Il "nuovo" governo Renzi
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Re: Il nuovo governo Renzi
Caro pancho,
La risposta a quanto da te postato è piuttosto complessa. Cercherò di essere breve (Eccapirai, mica è facile…!!)
In primo luogo mi preme porre in evidenza la questione valoriale. Noto che i nostri conterronei hanno perso completamente il senso del primato della vita. Mi riferisco all’indifferenza manifesta nei confronti dei suicidi a fronte della crisi. Quelli registrati lo scorso anno e che continuano con lo stesso ritmo all’inizio del 2014, sono:
Da La Stampa
CRONACHE
15/02/2014
Crisi, la tragedia infinita dei suicidi
Nel 2013 uno ogni due giorni e mezzo
Sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita.
Soprattutto imprenditori e disoccupati. Nel 2012 i casi registrati erano stati 89
Un suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Sono state complessivamente 149 le persone che lo scorso anno si sono tolte la vita per motivi economici, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale così a 238 la triste contabilità dei suicidi «per motivi economici», secondo gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il laboratorio di ricerca Socio Economica dell’Università degli studi Link Campus University.
Dai dati emerge che il 40% dei casi di suicidio registrati è avvenuto negli ultimi quattro mesi. Dopo l’estate il loro numero è salito vertiginosamente: a settembre con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre con 16 vittime, a novembre con 12 casi e a dicembre con 18 suicidi.
Circa un suicidio su due (il 45,6%) - ha calcolato lo studio - riguarda un imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, tra un anno e l’altro, si registra un raddoppio del numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58 i suicidi tra i senza lavoro, rispetto ai 28 dell’anno prima.
Il fenomeno non è caratteristico di una sola area, ma è diffuso su tutto il territorio nazionale. Mentre nel 2012 il numero più elevato di suicidi per motivi economici si era registrato nelle regioni del Nord-Est (27 casi, pari al 30,3% del totale) ora si registra maggiore uniformità tra le diverse aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno dove il tasso di suicidi è stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento: 13 casi complessivi nel 2012 sono diventati 29 nel 2013. Nel 2013 il numero più elevato si è registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime (da 12 del 2012 a 35 l’anno successivo). Seguono le regioni centrali (33 casi, 22,1%) a fronte dei 23 del 2012 e il Nord Est con 32 casi. Sono 19 invece le persone che si sono suicidate nelle Isole.
L’indagine esamina anche le cause che portano al tragico gesto. Al primo posto rimane la mancanza di denaro o una situazione debitoria insanabile (108 suicidi), che stacca notevolmente chi si è ucciso dopo la perdita del posto di lavoro (26). Non manca anche chi si è tolto la vita per debiti verso l’erario: 13 casi, calcola il Link Lab.
Ad allarmare, segnando l’acuirsi della crisi sul fronte sociale e lavorativo, è anche il dato relativo ai tentativi di suicidio: lo studio ne ha contati 86 contro i 48 del 2012, tra loro una cinquantina di disoccupati ai quali la crisi ha portato via il lavoro ma anche la speranza di ricostruire altrove il proprio percorso professionale.
http://www.lastampa.it/2014/02/15/itali ... agina.html
***
Effetto crisi: impennata di suicidi nel 2013, la metà erano ...
http://www.ilsole24ore.com/.../effetto- ... -erano...
15/feb/2014 - Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è ... del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 ...
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Crisi, in Italia suicidi in aumento, uno al giorno tra i disoccupati ...
www.forzanuova.org › Attualità
Un ulteriore indicatore del rapporto diretto tra il fenomeno suicidario e la crisi e' rappresentato dal numero dei suicidi per ragioni economiche (al di la' di quanto ...
*
Suicidi e crisi: numeri e motivi del boom - Panorama
economia.panorama.it/crisi-suicidi-debiti-disoccupazione
23/nov/2013 - E' il numero di persone che si sono tolte la vita per difficoltà economiche. Ecco le ... L'Italia secondo Moody's ... E' un fenomeno, quello dei suicidi, che ovviamente si è intensificato con la crisi degli ultimi 5 anni e che è tuttora ...
*
Suicidi per la crisi: nel 2013 in Italia si sono uccise 149 persone ...
cronaca.nanopress.it/.../suicidi-per-la-crisi-nel...italia-si...persone/17187/
15/feb/2014 - Suicidi per la crisi: nel 2013 in Italia si sono uccise 149 persone ... Nel 2012 il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava ...
*
L'ANALISI - Crisi, suicidi e solitudine: ritratto a tinte fosche dell'Italia ...
http://www.nannimagazine.it/.../italia/ ... a.../9379
08/feb/2014 - Sale quindi a 238 il numero totale dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Un suicidio ogni 2 ...
*
crisi economica, suicidi, biennio 2012-2013, lavoro, Link Lab ...
redazione.finanza.com/.../crisi-economica-un-suicidio-ogni-2-giorni-e-m...
04/feb/2014 - Sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Sono questi ...
*
Da inizio anno 119 "suicidi per crisi" - Today
www.today.it/cronaca/suicidi-crisi-italia-2013.html
21/nov/2013 - Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire a settembre, ... Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per ...
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La crisi si fa sempre più dura, boom dei suicidi in Italia: 149 ...
notizie.virgilio.it/.../crisi-sempre-piu-dura-in-italia-nel-2013-sono-149-i-...
15/feb/2014 - Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati;
Continua - 1
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In primo luogo mi preme porre in evidenza la questione valoriale. Noto che i nostri conterronei hanno perso completamente il senso del primato della vita. Mi riferisco all’indifferenza manifesta nei confronti dei suicidi a fronte della crisi. Quelli registrati lo scorso anno e che continuano con lo stesso ritmo all’inizio del 2014, sono:
Da La Stampa
CRONACHE
15/02/2014
Crisi, la tragedia infinita dei suicidi
Nel 2013 uno ogni due giorni e mezzo
Sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita.
Soprattutto imprenditori e disoccupati. Nel 2012 i casi registrati erano stati 89
Un suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Sono state complessivamente 149 le persone che lo scorso anno si sono tolte la vita per motivi economici, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale così a 238 la triste contabilità dei suicidi «per motivi economici», secondo gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il laboratorio di ricerca Socio Economica dell’Università degli studi Link Campus University.
Dai dati emerge che il 40% dei casi di suicidio registrati è avvenuto negli ultimi quattro mesi. Dopo l’estate il loro numero è salito vertiginosamente: a settembre con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre con 16 vittime, a novembre con 12 casi e a dicembre con 18 suicidi.
Circa un suicidio su due (il 45,6%) - ha calcolato lo studio - riguarda un imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, tra un anno e l’altro, si registra un raddoppio del numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58 i suicidi tra i senza lavoro, rispetto ai 28 dell’anno prima.
Il fenomeno non è caratteristico di una sola area, ma è diffuso su tutto il territorio nazionale. Mentre nel 2012 il numero più elevato di suicidi per motivi economici si era registrato nelle regioni del Nord-Est (27 casi, pari al 30,3% del totale) ora si registra maggiore uniformità tra le diverse aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno dove il tasso di suicidi è stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, vi è stato un allarmante aumento: 13 casi complessivi nel 2012 sono diventati 29 nel 2013. Nel 2013 il numero più elevato si è registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime (da 12 del 2012 a 35 l’anno successivo). Seguono le regioni centrali (33 casi, 22,1%) a fronte dei 23 del 2012 e il Nord Est con 32 casi. Sono 19 invece le persone che si sono suicidate nelle Isole.
L’indagine esamina anche le cause che portano al tragico gesto. Al primo posto rimane la mancanza di denaro o una situazione debitoria insanabile (108 suicidi), che stacca notevolmente chi si è ucciso dopo la perdita del posto di lavoro (26). Non manca anche chi si è tolto la vita per debiti verso l’erario: 13 casi, calcola il Link Lab.
Ad allarmare, segnando l’acuirsi della crisi sul fronte sociale e lavorativo, è anche il dato relativo ai tentativi di suicidio: lo studio ne ha contati 86 contro i 48 del 2012, tra loro una cinquantina di disoccupati ai quali la crisi ha portato via il lavoro ma anche la speranza di ricostruire altrove il proprio percorso professionale.
http://www.lastampa.it/2014/02/15/itali ... agina.html
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Crisi, in Italia suicidi in aumento, uno al giorno tra i disoccupati ...
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Suicidi e crisi: numeri e motivi del boom - Panorama
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23/nov/2013 - E' il numero di persone che si sono tolte la vita per difficoltà economiche. Ecco le ... L'Italia secondo Moody's ... E' un fenomeno, quello dei suicidi, che ovviamente si è intensificato con la crisi degli ultimi 5 anni e che è tuttora ...
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Suicidi per la crisi: nel 2013 in Italia si sono uccise 149 persone ...
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15/feb/2014 - Suicidi per la crisi: nel 2013 in Italia si sono uccise 149 persone ... Nel 2012 il numero più elevato dei suicidi per motivi economici si registrava ...
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L'ANALISI - Crisi, suicidi e solitudine: ritratto a tinte fosche dell'Italia ...
http://www.nannimagazine.it/.../italia/ ... a.../9379
08/feb/2014 - Sale quindi a 238 il numero totale dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Un suicidio ogni 2 ...
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crisi economica, suicidi, biennio 2012-2013, lavoro, Link Lab ...
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21/nov/2013 - Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire a settembre, ... Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per ...
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La crisi si fa sempre più dura, boom dei suicidi in Italia: 149 ...
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Re: Il nuovo governo Renzi
COME SI DICE POLTRONA A FIRENZE? ALTRO CHE GOVERNO “LIGHT”: RENZI PREPARA UN’INFORNATA DI 50 SOTTOSEGRETARI - TOCCA AUMENTARE I POSTI PER SAZIARE GLI ALLEATI
Saranno una decina gli alfaniani che troveranno spazio nel governo, mentre saranno 22 quelli del Pd, 5 di Scelta civica, 2 al Psi; un posto anche per Bruno Tabacci o Pino Pisicchio - Si affilano i coltelli per il ruolo da sottosegretario alla Presidenza del consiglio - Ci sarà posto per tutti, anche per la Vezzali…
per "il Giornale"
Matteo Renzi riconosce che il governo «avrebbe fatto meglio» a presentarsi alle Camere anche con i sottosegretari. Peccato di inesperienza. O di ingenuità. Anche perché, forse il presidente del Consiglio non immaginava il via vai di deputati che, a Montecitorio, lo hanno avvicinato per raccomandarsi per un posto da sottosegretario o da viceministro.
