Berlusconi è ancora armato e pericoloso
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Gli effetti della Resurrezione
"Il 2014 sarà il nuovo 1994
Torneremo a vincere"
Lucio Di Marzo
Il Cavaliere celebra il ventennale di Forza Italia con un videomessaggio in onda durante il Tg4 e assicura il trionfo del centrodestra
http://www.ilgiornale.it/news/interni/b ... 86066.html
"Il 2014 sarà il nuovo 1994
Torneremo a vincere"
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Re: quo vadis PD ????
Legge Severino, Strasburgo dice no a Berlusconi
Niente«procedura prioritaria» per il ricorso
Nessun iter accelerato come richiesto alla Corte Europea
Leggi l'articolo: Legge Severino, Strasburgo dice no a Berlusconi Niente«procedura prioritaria» per il ricorso - Corriere.it http://bit.ly/1kjPQUe
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha rifiutato la domanda di Silvio Berlusconi di trattare «con procedura prioritaria» il suo ricorso contro la legge Severino. A renderlo noto è la stessa Corte. La Corte ha anche precisato che il ricorso per ora è stato solamente registrato, ovvero nessuna decisione è stata ancora presa in merito alla sua ammissibilità.
IL RICORSO - Il ricorso a Strasburgo da parte dei legali di Silvio Berlusconi è una mossa difensiva contro la sentenza di condanna a 4 anni per frode fiscale, resa definitiva dalla Cassazione. Il documento, di 33 pagine, fa riferimento, tra l’altro, all’articolo 7 della Convenzione europea («Nulla poena sine lege», ovvero il principio di «irretroattività» secondo cui non ci può essere una pena in assenza di una legge che identifichi un reato) spiegando che la legge Severino non può essere applicata in modo retroattivo. Incandidabilità e decadenza parlamentare, viene argomentato nel testo, sono sanzioni di natura penale, alla luce dei cosiddetti «criteri Engel» utilizzati dalla Corte Europea. Pertanto la legge Severino , secondo il ricorso, non sarebbe applicabile a Berlusconi per il divieto di retroattività delle sanzioni penali.
30 gennaio 2014
http://www.corriere.it/politica/14_genn ... 7165.shtml
Ciao
Paolo11
Niente«procedura prioritaria» per il ricorso
Nessun iter accelerato come richiesto alla Corte Europea
Leggi l'articolo: Legge Severino, Strasburgo dice no a Berlusconi Niente«procedura prioritaria» per il ricorso - Corriere.it http://bit.ly/1kjPQUe
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha rifiutato la domanda di Silvio Berlusconi di trattare «con procedura prioritaria» il suo ricorso contro la legge Severino. A renderlo noto è la stessa Corte. La Corte ha anche precisato che il ricorso per ora è stato solamente registrato, ovvero nessuna decisione è stata ancora presa in merito alla sua ammissibilità.
IL RICORSO - Il ricorso a Strasburgo da parte dei legali di Silvio Berlusconi è una mossa difensiva contro la sentenza di condanna a 4 anni per frode fiscale, resa definitiva dalla Cassazione. Il documento, di 33 pagine, fa riferimento, tra l’altro, all’articolo 7 della Convenzione europea («Nulla poena sine lege», ovvero il principio di «irretroattività» secondo cui non ci può essere una pena in assenza di una legge che identifichi un reato) spiegando che la legge Severino non può essere applicata in modo retroattivo. Incandidabilità e decadenza parlamentare, viene argomentato nel testo, sono sanzioni di natura penale, alla luce dei cosiddetti «criteri Engel» utilizzati dalla Corte Europea. Pertanto la legge Severino , secondo il ricorso, non sarebbe applicabile a Berlusconi per il divieto di retroattività delle sanzioni penali.
30 gennaio 2014
http://www.corriere.it/politica/14_genn ... 7165.shtml
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Paolo11
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Sfascisti - 235
2014 a schede
Scheda – 31 – Case Chiuse- Torna a casa Lassie
31 – 1 – 3 febbraio 2014
03 FEB 2014 18:06
CONTRORDINE AMICI - IL BANANA ZITTISCE LA PREMIATA DITTA SALLUSTI & SANTANCHÈ E DÀ IL BENVENUTO AL FIGLIOL PRODIGO CASINI, MA A STOPPARE LE INTESE CI PENSA MARONI
Dopo averlo anche lui più volte insultato "Fini e Casini sono persone orride, le mie più grandi delusioni politiche" il Cainano benedice il ritorno di Pierfurby nel centrodestra - E bacchetta anche i suoi sostenitori più agguerriti che avevano alzato le barricate contro Casini e Alfano...
www.repubblica.it
"In questi giorni non ho condiviso gli attacchi a Pier Ferdinando Casini, il cui ritorno nell'area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che essere lieto, ritenendo che anche il suo movimento potrà offrire un reale contributo alla vittoria del centrodestra".
