I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Corsi e ricorsi della storia
Sarà meglio rinfrescare la memoria.
http://www.youtube.com/watch?v=m5FQyIBuSVE&hd=1
Clap and jump.
06/03/2014 di triskel182
Se il governo Letta era sullo stile Lettamente, promettere le cose e rassicurare tutti, quello di Renzi viaggia su altrti avverbi.
Velcemente, seducente. In mezzo alla gente (ma non i lavoratori incazzati), in mezzo agli studenti (quelli piccoli, istruiti a dovere).
Facciamo un salto
Battiam le mani
ti salutiamo tutti insieme Presidente Renzi
Si muove così in fretta che alla fine non ti rendi conti di come le cose siano ferme allo stesso punto di prima.
Abbiamo cambiato un governo che non faceva molto per uno che, quando fa, peggiora le cose, come per la legge elettorale. Senza scelta dei candidati, con le preferenze multiple, senza parità di genere.
Modello prendere o lasciare, perché così vuole l’accordo con Verdini e Berlusconi.
Le elezioni?
Si faranno a Senato spento (come fosse un reality show: Senato, sei fuori!). Dunque solo quando farà comodo a B.
Muoviam la testa
Facciamo festa
A braccia aperte ti diciamo Benvenuto al Raiti!
Non solo abbiamo assistito ad un cambio di esecutivo in corsa maturato dentro i palazzi, ma pure le nomine di ministri con poche competenze e con molti conflitti di interesse.
Ma ora c’è Renzi, ci dicono. Vedrete ..
Pure la lezioncina sul garantismo, ci tocca sorbire, dalla renziana ministra per le riforme (che ne sa di riforme e di Costituzione una che fino a ieri faceva altro?): il problema, ministro, non è che Barracciu ha solo un avviso di garanzia.
Ma che è stata nominata dopo l’avviso di garanzia, dopo che era stata stoppata in regione.
Come Gentile, nominato dopo che era uscita la notizia sul blocco delle rotative all’Ora di Calabria.
Voglio vedere, ora che l’Europa vuole vedere le carte, cosa farà il presidente: battera i pugni sul tavolo? Infrangerà il tabù del 3%?
Chiederà tempo?
Riuscirà a cambiare verso?
PS: lo sta capendo o no che finirà logorato dalle stesse persone con cui sta facendo le riforme?
La copertina di Libero.
Le campagna contro i giudici.
La probabile candidatura alle Europee.
Da unoenessuno.blogspot.it
Sarà meglio rinfrescare la memoria.
http://www.youtube.com/watch?v=m5FQyIBuSVE&hd=1
Clap and jump.
06/03/2014 di triskel182
Se il governo Letta era sullo stile Lettamente, promettere le cose e rassicurare tutti, quello di Renzi viaggia su altrti avverbi.
Velcemente, seducente. In mezzo alla gente (ma non i lavoratori incazzati), in mezzo agli studenti (quelli piccoli, istruiti a dovere).
Facciamo un salto
Battiam le mani
ti salutiamo tutti insieme Presidente Renzi
Si muove così in fretta che alla fine non ti rendi conti di come le cose siano ferme allo stesso punto di prima.
Abbiamo cambiato un governo che non faceva molto per uno che, quando fa, peggiora le cose, come per la legge elettorale. Senza scelta dei candidati, con le preferenze multiple, senza parità di genere.
Modello prendere o lasciare, perché così vuole l’accordo con Verdini e Berlusconi.
Le elezioni?
Si faranno a Senato spento (come fosse un reality show: Senato, sei fuori!). Dunque solo quando farà comodo a B.
Muoviam la testa
Facciamo festa
A braccia aperte ti diciamo Benvenuto al Raiti!
Non solo abbiamo assistito ad un cambio di esecutivo in corsa maturato dentro i palazzi, ma pure le nomine di ministri con poche competenze e con molti conflitti di interesse.
Ma ora c’è Renzi, ci dicono. Vedrete ..
Pure la lezioncina sul garantismo, ci tocca sorbire, dalla renziana ministra per le riforme (che ne sa di riforme e di Costituzione una che fino a ieri faceva altro?): il problema, ministro, non è che Barracciu ha solo un avviso di garanzia.
Ma che è stata nominata dopo l’avviso di garanzia, dopo che era stata stoppata in regione.
Come Gentile, nominato dopo che era uscita la notizia sul blocco delle rotative all’Ora di Calabria.
Voglio vedere, ora che l’Europa vuole vedere le carte, cosa farà il presidente: battera i pugni sul tavolo? Infrangerà il tabù del 3%?
Chiederà tempo?
Riuscirà a cambiare verso?
PS: lo sta capendo o no che finirà logorato dalle stesse persone con cui sta facendo le riforme?
La copertina di Libero.
Le campagna contro i giudici.
La probabile candidatura alle Europee.
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
https://www.youtube.com/watch?v=7SMV_8qgLSs
L'ABITACOLO- Di Maio (M5s): sull'Italicum scherzetto segreto...
Ciao
Paolo11
L'ABITACOLO- Di Maio (M5s): sull'Italicum scherzetto segreto...
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Paolo11
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Matteo Renzi, l'inno Clap and Jump cantato dai bambini di Siracusa: testo e video
Scritto da: Arianna Galati - giovedì 6 marzo 2014
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In una delle sue prime visite alle scuole italiane, l'attuale Presidente Del Consiglio è stato accolto con una versione rivisitata di un brano per bambini: ecco il testo.
Non poteva mancare, in effetti, il video, caricato proprio sulla pagina istituzionale di Palazzo Chigi su YouTube: oltre al coro di ingresso con il nome del Presidente del Consiglio scandito a mo’ di tifo da stadio, nel video è possibile ascoltare tutta la canzone nella versione riadattata dai bambini della scuola elementare Raiti di Siracusa.
(Grazie a Polisblog per la segnalazione)
Matteo Renzi, l’inno Clap and Jump cantato dai bambini di Siracusa: testo
La foto è stata pubblicata su Twitter e ha fatto il giro d’Italia, tra sdegno, curiosità e preoccupazione: il premier Matteo Renzi è in visita a Siracusa per la sua seconda visita ufficiale in veste di Presidente Del Consiglio, ma non è certo questo che ha sconvolto i media italiani.
Video
http://www.soundsblog.it/post/256619/ma ... a-il-testo
Scritto da: Arianna Galati - giovedì 6 marzo 2014
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In una delle sue prime visite alle scuole italiane, l'attuale Presidente Del Consiglio è stato accolto con una versione rivisitata di un brano per bambini: ecco il testo.
Non poteva mancare, in effetti, il video, caricato proprio sulla pagina istituzionale di Palazzo Chigi su YouTube: oltre al coro di ingresso con il nome del Presidente del Consiglio scandito a mo’ di tifo da stadio, nel video è possibile ascoltare tutta la canzone nella versione riadattata dai bambini della scuola elementare Raiti di Siracusa.
(Grazie a Polisblog per la segnalazione)
Matteo Renzi, l’inno Clap and Jump cantato dai bambini di Siracusa: testo
La foto è stata pubblicata su Twitter e ha fatto il giro d’Italia, tra sdegno, curiosità e preoccupazione: il premier Matteo Renzi è in visita a Siracusa per la sua seconda visita ufficiale in veste di Presidente Del Consiglio, ma non è certo questo che ha sconvolto i media italiani.
