Come se ne viene fuori ?

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paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

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http://www.youtube.com/watch?v=EzM62ANxCzc
M5STORY: dalla rete il MoVimento che sta cambiando l'Italia
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Scheda – 29 - Costume & Società

29 - 6 - 17 marzo 2014




"A me interessano i ragazzi...." ripete il teleimbonitore 2 volte nell'intervista al Tg5.


Vedremo domani,......quando rientra dalla Germania "QUANTO GLI INTERESSANO I RAGAZZI".




Allarme droga tra gli adolescenti 16mila 'schiavi' di eroina e coca

Immagine

15:09 17 MAR 2014

(AGI) - Roma, 17 mar. - Dopo anni di calo o di stagnazione, ripartono i consumi, specie quelli occasionali, di droghe in Italia.

16mila studenti tra i 15 e i 19 anni sono gia' schiavi dell'eroina, oltre 55mila fanno uso costante di cocaina, una massa di 520mila ragazzi fuma spinelli, di cui 75mila tutti i giorni o quasi.

Sono alcuni dei dati del rapporto Espad, elaborato dall'Ifc Cnr per l'Italia, che sara' pubblicato tra alcune settimane. "Nel 2013 - spiega la responsabile della ricerca, Sabrina Molinaro - i consumi sono ripartiti dopo lo stop seguito alla legge Fini-Giovanardi del 2006.

Segno che le politiche di prevenzione sul territorio non funziona come dovrebbe".

Preoccupa il dato legato all'eroina, che vede 16mila consumatori under 19 che "ne fanno uso almeno 10 volte al mese", anche se ormai piu' che la classica iniezione la sostanza di fuma o si sniffa, "soprattutto - spiega l'esperta all'AGI - per usarla come sedativo dopo il weekend di sballi con gli eccitanti". Degli oltre mezzo milione di ragazzi che fuma spinelli, ben 132mila sono "consumatori problematici", il 6% dell'intero campione. "L'uso di cannabis torna a crescere - avverte Molinaro - se pensiamo che dopo la legge Fini-Giovanardi i consumatori under 19 erano il 23%, nel 2007 sono scesi al 22%, poi il 21: nel 2013 il dato e' schizzato al 24,7%".

Altri dati allarmanti quelli relativi alle droghe sintetiche: nel 103 sono stati 66mila gli adolescenti che hanno fatto uso di stimolanti (di questi 20mila ne hanno fatto un uso frequente) e 60mila di allucinogeni (19mila frequentemente), ossia il 2,7% del totale, dato leggermente in crescita rispetto agli ultimi anni, quando oscillava attorno al 2,5% (con il boom registrato nel 2006, quando l'uso dell'extasy balzo' dall'1,6& al 2,5%, di anfetamine dall'1,2 al 2 e via dicendo).

"I dati - riassume l'esperta - ci dicono insomma che non bisogna abbassare la guardia.

Crescono soprattutto i consumi occasionali, il che significa che le sostanze sono facilmente disponibili sul territorio, e questo elemento e' preoccupante".



http://www.agi.it/cronaca/notizie/allar ... -e-cocabr-
camillobenso
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Scheda – 29 - Costume & Società

29 - 7 - 17 marzo 2014




MEDICINA
Metti la cannabis in corsia
Contro il dolore. O per controllare malattie mortali. Il governo 
ha dato il via libera all'uso terapeutico. Ma è davvero utile la marijuana in medicina?

di Agnese Codignola


Il giorno da ricordare è il 7 marzo 2014. E quello sull’uso terapeutico della cannabis sembra quasi il primo segno forte del governo Renzi. Perché, per la prima volta, il consiglio dei ministri non ha impugnato e portato al giudizio della Corte Costituzionale la legge della Regione Abruzzo che consente la preparazione galenica e l’utilizzo all’interno del servizio sanitario regionale della cannabis per uso terapeutico.

La decisione-non decisione del governo è il punto di arrivo di una marea montante di pazienti e medici che si chiedono perché se questa pianta può essere usata per preparare farmaci e terapie non la si possa usare. Sulla rete e nel passaparola fioriscono ricette e leggende: è utile contro la sclerosi, contro il cancro, contro i dolori più debilitanti. Ma è vero? Di certo che proibirne, per dettato morale, l’utilizzo rallenta di molto la ricerca scientifica che, invece, può fare molto per capire a cosa serva davvero la cannabis. E, non da ultimo, a quali dosi e in quali situazioni debba essere usata in ospedale.

Insomma, sulla marjuana pesa un discorso pubblico che non ha niente a che fare con la medicina. E, se da oggi, le regioni italiane possono dare il via ai preparati che la contengono senza temere l’altolà del governo, resta il dubbio di cosa cosa c’è di vero sulle sue magnificate virtù terapeutiche. Lo abbiamo chiesto agli scienziati che ci lavorano, cercando di non cadere nell’ideologia né nell’aneddotica miracolistica. Ma per capirlo bisogna partire da Charlotte.


La pianta di Charlotte

Il suo viso lo conoscono tutti, e tutti ne hanno osservato la trasformazione: la Charlotte del prima, ripiegata su se stessa, assente e stravolta dalle continue crisi, e quella del dopo: sorridente, attiva, partecipe. La lotta contro la malattia di Charlotte Figi, documentata dalla Cnn, ha creato il caso. E ha fatto di questa bambina il manifesto mondiale di chi crede nelle opportunità degli usi terapeutici della cannabis. Lei, classe 2006, inizia a manifestare i primi sintomi della sindrome di Dravet quando ha tre mesi, a differenza della gemella, che resta sana. Continui attacchi epilettici, 30-40 al giorno (fino a 300 alla settimana) la costringono su una sedia a rotelle, le impediscono di imparare a parlare e le causano diversi arresti cardiaci. Di norma, di questa forma rara ma gravissima di epilessia, si muore prima di aver raggiunto l’età adulta, e i medici, che non possono offrire alcun rimedio, preparano i genitori al peggio. Ma il padre di Charlotte, Matt, ex berretto verde, non ci sta. Inizia a scandagliare la rete alla ricerca di un qualunque rimedio e scopre che la cannabis potrebbe avere un effetto anticonvulsivante. Con un rischio: il componente principale della cannabis, il tetraidrocannabinolo o Thc, ha un’azione opposta, e stimola le convulsioni.

Approfondendo l’argomento, però, Matt apprende che l’azione cercata è riconducibile al secondo principio attivo della pianta, il cannabidiolo o Cbd, e cerca delle varietà povere. Le trova, e trova anche alcuni prodotti che hanno già queste caratteristiche, ma l’approvvigionamento scarseggia e i tempi sono troppo lunghi. Quindi si procura i semi, li coltiva in casa (abita in Colorado, dove la coltivazione è permessa) e ottiene una miscela di principi attivi ideale, che scioglie in olio di oliva e che somministra alla figlia. Charlotte inizia a stare meglio e oggi, a sei anni, ha lasciato la sedia a rotelle, sta imparando a parlare e sembra quasi una bambina come le altre. Matt nel frattempo ha fondato una onlus dalla quale ha già distribuito gratis i semi a oltre 300 famiglie, tiene un sito in cui racconta come sta andando, e chiede insistentemente alle autorità sanitarie di convalidare l’olio di Charlotte con gli opportuni studi.

La vicenda di Charlotte ha riacceso un dibattito mai sopito: quello sulle qualità terapeutiche della pianta, su ciò che è stato dimostrato, su ciò che non lo è, su come procedere e su cosa autorizzare e cosa vietare. Le proprietà della cannabis come erba medicinale sono infatti note e sfruttate da migliaia di anni in molti paesi soprattutto asiatici, ma per l’occidente sono una scoperta relativamente recente, che ha portato, finora, all’approvazione in molti paesi di un unico farmaco: il sativex, uno spray autorizzato come antispastico e antidolorifico, soprattutto per alleviare i sintomi della sclerosi multipla. Ma la pianta e i suoi principi attivi sono in studio per una quantità di condizioni: dall’Aids al cancro, dalla nausea al dolore neuropatico, dalla schizofrenia all’artrosi.

