Rimborsi Elettorali
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Re: Rimborsi Elettorali
"Niente fondi ai partiti e vincono le lobby"
La reazione di Alfano, Bersani e Casini
ROMA - "Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies". Così Alfano, Bersani e Casini nella relazione alla loro legge sulla trasparenza dei partiti.
.............
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
L'abolizione del finanziamento ... metterebbe la politica nelle mani delle lobbies.
Non sono d'accordo.
Credo che quei politici che vedrebbero nei finanziamenti volontari e privati la loro sussistenza sarebbero molto + attenti alle opinioni degli "azionisti" e non continuare a vivere di luce propria.
L'importante sarebbe una legge che impedisca donazioni da società o enti, ma donazioni da singoli privati fino ad un massimo di 100 euro/anno.
Poi massima trasparenza sulle spese (niente case, macchine, elicotteri e aerei, niente investimenti creativi ma solo BOT, niente lingotti d'oro o diamanti).
100 euro l'anno è quello che tutti gli iscritti al sindacato danno normalmente.
Con 1 milione di donatori stabili (credo normale per un grande partito) si andrebbe a 100 milioni di euro, e questo penso bastevole per una vita normale di un partito.
Basta con i finanziamenti pubblici a pioggia e senza rendiconti veri.
un saluto
La reazione di Alfano, Bersani e Casini
ROMA - "Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies". Così Alfano, Bersani e Casini nella relazione alla loro legge sulla trasparenza dei partiti.
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http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1
L'abolizione del finanziamento ... metterebbe la politica nelle mani delle lobbies.
Non sono d'accordo.
Credo che quei politici che vedrebbero nei finanziamenti volontari e privati la loro sussistenza sarebbero molto + attenti alle opinioni degli "azionisti" e non continuare a vivere di luce propria.
L'importante sarebbe una legge che impedisca donazioni da società o enti, ma donazioni da singoli privati fino ad un massimo di 100 euro/anno.
Poi massima trasparenza sulle spese (niente case, macchine, elicotteri e aerei, niente investimenti creativi ma solo BOT, niente lingotti d'oro o diamanti).
100 euro l'anno è quello che tutti gli iscritti al sindacato danno normalmente.
Con 1 milione di donatori stabili (credo normale per un grande partito) si andrebbe a 100 milioni di euro, e questo penso bastevole per una vita normale di un partito.
Basta con i finanziamenti pubblici a pioggia e senza rendiconti veri.
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Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Rimborsi Elettorali
Ciao Jo, sul 3D come se ne viene fuori c'è l'articolo editoriale di sardo di cui ti copio uno stralcio.
I controlli sui bilanci e la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti sono necessari non per pagare un dazio a chi teorizza la casta al fine di giustificare soluzioni oligarchiche. I controlli e i tagli servono per ribadire a testa alta che il finanziamento pubblico dei partiti è indispensabile, a meno di consegnare tutti i partiti alle lobby di interessati (ed esigenti) finanziatori. Anche se oggi è scomodo dirlo, i democratici non possono tacere. Certo, il finanziamento deve restare «pubblico» in tutte le sue fasi, fino alla restituzione allo Stato di ciò che non viene utilizzato. Ma senza risorse pubbliche non c’è autonomia dei partiti. E l’autonomia è oggi esattamente il valore più prezioso da recuperare: lo scrive anche il Financial Times, che pone giustamente il recupero di potere sulla finanza come condizione minima per una diversa politica economica. Un criterio questo da tenere bene a mente per la riforma elettorale: se non si cancellerà il Porcellum, i partiti avranno comunque poche chance
Io sono sostanzialmente d'accordo su questo.
gli "interessati" , in un paese come l'italia , sono e saranno sempre i più abbienti e tornerebbero perfino a dare soldi sottobanco per i loro interessi a detrimento delle fasce deboli che sarebbero penalizzate .
più regole ( tipo tetto massimo) e più controlli rigorosi.
( so che vado off topic ....ma i bilanci dei sindacati non è che siano da prendere tanto a modello)
I controlli sui bilanci e la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti sono necessari non per pagare un dazio a chi teorizza la casta al fine di giustificare soluzioni oligarchiche. I controlli e i tagli servono per ribadire a testa alta che il finanziamento pubblico dei partiti è indispensabile, a meno di consegnare tutti i partiti alle lobby di interessati (ed esigenti) finanziatori. Anche se oggi è scomodo dirlo, i democratici non possono tacere. Certo, il finanziamento deve restare «pubblico» in tutte le sue fasi, fino alla restituzione allo Stato di ciò che non viene utilizzato. Ma senza risorse pubbliche non c’è autonomia dei partiti. E l’autonomia è oggi esattamente il valore più prezioso da recuperare: lo scrive anche il Financial Times, che pone giustamente il recupero di potere sulla finanza come condizione minima per una diversa politica economica. Un criterio questo da tenere bene a mente per la riforma elettorale: se non si cancellerà il Porcellum, i partiti avranno comunque poche chance
Io sono sostanzialmente d'accordo su questo.
gli "interessati" , in un paese come l'italia , sono e saranno sempre i più abbienti e tornerebbero perfino a dare soldi sottobanco per i loro interessi a detrimento delle fasce deboli che sarebbero penalizzate .
più regole ( tipo tetto massimo) e più controlli rigorosi.
