Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
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Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE per PollWatch2014
Secondo l’ultima proiezione dell’osservatorio PollWatch2014, che raccoglie sondaggi interni a ciascuno dei 28 paesi membri UE sulle intenzioni di voto alle elezioni europee del 25 maggio, non ci sono dubbi: a poco più di due mesi dal voto è testa a testa fra il PSE e il PPE per ottenere la maggioranza relativa dei seggi nell’Europarlamento.Lieve è infatti il vantaggio dei Socialisti e Democratici, che candidano il tedesco Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea, con una proiezione di 209 seggi contro i 202 seggi previsti per il Partito Popolare Europeo, il quale per la guida della Commissione punta invece sul lussemburghese Jean-Claude Juncker, ex presidente dell’Eurogruppo. Cresce fino a salire in terza posizione secondo gli ultimi sondaggi la Sinistra Unitaria Europea (67 seggi), che schiera il leader dei greci di Syriza Alexis Tsipras, sorpassando il gruppo dei Liberali e Democratici (ALDE) del belga Guy Verhofstadt (61 seggi) e i Verdi (44 seggi), entrambi in forte flessione rispetto alle elezioni europee del 2009. Si prevede inoltre un boom degli Indipendenti, ovvero dei partiti non appartenenti alle grandi “famiglie” europee, generalmente forze politiche nazionali fortemente anti-europee o estremiste: secondo PollWatch2014 passeranno dai 27 seggi del 2009 all’attuale proiezione di 92 europarlamentari.*
Guardando brevemente ai singoli Paesi, oltre all’Italia la cui proiezione è basata sui sondaggi IXE’ e SWG che vedono in vantaggio il PD (aderente al PSE), in Germania la CDU-CSU (PPE) di Angela Merkel risulta in vantaggio, i laburisti (PSE) sono davanti nel Regno Unito, in Francia è testa a testa fra l’UMP (PPE) e il Front National di Marine Le Pen, così come è sostanzialmente in parità la situazione in Spagna fra i popolari ora al governo e i socialisti. Infine, fra i paesi meno popolati appare da segnalare il dato olandese, dove il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders, populista e islamofobo, risulta attualmente in testa ai sondaggi.
Secondo l’ultima proiezione dell’osservatorio PollWatch2014, che raccoglie sondaggi interni a ciascuno dei 28 paesi membri UE sulle intenzioni di voto alle elezioni europee del 25 maggio, non ci sono dubbi: a poco più di due mesi dal voto è testa a testa fra il PSE e il PPE per ottenere la maggioranza relativa dei seggi nell’Europarlamento.Lieve è infatti il vantaggio dei Socialisti e Democratici, che candidano il tedesco Martin Schulz alla presidenza della Commissione Europea, con una proiezione di 209 seggi contro i 202 seggi previsti per il Partito Popolare Europeo, il quale per la guida della Commissione punta invece sul lussemburghese Jean-Claude Juncker, ex presidente dell’Eurogruppo. Cresce fino a salire in terza posizione secondo gli ultimi sondaggi la Sinistra Unitaria Europea (67 seggi), che schiera il leader dei greci di Syriza Alexis Tsipras, sorpassando il gruppo dei Liberali e Democratici (ALDE) del belga Guy Verhofstadt (61 seggi) e i Verdi (44 seggi), entrambi in forte flessione rispetto alle elezioni europee del 2009. Si prevede inoltre un boom degli Indipendenti, ovvero dei partiti non appartenenti alle grandi “famiglie” europee, generalmente forze politiche nazionali fortemente anti-europee o estremiste: secondo PollWatch2014 passeranno dai 27 seggi del 2009 all’attuale proiezione di 92 europarlamentari.*
Guardando brevemente ai singoli Paesi, oltre all’Italia la cui proiezione è basata sui sondaggi IXE’ e SWG che vedono in vantaggio il PD (aderente al PSE), in Germania la CDU-CSU (PPE) di Angela Merkel risulta in vantaggio, i laburisti (PSE) sono davanti nel Regno Unito, in Francia è testa a testa fra l’UMP (PPE) e il Front National di Marine Le Pen, così come è sostanzialmente in parità la situazione in Spagna fra i popolari ora al governo e i socialisti. Infine, fra i paesi meno popolati appare da segnalare il dato olandese, dove il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders, populista e islamofobo, risulta attualmente in testa ai sondaggi.