Si parte dal cervello
Cominciamo dai vantaggi rispetto agli antidolorifici e agli antispastici esistenti. Spiega Renato Mantegazza, responsabile della Unità operativa di malattie neuromuscolari e neuroimmunologia dell’Istituto Besta di Milano: «La pianta contiene molti principi attivi, ma i principali sono il Thc e il Cbd, che hanno effetti in parte simili e in parte opposti: il Thc ha un effetto antidolorifico e antispastico, ma promuove anche le convulsioni ed è il principale responsabile degli effetti sulla psiche. Il Cbd può avere effetti anticonvulsivanti e, soprattutto, inibisce gli effetti negativi del Thc: la combinazione dei due può quindi avere un’attività antidolorifica e antispastica senza dare gli effetti indesiderati, e questo è ciò che accade quando il farmaco viene usato per la sclerosi multipla». Di fatto, spiega Mantegazza, non esistono altri farmaci dotati dello stesso tipo di attività, e per questo la cannabis ha colmato un vuoto importante: molti studi hanno ormai dimostrato che funziona e la sua introduzione in clinica ha rappresentato un passo in avanti.

Non tutti ne hanno dei benefici, però: circa il 50 dei malati per cento non sembra sensibile; l’azienda partecipa ai costi della terapia (che ammontano a circa 500 euro al mese) per il primo bimestre; se il farmaco funziona il malato, trovata la dose, viene messo in trattamento rimborsato in quasi tutte le regioni, ma se non risponde la cura viene abbandonata. Questa, secondo gli esperti, è la modalità che si dovrebbe seguire per qualunque futura applicazione. Compresa quella anticonvulsivante dell’olio di Charlotte: «Essendo la cannabis una pianta utilizzata per quelli che vengono chiamati fini ricreativi, in rete e non solo circolano molte versioni fantasiose del suo impiego a fini terapeutici sotto forma di preparato da fumare, ma è evidente che, oltre ai danni derivanti dal fumo, le miscele di principi attivi in questi casi possono essere ogni volta diverse, non conosciute e per questo inefficaci o pericolose. Al contrario, i farmaci contengono solo principi attivi noti e in quantità definite e non a caso non danno sostanzialmente problemi di assuefazione», aggiunge Mantegazza.

Un aiuto contro il cancro
Resta da capire, poi, quanto la cannabis possa aiutare nel controllo del dolore oncologico e della nausea causata dalla chemioterapia. Gli studii disponibili non sono ancora del tutto convincenti, e per questo sia le autorità europee sia quelle italiane ne vietano l’utilizzo. Anche se le cose potrebbero presto cambiare. Spiega in merito Augusto Caraceni, direttore della struttura complessa di cure palliative, terapia del dolore e riabilitazione dell’Istituto dei tumori di Milano: «I derivati della cannabis potrebbero aiutare, per esempio, i malati sui quali non hanno effetto gli oppiacei. E per loro ci sono alcuni vantaggi: soprattutto non inducono la costipazione, che è uno dei più gravi problemi dei derivati della morfina. Per questo si stanno studiando anche combinazioni di cannabis e oppiacei che consentano di ridurne la dose».

Inoltre il principio attivo della marijuana ha una leggera azione pro-appetito, che può essere utile ai pazienti durante le chemioterapie. Infine, migliora il riposo. Insomma, gli studiosi concordano sul fatto che possa utilmente essere utilizzata come integrazione di altri farmaci, o come sostituto in situazioni specifiche. Come fanno i neurologi per combattere il dolore neuropatico, grave: dopo che si sono fatti inutilmente diversi tentativi con altri tipi di molecole, in certi pazienti i medici mettono in campo i derivati della cannabis. Anche se, commenta Caraceni: «Le prove scientifiche sono ancora contraddittorie, e spesso gli studi sono condotti anche con rigore, ma su un numero di pazienti non sufficiente. Perciò è giusto che al momento la cannabis non sia ancora riconosciuta come antidolorifico: bisogna aspettare che si compiano valutazioni più approfondite». Non sarebbe insomma in questo caso una questione di ideologie, ma di numeri che mancano.

Sorpresa a dieta
A sorpresa c’è poi un’altra applicazione terapeutica di questa pianta, nel controllo del metabolismo. Ne è convinto Vincenzo Di Marzo, coordinatore del gruppo di ricerca sugli endocannabinoidi dell’Istituto di Chimica Biomolecolare di ricerca del Cnr di Pozzuoli, che da anni studia gli effetti metabolici dei principi attivi. Di Marzo anni fa ha studiato quella che sembrava una delle applicazioni più promettenti: quella per combattere l’obesità. Il rimonabant, farmaco che aveva suscitato molte aspettative, agiva nel cervello inibendo il senso di fame, ma purtroppo aveva anche effetti collaterali gravi, e perciò è stato accantonato. Tuttavia l’idea di abbassare l’eccessiva attività degli endocannabinoidi tipica del cervello degli obesi ha dimostrato di avere un fondamento. Spiega Di Marzo: «Lo sforzo, al momento, è quello di trovare molecole che agiscano senza però effetti sul il sistema nervoso. Si stanno studiando farmaci specifici o, in alternativa, strategie differenti che utilizzino le nostre conoscenze sull’azione degli endocannabinoidi».

Gli studi sulle proprietà farmacologiche dei cannabinoidi potrebbero insomma avere ancora molto da dire, a prescindere dalle guerre di religione, che non aiutano i malati ma causano solo ritardi e chiusure poco utili per giungere a una visione scientificamente valida delle sue potenzialità.
14 marzo 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scheda – 27 – Il punto

27 – 17 – 17 marzo 2014





Quando le società toccano questi livelli, dove vengono cancellati i valori umani, ho ragione di credere che non ci sia più niente da fare.

Siamo fondalmentalmente ancora degli animali. Certamente più evoluti ma sempre animali.

Il clima che si respirava nel primo dopoguerra non ha niente a che vedere con questi anni maledetti.

Non posso che trarre la conclusione che l'animale-uomo diventa umano solo dopo grandi spaventi e grandi traversie, come è stata infatti la seconda guerra mondiale.

A quasi 7o anni di distanza è ritornato la bestia di sempre.


*******


INCHIESTA
Sanità, il soccorso diventa business
'L'obiettivo non è salvare, ma incassare'

In Italia si spendono ogni anno un miliardo e mezzo di euro per gli interventi di soccorso. Una pioggia di soldi che fa gola a politica e mafia
di Michele Sasso



Esistono mestieri in cui la professionalità non basta, ma servono una motivazione profonda e una disponibilità totale. Per questo far parte dell’equipaggio di un’ambulanza è sempre stata un’attività per volontari, animati dallo spirito degli angeli custodi. Ogni chiamata al 118 è questione di vita o di morte, una corsa che in pochissimi minuti decide il destino di una persona. Il paziente è nelle mani dell’abilità del guidatore a destreggiarsi nel traffico, della capacità del personale nel massaggio cardiaco e nella rianimazione. Adesso invece anche il soccorso d’emergenza sta diventando un ricco business: in Italia si spende un miliardo e mezzo di euro per garantire gli interventi. Oggi si punta al profitto, tagliando sulla qualità, risparmiando sui mezzi e imbarcando soggetti senza qualifica. Una torta che attrae interessi spregiudicati e lottizzazioni politiche, un serbatoio di soldi facili e posti assicurati. Perché il settore di fatto è stato investito da una deregulation, che rischia di creare un Far West a sirene spiegate.

