La storia d'Italia
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La storia d'Italia
La notte della Repubblica - 1
1. (CASO) MORO PER SEMPRE: “ERO SULLA MOTO CHE IN VIA FANI HA PROTETTO LA STRAGE DELLE BRIGATE ROSSE E IL RAPIMENTO MORO. ERO UN AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI”
2. COMINCIA COSÌ LA LETTERA ANONIMA CONSEGNATA NEL 2009 A UN QUOTIDIANO. “QUANDO LA RICEVERETE, SARÒ MORTO DA SEI MESI. HO PASSATO LA VITA NEL RIMORSO, ORA IL CANCRO MI STA DIVORANDO E DEVO RACCONTARE LA VERITÀ SU CERTI FATTI”
3. NELLA LETTERA, SU CUI ORA INDAGANO I PM DI ROMA, L’ANONIMO SPIEGAVA COME ARRIVARE A CHI GUIDAVA LA MOTO, “ANCHE LUI AGLI ORDINI DEL COLONNELLO CAMILLO GUGLIELMI”
4. IL QUOTIDIANO LA CONSEGNO' ALLA QUESTURA, E OGGI PARLA IL POLIZIOTTO CHE CONDUSSE LE INDAGINI: “RINTRACCIAI LA CASA DELL’UOMO, TROVAI LE PISTOLE CON CUI AVREBBERO SPARATO ALL’INGEGNER GUGLIELMI PER EVITARE ‘DISTURBI’ ALL’AZIONE DELLE BR”
5. L’UOMO MISTERIOSO È POI MORTO, LE PISTOLE DISTRUTTE SENZA FARE RILIEVI. “HO TROVATO TANTI OSTACOLI, E HO SCELTO DI ANDARE IN PENSIONE. MA NON POSSO TACERE”
1. MORO: EX POLIZIOTTO, DUE 007 SU HONDA PER COPRIRE BR - "RISCONTRI DA ACCERTAMENTI"SU ANONIMO.UNO SPARÒ CONTRO INGEGNERE
Paolo Cucchiarelli per l'ANSA
Gli ingredienti di un giallo ci sono tutti: la confessione post mortem, l'indagine di un poliziotto, la distruzione delle prove e la magistratura - quella romana - che comunque indaga: fine. Ma non è così se si parla del caso Moro. "Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall'uomo che era sul sellino posteriore dell'Honda in via Fani. Diede riscontri per arrivare all'altro, quello che guidava la moto".
Enrico Rossi, ispettore di Ps in pensione, racconta all'ANSA la sua inchiesta passeggiando sulle colline di Torino, a due passi da Superga. Spiega con puntiglio e gentilezza sabauda che, secondo colui che inviò la lettera anonima - che si qualificava come uno dei due sulla moto - gli agenti avevano il compito di "proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere. Dipendevano dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi che era in via Fani la mattina del 16 marzo 1978". Tutta l'inchiesta è nata da una lettera anonima inviata a un quotidiano nell'ottobre 2009.
Eccola: "Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi,il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente...".
L'anonimo forniva elementi per rintracciare il guidatore della Honda: il nome di una donna e di un negozio di Torino. "Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più". Il quotidiano all'epoca passò alla questura la lettera per i dovuti riscontri. A Rossi, che ha sempre lavorato nell'antiterrorismo, la lettera arriva sul tavolo nel febbraio 2011 in modo casuale. Non è protocollata e non sono stati fatti accertamenti, ma ci vuole poco a identificare il presunto guidatore della Honda di via Fani che secondo un testimone ritenuto molto credibile era a volto scoperto e aveva tratti del viso che ricordavano Eduardo De Filippo.
"Non so bene perché ma questa inchiesta trova subito ostacoli. Chiedo di fare riscontri ma non sono accontentato. L'uomo su cui indago ha, regolarmente registrate, due pistole. Una è molto particolare: una Drulov cecoslovacca; pistola da specialisti a canna molto lunga, di precisione. Assomiglia ad una mitraglietta". "Per non lasciare cadere tutto nel solito nulla predispongo un controllo amministrativo nell'abitazione. L'uomo si è separato legalmente. Parlo con lui al telefono e mi indica dove è la prima pistola, una Beretta, ma nulla mi dice della seconda. Allora l'accertamento amministrativo diventa perquisizione e in cantina, in un armadio, ricordo, trovammo la pistola Drulov poggiata accanto o sopra una copia dell'edizione straordinaria cellofanata de La Repubblica del 16 marzo". Il titolo era: "Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse".
"Nel frattempo - continua Rossi - erano arrivati i carabinieri non si sa bene chiamati da chi. Consegno le due pistole e gli oggetti sequestrati alla Digos di Cuneo. Chiedo subito di interrogare l'uomo che all'epoca vive in Toscana. Autorizzazione negata. Chiedo di periziare le due pistole. Negato. Ho qualche 'incomprensione' nel mio ufficio. La situazione si 'congela' e non si fa nessun altro passo, che io sappia".
"Capisco che è meglio che me ne vada e nell'agosto del 2012 vado in pensione a 56 anni. Tempo dopo, una 'voce amica' di cui mi fido - dice l'ex poliziotto - m'informa che l'uomo su cui indagavo è morto dopo l'estate del 2012 e che le due armi sono state distrutte senza effettuare le perizie balistiche che avevo consigliato di fare. Ho aspettato mesi. I fatti sono più importanti delle persone e per questo decido di raccontare l'inchiesta 'incompiuta'".
Rossi ricorda, sequestrò una foto, che quell'uomo aveva un viso allungato, simile a quello di De Filippo: "Sì, gli assomigliava". Fin qui l'ex ispettore, che rimarca di parlare senza alcun risentimento personale ma solo perché "quella è stata un'occasione persa. E bisogna parlare per rispetto dei morti".
Il signore su cui indagava Rossi è effettivamente morto - ha accertato l'ANSA - nel settembre del 2012 in Toscana. Le pistole sembrerebbero essere state effettivamente distrutte, ma il fascicolo che contiene tutta la storia dei due presunti passeggeri della Honda è stato trasferito da Torino a Roma dove è tuttora aperta un'inchiesta della magistratura sul caso Moro.
2. 36 ANNI DOPO L'HONDA DI VIA FANI RESTA UN MISTERO - I BR, NON È ROBA NOSTRA. DA MOTO SPARARONO CONTRO ING. MARINI
Paolo Cucchiarelli per l'ANSA
Per una volta sono tutti d'accordo: magistrati e Br. La Honda blu presente in via Fani il 16 marzo del 1978 è un mistero. I capi brigatisti hanno sempre negato che a bordo ci fossero due loro uomini, ma da quella moto si spararono - sicuramente - gli unici colpi verso un 'civile' presente sulla scena del rapimento, l'ingegner Alessandro Marini, uno dei testimoni più citati dalla sentenza del primo processo Moro.
Mario Moretti e Valerio Morucci sono stati sempre chiarissimi su quella moto blu di grossa cilindrata: 'Non è certamente roba nostra'. L'ingegner Marini si salvò solo perché cadde di lato quando una raffica partita da un piccolo mitra fu scaricata contro di lui 'ad altezza d'uomo' proprio da uno dei due che viaggiavano sulla moto. I proiettili frantumarono il parabrezza del suo motorino con il quale l'ingegnere cercava di 'passare' all'incrocio tra via Fani e via Stresa. Marini fu interrogato alle 10.15 del 16 marzo.
Il conducente della moto - disse - era un giovane di 20-22 anni, molto magro, con il viso lungo e le guance scavate, che a Marini ricordò "l'immagine dell'attore Edoardo De Filippo". Dietro, sulla moto blu, un uomo con il passamontagna scuro che esplose colpi di mitra nella direzione dell'ingegnere perdendo poi il caricatore che cadde dal piccolo mitra durante la fuga. La sera a casa Marini arrivò la prima telefonata di minacce: 'Devi stare zitto'. Per giorni le intimidazioni continuarono. Si rafforzarono quando tornò a testimoniare ad aprile e giugno. Poi l'ingegnere capì l'aria, si trasferì in Svizzera per tre anni e cambiò lavoro.
Il caricatore cadde certamente dalla moto e Marini, dicono le carte, lo fece ritrovare ma questo non sembra essere stato messo a raffronto con i tre mitra (ritrovati in covi Br) che spararono in via Fani (ce ne è anche un quarto, mai ritrovato). Di certo da quella moto si sparò per uccidere Marini, tanto che i brigatisti sono stati condannati in via definitiva anche per il tentato omicidio dell'ingegnere. Marini d'altra parte confermò più volte durante i processi il suo racconto e consegnò il parabrezza trapassato dai proiettili.