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
Di certo non lo ha fatto Venanzio Carpentieri, sindaco di Melito (Terra dei fuochi), che potrebbe finire sottosegretario all'Interno o alla Giustizia. Corre per via Arenula anche Enrico Costa (Ncd), che fa però resistenze per lasciare a Nunzia De Girolamo il posto di capogruppo.
Potrebbe essere confermato Cosimo Ferri. Ma sarebbe in partita anche Roberto Rao. Nel complesso saranno una decina gli alfaniani che troveranno spazio nel governo, mentre saranno 22 quelli del Pd, 5 di Scelta civica, 2 al Psi; un posto anche per Bruno Tabacci o Pino Pisicchio. Intenzione di Renzi è contenere in 45 il numero massimo di sottosegretari e viceministri.
Ma è probabile che il consiglio dei ministri di domani porti il numero a 50. Solo così sarebbe possibile riservare una posizione ai Popolari per l'Italia; altrimenti Mario Mauro resterebbe fuori dal governo. E i loro 12 voti al Senato potrebbero tornare in bilico per la maggioranza. Così, per l'ex ministro della Difesa si profilerebbe la posizione di viceministro al ministero degli Esteri, con delega per le Politiche europee.
MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI
MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI
Una posizione, però, che verrebbe offuscata da Enzo Moavero. Da ministro (senza portafoglio) agli Affari europei, potrebbe guidare comunque il Dipartimento delle Politiche comunitarie, in campo alla Presidenza del consiglio, con un incarico tutto da definire; tipo special envoy, sulla falsariga di Staffan De Mistura per i marò. Allo stesso incarico di Moavero, però, punta anche Sandro Gozi (Pd).
FRANCESCA COLOMBO BRUNO TABACCI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
FRANCESCA COLOMBO BRUNO TABACCI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
Particolarmente affollato il numero di pretendenti (o presunti tali) per un ruolo da sottosegretario alla Presidenza del consiglio. La delega per i servizi segreti dovrebbe finire a Luca Lotti, braccio destro di Renzi; anche se Marco Minniti punta a essere confermato nell'incarico. Ivan Scalfarotto (Pd) potrebbe entrare tra i sottosegretari di Palazzo Chigi, direzione Pari Opportunità. Gli potrebbe fare compagnia Riccardo Nencini, ma con la delega dello Sport.
Giovanni Legnini (Pd) dovrebbe lasciare la Presidenza (e la delega per l'Editoria) e finire al ministero dell'Economia per curare i rapporti con il Parlamento. All'Economia puntano anche Benedetto Della Vedova (Sc) e Luigi Casero (Ncd). Un pensierino l'aveva fatto anche Irene Tinagli (Sc), destinata però allo Sviluppo economico. Attesa la conferma, sempre allo Sviluppo economico, di Claudio De Vincenti (Pd).
MARIO MAURO
MARIO MAURO
Enzo Moavero Milanesi e moglie
ENZO MOAVERO MILANESI E MOGLIE
Scalda i motori, per la delega al Commercio estero, Carlo Calenda (Sc). Sicura la conferma di Lapo Pistelli (Pd) e Mario Giro agli Esteri. Come quella della Borletti Buitoni (Sc) ai Beni culturali e di Gioacchino Alfano (Ncd) alla Difesa. Un incarico da sottosegretario lo dovrebbero trovare anche Barbara Saltamartini (Ncd) e Davide Zoggia (Pd). Mentre appare scontato che Pietro Ichino (Sc) possa seguire da vicino la riforma del lavoro dal ministero come viceministro. Aria di incarichi anche per Valentina Vezzali (Sc).
Saranno una decina gli alfaniani che troveranno spazio nel governo, mentre saranno 22 quelli del Pd, 5 di Scelta civica, 2 al Psi; un posto anche per Bruno Tabacci o Pino Pisicchio - Si affilano i coltelli per il ruolo da sottosegretario alla Presidenza del consiglio - Ci sarà posto per tutti, anche per la Vezzali…
per "il Giornale"
Matteo Renzi riconosce che il governo «avrebbe fatto meglio» a presentarsi alle Camere anche con i sottosegretari. Peccato di inesperienza. O di ingenuità. Anche perché, forse il presidente del Consiglio non immaginava il via vai di deputati che, a Montecitorio, lo hanno avvicinato per raccomandarsi per un posto da sottosegretario o da viceministro.
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
Di certo non lo ha fatto Venanzio Carpentieri, sindaco di Melito (Terra dei fuochi), che potrebbe finire sottosegretario all'Interno o alla Giustizia. Corre per via Arenula anche Enrico Costa (Ncd), che fa però resistenze per lasciare a Nunzia De Girolamo il posto di capogruppo.
Potrebbe essere confermato Cosimo Ferri. Ma sarebbe in partita anche Roberto Rao. Nel complesso saranno una decina gli alfaniani che troveranno spazio nel governo, mentre saranno 22 quelli del Pd, 5 di Scelta civica, 2 al Psi; un posto anche per Bruno Tabacci o Pino Pisicchio. Intenzione di Renzi è contenere in 45 il numero massimo di sottosegretari e viceministri.
Ma è probabile che il consiglio dei ministri di domani porti il numero a 50. Solo così sarebbe possibile riservare una posizione ai Popolari per l'Italia; altrimenti Mario Mauro resterebbe fuori dal governo. E i loro 12 voti al Senato potrebbero tornare in bilico per la maggioranza. Così, per l'ex ministro della Difesa si profilerebbe la posizione di viceministro al ministero degli Esteri, con delega per le Politiche europee.
MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI
MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI
Una posizione, però, che verrebbe offuscata da Enzo Moavero. Da ministro (senza portafoglio) agli Affari europei, potrebbe guidare comunque il Dipartimento delle Politiche comunitarie, in campo alla Presidenza del consiglio, con un incarico tutto da definire; tipo special envoy, sulla falsariga di Staffan De Mistura per i marò. Allo stesso incarico di Moavero, però, punta anche Sandro Gozi (Pd).
FRANCESCA COLOMBO BRUNO TABACCI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
FRANCESCA COLOMBO BRUNO TABACCI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
Particolarmente affollato il numero di pretendenti (o presunti tali) per un ruolo da sottosegretario alla Presidenza del consiglio. La delega per i servizi segreti dovrebbe finire a Luca Lotti, braccio destro di Renzi; anche se Marco Minniti punta a essere confermato nell'incarico. Ivan Scalfarotto (Pd) potrebbe entrare tra i sottosegretari di Palazzo Chigi, direzione Pari Opportunità. Gli potrebbe fare compagnia Riccardo Nencini, ma con la delega dello Sport.
Giovanni Legnini (Pd) dovrebbe lasciare la Presidenza (e la delega per l'Editoria) e finire al ministero dell'Economia per curare i rapporti con il Parlamento. All'Economia puntano anche Benedetto Della Vedova (Sc) e Luigi Casero (Ncd). Un pensierino l'aveva fatto anche Irene Tinagli (Sc), destinata però allo Sviluppo economico. Attesa la conferma, sempre allo Sviluppo economico, di Claudio De Vincenti (Pd).
MARIO MAURO
MARIO MAURO
Enzo Moavero Milanesi e moglie
ENZO MOAVERO MILANESI E MOGLIE
Scalda i motori, per la delega al Commercio estero, Carlo Calenda (Sc). Sicura la conferma di Lapo Pistelli (Pd) e Mario Giro agli Esteri. Come quella della Borletti Buitoni (Sc) ai Beni culturali e di Gioacchino Alfano (Ncd) alla Difesa. Un incarico da sottosegretario lo dovrebbero trovare anche Barbara Saltamartini (Ncd) e Davide Zoggia (Pd). Mentre appare scontato che Pietro Ichino (Sc) possa seguire da vicino la riforma del lavoro dal ministero come viceministro. Aria di incarichi anche per Valentina Vezzali (Sc).
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Re: Il nuovo governo Renzi
Se andiamo avanti di questo passo con chiusura di fabbriche, fra un paio di anni non ci saranno soldi per pagare le pensioni di tutti anche quelle D'oro.
E nessun governo pensa a questo.
1Dovrebbero tagliarsi tutti lo stipendio, compreso menager pubblici, Generali di tutte le armi,stependi della corte dei conti ,cassazione ecc.....togliere i soldi alle scuole private per darle alla pubblica,togliereil sovvenzionamento dei giornali De Benedetti Berlusconi Agnelli basta soldi.Alla Fiat lo stato ha dato una valanga di soldi in questi anni.NO invece siamo nella ca... ma non si tocca niente.E dicono che non ci sono soldi ma non fanno niente per recuperarli.Vediamo Renzi la meteora.
http://www.youtube.com/watch?v=sTUMWmSr98g&sns=fb
Ciao
Paolo11
E nessun governo pensa a questo.
1Dovrebbero tagliarsi tutti lo stipendio, compreso menager pubblici, Generali di tutte le armi,stependi della corte dei conti ,cassazione ecc.....togliere i soldi alle scuole private per darle alla pubblica,togliereil sovvenzionamento dei giornali De Benedetti Berlusconi Agnelli basta soldi.Alla Fiat lo stato ha dato una valanga di soldi in questi anni.NO invece siamo nella ca... ma non si tocca niente.E dicono che non ci sono soldi ma non fanno niente per recuperarli.Vediamo Renzi la meteora.
http://www.youtube.com/watch?v=sTUMWmSr98g&sns=fb
Ciao
Paolo11
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Re: Il nuovo governo Renzi
Maggioranze friabili, il rischio di Matteo
(Wanda Marra).
26/02/2014 di triskel182
Una, due, tre. Nessuna. Doppia maggioranza, di governo e per le riforme, maggioranze variabili. I teorici della politica e i renziani di stretta osservanza in queste settimane si sono spinti a teorizzare per il governo neonato una molteplicità di piattaforme e di possibilità.
Renzi dovrebbe governare con Ncd, fare le riforme con Forza Italia e incassare su alcuni provvedimenti il voto di Sel (magari pronta a spaccarsi) e dei Cinque Stelle (con masse di fuoriusciti pronti a cadere tra le braccia di Matteo).
Ma se il buongiorno si vede dal mattino, questo doppio/triplo salto mortale si preannuncia difficilissimo.
Già dal dibattito alle Camere. Che ha fatto emergere distinguo, perplessità, critiche già nella presunta maggioranza.