Il ministero della Salute ha ceduto i controlli alle Regioni, che preferiscono affidarsi ai privati. Dalla Lombardia alla Calabria, dal Lazio alla Sicilia è scattato l’assalto all’ambulanza. Nunzia De Girolamo ha perso la poltrona di ministro proprio per uno scandalo sugli appalti del 118. Ovunque sono segnalati disservizi e a Sud nella mangiatoia si è infilata persino la criminalità. Questo ai danni di oltre 150 mila volontari, che vengono scacciati per fare spazio a organizzazioni spregiudicate. «Ci sono finti volontari che ricevono lo stipendio in nero mascherato da rimborso», spiega Mario, soccorritore di Torino. Il metodo è uguale da Milano a Napoli: le associazioni di pubblica assistenza, le cosiddette “Croci”, si iscrivono all’albo regionale e sgomitano per accaparrarsi le corse. L’obiettivo non è più salvare, ma incassare. «Abbiamo scoperto persino casi di autisti alcolizzati e soccorritori zoppi», racconta Mirella Triozzi, responsabile del settore per il sindacato medici italiani: «Con l’arrivo dei privati il soccorso è diventato un colossale affare, dimenticando che in ballo c’è la sopravvivenza di migliaia di persone».

SOCCORSO A MANO ARMATA In Puglia le 141 basi delle ambulanze costano 68 milioni di euro l’anno. La pioggia di denaro pubblico ha scatenato la concorrenza tra decine di onlus, che sgomitano per conquistare le postazione delle ambulanze: averne tre (il massimo consentito) significa fare bingo e incassare 120mila euro ogni mese. «Ai presidenti delle associazioni rimangono in tasca 6 mila euro al mese», riconosce Marco De Giosa, responsabile del 118 della Asl di Bari. C’è più di un sospetto su come siano stati assegnati gli incarichi: la procura del capoluogo sta indagando su un sistema di tangenti che sarebbero state smistate ai funzionari arbitri degli appalti. Stando alle inchieste, i controlli fanno acqua da tutte le parti. Nessuno ha mai chiesto la fedina penale a Marcello Langianese, ex presidente dell’Oer, Operatori emergenza radio, un ente morale con 50 ambulanze e decine di dipendenti. Langianese era il manager del soccorso che gestiva diverse postazioni tra Bari e Modugno. Mentre veniva stipendiato per salvare i pazienti, è accusato di avere architettato una rapina clamorosa. Secondo i carabinieri ha avuto un ruolo chiave nell’attacco contro un furgone portavalori nel centro di Ortona: un colpo che ha fruttato quasi due milioni e mezzo di euro. Nella regione per il business delle ambulanze si combatte persino con le bombe incendiarie, che hanno distrutto i mezzi di alcune onlus a Bari, Trani, Barletta e Foggia. A Turi, sempre nel Barese, hanno bruciato un’autolettiga nuova di zecca. L’ipotesi investigativa è che si tratti di avvertimenti criminali. Per evitare che le associazione di volontari possano spezzare il monopolio di un cartello che invece agisce solo a scopo di lucro.

COSCHE E SIRENE L’intercettazione è esplicita: «Quando ti chiamano e abbiamo bisogno a quell’orario di un’autoambulanza, mi fotto 1500 euro». È agli atti dell’inchiesta sui Lo Bianco, la cosca di Vibo Valentia che dominava la Asl locale, e spiega come ogni uscita a sirene spiegate si trasforma in denaro contante. Guadagni sicuri, costi ridottissimi: per entrare nel settore non sono richieste competenze particolari. L’imprenditore mette il capitale, acquista o noleggia i mezzi e cerca gli autisti. Va bene chiunque. Uno degli indagati è stato registrato mentre ingaggia il personale: «La guideresti l’ambulanza? La patente è quella della macchina, sono 800 euro puliti». Non è l’unico caso. Nello scorso luglio è emersa la vicenda della Croce Blu San Benedetto di Cetraro nel Cosentino. I magistrati sostengono che a gestirla fosse Antonio Pignataro detto “Totò Cecchitella”, seppur privo di incarichi ufficiali. Pignataro non è una pedina qualunque: è stato arrestato per i legami con il boss Franco Muto, “Il re del pesce”.

APPALTI LOTTIZZATI Quanti interessi si muovano dietro i 118 “liberalizzati” lo ha fatto capire la vicenda che ha travolto Nunzia De Girolamo. Le registrazioni dei colloqui tra l’esponente del centrodestra e i vertici della sanità sannita mostrano l’opacità del settore. Sono riuniti nel giardino di famiglia e Nunzia chiede: «In tutto questo si deve fare la gara?». La discussione verte su come “bypassare la gara pubblica” e favorire un’impresa amica. In quel luglio 2012 l’atmosfera attorno alle ambulanze di Benevento è incandescente, con i lavoratori che protestano per il mancato stipendio. Il servizio è nelle mani di due imprese: la Modisan e la Sanit che lo gestiscono in proroga intascando oltre quattro milioni di euro l’anno. La prima è molto vicina alla regina del Sannio, tanto da aver contribuito finanziariamente al congresso del suo partito. L’altra ditta, invece, non è allineata: «Quelli non li voglio», dice Michele Rossi, l’uomo messo dall’ex ministro alla guida dell’Asl. La lottizzazione riguarda pure la rete dell’assistenza, sfavorendo la copertura nei comuni guidati da giunte non allineate. Come racconta Zaccaria Spina, sindaco di Ginestra degli Schiavoni a 40 chilometri dal capoluogo:«Per venire da noi l’ambulanza ci mette un’ora. I cittadini ormai si sono rassegnati e se c’è un’emergenza si mettono in auto e scappano. Scoprire cosa c’era dietro quelle scelte dà molta amarezza».

ANIMATORI DA VACANZE Nel Lazio uno strano appalto agita i sonni dell’agenzia regionale che gestisce migliaia di ambulanze. La cronica mancanza di risorse ha portato l’ex governatrice Renata Polverini a concedere ai privati quaranta basi, le postazioni dalle quali partono gli equipaggi che coprono la provincia di Roma. Un affare da dieci milioni l’anno, senza gara: vengono assegnate per affidamento diretto alla Croce rossa italiana. Un’istituzione storica seppur piena di debiti, che decide di “girare” l’attività operativa a una srl di Milano, la Cfs costruzioni e servizi: una società specializzata in pulizia e manutenzione di immobili, che applica la logica del ribasso. Così al personale assunto per la missione capitolina viene offerto un contratto singolare: quello da animatore turistico. Soccorritori trattati come se lavorassero in un villaggio vacanze. Perché? Semplice: con questo contratto si risparmia un terzo della paga. Solo dopo un esposto del sindacato è scoppiato il caso. «In questo settore c’è il divieto di dare subappalti, eppure è quanto ha fatto la Croce rossa con l’aggravante di aver avallato condizioni di lavoro ridicole», accusa Gianni Nigro della Cgil Lazio.