A terra in via Fani rimasero quindi anche i proiettili sparati dal piccolo mitra ma le perizie sembrano tacere su questo particolare. Sarebbe questa l'ottava arma usata in via Fani: 4 mitra, 2 pistole, oltre alla pistola dell'agente Zizzi, che scortava Moro, e quella in mano all'uomo della Honda: il piccolo mitra. Su chi fossero i due sulla Honda tante ipotesi finora: due autonomi romani in 'cerca di gloria' (ma perché allora sparare per uccidere?); due uomini della 'ndrangheta (ma non si è andati oltre l'ipotesi); o, come ha ventilato anche il pm romano Antonio Marini che ha indagato a lungo sulla vicenda, uomini dei servizi segreti o della malavita.
I Br negano ma, ha detto il magistrato, "una spiegazione deve pur esserci. Io vedo un solo motivo: che si tratti di un argomento inconfessabile". Uomini della malavita o dei servizi? "Allora tutto si spiegherebbe". Certo che quella mattina a pochi passi da via Fani c'era, per sua stessa ammissione, Camillo Guglielmi, indicato alternativamente come addestratore di Gladio o uomo dei servizi segreti, invitato a pranzo alle 9.15 di mattina da un suo collega.
E Guglielmi è proprio l'uomo dei servizi chiamato in causa nella lettera anonima che ha dato il via a Torino agli accertamenti sui due uomini a bordo Honda, poi trasferiti a Roma. A Guglielmi si è addebitata anche la guida di un gruppo clandestino del Sismi incaricato di 'gestire' il rapimento Moro secondo un'inchiesta che è anche nell'archivio della Commissione stragi, in Parlamento
1. (CASO) MORO PER SEMPRE: “ERO SULLA MOTO CHE IN VIA FANI HA PROTETTO LA STRAGE DELLE BRIGATE ROSSE E IL RAPIMENTO MORO. ERO UN AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI”
2. COMINCIA COSÌ LA LETTERA ANONIMA CONSEGNATA NEL 2009 A UN QUOTIDIANO. “QUANDO LA RICEVERETE, SARÒ MORTO DA SEI MESI. HO PASSATO LA VITA NEL RIMORSO, ORA IL CANCRO MI STA DIVORANDO E DEVO RACCONTARE LA VERITÀ SU CERTI FATTI”
3. NELLA LETTERA, SU CUI ORA INDAGANO I PM DI ROMA, L’ANONIMO SPIEGAVA COME ARRIVARE A CHI GUIDAVA LA MOTO, “ANCHE LUI AGLI ORDINI DEL COLONNELLO CAMILLO GUGLIELMI”
4. IL QUOTIDIANO LA CONSEGNO' ALLA QUESTURA, E OGGI PARLA IL POLIZIOTTO CHE CONDUSSE LE INDAGINI: “RINTRACCIAI LA CASA DELL’UOMO, TROVAI LE PISTOLE CON CUI AVREBBERO SPARATO ALL’INGEGNER GUGLIELMI PER EVITARE ‘DISTURBI’ ALL’AZIONE DELLE BR”
5. L’UOMO MISTERIOSO È POI MORTO, LE PISTOLE DISTRUTTE SENZA FARE RILIEVI. “HO TROVATO TANTI OSTACOLI, E HO SCELTO DI ANDARE IN PENSIONE. MA NON POSSO TACERE”
1. MORO: EX POLIZIOTTO, DUE 007 SU HONDA PER COPRIRE BR - "RISCONTRI DA ACCERTAMENTI"SU ANONIMO.UNO SPARÒ CONTRO INGEGNERE
Paolo Cucchiarelli per l'ANSA
Gli ingredienti di un giallo ci sono tutti: la confessione post mortem, l'indagine di un poliziotto, la distruzione delle prove e la magistratura - quella romana - che comunque indaga: fine. Ma non è così se si parla del caso Moro. "Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall'uomo che era sul sellino posteriore dell'Honda in via Fani. Diede riscontri per arrivare all'altro, quello che guidava la moto".
Enrico Rossi, ispettore di Ps in pensione, racconta all'ANSA la sua inchiesta passeggiando sulle colline di Torino, a due passi da Superga. Spiega con puntiglio e gentilezza sabauda che, secondo colui che inviò la lettera anonima - che si qualificava come uno dei due sulla moto - gli agenti avevano il compito di "proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere. Dipendevano dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi che era in via Fani la mattina del 16 marzo 1978". Tutta l'inchiesta è nata da una lettera anonima inviata a un quotidiano nell'ottobre 2009.
Eccola: "Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi,il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente...".
L'anonimo forniva elementi per rintracciare il guidatore della Honda: il nome di una donna e di un negozio di Torino. "Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più". Il quotidiano all'epoca passò alla questura la lettera per i dovuti riscontri. A Rossi, che ha sempre lavorato nell'antiterrorismo, la lettera arriva sul tavolo nel febbraio 2011 in modo casuale. Non è protocollata e non sono stati fatti accertamenti, ma ci vuole poco a identificare il presunto guidatore della Honda di via Fani che secondo un testimone ritenuto molto credibile era a volto scoperto e aveva tratti del viso che ricordavano Eduardo De Filippo.
"Non so bene perché ma questa inchiesta trova subito ostacoli. Chiedo di fare riscontri ma non sono accontentato. L'uomo su cui indago ha, regolarmente registrate, due pistole. Una è molto particolare: una Drulov cecoslovacca; pistola da specialisti a canna molto lunga, di precisione. Assomiglia ad una mitraglietta". "Per non lasciare cadere tutto nel solito nulla predispongo un controllo amministrativo nell'abitazione. L'uomo si è separato legalmente. Parlo con lui al telefono e mi indica dove è la prima pistola, una Beretta, ma nulla mi dice della seconda. Allora l'accertamento amministrativo diventa perquisizione e in cantina, in un armadio, ricordo, trovammo la pistola Drulov poggiata accanto o sopra una copia dell'edizione straordinaria cellofanata de La Repubblica del 16 marzo". Il titolo era: "Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse".
"Nel frattempo - continua Rossi - erano arrivati i carabinieri non si sa bene chiamati da chi. Consegno le due pistole e gli oggetti sequestrati alla Digos di Cuneo. Chiedo subito di interrogare l'uomo che all'epoca vive in Toscana. Autorizzazione negata. Chiedo di periziare le due pistole. Negato. Ho qualche 'incomprensione' nel mio ufficio. La situazione si 'congela' e non si fa nessun altro passo, che io sappia".
"Capisco che è meglio che me ne vada e nell'agosto del 2012 vado in pensione a 56 anni. Tempo dopo, una 'voce amica' di cui mi fido - dice l'ex poliziotto - m'informa che l'uomo su cui indagavo è morto dopo l'estate del 2012 e che le due armi sono state distrutte senza effettuare le perizie balistiche che avevo consigliato di fare. Ho aspettato mesi. I fatti sono più importanti delle persone e per questo decido di raccontare l'inchiesta 'incompiuta'".
Rossi ricorda, sequestrò una foto, che quell'uomo aveva un viso allungato, simile a quello di De Filippo: "Sì, gli assomigliava". Fin qui l'ex ispettore, che rimarca di parlare senza alcun risentimento personale ma solo perché "quella è stata un'occasione persa. E bisogna parlare per rispetto dei morti".
Il signore su cui indagava Rossi è effettivamente morto - ha accertato l'ANSA - nel settembre del 2012 in Toscana. Le pistole sembrerebbero essere state effettivamente distrutte, ma il fascicolo che contiene tutta la storia dei due presunti passeggeri della Honda è stato trasferito da Torino a Roma dove è tuttora aperta un'inchiesta della magistratura sul caso Moro.
2. 36 ANNI DOPO L'HONDA DI VIA FANI RESTA UN MISTERO - I BR, NON È ROBA NOSTRA. DA MOTO SPARARONO CONTRO ING. MARINI
Paolo Cucchiarelli per l'ANSA
Per una volta sono tutti d'accordo: magistrati e Br. La Honda blu presente in via Fani il 16 marzo del 1978 è un mistero. I capi brigatisti hanno sempre negato che a bordo ci fossero due loro uomini, ma da quella moto si spararono - sicuramente - gli unici colpi verso un 'civile' presente sulla scena del rapimento, l'ingegner Alessandro Marini, uno dei testimoni più citati dalla sentenza del primo processo Moro.
Mario Moretti e Valerio Morucci sono stati sempre chiarissimi su quella moto blu di grossa cilindrata: 'Non è certamente roba nostra'. L'ingegner Marini si salvò solo perché cadde di lato quando una raffica partita da un piccolo mitra fu scaricata contro di lui 'ad altezza d'uomo' proprio da uno dei due che viaggiavano sulla moto. I proiettili frantumarono il parabrezza del suo motorino con il quale l'ingegnere cercava di 'passare' all'incrocio tra via Fani e via Stresa. Marini fu interrogato alle 10.15 del 16 marzo.