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Mah, forse potrei votare ancora a questo giro, magari per la lista Tsipras. Vedrò cosa fare
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Il servizietto di madame Le Pen
Parte iniziale di Agorà
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/me ... 9126a.html
"Non esiste più la lotta tra destra e sinistra,......ma tra l'alto e il basso"
C'est vrai?
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Elezioni, la lezione francese
di Salvatore Cannavò | 24 marzo 2014Commenti (11)
Le elezioni in Francia confermano una realtà già nota: quando la sinistra al governo fa politiche di destra e si presenta come la continuazione di quest’ultima – per usare una definizione francese, la sinistra “molle” – è l’estrema destra che vince.
Era già successo nel 2002 quando il premier Lionel Jospin fu estromesso dal ballottaggio delle presidenziali dal padre di Marine Le Pen. Si era poi verificato durante la stagione di Mitterand che, va ricordato, costituisce la prima vera incubazione della crescita del Front National. Succede ovunque in Europa e il fatto che l’estrema destra in Francia, ad esempio, vincendo a Henin Beaumont al primo turno, rivendichi la rappresentanza “della classe operaia francese” – come ha fatto il deputato Bruno Gollnisch l’altra sera in tv – spiega meglio di molte analisi l’impatto sociale di questa tornata elettorale.
Il movimento fondato da Jean-Marie Le Pen continua a rappresentare forti continuità con il razzismo e spesso l’antisemitismo delle origini. Ma quel voto, ormai, ha una caratteristica più ampia che condizionerà moltissimo la scena politica francese ed europea.
Dalla Francia, infatti, si rafforza il nuovo “sovranismo” politico, qualcosa di più preciso del populismo e di meno forte, per ora, dei nazionalismi vecchia maniera (anche se nel Front National, per le sue origini, questa radice è forte). Di fronte alla fallimentare, per i popoli, austerità europea si afferma l’ipotesi che politiche economiche più nettamente nelle mani degli Stati possano produrre delle novità importanti.
Il voto al Front National si nutre massicciamente di questa prospettiva: rifiuto dell’austerità, rifiuto della “vecchia politica”, della corruzione, delle liturgie istituzionali, nazionali o europee che siano, le quali alla fine producono sempre lo stesso risultato: taglio alle spese sociali, riduzione dei salari, dei servizi pubblici, libertà alle imprese di fare quello che vogliono a partire dai licenziamenti.
Questa spinta non sarà fermata con il richiamo all’antifascismo o, come si dice in Francia, al “Fronte repubblicano”.
Il vecchio bipolarismo è in crisi, lo è dappertutto, tanto che si consolidano le larghe intese.
Ma – dalla Francia emerge con chiarezza – le larghe intese non sono un espediente formale bensì la sostanza dell’attuale politica europea in cui Pse e Ppe condividono gli stessi referenti sociali, rispettano le stesse elites e fanno le stesse politiche nonostante si alternino, formalmente, sul piano elettorale.
I francesi oggi iniziano a voler provare una novità che promette di farla finita con le vecchie politiche (cosa tutta da dimostrare).
Qui può situarsi un parallello con il M5S in Italia. Non sul tasso di populismo o, peggio, di estremismo politico a cui allude la maggior parte dei commentatori. Anzi, va detto che, rispetto alla Francia, l’Italia è fortunata a confrontarsi con un movimento “anti-sistema” che non ha le radici fasciste del Front e che non accarezza tentazioni razziste (anche se qualche scivolata c’è stata) o, men che meno, autoritarie.
Ma la spinta alla base del successo di Le Pen o di Grillo è la stessa e non potrà che crescere.
Perché i partiti del Pse e del Ppe, quelli delle larghe intese, continueranno con le politiche di sempre, magari con qualche spruzzata “populista” come fa Renzi in Italia.
E’ nella loro natura, non possono cambiare.
Mano a mano che l’austerità andrà avanti – con beneficio di banche e imprese e svantaggio di lavoratori e precari – la spinta euroscettica non farà che aumentare perché oggi costituisce la vera forza alternativa. Questo è il vero problema, anche per chi si colloca a sinistra.