Video
http://www.soundsblog.it/post/256619/ma ... a-il-testo
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Gli studenti cantano per Renzi, è polemica. Grillo: "Usati come i Figli della Lupa"Gli studenti cantano per Renzi, è polemica. Grillo: "Usati come i Figli della Lupa"
Critiche ai ragazzi che hanno applaudito e intonato una canzone per il premier. La replica al leader 5s: "Io con gli studenti, i tuoi con Forza Nuova". Il leader 5s all'attacco anche sull'Italicum e prevede elezioni vicine. La senatrice De Petro: "Resto nel movimento"
Tabelle
ROMA - Fa discutere l'iniziativa della scuola elementare Raiti di Siracusa durante la visita di Matteo Renzi: i bambini hanno cantato una canzone per il presidente del Consiglio, che è stato da più parti tacciato di sfruttare i bambini per motivi propagandistici. L'attacco più duro è arrivato da Beppe Grillo: "La scena del venditore di pentole che incontra i bambini delle elementari Raiti di Siracusa che lo ricevono allineati e addestrati con un coretto di benvenuto per concludere con 'Matteo! Matteo! Matteo!' ricorda, in peggio e in grottesco, gli incontri di Mussolini con i Figli della Lupa", scrive l'ex comico sul suo blog.
I bambini hanno cantato per il premier una canzoncina, "Clap and jump per Renzi", il cui testo dice: "Facciamo un salto/ Battiam le mani/ Ti salutiamo tutti insieme/ Presidente Renzi/ Muoviam la testa/ Facciamo festa/ A braccia aperte ti diciamo "benvenuto al Raiti'...".
Ma non è stato Grillo l'unico a criticarlo, molte voci si sono sollevate anche da semplici cittadini sui social network.
In serata il premier Renzi ha risposto duramente alle accuse di Grillo e lo ha fatto via Facebook: "Beppe Grillo è nervoso. Non vuole che io vada nelle scuole, mi vorrebbe rinchiuso nel palazzo. Ma io sto con gli studenti, le insegnanti, le famiglie e i sindaci. Mentre i suoi stanno fuori ad urlare con Forza Nuova. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!".
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Mio nonno materno a Modena era socialista stesso trattamento...paolo11 ha scritto:caro Maucat .Il fratello di mio padre comunista.Ogni volta che si presentava una manifestazione a Padova dove c'era Mussolini.Lo venvano a prendere e messo in cella.Finita la manifestazione lo liberavano.
Ciao
Paolo11
Mentre il mio pro-zio paterno era Fascia Littorio...
Perciò pensa te quante ne ho sentite raccontare...
I miei genitori dovevano andare alle riunioni dei Balilla-Giovani Fascisti o Giovani Italiane obbligatoriamente e una volta grande mio padre ha trascorso tra il 1934 e il 1943 più anni con le stellette che a casa e meno male che non ci ha lasciato le penne...
Quand'era a casa doveva ben esporre il distintivo sulla giacca (quelli che il 25/7/43 intasavano le fogne italiane, ma mio padre pur già da allora anti fascista non lo buttò e io l'ho ancora in un cassetto) se no non lavorava, doveva avere sulla Carta d'Identità la dicitura "razza Ariana"...
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
L’over 50 Massimo Gramellini può essere definito senza fallo un giornalista “moderato”, graffiante ma moderato.
In questi giorni nella sua rubrica giornaliera su La Stampa è andato giù duro con Pittibimbo. Non gliene ha perdonata una, esprimendosi sempre con una certa eleganza e usando un’arma al vetriolo. L’ironia e il sarcasmo.
Ai renzini, a cui non piace la verità in quanto berluscones di complemento, non rimane che inghiottire il boccone amaro e mandar giù.
L’ha fatto anche stamani, su di una vicenda che balzava agli occhi, rimettendo in moto la memoria e che poteva stupire solo chi crede fermamente nella befana che zitta zitta vien di notte con le scarpe tutte rotte…...
*
La Stampa 6.3.14
Battiam le mani (una tradizione italiana - http://www.youtube.com/watch?v=ActZfvmEhqQ&hd=1 -----ndt)
di Massimo Gramellini
Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì accogliete l’adorato premier in visita pastorale nelle vostre scuole, è troppo chiedervi di non esagerare con le manifestazioni di giubilo da parte degli allievi?
Ve lo dice uno che nella sua tormentata esperienza professionale ha visto bimbi inermi sbaciucchiati da D’Alema, giovani degenti ospedalieri miracolati da Berlusconi e una creatura in lacrime costretta a leggere a Di Pietro una domanda sul rito abbreviato nel processo penale.
Ieri però si è passato il segno.
In una scuola elementare di Siracusa lo schivo Renzi è stato accolto dai bambini con un coro ritmato («Mat-teo, Mat-teo») e una canzoncina scritta per l’occasione:
«Facciamo un salto… battiam le mani… ti salutiamo tutti insieme, Presidente Renzi… alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro».
(Maronn’ o’ Carmn,.. che sfica nira nira!!!!- ndt)
Parole e musica, ne converrete, perfettamente credibili sulle labbra dei dirigenti di qualche ente pubblico in cerca di riposizionamento.
Ma alquanto stonate in bocca a dei piccoli fan di Peppa Pig.
L’adulazione e il servilismo spacciati per entusiasmo genuino sono valori profondamente sentiti nel nostro Paese.
Perciò meriterebbero di essere sviluppati in proprio e non per interposto bambino.
Ne va dell’equilibrio psicologico degli alunni e anche un po’ di quello del presidente del Consiglio, le cui riserve di autoironia vengono messe continuamente a dura prova.
Fatelo voi, un salto. Battetele voi, le mani.
Affidatelo voi, il vostro futuro, alle idee del Presidente Renzi, che a furia di volteggiare tra scolaresche non sa neanche lui dove troverà il tempo per farsele venire, le idee.
^^^^^^^^^
Se lo dice anche lui, MG, c'è da crederci.
In questi giorni nella sua rubrica giornaliera su La Stampa è andato giù duro con Pittibimbo. Non gliene ha perdonata una, esprimendosi sempre con una certa eleganza e usando un’arma al vetriolo. L’ironia e il sarcasmo.
Ai renzini, a cui non piace la verità in quanto berluscones di complemento, non rimane che inghiottire il boccone amaro e mandar giù.
L’ha fatto anche stamani, su di una vicenda che balzava agli occhi, rimettendo in moto la memoria e che poteva stupire solo chi crede fermamente nella befana che zitta zitta vien di notte con le scarpe tutte rotte…...
*
La Stampa 6.3.14
Battiam le mani (una tradizione italiana - http://www.youtube.com/watch?v=ActZfvmEhqQ&hd=1 -----ndt)
di Massimo Gramellini
Signore maestre e signori maestri che ogni mercoledì accogliete l’adorato premier in visita pastorale nelle vostre scuole, è troppo chiedervi di non esagerare con le manifestazioni di giubilo da parte degli allievi?
Ve lo dice uno che nella sua tormentata esperienza professionale ha visto bimbi inermi sbaciucchiati da D’Alema, giovani degenti ospedalieri miracolati da Berlusconi e una creatura in lacrime costretta a leggere a Di Pietro una domanda sul rito abbreviato nel processo penale.
Ieri però si è passato il segno.
In una scuola elementare di Siracusa lo schivo Renzi è stato accolto dai bambini con un coro ritmato («Mat-teo, Mat-teo») e una canzoncina scritta per l’occasione:
«Facciamo un salto… battiam le mani… ti salutiamo tutti insieme, Presidente Renzi… alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro».