E insulti a cielo aperto da parte dei Cinque Stelle. Entusiasti in genere gli esponenti di Forza Italia, da Paolo Romani in Senato a Michaela Biancofiore alla Camera, che si sono prodotti in annunci di sfiducia con rammarico. E però il vero orizzonte dei berluscones l’ha chiarito Renato Brunetta intervenendo ieri alla Camera: “Si faccia la riforma elettorale e poi si vada subito al voto”.
È TUTTO DA VEDERE se Renzi è d’accordo, o se invece preferisce rallentare l’iter della legge in Senato, per arrivare fino al 2015 e poi valutare.
Ma è chiaro che se gli interessi divergono per gli amici/nemici di Forza Italia basta far mancare l’annunciato soccorso all’occorrenza su alcuni provvedimenti per affondare il governo.
“In Ncd i governativi sono già minoranza”, andava dicendo ieri un esponente di spicco del partito .
In tutti i loro interventi in Aula i soci di maggioranza ci hanno tenuto a ribadire la loro “fiducia per responsabilità”. Unita alla richiesta di fare la riforma del Senato dopo l’Italicum. Renzi non ha assicurato nulla, non ha firmato nessun accordo. Però le divergenze programmatiche sono enormi: il neo premier promette lo ius soli, e gli alfaniani dicono di no; vorrebbe le unioni civili per i gay e si trova di fronte allo stesso muro. Senza parlare del fatto che in blocco si sono espressi contro qualsiasi forma di patrimoniale, rendite finanziarie incluse. E insomma, come fa Renzi a far approvare qualche provvedimento in queste condizioni? Il dibattito parlamentare ha poi messo in evidenza la contrarietà assoluta del Movimento 5 Stelle . Da “Wanna Marchi della politica” a “bugiardo” gli hanno detto praticamente di tutto. Tanto che il premier in Aula ieri ha preso carta e penna e ha mandato un pizzino a Luigi Di Maio: “Scusa l’ingenuità, caro Luigi. Ma voi fate sempre cosi? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci…”. Come dire, sta venendo meno l’illusione che i grillini in Senato possano arrivare a sostegno.
ALL’INIZIO del “piano inclinato” che ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi i renziani erano pronti a scommettere su una trentina di grillini in arrivo. Poi sono diventati 15, poi 8, poi 4. Ieri a Palazzo Madama la fiducia non l’ha votata neanche uno.
Stessa questione per Sel. I renziani si illudevano di spaccarla. Ma Sel, che aveva qualche tentennamento, si è ricompattata. E adesso è tutta una riunione in Transatlantico tra Gennaro Migliore e Pippo Civati. Perché il Pd, in questomomento è pieno di spinte centrifughe. Civati vagheggia da tempo un’uscita a sinistra. E ieri si è rivisto l’asse Letta-Bersani. Entrambi per i noti motivi ce l’hanno a morte con l’ex Rottamatore. Entrambi con i rispettivi fedelissimi (vedi un Fassina in aula che annuncia voto contrario su alcuni provvedimenti) nutrono sogni di vendetta e di rivincita. Se andasse male e si tornasse al voto, la partita sarebbe tutta da giocare. Last but not least, per dirla all’inglese, lunedì sera Renzi a Palazzo Madama ha preso 169 voti, 4 meno di Letta. Ha perso due voti del Gal. Ma soprattutto gli 11 voti dei Popolari di Mauro sono essenziali per arrivare alla maggioranza di 161. E i Popolari – con Mauro fatto fuori dal ministero della Difesa e forse persino dalla lista dei sottosegretari – sono quelli con più riserve sulla pratica. “Beh non è stata così entusiasmante come ci aspettavamo”, ammetteva ieri sera qualche renziano.
Da Il Fatto Quotidiano del 26/02/2014.
(Wanda Marra).
26/02/2014 di triskel182
Una, due, tre. Nessuna. Doppia maggioranza, di governo e per le riforme, maggioranze variabili. I teorici della politica e i renziani di stretta osservanza in queste settimane si sono spinti a teorizzare per il governo neonato una molteplicità di piattaforme e di possibilità.
Renzi dovrebbe governare con Ncd, fare le riforme con Forza Italia e incassare su alcuni provvedimenti il voto di Sel (magari pronta a spaccarsi) e dei Cinque Stelle (con masse di fuoriusciti pronti a cadere tra le braccia di Matteo).
Ma se il buongiorno si vede dal mattino, questo doppio/triplo salto mortale si preannuncia difficilissimo.
Già dal dibattito alle Camere. Che ha fatto emergere distinguo, perplessità, critiche già nella presunta maggioranza.
E insulti a cielo aperto da parte dei Cinque Stelle. Entusiasti in genere gli esponenti di Forza Italia, da Paolo Romani in Senato a Michaela Biancofiore alla Camera, che si sono prodotti in annunci di sfiducia con rammarico. E però il vero orizzonte dei berluscones l’ha chiarito Renato Brunetta intervenendo ieri alla Camera: “Si faccia la riforma elettorale e poi si vada subito al voto”.
È TUTTO DA VEDERE se Renzi è d’accordo, o se invece preferisce rallentare l’iter della legge in Senato, per arrivare fino al 2015 e poi valutare.
Ma è chiaro che se gli interessi divergono per gli amici/nemici di Forza Italia basta far mancare l’annunciato soccorso all’occorrenza su alcuni provvedimenti per affondare il governo.
“In Ncd i governativi sono già minoranza”, andava dicendo ieri un esponente di spicco del partito .
In tutti i loro interventi in Aula i soci di maggioranza ci hanno tenuto a ribadire la loro “fiducia per responsabilità”. Unita alla richiesta di fare la riforma del Senato dopo l’Italicum. Renzi non ha assicurato nulla, non ha firmato nessun accordo. Però le divergenze programmatiche sono enormi: il neo premier promette lo ius soli, e gli alfaniani dicono di no; vorrebbe le unioni civili per i gay e si trova di fronte allo stesso muro. Senza parlare del fatto che in blocco si sono espressi contro qualsiasi forma di patrimoniale, rendite finanziarie incluse. E insomma, come fa Renzi a far approvare qualche provvedimento in queste condizioni? Il dibattito parlamentare ha poi messo in evidenza la contrarietà assoluta del Movimento 5 Stelle . Da “Wanna Marchi della politica” a “bugiardo” gli hanno detto praticamente di tutto. Tanto che il premier in Aula ieri ha preso carta e penna e ha mandato un pizzino a Luigi Di Maio: “Scusa l’ingenuità, caro Luigi. Ma voi fate sempre cosi? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci…”. Come dire, sta venendo meno l’illusione che i grillini in Senato possano arrivare a sostegno.
ALL’INIZIO del “piano inclinato” che ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi i renziani erano pronti a scommettere su una trentina di grillini in arrivo. Poi sono diventati 15, poi 8, poi 4. Ieri a Palazzo Madama la fiducia non l’ha votata neanche uno.
Stessa questione per Sel. I renziani si illudevano di spaccarla. Ma Sel, che aveva qualche tentennamento, si è ricompattata. E adesso è tutta una riunione in Transatlantico tra Gennaro Migliore e Pippo Civati. Perché il Pd, in questomomento è pieno di spinte centrifughe. Civati vagheggia da tempo un’uscita a sinistra. E ieri si è rivisto l’asse Letta-Bersani. Entrambi per i noti motivi ce l’hanno a morte con l’ex Rottamatore. Entrambi con i rispettivi fedelissimi (vedi un Fassina in aula che annuncia voto contrario su alcuni provvedimenti) nutrono sogni di vendetta e di rivincita. Se andasse male e si tornasse al voto, la partita sarebbe tutta da giocare. Last but not least, per dirla all’inglese, lunedì sera Renzi a Palazzo Madama ha preso 169 voti, 4 meno di Letta. Ha perso due voti del Gal. Ma soprattutto gli 11 voti dei Popolari di Mauro sono essenziali per arrivare alla maggioranza di 161. E i Popolari – con Mauro fatto fuori dal ministero della Difesa e forse persino dalla lista dei sottosegretari – sono quelli con più riserve sulla pratica. “Beh non è stata così entusiasmante come ci aspettavamo”, ammetteva ieri sera qualche renziano.
Da Il Fatto Quotidiano del 26/02/2014.
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Re: Il nuovo governo Renzi
Dove vai se il cavallo non ce l’hai…….
Quella che si sta scoprendo in queste settimane è una gran brutta sinistra.
Divisiva, litigiosa e inconcludente.
Renzi è al centro delle spaccature, che in certi casi diventeranno insanabili.
I tifosi di sinistra di Renzi iniziano a lamentarsi che i giornalisti ce l’hanno tutti con lui. In effetti pretenderebbero che tutti cantassero L’osanna in excelsis Dei, in onore di Matteuccio.
Sondaggi, Matteo già col fiatone mentre il Pd rischia di affondare
(Tommaso Rodano).
27/02/2014 di triskel182
I numeri cambiano, la sostanza rimane la stessa. Per i sondaggisti Matteo Renzi rischia tantissimo (e questo si sapeva). La notizia è che la sua ambizione avrebbe già mietuto la prima vittima: il Partito democratico. La fiducia nel nuovo presidente del Consiglio rimane su livelli accettabili (anche se non trascendentali), mentre le percentuali del Pd nei giorni della nascita del governo sono calate in maniera sensibile.
ANTONIO NOTO, direttore di Irp Marketing, ha in mano i numeri freschi dell’ultimo sondaggio, realizzato dopo i due discorsi di Renzi a Montecitorio e Palazzo Madama. “Esattamente un italiano su due ha fiducia nel nuovo capo del governo. Renzi piace al 50 per cento degli intervistati. È un risultato discreto, non eccezionale: Letta era attorno al 48, mentre Monti, Berlusconi e Prodi all’inizio avevano un consenso personale più alto, tra il 54 e il 58 per cento”.
Roberto Weber, sondaggista di SWG, commenta numeri simili, leggermente più lusinghieri per il presidente del Consiglio. Il gradimento personale di Renzi sarebbe attorno al 52 per cento, ma l’ultimo campione risale alla scorsa settimana, prima della presentazione della squadra di governo: per conoscere gli effetti dei primi discorsi del rottamatore in Parlamento bisognaaspettare ancora qualche giorno.
Su un dato i due sondaggisti non hanno nessun dubbio: gli elettori del Partito democratico sono disorientati.