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Re: Rimborsi Elettorali
Hanno completamente perso il senso della realtà
LEGGE SULLA TRASPARENZA
Alfano-Bersani-Casini:« Niente finanziamento ai partiti? Un errore drammatico»
La maggioranza contraria: «Punirebbe tutti allo stesso modo
e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies»
Da sinistra: Alfano, Bersani e Casini
MILANO - Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini difendono il sistema del finanziamento pubblico ai partiti, pur chiedendo controlli precisi. Una difesa che emerge dalla relazione introduttiva alla proposta di legge sui bilanci dei partiti depositata il 12 aprile alla Camera. «Il finanziamento pubblico dei partiti presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza e il controllo sui bilanci. Questa è la strada e bisogna intervenire rapidamente».
SAREBBE UN ERRORE DRAMMATICO - Ma la risposta, secondo i tre leader, non può essere l'eliminazione radicale del finanziamento «Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies centri di potere e di interesse particolare», avvertono i tre leader. Dunque, spiegano, «il punto è un altro: trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti». E «la strada maestra è quella della discussione e dell'approvazione di una legge organica che trasformi i partiti in associazioni riconosciute, dotate di personalità giuridica, con precisi requisiti statutari» dando attuazione all'articolo 49 della Costituzione».
DI PIETRO: «CITTADINI CON I FORCONI» - E arrivano le prime reazioni dall'opposizione. Di Pietro è molto netto: «In un momento così drammatico per il nostro paese, dove il governo ha colpito le fasce sociali più deboli, la politica deve dare il buon esempio cominciando a tagliare gli sprechi e le vagonate di soldi pubblici incassati». E prosegue: «La politica non può far finta di niente e ignorare le condizioni del paese il provvedimento all'acqua di rose proposto da Alfano, Bersani e Casini è una presa in giro per i cittadini e per la dignità delle istituzioni. L'Italia dei Valori si batterà in Parlamento per restituire agli italiani il maltolto. Se si continua così i cittadini arriveranno con i forconi davanti Montecitorio».
Redazione Online
16 aprile 2012 | 21:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
LEGGE SULLA TRASPARENZA
Alfano-Bersani-Casini:« Niente finanziamento ai partiti? Un errore drammatico»
La maggioranza contraria: «Punirebbe tutti allo stesso modo
e metterebbe la politica nelle mani delle lobbies»
Da sinistra: Alfano, Bersani e Casini
MILANO - Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini difendono il sistema del finanziamento pubblico ai partiti, pur chiedendo controlli precisi. Una difesa che emerge dalla relazione introduttiva alla proposta di legge sui bilanci dei partiti depositata il 12 aprile alla Camera. «Il finanziamento pubblico dei partiti presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza e il controllo sui bilanci. Questa è la strada e bisogna intervenire rapidamente».
SAREBBE UN ERRORE DRAMMATICO - Ma la risposta, secondo i tre leader, non può essere l'eliminazione radicale del finanziamento «Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies centri di potere e di interesse particolare», avvertono i tre leader. Dunque, spiegano, «il punto è un altro: trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti». E «la strada maestra è quella della discussione e dell'approvazione di una legge organica che trasformi i partiti in associazioni riconosciute, dotate di personalità giuridica, con precisi requisiti statutari» dando attuazione all'articolo 49 della Costituzione».
DI PIETRO: «CITTADINI CON I FORCONI» - E arrivano le prime reazioni dall'opposizione. Di Pietro è molto netto: «In un momento così drammatico per il nostro paese, dove il governo ha colpito le fasce sociali più deboli, la politica deve dare il buon esempio cominciando a tagliare gli sprechi e le vagonate di soldi pubblici incassati». E prosegue: «La politica non può far finta di niente e ignorare le condizioni del paese il provvedimento all'acqua di rose proposto da Alfano, Bersani e Casini è una presa in giro per i cittadini e per la dignità delle istituzioni. L'Italia dei Valori si batterà in Parlamento per restituire agli italiani il maltolto. Se si continua così i cittadini arriveranno con i forconi davanti Montecitorio».
Redazione Online
16 aprile 2012 | 21:57
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Re: Rimborsi Elettorali
"metterebbe la politica nelle mani delle lobbies"
Ma... l'azione condizionante delle lobby c'è stata sempre e comunque, anche in regime di finanziamento.
Sopratutto se deve essere rimborso, deve essere rimborso effettivo, si rimborsa ciò che effettivamente si è speso, con rigorosa trasparenza e possibilità di controllo pubblico.
un saluto
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Re: Rimborsi Elettorali
Ciao Amà,Amadeus ha scritto:Ciao Jo, sul 3D come se ne viene fuori c'è l'articolo editoriale di sardo di cui ti copio uno stralcio.
I controlli sui bilanci e la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti sono necessari non per pagare un dazio a chi teorizza la casta al fine di giustificare soluzioni oligarchiche. I controlli e i tagli servono per ribadire a testa alta che il finanziamento pubblico dei partiti è indispensabile, a meno di consegnare tutti i partiti alle lobby di interessati (ed esigenti) finanziatori. Anche se oggi è scomodo dirlo, i democratici non possono tacere. Certo, il finanziamento deve restare «pubblico» in tutte le sue fasi, fino alla restituzione allo Stato di ciò che non viene utilizzato. Ma senza risorse pubbliche non c’è autonomia dei partiti. E l’autonomia è oggi esattamente il valore più prezioso da recuperare: lo scrive anche il Financial Times, che pone giustamente il recupero di potere sulla finanza come condizione minima per una diversa politica economica. Un criterio questo da tenere bene a mente per la riforma elettorale: se non si cancellerà il Porcellum, i partiti avranno comunque poche chance
Io sono sostanzialmente d'accordo su questo.
gli "interessati" , in un paese come l'italia , sono e saranno sempre i più abbienti e tornerebbero perfino a dare soldi sottobanco per i loro interessi a detrimento delle fasce deboli che sarebbero penalizzate .
più regole ( tipo tetto massimo) e più controlli rigorosi.