Se è così, non ce la si cava solo, come fa la lista Tsipras in Italia, con un europeismo progressista.
Serve un di più in termini di scardinamento dei meccanismi dell’Unione senza per questo cedere al “sovranismo” o all’idea che basti uscire dall’euro per cambiare di segno alle politiche liberiste.
Occorre dire chiaramente quali altre politiche si vogliono fare ed essere disposti a scontrarsi con l’attuale Ue fino alle estreme conseguenze.
L’uscita dall’euro non è un tabù se è il frutto di un’impostazione politica fruttuosa sul piano dei contenuti sociali mentre rischia di essere un’illusione se costituisce la promessa salvifica. Ma è su quelle politiche alternative che il discorso politico dovrà essere spostato.
La lezione francese potrebbe, addirittura, essere salutare.
Oppure produrre nuove sciagure.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... se/924738/
di Salvatore Cannavò | 24 marzo 2014Commenti (11)
Le elezioni in Francia confermano una realtà già nota: quando la sinistra al governo fa politiche di destra e si presenta come la continuazione di quest’ultima – per usare una definizione francese, la sinistra “molle” – è l’estrema destra che vince.
Era già successo nel 2002 quando il premier Lionel Jospin fu estromesso dal ballottaggio delle presidenziali dal padre di Marine Le Pen. Si era poi verificato durante la stagione di Mitterand che, va ricordato, costituisce la prima vera incubazione della crescita del Front National. Succede ovunque in Europa e il fatto che l’estrema destra in Francia, ad esempio, vincendo a Henin Beaumont al primo turno, rivendichi la rappresentanza “della classe operaia francese” – come ha fatto il deputato Bruno Gollnisch l’altra sera in tv – spiega meglio di molte analisi l’impatto sociale di questa tornata elettorale.
Il movimento fondato da Jean-Marie Le Pen continua a rappresentare forti continuità con il razzismo e spesso l’antisemitismo delle origini. Ma quel voto, ormai, ha una caratteristica più ampia che condizionerà moltissimo la scena politica francese ed europea.
Dalla Francia, infatti, si rafforza il nuovo “sovranismo” politico, qualcosa di più preciso del populismo e di meno forte, per ora, dei nazionalismi vecchia maniera (anche se nel Front National, per le sue origini, questa radice è forte). Di fronte alla fallimentare, per i popoli, austerità europea si afferma l’ipotesi che politiche economiche più nettamente nelle mani degli Stati possano produrre delle novità importanti.
Il voto al Front National si nutre massicciamente di questa prospettiva: rifiuto dell’austerità, rifiuto della “vecchia politica”, della corruzione, delle liturgie istituzionali, nazionali o europee che siano, le quali alla fine producono sempre lo stesso risultato: taglio alle spese sociali, riduzione dei salari, dei servizi pubblici, libertà alle imprese di fare quello che vogliono a partire dai licenziamenti.
Questa spinta non sarà fermata con il richiamo all’antifascismo o, come si dice in Francia, al “Fronte repubblicano”.
Il vecchio bipolarismo è in crisi, lo è dappertutto, tanto che si consolidano le larghe intese.
Ma – dalla Francia emerge con chiarezza – le larghe intese non sono un espediente formale bensì la sostanza dell’attuale politica europea in cui Pse e Ppe condividono gli stessi referenti sociali, rispettano le stesse elites e fanno le stesse politiche nonostante si alternino, formalmente, sul piano elettorale.
I francesi oggi iniziano a voler provare una novità che promette di farla finita con le vecchie politiche (cosa tutta da dimostrare).
Qui può situarsi un parallello con il M5S in Italia. Non sul tasso di populismo o, peggio, di estremismo politico a cui allude la maggior parte dei commentatori. Anzi, va detto che, rispetto alla Francia, l’Italia è fortunata a confrontarsi con un movimento “anti-sistema” che non ha le radici fasciste del Front e che non accarezza tentazioni razziste (anche se qualche scivolata c’è stata) o, men che meno, autoritarie.
Ma la spinta alla base del successo di Le Pen o di Grillo è la stessa e non potrà che crescere.
Perché i partiti del Pse e del Ppe, quelli delle larghe intese, continueranno con le politiche di sempre, magari con qualche spruzzata “populista” come fa Renzi in Italia.