Il conducente della moto - disse - era un giovane di 20-22 anni, molto magro, con il viso lungo e le guance scavate, che a Marini ricordò "l'immagine dell'attore Edoardo De Filippo". Dietro, sulla moto blu, un uomo con il passamontagna scuro che esplose colpi di mitra nella direzione dell'ingegnere perdendo poi il caricatore che cadde dal piccolo mitra durante la fuga. La sera a casa Marini arrivò la prima telefonata di minacce: 'Devi stare zitto'. Per giorni le intimidazioni continuarono. Si rafforzarono quando tornò a testimoniare ad aprile e giugno. Poi l'ingegnere capì l'aria, si trasferì in Svizzera per tre anni e cambiò lavoro.
Il caricatore cadde certamente dalla moto e Marini, dicono le carte, lo fece ritrovare ma questo non sembra essere stato messo a raffronto con i tre mitra (ritrovati in covi Br) che spararono in via Fani (ce ne è anche un quarto, mai ritrovato). Di certo da quella moto si sparò per uccidere Marini, tanto che i brigatisti sono stati condannati in via definitiva anche per il tentato omicidio dell'ingegnere. Marini d'altra parte confermò più volte durante i processi il suo racconto e consegnò il parabrezza trapassato dai proiettili.
A terra in via Fani rimasero quindi anche i proiettili sparati dal piccolo mitra ma le perizie sembrano tacere su questo particolare. Sarebbe questa l'ottava arma usata in via Fani: 4 mitra, 2 pistole, oltre alla pistola dell'agente Zizzi, che scortava Moro, e quella in mano all'uomo della Honda: il piccolo mitra. Su chi fossero i due sulla Honda tante ipotesi finora: due autonomi romani in 'cerca di gloria' (ma perché allora sparare per uccidere?); due uomini della 'ndrangheta (ma non si è andati oltre l'ipotesi); o, come ha ventilato anche il pm romano Antonio Marini che ha indagato a lungo sulla vicenda, uomini dei servizi segreti o della malavita.
I Br negano ma, ha detto il magistrato, "una spiegazione deve pur esserci. Io vedo un solo motivo: che si tratti di un argomento inconfessabile". Uomini della malavita o dei servizi? "Allora tutto si spiegherebbe". Certo che quella mattina a pochi passi da via Fani c'era, per sua stessa ammissione, Camillo Guglielmi, indicato alternativamente come addestratore di Gladio o uomo dei servizi segreti, invitato a pranzo alle 9.15 di mattina da un suo collega.
E Guglielmi è proprio l'uomo dei servizi chiamato in causa nella lettera anonima che ha dato il via a Torino agli accertamenti sui due uomini a bordo Honda, poi trasferiti a Roma. A Guglielmi si è addebitata anche la guida di un gruppo clandestino del Sismi incaricato di 'gestire' il rapimento Moro secondo un'inchiesta che è anche nell'archivio della Commissione stragi, in Parlamento
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Re: La storia d'Italia
La notte della Repubblica - 2
Quelli del Pd vivono con Alice e Crozza nel Paese delle Meraviglie.
PD: "SCONVOLGENTE SE TERRORISTI TUTELATI DA STATO, AVVIARE COMMISSIONE"
PS. Ma a quelli del Pd glielo avranno spiegato che i bambini non nascono sotto i cavoli o li porta la cicogna??????
Se non fosse così, .....per informazioni rivolgersi fermo posta al Caimano.
Quelli del Pd vivono con Alice e Crozza nel Paese delle Meraviglie.
PD: "SCONVOLGENTE SE TERRORISTI TUTELATI DA STATO, AVVIARE COMMISSIONE"
PS. Ma a quelli del Pd glielo avranno spiegato che i bambini non nascono sotto i cavoli o li porta la cicogna??????
Se non fosse così, .....per informazioni rivolgersi fermo posta al Caimano.
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Re: La storia d'Italia
La notte della Repubblica - 3
23 marzo 2014
CRONACA
Moro, "Br protette dai Servizi in via Fani"
Un ex ispettore rivela all'Ansa della lettera di uno degli uomini che il 16 marzo '78 erano in
sella alla Honda che bloccò il traffico durante il rapimento. "Brigatisti tutelati da disturbi"
PD: "SCONVOLGENTE SE TERRORISTI TUTELATI DA STATO, AVVIARE COMMISSIONE"
Moro, "Br protette dai Servizi in via Fani"
Pochi giorni dopo il 36esimo anniversario dell’agguato in via Fani del 16 marzo 1978, dal racconto di un ex ispettore spuntano nuovi elementi sul caso Moro, contenuti in una lettera scritta da uno degli uomini a bordo della moto Honda presente tra via Stresa e via Fani durante il rapimento del padre delle "convergenze parallele". Chi la inviò – dice all'Ansa l'ex ispettore Enrico Rossi – disse che gli agenti avevano il compito di “proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere"
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Caso Moro, ex poliziotto all’Ansa: “I Servizi protessero le Br in via Fani”
L'ispettore Enrico Rossi, ora in pensione, rivela il contenuto di una lettera scritta da uno dei due presunti passeggeri della Honda che bloccò il traffico il giorno del rapimento, il 16 marzo 1978: "Dipendevo dal colonnello del Sismi Guglielmi. Dovevamo proteggere i terroristi da disturbi di qualsiasi genere"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 marzo 2014Commenti (137)
“Due agenti dei Servizi segreti protessero le Brigate Rosse in via Fani durante il rapimento di Aldo Moro“. Pochi giorni dopo il 36esimo anniversario dell’agguato del 16 marzo 1978, dal racconto di un ex ispettore spuntano nuovi elementi sul caso Moro, contenuti in una lettera scritta – secondo il poliziotto – da uno degli uomini in sella alla moto Honda che la mattina dell’agguato era presente tra via Stresa e via Fani. Poche righe che avviarono un’indagine per far luce su chi, oltre ai brigatisti, era presente quel giorno sul luogo del sequestro.
Le parole dell’ex ispettore di polizia Enrico Rossi raccolte a Torino dall’Ansa aprono un nuovo squarcio nella coltre di misteri che avvolge il rapimento del presidente della Democrazia cristiana. “Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani. Diede riscontri per arrivare all’altro, quello che guidava la moto”. Racconta Rossi, adesso in pensione, all’Ansa. Ma chi inviò quelle poche righe – che si qualificava come uno dei due sulla moto – svelò anche un dettaglio inquietante: gli agenti presenti sul luogo della strage avevano il compito di “proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere. Dipendevano dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi che era in via Fani la mattina del 16 marzo 1978″.
Quella lettera nell’ottobre 2009 arrivò a un quotidiano. Eccola: “Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente…”.
L’anonimo forniva elementi per rintracciare il guidatore della Honda: il nome di una donna e di un negozio di Torino. “Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più”. Il quotidiano all’epoca passò alla Questura la lettera per i dovuti riscontri. Sul tavolo di Rossi, una vita passata all’antiterrorismo, arrivò nel febbraio 2011 in modo casuale. Non era protocollata e non vennero fatti accertamenti, ma non ci sarebbe voluto molto a identificare il presunto guidatore della Honda di via Fani che secondo un testimone ritenuto molto credibile era a volto scoperto e aveva tratti del viso che ricordavano Eduardo De Filippo. “Non so bene perché – racconta Rossi – ma questa inchiesta trova subito ostacoli. Chiedo di fare riscontri ma non sono accontentato. L’uomo su cui indago ha, regolarmente registrate, due pistole. Una è molto particolare: una Drulov cecoslovacca; pistola da specialisti a canna molto lunga, di precisione. Assomiglia ad una mitraglietta”.
“Per non lasciare cadere tutto nel solito nulla – prosegue l’ex ispettore – predispongo un controllo amministrativo nell’abitazione. L’uomo si è separato legalmente. Parlo con lui al telefono e mi indica dove è la prima pistola, una Beretta, ma nulla mi dice della seconda. Allora l’accertamento amministrativo diventa perquisizione e in cantina, in un armadio, ricordo, trovammo la pistola Drulov poggiata accanto o sopra una copia dell’edizione straordinaria cellofanata de La Repubblica del 16 marzo”. Il titolo era: “Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse”.
“Nel frattempo – va avanti il racconto di Rossi – erano arrivati i carabinieri non si sa bene chiamati da chi. Consegno le due pistole e gli oggetti sequestrati alla Digos di Cuneo. Chiedo subito di interrogare l’uomo che all’epoca vive in Toscana. Autorizzazione negata. Chiedo di periziare le due pistole. Negato. Ho qualche ‘incomprensione’ nel mio ufficio. La situazione si ‘congela’ e non si fa nessun altro passo, che io sappia”.
