole vuote, ma di gesti autentici: Matteo Renzi che si reca nella Terra dei fuochi va apprezzato purché non se ne dimentichi troppo presto. Sandro Ruotolo e Dina Lauricella, infine. Hanno dimostrato che un solido giornalismo d’inchiesta può essere un’arma formidabile contro omertà e rassegnazione. Una lezione per le troppe pigrizie abitudinarie della carta stampata che noi del Fatto terremo a mente.
Buon 2014 ai nostri lettori.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/12/2013.
(Antonio Padellaro).
31/12/2013 di triskel182
Sarebbe cosa buona e giusta se questa sera, nel suo ottavo messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica trovasse il modo di rivolgersi alle mamme della Terra dei fuochi che hanno perduto i loro bimbi ghermiti dai tumori generati dalla marea dei rifiuti tossici sotterrati.
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Sarebbe un fortissimo segno di attenzione se Giorgio Napolitano, rivolto a quelle giovani donne, ritratti impietriti del dolore e del coraggio, dicesse loro qualcosa come: ho ricevuto le 150 mila cartoline con le immagini dei vostri figli e vi rispondo solo adesso poiché voglio che tutta l’Italia sappia quale immenso danno sia derivato dal patto tra politica criminale e crimine organizzato, con lo Stato che ha finto di non vedere, ma sappiate che d’ora in poi le istituzioni che io rappresento saranno al vostro fianco.
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Ne abbiamo viste troppe per credere alle favole, anche se non abbiamo perso la speranza che alla fine un qualche Mago di Oz giunga a sconfiggere le streghe cattive.
Siamo però convinti che l’unico cambiamento possibile per restituire fiducia e senso del futuro al nostro sfortunato Paese possa nascere solo dall’alleanza tra cittadini onesti, buona politica e libera informazione. (....salutame a soreta - Ne abbiamo viste troppe per credere alle favole, anche se non abbiamo perso la speranza che alla fine un qualche Mago di Oz giunga a sconfiggere le streghe cattive. ndt)
Domenica sera nello studio di Servizio Pubblico Più durante lo speciale “Inferno atomico” dedicato alla bomba ambientale esplosa tra le province di Napoli e di Caserta, abbiamo assistito a un evento straordinario quando due mamme, Tina Zaccaria e Marzia Caccioppoli, hanno messo in fuga il feroce pentito e pluriassassino Carmine Schiavone con quattro parole:
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“Voi ci avete avvelenato”.
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L’ira dei giusti può smuovere le montagne. Quanto alla buona politica, essa non si ammanta di parole vuote, ma di gesti autentici: Matteo Renzi che si reca nella Terra dei fuochi va apprezzato purché non se ne dimentichi troppo presto. Sandro Ruotolo e Dina Lauricella, infine. Hanno dimostrato che un solido giornalismo d’inchiesta può essere un’arma formidabile contro omertà e rassegnazione. Una lezione per le troppe pigrizie abitudinarie della carta stampata che noi del Fatto terremo a mente.
Buon 2014 ai nostri lettori.
Da Il Fatto Quotidiano del 31/12/2013.
Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Segno di attenzione da parte di Napolitano, buona politica, libera informazione.
Buoni propositi da chierichetti, che nulla dicono delle responsabilità, dei silenzi che hanno avvolto per lunghi anni e che ancora avvolgono questa vicenda.
Buoni propositi da chierichetti, che nulla dicono delle responsabilità, dei silenzi che hanno avvolto per lunghi anni e che ancora avvolgono questa vicenda.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Il Tg3 un tempo il TG della sinistra, non ha dato nessuna notizia sulla Terra dei fuochi.
Neppure nel sito di Dagospia non risulta nulla in questi due giorni. La pettegola, che si butta su tutto, che non si perde un pettegolezzo, che non si perde trash sessuale di tutti i tipi non riporta nulla sulla puntata di INFERNO ATOMICO.
Il Fatto di oggi, con il ritorno della direzione a Padellaro (la domenica per il lunedì passa a Ferruccio Sansa a Genova), oltre la prima pagina dedica le pagine 2 e 3.
Stamani ho volutamente sfogliato il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore.
Nulla, la notizia è stata completamente ignorata.
Neppure il Tg7 nei titoli se ne occupa.