(Maronn’ o’ Carmn,.. che sfica nira nira!!!!- ndt)
Parole e musica, ne converrete, perfettamente credibili sulle labbra dei dirigenti di qualche ente pubblico in cerca di riposizionamento.
Ma alquanto stonate in bocca a dei piccoli fan di Peppa Pig.
L’adulazione e il servilismo spacciati per entusiasmo genuino sono valori profondamente sentiti nel nostro Paese.
Perciò meriterebbero di essere sviluppati in proprio e non per interposto bambino.
Ne va dell’equilibrio psicologico degli alunni e anche un po’ di quello del presidente del Consiglio, le cui riserve di autoironia vengono messe continuamente a dura prova.
Fatelo voi, un salto. Battetele voi, le mani.
Affidatelo voi, il vostro futuro, alle idee del Presidente Renzi, che a furia di volteggiare tra scolaresche non sa neanche lui dove troverà il tempo per farsele venire, le idee.
^^^^^^^^^
Se lo dice anche lui, MG, c'è da crederci.
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Repubblica 6.5.14
Se i bimbi cantano il culto di Matteo
di Francesco Merlo
LA CANZONE era così servile che avrebbe messo in imbarazzo i nordcoreani.
Perciò Renzi, che ha fama di disobbediente («sono un po’ bullo»), avrebbe dovuto liberare, fare discoli e mandar fuori a giocare quei poveri figli di Siracusa che gli cantavano «facciamo un salto / battiam le mani / muoviam la testa/ facciam la festa».
Diciamolo più chiaro: se fosse stato ancora lo stesso che, appena eletto segretario, scelse come inno “Resta ribelle” dei Negrita, Renzi avrebbe certamente intonato «prendi una chitarra e qualche dose di follia / come una mitraglia sputa fuoco e poesia». E, con l’incitamento a contestare e a irridere i maestri, avrebbe coperto quei miagolii che dai maestri erano stati imposti: «Presidente Renzi, da oggi in poi / ovunque vai, non scordarti di noi».
Non l’ha fatto e l’Italia intera lo ha visto ubriaco di lusinghe. Ha cominciato ad abbracciare tutti e «Facebook non vale un abbraccio» ha detto, e pensate quanto sarebbe stato renzianamente bello sentirgli invece dire: «Disobbedite, se volete il mio abbraccio».
Anche quel vezzo stucchevole di farsi chiamare Matteo più che da sindaco d’Italia sta diventando un tic da televisivo, non statista in versione Vasco Rossi ma imbonitore in formato Antonella Clerici, quella di “Ti lascio una canzone” che è appunto la fiera del bambino da salotto, tutto moine e mossette, che nessuno, soprattutto a sinistra, vorrebbe avere per figlio.
C’era in più, in quella filastrocca cortigiana, anche il tentativo del glamour, con il clap and jump, e persino con il blues, la disposizione in semicerchio, il gioco perverso di regolare gli evviva e gli applausi, la fatica ruffiana di tradurre e adattare un testo inglese.
Tutto questo per aggiungere charme al solito immaginario canoro degli italiani: una spruzzatina del Sanremo di Fabio Fazio sui bimbi- scimmiette del Mago Zurlì.
Ecco il punto: Renzi ha tutto il diritto di girare le scuole d’Italia, se è questa la sua cifra di politica popolare, ma per cambiarle, come aveva promesso, e non per degradarle a serbatoi delle sue majorettes.
Capisco che qui è facile il paragone con l’uso dei bambini nei totalitarismi, sul quale infatti si è banalmente esibito Beppe Grillo: i figli della lupa, gli avanguardisti della ventisettesima legione che salutavano il duce intonando “Giovinezza”, oppure “i battaglioni della speranza”, ragazzini dai dodici a quattordici anni che cantavano nelle parate dell’Est europeo.
La verità è che anche in democrazia troppo si abusa dei giovanissimi, perché fa un sacco bello lasciare che i bambini vengano a noi e, come ha scritto Milan Kundera, “nessuno lo sa meglio degli uomini politici: quando c’è in giro una macchina fotografica si precipitano verso il bambino più vicino per sollevarlo in aria e baciarlo sulla guancia”.
A Siracusa dunque non c’è stata la manipolazione sordida tipica dei regimi ma lapaideia, il tentativo di ridurre i bambini a protesi ornamentale, di formarli alla piaggeria e all’adulazione: “non insegnate ai bambini la vostra morale /è così stanca e malata potrebbe far male” cantava il Gaber citato da Renzi persino nei libri.
Gaber li vedeva cantare e battere le mani e pensava che facessero “finta di esser sani”, Renzi invece li ha passati in rassegna dando a tutti il cinque.
Ma ieri a Siracusa ho visto di peggio.
Un retroscena rivela infatti che nell’esibizione di quella scuola di borgata, vicina alla chiesa di Lucia, santa e sempre più cieca, non c’è stato solo l’accanimento politico - e ridicolo - del sindaco Giancarlo Garozzo.
Ecco il colpo di scena: la preside Cucinotta, che è la vera regista responsabile dello spettacolino, e la sua vice Katya De Marco sono accanite militanti di Forza Italia. E dunque io, che da quelle parti sono nato, ci ho visto soprattutto la tristezza infinita di un Meridione che è ancora e sempre lo scenario naturale dello zio d’America, e mi sono ricordato che Silvio Berlusconi a Lampedusa fu accolto come un messia, come un conquistador.
Perché sempre così è salutato l’uomo potente che viene da fuori, l’uomo del cargo che può essere un capopartito, un cantante, un calciatore, un presidente del consiglio o non importa chi, purché venga appunto da fuori.
Renzi si rilegga, per risarcire l’Italia, Carlo Levi che racconta di quel tal Vincent Impellitteri che - cito a memoria - tornato dall’America, entra in paese (era la provincia di Palermo e non di Siracusa) su una lussuosa macchina scoperta, ed è accolto dalla gente in festa che lo tratta come uno sciamano: «‘Tuccamu a machina, così ce ne andiamo in America’ gridavano i ragazzi del luogo».
Ebbene, Impellitteri non solo non li abbraccia e non dà loro il cinque, ma si addolora e si rattrista al punto che si mette a piangere.
Se i bimbi cantano il culto di Matteo
di Francesco Merlo
LA CANZONE era così servile che avrebbe messo in imbarazzo i nordcoreani.
Perciò Renzi, che ha fama di disobbediente («sono un po’ bullo»), avrebbe dovuto liberare, fare discoli e mandar fuori a giocare quei poveri figli di Siracusa che gli cantavano «facciamo un salto / battiam le mani / muoviam la testa/ facciam la festa».
Diciamolo più chiaro: se fosse stato ancora lo stesso che, appena eletto segretario, scelse come inno “Resta ribelle” dei Negrita, Renzi avrebbe certamente intonato «prendi una chitarra e qualche dose di follia / come una mitraglia sputa fuoco e poesia». E, con l’incitamento a contestare e a irridere i maestri, avrebbe coperto quei miagolii che dai maestri erano stati imposti: «Presidente Renzi, da oggi in poi / ovunque vai, non scordarti di noi».
Non l’ha fatto e l’Italia intera lo ha visto ubriaco di lusinghe. Ha cominciato ad abbracciare tutti e «Facebook non vale un abbraccio» ha detto, e pensate quanto sarebbe stato renzianamente bello sentirgli invece dire: «Disobbedite, se volete il mio abbraccio».