PAGATI PER STARE A CASA In Sicilia anche le ambulanze sono diventate uno stipendificio: un pronto soccorso per favorire assunzioni di massa. Nel 2002 grazie a un corso per formare i guidatori-soccorritori con prove di guida banali e surreali test di comunicazione, ben 1600 persone vennero imbarcate in una società creata da Regione e Croce Rossa per garantire il salvataggio nell’isola. Un colosso con un totale di 3300 dipendenti. Che secondo la Corte dei Conti ha prodotto uno spreco di denaro pubblico. L’allora presidente Totò Cuffaro è stato condannato a pagare un danno erariale da 12 milioni per quell’infornata di autisti e soccorritori. Troppi. E troppo costosi. In Sicilia si spende per un’autolettiga 440 mila euro l’anno, contro 100 mila della Toscana. La ragione? Molte macchine sono praticamente ferme o escono solo per tre interventi al mese. L’ultima truffa da venti milioni di euro l’ha scovata l’assessore alla Salute Lucia Borsellino: negli ultimi due anni 160 dipendenti sarebbero stati regolarmente stipendiati mentre in realtà rimanevano a casa. Oltre 600 mila ore non lavorate ma retribuite. Nonostante lo sperpero di denaro, l’assistenza non soddisfa. E la giunta Crocetta ora vuole schierare la cavalleria dell’aria: sei elicotteri, con un costo per il noleggio di 178 milioni in sette anni.

SISTEMA MILANO Non è una questione solo meridionale. Dietro le sirene si scoprono ovunque storie di sfruttamento e drammatici disservizi. In Lombardia ogni anno il Pirellone stanzia 315 milioni per dare assistenza rapida: ogni intervento è una fattura e inserirsi nelle metropoli permette di moltiplicare i guadagni. Ma a Milano un incidente stradale ha scoperchiato un sistema marcio: l’ambulanza ha bruciato un semaforo e si è andata a schiantare. Si è scoperto che l’autista non dormiva da tre giorni. Da lì sono partite le indagini che hanno svelato quanto sia pericolosa la trasformazione del soccorso in business: precari a bordo pagati a cottimo e obbligati a turni massacranti, mezzi fuori norma, corsi d’addestramento fantasma. Tre inchieste parallele della Finanza in corso dal 2010 stanno svelando lo stesso meccanismo di truffe e peculato. Con risultati raccapriccianti: i responsabili di tre onlus - Croce la Samaritana, Ambrosiana e San Carlo - usavano il denaro pubblico destinato alle emergenze e alla formazione per le loro vacanze, per l’asilo dei figli, scommesse ai videopoker, le auto personali e perfino l’acquisto di una casa. Spese senza freno e i rischi scaricati su migliaia di feriti. Loro stessi ne erano consapevoli e dicevano cinicamente: «Se stai male non chiamare le nostre ambulanze sennò muori».

hanno collaborato Antonio Loconte, Piero Messina, Claudio Pappaianni e Giovanni Tizian
17 marzo 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://espresso.repubblica.it/attualita ... e-1.157508
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29 - 8 - 17 marzo 2014





OPINIONE
Cannabis: la porta verso altre droghe
Secondo il direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche del Mario Negri di Milano, Silvio Garattini, la marijuana non va legalizzata. Perché è un prodotto nocivo, dà dipendenza, e anche la sua efficacia in campo medico dev'essere ancora provata con
Di farmaci e sostanze psicoattive Silvio Garattini sa certo qualcosa. Da oltre 40 anni dirige infatti l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, e sulla legalizzazione della cannabis, il suo è un secco no. Gli abbiamo chiesto perché.


Professore, la cannabis è pericolosa?
«È senz’altro un prodotto nocivo. È dimostrato che nel tempo il suo utilizzo aumenta l’incidenza di malattie psichiatriche, soprattutto nei giovani, e a causa dei metodi con cui viene fumata ha un alto potere cancerogeno, superiore anche a quello delle sigarette. Negli ultimi anni poi è aumentata moltissimo la quantità di principio attivo contenuta nelle preparazioni, che hanno quindi un effetto sul sistema nervoso superiore a quanto si ritiene normalmente».

Ma dà dipendenza?
«La cannabis dà dipendenza, almeno a livello psicologico, e può rappresentare una porta d’ingresso verso il consumo di altre droghe».

Legalizzarla non potrebbe essere almeno un modo per controllarne il consumo?
«No: sarebbe un grande errore. In Olanda ad esempio, dove è legale, la diffusione della cannabis è cresciuta. Il mio istituto ha svolto infatti uno studio sulle acque di Milano, dimostrando che il consumo è molto inferiore a quello che c’è ad Amsterdam. Si potrà dire che ci sono già sostanze dannose il cui consumo è legale nel nostro Paese, ma perché aggiungerne altre?»

E l’utilizzo medico?
«Se i dati dovessero supportare la sua utilità, non vedo perché no. Si utilizzano gli oppioidi d’altronde, perché non la cannabis? Non ci sono preconcetti nel mondo scientifico: ma per ora esistono solamente lavori di livello molto basso, e quello che emerge è che la sostanza ha molti effetti collaterali, e un’efficacia quantomeno dubbia».

Servirebbero altri studi?
«Se venisse confermata la presenza di effetti benefici, questi dati non dovrebbero comunque essere utilizzati a favore della sua legalizzazione. In caso di uso medico infatti parliamo sempre di principi attivi sintetici, e non di cannabis naturale».
04 novembre 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://espresso.repubblica.it/attualita ... e-1.139744
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Scheda – 27 – Il punto


27 – 18– 21 marzo 2014




Non bisogna fare le mammolette perbeniste e nascondersi dietro un dito. La corruzione fa parte del patrimonio dell'umanità, come l'acqua e l'aria che respiriamo. La sopravvivenza di una società dipende dalla percentuale di corruzione tollerata.

Noi quella fisiologica ce la possiamo scordare da un pezzo. Il tasso di corruzione italiano è il più alto d'Europa, perché il sistema è marcio.

Come se ne viene fuori sembra stia diventando una domanda oziosa, inutile.

Ieri mattina, un'anziana insegnante in pensione leggendo l'ennesima truffa è sbottata sostenendo che non si può andare avanti così. Che bisogna cambiare, che bisogna fare qualcosa.

Ma interpellata sul come non ha saputo dare una risposta pratica.

Al termine della discussione si è sfogata sostenendo che il mio è un pessimismo cosmico, quando ha chiesto cosa bisogna fare per uscire da questa situazione e si è sentita rispondere: "Nulla perché non c'è più niente da fare"

E' una reazione più che naturale per chi scopre di questi tempi i mali della società italiana.

Non ha cambiato idea anche quando gli ho spiegato che da dodici anni sui forum dell'Ulivo e i suoi derivati di Cs, ho cercato di spiegare quello che stava sostenendo e che il mio risultato personale si è tradotto in un fallimento.

Non si tratta quindi di pessimismo o pessimismo storico, ma di semplice realismo.

Vediamo anche in questi mesi il trasformismo di una gran parte della sinistra di base diventata renziana e di conseguenza berlusconiana.

Non si accorgono neppure di sostenere nel modo più naturale possibile quel berlusconismo che tanto hanno deplorato in questi anni.

Ma sono poi i fatti poi a scandire giorno dopo giorno il degrado nazionale. E qui il pessimismo non c'entra perché è il realismo a dettare i tempi.

Ma veramente qualcuno poteva pensare che dietro l'Expò non si sarebbero buttati a pesce gli sfascisti del magna magna? O viviamo tutti come Alice e Crozza nel paese delle meraviglie?