Neppure nel sito di Dagospia non risulta nulla in questi due giorni. La pettegola, che si butta su tutto, che non si perde un pettegolezzo, che non si perde trash sessuale di tutti i tipi non riporta nulla sulla puntata di INFERNO ATOMICO.
Il Fatto di oggi, con il ritorno della direzione a Padellaro (la domenica per il lunedì passa a Ferruccio Sansa a Genova), oltre la prima pagina dedica le pagine 2 e 3.
Stamani ho volutamente sfogliato il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore.
Nulla, la notizia è stata completamente ignorata.
Neppure il Tg7 nei titoli se ne occupa.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
“ANCHE PAOLO BERLUSCONI NEL GIRO DEI RIFIUTI NUCLEARI” (Chiara Paolin).
29/12/2013
di triskel182
CARMINE SCHIAVONE, IL BOSS PENTITO CHE DENUNCIÒ LO SMALTIMENTO DI MATERIALE TOSSICO IN CAMPANIA GIÀ NEL 1993, ACCUSA IL COSTRUTTORE.
Lo dice senza problemi che in vita sua ha ammazzato almeno cinquanta cristiani, e per altri quattrocento ha dato l’ordine di farli fuori. Lo giura con un sorriso che è scampato alla morte tante volte, per miracolo: “Pure con la stricnina in carcere ci hanno provato, e un’altra volta con un lanciamissili”. Carmine Schiavone ha retto a tutto dopo l’affiliazione alla mafia, con pungitura a Milano nel 1974 per mano di Luciano Liggio. Non un camorrista, dunque, ma un mafioso che gestiva il comparto costruzioni e opere pubbliche a Caserta e dintorni: dieci miliardi di lire al mese da spartire e investire.
Nei primi anni 90 il guaio. Gli propongono di mettere monnezza sotto una strada, e lui ci sta. Ma quando s’accorge che tra i sacchi di spazzatura ci sono fusti tossici, rompe l’accordo. Il clan tenta di convincerlo. Sandokan, suo cugino, lo minaccia. Lui insiste, gli fanno una soffiata e arriva l’arresto, il carcere, le rivelazioni sulla montagna di schifezze sotterrate nelle campagne. Indagini e processi che mandano in galera 1500 affiliati.
Questa è la storia di Carmine Schiavone per come la racconta lui in prima persona a Servizio Più Pubblico, lo speciale in onda stasera su La7 (ore 20:35) per raccontare cos’è l’“Inferno atomico”, un territorio devastato da 10 mila tonnellate di rifiuti tra cui, dice Schiavone, ci stanno pure materiali radioattivi.
“QUA SOTTO CI SONO le scorie nucleari, arrivate qua dalla Germania in cassettine grandi così – dice Schiavone calpestando un campo vicino a Casal di Principe –. Le portava una società di Milano collegata all’ex P2, a Licio Gelli: era di uno che faceva il costruttore, e che s’è dimesso appena io ho verbalizzato il suo nome”. Cioè quando, a partire dal 1993, Schiavone spiega ai magistrati l’affare della monnezza e spara un nome grosso, già all’epoca: “Dove sono finiti i verbali dove parlo di Paolo Berlusconi?”, chiede Schiavone quando alcune mamme della zona, persi i loro bimbi per tumori legati all’inquinamento, pretendono dal boss un’assunzione di responsabilità.
Nessuna prova contro Paolo Berlusconi è mai stata esibita, e molte dichiarazioni di Carmine Schiavone restano coperte dal segreto di Stato. Quanto emerso nelle ultime settimane sul lavoro svolto dalla Commissione parlamentare nel 1997, il famoso “qua moriranno tutti tra vent’anni”, è solo un frammento della verità più profonda e inesplorata. Un mistero che ha rovinato la vita a Roberto Mancini , l’agente della Criminalpol che per quelle indagini del 1993 sorvolò in elicottero le terre del veleno. Al suo fianco Schiavone, che gli indicava i campi dove il suo clan aveva sotterrato i rifiuti pericolosi. L’agente Mancini ha passato giorni interi camminando su quella terra, a prendere misure e segnare punti di scavo, a seguire i carotaggi e prendere appunti. L’agente Mancini non è più in servizio: da dieci anni combatte un linfoma, un cancro tipico nella Terra dei fuochi, una malattia che è una beffa per chi credeva nella legalità e ha visto sprecare un lavoro rischioso, durissimo. “Non sono stato tutelato dallo Stato – dice Mancini nello studio di Servizio Pubblico a Sandro Ruotolo –. Finora ho combattuto il tumore, d’ora in poi mi dedicherò alle istituzioni. Quando consegnai il mio rapporto sulle ispezioni giù in Campania, i giudici Narducci e Policastro erano entusiasti. Pochi giorni dopo cambiarono idea, e dell’inchiesta non rimase nulla: troppo difficile da gestire, troppe pressioni. C’è stato anche l’intervento della massoneria, è provato”.