A dirlo è Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, nel prendere le distanze dagli attacchi al numero uno dell'Udc per l'annunciato ritorno nel centrodestra. Attacchi mossi dai quotidiani più vicini a Forza Italia, a partire dal Giornale diretto da Alessandro Sallusti di proprietà della famiglia Berlusconi.
"Da molto tempo - ha sottolineato il Cavaliere in una dichiarazione- mi si attribuiscono posizioni ed indicazioni che quotidianamente influenzerebbero la linea dei giornali dell'area di centrodestra. Mai sono intervenuto né sulle decisioni editoriali, né su singole vicende rispettando appieno la libertà dei giornalisti e dei direttori".
Ma basta andare (di poco) indietro nel tempo per imbattersi nei veleni che, ancora negli ultimi mesi, il Cavaliere non ha mai lesinato nei confronti di Casini a seguito della loro separazione politica. Poco più di un anno fa, era il 18 dicembre 2012, Berlusconi fu ospite di Porta a Porta. Il governo Monti era agli sgoccioli e l'ex premier guardava già alla gara delle urne.
Di Casini e Fini ebbe a dire: "Sono veramente delle persone orride, anche peggio, orridissime. Le due più grandi delusioni della mia vita politica". Il voto si avvicinava e Berlusconi affilava il repertorio: "Monti, Casini e Fini sono il trio sciagura". D'altro canto Casini, senza farsi pregare, ribatteva con entusiasmo, definendolo un giorno "un bugiardo" e quello dopo "un buffone".
Un affetto particolare, quasi morboso: "Io sono l'ossessione di Silvio Berlusconi, mi vuole uccidere, non ci riesce". Il Cavaliere, dopotutto, non ha mai negato il fascino di Casini, ma con le dovute proporzioni: "Casini è belloccio e in tv piace alle signore. Ma io sono più bello. No, non sono invidioso e poi la classe è un'altra cosa".
Ma oggi ad accogliere con riserva l'annunciato ritorno di Casini nell'alveo del centrodestra è Roberto Maroni della Lega Nord, il quale dice che o il leader dell'Udc è disposto a un'alleanza attorno a un "progetto comune" o "stia lontano", afferma il governatore lombardo, conversando coi i cronisti, al termine di una conferenza stampa a Palazzo Lombardia.
2014 a schede
Scheda – 31 – Case Chiuse- Torna a casa Lassie
31 – 1 – 3 febbraio 2014
03 FEB 2014 18:06
CONTRORDINE AMICI - IL BANANA ZITTISCE LA PREMIATA DITTA SALLUSTI & SANTANCHÈ E DÀ IL BENVENUTO AL FIGLIOL PRODIGO CASINI, MA A STOPPARE LE INTESE CI PENSA MARONI
Dopo averlo anche lui più volte insultato "Fini e Casini sono persone orride, le mie più grandi delusioni politiche" il Cainano benedice il ritorno di Pierfurby nel centrodestra - E bacchetta anche i suoi sostenitori più agguerriti che avevano alzato le barricate contro Casini e Alfano...
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"In questi giorni non ho condiviso gli attacchi a Pier Ferdinando Casini, il cui ritorno nell'area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che essere lieto, ritenendo che anche il suo movimento potrà offrire un reale contributo alla vittoria del centrodestra".
A dirlo è Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, nel prendere le distanze dagli attacchi al numero uno dell'Udc per l'annunciato ritorno nel centrodestra. Attacchi mossi dai quotidiani più vicini a Forza Italia, a partire dal Giornale diretto da Alessandro Sallusti di proprietà della famiglia Berlusconi.
"Da molto tempo - ha sottolineato il Cavaliere in una dichiarazione- mi si attribuiscono posizioni ed indicazioni che quotidianamente influenzerebbero la linea dei giornali dell'area di centrodestra. Mai sono intervenuto né sulle decisioni editoriali, né su singole vicende rispettando appieno la libertà dei giornalisti e dei direttori".
Ma basta andare (di poco) indietro nel tempo per imbattersi nei veleni che, ancora negli ultimi mesi, il Cavaliere non ha mai lesinato nei confronti di Casini a seguito della loro separazione politica. Poco più di un anno fa, era il 18 dicembre 2012, Berlusconi fu ospite di Porta a Porta. Il governo Monti era agli sgoccioli e l'ex premier guardava già alla gara delle urne.
Di Casini e Fini ebbe a dire: "Sono veramente delle persone orride, anche peggio, orridissime. Le due più grandi delusioni della mia vita politica". Il voto si avvicinava e Berlusconi affilava il repertorio: "Monti, Casini e Fini sono il trio sciagura". D'altro canto Casini, senza farsi pregare, ribatteva con entusiasmo, definendolo un giorno "un bugiardo" e quello dopo "un buffone".