*****

Arresti in Lombardia, ora Expo trema
Maroni: "Tempi stretti, no stop a opere"

Squinzi: "Non perdiamoci in inchieste"
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Expo 2015, Maroni: “Inchiesta su appalti manovrati? Non si blocchino i lavori”
Il presidente della Regione preoccupato per i "tempi tirati" dopo gli arresti per l'inchiesta su Infrastrutture Lombarde. Squinzi: "Non perdiamoci nelle inchieste". L'ex assessore Cattaneo: "Il rischio c'è, l'azienda ha ruolo delicato". Le accuse non riguardano il grande evento, ma nelle carte i magistrati parlano esplicitamente di "manovre occulte" per pilotarne incarichi e appalti. Il gip: "Piena consapevolezza dei vertici regionali". Pisapia: "Bene, vuol dire che ci sono i controlli"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 marzo 2014Commenti (59)



”Quanto successo ci costringe a fare verifiche immediate per evitare ripercussioni su Expo2015”. In particolare per scongiurare che “si blocchino i lavori”. Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, il giorno dopo l’inchiesta che ha svelato “manovre occulte” sugli appalti del grande evento del 2015, e una “piena consapevolezza dei vertici della Regione” sulle pratiche illegali, è preoccupato soprattutto dei tempi. ”La priorità adesso è di evitare che le operazioni che Infrastrutture Lombarde faceva su Expo fermino i lavori dell’Esposizione, visto che siamo con i tempi piuttosto tirati – ha proseguito Maroni, che tra l’altro interveniva a un’iniziativa per la Giornata della legalità-. Il rischio c’è e voglio evitarlo”. Maroni ha annunciato che “tra oggi e domani” saranno sostituiti “i dirigenti di Infrastrutture Lombarde coinvolti nell’inchiesta delegati dalla Regione a seguire i cantieri Expo”.

A dargli man forte è intervenuto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, all’incontro in Regione Lombardia per la valutazione del primo anno di mandato della giunta Maroni: “Abbiamo una grande priorità che è Expo e non possiamo perderci in polemiche e iniziative legali e giudiziarie. Dobbiamo concentrarci sull’esecuzione dei lavori e portare avanti la parte infrastrutturale, che sarà un fattore fondamentale per il successo dell’esposizione. Ho un timore tremendo -prosegue Squinzi- e mi auguro che non succeda nulla perché Expo è una grande occasione per uscire dalla crisi”. Il numero uno di viale dell’Astronomia sottolinea che “nel momento in cui vedo queste bufere che si addensano sull’Expo esprimo la mia preoccupazione e la speranza che ci sia la volontà di arrivare a farlo nei tempi dovuti, ferma restando l’assoluta indipendenza della magistratura”.

Ma a confermare l’allarme è l’ex assessore lombardo alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, attuale presidente del consiglio regionale per l’Ncd, che ha seguita tutta la partita Expo essendo stato in giunta con Roberto Formigoni dal 2006 al 2012: ”Per Expo per me c’è un rischio serio, perché conosco il ruolo importantissimo che Infrastrutture Lombarde ha” su una serie di opere necessarie all’Esposizione universale di Milano.

Nell’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di otto persone, fra le quali l’ex direttore generale della spa regionale dalla quale passano tutti i grandi appalti, Antonio Giulio Rognoni, i capi d’accusa non riguardano direttamente Expo2015, come ha voluto chiarire anche oggi il direttore generale Giuseppe Sala. Ma nell’ordine di custodia cautelare firmato dal gip Andrea Ghinetti sono ampiamente documentate le manovre dello stesso Rognoni sugli incarichi relativi ai cantieri dell’Esposizione universale, affinché “i soggetti assegnatari fossero stati individuati con largo anticipo…”. Per gli inquirenti, sicuramente è stata “gravemente turbata” una gara del valore di 1,2 milioni di euro riguardante l’affidamento “a professionisti esterni dei servizi legali” di attività di “supporto e assistenza ad Expo 2015 spa”. Ed è ancora Rognoni il protagonista di “manovre occulte finalizzate a pilotare gli affidamenti tecnici presso al direzione lavori nell’ambito delle opere di realizzazione della cosiddetta ‘Piastra’ Expo…”, uno dei principali interventi urbanistici in programma, appalto poi finito all’azienda Mantovani, già nel mirino della Procura di Venezia per presunte tangenti e fatture false un anno fa.

Maroni ha risposto in modo prudente alle domande sui vertici della società arrestati. “Io non rottamo nessuno – ha detto -, ho il rispetto delle persone e quindi voglio prima capire che cosa è successo, voglio leggere gli atti e poi faremo le nostre valutazioni”. In attesa di questo, l’attenzione del presidente è per i lavori dell’Expo. “Ci sono tante attività di coordinamento che Infrastrutture Lombarde faceva su Expo – ha spiegato -, sulla Piastra. Attività molto complesse. Sono state coinvolte persone che operativamente erano lì. Stamattina c’è stata una riunione del Comitato direttivo di Infrastrutture Lombarde, per prendere i primi immediati provvedimenti”. Dunque, ha concluso il presidente della Regione, “non dobbiamo perdere tempo e dobbiamo garantire la continuità delle iniziative, tenendo presente che cosa è successo”. Si tratta comunque di “fatti che riguardano il passato”, ha concluso Maroni, rimandando la palla nel campo del suo predecessore Roberto Formigoni, a cui Rognoni era legato. Anzi, Maroni ha smentito di aver indicato Rognoni come possibile sub commissario Expo in rappresentanza della Regione, notizia circolata sui giornali nei giorni scorsi. Da mail scritte dall’ex dgRognoni nel 2008, in piena era Formigoni dunque, scrive il gip Ghinetti, “si ottiene la definitiva conferma che i conferimenti dei contratti legali erano chiaramente viziati, ma si denota soprattutto la piena consapevolezza di tutte le parti in causa di agire in un ambito di diffusa illegalità, compresi i vertici della Regione Lombardia”.

E Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, altro grande “azionista” di Expo2015? ”Sarei preoccupato se non ci fossero gli arresti e le azioni della magistratura”, ha commentato davanti a una platea di studenti al teatro Dal Verme, anche lui impegnato nella Giornata della Legalità. “Il fatto che invece ci sono mi fa dire che ci sono i controlli, l’attenzione e gli anticorpi affinché vincano quelli che tengono alla legalità”.

Anche il commissario unico per Expo Giuseppe Sala ha voluto chiarire che, anche di fronte alle inchieste, la macchina di Expo non può permettersi neppure “un’ora di ritardo e questo devo garantire”.

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Sfascisti - 270

2014 a schede


Scheda – 27 – Il punto


27 – 19 – 22 marzo 2014





A meno di 20 giorni dalla fatidica scelta della magistratura sul destino dell’ex Cavaliere, FI è allo sbando.

Quella del Caimano è una fine lenta e dolorosa che neppure Nanni Moretti ha mai immaginato e reso noto. Mai domo, SB si batte fino alla fine.

Stamani ha fatto sapere che i suoi figli non parteciperanno alle europee. Una volta tanto una scelta oculata nei confronti dei figli.

Se il nome di Berlusconi sulla scheda vale all’incirca 5/6 punti, in realtà risolve ben poco in generale per quanto riguarda lo stato dell’arte di FI. In disfacimento.

I vecchi arnesi che lo hanno seguito sin qui avvertono cosa può indicare questa débacle. E’ un po’ come per i vecchi gerarchi fascisti che avevano seguito Mussolini verso la fuga al seguito dell’esercito tedesco che mirava a guadagnare il confine svizzero.

Scoperti a Dongo, sono stati fucilati lungo il muretto del lungolago.

Il clima che si respira in casa FI è questo.

Stamani è circolata la notizia dell’abbandono di Verdini, il factotum di questi anni lato massoneria. Una notizia non confermata ma che indica lo stato dell’arte della vecchia e consunta corte dei miracoli del Caimano.

E’ quindi opportuno chiedersi cosa possa succedere nei prossimi giorni, nelle prossime settimane in quel partito completamente allo sbando, dove ovviamente SB, non riesce a esprimere una nuova resurrezione dopo che Renzi per sua convenienza personale e sollecitazione di Verdini gli ha imposto: “Alzati e cammina”.

La recente decisione di interdirlo dai pubblici uffici per due anni, da parte della Corte di Cassazione, lo ha messo definitivamente KO.

Ma se Sparta piange, Atene non ride. Partito volutamente in sordina, il caso della casa in affitto di Renzi ha conquistato le prime pagine di tutti i media.

