Fermiamo la svolta autoritaria
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Fermiamo la svolta autoritaria
Thread proposto su sollecitazione di pancho.
L'allarme scatta il 26 di marzo scorso quando Renzi annuncia di volere una legge per dare maggiori poteri al premier.
"Premier revocherà ministri". Renzi e Forza Italia d'accordo ...
http://www.repubblica.it/.../il_premier ... _forza...
26/mar/2014 - Renzi e Forza Italia d'accordo ... E riguarda i poteri di cui è dotato il governo. ... Al treno delle riforme, guidato dalla locomotiva che deve ... Lo stato maggiore berlusconiano ha già pronto un emendamento in questo senso.
Ascoltando i Tg del 26 marzo ho appreso delle intenzioni di Renzi. Ovviamente ho fatto un salto sulla sedia. Tra le persone incontrate da mercoledì 26 marzo ad oggi, solo una era al corrente del fattaccio. Una persona anziana di 80 anni, che segue la politica e che ha colto subito il grado di pericolosità.
Che allegria, a tutti gli altri era sfuggita. Sfuggita ai quotidiani fino sabato scorso 29 marzo su Il Fatto Quotidiano, quando pubblica il manifesto di Libertà e Giustizia.
Gli altri media in assoluto silenzio. Il solo Corriere della Sera pubblica domenica scorsa un attacco ai promotori del manifesto, attraverso un'articolo mascherato di Ernesto Galli della Loggia.
Poi la polemica esplode contro i firmatari del manifesto come Rodotà e Zagrebelsky, sfoderando tutti gli epiteti del caso. Epiteti che il giurista ed il costituzionalista non meritano affatto, per l'impegno dimostrato negli anni a favore della Costituzione, della libertà e della democrazia.
Il manifesto.
LA SVOLTA AUTORITARIA.
28/03/2014 di triskel182
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
L'allarme scatta il 26 di marzo scorso quando Renzi annuncia di volere una legge per dare maggiori poteri al premier.
"Premier revocherà ministri". Renzi e Forza Italia d'accordo ...
http://www.repubblica.it/.../il_premier ... _forza...
26/mar/2014 - Renzi e Forza Italia d'accordo ... E riguarda i poteri di cui è dotato il governo. ... Al treno delle riforme, guidato dalla locomotiva che deve ... Lo stato maggiore berlusconiano ha già pronto un emendamento in questo senso.
Ascoltando i Tg del 26 marzo ho appreso delle intenzioni di Renzi. Ovviamente ho fatto un salto sulla sedia. Tra le persone incontrate da mercoledì 26 marzo ad oggi, solo una era al corrente del fattaccio. Una persona anziana di 80 anni, che segue la politica e che ha colto subito il grado di pericolosità.
Che allegria, a tutti gli altri era sfuggita. Sfuggita ai quotidiani fino sabato scorso 29 marzo su Il Fatto Quotidiano, quando pubblica il manifesto di Libertà e Giustizia.
Gli altri media in assoluto silenzio. Il solo Corriere della Sera pubblica domenica scorsa un attacco ai promotori del manifesto, attraverso un'articolo mascherato di Ernesto Galli della Loggia.
Poi la polemica esplode contro i firmatari del manifesto come Rodotà e Zagrebelsky, sfoderando tutti gli epiteti del caso. Epiteti che il giurista ed il costituzionalista non meritano affatto, per l'impegno dimostrato negli anni a favore della Costituzione, della libertà e della democrazia.
Il manifesto.
LA SVOLTA AUTORITARIA.
28/03/2014 di triskel182
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Una parte delle notizie sui media:
Toti assicura: “Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier”
Termometro Politico - di Andrea Turco - 2 giorni fa
Toti assicura: "Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier" ... esempio una Presidenza del Consiglio più funzionale e con maggiori poteri”.
Poteri forti al premier, favorevole la maggioranza degli italiani ...
http://www.iprmarketing.it/.../poteri-f ... ioranz...
3 giorni fa - IPR - PIAZZAPULITA Sulle riforme Renzi può contare sul consenso del ... italiani sarebbe infatti favorevole a dare maggiori poteri al premier.
Riforma Senato, Silvio Berlusconi vuole un nuovo incontro al ...
http://www.huffingtonpost.it/.../senato ... .html?...
3 giorni fa - L'avvertimento, a poche ore dal Consiglio dei ministri in cui sarà ... Ma siglare un nuovo “patto” tra Berlusconi e Renzi, da formalizzare in ... Meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, più poteri al premier e meno burocrazia ... I Paesi migliore in cui trasferirsi: la classifica secondo chi è già partito.
Più poteri al premier? Magari fosse vero | Europa Quotidiano
http://www.europaquotidiano.it/2014/... ... sse-ve...
27/mar/2014 - Renzi andava alle elementari e Berlusconi si occupava di ripetitori tv, ... sono premier “decisionisti” a chiedere un potere maggiore a quello di ..
Forza Italia. ' Patto con Renzi resta ma più poteri al Premier' - YouTube
► 1:58► 1:58
www.youtube.com/watch?v=ZxpFKLgYfRw
1 giorno fa - Caricato da rai
Forza Italia. ' Patto con Renzi resta ma più poteri al Premier'. rai·26,671 videos ...
Toti assicura: “Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier”
Termometro Politico - di Andrea Turco - 2 giorni fa
Toti assicura: "Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier" ... esempio una Presidenza del Consiglio più funzionale e con maggiori poteri”.
Poteri forti al premier, favorevole la maggioranza degli italiani ...
http://www.iprmarketing.it/.../poteri-f ... ioranz...