Un affetto particolare, quasi morboso: "Io sono l'ossessione di Silvio Berlusconi, mi vuole uccidere, non ci riesce". Il Cavaliere, dopotutto, non ha mai negato il fascino di Casini, ma con le dovute proporzioni: "Casini è belloccio e in tv piace alle signore. Ma io sono più bello. No, non sono invidioso e poi la classe è un'altra cosa".
Ma oggi ad accogliere con riserva l'annunciato ritorno di Casini nell'alveo del centrodestra è Roberto Maroni della Lega Nord, il quale dice che o il leader dell'Udc è disposto a un'alleanza attorno a un "progetto comune" o "stia lontano", afferma il governatore lombardo, conversando coi i cronisti, al termine di una conferenza stampa a Palazzo Lombardia.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Berlusconi a Renzi:«auguri di tutto cuore: lo stimo, con lui si può parlare perché non è comunista»
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Berlusconi respinge le colombe “Al Colle ci vado anch’io non ho nulla di cui vergognarmi”
(CARMELO LOPAPA).
15/02/2014 di triskel182
“Stimo Renzi, non è comunista”. Insulti ad Alfano
ROMA — Si è mossa tutta una diplomazia quirinalizia per scongiurare l’ipotesi dell’arrivo di Silvio Berlusconi al Colle, questa sera. L’imbarazzo, se non il disappunto, è tangibile. Ma il leader di Forza Italia quell’occasione non vuole lasciarsela sfuggire. «Non ci penso proprio, sono il presidente del partito, non ho nulla di cui vergognarmi e vado io coi capigruppo » raccontano abbia ribattuto a Gianni Letta e agli altri «ambasciatori ». Ironizzando: «Spero mi facciano trovare il portone aperto, magari alla fine sarà lui a non presentarsi».
E così, alla fine, nel calendario delle consultazioni diramato dal Quirinale, ore 18,30, compare anche il suo nome con quello di Brunetta e Romani. A quell’ora la tensione di queste consultazioni lampo toccherà il suo picco. Anche perché l’ex premier — chiudendo ieri sera con uno show di due ore la campagna elettorale di Ugo Cappellacci ad Arborea nell’Oristanese — è tornato ad attaccare senza esclusione di colpi il presidente Napolitano. Riecco la storia del «colpo di stato del 2011, nessuno lo neghi», per farlo fuori e costringerlo alle dimissioni da premier. «Ho avuto notizia di un vertice tra la più alta carica dello Stato, i vertici dell’Anm e del Pd da cui è partita una strategia di distruzione messa in atto in mille modi».
Ad ogni modo, al presidente della Repubblica Berlusconi spiegherà che Forza Italia si collocherà all’opposizione, ma sarà una «opposizione responsabile». Il Cavaliere lo ha anticipato giovedì sera al summit nella sede del partito: «Il Paese è allo sbando, alla gente non interessa se Renzi è di sinistra o di destra, contano i fatti, i risultati, le riforme approvate o no. E su quelle noi dovremo dare il nostro contributo, pur restando dall’altra parte». E ancora: «Se noi ora concediamo un’apertura di credito, sarà più facile poi colpirlo se tra qualche mese avrà fallito». Nulla a che vedere con l’astensione sulla fiducia proposta dalla senatrice Manuela Repetti (compagna di Bondi). Ma neanche con la guerra aperta ipotizzata da Brunetta. Quando il capogruppo l’altra sera ha insistito sulla «parlamentarizzazione della crisi», Berlusconi lo ha stroncato: «Guarda Renato che agli italiani non frega niente, tutti attendono i fatti». Leggi sul mercato del lavoro o sul fisco potrebbero essere votati, questa la linea, se condivisi. Cosa ci sia dietro tanta disponibilità ostentata, resta nell’ombra. Secondo molti, nel partito, ci sarebbe un’intesa di massima sul successore di Napolitano al Colle. Certo è che la prospettiva 2018 in queste ore sta spaventando parecchi dentro Forza Italia.