Mi sembra ovvio che nella lotta politica che non è fatta per mammolette, viga la legge dell’Occhio per occhio, dente per dente.

Maurizio Belpietro, può risultare un antipatico naturale o per atti compiuti nel campo giornalistico, ma non si può dire che non sia debitamente intelligente.

Avendo fiutato la fine del Caimano, oltre alla sua naturale propensione alla vendetta, vedi caso Scajola e i danni riportati dal Cd, Belpietro ha lottato in questi ultimi 12 giorni affinché la notizia della casa in affitto a Renzi conquistasse le prime pagine di tutti media.
Quelli esteri compresi.

E’ un po’ difficile pensare che questa notizia non sia giunta alle orecchie del Kaiser Merkel, che degli italiani ha imparato a diffidare naturalmente, malgrado le notizie trionfalistiche dal dopo Berlusconi sino ad ora.


***


22 MAR 2014 16:29
1. ALTRO CHE OSPITE: RENZI CI HA VISSUTO NELLA CASA DI FIRENZE PAGATA DA CARRAI PER 3 ANNI (35MILA EURO DI AFFITTI). PER I VICINI ERA COSA NOTA. E LA PROCURA INDAGA -

2. CARRAI PROPRIO IN QUEL PERIODO È STATO NOMINATO, IN QUOTA RENZI, SIA ALLA FONDAZIONE BANCARIA CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE SIA AL VERTICE DI AEROPORTI DI FIRENZE -

3. I MAGISTRATI DOVRANNO STABILIRE SE RENZI HA ABUSATO DELLA SUA POSIZIONE PER RICAVARNE UN VANTAGGIO (IL RISPARMIO DI 35MILA €)? O CARRAI HA SFRUTTATO IL FAVORE RESO AL POTENTE SINDACO OTTENENDO UN CANALE PRIVILEGIATO IN FATTO DI NOMINE? -

4. IL PROPRIETARIO DELLA CASA: “NON LI CONOSCEVO. MA C’È UN CONTRATTO REGOLARE E RENZI CI HA PURE SPOSTATO LA RESIDENZA. SE CI VIVEVA CARRAI? CHIEDETE A LUI” - 5. ANCHE PER L’UOMO DELLA “CRICCA” DI FUSI, RENZI E CARRAI “SONO LA STESSA TESTA”



1. ALTRO CHE UN OSPITE: L'EX SINDACO VIVEVA NELLA CASA DI FIRENZE
Paolo Bracalini per "il Giornale"


Per essere un appartamento dove stava solo «in alcune circostanze», come ha spiegato lo staff di Matteo Renzi in una nota, la gente del circondario se lo ricorda piuttosto bene.

Sarà che il sindaco lo noti più di un inquilino qualsiasi, ma i fiorentini che stanno lì, nei pressi del civico 8 di via degli Alfani, lo hanno visto diverse volte. «Mah, saranno tre volte, ma a lei che gli interessa?», intima al cronista il titolare della tipografia a fianco del portone di casa Carrai, dove il premier è stato ospite, gratuitamente, dal marzo 2011 al gennaio 2014.

Il collega di fanpage.it che gira tra i negozietti con la telecamera raccogliendo «prove» sulla frequenza di Renzi da quelle parti, rischia di farsi spaccare la macchinetta, perché le domande sull'ex sindaco Pd non sono gradite a tutti, anzi. 
Al citofono di casa Renzi-Carrai (tutti i pulsanti con targhetta e nome, tranne uno) il signore che abita al piano sotto risponde irritato: «La smettete? A noi non ci interessa di questa storia, andate a farvi f...».

La metà delle persone sentite lì attorno lo hanno visto qualche volta, chi più di una, chi solo una, ma insomma la presenza di Renzi lì è cosa nota. Ironia della sorte, è stato lo stesso Renzi ad autodenunciarsi, dichiarando quella residenza nell'atto con cui ha denunciato per diffamazione il suo persecutore pubblico, l'ex dipendente comunale Alessandro Maiorano, dal cui successivo esposto poi la Procura ha deciso di aprire un fascicolo sulla residenza di Renzi, finora solo «esplorativo», senza reati e senza indagati.

I magistrati fiorentini, in attesa di un nuovo procuratore capo (funzione al momento retta dal sostituto Giuliano Giambartolomei), dovranno accertare che in questo intreccio di ruoli pubblici e interessi privati non si configuri uno scambio di utilità e un danno all'amministrazione pubblica. Di sicuro si sa che Renzi ha risparmiato circa 35mila euro, il canone corrispondente all'affitto di quella casa a cui si è «appoggiato» per quasi tre anni.

Costo sostenuto, restando alle dichiarazioni pubbliche, dall'amico Marco Carrai, che nel frattempo però risiedeva a Greve in Chianti, e che proprio in quel periodo è stato nominato, in quota Palazzo Vecchio (cioè Matteo Renzi), sia nel board della fondazione bancaria Cassa di risparmio di Firenze sia alla presidenza di Aeroporti di Firenze.

Renzi ha abusato della sua posizione per ricavarne un vantaggio (il risparmio di 35mila euro di affitto)? Carrai ha sfruttato il favore reso al potente sindaco ottenendo un canale privilegiato in fatto di nomine? I soldi, circa 1000 euro mensili, usati per saldare l'affitto al proprietario (l'imprenditore Alessandro Dini, socio della Rototype, che dalle interrogazioni comunali finora non risulta aver ricevuto commesse da nessuna partecipata del Comune) sono usciti dalle tasche di Marco Carrai, alla guida delle fondazioni renziane che raccolgono i fondi per le campagne politiche (fondazioni su cui sta indagando la Gdf, inchiesta parallela che potrebbe unirsi a quella della Procura sulla casa)?

Il canone veniva pagato in contanti o il pagamento è tracciabile con bonifici bancari? Sono alcune domande che girano tra i corridoi della Procura di Firenze, e che potrebbero essere rivolte presto ai diretti interessati, anche se il fascicolo non è stato ancora ufficialmente assegnato ad un pm.

Sempre che non si riveli una di quelle inchieste lampo, che si aprono e si archiviano lo stesso giorno, come accadde per la casa di Montecarlo di Gianfranco Fini.

La Procura si prende il suo tempo, l'opposizione in Comune (come in Parlamento, tra M5S e Lega soprattutto), invece, passa all'attacco e intravede già - come fa il consigliere di Sel Tommaso Grassi - la contraddizione di un articolo del codice civile in base a cui la residenza ufficiale deve corrispondere al luogo dove «una persona abita e svolge in maniera continuativa la propria vita personale».

Quando si indaga su Renzi, a Firenze, le bocche tendono a chiudersi. Se invece si fa parte del sua cerchia le porte si aprono. Chi fa affari in città, chissà perché, incrocia sempre qualcuno riconducibile al giglio magico. Oscar Farinetti, renziano creatore di Eataly, quando ha cercato una ditta per mettere in piedi il suo nuovo, bellissimo negozio in via Martelli, pochi metri dal battistero, ha trovato la Carim Sas di Greve in Chianti, ditta di costruzioni dove il «Car» sta per Carrai. La società di famiglia. Direttore dei lavori a Eataly? Stefano Carrai, fratello di Matteo Carrai, il prestatore di casa gratis a Renzi.


2. IL PROPRIETARIO: «CARRAI C'ERA? NON LO SO»

Giacomo Amadori per "Libero"

Alessandro Dini, 41 anni, imprenditore, è stato per circa tre anni il padrone di casa di Renzi.

Dini, ma Carrai viveva davvero in quella casa?
«Non lo so».

I vicini non l'hanno mai visto.
«Che significa? È più facile rimanere colpiti dal sindaco di Firenze che non da Carrai.