La “staffetta” tra Letta e Renzi non è stata capita. E se è stata capita, non è stata apprezzata. Secondo Irp, la settimana in cui la direzione del Pd ha sancito il passaggio di consegne a Palazzo Chigi, il partito ha subìto un’immediata diminuzione dei consensi, di circa due punti e mezzo. “Un fenomeno di questa entità in così poco tempo è rarissimo – spiega Noto –. La ‘staffetta’ è stata vissuta come un evento traumatico.
Dopo le primarie di Renzi il Pd era stabilmente sopra il 30 per cento. Prima del colpo di mano al governo era al 32. Dopo la fiducia è sceso al 29,3”. Weber riconosce la stessa tendenza, attenuandone un po’ le proporzioni: “Il Pd ha perso circa un punto e mezzo. Alle Europee rischia molto. I voti in uscita vanno divisi tra M5s, indecisi e Lista Tsipras. L’investimento personale su Renzi invece rimane alto: la sua figura prevale sui contenutio”.
ANCHE SECONDO Alessandra Ghisleri, di Euromedia, il blitz di Renzi a Palazzo Chigi non ha fatto bene al Pd: “Nelle ultime settimane ha perso quasi un punto e mezzo, scendendo attorno al 28 per cento”. Ma per Ghisleri l’operazione ha macchiato l’immagine dello stesso premier: “Renzi è passato in poche settimane dal 48-49 per cento al 42-43”. Pure le cifre sulla fiducia dell’esecutivo non sono di buon auspicio: “Il consenso sulla sua squadra non supera il 33 per cento. Un numero più basso di quello dei primi giorni del governo Letta e non molto più alto dei suoi ultimi: dopo un anno difficile e deludente, Enrico era al 24”. Un quadro non confortante, per l’ex rottamatore. Ora Renzi deve correre. I tre sondaggisti hanno numeri diversi, ma lo stesso, identico pronostico: “Si gioca tutto nei primissimi mesi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 27/02/2014.
Quella che si sta scoprendo in queste settimane è una gran brutta sinistra.
Divisiva, litigiosa e inconcludente.
Renzi è al centro delle spaccature, che in certi casi diventeranno insanabili.
I tifosi di sinistra di Renzi iniziano a lamentarsi che i giornalisti ce l’hanno tutti con lui. In effetti pretenderebbero che tutti cantassero L’osanna in excelsis Dei, in onore di Matteuccio.
Sondaggi, Matteo già col fiatone mentre il Pd rischia di affondare
(Tommaso Rodano).
27/02/2014 di triskel182
I numeri cambiano, la sostanza rimane la stessa. Per i sondaggisti Matteo Renzi rischia tantissimo (e questo si sapeva). La notizia è che la sua ambizione avrebbe già mietuto la prima vittima: il Partito democratico. La fiducia nel nuovo presidente del Consiglio rimane su livelli accettabili (anche se non trascendentali), mentre le percentuali del Pd nei giorni della nascita del governo sono calate in maniera sensibile.
ANTONIO NOTO, direttore di Irp Marketing, ha in mano i numeri freschi dell’ultimo sondaggio, realizzato dopo i due discorsi di Renzi a Montecitorio e Palazzo Madama. “Esattamente un italiano su due ha fiducia nel nuovo capo del governo. Renzi piace al 50 per cento degli intervistati. È un risultato discreto, non eccezionale: Letta era attorno al 48, mentre Monti, Berlusconi e Prodi all’inizio avevano un consenso personale più alto, tra il 54 e il 58 per cento”.
Roberto Weber, sondaggista di SWG, commenta numeri simili, leggermente più lusinghieri per il presidente del Consiglio. Il gradimento personale di Renzi sarebbe attorno al 52 per cento, ma l’ultimo campione risale alla scorsa settimana, prima della presentazione della squadra di governo: per conoscere gli effetti dei primi discorsi del rottamatore in Parlamento bisognaaspettare ancora qualche giorno.
Su un dato i due sondaggisti non hanno nessun dubbio: gli elettori del Partito democratico sono disorientati.
La “staffetta” tra Letta e Renzi non è stata capita. E se è stata capita, non è stata apprezzata. Secondo Irp, la settimana in cui la direzione del Pd ha sancito il passaggio di consegne a Palazzo Chigi, il partito ha subìto un’immediata diminuzione dei consensi, di circa due punti e mezzo. “Un fenomeno di questa entità in così poco tempo è rarissimo – spiega Noto –. La ‘staffetta’ è stata vissuta come un evento traumatico.
Dopo le primarie di Renzi il Pd era stabilmente sopra il 30 per cento. Prima del colpo di mano al governo era al 32. Dopo la fiducia è sceso al 29,3”. Weber riconosce la stessa tendenza, attenuandone un po’ le proporzioni: “Il Pd ha perso circa un punto e mezzo. Alle Europee rischia molto. I voti in uscita vanno divisi tra M5s, indecisi e Lista Tsipras. L’investimento personale su Renzi invece rimane alto: la sua figura prevale sui contenutio”.
ANCHE SECONDO Alessandra Ghisleri, di Euromedia, il blitz di Renzi a Palazzo Chigi non ha fatto bene al Pd: “Nelle ultime settimane ha perso quasi un punto e mezzo, scendendo attorno al 28 per cento”. Ma per Ghisleri l’operazione ha macchiato l’immagine dello stesso premier: “Renzi è passato in poche settimane dal 48-49 per cento al 42-43”. Pure le cifre sulla fiducia dell’esecutivo non sono di buon auspicio: “Il consenso sulla sua squadra non supera il 33 per cento. Un numero più basso di quello dei primi giorni del governo Letta e non molto più alto dei suoi ultimi: dopo un anno difficile e deludente, Enrico era al 24”. Un quadro non confortante, per l’ex rottamatore. Ora Renzi deve correre. I tre sondaggisti hanno numeri diversi, ma lo stesso, identico pronostico: “Si gioca tutto nei primissimi mesi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 27/02/2014.
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Re: Il nuovo governo Renzi
Il Gattopardo - 1
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28 FEB 2014 16:52
È NATO IL SOTTOGOVERNO: 44 SOTTOSEGRETARI, DI CUI 9 VICEMINISTRI - MOLTE CONFERME, FOLLA AL TESORO: 2 VICE (MORANDO E CASERO) E 3 SOTTOSEGRETARI - 3 POLTRONE AI POPOLARI, DETERMINANTI IN SENATO - LUCA LOTTI A PALAZZO CHIGI, MA I SERVIZI RESTANO A MINNITI – NO KYENGE
Emiliano, sindaco di Bari, trombato ma subito riciclato come capolista alle Europee - Confermati Pistelli, Bubbico, Bocci, Ferri, Calenda, De Vincenti, Vicari, Alfano, Castiglione, Toccafondi, Borletti Buitoni, e Manzione - A Giacomelli (Pd) la delega alle comunicazioni, Scalfarotto affiancherà la Boschi…
Da http://www.repubblica.it
"Il numero totale" dei membri del governo "sarà di 62 componenti: 16 ministri più il presidente del Consiglio e me; 44 sottosegretari, di cui 9 viceministri". Lo annuncia Graziano Delrio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. La riunione del Consiglio dei ministri è terminata alle 13.45. Il Cdm, iniziato in ritardo proprio perché il premier Matteo Renzi ha dovuto prima chiudere la partita dei sottosegretari, è durato circa due ore.
Il numero complessivo, dunque, supera di uno i componenti del governo Letta, che aveva 21 ministri, più premier e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e 40 sottosegretari. Il 'tetto' di massimo 63 componenti è fissato dalla Finanziaria del 2008.
Tra i sottosegretari nominati oggi fa il suo ingresso Luca Lotti, già coordinatore della segreteria di Renzi nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Enrico Morando (Pd) e Luigi Casero (Ncd) sono i nuovi viceministri all'Economia, mentre i sottosegretari sono tre: conferma per Pier Paolo Baretta, al quale si aggiungono Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc). Riccardo Nencini, segretario del Psi, è viceministro ai Trasporti. Numerose anche le riconferme, come nel caso di Bubbico, Bocci e Manzione che restano all'Interno. Resta anche il viceministro degli Esteri, Pistelli, che affiancherà la Mogherini.
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, non è in squadra: come conferma lui stesso in un tweet, Renzi gli ha chiesto di fare da capolista alle europee.
Ecco la lista completa di viceministri e sottosegretari (in corso di aggiornamento in questi minuti):
Presidenza del Consiglio
Sottosegretari: Luca Lotti (Pd) con delega all'Editoria e Marco Minniti (Pd), riconfermato ai Servizi segreti.
Interno
Viceministro: riconfermato Filippo Bubbico (Pd)
Sottosegretari: restano anche Gianpiero Bocci (Pd) e Domenico Manzione (tecnico).
Esteri
Viceministro: riconfermato Lapo Pistelli (Pd).
Sottosegretari: resta anche Mario Giro (Pi -Popolari per l'Italia). Di nuova nomina Benedetto Della Vedova (Sc).
Giustizia
Sottosegretari: Enrico Costa (Ncd); riconfermato Cosimo Ferri (tecnico).
Difesa
Sottosegretari: Domenico Rossi (Pi). Viene riconfermato anche Gioacchino Alfano (Ncd).
Economia e Finanze
Viceministri: Enrico Morando (Pd), riconfermato Luigi Casero (Ncd).
Sottosegretari: resta PierPaolo Baretta, di nuova nomina Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc).
Sviluppo Economico
Viceministro: riconfermato Carlo Calenda (Sc).
Sottosegretari: restano anche Claudio De Vincenti (Pd) e Simona Vicari (Ncd) più Antonello Giacomelli (Pd) di nuova nomina con delega alle Comunicazioni.
Lavoro
Sottosegretari: Teresa Bellanova (Pd).
Infrastrutture e Trasporti
Viceministro: Riccardo Nencini, segretario Psi.
Sottosegretari: Antonio Gentile e Umberto Del Basso De Caro.
Politiche Agricole Forestali e Alimentari
Sottosegretari: Andrea Olivero (Pi). Riconfermato Giuseppe Castiglione (Ncd).
Ambiente
Sottosegretari: Silvia Velo (Pd), Barbara Degani (Ncd).
Istruzione, Università e Ricerca
Angela D'Onghia (Pi), Roberto Reggi (Pd). Riconfermato Gabriele Toccafondi (Ncd).
Beni, Attività culturali e turismo
Sottosegretari: di nuova nomina Francesca Barracciu (Pd, in un primo tempo candidata alla presidenza della Regione Sardegna, poi convinta da Renzi a cedere il posto a Francesco Pigliaru); confermata Ilaria Borletti Buitoni (Sc).