“Capisco che è meglio che me ne vada e nell’agosto del 2012 vado in pensione a 56 anni. Tempo dopo, una ‘voce amica’ di cui mi fido – dice l’ex poliziotto – m’informa che l’uomo su cui indagavo è morto dopo l’estate del 2012 e che le due armi sono state distrutte senza effettuare le perizie balistiche che avevo consigliato di fare. Ho aspettato mesi. I fatti sono più importanti delle persone e per questo decido di raccontare l’inchiesta ‘incompiuta’”.
Rossi sequestrò una foto e ricorda che quell’uomo aveva un viso allungato, simile a quello di De Filippo: “Sì, gli assomigliava”. Fin qui l’ex ispettore, che rimarca di parlare senza alcun risentimento personale ma solo perché “quella è stata un’occasione persa. E bisogna parlare per rispetto dei morti”. Il signore su cui indagava Rossi è effettivamente morto – ha accertato l’Ansa – nel settembre del 2012 in Toscana. Le pistole sembrerebbero essere state effettivamente distrutte, ma il fascicolo che contiene tutta la storia dei due presunti passeggeri della Honda è stato trasferito da Torino a Roma dove è tuttora aperta un’inchiesta della magistratura sul caso Moro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... ni/923362/
23 marzo 2014
CRONACA
Moro, "Br protette dai Servizi in via Fani"
Un ex ispettore rivela all'Ansa della lettera di uno degli uomini che il 16 marzo '78 erano in
sella alla Honda che bloccò il traffico durante il rapimento. "Brigatisti tutelati da disturbi"
PD: "SCONVOLGENTE SE TERRORISTI TUTELATI DA STATO, AVVIARE COMMISSIONE"
Moro, "Br protette dai Servizi in via Fani"
Pochi giorni dopo il 36esimo anniversario dell’agguato in via Fani del 16 marzo 1978, dal racconto di un ex ispettore spuntano nuovi elementi sul caso Moro, contenuti in una lettera scritta da uno degli uomini a bordo della moto Honda presente tra via Stresa e via Fani durante il rapimento del padre delle "convergenze parallele". Chi la inviò – dice all'Ansa l'ex ispettore Enrico Rossi – disse che gli agenti avevano il compito di “proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere"
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Caso Moro, ex poliziotto all’Ansa: “I Servizi protessero le Br in via Fani”
L'ispettore Enrico Rossi, ora in pensione, rivela il contenuto di una lettera scritta da uno dei due presunti passeggeri della Honda che bloccò il traffico il giorno del rapimento, il 16 marzo 1978: "Dipendevo dal colonnello del Sismi Guglielmi. Dovevamo proteggere i terroristi da disturbi di qualsiasi genere"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 23 marzo 2014Commenti (137)
“Due agenti dei Servizi segreti protessero le Brigate Rosse in via Fani durante il rapimento di Aldo Moro“. Pochi giorni dopo il 36esimo anniversario dell’agguato del 16 marzo 1978, dal racconto di un ex ispettore spuntano nuovi elementi sul caso Moro, contenuti in una lettera scritta – secondo il poliziotto – da uno degli uomini in sella alla moto Honda che la mattina dell’agguato era presente tra via Stresa e via Fani. Poche righe che avviarono un’indagine per far luce su chi, oltre ai brigatisti, era presente quel giorno sul luogo del sequestro.
Le parole dell’ex ispettore di polizia Enrico Rossi raccolte a Torino dall’Ansa aprono un nuovo squarcio nella coltre di misteri che avvolge il rapimento del presidente della Democrazia cristiana. “Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani. Diede riscontri per arrivare all’altro, quello che guidava la moto”. Racconta Rossi, adesso in pensione, all’Ansa. Ma chi inviò quelle poche righe – che si qualificava come uno dei due sulla moto – svelò anche un dettaglio inquietante: gli agenti presenti sul luogo della strage avevano il compito di “proteggere le Br da disturbi di qualsiasi genere. Dipendevano dal colonnello del Sismi Camillo Guglielmi che era in via Fani la mattina del 16 marzo 1978″.
Quella lettera nell’ottobre 2009 arrivò a un quotidiano. Eccola: “Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente…”.
L’anonimo forniva elementi per rintracciare il guidatore della Honda: il nome di una donna e di un negozio di Torino. “Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più”. Il quotidiano all’epoca passò alla Questura la lettera per i dovuti riscontri. Sul tavolo di Rossi, una vita passata all’antiterrorismo, arrivò nel febbraio 2011 in modo casuale. Non era protocollata e non vennero fatti accertamenti, ma non ci sarebbe voluto molto a identificare il presunto guidatore della Honda di via Fani che secondo un testimone ritenuto molto credibile era a volto scoperto e aveva tratti del viso che ricordavano Eduardo De Filippo. “Non so bene perché – racconta Rossi – ma questa inchiesta trova subito ostacoli. Chiedo di fare riscontri ma non sono accontentato. L’uomo su cui indago ha, regolarmente registrate, due pistole. Una è molto particolare: una Drulov cecoslovacca; pistola da specialisti a canna molto lunga, di precisione. Assomiglia ad una mitraglietta”.
“Per non lasciare cadere tutto nel solito nulla – prosegue l’ex ispettore – predispongo un controllo amministrativo nell’abitazione. L’uomo si è separato legalmente. Parlo con lui al telefono e mi indica dove è la prima pistola, una Beretta, ma nulla mi dice della seconda. Allora l’accertamento amministrativo diventa perquisizione e in cantina, in un armadio, ricordo, trovammo la pistola Drulov poggiata accanto o sopra una copia dell’edizione straordinaria cellofanata de La Repubblica del 16 marzo”. Il titolo era: “Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse”.
“Nel frattempo – va avanti il racconto di Rossi – erano arrivati i carabinieri non si sa bene chiamati da chi. Consegno le due pistole e gli oggetti sequestrati alla Digos di Cuneo. Chiedo subito di interrogare l’uomo che all’epoca vive in Toscana. Autorizzazione negata. Chiedo di periziare le due pistole. Negato. Ho qualche ‘incomprensione’ nel mio ufficio. La situazione si ‘congela’ e non si fa nessun altro passo, che io sappia”.
“Capisco che è meglio che me ne vada e nell’agosto del 2012 vado in pensione a 56 anni. Tempo dopo, una ‘voce amica’ di cui mi fido – dice l’ex poliziotto – m’informa che l’uomo su cui indagavo è morto dopo l’estate del 2012 e che le due armi sono state distrutte senza effettuare le perizie balistiche che avevo consigliato di fare. Ho aspettato mesi. I fatti sono più importanti delle persone e per questo decido di raccontare l’inchiesta ‘incompiuta’”.
Rossi sequestrò una foto e ricorda che quell’uomo aveva un viso allungato, simile a quello di De Filippo: “Sì, gli assomigliava”. Fin qui l’ex ispettore, che rimarca di parlare senza alcun risentimento personale ma solo perché “quella è stata un’occasione persa. E bisogna parlare per rispetto dei morti”. Il signore su cui indagava Rossi è effettivamente morto – ha accertato l’Ansa – nel settembre del 2012 in Toscana. Le pistole sembrerebbero essere state effettivamente distrutte, ma il fascicolo che contiene tutta la storia dei due presunti passeggeri della Honda è stato trasferito da Torino a Roma dove è tuttora aperta un’inchiesta della magistratura sul caso Moro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... ni/923362/
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Re: La storia d'Italia
La vox populi
Nel giro di 20 minuti sono stati postati 50 commenti. Nelle generazioni di sinistra dell'epoca quell'omicidio non è stato digerito e non lo sarà mai.
uncittadino • 7 minuti fa
Ciclicamente dal cilindro tirano fuori notizie ad effetto per distrarre il popolo dalla solita inefficienza, incompetenza e inconcludenza del governo di turno nella gestione della nazione.
1 • Rispondi•Condividi › Un'altra persona sta scrivendo
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potino • 10 minuti fa
Nel caso dell'omicidio Moro, come in parecchi altri casi simili, io credo che non sia una priorita' scoprire i veri responsabili, ma sia meglio incominciare molto bene a capire il perche', possibilmente ragionando in proprio. Ebbene la mia chiave di lettura e' che Aldo Moro voleva assolutamente far entrare il PCI nel governo, in periodo di guerra fredda,
il PCI era in strettissimo contatto con Mosca, entrando nelle stanza dei bottoni sarebbe venuto a contatto con tutti i piani NATO e tutte le informazioni coperte da segreto militare, in quel momento oltre la cortina di ferro, c'erano le agguerrite divisioni del Patto di Varsavia; questa non e' altro che una chiave di lettura, ma io non ne ho trovate altre......