A fine comizio ieri sera il Cavaliere ha agitato lo spauracchio del «comunismo», come sempre fa nei momenti più difficili, ma poi a Renzi ha rivolto di nuovo «auguri di tutto cuore: lo stimo, con lui si può parlare perché non è comunista, anche se questo non significa che ciò che sta accadendo non è da democrazia». Perché «sono l’ultimo premier eletto da
popolo», questo esecutivo sta nascendo nel «retrobottega del Pd». Letta sfiduciato «dal sindaco di una città di 500 mila abitanti: una cosa è amministrare Firenze, però, altra governare il Paese». Ma dalla Sardegna parte soprattutto l’affondo più pesante che si ricordi in pubblico nei confronti di Alfano: «Qualcuno era stato fatto ministro della Giustizia a 38 anni, segretario del partito a 40, ministro dell’Interno a 42. Io avevo bisogno del mio partito per andare dal capo dello Stato e minacciare la crisi in caso di decadenza, loro no, hanno fatto una scissione ». Si sono trasformati «nella stampella, hanno assunto il ruolo di utili idioti della sinistra». Il Nuovo centrodestra contrattacca l’ex leader. «Dimentica il rispetto per la persona» dice il ministro Maurizio Lupi, «per lui la convenienza prevale sulla convinzione » attacca il capogruppo Enrico Costa.
Prima che scenda il sipario, Berlusconi torna a indossare i panni del perseguitato: «Non ho il passaporto, mi hanno negato il diritto di andare al summit Ppe, di cui sono il numero 2. Chiederò di poter andare all’importante congresso di Dublino (6-7 marzo, ndr), immagino che mi diranno di no anche stavolta, pur promettendo di farmi seguire da un esercito di poliziotti e carabinieri».
Da La Repubblica del 15/02/2014.
(CARMELO LOPAPA).
15/02/2014 di triskel182
“Stimo Renzi, non è comunista”. Insulti ad Alfano
ROMA — Si è mossa tutta una diplomazia quirinalizia per scongiurare l’ipotesi dell’arrivo di Silvio Berlusconi al Colle, questa sera. L’imbarazzo, se non il disappunto, è tangibile. Ma il leader di Forza Italia quell’occasione non vuole lasciarsela sfuggire. «Non ci penso proprio, sono il presidente del partito, non ho nulla di cui vergognarmi e vado io coi capigruppo » raccontano abbia ribattuto a Gianni Letta e agli altri «ambasciatori ». Ironizzando: «Spero mi facciano trovare il portone aperto, magari alla fine sarà lui a non presentarsi».
E così, alla fine, nel calendario delle consultazioni diramato dal Quirinale, ore 18,30, compare anche il suo nome con quello di Brunetta e Romani. A quell’ora la tensione di queste consultazioni lampo toccherà il suo picco. Anche perché l’ex premier — chiudendo ieri sera con uno show di due ore la campagna elettorale di Ugo Cappellacci ad Arborea nell’Oristanese — è tornato ad attaccare senza esclusione di colpi il presidente Napolitano. Riecco la storia del «colpo di stato del 2011, nessuno lo neghi», per farlo fuori e costringerlo alle dimissioni da premier. «Ho avuto notizia di un vertice tra la più alta carica dello Stato, i vertici dell’Anm e del Pd da cui è partita una strategia di distruzione messa in atto in mille modi».
Ad ogni modo, al presidente della Repubblica Berlusconi spiegherà che Forza Italia si collocherà all’opposizione, ma sarà una «opposizione responsabile». Il Cavaliere lo ha anticipato giovedì sera al summit nella sede del partito: «Il Paese è allo sbando, alla gente non interessa se Renzi è di sinistra o di destra, contano i fatti, i risultati, le riforme approvate o no. E su quelle noi dovremo dare il nostro contributo, pur restando dall’altra parte». E ancora: «Se noi ora concediamo un’apertura di credito, sarà più facile poi colpirlo se tra qualche mese avrà fallito». Nulla a che vedere con l’astensione sulla fiducia proposta dalla senatrice Manuela Repetti (compagna di Bondi). Ma neanche con la guerra aperta ipotizzata da Brunetta. Quando il capogruppo l’altra sera ha insistito sulla «parlamentarizzazione della crisi», Berlusconi lo ha stroncato: «Guarda Renato che agli italiani non frega niente, tutti attendono i fatti». Leggi sul mercato del lavoro o sul fisco potrebbero essere votati, questa la linea, se condivisi. Cosa ci sia dietro tanta disponibilità ostentata, resta nell’ombra. Secondo molti, nel partito, ci sarebbe un’intesa di massima sul successore di Napolitano al Colle. Certo è che la prospettiva 2018 in queste ore sta spaventando parecchi dentro Forza Italia.