Anche quel vezzo stucchevole di farsi chiamare Matteo più che da sindaco d’Italia sta diventando un tic da televisivo, non statista in versione Vasco Rossi ma imbonitore in formato Antonella Clerici, quella di “Ti lascio una canzone” che è appunto la fiera del bambino da salotto, tutto moine e mossette, che nessuno, soprattutto a sinistra, vorrebbe avere per figlio.
C’era in più, in quella filastrocca cortigiana, anche il tentativo del glamour, con il clap and jump, e persino con il blues, la disposizione in semicerchio, il gioco perverso di regolare gli evviva e gli applausi, la fatica ruffiana di tradurre e adattare un testo inglese.
Tutto questo per aggiungere charme al solito immaginario canoro degli italiani: una spruzzatina del Sanremo di Fabio Fazio sui bimbi- scimmiette del Mago Zurlì.
Ecco il punto: Renzi ha tutto il diritto di girare le scuole d’Italia, se è questa la sua cifra di politica popolare, ma per cambiarle, come aveva promesso, e non per degradarle a serbatoi delle sue majorettes.
Capisco che qui è facile il paragone con l’uso dei bambini nei totalitarismi, sul quale infatti si è banalmente esibito Beppe Grillo: i figli della lupa, gli avanguardisti della ventisettesima legione che salutavano il duce intonando “Giovinezza”, oppure “i battaglioni della speranza”, ragazzini dai dodici a quattordici anni che cantavano nelle parate dell’Est europeo.
La verità è che anche in democrazia troppo si abusa dei giovanissimi, perché fa un sacco bello lasciare che i bambini vengano a noi e, come ha scritto Milan Kundera, “nessuno lo sa meglio degli uomini politici: quando c’è in giro una macchina fotografica si precipitano verso il bambino più vicino per sollevarlo in aria e baciarlo sulla guancia”.
A Siracusa dunque non c’è stata la manipolazione sordida tipica dei regimi ma lapaideia, il tentativo di ridurre i bambini a protesi ornamentale, di formarli alla piaggeria e all’adulazione: “non insegnate ai bambini la vostra morale /è così stanca e malata potrebbe far male” cantava il Gaber citato da Renzi persino nei libri.
Gaber li vedeva cantare e battere le mani e pensava che facessero “finta di esser sani”, Renzi invece li ha passati in rassegna dando a tutti il cinque.
Ma ieri a Siracusa ho visto di peggio.
Un retroscena rivela infatti che nell’esibizione di quella scuola di borgata, vicina alla chiesa di Lucia, santa e sempre più cieca, non c’è stato solo l’accanimento politico - e ridicolo - del sindaco Giancarlo Garozzo.
Ecco il colpo di scena: la preside Cucinotta, che è la vera regista responsabile dello spettacolino, e la sua vice Katya De Marco sono accanite militanti di Forza Italia. E dunque io, che da quelle parti sono nato, ci ho visto soprattutto la tristezza infinita di un Meridione che è ancora e sempre lo scenario naturale dello zio d’America, e mi sono ricordato che Silvio Berlusconi a Lampedusa fu accolto come un messia, come un conquistador.
Perché sempre così è salutato l’uomo potente che viene da fuori, l’uomo del cargo che può essere un capopartito, un cantante, un calciatore, un presidente del consiglio o non importa chi, purché venga appunto da fuori.
Renzi si rilegga, per risarcire l’Italia, Carlo Levi che racconta di quel tal Vincent Impellitteri che - cito a memoria - tornato dall’America, entra in paese (era la provincia di Palermo e non di Siracusa) su una lussuosa macchina scoperta, ed è accolto dalla gente in festa che lo tratta come uno sciamano: «‘Tuccamu a machina, così ce ne andiamo in America’ gridavano i ragazzi del luogo».
Ebbene, Impellitteri non solo non li abbraccia e non dà loro il cinque, ma si addolora e si rattrista al punto che si mette a piangere.
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
il Fatto 6.3.14
Oltre la realtà
Come costruire il consenso tra gli applausi dei Balilla 2.0
di Daniele Ranieri
Ma eccolo. Il presidente Renzi visita una scuola di Siracusa. La giornata è quasi di primavera, si sente la brezza del mare che qui non riposa mai. Eccolo: cammina, lancia una battuta ai microfoni, un sorriso alle giovani maestre della nostra bella Sicilia.
“Facciamo un salto e battiam le mani”, cantano i bambini, emozionati, in circolo. Le maestre dettano il tempo. “Ma-tteo, Ma-tteo!”, lo acclamano i pargoli: eccolo, l’uomo nuovo che trasforma il Paese con un’alchimia di polso e franchezza.
In questa terra maltrattata, uno spirto di entusiasmo ravviva gli occhi degli abitanti; i disoccupati si godono l’ora lieta, gonfia di una segreta speranza.
“Faremo della scuola la Grande bellezza”, proclama il Presidente, e forse intende “un capolavoro da Oscar”, ché di farne un vaniloquente florilegio di fatuità, fiumi di cocaina e remix della Carrà sarebbe capace pure un Governo Mora, nel senso di Lele.
Quello dell’uomo simpatico e brusco amato da donne e bambini è un paradigma sfruttabilissimo. Renzi ci si pasce con narcisismo infantile.
Avrebbe potuto fermare lo spettacolo patetico di un coretto che lo accoglieva come un divo tra il Gabibbo e un supereroe dei cartoni? Avrebbe potuto chiedere alle maestre di evitare di trasformare la visita in un omaggio alla sua persona da parte di piccoli balilla 2.0, e rifiutare un’accoglienza così imbarazzante e littoria?
Ma sì. Ha buttato giù un governo senza un motivo chiaro (parole sue: come sono andate veramente le cose lo so io e altri protagonisti della vicenda) e non poteva interrompere l’insopportabile déjà vu?
Non bisogna ridurre tutto ad Mussolinum, certo.
Ogni epoca ha la sua grandezza anche nell’indegnità, e il paragone sminuisce e anestetizza.
Così come è ridicolo evocare il duce ogni volta che Grillo si fa una nuotata.
Ma il tour delle scuole sa molto di propaganda. Ristrutturarle, ci mancherebbe, è cosa urgente e nobile, che però si può fare da un tavolo dello splendente ufficio romano sempre illuminato, mostrato a tarda sera alle telecamere di Ballarò. Renzi ha rifiutato di cedere alla retorica deresponsabilizzante del “Mezzogiorno” nel suo discorso alle Camere, dove disse di voler entrare in punta di piedi (forse per far fuori il Senato cogliendolo di sorpresa), e poi inzuppa il suo viaggio a Siracusa via Tunisi nella più meticolosa retorica da cinegiornale, pompata dagli specchi riflessi di Twitter.
È risaputo che agli italiani piaccia essere infinocchiati. È una coazione irresistibile.
Stanchi di mezzo secolo di padri padroni e fedifraghi, non vedevamo l’ora di farci riscattare da uno più giovane e più furbo.
Renzi intasca un assegno in bianco (non) firmato da noi per esasperazione: adesso lavora per conquistarsi il consenso.
Forse più bravo di Berlusconi, mira al cuore delle mamme; mette il suo nome di battesimo sulle bocche dei bambini; twitta alle 6 di mattina, per dire “sto scrivendo una nuova Storia”, in 140 caratteri.