Ma in quella palazzina si conoscono tutti.
«Forse Carrai aveva orari più particolari».

Ma viveva o non viveva in via degli Alfani?
«Sono argomenti delicati».

Scusi se insisto...
«Per me c'era. A prescindere da quel che dicono i vicini».

Ma Carrai e Renzi quando hanno lasciato la casa?
«Se lo faccia dire da Carrai, visto che le ha già dato il contratto».

Almeno ci dica quando sono entrati.
«C'è un contratto con una data. È stato fatto tutto regolarmente. L'affitto partiva dal primo marzo e Renzi ha spostato la residenza dopo...»

Il contratto è stato registrato il 28 marzo, avete fatto tutto di corsa...
«Non ricordo. Il documento con le date ce lo ha lei».

Conosceva Renzi e Carrai da prima?
«No. Sono arrivati tramite agenzia».

La società dove lavora il cognato di Renzi le ha rifatto il sito. Gratis?
«Non scherziamo. L'ho pagato 4 mila euro. Siamo soddisfatti di come hanno lavorato».

Non mi vuole dire quando Renzi e Carrai hanno lasciato casa sua?
Buonasera.


3. PER L'UOMO DELLA CRICCA RENZI E CARRAI "SONO LA STESSA TESTA" - L'AMICO DEL SINDACO TENEVA I RAPPORTI DEL COMUNE CON IL COSTRUTTORE FUSI
Davide Vecchi per "il Fatto Quotidiano"

Ci si rimette con il progetto in mano a vedere cosa si può fare traendone il meglio reciprocamente? Perché il meglio dovete trarne voi come imprenditori e noi come Comune". Così Marco Carrai parlava a Lorenzo Nencini, incaricato da Riccardo Fusi a creare rapporti nell'amministrazione guidata da Matteo Renzi. Tanto che poi lo stesso Fusi incontrerà di persona il sindaco. L'intercettazione è del 2 settembre 2009. La giunta dell'attuale premier si era da poco insediata.

Quello che oggi si dichiara solo un amico del premier e che ha confermato di avergli pagato casa per tre anni in centro a Firenze, abitazione in cui Renzi prese anche la residenza, all'epoca parlava a nome dell'amministrazione comunale. Pur non avendo incarichi formali. Quelli sarebbero arrivati dopo.

Come consigliere particolare del sindaco, il 25 settembre, nonostante già fosse responsabile dell'associazione Noi Link creata per raccogliere fondi a favore dell'attività di Renzi. Poi lo sarà anche della Fondazione Big Bang e siederà in Firenze Parcheggi prima di insediarsi alla guida dell'Adf, società che gestisce l'aeroporto cittadino e nell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze. "Non sono un politico, sono un imprenditore", ha ribadito più volte negli ultimi giorni Carrai. Eppure queste intercettazioni dimostrano che la parola di Carrai valeva quanto quella di Renzi . "Sono la stessa testa", almeno per i suoi interlocutori.

Il due settembre Nencini telefona a Fusi per riferire l'esito degli incontri avuti in mattinata. "Sono appena rientrato in ufficio dopo quell'incontro che ti avevo detto (...) lì ho incontrato tutti: sindaco, vice sindaco... quindi Renzi, Nardella... e poi sono andato a pranzo con questo Cerrai (Carrai, annotano gli inquirenti)... questo Cerrai oltre a essere il migliore amico di Renzi è proprio non si può neanche dire il ‘braccio destro' è la solita testa; nel senso che quello che dice Cerrai è quello che dice Renzi e viceversa (...) ha potere decisionale".

I due, riferisce ancora Nencini, hanno parlato dei progetti che stanno particolarmente a cuore alla Btp di Fusi, lavori oggi ancora bloccati: l'area del Panificio militare e quella della Manifattura Tabacchi. Io, riferisce Nencini, ho detto: "Guarda... Marco... a noi non ci pare il vero... se ci si crea la possibilità di sedersi a un tavolo e sfruttare al meglio quell'area ... ma sfruttare vuol dire ... per il Comune che ne tragga il miglior beneficio e per noi imprenditori se ne tragga perlomeno il nostro (...) ci fa solo piacere ma con l'amministrazione di prima avevan fatto uguale... perché ...".

"Si ... si... so tutto... so tutto... so tutto", lo interrompe Carrai. "In finale - conclude Nencini - mi ha detto: "Dammi questi dieci... una decina di giorni... mi riunisco con tutti ... ti richiamo ... ci si rivede... si mette le cose sul tavolo... e si snocciola il problema... e si decide che fare". I contatti proseguono.

Si arriva all'incontro tra Fusi e Renzi il 21 ottobre. Questa volta è l'imprenditore a chiamare Nencini e spiegare come portare a casa la partita dei lavori. Nencini, dice Fusi, tiene i rapporti con Carrai, mentre Egiziano Maestrelli (altro imprenditore toscano) ha contatti con l'allora vicesindaco, poi parlamentare e ora candidato a sindaco di Firenze, Dario Nardella.

"Sono uscito ora", esordisce Fusi , alle 20.50. "Ho fatto un incontro fino ad ora con il sindaco (...) e quindi praticamente a me ha dato tutte le linee guida (...) più ha detto... ha già dato mandato all'avvocatura del comune di procedere in questo senso... mi ha autorizzato a dire che io stasera ho incontrato lui (...) e quindi te domani mattina se tu vai lì a parlare con Carrai tu gli puoi dire tranquillamente quello che ho detto io ‘le linee guida le ha già date il sindaco". Nencini ribatte: "Sì, ma vedrai lui le saprà di già... perché come te chiami me sicuramente Renzi avrà chiamato Carrai".

Fusi: "Sì ma per non mettere in difficoltà nessuno (...) perché ognuno dei suoi parla... con te ci parla Carrai ... con il Maestrelli gli telefona quell'altro ... Nardella". Prosegue Fusi. "Lui mi fa: ‘Riccardo le linee guida sono queste, te dai all'avvocato Traina queste linee... si va avanti così... perché io lo voglio fare in tempi da record'.. quindi te domattina tu vai lì e tu gli dici in questo modo".

I lavori non sono mai iniziati: Fusi, coinvolto nell'inchiesta sui grandi appalti della cosiddetta Cricca, è finito in carcere. Ma i progetti sono in Comune e lunedì prossimo arriveranno sui banchi del Consiglio comunale che voterà il regolamento urbanistico che riguarda le strutture care a Fusi. Va detto che l'area da costruire prevista nel progetto iniziale è stata ridotta da 100 mila metri quadrati a 88 mila. Da allora Carrai ha deciso di lasciare ogni tipo di incarico a Palazzo Vecchio. Si è seduto a Firenze Parcheggi e poi in Adf, preoccupandosi però di pagare l'affitto della residenza fiorentina dell'amico Matteo, almeno fino al 23 gennaio 2014.

Oggi Carrai è all'estero. La Procura, che ha aperto un fascicolo su via degli Alfani, attende il suo rientro per sentirlo come persona informata sui fatti. Lui ieri ha contattato un penalista.
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

da Il Fatto quotidiano
Greco: “Spending review? Colpire la corruzione. Aspetto le slide su questo”

La corruzione e l’evasione fiscale ci costano miliardi di euro. Il bilancio lo fa il magistrato Francesco Greco al Teatro Eliseo di Roma durante la manifestazione ”Il giorno legale”, organizzata dal deputato del Pd Pippo Civati. “Direi a Cottarelli che è sul settore della criminalità economica che bisogna intervenire per fare una seria spending review, lì si possono fare anche tagli lineari”, afferma il procuratore aggiunto di Milano. “Spero di vedere al più presto delle slide in materia”, scherza. Gli fa eco Pippo Civati: “Si viaggia su cifre pari a 500 miliardi di euro, è la vera spending review, supera di molto i 4 milioni che si possono racimolare dai tagli ai costi della politica o dell’abolizione del Senato“. Il governo di larghe intese, secondo il parlamentare, però difficilmente potrà avere la forza di intervenire: “Siamo legati al centro destra e alle sorti di Silvio Berlusconi, un condannato che a breve dovrà scontare forse i servizi sociali” di Irene Buscemi

In verità di conflitto di interessi e lotta alla criminalità economica il governo Renzi non ne parla.
Problemi di opportunità politica ?
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Sfascisti - 271

2014 a schede


Scheda – 15 – La disoccupazione


15 – 3 – 1 aprile 2014




# Italianistatesereni

che con la nuova legge elettorale e l’abolizione del Senato diminuirà la disoccupazione.
Dal vangelo secondo Matteo.