E’ nella loro natura, non possono cambiare.
Mano a mano che l’austerità andrà avanti – con beneficio di banche e imprese e svantaggio di lavoratori e precari – la spinta euroscettica non farà che aumentare perché oggi costituisce la vera forza alternativa. Questo è il vero problema, anche per chi si colloca a sinistra.
Se è così, non ce la si cava solo, come fa la lista Tsipras in Italia, con un europeismo progressista.
Serve un di più in termini di scardinamento dei meccanismi dell’Unione senza per questo cedere al “sovranismo” o all’idea che basti uscire dall’euro per cambiare di segno alle politiche liberiste.
Occorre dire chiaramente quali altre politiche si vogliono fare ed essere disposti a scontrarsi con l’attuale Ue fino alle estreme conseguenze.
L’uscita dall’euro non è un tabù se è il frutto di un’impostazione politica fruttuosa sul piano dei contenuti sociali mentre rischia di essere un’illusione se costituisce la promessa salvifica. Ma è su quelle politiche alternative che il discorso politico dovrà essere spostato.
La lezione francese potrebbe, addirittura, essere salutare.
Oppure produrre nuove sciagure.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... se/924738/
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Io avevo qualche dubbio. Ora la priorità è che non vinca l'almata brancaleone dei popolari europei. Credo quindi di votare per fare arrivare il Pse al primo posto, a maggior ragione dopo che Spinelli vuole dialogare coi 5 stelle che non si sa dove vogliono andare.peanuts ha scritto:Mah, forse potrei votare ancora a questo giro, magari per la lista Tsipras. Vedrò cosa fare
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Sinceramente non so ancora se e come voterò alle Europee. Certo l'avanzata dei movimenti dell'estrema destra antieuropeisti e antieuro mi spaventano perché porterebbero il Vecchio Continente al Caos ma allo stesso tempo non si può andare avanti con una serie di "Banksters" a Francoforte e Bruxelles che con i loro pari a New York/Washington, Londra e Tokyo stanno distruggendo il sistema finanziario e con esso la nostra Società Civile per gettarla nelle barbarie di un nuovo Evo Oscuro.
Quindi ecco la terribile angoscia di non sapere come fare per uscirne visto che tutte le soluzioni sembrano errate: l'Euro è un problema così come viene professato dalla Troika e da Berlino ma senza di esso sarebbe anche peggio...
C'è uno studio del 18/3/2014 della NASA chiamato HANDY che illustra benissimo come gli Imperi e/o Società umane crescano e poi implodano, più sono inequalitarie e consumano più probabilità hanno di crollare rovinosamente (Impero Romano docet...). Cosa augurarsi? Certamente l'unica strada che vedo anche se impervia è quella della redistribuzione della ricchezza e delle risorse del Pianeta cercando di capire che non sono infinite e quindi le cresite dei ROE a 2 cifre degli analisti e dei grandi Managers sono solo delle c***ate sesquipedali.
Quindi ecco la terribile angoscia di non sapere come fare per uscirne visto che tutte le soluzioni sembrano errate: l'Euro è un problema così come viene professato dalla Troika e da Berlino ma senza di esso sarebbe anche peggio...
C'è uno studio del 18/3/2014 della NASA chiamato HANDY che illustra benissimo come gli Imperi e/o Società umane crescano e poi implodano, più sono inequalitarie e consumano più probabilità hanno di crollare rovinosamente (Impero Romano docet...). Cosa augurarsi? Certamente l'unica strada che vedo anche se impervia è quella della redistribuzione della ricchezza e delle risorse del Pianeta cercando di capire che non sono infinite e quindi le cresite dei ROE a 2 cifre degli analisti e dei grandi Managers sono solo delle c***ate sesquipedali.
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Intenzioni di voto per le Elezioni Europee 2014 (La7 ieri sera)
Partito Democratico 32,4%
Forza Italia 22,4%
Movimento 5 Stelle 21,3%
Lega Nord 4,2%
Nuovo Centrodestra 3,6%
L'Altra Europa (Lista Tsipras) 2,9%
Fratelli d'Italia-An 2,9%
Popolari per l'Italia-Libertas 2,4%
Alde-Alleanza Liberali Democratici Europei 1,9%
PSI 1,0%
Altri partiti 5,0%
****
Non so se Masia e Mentana facciano apposta, ma L'Altra Europa non raggiunge neppure la soglia.