La sua sicumera lascia intendere che c’è una strategia, sotto le mosse opinabili dell’ultimo mese: la destituzione di Letta, la fumosità verbosa nella richiesta di fiducia, la megalomania riformista, la nomina di sottosegretari indagati, l’inciampo logico della legge elettorale fatta con un fuorilegge.
Sembra saper trattare con chi sullo stomaco ha il pelo di più di un quarto di secolo di scorribande politiche; sul suo volto telegenico si alternano cinismo e candore, bontà e furbizia.
Bergoglio laico, chiede ai bambini quanti di loro usano Facebook, WhatsApp.
Loro ridono, alzano le mani. Li esorta a non dimenticare che nulla vale la bellezza di un abbraccio fisico.
Si vanta di non essersi montato la testa per avere quasi un milione di amici su Twitter.
Il coretto riprende: “I ragazzi le ragazze tutti insieme alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il nostro futuro”, nientedimeno.
Un altro capitolo di una narrazione quotidiana mozzafiato, una rete di idolatria che non risparmia neanche i bambini, trasformati in sfondo per ottime copertine di Chi.
Forse siamo noi che non capiamo il sottile disegno, ma non ci piace questa roba, Presidente Renzi, per niente.
Oltre la realtà
Come costruire il consenso tra gli applausi dei Balilla 2.0
di Daniele Ranieri
Ma eccolo. Il presidente Renzi visita una scuola di Siracusa. La giornata è quasi di primavera, si sente la brezza del mare che qui non riposa mai. Eccolo: cammina, lancia una battuta ai microfoni, un sorriso alle giovani maestre della nostra bella Sicilia.
“Facciamo un salto e battiam le mani”, cantano i bambini, emozionati, in circolo. Le maestre dettano il tempo. “Ma-tteo, Ma-tteo!”, lo acclamano i pargoli: eccolo, l’uomo nuovo che trasforma il Paese con un’alchimia di polso e franchezza.
In questa terra maltrattata, uno spirto di entusiasmo ravviva gli occhi degli abitanti; i disoccupati si godono l’ora lieta, gonfia di una segreta speranza.
“Faremo della scuola la Grande bellezza”, proclama il Presidente, e forse intende “un capolavoro da Oscar”, ché di farne un vaniloquente florilegio di fatuità, fiumi di cocaina e remix della Carrà sarebbe capace pure un Governo Mora, nel senso di Lele.
Quello dell’uomo simpatico e brusco amato da donne e bambini è un paradigma sfruttabilissimo. Renzi ci si pasce con narcisismo infantile.
Avrebbe potuto fermare lo spettacolo patetico di un coretto che lo accoglieva come un divo tra il Gabibbo e un supereroe dei cartoni? Avrebbe potuto chiedere alle maestre di evitare di trasformare la visita in un omaggio alla sua persona da parte di piccoli balilla 2.0, e rifiutare un’accoglienza così imbarazzante e littoria?
Ma sì. Ha buttato giù un governo senza un motivo chiaro (parole sue: come sono andate veramente le cose lo so io e altri protagonisti della vicenda) e non poteva interrompere l’insopportabile déjà vu?
Non bisogna ridurre tutto ad Mussolinum, certo.
Ogni epoca ha la sua grandezza anche nell’indegnità, e il paragone sminuisce e anestetizza.
Così come è ridicolo evocare il duce ogni volta che Grillo si fa una nuotata.
Ma il tour delle scuole sa molto di propaganda. Ristrutturarle, ci mancherebbe, è cosa urgente e nobile, che però si può fare da un tavolo dello splendente ufficio romano sempre illuminato, mostrato a tarda sera alle telecamere di Ballarò. Renzi ha rifiutato di cedere alla retorica deresponsabilizzante del “Mezzogiorno” nel suo discorso alle Camere, dove disse di voler entrare in punta di piedi (forse per far fuori il Senato cogliendolo di sorpresa), e poi inzuppa il suo viaggio a Siracusa via Tunisi nella più meticolosa retorica da cinegiornale, pompata dagli specchi riflessi di Twitter.
È risaputo che agli italiani piaccia essere infinocchiati. È una coazione irresistibile.
Stanchi di mezzo secolo di padri padroni e fedifraghi, non vedevamo l’ora di farci riscattare da uno più giovane e più furbo.
Renzi intasca un assegno in bianco (non) firmato da noi per esasperazione: adesso lavora per conquistarsi il consenso.
Forse più bravo di Berlusconi, mira al cuore delle mamme; mette il suo nome di battesimo sulle bocche dei bambini; twitta alle 6 di mattina, per dire “sto scrivendo una nuova Storia”, in 140 caratteri.
La sua sicumera lascia intendere che c’è una strategia, sotto le mosse opinabili dell’ultimo mese: la destituzione di Letta, la fumosità verbosa nella richiesta di fiducia, la megalomania riformista, la nomina di sottosegretari indagati, l’inciampo logico della legge elettorale fatta con un fuorilegge.
Sembra saper trattare con chi sullo stomaco ha il pelo di più di un quarto di secolo di scorribande politiche; sul suo volto telegenico si alternano cinismo e candore, bontà e furbizia.
Bergoglio laico, chiede ai bambini quanti di loro usano Facebook, WhatsApp.
Loro ridono, alzano le mani. Li esorta a non dimenticare che nulla vale la bellezza di un abbraccio fisico.
Si vanta di non essersi montato la testa per avere quasi un milione di amici su Twitter.
Il coretto riprende: “I ragazzi le ragazze tutti insieme alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il nostro futuro”, nientedimeno.
Un altro capitolo di una narrazione quotidiana mozzafiato, una rete di idolatria che non risparmia neanche i bambini, trasformati in sfondo per ottime copertine di Chi.
Forse siamo noi che non capiamo il sottile disegno, ma non ci piace questa roba, Presidente Renzi, per niente.
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
I piccoli camerati crescono - 1
Siamo nel marzo del 2014, da 13 anni dovremmo essere impegnati con i viaggi nello spazio secondo "2001 Odissea nello spazio", invece nella solita italietta siamo alle prese con "L'Odissea dello strazio".
Stiamo tornando indietro.
Ci toccherà riprendere i testi delle vecchie canzoni:
Salve o popolo di eroi,
salve o Patria immortale,
son rinati i figli tuoi
con la fede e l'ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri
la vision dei tuoi pionieri
la vision dell'Alighieri
oggi brilla in tutti i cuor.
Giovinezza, Giovinezza,
primavera di bellezza
nella vita e nell'asprezza,
il tuo canto squilla e va.
http://www.youtube.com/watch?v=m5FQyIBuSVE&hd=1
Il fascismo è stato moltissimo infantilismo da Asilo Mariuccia.
Piano piano, giorno dopo giorno, si ricomincia.
Pd, il renziano Anzaldi protesta contro la satira Rai sul ministro Maria Elena Boschi
Il deputato democratico, membro della commissione di vigilanza e giornalista scrive alla presidente Tarantola: "Ho ritenuto mio dovere, oltreché diritto, rivolgermi a lei per chiederle se ritenga questa esibizione una forma di servizio pubblico". Un intervento che ricorda le censure del governo Berlusconi
di Giuseppe Pipitone | 7 marzo 2014Commenti (344)
Video di Ballarò incriminato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... hi/906400/
“Sono toni berlusconiani? Ma spero di no, altrimenti mi suicido”. L’onorevole democratico e giornalista Michele Anzaldi appare perplesso. Ha preso carta e penna per scrivere alla presidente Rai Anna Maria Tarantola: “Mi chiedo se l’imitazione di Maria Elena Boschi sia da considerare servizio pubblico” scrive Anzaldi puntando il dito contro la performance di Virginia Raffaele, la comica che martedì 4 marzo durante la trasmissione Ballarò su Rai3 ha fatto l’imitazione della giovane democratica promossa a ministro delle Riforme e rapporti con il Parlamento da Matteo Renzi.