In Campania tutti aspettano una risposta. I malati, i parenti dei morti, quelli che pretendono dal presidente della Repubblica il riconoscimento ufficiale dello status di vittime dello Stato: “Gli abbiamo spedito 150 mila cartoline, non ha dato cenno – spiegano dal comitato –. Del resto, all’epoca dei fatti, era lui il ministro degli Interni. Quindi ora speriamo che ci dia ascolto Papa Francesco”.
NELLE CAMPAGNE, i contadini raccolgono peperoni e friarielli a pochi metri dalle aree sospette: “Dobbiamo svendere, nessuno compra più”. Ma perché non avete denunciato negli anni chi veniva a sversare? “Con la canna di fucile in bocca dovevamo parlare, certo. Qua non ci ha difesi mai nessuno, la politica sapeva, ha mangiato e noi siamo rovinati”.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/12/2013.
29/12/2013
di triskel182
CARMINE SCHIAVONE, IL BOSS PENTITO CHE DENUNCIÒ LO SMALTIMENTO DI MATERIALE TOSSICO IN CAMPANIA GIÀ NEL 1993, ACCUSA IL COSTRUTTORE.
Lo dice senza problemi che in vita sua ha ammazzato almeno cinquanta cristiani, e per altri quattrocento ha dato l’ordine di farli fuori. Lo giura con un sorriso che è scampato alla morte tante volte, per miracolo: “Pure con la stricnina in carcere ci hanno provato, e un’altra volta con un lanciamissili”. Carmine Schiavone ha retto a tutto dopo l’affiliazione alla mafia, con pungitura a Milano nel 1974 per mano di Luciano Liggio. Non un camorrista, dunque, ma un mafioso che gestiva il comparto costruzioni e opere pubbliche a Caserta e dintorni: dieci miliardi di lire al mese da spartire e investire.
Nei primi anni 90 il guaio. Gli propongono di mettere monnezza sotto una strada, e lui ci sta. Ma quando s’accorge che tra i sacchi di spazzatura ci sono fusti tossici, rompe l’accordo. Il clan tenta di convincerlo. Sandokan, suo cugino, lo minaccia. Lui insiste, gli fanno una soffiata e arriva l’arresto, il carcere, le rivelazioni sulla montagna di schifezze sotterrate nelle campagne. Indagini e processi che mandano in galera 1500 affiliati.
Questa è la storia di Carmine Schiavone per come la racconta lui in prima persona a Servizio Più Pubblico, lo speciale in onda stasera su La7 (ore 20:35) per raccontare cos’è l’“Inferno atomico”, un territorio devastato da 10 mila tonnellate di rifiuti tra cui, dice Schiavone, ci stanno pure materiali radioattivi.
“QUA SOTTO CI SONO le scorie nucleari, arrivate qua dalla Germania in cassettine grandi così – dice Schiavone calpestando un campo vicino a Casal di Principe –. Le portava una società di Milano collegata all’ex P2, a Licio Gelli: era di uno che faceva il costruttore, e che s’è dimesso appena io ho verbalizzato il suo nome”. Cioè quando, a partire dal 1993, Schiavone spiega ai magistrati l’affare della monnezza e spara un nome grosso, già all’epoca: “Dove sono finiti i verbali dove parlo di Paolo Berlusconi?”, chiede Schiavone quando alcune mamme della zona, persi i loro bimbi per tumori legati all’inquinamento, pretendono dal boss un’assunzione di responsabilità.