( so che vado off topic ....ma i bilanci dei sindacati non è che siano da prendere tanto a modello)
Grazie del riporto articolo di Sardo, direttore Unità (io preferivo la De Gregorio).
Rispetto la tua opinione favorevole al finanziamento pubblico inteso come "rimborso effettivo in regime di trasparenza".
Però rimango della mia idea, che è diversa da quella di Sardo quando dice "... saranno sempre i + abbienti e tornerebbero perfino a dare soldi sottobanco ..." in quanto ho detto chiaramente che il contributo privato (singoli cittadini elettori con nome e cognome) per una max di 100 euro/anno, mai dati in contante, ma tramite bonifico o carta di credito, magari detraibile/deducibile sul 740 con indicazione a quale partito vengono dati (semplice rigo in + sul modulo 740), ci assicura dalle elargizioni "interessate".
Per quanto riguarda i bilanci dei sindacati da prendere a modello .... semplicemente non ne ho fatto cenno nei mio messaggio.
Ho richiamato il fatto che uno iscritto al sindacato (io alla CGIL), che lavori o pensionato ogni mese dà un contributo di circa 10 euro che per 12 fanno 120 euro/anno.
Siccome ho messo come limite al finanziamento dei partiti 100 euro/anno, ho richiamato il sindacato per dare una figura di finanziamento volontario già in essere.
Per quanto riguarda il finanziamento "sottobanco" cioè in nero ai partiti, dopo ovviamente fatta una legge nel senso da me indicato, bisogna considerarlo un "reato penale" che viene punito con un'ammenda pari a 10 volte la cifra data, al partito che riceve la stessa ammenda, e che se il tizio è recidivo per lo stesso reato si va a 2 anni di carcere.
Questo è il senso del mio intervento.
Siccome ho espresso una mia opinione ritengo che altre posizioni di trasparenza, come da te auspicato, siano accettabilissime.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Rimborsi Elettorali
Zagrebelsky: "I partiti sono essenziali ma se non cambiano vincerà la demagogia"
Il presidente emerito della Corte costituzionale: "I tagli servono ma, se si limiteranno a ridurre i fondi, i politici sembreranno approfittatori colti con le mani nel sacco. Serve un rinnovamento della democrazia interna, della gestione dei soldi e delle candidature. E la critica non è delegittimazione"
TORINO - "Un tempo, quando scoppiava uno scandalo in un partito, gli altri quasi si rallegravano. Oggi non è più così. Ora ogni scandalo, per l'opinione pubblica, riguarda l'intero sistema politico. Tutti uguali! Ciò che succede in un partito, è imputato a tutti i partiti. Una specie di responsabilità oggettiva di sistema. Nessuno è immune dal discredito". Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, accetta di rispondere a qualche domanda sul finanziamento pubblico alle forze politiche. Lo fa a quasi due mesi da 'Dipende da noi' 1, il manifesto-appello di Libertà e giustizia che lanciava un allarme in nome della politica e della democrazia. E lo fa partendo dall'antipolitica.
Gli ultimi sondaggi danno in grande ascesa il movimento di Grillo. E dicono che è probabile un fortissimo astensionismo. Come interpreta questi dati?
"Sono molto preoccupato. Sono due sintomi di declino, di distacco, in cui, alla ragionata indignazione, possono sommarsi pulsioni e sentimenti sociali elementari e distruttivi: disprezzo, invidia, semplificazione, dileggio; il terreno ideale per la demagogia. Sa com'è nata l'idea del manifesto che lei ha ricordato? Ero stato a tenere delle lezioni in quattro licei e a tutti i ragazzi avevo rivolto la stessa domanda: dopo la maturità, quanti di voi sono disposti a dedicare un po' delle proprie energie a qualcosa che abbia a che fare con la politica? In ogni scuola avevo davanti 150-200 studenti e in tutto solo due, due eroi, hanno alzato la mano. Le cause? Sempre due: la corruzione e la mancanza di punti di riferimento ideale. Non si dovrebbe generalizzare; sempre bisognerebbe distinguere. Ma un errore, quando è diffuso fino a diventare senso comune, non è solo un errore: diventa un fatto politico. E chi deve dare motivi per distinguere, se non i partiti stessi? Il Manifesto che lei ha citato è un invito ai partiti a guardare in faccia la realtà e a prendere contromisure, prima che la situazione sfugga di mano. Chi saprà farlo si salverà e ci salverà dalla demagogia".
Nei giorni scorsi, dalle colonne dell'Unità, Alfredo Reichlin si è rivolto anche a lei dicendo sostanzialmente: stiamo attenti a criticare i partiti come se fossero tutti uguali...