A fine comizio ieri sera il Cavaliere ha agitato lo spauracchio del «comunismo», come sempre fa nei momenti più difficili, ma poi a Renzi ha rivolto di nuovo «auguri di tutto cuore: lo stimo, con lui si può parlare perché non è comunista, anche se questo non significa che ciò che sta accadendo non è da democrazia». Perché «sono l’ultimo premier eletto da
popolo», questo esecutivo sta nascendo nel «retrobottega del Pd». Letta sfiduciato «dal sindaco di una città di 500 mila abitanti: una cosa è amministrare Firenze, però, altra governare il Paese». Ma dalla Sardegna parte soprattutto l’affondo più pesante che si ricordi in pubblico nei confronti di Alfano: «Qualcuno era stato fatto ministro della Giustizia a 38 anni, segretario del partito a 40, ministro dell’Interno a 42. Io avevo bisogno del mio partito per andare dal capo dello Stato e minacciare la crisi in caso di decadenza, loro no, hanno fatto una scissione ». Si sono trasformati «nella stampella, hanno assunto il ruolo di utili idioti della sinistra». Il Nuovo centrodestra contrattacca l’ex leader. «Dimentica il rispetto per la persona» dice il ministro Maurizio Lupi, «per lui la convenienza prevale sulla convinzione » attacca il capogruppo Enrico Costa.
Prima che scenda il sipario, Berlusconi torna a indossare i panni del perseguitato: «Non ho il passaporto, mi hanno negato il diritto di andare al summit Ppe, di cui sono il numero 2. Chiederò di poter andare all’importante congresso di Dublino (6-7 marzo, ndr), immagino che mi diranno di no anche stavolta, pur promettendo di farmi seguire da un esercito di poliziotti e carabinieri».
Da La Repubblica del 15/02/2014.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Ieri il pregiudicato è entrato al quirinale e quando è uscito il corteo era di 4 macchine e un pulmino di scorta ulteriore
Un pregiudicato
Ma sì, renzi, facci la legge elettorale con questo, che problema c'è?
Tanto chi ve se fila più. La lotta al caimano la facciamo noi in modo extraparlamentare, in tanti modi, al lavoro e nelle piazze
Voi siete complici. Di quei 5 veicoli manco una parola avete detto
Un pregiudicato
Ma sì, renzi, facci la legge elettorale con questo, che problema c'è?
Tanto chi ve se fila più. La lotta al caimano la facciamo noi in modo extraparlamentare, in tanti modi, al lavoro e nelle piazze
Voi siete complici. Di quei 5 veicoli manco una parola avete detto
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Caro peanuts .M5S ha fatto bene a non andare al quel rito inutile. Ora Fonzi vediamo cosa fà.Se va avanti con decreti legge come il suo predecessore.
Vediamo questa cometa quanto veloce passa.
Ciao
Paolo11
Vediamo questa cometa quanto veloce passa.
Ciao
Paolo11
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
SILVIO SE L’È PIGLIARU IN QUEL POSTO – LA FIGURACCIA DI BERLUSCONI CHE AVEVA DAVVERO PUNTATO SU CAPPELLA CAPPELLACCI - E I FALCHI LO ATTACCANO: “TROPPO AMORE PER RENZI E POCA OPPOSIZIONE”
In Sardegna la batosta brucia, visto che B. era pure andato due volte a fare comizi a fianco dello sconfitto Cappellacci - Tra la lite con l’ex delfino Pili, che ha succhiato voti al centrodestra, e gli auguri a Matteuccio, in Forza Italia brontolano. Ma tanto lo sbandierato ufficio di presidenza neanche è stato nominato…
Ugo Magri per "la Stampa"
Il ceffone dalla Sardegna è giunto inatteso. Davvero Berlusconi era certissimo di vincere, altrimenti figurarsi se ci avrebbe messo la faccia tenendo non uno ma due comizi al fianco dello sconfitto Cappellacci.
Si è fidato dei sondaggi (che stavolta non erano forniti da Euromedia) nonché del proprio personale carisma (che non è più quello di una volta). Per cui, appreso l'esito dello spoglio, il Cav c'è rimasto discretamente male.
E quasi d'istinto ne ha scaricato la colpa sul «traditore» di turno. In questo caso non è Alfano però, bensì Mauro Pili, ex parlamentare «azzurro» transitato al gruppo misto della Camera, la cui lista «Popolo sardo» ha risucchiato a Cappellacci voti decisivi. Con Angelino una qualche comunanza c'è, dal momento che allo zenit della sua parabola forzista Pili era considerato il «figlioccio» di Berlusconi, addirittura il suo naturale delfino.
E in quanto tale, ha conosciuto lo stesso inesorabile destino di tutti gli eredi designati, da Fini ad Alfano: dapprima è caduto in disgrazia e poi, emarginato, ha fatto le valigie.
Dunque non ha tutti i torti la Gelmini quando sostiene che, sulla batosta sarda, pesa una variabile impazzita di carattere locale. Né si può contestare il consigliere berlusconiano Toti: il dramma della disoccupazione ha molto penalizzato il governatore uscente (delle cui qualità del resto ad Arcore non tutti erano così convinti).