Salute
Sottosegretari: Vito De Filippo
Riforme e Rapporti con il Parlamento
Sottosegretario: Ivan Scalfarotto (Pd).
Semplificazione e Pubblica amministrazione
Sottosegretario: Angelo Rughetti (Pd).
Affari regionali
Sottosegretario: Gianclaudio Bressa (Pd).
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28 FEB 2014 16:52
È NATO IL SOTTOGOVERNO: 44 SOTTOSEGRETARI, DI CUI 9 VICEMINISTRI - MOLTE CONFERME, FOLLA AL TESORO: 2 VICE (MORANDO E CASERO) E 3 SOTTOSEGRETARI - 3 POLTRONE AI POPOLARI, DETERMINANTI IN SENATO - LUCA LOTTI A PALAZZO CHIGI, MA I SERVIZI RESTANO A MINNITI – NO KYENGE
Emiliano, sindaco di Bari, trombato ma subito riciclato come capolista alle Europee - Confermati Pistelli, Bubbico, Bocci, Ferri, Calenda, De Vincenti, Vicari, Alfano, Castiglione, Toccafondi, Borletti Buitoni, e Manzione - A Giacomelli (Pd) la delega alle comunicazioni, Scalfarotto affiancherà la Boschi…
Da http://www.repubblica.it
"Il numero totale" dei membri del governo "sarà di 62 componenti: 16 ministri più il presidente del Consiglio e me; 44 sottosegretari, di cui 9 viceministri". Lo annuncia Graziano Delrio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. La riunione del Consiglio dei ministri è terminata alle 13.45. Il Cdm, iniziato in ritardo proprio perché il premier Matteo Renzi ha dovuto prima chiudere la partita dei sottosegretari, è durato circa due ore.
Il numero complessivo, dunque, supera di uno i componenti del governo Letta, che aveva 21 ministri, più premier e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e 40 sottosegretari. Il 'tetto' di massimo 63 componenti è fissato dalla Finanziaria del 2008.
Tra i sottosegretari nominati oggi fa il suo ingresso Luca Lotti, già coordinatore della segreteria di Renzi nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Enrico Morando (Pd) e Luigi Casero (Ncd) sono i nuovi viceministri all'Economia, mentre i sottosegretari sono tre: conferma per Pier Paolo Baretta, al quale si aggiungono Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc). Riccardo Nencini, segretario del Psi, è viceministro ai Trasporti. Numerose anche le riconferme, come nel caso di Bubbico, Bocci e Manzione che restano all'Interno. Resta anche il viceministro degli Esteri, Pistelli, che affiancherà la Mogherini.
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, non è in squadra: come conferma lui stesso in un tweet, Renzi gli ha chiesto di fare da capolista alle europee.
Ecco la lista completa di viceministri e sottosegretari (in corso di aggiornamento in questi minuti):
Presidenza del Consiglio
Sottosegretari: Luca Lotti (Pd) con delega all'Editoria e Marco Minniti (Pd), riconfermato ai Servizi segreti.
Interno
Viceministro: riconfermato Filippo Bubbico (Pd)
Sottosegretari: restano anche Gianpiero Bocci (Pd) e Domenico Manzione (tecnico).
Esteri
Viceministro: riconfermato Lapo Pistelli (Pd).
Sottosegretari: resta anche Mario Giro (Pi -Popolari per l'Italia). Di nuova nomina Benedetto Della Vedova (Sc).
Giustizia
Sottosegretari: Enrico Costa (Ncd); riconfermato Cosimo Ferri (tecnico).
Difesa
Sottosegretari: Domenico Rossi (Pi). Viene riconfermato anche Gioacchino Alfano (Ncd).
Economia e Finanze
Viceministri: Enrico Morando (Pd), riconfermato Luigi Casero (Ncd).
Sottosegretari: resta PierPaolo Baretta, di nuova nomina Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc).
Sviluppo Economico
Viceministro: riconfermato Carlo Calenda (Sc).
Sottosegretari: restano anche Claudio De Vincenti (Pd) e Simona Vicari (Ncd) più Antonello Giacomelli (Pd) di nuova nomina con delega alle Comunicazioni.
Lavoro
Sottosegretari: Teresa Bellanova (Pd).
Infrastrutture e Trasporti
Viceministro: Riccardo Nencini, segretario Psi.
Sottosegretari: Antonio Gentile e Umberto Del Basso De Caro.
Politiche Agricole Forestali e Alimentari
Sottosegretari: Andrea Olivero (Pi). Riconfermato Giuseppe Castiglione (Ncd).
Ambiente
Sottosegretari: Silvia Velo (Pd), Barbara Degani (Ncd).
Istruzione, Università e Ricerca
Angela D'Onghia (Pi), Roberto Reggi (Pd). Riconfermato Gabriele Toccafondi (Ncd).
Beni, Attività culturali e turismo
Sottosegretari: di nuova nomina Francesca Barracciu (Pd, in un primo tempo candidata alla presidenza della Regione Sardegna, poi convinta da Renzi a cedere il posto a Francesco Pigliaru); confermata Ilaria Borletti Buitoni (Sc).
Salute
Sottosegretari: Vito De Filippo
Riforme e Rapporti con il Parlamento
Sottosegretario: Ivan Scalfarotto (Pd).
Semplificazione e Pubblica amministrazione
Sottosegretario: Angelo Rughetti (Pd).
Affari regionali
Sottosegretario: Gianclaudio Bressa (Pd).
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Re: Il nuovo governo Renzi
28 FEB 2014 18:58
GALEOTTO FU IL PENNARELLINO! - COME MAI RENZI HA IN MANO LO STESSO “TRATTO CLIP” ARGENTATO PER CUI È FISSATO IL BANANA E CHE OFFRE A TUTTI GLI OSPITI? LO HA LASCIATO AL NAZARENO O QUALCUNO È ANDATO DI RECENTE (E DI NASCOSTO) A PALAZZO GRAZIOLI?
Chi frequenta Palazzo Grazioli lo sa: il Banana ha una fissazione per quei pennarellini argentati. Durante le riunioni, manciate di questi “Tratto clip” della Fila sono sparse sui tavoli - Ancora adesso, capita di vederli tra le mani ‘traditrici’ di Alfano, Lupi e Cicchitto. Come mai è comparso anche tra le dita del premier?…
DAGONOTA
Chi frequenta Palazzo Grazioli lo sa: il Banana ha una piccola fissazione per quei pennarellini argentati che in cartoleria costano sui tre euro l'uno, ma che Francesca Pascale è sicuramente in grado di reperire su Internet a 12 euro la scatola (per 12 pezzi).
Quando si va alle riunioni con il Berlusca, manciate di questi "tratto clip" della Fila sono sparse sui tavoli. E immancabilmente, gli ospiti ne fanno razzia prima di andarsene. E qui non c'è distinzione tra falchi, colombe e pitonesse. Il pennarellino argentato di Silvio piace un casino.
Ancora adesso, capita di vederli tra le mani traditrici di Alfano, Lupi e Cicchitto. Ma la vera sorpresa è che lo stesso strumento di scrittura è comparso magicamente anche tra le dita del neo premier Matteo Renzi. Se n'era portati dietro un po' il Banana anche al famoso incontro del Nazareno, oppure qualcuno ha visto qualcun altro a Palazzo Grazioli molto di recente e galeotto fu il pennarellino argentato?
In ogni caso, tra decadenze e scissioni, forse non è un oggetto che porta benissimo.
GALEOTTO FU IL PENNARELLINO! - COME MAI RENZI HA IN MANO LO STESSO “TRATTO CLIP” ARGENTATO PER CUI È FISSATO IL BANANA E CHE OFFRE A TUTTI GLI OSPITI? LO HA LASCIATO AL NAZARENO O QUALCUNO È ANDATO DI RECENTE (E DI NASCOSTO) A PALAZZO GRAZIOLI?
Chi frequenta Palazzo Grazioli lo sa: il Banana ha una fissazione per quei pennarellini argentati. Durante le riunioni, manciate di questi “Tratto clip” della Fila sono sparse sui tavoli - Ancora adesso, capita di vederli tra le mani ‘traditrici’ di Alfano, Lupi e Cicchitto. Come mai è comparso anche tra le dita del premier?…
DAGONOTA
Chi frequenta Palazzo Grazioli lo sa: il Banana ha una piccola fissazione per quei pennarellini argentati che in cartoleria costano sui tre euro l'uno, ma che Francesca Pascale è sicuramente in grado di reperire su Internet a 12 euro la scatola (per 12 pezzi).
Quando si va alle riunioni con il Berlusca, manciate di questi "tratto clip" della Fila sono sparse sui tavoli. E immancabilmente, gli ospiti ne fanno razzia prima di andarsene. E qui non c'è distinzione tra falchi, colombe e pitonesse. Il pennarellino argentato di Silvio piace un casino.
Ancora adesso, capita di vederli tra le mani traditrici di Alfano, Lupi e Cicchitto. Ma la vera sorpresa è che lo stesso strumento di scrittura è comparso magicamente anche tra le dita del neo premier Matteo Renzi. Se n'era portati dietro un po' il Banana anche al famoso incontro del Nazareno, oppure qualcuno ha visto qualcun altro a Palazzo Grazioli molto di recente e galeotto fu il pennarellino argentato?
In ogni caso, tra decadenze e scissioni, forse non è un oggetto che porta benissimo.
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Re: Il nuovo governo Renzi
La Stampa 28.2.14
L’Insonne
di Massimo Gramellini
Alle sei e mezzo del mattino, mentre molti italiani rubano le ultime russate alla notte o cercano di zittire la sveglia smanacciando nel buio, qualcuno è già al lavoro per il nostro bene e vince la proverbiale timidezza pur di comunicarlo al mondo. È il capo delle giovani marmotte di Palazzo Chigi, Matteo Renzi, reduce dalla consueta pennichella notturna di un paio d’ore, durante la quale continua comunque a messaggiare sul sito narcisiesonnambuli.statesereni.com. Dopo avere bevuto un caffeletta a colazione, il Presidente che non ha bisogno di Consiglio fa il saluto del lupetto, lancia un «hip hip urrà» allo specchio e si affaccia fresco e riposato alla finestra del suo studio per fotografare il cortile ancora deserto e dare il buongiorno su Twitter ai connazionali. Non prima di averli informati che lui è già curvo «sui dossier più urgenti del Governo».