"Ma io non ho mai detto questo. L'esperienza del governo tecnico è per sua natura temporanea. Ci sarà bisogno della ripresa di una normalità politica, della quale i partiti, in democrazia, sono condicio sine qua non. Non esiste democrazia senza strutture sociali che diano forma e sostanza alla partecipazione. Le chiamiamo partiti. Le modalità cambiano, anzi devono cambiare in accordo con le nuove forme di comunicazione e comunanza politica. Ma l'esigenza resta. C'è chi pensa a una democrazia senza partiti, per esempio alla cosiddetta democrazia telematica, che a me pare un'illusione. Il web ha due difetti: è atomistico e mobilitante. Può accendere gli animi, che poi si spengono. Può convocare le piazze - il che, qualche volta è un bene - ma non costruire politiche (vedi le rivolte in nord-Africa). La democrazia, diciamo così, è invece un fuoco lento ma costante che si alimenta di socialità e partecipazione. Ora, la critica ai partiti è antipolitica, se è indirizzata a farne a meno; è altamente politica, se è rivolta a chiedere loro, a incalzarli, a farli arrabbiare perfino, affinché si scuotano, si aprano, congedino coloro che non hanno più nulla da dire, diano un segno ideale della loro presenza, ritornino a essere attrattivi. Per non essere accusati di anti-politica dovremmo dire, mentendo, che tutto va bene? Questa sì sarebbe una pretesa anti-politica."
Ora i partiti stanno provando, faticosamente, ad affrontare il problema del finanziamento della politica. C'è una proposta di legge che porta la firma di Alfano, Bersani e Casini 2. Cosa ne pensa?
"Il finanziamento pubblico è il classico tema su cui è facilissimo fare demagogia. A me pare che lo si dovrebbe collocare entro una riflessione d'insieme sulla politica e sulle sue forme. Tante cose si tengono insieme. Per esempio il sistema elettorale. Il finanziamento, così com'è, è funzionale all'organizzazione oligarchica, centralizzata e priva di controlli dei partiti; a sua volta, il sistema elettorale è diventato un sistema legale di cooptazione: finanziamento ed elezioni, così come sono organizzati, convergono in un esito comune, lo svuotamento della democrazia in basso e la concentrazione del controllo politico in alto. Chi decide della gestione dei fondi e della distribuzione dei posti sta nel cuore del potere: vorremmo vederci chiaro. Se la democrazia è il sistema politico che si basa sulla diffusione del potere, allora la gestione centralizzata delle risorse e delle candidature devono essere messi in discussione. Il sistema attuale sembra fatto apposta per spegnere le energie, promuovere il conformismo, premiare l'ubbidienza. C'è da stupirsi se nei partiti si formano giri di potere per il potere? E se il distacco, e qualche volta il disgusto nei loro confronti cresce?".
Dunque no alla gestione centralizzata dei soldi. Ma c'è poi la questione dell'entità dei finanziamenti. Sono troppi?
"La domanda è: che cosa si deve finanziare? Una risposta seria e non demagogica a questa domanda dipende dalla risposta a un'altra domanda: che cosa ci aspettiamo dai partiti? Certo, ci sono le attività legate alle scadenze elettorali, quelle tutto sommato che pongono minori problemi, perché sarebbero più facilmente controllabili e, in buona parte, sostenibili non con denaro pubblico, ma con servizi pubblici, messi a disposizione in condizioni di parità. Ma i partiti non sono solo macchine elettorali. Sono associazioni politiche, il che è molto di più. Il loro compito è tenere insieme la società, attraverso una presenza costante e capillare, a contatto con le tante realtà territoriali e con i tanti problemi sociali che, affrontati in solitudine, diventano drammi o tragedie e, affrontati insieme in questo genere di associazioni, possono diventare domande politiche. Inutile dire quanto questa funzione sia importante, soprattutto nel tempo della crisi sociale che è tra noi. Ma tutto questo costa. Mi par di dire cose per un verso ovvie e, per un altro, lontane mille miglia dalla realtà".
Torniamo ai soldi.
"Si fa un gran parlare di quest'ultima tranche di finanziamento, quasi 180 milioni di euro. Ci sono iniziative per congelarli, per devolverli. Ma se ci si limitasse a questo la reazione dei cittadini sarebbe: sono stati colti con le mani nel sacco e ora fanno un piccolo gesto. Solo perché sono stati scoperti, però. Se non lo fossero stati... Così, in futuro, saranno più accorti! Direi così: non si può far finta di niente, ma la semplice rinuncia alla riscossione significa riconoscere d'essere stati degli approfittatori. Invece, questa sarebbe l'occasione buona per farne non solo una questione di soldi, ma per mettersi in discussione, chiarire che cosa si vuol essere e che cosa si vuol fare, prendere le distanze, dissociandosi, da coloro che hanno usato denaro pubblico per fini privati, fare luce e pulizia. Non si dica che nessuno sapeva dei Lusi e dei Belsito. Chi li ha voluti lì, e perché li ha voluti? Troppo facile chiamarsi fuori. Ora i tagli sono certo necessari, se è vero che per attività istituzionali, i partiti nel loro insieme (non generalizziamo nemmeno qui) usano poco più di un quinto di quanto hanno ricevuto, e tanto più in un momento in cui i costi della politica devono essere ridotti. Ma il finanziamento è la coda, non la testa del problema".
E le donazioni dei privati che ruolo possono avere?
"Vanno bene quelle micro, diffuse sul territorio. Queste sono forme di partecipazione disinteressata. Ma è difficile credere che, in questo momento, possano essere abbondanti. I grandi finanziamenti, invece, che provengono da imprese e gruppi economici sono sempre dei do ut des. Quindi devono avvenire nella massima trasparenza. Qui, la veridicità dei bilanci, non solo dei partiti, ma anche delle imprese è essenziale. Ma il reato di falso in bilancio è stato svuotato".
E' ottimista sul futuro? O crede che sia troppo tardi per il rinnovamento dei partiti?