Ma allora, perché insistere su di lui? Questa sistematica propensione all'autogol, questa voluttuosa tendenza del mondo berlusconiano a litigare e a sbranarsi, questa conclamata incapacità di comporre le proprie divisioni interne, è un fenomeno che trascende la Sardegna e la sorte di Cappellacci.
Perfino tra «falchi» berlusconiani c'è chi si domanda che motivo avesse mai Berlusconi di prendere a male parole Alfano due giorni prima del voto. Di dargli dell'«utile idiota» e di incassare a urne aperte una replica di quelle pepate. Insultare il Nuovo centrodestra gli ha dato grande libidine, senza dubbio; però quell'attimo di piacere Silvio lo sconterà caro perché dal governo gli alfaniani potranno vendicarsi in molti modi. E loro saprebbero come fargli più male, perché nessuno meglio degli ex sodali possiede il «know-how» degli interessi berlusconiani, tanto giudiziari quanto aziendali.
Altro sbaglio che i fedelissimi rimproverano al Capo: non doveva mostrarsi così «innamorato» di Renzi, così voglioso di andarci d'accordo al punto da fargli tanti auguri di buona riuscita proprio nel comizio finale, venerdì a Oristano. Nel giro stretto di Arcore si sussurra che Silvio abbia i suoi buoni motivi; se va cauto su Renzi è perché spera di ricevere in cambio un ministro della Giustizia non troppo ostile, e magari la riconferma di Catricalà quale vice-ministro dello Sviluppo, che Mediaset non disdegnerebbe.
Però questi calcoli si sommano a una certa confusione strategica. Col risultato che tutti parlano e nessuno sa bene in che consista l'opposizione «responsabile» annunciata da Berlusconi. Unico a tacere è Fitto. Da settimane il Capo dei «lealisti» chiede di discutere la linea. Ma invano; l'ufficio di presidenza, dove se ne dovrebbe parlare, non è nemmeno stato ancora nominato...
In Sardegna la batosta brucia, visto che B. era pure andato due volte a fare comizi a fianco dello sconfitto Cappellacci - Tra la lite con l’ex delfino Pili, che ha succhiato voti al centrodestra, e gli auguri a Matteuccio, in Forza Italia brontolano. Ma tanto lo sbandierato ufficio di presidenza neanche è stato nominato…
Ugo Magri per "la Stampa"
Il ceffone dalla Sardegna è giunto inatteso. Davvero Berlusconi era certissimo di vincere, altrimenti figurarsi se ci avrebbe messo la faccia tenendo non uno ma due comizi al fianco dello sconfitto Cappellacci.
Si è fidato dei sondaggi (che stavolta non erano forniti da Euromedia) nonché del proprio personale carisma (che non è più quello di una volta). Per cui, appreso l'esito dello spoglio, il Cav c'è rimasto discretamente male.
E quasi d'istinto ne ha scaricato la colpa sul «traditore» di turno. In questo caso non è Alfano però, bensì Mauro Pili, ex parlamentare «azzurro» transitato al gruppo misto della Camera, la cui lista «Popolo sardo» ha risucchiato a Cappellacci voti decisivi. Con Angelino una qualche comunanza c'è, dal momento che allo zenit della sua parabola forzista Pili era considerato il «figlioccio» di Berlusconi, addirittura il suo naturale delfino.
E in quanto tale, ha conosciuto lo stesso inesorabile destino di tutti gli eredi designati, da Fini ad Alfano: dapprima è caduto in disgrazia e poi, emarginato, ha fatto le valigie.
Dunque non ha tutti i torti la Gelmini quando sostiene che, sulla batosta sarda, pesa una variabile impazzita di carattere locale. Né si può contestare il consigliere berlusconiano Toti: il dramma della disoccupazione ha molto penalizzato il governatore uscente (delle cui qualità del resto ad Arcore non tutti erano così convinti).
Ma allora, perché insistere su di lui? Questa sistematica propensione all'autogol, questa voluttuosa tendenza del mondo berlusconiano a litigare e a sbranarsi, questa conclamata incapacità di comporre le proprie divisioni interne, è un fenomeno che trascende la Sardegna e la sorte di Cappellacci.
Perfino tra «falchi» berlusconiani c'è chi si domanda che motivo avesse mai Berlusconi di prendere a male parole Alfano due giorni prima del voto. Di dargli dell'«utile idiota» e di incassare a urne aperte una replica di quelle pepate. Insultare il Nuovo centrodestra gli ha dato grande libidine, senza dubbio; però quell'attimo di piacere Silvio lo sconterà caro perché dal governo gli alfaniani potranno vendicarsi in molti modi. E loro saprebbero come fargli più male, perché nessuno meglio degli ex sodali possiede il «know-how» degli interessi berlusconiani, tanto giudiziari quanto aziendali.