Chissà cosa avrebbe combinato il meno democratico ma non meno energico Mussolini se avesse avuto a disposizione Twitter. Agli italiani, specie a quelli più addormentati, il mito del capo insonne è sempre piaciuto. Il guaio, per il capo, è che a un certo punto si svegliano. Di solito di pessimo umore
L’Insonne
di Massimo Gramellini
Alle sei e mezzo del mattino, mentre molti italiani rubano le ultime russate alla notte o cercano di zittire la sveglia smanacciando nel buio, qualcuno è già al lavoro per il nostro bene e vince la proverbiale timidezza pur di comunicarlo al mondo. È il capo delle giovani marmotte di Palazzo Chigi, Matteo Renzi, reduce dalla consueta pennichella notturna di un paio d’ore, durante la quale continua comunque a messaggiare sul sito narcisiesonnambuli.statesereni.com. Dopo avere bevuto un caffeletta a colazione, il Presidente che non ha bisogno di Consiglio fa il saluto del lupetto, lancia un «hip hip urrà» allo specchio e si affaccia fresco e riposato alla finestra del suo studio per fotografare il cortile ancora deserto e dare il buongiorno su Twitter ai connazionali. Non prima di averli informati che lui è già curvo «sui dossier più urgenti del Governo».
Chissà cosa avrebbe combinato il meno democratico ma non meno energico Mussolini se avesse avuto a disposizione Twitter. Agli italiani, specie a quelli più addormentati, il mito del capo insonne è sempre piaciuto. Il guaio, per il capo, è che a un certo punto si svegliano. Di solito di pessimo umore
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Re: Il nuovo governo Renzi
JOB O BLOWJOB? SE IL PIANO PER IL LAVORO DI MATTEUCCIO SI FA O NO, LO DECIDE FRAU MERKEL (IL PARLAMENTO ITALIANO VOTI E ZITTO) - IL 17 MARZO, NELL’INCONTRO A BERLINO, RENZI DOVRÀ CHIEDERE L’OK ALLA CANCELLIERA
Matteo avrà il documento pronto per il 17 marzo, giorno in cui incontrerà a Berlino la dominatrice d’Europa. Glielo porterà in gran segreto - E ieri il ministro Padoan s’è rintanato nel suo ufficio con il suo omologo tedesco, il vice della Merkel, Sigmar Gabriel…
Mario Giordano per "Libero quotidiano"
Siccome il lavoro è la priorità, Renzi ha deciso che presenterà il suo piano. Agli italiani? No, alla Merkel. Fa piacere, no? Ancora è ignoto a tutti che cosa ci sia nel documento che il premier ama chiamare all'inglese Job Act: non sono stati informati né gli imprenditori, né i sindacati, né gli artigiani, né gli altri partiti, né il Parlamento, nessuno insomma. #disoccupatostaisereno, Matteo avrà il documento pronto per il 17 marzo, giorno in cui incontrerà a Berlino la dominatrice d'Europa. Glielo porterà in gran segreto.
E con parole dolci: "Ecco Frau Angela, questo è quello che voglio fare. Ma guardiamocelo qui io te, tête a tête, nell'intimità, fissandoci teneramente negli occhi, magari stringendoci le manine. E soprattutto, mi raccomando, senza far sapere niente agli italiani. Che vogliono quelli? Forse mi hanno eletto loro?"
Si capisce: gli italiani non sono in grado di votare e dunque non sono in grado nemmeno di sapere. Bisogna tenerli all'oscuro. Job Act, good idea: lo si scrive in inglese, lo si presenta ai tedeschi, poi magari lo si fa bollare da Bruxelles. Fratelli d'Italia, l'Italia s'è persa: il ministro Pier Carlo Padoan, per dire, ancora non s'è presentato in veste ufficiale, ha disertato la conferenza stampa a Palazzo Chigi, non ci ha raccontato nulla di quel che intende fare con i nostri soldi.
Però ai tedeschi l'ha raccontato, eccome se l'ha raccontato. Infatti ieri mentre tutti lo cercavano ("Dov'è Padoan? Dov'è Padoan?"), lui se ne stava allegramente rintanato nel suo ufficio. E sapete con chi? Ovvio: con il ministro dell'economia tedesco, il vice della Merkel, Sigmar Gabriel. Ci ha tenuto a precisarlo con una nota ufficiale del ministero: «L'incontro si è svolto in un clima di genuina cordialità» e sono state illustrate le «iniziative per contrastare la disoccupazione». Subito dopo ha anche ricevuto e illustrato le iniziative al ministro finlandese.
Bene no? Ma adesso che Sigmar Gabriel ha saputo tutto, e la Finlandia pure, di grazia, qualcuno potrebbe informare anche noi? In altre parole: non sarebbe il caso che oltre che la "genuina cordialità" dei crucchi e dei loro amici, il governo pensasse di guadagnarsi, almeno un pochettino, quella degli italiani?O ci sono altri figli di kartoffel che devono essere informati prima di noi? Che ne so? L'usciere del Bundestag?
Il vigile urbano della Porta di Brandeburgo? Il fioraio di Potsdamer Platz? Oppure (perché no) anche un sottosegretario danese? O un capo di gabinetto norvegese? Prego, per carità, fate pure: ma prima o poi, se non vi disturba, potreste spiegare le vostre intenzioni anche agli italiani, che servi di Berlino Iddio creò? O ormai pensate che, una volta, ottenuto il consenso dell'Angela Reich, tutto il resto viene da sé?
Il governo Renzi, diciamocelo, non è partito benissimo. La prima riunione del Consiglio dei ministri ha partorito un topolino avvelenato: si sono spartiti le poltrone da sottosegretari, hanno buttato un'altra carrettata di denaro per Roma e hanno aumentato la Tasi. Tutto qui. E le grandi riforme? Sparite.
E i progetti rivoluzionari? Non pervenuti. E la spinta al cambiamento? Rimandata a data da destinarsi. In compenso #matteostaisereno ha lanciato con un tweet la priorità del giorno: il lavoro. Pofferbacco: ma ieri la priorità non era la scuola? E tre giorni fa non era la riforma elettorale?
Una priorità al giorno toglie il medico di torno, probabilmente, ma la prima impressione è che il premier abbia le idee un po' confuse. Essendo molto attivo con la comuni-cazione, infatti, appena sente aria di una notizia ci corre dietro con un tweet. Escono i dati sulla disoccupazione? La priorità è il lavoro. Va a visitare una scuola? La priorità è l'edilizia scolastica. Va in Parlamento? La priorità sono le riforme.
E avanti di questo passo le priorità diventano come le magliette della salute: si cambiano ogni giorno. Se oggi piove un po' troppo scopriremo la priorità del dissesto idrogeologico? E se suo figlio piglia l'influenza, punterà sulla priorità del piano salute? E se farà indigestione di pop corn, arriverà la priorità della sana alimentazione? Il fatto è che in questo tourbillon di priorità, noi non abbiamo ancora capito qual sia davvero la priorità per Renzi. Probabilmente non l'ha capito nemmeno lui.
Ma che importa? Ciò che conta è che lo sappia la Merkel. Magari sarà lei a dircelo, dopo essersi commossa per la nostra reverente sudditanza. Fra l'altro, ora viene pure un dubbio: ma sul tema del Job Acts, la Germania non è un nostro competitor? Non è forse vero che il lavoro ce lo stanno portando via proprio i tedeschi?
Non è forse vero che mentre noi registriamo record storici di disoccupazione, loro registrano record storici di occupazione? E allora perché il nostro premier, ancor prima di parlare con quelli che il posto l'hanno perso, va a presentare il piano a quelli che il posto ce l'hanno tolto? Fatte le debite proporzioni è come se il ct della Nazionale Prandelli prima di comunicare gli azzurri convocati per i Mondiali in Brasile, andasse a sottoporre la lista a Beckenbauer. Il modo migliore per perdere. E pure senza un briciolo di onore.
Matteo avrà il documento pronto per il 17 marzo, giorno in cui incontrerà a Berlino la dominatrice d’Europa. Glielo porterà in gran segreto - E ieri il ministro Padoan s’è rintanato nel suo ufficio con il suo omologo tedesco, il vice della Merkel, Sigmar Gabriel…
Mario Giordano per "Libero quotidiano"
Siccome il lavoro è la priorità, Renzi ha deciso che presenterà il suo piano. Agli italiani? No, alla Merkel. Fa piacere, no? Ancora è ignoto a tutti che cosa ci sia nel documento che il premier ama chiamare all'inglese Job Act: non sono stati informati né gli imprenditori, né i sindacati, né gli artigiani, né gli altri partiti, né il Parlamento, nessuno insomma. #disoccupatostaisereno, Matteo avrà il documento pronto per il 17 marzo, giorno in cui incontrerà a Berlino la dominatrice d'Europa. Glielo porterà in gran segreto.
E con parole dolci: "Ecco Frau Angela, questo è quello che voglio fare. Ma guardiamocelo qui io te, tête a tête, nell'intimità, fissandoci teneramente negli occhi, magari stringendoci le manine. E soprattutto, mi raccomando, senza far sapere niente agli italiani. Che vogliono quelli? Forse mi hanno eletto loro?"
Si capisce: gli italiani non sono in grado di votare e dunque non sono in grado nemmeno di sapere. Bisogna tenerli all'oscuro. Job Act, good idea: lo si scrive in inglese, lo si presenta ai tedeschi, poi magari lo si fa bollare da Bruxelles. Fratelli d'Italia, l'Italia s'è persa: il ministro Pier Carlo Padoan, per dire, ancora non s'è presentato in veste ufficiale, ha disertato la conferenza stampa a Palazzo Chigi, non ci ha raccontato nulla di quel che intende fare con i nostri soldi.
Però ai tedeschi l'ha raccontato, eccome se l'ha raccontato. Infatti ieri mentre tutti lo cercavano ("Dov'è Padoan? Dov'è Padoan?"), lui se ne stava allegramente rintanato nel suo ufficio. E sapete con chi? Ovvio: con il ministro dell'economia tedesco, il vice della Merkel, Sigmar Gabriel. Ci ha tenuto a precisarlo con una nota ufficiale del ministero: «L'incontro si è svolto in un clima di genuina cordialità» e sono state illustrate le «iniziative per contrastare la disoccupazione». Subito dopo ha anche ricevuto e illustrato le iniziative al ministro finlandese.