"Certo, il tempo stringe. Questo è sicuro. Spero che ci sia una scossa, che si levino voci autorevoli, che non ci si illuda che basti glissare, perché tutto poi passa. Ora vedo un futuro difficile, che è un impasto di crisi sociale, di insofferenza nei confronti della politica, di demagogia, di frustrazione. Ma abbiamo il dovere di credere che non sia troppo tardi. Non c'è altro".
(17 aprile 2012) ©
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -33485829/
Il presidente emerito della Corte costituzionale: "I tagli servono ma, se si limiteranno a ridurre i fondi, i politici sembreranno approfittatori colti con le mani nel sacco. Serve un rinnovamento della democrazia interna, della gestione dei soldi e delle candidature. E la critica non è delegittimazione"
TORINO - "Un tempo, quando scoppiava uno scandalo in un partito, gli altri quasi si rallegravano. Oggi non è più così. Ora ogni scandalo, per l'opinione pubblica, riguarda l'intero sistema politico. Tutti uguali! Ciò che succede in un partito, è imputato a tutti i partiti. Una specie di responsabilità oggettiva di sistema. Nessuno è immune dal discredito". Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, accetta di rispondere a qualche domanda sul finanziamento pubblico alle forze politiche. Lo fa a quasi due mesi da 'Dipende da noi' 1, il manifesto-appello di Libertà e giustizia che lanciava un allarme in nome della politica e della democrazia. E lo fa partendo dall'antipolitica.
Gli ultimi sondaggi danno in grande ascesa il movimento di Grillo. E dicono che è probabile un fortissimo astensionismo. Come interpreta questi dati?
"Sono molto preoccupato. Sono due sintomi di declino, di distacco, in cui, alla ragionata indignazione, possono sommarsi pulsioni e sentimenti sociali elementari e distruttivi: disprezzo, invidia, semplificazione, dileggio; il terreno ideale per la demagogia. Sa com'è nata l'idea del manifesto che lei ha ricordato? Ero stato a tenere delle lezioni in quattro licei e a tutti i ragazzi avevo rivolto la stessa domanda: dopo la maturità, quanti di voi sono disposti a dedicare un po' delle proprie energie a qualcosa che abbia a che fare con la politica? In ogni scuola avevo davanti 150-200 studenti e in tutto solo due, due eroi, hanno alzato la mano. Le cause? Sempre due: la corruzione e la mancanza di punti di riferimento ideale. Non si dovrebbe generalizzare; sempre bisognerebbe distinguere. Ma un errore, quando è diffuso fino a diventare senso comune, non è solo un errore: diventa un fatto politico. E chi deve dare motivi per distinguere, se non i partiti stessi? Il Manifesto che lei ha citato è un invito ai partiti a guardare in faccia la realtà e a prendere contromisure, prima che la situazione sfugga di mano. Chi saprà farlo si salverà e ci salverà dalla demagogia".
Nei giorni scorsi, dalle colonne dell'Unità, Alfredo Reichlin si è rivolto anche a lei dicendo sostanzialmente: stiamo attenti a criticare i partiti come se fossero tutti uguali...
"Ma io non ho mai detto questo. L'esperienza del governo tecnico è per sua natura temporanea. Ci sarà bisogno della ripresa di una normalità politica, della quale i partiti, in democrazia, sono condicio sine qua non. Non esiste democrazia senza strutture sociali che diano forma e sostanza alla partecipazione. Le chiamiamo partiti. Le modalità cambiano, anzi devono cambiare in accordo con le nuove forme di comunicazione e comunanza politica. Ma l'esigenza resta. C'è chi pensa a una democrazia senza partiti, per esempio alla cosiddetta democrazia telematica, che a me pare un'illusione. Il web ha due difetti: è atomistico e mobilitante. Può accendere gli animi, che poi si spengono. Può convocare le piazze - il che, qualche volta è un bene - ma non costruire politiche (vedi le rivolte in nord-Africa). La democrazia, diciamo così, è invece un fuoco lento ma costante che si alimenta di socialità e partecipazione. Ora, la critica ai partiti è antipolitica, se è indirizzata a farne a meno; è altamente politica, se è rivolta a chiedere loro, a incalzarli, a farli arrabbiare perfino, affinché si scuotano, si aprano, congedino coloro che non hanno più nulla da dire, diano un segno ideale della loro presenza, ritornino a essere attrattivi. Per non essere accusati di anti-politica dovremmo dire, mentendo, che tutto va bene? Questa sì sarebbe una pretesa anti-politica."
Ora i partiti stanno provando, faticosamente, ad affrontare il problema del finanziamento della politica. C'è una proposta di legge che porta la firma di Alfano, Bersani e Casini 2. Cosa ne pensa?
"Il finanziamento pubblico è il classico tema su cui è facilissimo fare demagogia. A me pare che lo si dovrebbe collocare entro una riflessione d'insieme sulla politica e sulle sue forme. Tante cose si tengono insieme. Per esempio il sistema elettorale. Il finanziamento, così com'è, è funzionale all'organizzazione oligarchica, centralizzata e priva di controlli dei partiti; a sua volta, il sistema elettorale è diventato un sistema legale di cooptazione: finanziamento ed elezioni, così come sono organizzati, convergono in un esito comune, lo svuotamento della democrazia in basso e la concentrazione del controllo politico in alto. Chi decide della gestione dei fondi e della distribuzione dei posti sta nel cuore del potere: vorremmo vederci chiaro. Se la democrazia è il sistema politico che si basa sulla diffusione del potere, allora la gestione centralizzata delle risorse e delle candidature devono essere messi in discussione. Il sistema attuale sembra fatto apposta per spegnere le energie, promuovere il conformismo, premiare l'ubbidienza. C'è da stupirsi se nei partiti si formano giri di potere per il potere? E se il distacco, e qualche volta il disgusto nei loro confronti cresce?".