“Mi permetto di chiederle – continua Anzaldi nella sua lettera – se condivide l’imitazione e se ritiene opportuno che un ministro giovane che finora ha dimostrato preparazione e capacità, sia ritratta come una scaltra ammaliatrice che conta solo sul suo essere affascinante. È questa l’immagine che il servizio pubblico della Rai, e Rai3 in particolare, vuole dare alla vigilia dell’8 marzo?”.
Toni che richiamano alla mente le decine di dichiarazioni al vetriolo lanciate da esponenti del centrodestra contro la satira dei fratelli Guzzanti durante il secondo governo Berlusconi. E come dimenticare il famoso editto bulgaro con B. che cacciò in diretta dalla Bulgaria Biagi, Santoro e Luttazzi dalle reti del servizio pubblico? “Io sapevo che scrivendo questa lettera sarei andato incontro al massacro e mi dispiace pure se i toni sono sembrati esagerati”, si giustifica Anzaldi raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it. E allora perché ha scelto comunque di prendere carta e penna e protestare formalmente con la Rai per un video satirico? “Perché la satira – spiega lui – deve correggere il costume, almeno questo era l’intento dei classici. Qui invece non si corregge niente: questa ragazza (la Boschi, ndr) non ha sbagliato niente, eppure le danno addosso. Io dico: fatela sbagliare, aspettate che sbagli e poi le date addosso, non prima. Ma che ha sbagliato? È studiosa, preparata, non compare in alcun scandalo sessuali, non ha fatto niente e le danno addosso”. Una difesa a spada tratta che aveva spinto l’Huffington Post a definire Anzaldi come un “fedelissimo” della Boschi. “Ma quale fedelissimo, la conosco solo da quando sono entrato in Parlamento. E siccome io sto in vigilanza Rai ho pensato che fosse mio dovere, oltreché mio diritto, scrivere quella lettera a una persona che stimo come la Tarantola”.
A far infuriare Anzaldi è stato il video dell’imitazione della Boschi caricato sul canale Rai di YouTube e quindi rintracciabile ovunque in rete. “Alla Rai sono amici nostri, il video è andato in onda e non abbiamo detto nulla. Ma poi alla vigilia della festa della donna lo metti su internet, cioè la ridicolizzi ovunque. Poi per l’8 marzo che facciamo? Portiamo le mimose alla Boschi?”. Meglio dunque mettere il bavaglio alla satira dunque? “Non ho detto e non penso questo. Dico solo che la satira deve correggere un costume: qui la Boschi viene presa in giro senza motivo. Aspettate dieci giorni e nel caso sbagli, la si può anche massacrare. Ma prima che senso ha?”, conclude Anzaldi. L’impressione che rimane, però, è che il parallelo tra Berlusconi e Renzi trovi oggi un altro punto di contatto: l’avversione per la satira scomoda. Che in un Paese targato Renzusconi trova difficilmente la via per sopravvivere.
Siamo nel marzo del 2014, da 13 anni dovremmo essere impegnati con i viaggi nello spazio secondo "2001 Odissea nello spazio", invece nella solita italietta siamo alle prese con "L'Odissea dello strazio".
Stiamo tornando indietro.
Ci toccherà riprendere i testi delle vecchie canzoni:
Salve o popolo di eroi,
salve o Patria immortale,
son rinati i figli tuoi
con la fede e l'ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri
la vision dei tuoi pionieri
la vision dell'Alighieri
oggi brilla in tutti i cuor.
Giovinezza, Giovinezza,
primavera di bellezza
nella vita e nell'asprezza,
il tuo canto squilla e va.
http://www.youtube.com/watch?v=m5FQyIBuSVE&hd=1
Il fascismo è stato moltissimo infantilismo da Asilo Mariuccia.
Piano piano, giorno dopo giorno, si ricomincia.
Pd, il renziano Anzaldi protesta contro la satira Rai sul ministro Maria Elena Boschi
Il deputato democratico, membro della commissione di vigilanza e giornalista scrive alla presidente Tarantola: "Ho ritenuto mio dovere, oltreché diritto, rivolgermi a lei per chiederle se ritenga questa esibizione una forma di servizio pubblico". Un intervento che ricorda le censure del governo Berlusconi
di Giuseppe Pipitone | 7 marzo 2014Commenti (344)
Video di Ballarò incriminato
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... hi/906400/
“Sono toni berlusconiani? Ma spero di no, altrimenti mi suicido”. L’onorevole democratico e giornalista Michele Anzaldi appare perplesso. Ha preso carta e penna per scrivere alla presidente Rai Anna Maria Tarantola: “Mi chiedo se l’imitazione di Maria Elena Boschi sia da considerare servizio pubblico” scrive Anzaldi puntando il dito contro la performance di Virginia Raffaele, la comica che martedì 4 marzo durante la trasmissione Ballarò su Rai3 ha fatto l’imitazione della giovane democratica promossa a ministro delle Riforme e rapporti con il Parlamento da Matteo Renzi.
“Mi permetto di chiederle – continua Anzaldi nella sua lettera – se condivide l’imitazione e se ritiene opportuno che un ministro giovane che finora ha dimostrato preparazione e capacità, sia ritratta come una scaltra ammaliatrice che conta solo sul suo essere affascinante. È questa l’immagine che il servizio pubblico della Rai, e Rai3 in particolare, vuole dare alla vigilia dell’8 marzo?”.
Toni che richiamano alla mente le decine di dichiarazioni al vetriolo lanciate da esponenti del centrodestra contro la satira dei fratelli Guzzanti durante il secondo governo Berlusconi. E come dimenticare il famoso editto bulgaro con B. che cacciò in diretta dalla Bulgaria Biagi, Santoro e Luttazzi dalle reti del servizio pubblico? “Io sapevo che scrivendo questa lettera sarei andato incontro al massacro e mi dispiace pure se i toni sono sembrati esagerati”, si giustifica Anzaldi raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it. E allora perché ha scelto comunque di prendere carta e penna e protestare formalmente con la Rai per un video satirico? “Perché la satira – spiega lui – deve correggere il costume, almeno questo era l’intento dei classici. Qui invece non si corregge niente: questa ragazza (la Boschi, ndr) non ha sbagliato niente, eppure le danno addosso. Io dico: fatela sbagliare, aspettate che sbagli e poi le date addosso, non prima. Ma che ha sbagliato? È studiosa, preparata, non compare in alcun scandalo sessuali, non ha fatto niente e le danno addosso”. Una difesa a spada tratta che aveva spinto l’Huffington Post a definire Anzaldi come un “fedelissimo” della Boschi. “Ma quale fedelissimo, la conosco solo da quando sono entrato in Parlamento. E siccome io sto in vigilanza Rai ho pensato che fosse mio dovere, oltreché mio diritto, scrivere quella lettera a una persona che stimo come la Tarantola”.