Altro sbaglio che i fedelissimi rimproverano al Capo: non doveva mostrarsi così «innamorato» di Renzi, così voglioso di andarci d'accordo al punto da fargli tanti auguri di buona riuscita proprio nel comizio finale, venerdì a Oristano. Nel giro stretto di Arcore si sussurra che Silvio abbia i suoi buoni motivi; se va cauto su Renzi è perché spera di ricevere in cambio un ministro della Giustizia non troppo ostile, e magari la riconferma di Catricalà quale vice-ministro dello Sviluppo, che Mediaset non disdegnerebbe.
Però questi calcoli si sommano a una certa confusione strategica. Col risultato che tutti parlano e nessuno sa bene in che consista l'opposizione «responsabile» annunciata da Berlusconi. Unico a tacere è Fitto. Da settimane il Capo dei «lealisti» chiede di discutere la linea. Ma invano; l'ufficio di presidenza, dove se ne dovrebbe parlare, non è nemmeno stato ancora nominato...
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
19 FEB 2014 09:42
1. LO SFOGO DELL’EX MINISTRO BARCA, CHE AL TELEFONO CON UN FALSO VENDOLA DESCRIVE DE BENEDETTI COME IL VERO REGISTA DEL GOVERNO NASCENTE, HA TRAMORTITO IL CUORE DI BERLUSCONI: IL ‘’SUO’’ MATTEUCCIO VA A LETTO CON L’ACERRIMO NEMICO -
2. “DI RENZI NON CI SI PUÒ FIDARE”, ASSICURA UN VECCHIO SQUALO DELLA POLITICA COME IL SENATORE MINZOLINI: “OGGI SEMBRA UN AMICO, MA FRA TRE GIORNI NON ESISTEREBBE A METTERE UN COLTELLO NELLA PANCIA DI BERLUSCONI, SE GLI TORNASSE VANTAGGIOSO...” -
3. COL RISULTATO CHE L’”INNAMORAMENTO” PER RENZI, FIN QUI IRREFRENABILE, CEDE IL POSTO A GIUDIZI ALQUANTO SEVERI: “PERFINO I SUOI VECCHI AMICI RIFIUTANO DI FARE I MINISTRI, IL GOVERNO RENZI SARÀ CIRCONDATO DAI TRADITORI” (COSÌ IL CAV. CHIAMA GLI ALFANOIDI) -
4. IL CAINANO VEDRÀ RENZI QUESTA MATTINA ALLE 10 NELL’AMBITO DELLE CONSULTAZIONI
Ugo Magri per "la Stampa"
Il seme del dubbio si è insinuato nella mente del Cavaliere proprio nel giorno delle consultazioni con Renzi. L'hanno messo sull'avviso che Matteo (di cui Silvio è politicamente «cotto») lo tradisce con suo acerrimo nemico, l'ingegner De Benedetti.
Quel nome, a quanto si racconta, ha avuto su Berlusconi l'effetto di un brusco risveglio, come se un sogno a occhi aperti si fosse improvvisamente infranto: il sogno di un sodalizio con Renzi capace di riportare il Cav al centro di tutti i giochi, compresi quelli futuri per il Quirinale...
Invece Berlusconi teme, adesso, di aver preso un abbaglio. Qualcuno, forse il suo consigliere politico Toti, gli ha fatto notare lo sfogo dell'ex ministro Barca, che al telefono con un falso Vendola descrive De Benedetti come il vero regista del governo nascente. Stessa segnalazione al Cavaliere è pervenuta da altri ambienti, come se in tanti si fossero passati la voce.
Col risultato che l'«innamoramento» per Renzi, fin qui irrefrenabile, ha ceduto il posto a calcoli più coi piedi per terra. Verso sera addirittura l'uomo è arrivato a esprimere giudizi alquanto severi nei confronti del presidente incaricato, che vedrà questa mattina alle 10 nell'ambito delle consultazioni. «Non ha avuto certo una bella partenza», è il giudizio più carino. E poi: «Perfino i suoi vecchi amici rifiutano di fare i ministri, col risultato che al governo Renzi sarà circondato dai traditori», epiteto con cui Berlusconi identifica gli alfaniani.
Insomma: sembra escluso che stamane il leader «azzurro» voglia spingersi oltre la promessa di un'opposizione «costruttiva», vale a dire non pregiudizialmente ostile. Blinderà il rispetto del patto sulle riforme, a cominciare da quella elettorale, ma pretenderà che Renzi onori gli accordi con lo stesso puntiglio, specie per quanto concerne sbarramenti e premi di maggioranza, senza nulla concedere ai piccoli partiti. Lamenterà l'assenza del capitolo giustizia. E si riserverà di accogliere le proposte del governo in materia economica alla luce del giudizio insindacabile che ne darà Brunetta, cliente tutt'altro che facile (come ben sanno Monti dapprima e Letta poi).