Dunque no alla gestione centralizzata dei soldi. Ma c'è poi la questione dell'entità dei finanziamenti. Sono troppi?
"La domanda è: che cosa si deve finanziare? Una risposta seria e non demagogica a questa domanda dipende dalla risposta a un'altra domanda: che cosa ci aspettiamo dai partiti? Certo, ci sono le attività legate alle scadenze elettorali, quelle tutto sommato che pongono minori problemi, perché sarebbero più facilmente controllabili e, in buona parte, sostenibili non con denaro pubblico, ma con servizi pubblici, messi a disposizione in condizioni di parità. Ma i partiti non sono solo macchine elettorali. Sono associazioni politiche, il che è molto di più. Il loro compito è tenere insieme la società, attraverso una presenza costante e capillare, a contatto con le tante realtà territoriali e con i tanti problemi sociali che, affrontati in solitudine, diventano drammi o tragedie e, affrontati insieme in questo genere di associazioni, possono diventare domande politiche. Inutile dire quanto questa funzione sia importante, soprattutto nel tempo della crisi sociale che è tra noi. Ma tutto questo costa. Mi par di dire cose per un verso ovvie e, per un altro, lontane mille miglia dalla realtà".
Torniamo ai soldi.
"Si fa un gran parlare di quest'ultima tranche di finanziamento, quasi 180 milioni di euro. Ci sono iniziative per congelarli, per devolverli. Ma se ci si limitasse a questo la reazione dei cittadini sarebbe: sono stati colti con le mani nel sacco e ora fanno un piccolo gesto. Solo perché sono stati scoperti, però. Se non lo fossero stati... Così, in futuro, saranno più accorti! Direi così: non si può far finta di niente, ma la semplice rinuncia alla riscossione significa riconoscere d'essere stati degli approfittatori. Invece, questa sarebbe l'occasione buona per farne non solo una questione di soldi, ma per mettersi in discussione, chiarire che cosa si vuol essere e che cosa si vuol fare, prendere le distanze, dissociandosi, da coloro che hanno usato denaro pubblico per fini privati, fare luce e pulizia. Non si dica che nessuno sapeva dei Lusi e dei Belsito. Chi li ha voluti lì, e perché li ha voluti? Troppo facile chiamarsi fuori. Ora i tagli sono certo necessari, se è vero che per attività istituzionali, i partiti nel loro insieme (non generalizziamo nemmeno qui) usano poco più di un quinto di quanto hanno ricevuto, e tanto più in un momento in cui i costi della politica devono essere ridotti. Ma il finanziamento è la coda, non la testa del problema".
E le donazioni dei privati che ruolo possono avere?
"Vanno bene quelle micro, diffuse sul territorio. Queste sono forme di partecipazione disinteressata. Ma è difficile credere che, in questo momento, possano essere abbondanti. I grandi finanziamenti, invece, che provengono da imprese e gruppi economici sono sempre dei do ut des. Quindi devono avvenire nella massima trasparenza. Qui, la veridicità dei bilanci, non solo dei partiti, ma anche delle imprese è essenziale. Ma il reato di falso in bilancio è stato svuotato".
E' ottimista sul futuro? O crede che sia troppo tardi per il rinnovamento dei partiti?
"Certo, il tempo stringe. Questo è sicuro. Spero che ci sia una scossa, che si levino voci autorevoli, che non ci si illuda che basti glissare, perché tutto poi passa. Ora vedo un futuro difficile, che è un impasto di crisi sociale, di insofferenza nei confronti della politica, di demagogia, di frustrazione. Ma abbiamo il dovere di credere che non sia troppo tardi. Non c'è altro".
(17 aprile 2012) ©
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -33485829/
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Re: Rimborsi Elettorali
da Fondazione Etica
Il rito stanco di questi partiti
di Gregorio Gitti
Eppure avevano detto di sì. La nostra proposta di legare il finanziamento pubblico dei partiti al rispetto di determinati requisiti era stata accettata pubblicamente dai principali partiti, Pd, Udc e Pdl. Non il mese scorso, ma tre anni fa. Al convegno che organizzammo a Roma il 7 aprile del 2009.
Sin dalla sua costituzione, Fondazione Etica ha sempre chiesto l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, attraverso l’approvazione di una legge che disciplini i partiti e che, soprattutto, subordini l’erogazione di finanziamenti pubblici, sotto qualsiasi forma, all’adozione di uno Statuto in grado di assicurare democrazia interna, ricambio nella classe dirigente, trasparenza ed efficienza.
I partiti – abbiamo sempre detto – non devono essere obbligati a regole interne, ma neppure i cittadini devono essere obbligati a pagare per il loro sostentamento a qualunque condizione.
Questa non è antipolitica: non crediamo che i politici siano tutti uguali. Nei fatti, però, in troppi hanno dato prova di un uso disinvolto di fiumi di denaro e di un’occupazione smodata dello spazio pubblico, a livello nazionale come locale. Questo vuol dire che possiamo fare a meno dei partiti? Dei partiti no, ma di questi partiti sì.