A far infuriare Anzaldi è stato il video dell’imitazione della Boschi caricato sul canale Rai di YouTube e quindi rintracciabile ovunque in rete. “Alla Rai sono amici nostri, il video è andato in onda e non abbiamo detto nulla. Ma poi alla vigilia della festa della donna lo metti su internet, cioè la ridicolizzi ovunque. Poi per l’8 marzo che facciamo? Portiamo le mimose alla Boschi?”. Meglio dunque mettere il bavaglio alla satira dunque? “Non ho detto e non penso questo. Dico solo che la satira deve correggere un costume: qui la Boschi viene presa in giro senza motivo. Aspettate dieci giorni e nel caso sbagli, la si può anche massacrare. Ma prima che senso ha?”, conclude Anzaldi. L’impressione che rimane, però, è che il parallelo tra Berlusconi e Renzi trovi oggi un altro punto di contatto: l’avversione per la satira scomoda. Che in un Paese targato Renzusconi trova difficilmente la via per sopravvivere.
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Re: I paraguru sfascisti ci stanno portando al fascismo
Alla fine qualcuno se ne sta accorgendo......
Nella banda Pittibimbo, seguendo il verbo del capo, quando devono sbeffeggiare i 5S si rifanno ad un passo del vangelo secondo Matteo.
"Invece di andare a protestare sui tetti i grillini potrebbero impegnarsi di più nelle aule sottostanti"
Il riferimento è alla modifica dell'articolo 138 della Costituzione, un piano per il momento bloccato dai 5S che avrebbe potuto generare situazioni pericolose per via dei personaggi che affollano il Parlamento.
E' grazie alla protesta grillina (saliti anche sul tetto di Montecitorio) che la modifica non è passata e per il momento è stata accantonata.
Ma anche di loro si fa fatica a capire cosa vogliono. Da una parte sono per la Costituzione, e l'hanno pure difesa, da altri parti il loro boss avanza proposte che lasciano di stucco.
Il secondo tentativo di scardinare il sistema democratico, l'avanza Pittibimbo con la proposta di sostituire il Senato.
Ai merli fessi il venditore di "Pentole & e ombrelli di Altan", racconta che si potrebbe risparmiare 1 miliardo di euro. Una proposta da signor Bonaventura.
Bechis, un vecchio giornalista parlamentare, ha fatto osservare che durante la sua vita professionale ha constatato che parecchie volte il Senato è servito a porre rimedio a gigantesche "vaccate" approvate dalla Camera.
In un repubblica presidenziale questo non potrebbe succedere più.
Il presidente Duce vara una vaccata solenne e una Camera addomesticata a sua immagine e somiglianza la traduce in legge.
Sì, ma vallo a raccontare ai devoti renziani e berluscones di quanto stiamo rischiando.
Questi non sono i tempi e non ci sono gli uomini giusti per mettere mano alla Costituzione.
Se fosse vera la bufala del risparmio basterebbe dimezzare le presenze al Senato e alla Camera. Neppure gli Usa hanno un numero di parlamentari così alto, pur essendo ancora la prima nazione al mondo.
Adesso tomo tomo, cacchio cacchio, Pittibimbo vara un'altra cazzata delle sue.
On the road solo l'1% si è accorto della pericolosità della proposta, che s'accoda a quella dell'annullamento del Senato, dopo che non sono riusciti a scardinare l'art. 138.
**
“RIFORMA PERICOLOSA” IL PREMIER BOCCIATO SULLA COSTITUZIONE
(Luca De Carolis).
28/03/2014 di triskel182
TANTE FIRME DI GIURISTI PER L’APPELLO DILIBERTA' E GIUSTIZIA: “UN PARLAMENTO DELEGITTIMATO DALLA CONSULTA NON PUÒ STRAVOLGERE LA CARTA”. OGGI LA BOZZA NELLA DIREZIONE PD.
Dietro la riforma che è la bandiera del fu rottamatore “c’è il progetto di stravolgere la Costituzione”, da parte di “un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale”.
Con l’obiettivo di dare al presidente del Consiglio “poteri padronali”, per una “svolta autoritaria” che è un vecchio sogno di Silvio Berlusconi.
Libertà e Giustizia lancia un appello contro la “grande riforma” su cui Renzi punta quasi tutto, imperniata sull’abolizione del Senato e sulla revisione del Titolo V (Regioni, Province e Comuni).
“Se non va a casa il Senato vado a casa io” rilancia il premier, come un pokerista. Ma nel suo progetto si annidano pesanti rischi per la Costituzione. Così avverte il testo diffuso da Libertà e Giustizia, sottoscritto subito da costituzionalisti e intellettuali.
Molti si erano già mobilitati contro il ddl costituzionale 813 del governo Letta: quello che voleva stravolgere l’articolo 138, la valvola di sicurezza della Carta, così da spalancare le porte al semipresidenzialismo.
Il testo si inabissò a un passo dall’approvazione , perché il Berlusconi appena decaduto fece mancare i numeri. “La maggioranza che voleva stravolgere il 138 è la stessa che punta al monocameralismo” ricorda Alessandro Pace, professore emerito di dirittocostituzionale, e uno dei firmatari dell’appello.
SPIEGA : “Questo è un parlamento chiaramente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha cancellato il Porcellum. Doveva fare in fretta una nuova legge elettorale, per poi tornare al voto.
Non può certo preparare una profonda revisione della Costituzione, che spazia dalla cancellazione del Senato fino alla forma di governo. E non può preparare una legge elettorale che è un Porcellum bis”. Pace si sofferma poi sui rischi: “Spazzare via il Senato è inutile e dannoso.
Il bicameralismo legislativo ci ha salvato tante volte, perché una delle due Camere riparava ai danni dell’altra.
Pensiamo forse che i futuri parlamentari saranno più bravi di quelli attuali?”. Obiezione: tagliare il Senato riduce i costi e velocizza i tempi. Pace ribatte: “Per risparmiare basta tagliare il numero dei parlamentari in entrambe le Camere. Quanto ai tempi, si possono cambiare i regolamenti, senza toccare la Costituzione”.
La costituzionalista Lorenza Carlassare osserva: “È tutto l’impianto delle riforme che non va: questa legge elettorale vuole limitare la rappresentanza, togliendo voce a ogni opinione minoritaria. Quanto al Senato, si vuole ridurlo a un organo non elettivo, a cui resterebbe però una funzione essenziale come quella di partecipare alle riforme costituzionali. Un’altra gravissima limitazione della rappresentanza, e quindi della democrazia”.
La riformapotrebbe allargarsi al premierato forte, dando al capo del governo il potere di porre la “ghigliottina” sui disegni di legge (imponendo tempi certi per la votazione), e, soprattutto, di revocare i ministri.
Si parla di una proposta di Forza Italia sul punto, accolta da Renzi. “Il segretario vuole dare un segnale a Berlusconi, da sempre per il premierato forte, perché teme che l’accordo con Forza Italia in Senato traballi” ragiona un parlamentare della minoranza Pd.