Nessuna prova contro Paolo Berlusconi è mai stata esibita, e molte dichiarazioni di Carmine Schiavone restano coperte dal segreto di Stato. Quanto emerso nelle ultime settimane sul lavoro svolto dalla Commissione parlamentare nel 1997, il famoso “qua moriranno tutti tra vent’anni”, è solo un frammento della verità più profonda e inesplorata. Un mistero che ha rovinato la vita a Roberto Mancini , l’agente della Criminalpol che per quelle indagini del 1993 sorvolò in elicottero le terre del veleno. Al suo fianco Schiavone, che gli indicava i campi dove il suo clan aveva sotterrato i rifiuti pericolosi. L’agente Mancini ha passato giorni interi camminando su quella terra, a prendere misure e segnare punti di scavo, a seguire i carotaggi e prendere appunti. L’agente Mancini non è più in servizio: da dieci anni combatte un linfoma, un cancro tipico nella Terra dei fuochi, una malattia che è una beffa per chi credeva nella legalità e ha visto sprecare un lavoro rischioso, durissimo. “Non sono stato tutelato dallo Stato – dice Mancini nello studio di Servizio Pubblico a Sandro Ruotolo –. Finora ho combattuto il tumore, d’ora in poi mi dedicherò alle istituzioni. Quando consegnai il mio rapporto sulle ispezioni giù in Campania, i giudici Narducci e Policastro erano entusiasti. Pochi giorni dopo cambiarono idea, e dell’inchiesta non rimase nulla: troppo difficile da gestire, troppe pressioni. C’è stato anche l’intervento della massoneria, è provato”.
In Campania tutti aspettano una risposta. I malati, i parenti dei morti, quelli che pretendono dal presidente della Repubblica il riconoscimento ufficiale dello status di vittime dello Stato: “Gli abbiamo spedito 150 mila cartoline, non ha dato cenno – spiegano dal comitato –. Del resto, all’epoca dei fatti, era lui il ministro degli Interni. Quindi ora speriamo che ci dia ascolto Papa Francesco”.
NELLE CAMPAGNE, i contadini raccolgono peperoni e friarielli a pochi metri dalle aree sospette: “Dobbiamo svendere, nessuno compra più”. Ma perché non avete denunciato negli anni chi veniva a sversare? “Con la canna di fucile in bocca dovevamo parlare, certo. Qua non ci ha difesi mai nessuno, la politica sapeva, ha mangiato e noi siamo rovinati”.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/12/2013.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Le anime morte
Ha scritto il 31 dicembre Padellaro:
Sarebbe cosa buona e giusta se questa sera, nel suo ottavo messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica trovasse il modo di rivolgersi alle mamme della Terra dei fuochi che hanno perduto i loro bimbi ghermiti dai tumori generati dalla marea dei rifiuti tossici sotterrati.
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Sarebbe un fortissimo segno di attenzione se Giorgio Napolitano, rivolto a quelle giovani donne, ritratti impietriti del dolore e del coraggio, dicesse loro qualcosa come: ho ricevuto le 150 mila cartoline con le immagini dei vostri figli e vi rispondo solo adesso poiché voglio che tutta l’Italia sappia quale immenso danno sia derivato dal patto tra politica criminale e crimine organizzato, con lo Stato che ha finto di non vedere, ma sappiate che d’ora in poi le istituzioni che io rappresento saranno al vostro fianco.
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Ha accennato all’interno del suo discorso di fine anno Napolitano:
Valori come quelli, nella pratica spesso calpestati, della tutela dell’ambiente – basti citare il disastro della Terra dei fuochi – del territorio, del paesaggio.
Ha scritto ieri in: Colle 22, Marco Travaglio, relativo al discorso di Napolitano dell’ultimo dell’anno:
Tristemente beffardo l’accenno alla Terra dei Fuochi come un “disastro” contro l’“ambiente”, senza una sola parola sulle 150 mila cartoline con le foto dei bambini morti di cancro per un crimine perpetrato dalla camorra e insabbiato per quasi vent’anni dallo Stato, fin da quando lui, Napolitano, era ministro dell’Interno.
Napolitano è già morto dentro da anni. Questa inazione continuata per anni nei confronti di uno sterminio conosciuto e volontario, può lasciare indifferente solo un’anima morta. Chi ha perso completamente il senso di appartenenza alla razza umana.
Lo sterminio non riguarda solamente le popolazioni interessate della Terra dei fuochi, ma riguarda l’intera Campania e il resto del Paese.
Le verdure coltivate in quella zona sono arrivate sulle tavole italiane senza soluzione di continuità negli ultimi 25 anni.
I contadini di quella zona hanno continuato a coltivare e vendere verdure inquinate senza remore. Lo testimonia il servizio di Ruotolo.