Partito Democratico 32,4%
Forza Italia 22,4%
Movimento 5 Stelle 21,3%
Lega Nord 4,2%
Nuovo Centrodestra 3,6%
L'Altra Europa (Lista Tsipras) 2,9%
Fratelli d'Italia-An 2,9%
Popolari per l'Italia-Libertas 2,4%
Alde-Alleanza Liberali Democratici Europei 1,9%
PSI 1,0%
Altri partiti 5,0%
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Non so se Masia e Mentana facciano apposta, ma L'Altra Europa non raggiunge neppure la soglia.
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Maucat ha scritto:Sinceramente non so ancora se e come voterò alle Europee. Certo l'avanzata dei movimenti dell'estrema destra antieuropeisti e antieuro mi spaventano perché porterebbero il Vecchio Continente al Caos ma allo stesso tempo non si può andare avanti con una serie di "Banksters" a Francoforte e Bruxelles che con i loro pari a New York/Washington, Londra e Tokyo stanno distruggendo il sistema finanziario e con esso la nostra Società Civile per gettarla nelle barbarie di un nuovo Evo Oscuro.
Quindi ecco la terribile angoscia di non sapere come fare per uscirne visto che tutte le soluzioni sembrano errate: l'Euro è un problema così come viene professato dalla Troika e da Berlino ma senza di esso sarebbe anche peggio...
C'è uno studio del 18/3/2014 della NASA chiamato HANDY che illustra benissimo come gli Imperi e/o Società umane crescano e poi implodano, più sono inequalitarie e consumano più probabilità hanno di crollare rovinosamente (Impero Romano docet...). Cosa augurarsi? Certamente l'unica strada che vedo anche se impervia è quella della redistribuzione della ricchezza e delle risorse del Pianeta cercando di capire che non sono infinite e quindi le cresite dei ROE a 2 cifre degli analisti e dei grandi Managers sono solo delle c***ate sesquipedali.
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C'è uno studio del 18/3/2014 della NASA chiamato HANDY che illustra benissimo come gli Imperi e/o Società umane crescano e poi implodano, più sono inequalitarie e consumano più probabilità hanno di crollare rovinosamente (Impero Romano docet...). Cosa augurarsi? Certamente l'unica strada che vedo anche se impervia è quella della redistribuzione della ricchezza e delle risorse del Pianeta cercando di capire che non sono infinite e quindi le cresite dei ROE a 2 cifre degli analisti e dei grandi Managers sono solo delle c***ate sesquipedali.
E’ in fondo la storia dell’umanità. Con una differenza, che nei tempi passati l’umanità non disponeva della cultura e dei mezzi della conoscenza come quelli della civiltà attuale.
Quello che è del tutto incomprensibile è che la società umana attuale, malgrado segni evidenti di questa deriva, non reagisca nel modo adeguato.
In passato la Chiesa Cattolica ha esercitato una funzione di freno alle derive umane introducendo il concetto di Inferno e Paradiso.
Oggi come oggi credo che sia superato anche se Francesco, solo qualche giorno fa, ha cercato di frenare l’azione delle mafie invocando il pentitevi, altrimenti per voi ci sarà l’inferno.
Credo che la Mafia SpA, in questo caso si sia messa a ridere.
Ho letto il terrore postumo negli occhi di un conoscente proprio ieri mattina, a molti anni di distanza da un’esperienza di richiesta del pizzo da parte dell’’ndrangheta qui a Milano, non certo a Rosarno, a Bovalino o a Siderno, per il sol fatto che la moglie gestiva una gioielleria.
La concezione della redistribuzione del reddito ce l’abbiamo soltanto noi, l’ultima riserva indiana della sinistra.
Economia ecologica | Scienze e ricerca
Per salvarci dobbiamo ridurre diseguaglianza, consumo di risorse e crescita della popolazione
Nasa: la civiltà umana è vicina al collasso economico ed ecologico
Lo studio, finanziato dall’Agenzia spaziale e basato su modelli matematici, ha già mandato in fibrillazione la comunità scientifica e non solo
[20 marzo 2014]
Deve ancora essere pubblicato su Ecological Economics ma fa già discutere, divide e molti cercano di piegarlo alla propria ideologia. Lo studio, finanziato dal Goddard Space Flight Center della Nasa, prevede la scomparsa della civiltà umana in breve tempo.