Bene no? Ma adesso che Sigmar Gabriel ha saputo tutto, e la Finlandia pure, di grazia, qualcuno potrebbe informare anche noi? In altre parole: non sarebbe il caso che oltre che la "genuina cordialità" dei crucchi e dei loro amici, il governo pensasse di guadagnarsi, almeno un pochettino, quella degli italiani?O ci sono altri figli di kartoffel che devono essere informati prima di noi? Che ne so? L'usciere del Bundestag?
Il vigile urbano della Porta di Brandeburgo? Il fioraio di Potsdamer Platz? Oppure (perché no) anche un sottosegretario danese? O un capo di gabinetto norvegese? Prego, per carità, fate pure: ma prima o poi, se non vi disturba, potreste spiegare le vostre intenzioni anche agli italiani, che servi di Berlino Iddio creò? O ormai pensate che, una volta, ottenuto il consenso dell'Angela Reich, tutto il resto viene da sé?
Il governo Renzi, diciamocelo, non è partito benissimo. La prima riunione del Consiglio dei ministri ha partorito un topolino avvelenato: si sono spartiti le poltrone da sottosegretari, hanno buttato un'altra carrettata di denaro per Roma e hanno aumentato la Tasi. Tutto qui. E le grandi riforme? Sparite.
E i progetti rivoluzionari? Non pervenuti. E la spinta al cambiamento? Rimandata a data da destinarsi. In compenso #matteostaisereno ha lanciato con un tweet la priorità del giorno: il lavoro. Pofferbacco: ma ieri la priorità non era la scuola? E tre giorni fa non era la riforma elettorale?
Una priorità al giorno toglie il medico di torno, probabilmente, ma la prima impressione è che il premier abbia le idee un po' confuse. Essendo molto attivo con la comuni-cazione, infatti, appena sente aria di una notizia ci corre dietro con un tweet. Escono i dati sulla disoccupazione? La priorità è il lavoro. Va a visitare una scuola? La priorità è l'edilizia scolastica. Va in Parlamento? La priorità sono le riforme.
E avanti di questo passo le priorità diventano come le magliette della salute: si cambiano ogni giorno. Se oggi piove un po' troppo scopriremo la priorità del dissesto idrogeologico? E se suo figlio piglia l'influenza, punterà sulla priorità del piano salute? E se farà indigestione di pop corn, arriverà la priorità della sana alimentazione? Il fatto è che in questo tourbillon di priorità, noi non abbiamo ancora capito qual sia davvero la priorità per Renzi. Probabilmente non l'ha capito nemmeno lui.
Ma che importa? Ciò che conta è che lo sappia la Merkel. Magari sarà lei a dircelo, dopo essersi commossa per la nostra reverente sudditanza. Fra l'altro, ora viene pure un dubbio: ma sul tema del Job Acts, la Germania non è un nostro competitor? Non è forse vero che il lavoro ce lo stanno portando via proprio i tedeschi?
Non è forse vero che mentre noi registriamo record storici di disoccupazione, loro registrano record storici di occupazione? E allora perché il nostro premier, ancor prima di parlare con quelli che il posto l'hanno perso, va a presentare il piano a quelli che il posto ce l'hanno tolto? Fatte le debite proporzioni è come se il ct della Nazionale Prandelli prima di comunicare gli azzurri convocati per i Mondiali in Brasile, andasse a sottoporre la lista a Beckenbauer. Il modo migliore per perdere. E pure senza un briciolo di onore.
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Re: Il nuovo governo Renzi
PERSONAGGI
Quanti impresentabili
nel sottogoverno di Matteo Renzi
Ex berlusconiani di ferro, inquisiti, incompetenti. Fra i 44 sottosegretari e i 9 vice-ministri spunta di tutto. Col rischio che, per accontentare partiti e correnti, l’esecutivo si dimostri una truppa allo sbaraglio
di Paolo Fantauzzi e Michele Sasso
QUANTO COSTA LA GIUSTIZIA
Argomento sensibile per eccellenza per il centrodestra, Angelino Alfano è riuscito a piazzare due fedelissimi alla Giustizia, dopo aver già ottenuto la nomina a Guardasigilli del “garantista” Andrea Orlando al posto del magistrato anti-‘ndrangheta Nicola Gratteri. Il primo è Enrico Costa, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera nella scorsa legislatura, dove si distinse per la fedeltà al leader Berlusconi: relatore per il lodo Alfano (la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato, poi dichiarato incostituzionale) e il legittimo impedimento, che prevedeva la sospensione dei processi giudiziari a carico del premier fino al mantenimento della carica elettiva.
A settembre 2011, mentre il Paese pativa gli effetti dello spread, lui con un’interrogazione parlamentare chiedeva al neo-Guardasigilli Francesco Nitto Palma l'invio di ispettori ministeriali alla Procura di Napoli. Motivo: l’indagine che vedeva Berlusconi vittima di un ricatto ma che, secondo Costa, rischiava di diventare l’accusato. «Si rende lecito il dubbio che in concreto le indagini siano orientate contro il presidente del Consiglio» affermò. A luglio 2012, quando il compagno di partito e governatore lombardo Roberto Formigoni era indagato per le presunte tangenti, si scagliò contro la carcerazione preventiva che teneva tra le sbarre il suo grande accusatore Antonio Simone: «Questa vicenda riapre un’urgente riflessione sul tema più ampio sull'effettivo utilizzo e sulla opportunità della detenzione preventiva ai fini dell’inchiesta giudiziaria». Per la cronaca: a dicembre scorso Costa ancora prendeva in giro Renzi, sostenendo che “da rottamatore rischia di trasformarsi in rianimatore”. Chissà se lo pensa ancora.
L’altro sottosegretario, Cosimo Ferri (confermato dal precedente governo), è un ex consigliere del Csm ed ex commissario Figc, finito in passato nelle intercettazioni dello scandalo Calciopoli. Gli veniva imputato di “non aver adempiuto all’obbligo di informare senza indugio i competenti organi federali di essere venuto a conoscenza che terzi avevano posto o stavano per porre in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento e il risultato della gara Chievo Verona-Lazio del 20 febbraio 2005”. Secondo una informativa dei carabinieri l’allora vicepresidente della Fgci, Innocenzo Mazzini, cercava attraverso Ferri “un adeguato e riservato contatto con Lotito (presidente della Lazio, ndr) soprattutto per la questione di maggiore interesse ovvero quella del favore arbitrale”. Dimessosi da commissario, ha ottenuto la uscita definitiva dal processo per un difetto di giurisdizione.
Nel 2009, quando Silvio Berlusconi cercò di bloccare la trasmissione tv “Annozero” di Michele Santoro che stava preparando una puntata sul processo Mills, fu tirato in ballo al telefono dal commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi. Per calmare il premier, infatti, Innocenzi rassicurava Berlusconi di “aver già fatto una riunione” con Alessio Gorla, nel cda Rai ed ex manager Fininvest, Paolo Romani, vice-ministro alle Comunicazioni e appunto Ferri. Non si è mai capito se Innocenzi millantasse e l’attuale sottosegretario ha sempre negato di aver suggerito come togliere di mezzo “Annozero”. Anche il Csm non ravvisò alcun comportamento da censurare. E anche se ben 15 membri volevano aprire una pratica sui rapporti tra Ferri e Innocenzi, la richiesta fu “cestinata” dal Comitato. Nel 2010 il nome di Ferri (che non è mai stato indagato) è spuntato anche nelle intercettazioni della cosiddetta P3.
PRECARIE INFRASTRUTTURE
Nella squadra di Matteo Renzo non mancano gli inquisiti. Come la sottosegretaria alla Cultura Francesca Barracciu, indagata per peculato per l'utilizzo (ritenuto illecito dalla Procura di Cagliari) di 33 mila euro destinati al gruppo del Pd alla Regione Sardegna. Stessa accusa che interessa anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd), indagato in Campania nell’ambito della cosiddetta inchiesta su “Rimborsopoli”, risalente a quando era capogruppo alla Regione. L’accusa di peculato riguarda 11.300 euro. Il vice ministro, il socialista Riccardo Nencini, nei mesi scorsi è invece stato condannato a restituire 456 mila euro al Parlamento europeo per dei rimborsi spese irregolari. A chiudere la triade c’è il senatore cosentino Antonio Gentile, coordinatore del Nuovo centrodestra in Calabria, il cui sistema di potere è al centro di un ampio e approfondito servizio sul numero dell’Espresso in edicola.
Protagonista nei giorni scorsi di un caso di cronaca per il tentativo di evitare la pubblicazione di un articolo giornalistico relativo a una indagine nei confronti del figlio, Gentile era già stato sottosegretario all’Economia con Berlusconi. Adesso ha ottenuto le Infrastrutture, proprio come il fratello Giuseppe, assessore in Calabria della giunta guidata da Giuseppe Scopelliti e altro fedelissimo di Alfano.
AGRICOLTURA CON DANNO
Burrascosi trascorsi giudiziari ha anche il (riconfermato) sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. Nel 1999 fu arrestato assieme al suocero (il senatore Pino Firrarello) nell’inchiesta sul nuovo ospedale Garibaldi di Catania. L’accusa: aver favorito imprese vicine a Cosa nostra. Condannato in primo grado per tentativo di turbativa d’asta a dieci mesi, Castiglione è stato assolto in Appello a fine 2004. Pochi mesi prima, nel frattempo, era stato eletto europarlamentare con Forza Italia. Secondo un’inchiesta della Dda di Caltanissetta, grazie anche all’appoggio della cosca Rinzivillo di Gela. «A Gela non sono andato nemmeno per far campagna elettorale, queste persone non le conosco» la replica dell’onorevole. Adesso la Corte dei conti gli contesta 44 mila euro di danno erariale per una nomina illegittima quando era presidente della Provincia di Catania. «La normativa è stata rispettata scrupolosamente» ha affermato lui.
L’IMPRENDITRICE D’ABBIGLIAMENTO ALL’ISTRUZIONE
Lenin voleva una cuoca al governo del Paese. Renzi ci è andato vicino, portando un’imprenditrice di abbigliamento all’Istruzione. Difficile, infatti, spiegare perché sia stata scelta Angela D’Onghia, senatrice dei Popolari per l’Italia, per la carica di sottosegretario al Miur. Nel 2008 fu nominata Cavaliere del lavoro da Giorgio Napolitano in quanto “attiva nell'abbigliamento maschile e nei tessuti per la casa” e perché “con il marchio Harry & Sons è presente in 60 punti vendita monomarca in Italia e in Europa con 50 i dipendenti diretti e 250 nell'indotto”. Alla parlamentare va comunque riconosciuto un primato: quello di essere stata una dei principali finanziatori della campagna elettorale di Scelta civica con oltre 120 mila euro. Nemmeno l’altro sottosegretario Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza e coordinatore delle primarie perse da Renzi nel 2012, pare brillare per competenza: infatti è laureato in Ingegneria elettronica.