La breve intervista all’oncologo che segnala l’impennata dei casi di cancro nella zona, non tiene conto dei dati nazionali della diffusione del cancro, perché non sono stati messi in relazione con la fonte di provenienza di verdure dalla Terra dei fuochi.
Malgrado il servizio di Ruotolo, i media hanno messo tutti quanti la sordina ad eccezione de Il Fatto.
Questo ci offre l’occasione per comprendere meglio il comportamento umano di fronte a determinati eventi.
Agli italiani è sempre rimasto incomprensibile il comportamento di una fascia della popolazione tedesca al corrente dell’esistenza e dell’uso dei campi di sterminio nazisti.
Il loro sapere ed accettare passivamente quanto accadeva.
Il comportamento degli italiani oggi non è dissimile da quello tedesco degli anni ’30 e ‘40.
Ha scritto il 31 dicembre Padellaro:
Sarebbe cosa buona e giusta se questa sera, nel suo ottavo messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica trovasse il modo di rivolgersi alle mamme della Terra dei fuochi che hanno perduto i loro bimbi ghermiti dai tumori generati dalla marea dei rifiuti tossici sotterrati.
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Sarebbe un fortissimo segno di attenzione se Giorgio Napolitano, rivolto a quelle giovani donne, ritratti impietriti del dolore e del coraggio, dicesse loro qualcosa come: ho ricevuto le 150 mila cartoline con le immagini dei vostri figli e vi rispondo solo adesso poiché voglio che tutta l’Italia sappia quale immenso danno sia derivato dal patto tra politica criminale e crimine organizzato, con lo Stato che ha finto di non vedere, ma sappiate che d’ora in poi le istituzioni che io rappresento saranno al vostro fianco.
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Ha accennato all’interno del suo discorso di fine anno Napolitano:
Valori come quelli, nella pratica spesso calpestati, della tutela dell’ambiente – basti citare il disastro della Terra dei fuochi – del territorio, del paesaggio.
Ha scritto ieri in: Colle 22, Marco Travaglio, relativo al discorso di Napolitano dell’ultimo dell’anno:
Tristemente beffardo l’accenno alla Terra dei Fuochi come un “disastro” contro l’“ambiente”, senza una sola parola sulle 150 mila cartoline con le foto dei bambini morti di cancro per un crimine perpetrato dalla camorra e insabbiato per quasi vent’anni dallo Stato, fin da quando lui, Napolitano, era ministro dell’Interno.
Napolitano è già morto dentro da anni. Questa inazione continuata per anni nei confronti di uno sterminio conosciuto e volontario, può lasciare indifferente solo un’anima morta. Chi ha perso completamente il senso di appartenenza alla razza umana.
Lo sterminio non riguarda solamente le popolazioni interessate della Terra dei fuochi, ma riguarda l’intera Campania e il resto del Paese.
Le verdure coltivate in quella zona sono arrivate sulle tavole italiane senza soluzione di continuità negli ultimi 25 anni.
I contadini di quella zona hanno continuato a coltivare e vendere verdure inquinate senza remore. Lo testimonia il servizio di Ruotolo.
La breve intervista all’oncologo che segnala l’impennata dei casi di cancro nella zona, non tiene conto dei dati nazionali della diffusione del cancro, perché non sono stati messi in relazione con la fonte di provenienza di verdure dalla Terra dei fuochi.
Malgrado il servizio di Ruotolo, i media hanno messo tutti quanti la sordina ad eccezione de Il Fatto.
Questo ci offre l’occasione per comprendere meglio il comportamento umano di fronte a determinati eventi.
Agli italiani è sempre rimasto incomprensibile il comportamento di una fascia della popolazione tedesca al corrente dell’esistenza e dell’uso dei campi di sterminio nazisti.
Il loro sapere ed accettare passivamente quanto accadeva.
Il comportamento degli italiani oggi non è dissimile da quello tedesco degli anni ’30 e ‘40.