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HAL-9000 • 12 minuti fa
Ogni parola sarebbe superflua. La rabbia e l'indignazione non servono a nulla. Il muro di gomma resiste. Solo complimenti all'Ansa e a quei giornalisti che cercano di fare il loro lavoro raccontando pezzi di verità.
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antonia 46 • 12 minuti fa
non per sminuire l'episodio drammatico dell'uccisione di moro, ma non c'è nazione che non abbia angoli neri ed oscuri, la politica è una cosa sporca...sarà illuminante per chi ci sarà ancora, leggere che è successo in questi anni in europa...
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tanaionat • 13 minuti fa
IL NASCONDERE I FATTI,l'omertà, il guardare dall'altra parte, fa il gioco di chi ha in mano le leve del potere. Dopo avere letto -La repubblica delle stragi impunite-di Ferdinando imposimato devo dire che bisogna al piu presto eliminare il segreto di stato e fare una profonda pulizia nei servizi segreti se vogliamo che non si ripetano queste storie raccapriccianti,è inutile sapere la verità sui libri di storia io la verità la voglio sapere adesso.
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elicotteram • 14 minuti fa
Dove é la novità?
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patrizia • 14 minuti fa
E' la teoria del Complotto che ritorna con puntualità certosina!
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effimero0664 • 15 minuti fa
Terrorismo, anni di piombo (per la maggiore) si arrestarono solo quando si perpetrò il vero colpo di stato che ha "minato" le già residue "peculiarità" democratiche di questo paese : mediaset.
Io ho dubbi anche sull'omicidio di marco biagi.
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Anticristo Demone • 17 minuti fa
Piazza delle cinque lune
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Griforosso • 17 minuti fa
Sulla vicenda moro ci sono ancora tanti punti oscuri, ma bisogna essere prudenti: potrebbe essere l'ennesima bufala sui misteri italiani, come il ritrovamento dell'agenda rossa di borsellino l'anno scorso.
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Seeker Keeper • 17 minuti fa
Ma pensate veramente che dietro il rapimento e l'omicidio Moro ci fossero le BR? I mandanti sono al di là dell oceano atlantico e di certo non sono comunisti.
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Marx 2 • 17 minuti fa
LA DITTATURA DELLA BORGHESIA
Il PCI di Togliatti e Berlinguer non aveva in proposito di rovesciare lo stato di cose presente, stante il quadro geopolitico vigente, ma di rendere agibile il conflitto sociale
entro i limiti e le compatibilità accettate dalla dittatura borghese, ossia in una fase
storica nella quale la borghesia poteva permettersi il “volto umano” e la tutela, conflittuale, di “certi” diritti dei salariati. Ed è proprio paradossalmente questo aspetto della questione a dimostrare quanto sia stringente la dittatura della borghesia, laddove si consideri, per esempio, la vicenda Segni-De Lorenzo e il “tintinnar di sciabole”, per non dire delle stragi senza colpevoli e coperte ancora dopo decenni – e per sempre – dal segreto di Stato.
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marta firenze • 19 minuti fa
Ma questo perché non ha parlato prima? Che coniglio è?
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Nel giro di 20 minuti sono stati postati 50 commenti. Nelle generazioni di sinistra dell'epoca quell'omicidio non è stato digerito e non lo sarà mai.
uncittadino • 7 minuti fa
Ciclicamente dal cilindro tirano fuori notizie ad effetto per distrarre il popolo dalla solita inefficienza, incompetenza e inconcludenza del governo di turno nella gestione della nazione.
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potino • 10 minuti fa
Nel caso dell'omicidio Moro, come in parecchi altri casi simili, io credo che non sia una priorita' scoprire i veri responsabili, ma sia meglio incominciare molto bene a capire il perche', possibilmente ragionando in proprio. Ebbene la mia chiave di lettura e' che Aldo Moro voleva assolutamente far entrare il PCI nel governo, in periodo di guerra fredda,
il PCI era in strettissimo contatto con Mosca, entrando nelle stanza dei bottoni sarebbe venuto a contatto con tutti i piani NATO e tutte le informazioni coperte da segreto militare, in quel momento oltre la cortina di ferro, c'erano le agguerrite divisioni del Patto di Varsavia; questa non e' altro che una chiave di lettura, ma io non ne ho trovate altre......
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HAL-9000 • 12 minuti fa
Ogni parola sarebbe superflua. La rabbia e l'indignazione non servono a nulla. Il muro di gomma resiste. Solo complimenti all'Ansa e a quei giornalisti che cercano di fare il loro lavoro raccontando pezzi di verità.
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antonia 46 • 12 minuti fa
non per sminuire l'episodio drammatico dell'uccisione di moro, ma non c'è nazione che non abbia angoli neri ed oscuri, la politica è una cosa sporca...sarà illuminante per chi ci sarà ancora, leggere che è successo in questi anni in europa...
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tanaionat • 13 minuti fa
IL NASCONDERE I FATTI,l'omertà, il guardare dall'altra parte, fa il gioco di chi ha in mano le leve del potere. Dopo avere letto -La repubblica delle stragi impunite-di Ferdinando imposimato devo dire che bisogna al piu presto eliminare il segreto di stato e fare una profonda pulizia nei servizi segreti se vogliamo che non si ripetano queste storie raccapriccianti,è inutile sapere la verità sui libri di storia io la verità la voglio sapere adesso.
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elicotteram • 14 minuti fa
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patrizia • 14 minuti fa
E' la teoria del Complotto che ritorna con puntualità certosina!
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effimero0664 • 15 minuti fa
Terrorismo, anni di piombo (per la maggiore) si arrestarono solo quando si perpetrò il vero colpo di stato che ha "minato" le già residue "peculiarità" democratiche di questo paese : mediaset.
Io ho dubbi anche sull'omicidio di marco biagi.
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Anticristo Demone • 17 minuti fa
Piazza delle cinque lune
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Griforosso • 17 minuti fa
Sulla vicenda moro ci sono ancora tanti punti oscuri, ma bisogna essere prudenti: potrebbe essere l'ennesima bufala sui misteri italiani, come il ritrovamento dell'agenda rossa di borsellino l'anno scorso.
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Seeker Keeper • 17 minuti fa
Ma pensate veramente che dietro il rapimento e l'omicidio Moro ci fossero le BR? I mandanti sono al di là dell oceano atlantico e di certo non sono comunisti.
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Marx 2 • 17 minuti fa
LA DITTATURA DELLA BORGHESIA
Il PCI di Togliatti e Berlinguer non aveva in proposito di rovesciare lo stato di cose presente, stante il quadro geopolitico vigente, ma di rendere agibile il conflitto sociale
entro i limiti e le compatibilità accettate dalla dittatura borghese, ossia in una fase
storica nella quale la borghesia poteva permettersi il “volto umano” e la tutela, conflittuale, di “certi” diritti dei salariati. Ed è proprio paradossalmente questo aspetto della questione a dimostrare quanto sia stringente la dittatura della borghesia, laddove si consideri, per esempio, la vicenda Segni-De Lorenzo e il “tintinnar di sciabole”, per non dire delle stragi senza colpevoli e coperte ancora dopo decenni – e per sempre – dal segreto di Stato.
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marta firenze • 19 minuti fa
Ma questo perché non ha parlato prima? Che coniglio è?
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Re: La storia d'Italia
Emilio2 • 27 minuti fa
che sorpresa! in quegli anni in fiat e nelle altre aziende metalmeccaniche molti operai terminata la produzione assegnata impiegavano il tempo residuo giocando a carte , non si pagavano ticket su farmaci e visite specialistiche, una famiglia operaia come la mia poteva permettersi di far diplomare 2 figli a addirittura aiutarli a comprare casa,, non c'era ne ici ne imu, le scuole a volte causa elezioni anticipate chiudevano al 30 di maggio e aprivano al 1 di ottobre, conosco gente che si è fatta 15 anni in cassa integrazione (che a differenza di oggi era quasi lo stipendio intero) per poi andare direttamente in pensione, una mia amica si è presa addirittura 2 lauree mentre era in cig...altre si crescevano i figli senza sballottarli a destra e a manca, un laureato col cavolo che accettava lavori precari a 500 euro al mese come oggi. ma non contenti nacque il terrorismo!
dando così mano libera alla repressione che ci ha portato ad oggi dove si fanno trattative estenuanti per avere 10minuti di pausa per andare in bagno!, più tutto quello che sappiamo.....facevano al rivoluzione ammazzando poveri carabinieri per lo più figli di emigrati dal sud.....
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bradiporitmico • 28 minuti fa
Moro e la sua moneta di Stato.
Andreotti e Cossiga e la loro complicità sul caso.
Complici anche nella strage di piazza fontana, una banca che non accettava l'imposizione della moneta non sovrana, come la banca commerciale che subì un'attentato con una bomba inesplosa a piazza della Scala... La strategia del terrore.