Il disfacimento del quadro politico è tale ormai che il problema non è più solo di “quanti” soldi dare ai partiti, ma del “se” darli. Paradossalmente, anche il semplice rimborso elettorale – quello vero – viene ora percepito dai cittadini come uno sperpero del loro denaro di fronte all’inefficienza e inadeguatezza dimostrata dai partiti. Pochi o tanti che siano, perché dare soldi a partiti che non hanno saputo portare a compimento nessuna riforma seria in campo economico e finanziario, nessuna per la ricerca scientifica, nessuna sul lavoro, nessuna in ambito elettorale, nessuna per il riassetto istituzionale del Paese?
È ora di cambiare, da tanto tempo ormai. Ma questa classe politica ha dato prova di non volersi autoriformare e, siccome è essa stessa che fa le leggi, anche su di sé, è difficile fidarsi dei suoi roboanti annunci di questi giorni.
Riconoscere questo non è una resa, ma una presa di coscienza. Per non illudere e non illudersi.
Realisticamente i cittadini hanno solo due strumenti per ottenere una legge sui partiti: la crisi economica e finanziaria, che può spazzare via tutto e tutti – come già in parte ha fatto lo scorso novembre – ma questo dipende solo dagli eventi. Il secondo strumento, invece, è nelle mani dei cittadini: il voto alle prossime politiche può azzerare ogni assetto.
Non c’è bisogno di aspettare un anno: le previsioni di voto, anzi di non-voto, potrebbero essere una spinta sufficientemente convincente per i partiti a invertire finalmente la rotta.
Ma se non si convinceranno loro, potrebbe essere qualcun altro, forse un nuovo soggetto politico (anche solo una lista civica nazionale), a capirlo prima, e a raccogliere la messe di voti in uscita da simboli elettorali ormai svuotati di significato e privi di attrattiva.
Il rito stanco di questi partiti
di Gregorio Gitti
Eppure avevano detto di sì. La nostra proposta di legare il finanziamento pubblico dei partiti al rispetto di determinati requisiti era stata accettata pubblicamente dai principali partiti, Pd, Udc e Pdl. Non il mese scorso, ma tre anni fa. Al convegno che organizzammo a Roma il 7 aprile del 2009.
Sin dalla sua costituzione, Fondazione Etica ha sempre chiesto l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, attraverso l’approvazione di una legge che disciplini i partiti e che, soprattutto, subordini l’erogazione di finanziamenti pubblici, sotto qualsiasi forma, all’adozione di uno Statuto in grado di assicurare democrazia interna, ricambio nella classe dirigente, trasparenza ed efficienza.
I partiti – abbiamo sempre detto – non devono essere obbligati a regole interne, ma neppure i cittadini devono essere obbligati a pagare per il loro sostentamento a qualunque condizione.
Questa non è antipolitica: non crediamo che i politici siano tutti uguali. Nei fatti, però, in troppi hanno dato prova di un uso disinvolto di fiumi di denaro e di un’occupazione smodata dello spazio pubblico, a livello nazionale come locale. Questo vuol dire che possiamo fare a meno dei partiti? Dei partiti no, ma di questi partiti sì.
Il disfacimento del quadro politico è tale ormai che il problema non è più solo di “quanti” soldi dare ai partiti, ma del “se” darli. Paradossalmente, anche il semplice rimborso elettorale – quello vero – viene ora percepito dai cittadini come uno sperpero del loro denaro di fronte all’inefficienza e inadeguatezza dimostrata dai partiti. Pochi o tanti che siano, perché dare soldi a partiti che non hanno saputo portare a compimento nessuna riforma seria in campo economico e finanziario, nessuna per la ricerca scientifica, nessuna sul lavoro, nessuna in ambito elettorale, nessuna per il riassetto istituzionale del Paese?
È ora di cambiare, da tanto tempo ormai. Ma questa classe politica ha dato prova di non volersi autoriformare e, siccome è essa stessa che fa le leggi, anche su di sé, è difficile fidarsi dei suoi roboanti annunci di questi giorni.
Riconoscere questo non è una resa, ma una presa di coscienza. Per non illudere e non illudersi.
Realisticamente i cittadini hanno solo due strumenti per ottenere una legge sui partiti: la crisi economica e finanziaria, che può spazzare via tutto e tutti – come già in parte ha fatto lo scorso novembre – ma questo dipende solo dagli eventi. Il secondo strumento, invece, è nelle mani dei cittadini: il voto alle prossime politiche può azzerare ogni assetto.
Non c’è bisogno di aspettare un anno: le previsioni di voto, anzi di non-voto, potrebbero essere una spinta sufficientemente convincente per i partiti a invertire finalmente la rotta.
Ma se non si convinceranno loro, potrebbe essere qualcun altro, forse un nuovo soggetto politico (anche solo una lista civica nazionale), a capirlo prima, e a raccogliere la messe di voti in uscita da simboli elettorali ormai svuotati di significato e privi di attrattiva.
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Re: Rimborsi Elettorali
La proposta di Pellegrino Capaldo sul finanziamento da singoli privati che domani l'UDC presenterà il disegno di legge Capaldo (Casini a 8 e mezzo).
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbVh5mPF
Mi compiaccio che la proposta Capaldo si avvicina a quella da me formulata ma che differisce da un particolare non indifferente, cioè si può donare un massimo di 2000 euro.
La cosa che mi puzza è che di queste 2000 euro, 1900 vengono restituite dal fisco e 100 li dà il contribuente.
Secondo me è una truffa!