All’inizio del pomeriggio, i siti dei quotidiani in rete riportano la notizia dell’incremento della disoccupazione. L’Istat annuncia che il tasso di disoccupazione si assesta al 13 %. Quella giovanile sale al 42,3 %. Tre milioni e 307 italiani sono in cerca di lavoro.

Bel colpo. Dal ponte sul Tamigi, Mr. Bean, appresa la notizia dichiara:

…..il nuovo dato sulla disoccupazione “è un dato sconvolgente”. “Perdiamo 365mila posti di lavoro l’anno, sono 1000 al giorno che perdiamo – ha aggiunto – è evidente che questo è il problema”.

Mamma mia che turbo premier in gamba che hanno i tricolori. “E’evidente che questo è il problema”

Sublime, geniale, sintetico. “Questo è il probema”.

“Gennarì, - afferma alzando il tono della voce Nunziatina che sta lavando i piatti, attirando l’attenzione del marito Gennaro - ascòlt cosà dicé o’ presidént guagliòn su chi nun tiene a’ faticà…nuje o’ sapevàm già dai tiemp e’ Noè….”


**

Istat, la disoccupazione sale ancora: è al 13%, quella giovanile al 42,3
I senza lavoro superano quota 3,3 milioni. Il Codacons: "Più degli abitanti di Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Umbria". I giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di occupazione sono 678 mila. Per il portavoce del commissario Ue al Lavoro, Laszlo Andor, "la disoccupazione giovanile in Italia sta peggiorando"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 aprile 2014Commenti (335)


A febbraio 2014 la disoccupazione in Italia sale e il tasso si assesta al 13%. Quella giovanile, che riguarda le persone tra i 15 e i 24 anni, è pari al 42,3 per cento. Renzi, in visita a Londra, definisce il dato “sconvolgente”. Per l’Istat si tratta del tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, che si rilevano dal 1977. A febbraio infatti il numero di disoccupati ha superato la soglia dei 3,3 milioni, arrivando a 3 milioni 307mila persone in cerca di lavoro, in aumento di 8mila unità su gennaio (+0,2%) e di 272 mila su base annua (+9%). La disoccupazione cresce per gli uomini (+1,6%) ma diminuisce per le donne (-1,4%). Per quanto riguarda i giovani, invece, il tasso di disoccupazione è in diminuzione di 1,4 punti percentuali su gennaio, quando aveva toccato il picco, ma in aumento di 3,6 punti su base annua. In tutto, i giovani che cercano attivamente lavoro e non lo trovano sono 678mila. Peggiora anche il dato sugli occupati, che a febbraio sono 22 milioni 216mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-39mila) e dell’1,6% su base annua (-365mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,2%, risulta stabile su gennaio ma diminuisce di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.

La conferma dai dati Eurostat – L’incremento dei disoccupati registrato in Italia, stando ai dati Eurostat, è il terzo più alto dei Paesi della Ue-18, dopo quelli di Cipro, passata dal 14,7% al 16,7%, e della Grecia, dove i senza lavoro sono passati dal 26,3% al 27,5%. Nell’eurozona la disoccupazione rimane stabile all’11,9%, mentre nella Ue a 28 si attesta al 10,6%, in lieve calo rispetto al 10,7% di gennaio. I tassi più bassi sono stati registrati in Austria (4,8%) e Germania (5,1%), i più elevati in Grecia (27,5%) e Spagna (25,6%). Il portavoce del commissario Ue al Lavoro, Laszlo Andor, ha detto che “la disoccupazione giovanile è un problema serio e in Italia sta anche peggiorando”. Il problema dei giovani senza lavoro, ha sottolineato il portavoce, “è seria in molti altri Paesi membri” e per questo la Commissione ha lanciato il piano Garanzia per i giovani”.

Le reazioni - Il premier Matteo Renzi, arrivando nella sede dell’ambasciata italiana a Londra, dove incontrerà una delegazione di imprenditori, ha detto che il nuovo dato sulla disoccupazione “è un dato sconvolgente”. “Perdiamo 365mila posti di lavoro l’anno, sono 1000 al giorno che perdiamo – ha aggiunto – è evidente che questo è il problema”. Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha commentato via Twitter: “Disoccupazione record al 13 per cento! Per favore…fatti! Basta annunci…non sono le primarie. Ora siete a Palazzo Chigi”. Nunzia De Girolamo, capogruppo del Nuovo centrodestra alla Camera, ha definito “uno shock” i nuovi dati sottolineando che “siamo tornati indietro di 14 anni. Sul lavoro punteremo tutto, senza fare passi indietro. Bene fa Renzi a insistere sul punto”. Sono arrivate anche le reazioni delle associazioni di categoria. Per il Codacons il dato Istat sulle persone in cerca di lavoro è “un numero sconcertante, maggiore della somma di tutti gli abitanti della Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Umbria messi insieme”. Mentre la cifra sui giovani disoccupati, 678mila sotto i 25 anni, supera la popolazione dell’intera Basilicata. Secondo il coordinamento delle associazioni dei consumatori “per invertire in modo significativo il trend del tasso di disoccupazione bisognerà attendere il 2016, salvo che il Governo intervenga con misure drastiche, ben diverse da quelle finora annunciate”. E “non bastano né gli 80 euro in busta paga, per quanto utili, né, tanto meno, il Jobs Act”.

Il sondaggio: lavoro in cima alle preoccupazioni - Confesercenti-Swg ha diffuso i dati di una ricerca in base alla quale 6 italiani su 10 temono di perdere il posto di lavoro o che lo perda un proprio familiare. Si sente del tutto sicuro, invece, solo uno su 10. “Nel dettaglio – spiega la nota dell’associazione dei commercianti – il 24,6% degli intervistati ha ammesso di avere molta paura di un nuovo disoccupato in famiglia, mentre il 37,2% ne ha “abbastanza”. A ritenere la prospettiva esistente, ma poco probabile, è il 24,8%. A sentirsi del tutto al sicuro, invece, è solo 1 italiano su 10″.

Nomisma: il dato peggiore è il calo degli occupati – Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, ha sottolineato che “l’elemento preoccupante, da tenere sotto osservazione, è la ricomparsa del segno meno nella dinamica mensile dell’occupazione (-0,2%)”. ”Questa dinamica indica che la ripresa non si è ancora tradotta in quel rafforzamento dei flussi di entrata nell’occupazione necessario per compensare i processi di uscita. Questi ultimi infatti proseguono con l’esaurirsi degli strumenti di protezione del posto di lavoro messi in campo nella recessione”. Cioè la cassa integrazione straordinaria e in deroga.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... 42/933949/
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Aumenta ancora la dissocupazione.MI domando cosa aspettano i sindaci virtuosi ad adoperare i soldi che hanno in cassa.Si mettano tutti daccordo ad adopelarli.Fregandosene degli accordi.Svegliatevi Sindaci cominciate a disobbedire.
Ciao
Paolo11
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