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
veramente sconvolgente quanto ho letto sopra, le feste natalizie mi avevano fatto dimenticare in che mondo viviamo.
riporto dal "sussiudiario.net"
SERVIZIO PUBBLICO PIÙ, PUNTATA 29 DICEMBRE 2013 La puntata di domenica 29 dicembre della trasmissione speciale “Servizio Pubblico” condotta da Sandro Ruotolo, intitolata “Inferno Atomico”, è dedicata alla situazione esistente nella cosiddetta Terra dei fuochi, presente tra la provincia di Napoli e Caserta. La trasmissione preveda una prima parte in studio dove a dibattere del tema ci sono il pentito Carmine Schiavone che ha denunciato la situazione che si stava venendo a creare in Campania già nel 1993 con una testimonianza resa davanti ai magistrati e che è stata tenuta all’oscuro dell’opinione pubblica per tantissimi anni. In studio c’è anche Roberto Mancini, un investigatore della Interpol che all’epoca portò avanti delle indagini per scoprire dove venissero nascosti i milioni di tonnellate di rifiuti tossici sotto il suolo di alcune zone della provincia di Caserta e Napoli. Mancini, per via di quelle indagini, si è ammalato di cancro. Prima di entrare nel merito della discussione viene mandato in onda un primo servizio nel quale vengono sentite alcune persone del luogo evidentemente molto arrabbiate per aver visto morire moltissimi cari per via della devastazione ambientale causata da anni di incurie da parte del mondo della politica e dello stesso Stato che non ha fatto nulla per fare in modo che ciò non avvenisse. Secondo i dati riportati in questo primo servizio, sarebbero state nel corso degli ultimi venti anni oltre 400 le aziende che avrebbero portato i propri rifiuti nel sottosuolo delle suddette zone per complessivi 10 milioni di tonnellate di rifiuti di vario genere come solventi, vernici e via dicendo.
Viene intervistato l’oncologo dott. Antonio Marfella che ricorda alcuni dati che evidenziano in maniera lampante come la situazione della Campania sia effettivamente molto complicata nelle zone interessate da questo incredibile disastro ecologico, si contano circa 100 casi di nuovi tumori al giorno sui circa 1000 riscontrati in tutta Italia. Una percentuale che lascia ben pochi dubbi sulle colpe di chi ha messo in essere quello che Sandro Ruotolo chiama Inferno Atomico. La cosa che lascia veramente allibiti è che nello stesso servizio, venga sottolineato come tutto questo sia stato fatto da 400 e più aziende, soprattutto ubicate nel Nord del Paese, soltanto per risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti e quindi per evadere il fisco. Tornati in studio Schiavone, rispondendo a una precisa domanda di Ruotolo, ammette di essere stato in passato un potente boss che controllava la zona di Casal dei Principi e che nel corso della propria vita ha ucciso una cinquantina di persone e dando mandato a terzi di farlo per lui per almeno altre 300-400 persone. Insomma, Schiavone rimarca come lui abbia commesso tantissimi reati ma non si ritiene responsabile dello scempio della terra dei fuochi. Schiavone racconta che intorno al 1990, quando lui gestiva in prima persona tutto il suo impero, appena si rese conto di quello che stava succedendo, intuendo le sofferenze che avrebbe portato alle generazioni future, prima bloccò l’arrivo dei camion che trasportavano materiale altamente tossico e quindi, a suo dire, tentò di uccidere tutti coloro che osteggiavano questa nuova frontiera di business per la mafia. Schiavone racconta di essere stato bloccato dalla sua stessa famiglia che poi ha fatto in modo che venisse arrestato. Lui rese la sua collaborazione già nel 1993 ai magistrati diventando di fatto un pentito ma non venne preso in considerazione per una serie di ragioni tra cui anche i costi piuttosto esosi che si rendevano necessari per bonificare tutta la zona.