Se non limiteremo radicalmente le nascite e se non elimineremo la crescente disuguaglianza nella stratificazione della ricchezza e non useremo meglio le risorse naturali, avvertono dalla Nasa, la specie umana è condannata.
Un team di matematici della Nasa, sostenuto dal National Socio-Environmental Synthesis Center e guidato da Safa Motesharrei dell’US National Science Foundation ha sviluppato, con il contributo di scienziati naturali e sociali, un insieme di quattro equazioni che rappresentano la società umana.
È arrivato alla fosca previsione che il crollo della civiltà umana sarà «difficile da evitare».
Gli scenari possono essere diversi ma, a causa della mancanza di altruismo e lungimiranza delle sue élite, nei prossimi decenni l’umanità sembra votata al disastro.
L’ingordigia dei ricchi darà come risultato, «una fame tra i comuni mortali che potrebbe finire per causare il crollo della società».
Verrebbe da dire che esistono sempre la rivoluzione e/o la politica. Lo pensano anche alla Nasa, perché sono convinti che il mondo sia in qualche modo “bloccato” da un pugno di privilegiati e che lo scenario più probabile sia la fine della civilizzazione così come la conosciamo… a meno che la comunità mondiale non attui due grandiosi cambiamenti politici (e rivoluzionari): vanno fortemente ridotte le ineguaglianze e/o la crescita della popolazione deve essere fermata.
Insomma, la destra politica (quella dell’iperliberismo) e culturale (quella anti-abortiste e contro il controllo delle nascite), ci sta portando al disastro in nome dell’ideologia.
A rendere nota questa oscura profezia matematica sul suo blog ospitato da The Guardian è stato lo scrittore Nafeez Ahmed, che è anche direttore dell’Institute for policy research&development, secondo il quale il rapporto Nasa rappresenta un «segnale di avvertimento molto credibile», mentre l’insieme dei cambiamenti politici suggeriti «è immediatamente necessario».
Ahmed sottolinea che «gli scienziati naturali e sociali hanno sviluppato un nuovo modello di come la “tempesta perfetta” di crisi potrebbe far crollare il sistema globale».
Notando che le avvisaglie del “collasso” sono state spesso viste come marginali o controverse, lo studio cerca di dare un senso a dati storici convincenti, dimostrando «il processo di ascesa e crollo è in realtà un ciclo ricorrente che si ritrova nel corso della storia».
Casi di gravi perturbazione della civiltà a causa di un «crollo precipitoso – spesso durato secoli – sono stati abbastanza comuni». Gli esempi non mancano: «La caduta dell’impero romano e dell’altrettanto (se non più) avanzati imperi Han, Maurya e Gupta, così come tanti imperi mesopotamici progrediti, sono tutte testimonianze del fatto che andando avanti le civiltà sofisticate, complesse e creative, possono essere sia fragili che non permanenti».
Studiando le dinamiche uomo-natura dei collassi delle civiltà del passato, sono stati individuati i fattori salienti che spiegano il declino della civiltà, e che possono contribuire a determinare il rischio di crollo delle nostre società odierne: popolazione, clima, acqua, agricoltura ed energia.
Tutti fattori che possono portare al collasso quando convergono per produrre due funzioni sociali fondamentali: «Il restringersi delle risorse a causa della pressione sulla capacità di carico ecologico» e «la stratificazione economica della società in élite [ricchi] e masse (o “gente comune”) [poveri]».
Sono questi i fenomeni sociali hanno svolto «un ruolo centrale nel carattere e nel processo del crollo» di tutte le civiltà e gli imperi umani «degli ultimi 5000 anni».
Ahmed sottolinea che «attualmente, gli alti livelli di stratificazione economica sono direttamente collegati al consumo eccessivo di risorse, con le “élite” basate in gran parte nei Paesi industrializzati che ne sono responsabili».
Il rapporto evidenzia che «il surplus accumulato non è distribuito uniformemente in tutta la società, ma piuttosto è controllato da una élite.