Se voglio dare 100 euro al mio partito, ne verso 2000 euro, e dopo il fisco mi restituisce 1900 euro dalla fiscalità generale.
Se volessi dare 10 euro dalle mie tasche, ne devo versare 120 e dopo il fisco mi restituisce 110.
Intanto al partito vanno 2000 euro nel primo caso e 120 nel secondo caso.
Per un grande partito di 1 milione di iscritti incasserebbe 2 MILIARDI DI EURO di cui 1,9 Miliardi dalla fiscalità e 100 milioni dai privati .... ma sian patzi?
Un piccolo partito con 100.000 iscritti incasserebbe 200 milioni.
Ma come fanno i conti questi politici?????
Secondo me questa proposta è un finanziamento pubblico mascherato.
Inoltre, altre proposte alternativa vertono sul 4 x mille da inserire nella dichiarazione dei redditi, non mi trova d'accordo perchè non si sa esattamente a quanto ammonta il mio singolo contributo, inoltre come è successo con Tremonti, ebbene questo ex-ministro si è mangiato i soldi del 5 x mille alle Onlus, tradendo la volontà del contribuente.
Non vorrei che succedesse lo stesso con questa ipotesi.
un saluto
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbVh5mPF
Mi compiaccio che la proposta Capaldo si avvicina a quella da me formulata ma che differisce da un particolare non indifferente, cioè si può donare un massimo di 2000 euro.
La cosa che mi puzza è che di queste 2000 euro, 1900 vengono restituite dal fisco e 100 li dà il contribuente.
Secondo me è una truffa!
Se voglio dare 100 euro al mio partito, ne verso 2000 euro, e dopo il fisco mi restituisce 1900 euro dalla fiscalità generale.
Se volessi dare 10 euro dalle mie tasche, ne devo versare 120 e dopo il fisco mi restituisce 110.
Intanto al partito vanno 2000 euro nel primo caso e 120 nel secondo caso.
Per un grande partito di 1 milione di iscritti incasserebbe 2 MILIARDI DI EURO di cui 1,9 Miliardi dalla fiscalità e 100 milioni dai privati .... ma sian patzi?
Un piccolo partito con 100.000 iscritti incasserebbe 200 milioni.
Ma come fanno i conti questi politici?????
Secondo me questa proposta è un finanziamento pubblico mascherato.
Inoltre, altre proposte alternativa vertono sul 4 x mille da inserire nella dichiarazione dei redditi, non mi trova d'accordo perchè non si sa esattamente a quanto ammonta il mio singolo contributo, inoltre come è successo con Tremonti, ebbene questo ex-ministro si è mangiato i soldi del 5 x mille alle Onlus, tradendo la volontà del contribuente.
Non vorrei che succedesse lo stesso con questa ipotesi.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: Rimborsi Elettorali
Stamattina ad Omnibus La7 la posizione di Vannino Chiti era sinceramente patetica.
Arroccarsi in difesa del finanziamento pubblico, sbandierando la certificazione dei suoi bilanci è per il PD una posizione è disperante.
Il giornalista del Fatto quotidiano cercava di fargli capire che non se la beve più nessuno. Anche se non tutti sanno che la certificazione non entra nel merito delle spese, ma solo nella loro corretta registrazione, i merli non li stanno più neanche a sentire.
Se per esempio ci sono 2 milioni di € per pranzi, il certificatore non va a vedere chi e perché se li è mangiati.
E' possibile non capire che non c'è trasparenza formale che tenga se non si elimina quel gap tra i 18,4 milioni documentati dal PD per le elezioni del 2008 e gli oltre 180 milioni incassati per rimborsi?
Quando un comune mortale fa la nota spese per una trasferta deve documentare tutte le spese. Al massimo sono consentite piccole cifre per le cosiddette "spese non documentate", che non possono certamente essere 10 volte quelle documentate!
Arroccarsi in difesa del finanziamento pubblico, sbandierando la certificazione dei suoi bilanci è per il PD una posizione è disperante.
Il giornalista del Fatto quotidiano cercava di fargli capire che non se la beve più nessuno. Anche se non tutti sanno che la certificazione non entra nel merito delle spese, ma solo nella loro corretta registrazione, i merli non li stanno più neanche a sentire.
Se per esempio ci sono 2 milioni di € per pranzi, il certificatore non va a vedere chi e perché se li è mangiati.
E' possibile non capire che non c'è trasparenza formale che tenga se non si elimina quel gap tra i 18,4 milioni documentati dal PD per le elezioni del 2008 e gli oltre 180 milioni incassati per rimborsi?
Quando un comune mortale fa la nota spese per una trasferta deve documentare tutte le spese. Al massimo sono consentite piccole cifre per le cosiddette "spese non documentate", che non possono certamente essere 10 volte quelle documentate!
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Re: Rimborsi Elettorali
Il discorso è uno solo.Devono tornare indietro di anni a contatto con il popolo come avveniva nel dopoguerra.
Troppo comodo starsene seduti prendere soldi a palate, e vedere come li utilizzano.Non mi fanno paura le Lobbi,io guardo i programmi che propongono.
Silvio ha preso un sacco di voti per aver eliminato ICI nel suo programma.
Ciao
Paolo11
Troppo comodo starsene seduti prendere soldi a palate, e vedere come li utilizzano.Non mi fanno paura le Lobbi,io guardo i programmi che propongono.
Silvio ha preso un sacco di voti per aver eliminato ICI nel suo programma.
Ciao
Paolo11
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