Ruotolo mostra un documento datato 1997, nel quale Schiavone parla di tutto quello che stava accadendo nella propria zona di pertinenza e di conseguenza nel resto della Campania. Documento che è stato coperto da segreto di stato fino al 2013 e con tantissimi altri verbali il cui contenuto rimarca essere altrettanto esplosivo e di una certa gravità, che sono attualmente ancora coperti da segreto di stato. Con la sua collaborazione, la procura è riuscita ad arrestare oltre 1500 persone che erano implicate in varie vicende. Schiavone evidenzia come alla base della terra dei fuochi ci siano alcuni elementi di principale rilevanza come l’avvocato Chianese, Licio Gelli della P2 chiamando poi in ballo un imprenditore del Nord molto potente del quale inizialmente fa presente solo le iniziali, PB, ma in seguito parla della costruzione di Milano 1 e Milano 2 e quindi di Paolo Berlusconi. Lo stesso investigatore della Interpol, Roberto Mancini, evidenzia come a suo dire, Carmine Schiavone, possa essere ritenuto molto credibile in quanto gran parte di quello che ha detto è stato appurato corrispondere alla realtà delle cose. Quindi si manda in onda un lungo reportage nel quale c’è una prima parte dove c’è Sandro Ruotolo che insieme allo stesso Schiavone, si reca nelle zone incriminate di Casal dei Principi, dove il pentito indica tutte le zone nelle quali a oltre 30 metri di profondità ci sono scorie radioattive. Schiavone parla del fatto che anche suo cugino chiamato Sandokan, gli girò le spalle facendosi comprare per circa 600 milioni al mese. Nel corso del reportage si parla anche dei danni fatti all’agricoltura con un settore in grave difficoltà e di come gli agricoltori non vendono a prezzo pieno i propri prodotti che però vengono portati nei mercati del Nord. Quindi si parla dei possibili disastri per la falda acquifera campana che rischia di essere compromessa per sempre. L’ultima parte della trasmissione vede in studio dibattere due giovani mamme che hanno perso i propri figli per tumore, che non vedono in Schiavone un sorta di salvatore che ha fatto emergere i fatti. Le due donne rimproverano al pentito di non aver fatto nulla per evitare tutto questo. L’uomo a fine trasmissione ha abbandonato lo studio: “Con voi non faccio più interviste, e ora me ne vado”. Si è alzato, si è tolto il microfono e poi è andato via
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
su /www.facebook.com/LaTerraDeiFuochi
Angelo Pisani ha pubblicato qualcosa sullaLa Terra dei Fuochi
Ieri
NON SOTTERRIAMO ANCHE LE RESPONSABILITA',
COME HANNO SOTTERRATO I VELENI E LE INFORMAZIONI,
DIFENDIAMO LE VITTIME ED IL NOSTRO FUTURO,
FIRMA ANCHE TU E FERMIAMO TUTTI :
maxidenuncia
foto di Coordinamento 9 Dicembre Campania.
Partecipa
TUTTI SOTTO IL PALAZZO DELLA REGIONE
Giovedì 9 gennaio alle ore 10.00
Regione Campania a Napoli
40 persone parteciperanno
Angelo Pisani ha pubblicato qualcosa sullaLa Terra dei Fuochi
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Massimo Scalia, presidente della commissione di inchiesta sulle ecomafie che secretò quelle dichiarazioni:
"Storico fondatore di Legambiente, ex parlamentare dei Verdi e docente di Fisica e Matematica a La Sapienza: “Lei – dice – vuole sapere naturalmente perché secretammo quell'audizione di Schiavone”.
Sì. Può spiegarcelo?
Nel degrado generale del Paese si deve registrare il fatto che la cultura istituzionale dei giornalisti è davvero carente. Dovreste infatti sapere che le commissioni parlamentari d'inchiesta sono tenute a secretare quelle parti che possono svelare al pubblico particolari indagati dalla magistratura.
Dunque il fatto che Carmine Schiavone parlasse di gravissimi rischi sanitari per le popolazioni del Napoletano e del Casertano non doveva essere conosciuto per non intralciare il lavoro dei giudici?
Esatto. È un atto dovuto, anche per non cadere nel protagonismo. A parte il fatto che quelle stesse parole Schiavone le pronunciò nel marzo del 1995 in una udienza pubblica durante un processo contro la Camorra. E non capisco dunque perché ora causino questo grosso scandalo"
E ancora:
Concludendo, le parole di Schiavone stanno causando molto rumore per nulla?
Di tutte le minchiate che hanno acceso la fantasia c'è un solo elemento di quella audizione desecretata che prenderei in seria considerazione, ossia il momento nel quale Schiavone indica con precisione l'interramento di fusti molti probabilmente metallici a Borgo Montello, in provincia di Latina. A sedici anni da quella rivelazione probabilmente la tecnica ci consentirebbe di trovare quei bidoni. E in generale, non vorrei che lei si soffermasse troppo sull'inerzia dei cittadini di quelle zone, che sicuramente hanno dormito troppo. Il fatto è bisognerebbe fucilare alcuni politici. Fu-ci-la-re.
http://www.huffingtonpost.it/2013/11/03 ... 08380.html "
Ma se il fatto che Carmine Schiavone parlasse di gravissimi rischi sanitari per le popolazioni del Napoletano e del Casertano non doveva essere conosciuto per non intralciare il lavoro dei giudici,
a quale conclusione sono giunti i giudici dopo tanti anni ?