Mentre la produzione della ricchezza viene allocata solo ad una piccola parte della società, le élite, la massa della popolazione di solito è appena al di sopra dei livelli di sussistenza».
Il National Post fa notare che «lo studio stranamente ricorda gli scritti del XIX secolo dello studioso inglese Thomas Malthus, il quale concluse che senza massicci controlli del tasso di natalità (preferibilmente tramite l’astinenza), l’umanità sarebbe stata condannata a mangiare se stessa, volgendosi a fame e disastri.
Duecento anni di progressi tecnologici in agricoltura, tuttavia, hanno reso molte delle previsioni di Malthus alquanto discutibili». Ma i matematici della Nasa e i loro colleghi contestano che, anche aumentando l’efficienza con la tecnologia, possano essere risolti i colossali problemi di oggi: «Il cambiamento tecnologico può aumentare l’efficienza dell’uso delle risorse, ma tende anche ad aumentare sia il consumo di risorse pro-capite che il livello di estrazione delle stesse, in modo che, in assenza di indirizzi politici, gli aumenti dei consumi spesso compensano la maggiore efficienza nell’uso delle risorse». Tutto ciò in economia è d’altronde ben noto da tempo, sotto il nome di paradosso di Jevons.
I ricercatori fanno l’esempio dell’aumento della produttività agricola e industriale negli ultimi due secoli, ed evidenziano che l’impatto sulle risorse è aumentato invece che il contrario, nonostante nello stesso periodo si siano avuti eccezionali incrementi nell’efficienza.
I quattro soggetti in cui lo studio riduce l’ambito della civiltà umana sono: le élites, la gente comune, la natura e la ricchezza.
Una divisione conseguente al fatto che, appunto, «gli ostacoli ecologici» e la «stratificazione economica» sono i due principali fattori che hanno provocato sempre il crollo delle società.
Ad ogni fattore è stata assegnata un’equazione matematica complessa, riunendo poi il tutto nel modello Human and Nature Dynamical (Handy), configurato per calcolare il destino di ogni tipo di società, compresa la «società ineguale», cioè il sistema nettamente diviso tra ricchi e poveri che secondo i matematici della Nasa «riflette in maniera più giusta la realtà del nostro mondo d’oggi».
Nel primo scenario, la popolazione delle élite raggiunge il suo picco tra 750 anni, causando una «penuria di operai» che farà crollare la civiltà umana entro 1.000 anni.
«Sembra di essere su un percorso sostenibile per un periodo piuttosto lungo – si legge nello studio – ma anche con un tasso di esaurimento ottimale e partendo da un piccolo numero di élites, queste alla fine consumano troppo, causando una carestia tra la gente comune, il che alla fine causa il collasso della società. È importante notare che questo tipo collasso è dovuto ad un carestia indotta dalla disuguaglianza che provoca una perdita di lavoratori, piuttosto che da un crollo della natura».
Nel secondo scenario, quello del “crollo totale”, le élites e la gente comune entro 350 anni consumeranno in maniera irreparabile le risorse della Terra, e questo porterà ad un crollo che lentamente distruggerà sia l’umanità che il pianeta entro 500 anni. Il rapporto evidenzia che «con un tasso di esaurimento più grande, il declino della gente comune avviene più velocemente, mentre le élite sono ancora fiorenti. Ma alla fine la gente comune crollerà completamente, seguita dall’élite».
Queste, oggi, sono dinamiche già in corso. «E’ importante notare che nei due scenari, le élites (a causa della loro ricchezza) soffrono degli effetti nefasti e del crollo ambientale ben più tardi dei comuni mortali. Potremmo supporre – afferma Motesharrei – che questa barriera di ricchezza permetta alle élites di continuare a funzionare come da abitudine, malgrado la catastrofe imminente».
Infatti in entrambi gli scenari le élites monopolizzano la ricchezza e quindi possono “tamponare” la maggior parte degli effetti negativi del crollo ambientale per molto più tempo della massa, continuando nel loro “business as usual” nonostante la catastrofe imminente. Applicando il modello Handy alla nostra situazione contemporanea, lo studio avverte che: «Mentre alcuni membri della società possono dare l’allarme avvertendo che il sistema sta andando verso un collasso imminente e quindi sostengono cambiamenti strutturali della società al fine di evitarlo, le élites e i loro sostenitori che si oppongono ad apportare queste modifiche potrebbero puntare su una strategia “del troppo lontano nel tempo”, al sostegno del non fare nulla».