Terrore per chi?
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Licia • 28 minuti fa
PD perdigiorno, ma quale commissione volete avviare?? Non servono commissioni, basta chiedersi "cui bono"?? ..e la risposta e' ovvia
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newpirate • 29 minuti fa
i nemici di moro erano tutti democratici USA-asserviti e vaticano-dipendenti
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Minoranza Rumorosa • 33 minuti fa
Non gli credo, vorrà pendersi una parte di merito.
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http://www.openjack.it • 34 minuti fa
Non credo che ci sia uno stato al mondo con più armadi chiusi e collusioni del nostro, forse anche per questo siamo in queste condizioni.
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patroclo64 • 35 minuti fa
L' Italia è un paese dove la verita' è fortemente voluta, purtroppo da una piccola parte della popolazione, e la maggior parte dell' informazione non si danna certamente di sensibilizzarne l' indifferenza di tutti gli altri , anzi....
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Francesco Barbolini • 36 minuti fa
Vengono fuori dopo 30 o 40 anni delle rivelazioni che guarda caso confermano ciò che è sempre stato verosimile, questi andrebbero indagati e condannati... altro che sensi di colpa tardivi!!
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andrea • 37 minuti fa
Il tempo è un galantuomo, rimette a posto tutte le cose.
Voltaire
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Licia andrea • 26 minuti fa
Qualche volta e' troppo tardi, le uova sono rotte e non si possono raggiustare.
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Luca Vacchi • 38 minuti fa
É commovente, anche solo pensare, che in Italia ci sia ancora qualcuno disposto a credere, che le BR abbiano agito da sole.......
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Licia Luca Vacchi • 23 minuti fa
spiegalo alla gente dei piccoli paesi, quelli che sono anni che votano Berlusconi e Lega ladrona. ...quelli che sanno leggere ma non capiscono quello che leggono....gli analfabeti di ritorno, gli operai delle citta' che credevano Berlusconi fosse uno che voleva cambiare le cose...spiegalo
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andrea • 43 minuti fa
Già lo sapevamo, purtroppo!
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che sorpresa! in quegli anni in fiat e nelle altre aziende metalmeccaniche molti operai terminata la produzione assegnata impiegavano il tempo residuo giocando a carte , non si pagavano ticket su farmaci e visite specialistiche, una famiglia operaia come la mia poteva permettersi di far diplomare 2 figli a addirittura aiutarli a comprare casa,, non c'era ne ici ne imu, le scuole a volte causa elezioni anticipate chiudevano al 30 di maggio e aprivano al 1 di ottobre, conosco gente che si è fatta 15 anni in cassa integrazione (che a differenza di oggi era quasi lo stipendio intero) per poi andare direttamente in pensione, una mia amica si è presa addirittura 2 lauree mentre era in cig...altre si crescevano i figli senza sballottarli a destra e a manca, un laureato col cavolo che accettava lavori precari a 500 euro al mese come oggi. ma non contenti nacque il terrorismo!
dando così mano libera alla repressione che ci ha portato ad oggi dove si fanno trattative estenuanti per avere 10minuti di pausa per andare in bagno!, più tutto quello che sappiamo.....facevano al rivoluzione ammazzando poveri carabinieri per lo più figli di emigrati dal sud.....
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bradiporitmico • 28 minuti fa
Moro e la sua moneta di Stato.
Andreotti e Cossiga e la loro complicità sul caso.
Complici anche nella strage di piazza fontana, una banca che non accettava l'imposizione della moneta non sovrana, come la banca commerciale che subì un'attentato con una bomba inesplosa a piazza della Scala... La strategia del terrore.
Terrore per chi?
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Licia • 28 minuti fa
PD perdigiorno, ma quale commissione volete avviare?? Non servono commissioni, basta chiedersi "cui bono"?? ..e la risposta e' ovvia
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newpirate • 29 minuti fa
i nemici di moro erano tutti democratici USA-asserviti e vaticano-dipendenti
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Minoranza Rumorosa • 33 minuti fa
Non gli credo, vorrà pendersi una parte di merito.
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http://www.openjack.it • 34 minuti fa
Non credo che ci sia uno stato al mondo con più armadi chiusi e collusioni del nostro, forse anche per questo siamo in queste condizioni.
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patroclo64 • 35 minuti fa
L' Italia è un paese dove la verita' è fortemente voluta, purtroppo da una piccola parte della popolazione, e la maggior parte dell' informazione non si danna certamente di sensibilizzarne l' indifferenza di tutti gli altri , anzi....
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Francesco Barbolini • 36 minuti fa
Vengono fuori dopo 30 o 40 anni delle rivelazioni che guarda caso confermano ciò che è sempre stato verosimile, questi andrebbero indagati e condannati... altro che sensi di colpa tardivi!!
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andrea • 37 minuti fa
Il tempo è un galantuomo, rimette a posto tutte le cose.
Voltaire
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Licia andrea • 26 minuti fa
Qualche volta e' troppo tardi, le uova sono rotte e non si possono raggiustare.
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Luca Vacchi • 38 minuti fa
É commovente, anche solo pensare, che in Italia ci sia ancora qualcuno disposto a credere, che le BR abbiano agito da sole.......
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Licia Luca Vacchi • 23 minuti fa
spiegalo alla gente dei piccoli paesi, quelli che sono anni che votano Berlusconi e Lega ladrona. ...quelli che sanno leggere ma non capiscono quello che leggono....gli analfabeti di ritorno, gli operai delle citta' che credevano Berlusconi fosse uno che voleva cambiare le cose...spiegalo
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andrea • 43 minuti fa
Già lo sapevamo, purtroppo!
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Re: La storia d'Italia
Esprit • un'ora fa
Come se non fosse chiaro che il sequestro Moro fu un'azione sostenuta dai servizi e dagli USA, e appoggiata da parte della DC (vedi Cossiga), per evitare il possibile ulteriore aumento di Potere del PCI.
15 • Rispondi•Condividi ›
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Licia Esprit • 27 minuti fa
ci sono riusciti in pieno....i cocci non si possono piu' riaggiustare ma possiamo sempre prestare attenzione agli altri crimini che stanno perpetrando: vedi Iran, Siria ed Ukraina
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newpirate • un'ora fa
all'estero il letame lo usano per concime o per ottenere biogas.da noi invece lo concentriamo tutto in parlamento
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Minoranza Rumorosa newpirate • 38 minuti fa
Per aver un parlamento fertile ed energico no?
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ginobonatesta (0ccfec30) • un'ora fa
Lati oscuri e verosimili continuano a creare confusione. Una inchiesta che parte "casualmente" per una lettera non protocollata finita sul tavolo di un investigatore al quale, vengono negate tutte le richieste avanzate ma, lui indaga ugualmente. Qualche dubbio lo lascia anche se apre ulteriori orizzonti investigativi ma, solo per i particolari perchè, la storia nelle sue linee generali si conosce compreso il coinvolgimento dei servizi (non deviati) italiani e non solo. Che le BR fossero infiltrate era noto da tempo e che l'assassinio di Moro (e della sua scorta) abbia contribuito pesantemente al loro disfacimento anche questo era noto. Ora, (ma già prima) anche la strage Dalla Chiesa con Moglie e Scorta può essere considerata a doppio "beneficio" mafioso (che materialmente lo eseguì) e politico perchè si scrollarono di dosso l'ansia delle conoscenze riservate del Generale di quegli accadimenti derivantegli dalle carte sequestrate e dai resoconti degli infiltrati. Ora che Kossiga e Andreotti sono morti forse qualcosa può cominciare a venire a galla sempre che, gli spiriti guida, a conoscenza di Prodi lo consentano e che, NON sia istituita una commissione d'inchiesta come ha già chiesto Grassi.(pd) Farebbe la fine di tutte le altre!
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ariecchime • un'ora fa
bene, cosi la trattativa stato mafia,sarà oscurata dal caso moro.
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Jonico • un'ora fa
La sorpresa del PD è stucchevole!
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Seeker Keeper Jonico • 25 minuti fa
Alla montagna del sapone le notizie arrivano in ritardo.
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dashiell • un'ora fa
L'omicidio Moro, un omicidio di Stato? Ma va! Chi l'avrebbe mai detto.
E adesso ci raccontate anche tutta la verità sulla funzione delle Br?
SERVIRONO SOLO A SCHIACCIARE LA VERA PROTESTA OPERAIA E STUDENTESCA
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Francesco • un'ora fa
Qualcuno ha visto il film 'Piazza delle 5 lune ' ?
Diciamo che questa non è del tutto una notizia inedita.