"Storico fondatore di Legambiente, ex parlamentare dei Verdi e docente di Fisica e Matematica a La Sapienza: “Lei – dice – vuole sapere naturalmente perché secretammo quell'audizione di Schiavone”.
Sì. Può spiegarcelo?
Nel degrado generale del Paese si deve registrare il fatto che la cultura istituzionale dei giornalisti è davvero carente. Dovreste infatti sapere che le commissioni parlamentari d'inchiesta sono tenute a secretare quelle parti che possono svelare al pubblico particolari indagati dalla magistratura.
Dunque il fatto che Carmine Schiavone parlasse di gravissimi rischi sanitari per le popolazioni del Napoletano e del Casertano non doveva essere conosciuto per non intralciare il lavoro dei giudici?
Esatto. È un atto dovuto, anche per non cadere nel protagonismo. A parte il fatto che quelle stesse parole Schiavone le pronunciò nel marzo del 1995 in una udienza pubblica durante un processo contro la Camorra. E non capisco dunque perché ora causino questo grosso scandalo"
E ancora:
Concludendo, le parole di Schiavone stanno causando molto rumore per nulla?
Di tutte le minchiate che hanno acceso la fantasia c'è un solo elemento di quella audizione desecretata che prenderei in seria considerazione, ossia il momento nel quale Schiavone indica con precisione l'interramento di fusti molti probabilmente metallici a Borgo Montello, in provincia di Latina. A sedici anni da quella rivelazione probabilmente la tecnica ci consentirebbe di trovare quei bidoni. E in generale, non vorrei che lei si soffermasse troppo sull'inerzia dei cittadini di quelle zone, che sicuramente hanno dormito troppo. Il fatto è bisognerebbe fucilare alcuni politici. Fu-ci-la-re.
http://www.huffingtonpost.it/2013/11/03 ... 08380.html "
Ma se il fatto che Carmine Schiavone parlasse di gravissimi rischi sanitari per le popolazioni del Napoletano e del Casertano non doveva essere conosciuto per non intralciare il lavoro dei giudici,
a quale conclusione sono giunti i giudici dopo tanti anni ?
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Re: Dichiarazione shock di Antonio Marfella:
Ha perfettamente ragione Massimo Scalia, a sostenere che la Commissione di inchiesta per le ecomafie, quando viene chiamata ad operare deve rispettare l’obbligo della secretazione sulle indagini in corso da parte della magistratura.
Non è una novità.
Diverso è invece il comportamento dell’uomo, a maggior ragione se l’uomo è un convinto ambientalista.
Qui ci troviamo di fronte al reato di strage, perché non credo che il Codice Penale contempli il reato di sterminio volontario aggravato a fine di lucro.
La Commissione d’inchiesta aveva quindi l’obbligo morale, ancora prima di quello istituzionale di tallonare da vicino l’operato della magistratura.
Anche se decaduto da Parlamentare Massimo Scalia, avrebbe dovuto seguire da cittadino informato, l’andamento delle indagini della magistratura che non potevano essere eterne.
Da qui la richiesta e la denuncia di rendere pubblica l’intera indagine.
Però risulta che il caso sia stato insabbiato.
Anche Borrelli, quando diventa Procuratore capo a Milano, trova nei cassetti, indagini e denuncie degli anni passati sulla corruzione milanese, ma poi ha provveduto che riprendessero il loro corso.
Non è una novità.
Diverso è invece il comportamento dell’uomo, a maggior ragione se l’uomo è un convinto ambientalista.
Qui ci troviamo di fronte al reato di strage, perché non credo che il Codice Penale contempli il reato di sterminio volontario aggravato a fine di lucro.
La Commissione d’inchiesta aveva quindi l’obbligo morale, ancora prima di quello istituzionale di tallonare da vicino l’operato della magistratura.
Anche se decaduto da Parlamentare Massimo Scalia, avrebbe dovuto seguire da cittadino informato, l’andamento delle indagini della magistratura che non potevano essere eterne.
Da qui la richiesta e la denuncia di rendere pubblica l’intera indagine.
Però risulta che il caso sia stato insabbiato.
Anche Borrelli, quando diventa Procuratore capo a Milano, trova nei cassetti, indagini e denuncie degli anni passati sulla corruzione milanese, ma poi ha provveduto che riprendessero il loro corso.
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