«Il nostro atteggiamento sarà legato ai fatti, unica cosa che conta per la gente», garantisce Mariastella Gelmini. Anche perché «di Renzi non ci si può fidare», assicura un vecchio squalo della politica come il senatore Minzolini: «Oggi sembra un amico, ma fra tre giorni non esisterebbe a mettere un coltello nella pancia di Berlusconi, se gli tornasse vantaggioso...».
1. LO SFOGO DELL’EX MINISTRO BARCA, CHE AL TELEFONO CON UN FALSO VENDOLA DESCRIVE DE BENEDETTI COME IL VERO REGISTA DEL GOVERNO NASCENTE, HA TRAMORTITO IL CUORE DI BERLUSCONI: IL ‘’SUO’’ MATTEUCCIO VA A LETTO CON L’ACERRIMO NEMICO -
2. “DI RENZI NON CI SI PUÒ FIDARE”, ASSICURA UN VECCHIO SQUALO DELLA POLITICA COME IL SENATORE MINZOLINI: “OGGI SEMBRA UN AMICO, MA FRA TRE GIORNI NON ESISTEREBBE A METTERE UN COLTELLO NELLA PANCIA DI BERLUSCONI, SE GLI TORNASSE VANTAGGIOSO...” -
3. COL RISULTATO CHE L’”INNAMORAMENTO” PER RENZI, FIN QUI IRREFRENABILE, CEDE IL POSTO A GIUDIZI ALQUANTO SEVERI: “PERFINO I SUOI VECCHI AMICI RIFIUTANO DI FARE I MINISTRI, IL GOVERNO RENZI SARÀ CIRCONDATO DAI TRADITORI” (COSÌ IL CAV. CHIAMA GLI ALFANOIDI) -
4. IL CAINANO VEDRÀ RENZI QUESTA MATTINA ALLE 10 NELL’AMBITO DELLE CONSULTAZIONI
Ugo Magri per "la Stampa"
Il seme del dubbio si è insinuato nella mente del Cavaliere proprio nel giorno delle consultazioni con Renzi. L'hanno messo sull'avviso che Matteo (di cui Silvio è politicamente «cotto») lo tradisce con suo acerrimo nemico, l'ingegner De Benedetti.
Quel nome, a quanto si racconta, ha avuto su Berlusconi l'effetto di un brusco risveglio, come se un sogno a occhi aperti si fosse improvvisamente infranto: il sogno di un sodalizio con Renzi capace di riportare il Cav al centro di tutti i giochi, compresi quelli futuri per il Quirinale...
Invece Berlusconi teme, adesso, di aver preso un abbaglio. Qualcuno, forse il suo consigliere politico Toti, gli ha fatto notare lo sfogo dell'ex ministro Barca, che al telefono con un falso Vendola descrive De Benedetti come il vero regista del governo nascente. Stessa segnalazione al Cavaliere è pervenuta da altri ambienti, come se in tanti si fossero passati la voce.
Col risultato che l'«innamoramento» per Renzi, fin qui irrefrenabile, ha ceduto il posto a calcoli più coi piedi per terra. Verso sera addirittura l'uomo è arrivato a esprimere giudizi alquanto severi nei confronti del presidente incaricato, che vedrà questa mattina alle 10 nell'ambito delle consultazioni. «Non ha avuto certo una bella partenza», è il giudizio più carino. E poi: «Perfino i suoi vecchi amici rifiutano di fare i ministri, col risultato che al governo Renzi sarà circondato dai traditori», epiteto con cui Berlusconi identifica gli alfaniani.
Insomma: sembra escluso che stamane il leader «azzurro» voglia spingersi oltre la promessa di un'opposizione «costruttiva», vale a dire non pregiudizialmente ostile. Blinderà il rispetto del patto sulle riforme, a cominciare da quella elettorale, ma pretenderà che Renzi onori gli accordi con lo stesso puntiglio, specie per quanto concerne sbarramenti e premi di maggioranza, senza nulla concedere ai piccoli partiti. Lamenterà l'assenza del capitolo giustizia. E si riserverà di accogliere le proposte del governo in materia economica alla luce del giudizio insindacabile che ne darà Brunetta, cliente tutt'altro che facile (come ben sanno Monti dapprima e Letta poi).
«Il nostro atteggiamento sarà legato ai fatti, unica cosa che conta per la gente», garantisce Mariastella Gelmini. Anche perché «di Renzi non ci si può fidare», assicura un vecchio squalo della politica come il senatore Minzolini: «Oggi sembra un amico, ma fra tre giorni non esisterebbe a mettere un coltello nella pancia di Berlusconi, se gli tornasse vantaggioso...».
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