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maurizio marcolongo • un'ora fa
non ne sono affatto meravigliato. l'ho sempre pensato.non solo moro. da piazza fontana in poi sempre la stessa musica
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Vincenzo Giancristofaro • un'ora fa
Solo chi non c'era in quel tempo può pensare che non vi fossero dei personaggi legati ai servizi che hanno agevolato il tutto.. le stranezze furono tante..come purtroppo molte, troppe volte è accaduto in questo Paese a democrazia assai limitata!
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Padania Libera • un'ora fa
Tra venti anni leggeremo le stesse cose, relativamente ai processi contro Silvio, o all'ingresso dell'Italia nell'Euro.
Soltanto delle PECORE possono meravigliarsi di ciò!
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giulios Padania Libera • 31 minuti fa
Lei ha una sfera di cristallo con la quale legge il futuro? E' fantastico, allora "Silvio" è innocente, chi lo avrebbe mai detto.
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ottotto • un'ora fa
E di che cosa bisogna stupirsi? Era chiaro che il famoso "compromesso storico" agli occhi di molte persone (nazionali ed internazionali) era un abominio poichè avrebbe sconvolto lo status quo tanto caro a questi mentre per altri era la sola soluzione praticabile per non scomparire dalla scena. Come ha detto Don Ciotti ieri o l'altro ieri non c'è un solo fatto delittuoso il quale ha sconvolto il paese sul quale sia stata fatta veramente luce. In compenso molti i segreti di Stato per coprire ignobili operazioni, i protagonisti e tutti coloro i quali furono implicati e che tuttora godono di ottima salute e che camminano tra noi.
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Corvo • un'ora fa
Notizia alla Kazzenger!
E a leggere i commenti c'è da scompisciarsi dalle risate.
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falcoliber • un'ora fa
Lo sapevamo già che parti importanti dello Stato hanno protetto, se non creato, le Br e la Mafia.
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umberto g. • un'ora fa
Bella scoperta!
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Bianca Berniesi • un'ora fa
sensazionale, scoperta l'acqua calda, tutti lo sapevano ma nessuno lo voleva sapere.
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effimero0664 • un'ora fa
Ecco qualcosa che "combacia" con la storia.
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Capitan_Findus • un'ora fa
Cosa ci potevamo aspettare da una nazione che ha con-
tinuato ad utilizzare gli stessi agenti segreti dell' OVRA ?
P.S. Fonte: " I servizi segreti in Italia " di G. De Lutiis
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05Ulm Capitan_Findus • un'ora fa
Eh,ma noi siamo gombloddisti,caro Capitano...invece gli altri sanno la verità su tutti e tutto,"sallo"!
*_*
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Come se non fosse chiaro che il sequestro Moro fu un'azione sostenuta dai servizi e dagli USA, e appoggiata da parte della DC (vedi Cossiga), per evitare il possibile ulteriore aumento di Potere del PCI.
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Licia Esprit • 27 minuti fa
ci sono riusciti in pieno....i cocci non si possono piu' riaggiustare ma possiamo sempre prestare attenzione agli altri crimini che stanno perpetrando: vedi Iran, Siria ed Ukraina
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newpirate • un'ora fa
all'estero il letame lo usano per concime o per ottenere biogas.da noi invece lo concentriamo tutto in parlamento
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Minoranza Rumorosa newpirate • 38 minuti fa
Per aver un parlamento fertile ed energico no?
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ginobonatesta (0ccfec30) • un'ora fa
Lati oscuri e verosimili continuano a creare confusione. Una inchiesta che parte "casualmente" per una lettera non protocollata finita sul tavolo di un investigatore al quale, vengono negate tutte le richieste avanzate ma, lui indaga ugualmente. Qualche dubbio lo lascia anche se apre ulteriori orizzonti investigativi ma, solo per i particolari perchè, la storia nelle sue linee generali si conosce compreso il coinvolgimento dei servizi (non deviati) italiani e non solo. Che le BR fossero infiltrate era noto da tempo e che l'assassinio di Moro (e della sua scorta) abbia contribuito pesantemente al loro disfacimento anche questo era noto. Ora, (ma già prima) anche la strage Dalla Chiesa con Moglie e Scorta può essere considerata a doppio "beneficio" mafioso (che materialmente lo eseguì) e politico perchè si scrollarono di dosso l'ansia delle conoscenze riservate del Generale di quegli accadimenti derivantegli dalle carte sequestrate e dai resoconti degli infiltrati. Ora che Kossiga e Andreotti sono morti forse qualcosa può cominciare a venire a galla sempre che, gli spiriti guida, a conoscenza di Prodi lo consentano e che, NON sia istituita una commissione d'inchiesta come ha già chiesto Grassi.(pd) Farebbe la fine di tutte le altre!
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ariecchime • un'ora fa
bene, cosi la trattativa stato mafia,sarà oscurata dal caso moro.
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Jonico • un'ora fa
La sorpresa del PD è stucchevole!
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Seeker Keeper Jonico • 25 minuti fa
Alla montagna del sapone le notizie arrivano in ritardo.
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dashiell • un'ora fa
L'omicidio Moro, un omicidio di Stato? Ma va! Chi l'avrebbe mai detto.
E adesso ci raccontate anche tutta la verità sulla funzione delle Br?
SERVIRONO SOLO A SCHIACCIARE LA VERA PROTESTA OPERAIA E STUDENTESCA
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Francesco • un'ora fa
Qualcuno ha visto il film 'Piazza delle 5 lune ' ?
Diciamo che questa non è del tutto una notizia inedita.
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maurizio marcolongo • un'ora fa
non ne sono affatto meravigliato. l'ho sempre pensato.non solo moro. da piazza fontana in poi sempre la stessa musica
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Vincenzo Giancristofaro • un'ora fa
Solo chi non c'era in quel tempo può pensare che non vi fossero dei personaggi legati ai servizi che hanno agevolato il tutto.. le stranezze furono tante..come purtroppo molte, troppe volte è accaduto in questo Paese a democrazia assai limitata!
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Padania Libera • un'ora fa
Tra venti anni leggeremo le stesse cose, relativamente ai processi contro Silvio, o all'ingresso dell'Italia nell'Euro.
Soltanto delle PECORE possono meravigliarsi di ciò!
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giulios Padania Libera • 31 minuti fa
Lei ha una sfera di cristallo con la quale legge il futuro? E' fantastico, allora "Silvio" è innocente, chi lo avrebbe mai detto.
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ottotto • un'ora fa
E di che cosa bisogna stupirsi? Era chiaro che il famoso "compromesso storico" agli occhi di molte persone (nazionali ed internazionali) era un abominio poichè avrebbe sconvolto lo status quo tanto caro a questi mentre per altri era la sola soluzione praticabile per non scomparire dalla scena. Come ha detto Don Ciotti ieri o l'altro ieri non c'è un solo fatto delittuoso il quale ha sconvolto il paese sul quale sia stata fatta veramente luce. In compenso molti i segreti di Stato per coprire ignobili operazioni, i protagonisti e tutti coloro i quali furono implicati e che tuttora godono di ottima salute e che camminano tra noi.
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Corvo • un'ora fa
Notizia alla Kazzenger!
E a leggere i commenti c'è da scompisciarsi dalle risate.
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falcoliber • un'ora fa
Lo sapevamo già che parti importanti dello Stato hanno protetto, se non creato, le Br e la Mafia.
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umberto g. • un'ora fa
Bella scoperta!
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Bianca Berniesi • un'ora fa
sensazionale, scoperta l'acqua calda, tutti lo sapevano ma nessuno lo voleva sapere.
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effimero0664 • un'ora fa
Ecco qualcosa che "combacia" con la storia.
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Capitan_Findus • un'ora fa
Cosa ci potevamo aspettare da una nazione che ha con-
tinuato ad utilizzare gli stessi agenti segreti dell' OVRA ?
P.S. Fonte: " I servizi segreti in Italia " di G. De Lutiis
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05Ulm Capitan_Findus • un'ora fa
Eh,ma noi siamo gombloddisti,caro Capitano...invece gli altri sanno la verità su tutti e tutto,"sallo"!
*_*
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: La storia d'Italia
“E adesso vent'anni di terrorismo sono consegnati alla riflessione di una comunità e alla storia della nazione. Un Paese che ha una democrazia così radicata da avergli consentito di vincere una prova tanto difficile, non può sottrarsi all'obbligo di risolvere le questioni rimaste aperte. Sono molte, e su vari terreni: da quello privato e umano a quello della società e della politica. Solo così, come si diceva all'inizio di questo lungo viaggio, sarà possibile uscire dalla notte della Repubblica in nome non soltanto della cronaca, ma anche della Storia. Tutti, in ogni caso, non potremo eludere domande che ci auguriamo abbiano assunto qualche forma più precisa anche attraverso questa inchiesta.”
Così si conclude, a pag. 502 del volume “ La notte della Repubblica”, la corposa inchiesta
di Sergio Zavoli. Venti anni di storia italiana che va dal '69 al '89: gli anni di piombo.