ALFANIANI FOREVER
Luigi Casero (Ncd) si conferma uomo per tutte le stagioni strappando il terzo incarico negli ultimi quattro governi. Passano i ministri, le legislature e le maggioranze, ma lui trova sempre spazio. Era sottosegretario all’Economia nel Berlusconi quater, ha saltato un turno con Monti, poi è rientrato con le larghe intese di Letta e ora che è diventato alfaniano è tornato a essere sottosegretario all’Economia. Altra riconfermata (allo Sviluppo economico) è Simona Vicari, ex sindaco di Cefalù e amica intima di Renato Schifani.
Il suo nome emerse, fra l'altro, per le vacanze a Favignana e Sharm pagate dalla Valtur a numerosi parlamentari del centrodestra.
Fu immortala lo scorso 19 aprile durante il voto per il presidente della Repubblica con l’eloquente t-shirt: «Il diavolo veste Prodi». Dopo 14 giorni, smessi i panni della pasdaran, la Vicari ha rivestito quelli più istituzionali con la nomina di braccio destro del ministro Flavio Zanonato al Mise. Adesso continuerà il suo lavoro con Matteo Renzi premier. E dire che appena un mese fa, dopo l’incontro fra il leader Pd e l’ex premier, si era detta “indignata” per la nascita del “Renzusconi”…
28 febbraio 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... i-1.155386
Quanti impresentabili
nel sottogoverno di Matteo Renzi
Ex berlusconiani di ferro, inquisiti, incompetenti. Fra i 44 sottosegretari e i 9 vice-ministri spunta di tutto. Col rischio che, per accontentare partiti e correnti, l’esecutivo si dimostri una truppa allo sbaraglio
di Paolo Fantauzzi e Michele Sasso
QUANTO COSTA LA GIUSTIZIA
Argomento sensibile per eccellenza per il centrodestra, Angelino Alfano è riuscito a piazzare due fedelissimi alla Giustizia, dopo aver già ottenuto la nomina a Guardasigilli del “garantista” Andrea Orlando al posto del magistrato anti-‘ndrangheta Nicola Gratteri. Il primo è Enrico Costa, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera nella scorsa legislatura, dove si distinse per la fedeltà al leader Berlusconi: relatore per il lodo Alfano (la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato, poi dichiarato incostituzionale) e il legittimo impedimento, che prevedeva la sospensione dei processi giudiziari a carico del premier fino al mantenimento della carica elettiva.
A settembre 2011, mentre il Paese pativa gli effetti dello spread, lui con un’interrogazione parlamentare chiedeva al neo-Guardasigilli Francesco Nitto Palma l'invio di ispettori ministeriali alla Procura di Napoli. Motivo: l’indagine che vedeva Berlusconi vittima di un ricatto ma che, secondo Costa, rischiava di diventare l’accusato. «Si rende lecito il dubbio che in concreto le indagini siano orientate contro il presidente del Consiglio» affermò. A luglio 2012, quando il compagno di partito e governatore lombardo Roberto Formigoni era indagato per le presunte tangenti, si scagliò contro la carcerazione preventiva che teneva tra le sbarre il suo grande accusatore Antonio Simone: «Questa vicenda riapre un’urgente riflessione sul tema più ampio sull'effettivo utilizzo e sulla opportunità della detenzione preventiva ai fini dell’inchiesta giudiziaria». Per la cronaca: a dicembre scorso Costa ancora prendeva in giro Renzi, sostenendo che “da rottamatore rischia di trasformarsi in rianimatore”. Chissà se lo pensa ancora.
L’altro sottosegretario, Cosimo Ferri (confermato dal precedente governo), è un ex consigliere del Csm ed ex commissario Figc, finito in passato nelle intercettazioni dello scandalo Calciopoli. Gli veniva imputato di “non aver adempiuto all’obbligo di informare senza indugio i competenti organi federali di essere venuto a conoscenza che terzi avevano posto o stavano per porre in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento e il risultato della gara Chievo Verona-Lazio del 20 febbraio 2005”. Secondo una informativa dei carabinieri l’allora vicepresidente della Fgci, Innocenzo Mazzini, cercava attraverso Ferri “un adeguato e riservato contatto con Lotito (presidente della Lazio, ndr) soprattutto per la questione di maggiore interesse ovvero quella del favore arbitrale”. Dimessosi da commissario, ha ottenuto la uscita definitiva dal processo per un difetto di giurisdizione.
Nel 2009, quando Silvio Berlusconi cercò di bloccare la trasmissione tv “Annozero” di Michele Santoro che stava preparando una puntata sul processo Mills, fu tirato in ballo al telefono dal commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi. Per calmare il premier, infatti, Innocenzi rassicurava Berlusconi di “aver già fatto una riunione” con Alessio Gorla, nel cda Rai ed ex manager Fininvest, Paolo Romani, vice-ministro alle Comunicazioni e appunto Ferri. Non si è mai capito se Innocenzi millantasse e l’attuale sottosegretario ha sempre negato di aver suggerito come togliere di mezzo “Annozero”. Anche il Csm non ravvisò alcun comportamento da censurare. E anche se ben 15 membri volevano aprire una pratica sui rapporti tra Ferri e Innocenzi, la richiesta fu “cestinata” dal Comitato. Nel 2010 il nome di Ferri (che non è mai stato indagato) è spuntato anche nelle intercettazioni della cosiddetta P3.
PRECARIE INFRASTRUTTURE
Nella squadra di Matteo Renzo non mancano gli inquisiti. Come la sottosegretaria alla Cultura Francesca Barracciu, indagata per peculato per l'utilizzo (ritenuto illecito dalla Procura di Cagliari) di 33 mila euro destinati al gruppo del Pd alla Regione Sardegna. Stessa accusa che interessa anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd), indagato in Campania nell’ambito della cosiddetta inchiesta su “Rimborsopoli”, risalente a quando era capogruppo alla Regione. L’accusa di peculato riguarda 11.300 euro. Il vice ministro, il socialista Riccardo Nencini, nei mesi scorsi è invece stato condannato a restituire 456 mila euro al Parlamento europeo per dei rimborsi spese irregolari. A chiudere la triade c’è il senatore cosentino Antonio Gentile, coordinatore del Nuovo centrodestra in Calabria, il cui sistema di potere è al centro di un ampio e approfondito servizio sul numero dell’Espresso in edicola.
Protagonista nei giorni scorsi di un caso di cronaca per il tentativo di evitare la pubblicazione di un articolo giornalistico relativo a una indagine nei confronti del figlio, Gentile era già stato sottosegretario all’Economia con Berlusconi. Adesso ha ottenuto le Infrastrutture, proprio come il fratello Giuseppe, assessore in Calabria della giunta guidata da Giuseppe Scopelliti e altro fedelissimo di Alfano.
AGRICOLTURA CON DANNO
Burrascosi trascorsi giudiziari ha anche il (riconfermato) sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. Nel 1999 fu arrestato assieme al suocero (il senatore Pino Firrarello) nell’inchiesta sul nuovo ospedale Garibaldi di Catania. L’accusa: aver favorito imprese vicine a Cosa nostra. Condannato in primo grado per tentativo di turbativa d’asta a dieci mesi, Castiglione è stato assolto in Appello a fine 2004. Pochi mesi prima, nel frattempo, era stato eletto europarlamentare con Forza Italia. Secondo un’inchiesta della Dda di Caltanissetta, grazie anche all’appoggio della cosca Rinzivillo di Gela. «A Gela non sono andato nemmeno per far campagna elettorale, queste persone non le conosco» la replica dell’onorevole. Adesso la Corte dei conti gli contesta 44 mila euro di danno erariale per una nomina illegittima quando era presidente della Provincia di Catania. «La normativa è stata rispettata scrupolosamente» ha affermato lui.
L’IMPRENDITRICE D’ABBIGLIAMENTO ALL’ISTRUZIONE
Lenin voleva una cuoca al governo del Paese. Renzi ci è andato vicino, portando un’imprenditrice di abbigliamento all’Istruzione. Difficile, infatti, spiegare perché sia stata scelta Angela D’Onghia, senatrice dei Popolari per l’Italia, per la carica di sottosegretario al Miur. Nel 2008 fu nominata Cavaliere del lavoro da Giorgio Napolitano in quanto “attiva nell'abbigliamento maschile e nei tessuti per la casa” e perché “con il marchio Harry & Sons è presente in 60 punti vendita monomarca in Italia e in Europa con 50 i dipendenti diretti e 250 nell'indotto”. Alla parlamentare va comunque riconosciuto un primato: quello di essere stata una dei principali finanziatori della campagna elettorale di Scelta civica con oltre 120 mila euro. Nemmeno l’altro sottosegretario Roberto Reggi, ex sindaco di Piacenza e coordinatore delle primarie perse da Renzi nel 2012, pare brillare per competenza: infatti è laureato in Ingegneria elettronica.
ALFANIANI FOREVER
Luigi Casero (Ncd) si conferma uomo per tutte le stagioni strappando il terzo incarico negli ultimi quattro governi. Passano i ministri, le legislature e le maggioranze, ma lui trova sempre spazio. Era sottosegretario all’Economia nel Berlusconi quater, ha saltato un turno con Monti, poi è rientrato con le larghe intese di Letta e ora che è diventato alfaniano è tornato a essere sottosegretario all’Economia. Altra riconfermata (allo Sviluppo economico) è Simona Vicari, ex sindaco di Cefalù e amica intima di Renato Schifani.
Il suo nome emerse, fra l'altro, per le vacanze a Favignana e Sharm pagate dalla Valtur a numerosi parlamentari del centrodestra.
Fu immortala lo scorso 19 aprile durante il voto per il presidente della Repubblica con l’eloquente t-shirt: «Il diavolo veste Prodi». Dopo 14 giorni, smessi i panni della pasdaran, la Vicari ha rivestito quelli più istituzionali con la nomina di braccio destro del ministro Flavio Zanonato al Mise. Adesso continuerà il suo lavoro con Matteo Renzi premier. E dire che appena un mese fa, dopo l’incontro fra il leader Pd e l’ex premier, si era detta “indignata” per la nascita del “Renzusconi”…
28 febbraio 2014
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... i-1.155386
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