Tuttavia, gli scienziati sottolineano che gli scenari peggiori non sono affatto inevitabili, e suggeriscono che la politica appropriata e cambiamenti strutturali potrebbero evitare il collasso, se non spianare la strada verso una civiltà più stabile: «Il collasso può essere evitato e la popolazione può raggiungere l’equilibrio se il tasso pro capite di esaurimento della natura viene ridotto ad un livello sostenibile e se le risorse vengono distribuite in modo abbastanza equo».
I soli due scenari che non conducono all’estinzione dell’umanità sono quelli in cui c’è un forte controllo della natalità e/o dove «le risorse sono distribuite in maniera equa e ragionevole», e gli scienziati spiegano che tali scenari non-mortali sono «concepiti per indicare il genere di politiche necessarie a evitare i risultati catastrofici».
Probabilmente gli scienziati della Nasa non hanno mai letto Rosa Luxemburg, ma risuona forte il suo «socialismo o barbarie».
Le due soluzioni principali sono ridurre la disuguaglianza economica, in modo da garantire una distribuzione più equa delle risorse, e ridurre drasticamente il loro consumo basandosi meno sulle risorse non rinnovabili e frenando la crescita della popolazione.
Ahmed conclude: «Anche se lo studio è in gran parte teorico, una serie di altri studi più empiricamente focalizzati – del Kpmg e del Government office of science della Gran Bretagna, per esempio – hanno già avvertito che la convergenza delle crisi alimentari, dell’acqua e dell’energia potrebbe creare una “tempesta perfetta” già entro circa 15 anni.
Ma queste previsioni “business as usual” potrebbero essere molto prudenziali».
Da quando sono uscite le anticipazioni di Ahmed nei Paesi anglosassoni ambientalisti, sinistra e destra stanno cercando di appropriarsi delle 32 pagine dello studio per dimostrare che hanno ragione loro.
Probabilmente ad aver ragione è Derrick O’Keefe, ex editore di Rabble.ca, che ha scritto su Twitter che «questo studio finanziato dalla Nasa prova che l’avvenire risiede nel socialismo o nell’estinzione». Ma sui siti dell’ultra-destra spopolano commenti come quelli dell’anonimo “M4Carbine”: «Questo è il motivo per cui continuo a comprare munizioni».
Anche Debora MacKenzie, una giornalista canadese che ha scritto sul collasso sociale per New Scientist, è convinta che «quel che sappiamo riguardo ad ogni civiltà crollata – i Maya, i Romani, le dinastie cinesi, i Sumeri – è semplicemente che nessuna ha fatto tutte le scelte giuste ed hanno continuato ad andare avanti così com’erano; sembra sia qualcosa di intrinseco alla civiltà stessa». Al contrario, alcuni archeologi sostengono che l’intero concetto di collasso sociale è una drammatizzazione.
Brendan Burke, preside di studi greci e romani all’università australiana di Victoria, ha detto al National Post che,a prescindere dal rapporto Nasa, «resto scettico all’idea di collasso totale.
Penso che i periodi della storia che noi chiamiamo “Età oscura”, ovvero un periodo dopo un grande “collasso”, siano spesso solo un tempo di cui si sa poco, o che è stato indagato poco».
Speriamo solo che i nostri posteri di una risorta civiltà non si trovino ad dover indagare sulla nostra di “Età oscura”.
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
Mah, significherebbe votare pd?cielo 70 ha scritto:Io avevo qualche dubbio. Ora la priorità è che non vinca l'almata brancaleone dei popolari europei. Credo quindi di votare per fare arrivare il Pse al primo posto, a maggior ragione dopo che Spinelli vuole dialogare coi 5 stelle che non si sa dove vogliono andare.peanuts ha scritto:Mah, forse potrei votare ancora a questo giro, magari per la lista Tsipras. Vedrò cosa fare
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Sondaggi Elezioni Europee: testa a testa tra PSE e PPE
LA FRANCE N’EST PAS DOUCE POUR LE SOCIALISTES ET LA GAUCHE
Di FELICE BESOSTRI
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