“Le questioni rimaste aperte” sono tante, meglio dire, sono troppe!
Questa “democrazia così radicata” non è altro che una apatia radicata.
Noi italiani abbiamo sempre rifiutato il sano spirito critico,
l'analisi obbiettiva e rigorosa, per rifugiarci in comode illusioni mentendo
sopratutto a noi stessi e scegliendo “comode” scorciatoie.
Non ci siamo mai fatti carichi della fatica di una vera rivoluzione.
Dovremmo sapere invece che i nodi, nel tempo, arrivano sempre al pettine e la storia
inevitabilmente presenta, prima o poi, i conti insoluti.
Si è parlato moltissimo di una destabilizzazione attuata per stabilizzare.
Non so se ciò è vero sicuramente è molto verosimile.
Così si conclude, a pag. 502 del volume “ La notte della Repubblica”, la corposa inchiesta
di Sergio Zavoli. Venti anni di storia italiana che va dal '69 al '89: gli anni di piombo.
“Le questioni rimaste aperte” sono tante, meglio dire, sono troppe!
Questa “democrazia così radicata” non è altro che una apatia radicata.
Noi italiani abbiamo sempre rifiutato il sano spirito critico,
l'analisi obbiettiva e rigorosa, per rifugiarci in comode illusioni mentendo
sopratutto a noi stessi e scegliendo “comode” scorciatoie.
Non ci siamo mai fatti carichi della fatica di una vera rivoluzione.
Dovremmo sapere invece che i nodi, nel tempo, arrivano sempre al pettine e la storia
inevitabilmente presenta, prima o poi, i conti insoluti.
Si è parlato moltissimo di una destabilizzazione attuata per stabilizzare.
Non so se ciò è vero sicuramente è molto verosimile.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: La storia d'Italia
erding ha scritto:“E adesso vent'anni di terrorismo sono consegnati alla riflessione di una comunità e alla storia della nazione. Un Paese che ha una democrazia così radicata da avergli consentito di vincere una prova tanto difficile, non può sottrarsi all'obbligo di risolvere le questioni rimaste aperte. Sono molte, e su vari terreni: da quello privato e umano a quello della società e della politica. Solo così, come si diceva all'inizio di questo lungo viaggio, sarà possibile uscire dalla notte della Repubblica in nome non soltanto della cronaca, ma anche della Storia. Tutti, in ogni caso, non potremo eludere domande che ci auguriamo abbiano assunto qualche forma più precisa anche attraverso questa inchiesta.”
Così si conclude, a pag. 502 del volume “ La notte della Repubblica”, la corposa inchiesta
di Sergio Zavoli. Venti anni di storia italiana che va dal '69 al '89: gli anni di piombo.
“Le questioni rimaste aperte” sono tante, meglio dire, sono troppe!
Questa “democrazia così radicata” non è altro che una apatia radicata.
Noi italiani abbiamo sempre rifiutato il sano spirito critico,
l'analisi obbiettiva e rigorosa, per rifugiarci in comode illusioni mentendo
sopratutto a noi stessi e scegliendo “comode” scorciatoie.
Non ci siamo mai fatti carichi della fatica di una vera rivoluzione.
Dovremmo sapere invece che i nodi, nel tempo, arrivano sempre al pettine e la storia
inevitabilmente presenta, prima o poi, i conti insoluti.
Si è parlato moltissimo di una destabilizzazione attuata per stabilizzare.
Non so se ciò è vero sicuramente è molto verosimile.
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Dovremmo sapere invece che i nodi, nel tempo, arrivano sempre al pettine e la storia
inevitabilmente presenta, prima o poi, i conti insoluti.
Sì, le cose stanno così. La conseguenza della nostra indifferenza dell’ultimo mezzo secolo, ci presenta il conto tutto in una volta.
Le voci da prendere in esame su questo tema sono tantissime.
La prima ad esempio è quella dell’aumento del debito pubblico.
Non so se vi è mai capitato negli anni ’70 di essere a cena a casa di amici o conoscenti ed ascoltare le notizie dei Tg della sera. All’annuncio del debito pubblico pro capite, ammontante allora a circa 18 milioni di lire, ti sentivi rispondere frequentemente tra uno sghignazzo e l’altro : <<E chi se ne frega,….tanto non debbo pagarlo io…..!!!!>>
Spiegare loro che alla fine qualcuno doveva pagarlo, e che quel qualcuno saremmo stati noi, era completamente inutile.
E dire che l’esercito sfascista non aveva ancora premuto l’acceleratore.
All’inizio degli anni ’80, quando Becchino Craxi diventa premier, ne combina di cotte e di crude.
Negli anni successivi il rendimento dei Bot era salito al 22 %. Non solo da queste parti c’era l’euforia della corsa all’oro. Aziende da 1500 dipendenti, cessarono l’attività perché il titolare aveva più interesse ad investire in Bot che investire nell’azienda.
Fare osservare chi avrebbe pagato alla fine quegli interessi stratosferici, ti procuravano l’appellativo di idiota disfattista. Dieci anni dopo, crollerà la Dc e tutti i partiti della cuccagna della prima Repubblica sotto i colpi dell’inchiesta di Mani Pulite.
Poi arriva quell’altro genio di Hardcore, e il Paese và di nuovo in visibilio. Non ci voleva di certo un Krugman, uno Stiglitz, un Samuelson, un Roubini o uno Keynes per capire come saremmo andati a finire. Da noi bastava la casalinga di Voghera. Ma l’orgia dell’esercito sfascista continua imperterrita fino allo sfascio totale di oggi.
Come fai a ripagare oggi quel po’ po’ di debito che dall’inizio dell’anno è aumentato di altri 20 miliardi???
Bisogna sperare nella terza guerra mondiale in modo che tutto finisca nel calderone e quei debiti pregressi vengono cancellati?
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- Iscritto il: 19/04/2012, 12:04
Re: La storia d'Italia
Camillobenso hai ragione da vendere, gli anni dell'inflazione e dei BOT al 22% hanno mangiato i risparmi che le famiglie italiane avevano fatto negli anni 50 e 60. All'inizio degli anni 70 (dove con un reddito mensile di circa 300.000 lire una famiglia monoreddito poteva far studiare i suoi figli, avere la sua vacanza e mettere da parte qualcosa mentre oggi con un reddito di 2.500 Euro (pari a 5.000.000 di lire ovvero circa 17 volte superiore non arrivi alla fine del mese...), con 10.000.000 di lire compravi un signor appartamento a Roma e con 1.000.000 una Fiat 128, alla fine degli anni 80 ci volevano 200.000.000 per un appartamentino e 18.000.000 per una auto medio-piccola (oggi ci vogliono 330.000 euro per l'appartamentino e 16.000 euro per la piccola auto) quindi chi aveva per quasi vent'anni comprato i BOT aveva forse vissuto co gli interessi ricevuti ma aveva visto il suo capitale ridursi di circa 20 volte indovinate a beneficio di chi? In più beffa oltre il danno doveva poi onorare le cambiali (titoli di Stato) emesse in quegli anni cosa che da circa 10 anni sta strangolando le nostre finanze... e chi ci ha guadagnato come al solito in questo procedimento? Sempre gli stessi...
Adesso che si può fare? rendere nota la verità e sicuramente cosa buona ma oltre la soddisfazione morale da ben poco. Non mi auguro come Camillobenso la 3° GM ma sicuramente una decisa presa di posizione della gente che compone ancora la maggioranza della società civile si prima che movimenti nazionalisti/fascistoidi come quelli della Le Pen in Francia ci gettino ancora nell'abisso dell'Inferno di un orrore come furono le due GM precedenti...
Adesso che si può fare? rendere nota la verità e sicuramente cosa buona ma oltre la soddisfazione morale da ben poco. Non mi auguro come Camillobenso la 3° GM ma sicuramente una decisa presa di posizione della gente che compone ancora la maggioranza della società civile si prima che movimenti nazionalisti/fascistoidi come quelli della Le Pen in Francia ci gettino ancora nell'abisso dell'Inferno di un orrore come furono le due GM precedenti...
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Re: La storia d'Italia
Sarei curioso di sentire Moretti. Se qualcuno di voi ha mai visto la sua intervista con Zavoli di tanti anni fa, riguardo ai verbali degli interrigatori (in particolare le registrazioni) prima disse di "credere che fossero state distrutte" e, incalzato poi da Zavoli, affermò di esserne sicuro
E' una contraddizione, sorprendente specie se consideriamo l'estrema lucidità del personaggio
Sapremo mai la verità completa? Mah
E' una contraddizione, sorprendente specie se consideriamo l'estrema lucidità del personaggio
Sapremo mai la verità completa? Mah
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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