Convinto che “questa storia del premierato è più che altro una sciarada”. Gianni Cuperlo su Repubblica ha comunque dato il suo via libera: “Un presidente con maggiori poteri non mi preoccupa”.( Ma vaff-ndt)
MA LA PROPOSTA che piace al Caimano non ci sarà, nella bozza sulla riforma che verrà presentata oggi alla Direzione del Pd. “Nel testo il premierato forte non c’è” conferma Maria Elena Boschi. Per poi precisare: “In direzione non verrà approvato un articolato vero e proprio. Discuteremo di un testo del governo, sul quale c’è già stato un confronto nella maggioranza in Consiglio dei ministri”. Lo stesso testo che verrà presentato in Senato. In serata, nota di Forza Italia: “Berlusconi conferma il sostegno al percorso di riforme concordato con il premier”. Il ddl costituzionale dovrebbe essere presentato la prossima settimana. Renzi vuole il primo sì alla riforma entro il 25 maggio: prima delle Europee.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/03/2014.
Nella banda Pittibimbo, seguendo il verbo del capo, quando devono sbeffeggiare i 5S si rifanno ad un passo del vangelo secondo Matteo.
"Invece di andare a protestare sui tetti i grillini potrebbero impegnarsi di più nelle aule sottostanti"
Il riferimento è alla modifica dell'articolo 138 della Costituzione, un piano per il momento bloccato dai 5S che avrebbe potuto generare situazioni pericolose per via dei personaggi che affollano il Parlamento.
E' grazie alla protesta grillina (saliti anche sul tetto di Montecitorio) che la modifica non è passata e per il momento è stata accantonata.
Ma anche di loro si fa fatica a capire cosa vogliono. Da una parte sono per la Costituzione, e l'hanno pure difesa, da altri parti il loro boss avanza proposte che lasciano di stucco.
Il secondo tentativo di scardinare il sistema democratico, l'avanza Pittibimbo con la proposta di sostituire il Senato.
Ai merli fessi il venditore di "Pentole & e ombrelli di Altan", racconta che si potrebbe risparmiare 1 miliardo di euro. Una proposta da signor Bonaventura.
Bechis, un vecchio giornalista parlamentare, ha fatto osservare che durante la sua vita professionale ha constatato che parecchie volte il Senato è servito a porre rimedio a gigantesche "vaccate" approvate dalla Camera.
In un repubblica presidenziale questo non potrebbe succedere più.
Il presidente Duce vara una vaccata solenne e una Camera addomesticata a sua immagine e somiglianza la traduce in legge.
Sì, ma vallo a raccontare ai devoti renziani e berluscones di quanto stiamo rischiando.
Questi non sono i tempi e non ci sono gli uomini giusti per mettere mano alla Costituzione.
Se fosse vera la bufala del risparmio basterebbe dimezzare le presenze al Senato e alla Camera. Neppure gli Usa hanno un numero di parlamentari così alto, pur essendo ancora la prima nazione al mondo.
Adesso tomo tomo, cacchio cacchio, Pittibimbo vara un'altra cazzata delle sue.
On the road solo l'1% si è accorto della pericolosità della proposta, che s'accoda a quella dell'annullamento del Senato, dopo che non sono riusciti a scardinare l'art. 138.
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“RIFORMA PERICOLOSA” IL PREMIER BOCCIATO SULLA COSTITUZIONE
(Luca De Carolis).
28/03/2014 di triskel182
TANTE FIRME DI GIURISTI PER L’APPELLO DILIBERTA' E GIUSTIZIA: “UN PARLAMENTO DELEGITTIMATO DALLA CONSULTA NON PUÒ STRAVOLGERE LA CARTA”. OGGI LA BOZZA NELLA DIREZIONE PD.
Dietro la riforma che è la bandiera del fu rottamatore “c’è il progetto di stravolgere la Costituzione”, da parte di “un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale”.
Con l’obiettivo di dare al presidente del Consiglio “poteri padronali”, per una “svolta autoritaria” che è un vecchio sogno di Silvio Berlusconi.
Libertà e Giustizia lancia un appello contro la “grande riforma” su cui Renzi punta quasi tutto, imperniata sull’abolizione del Senato e sulla revisione del Titolo V (Regioni, Province e Comuni).
“Se non va a casa il Senato vado a casa io” rilancia il premier, come un pokerista. Ma nel suo progetto si annidano pesanti rischi per la Costituzione. Così avverte il testo diffuso da Libertà e Giustizia, sottoscritto subito da costituzionalisti e intellettuali.
Molti si erano già mobilitati contro il ddl costituzionale 813 del governo Letta: quello che voleva stravolgere l’articolo 138, la valvola di sicurezza della Carta, così da spalancare le porte al semipresidenzialismo.
Il testo si inabissò a un passo dall’approvazione , perché il Berlusconi appena decaduto fece mancare i numeri. “La maggioranza che voleva stravolgere il 138 è la stessa che punta al monocameralismo” ricorda Alessandro Pace, professore emerito di dirittocostituzionale, e uno dei firmatari dell’appello.
SPIEGA : “Questo è un parlamento chiaramente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha cancellato il Porcellum. Doveva fare in fretta una nuova legge elettorale, per poi tornare al voto.
Non può certo preparare una profonda revisione della Costituzione, che spazia dalla cancellazione del Senato fino alla forma di governo. E non può preparare una legge elettorale che è un Porcellum bis”. Pace si sofferma poi sui rischi: “Spazzare via il Senato è inutile e dannoso.
Il bicameralismo legislativo ci ha salvato tante volte, perché una delle due Camere riparava ai danni dell’altra.
Pensiamo forse che i futuri parlamentari saranno più bravi di quelli attuali?”. Obiezione: tagliare il Senato riduce i costi e velocizza i tempi. Pace ribatte: “Per risparmiare basta tagliare il numero dei parlamentari in entrambe le Camere. Quanto ai tempi, si possono cambiare i regolamenti, senza toccare la Costituzione”.
La costituzionalista Lorenza Carlassare osserva: “È tutto l’impianto delle riforme che non va: questa legge elettorale vuole limitare la rappresentanza, togliendo voce a ogni opinione minoritaria. Quanto al Senato, si vuole ridurlo a un organo non elettivo, a cui resterebbe però una funzione essenziale come quella di partecipare alle riforme costituzionali. Un’altra gravissima limitazione della rappresentanza, e quindi della democrazia”.
La riformapotrebbe allargarsi al premierato forte, dando al capo del governo il potere di porre la “ghigliottina” sui disegni di legge (imponendo tempi certi per la votazione), e, soprattutto, di revocare i ministri.
Si parla di una proposta di Forza Italia sul punto, accolta da Renzi. “Il segretario vuole dare un segnale a Berlusconi, da sempre per il premierato forte, perché teme che l’accordo con Forza Italia in Senato traballi” ragiona un parlamentare della minoranza Pd.
Convinto che “questa storia del premierato è più che altro una sciarada”. Gianni Cuperlo su Repubblica ha comunque dato il suo via libera: “Un presidente con maggiori poteri non mi preoccupa”.( Ma vaff-ndt)
MA LA PROPOSTA che piace al Caimano non ci sarà, nella bozza sulla riforma che verrà presentata oggi alla Direzione del Pd. “Nel testo il premierato forte non c’è” conferma Maria Elena Boschi. Per poi precisare: “In direzione non verrà approvato un articolato vero e proprio. Discuteremo di un testo del governo, sul quale c’è già stato un confronto nella maggioranza in Consiglio dei ministri”. Lo stesso testo che verrà presentato in Senato. In serata, nota di Forza Italia: “Berlusconi conferma il sostegno al percorso di riforme concordato con il premier”. Il ddl costituzionale dovrebbe essere presentato la prossima settimana. Renzi vuole il primo sì alla riforma entro il 25 maggio: prima delle Europee.
Da Il Fatto Quotidiano del 28/03/2014.
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