3 giorni fa - IPR - PIAZZAPULITA Sulle riforme Renzi può contare sul consenso del ... italiani sarebbe infatti favorevole a dare maggiori poteri al premier.
Riforma Senato, Silvio Berlusconi vuole un nuovo incontro al ...
http://www.huffingtonpost.it/.../senato ... .html?...
3 giorni fa - L'avvertimento, a poche ore dal Consiglio dei ministri in cui sarà ... Ma siglare un nuovo “patto” tra Berlusconi e Renzi, da formalizzare in ... Meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, più poteri al premier e meno burocrazia ... I Paesi migliore in cui trasferirsi: la classifica secondo chi è già partito.
Più poteri al premier? Magari fosse vero | Europa Quotidiano
http://www.europaquotidiano.it/2014/... ... sse-ve...
27/mar/2014 - Renzi andava alle elementari e Berlusconi si occupava di ripetitori tv, ... sono premier “decisionisti” a chiedere un potere maggiore a quello di ..
Forza Italia. ' Patto con Renzi resta ma più poteri al Premier' - YouTube
► 1:58► 1:58
www.youtube.com/watch?v=ZxpFKLgYfRw
1 giorno fa - Caricato da rai
Forza Italia. ' Patto con Renzi resta ma più poteri al Premier'. rai·26,671 videos ...
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
La situazione politica sta evolvendo. Il giorno 10 aprile, data in cui apprenderemo il destino di Berlusconi si avvicina.
Sembrava piuttosto strano che il Padrino andasse verso il patibolo senza combattere. L'altra sera alle 21,00 si è recato dal capo dello Stato per barattare l'appoggio al governo in cambio di un ulteriore allungamento della data del suo inizio pena.
Non è andata bene e ieri mattina SB ha inviato i due ambasciatori, Verdini e Letta, a Palazzo Chigi per trattare col premier il sostegno politico in cambio di protezione fino alle prossime elezioni.
Viaggio inutile perché neppure Renzi ha acconsentito alle richieste i B..
Le cronache riportano circa il fallimento della mission, ed un Berlusconi infuriato.
Si può immaginare la reazione di Brunetta e soci che già nei giorni scorsi erano sul piede di guerra.
Difficile pensare che B non prepari la vendetta. Il patto è saltato e c'è da chiederci cosa succederà nei prossimi giorni.
Toti assicura: “Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier”
Termometro Politico - di Andrea Turco - 2 giorni fa
Toti assicura: "Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier" ... esempio una Presidenza del Consiglio più funzionale e con maggiori poteri”.
Sembrava piuttosto strano che il Padrino andasse verso il patibolo senza combattere. L'altra sera alle 21,00 si è recato dal capo dello Stato per barattare l'appoggio al governo in cambio di un ulteriore allungamento della data del suo inizio pena.
Non è andata bene e ieri mattina SB ha inviato i due ambasciatori, Verdini e Letta, a Palazzo Chigi per trattare col premier il sostegno politico in cambio di protezione fino alle prossime elezioni.
Viaggio inutile perché neppure Renzi ha acconsentito alle richieste i B..
Le cronache riportano circa il fallimento della mission, ed un Berlusconi infuriato.
Si può immaginare la reazione di Brunetta e soci che già nei giorni scorsi erano sul piede di guerra.
Difficile pensare che B non prepari la vendetta. Il patto è saltato e c'è da chiederci cosa succederà nei prossimi giorni.
Toti assicura: “Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier”
Termometro Politico - di Andrea Turco - 2 giorni fa
Toti assicura: "Il patto con Renzi resta, ma più poteri al premier" ... esempio una Presidenza del Consiglio più funzionale e con maggiori poteri”.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Ho anch'io paura di queste proposte indecenti che il nostro Renzie sta spingendo ad attuarle.
Condivido a pieno la preoccupazione di Libertà e Giustizia ... e mi meraviglio il fatto che la minoranza del PD è così timida a ribellarsi. L'unica soluzione è nelle votazioni europee che il PD prenda meno del 30%, questa soglia darebbe spinta a una ala socialista del PD ridimensionando Renzie.
Per questo la campagna elettorale deve essere fatta per Tsipiras, sarebbe un bel segnale ...
Dobbiamo fare di tutto per convincere i compagni che hanno abbandonato a ritornare a credere a questa lista anche se mi sembra una lista degli zombi, del ritorno al passato ... ma meglio i zombi che i Renzi ...
Condivido a pieno la preoccupazione di Libertà e Giustizia ... e mi meraviglio il fatto che la minoranza del PD è così timida a ribellarsi. L'unica soluzione è nelle votazioni europee che il PD prenda meno del 30%, questa soglia darebbe spinta a una ala socialista del PD ridimensionando Renzie.
Per questo la campagna elettorale deve essere fatta per Tsipiras, sarebbe un bel segnale ...
Dobbiamo fare di tutto per convincere i compagni che hanno abbandonato a ritornare a credere a questa lista anche se mi sembra una lista degli zombi, del ritorno al passato ... ma meglio i zombi che i Renzi ...
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Sui media - 1
Salvatore Settis, su Il Fatto Quotidiano
“Renzi? Solo democrazia spot e neoliberismo. Così il Pd muore”
(Beatrice Borromeo).
04/04/2014 di triskel182
La polemica Salvatore Settis.
La riforma di Renzi è contraria alle regole più elementari della democrazia”.
Per Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale di Pisa e firmatario dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria” di questo governo, il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è “affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo”.
Perché, professor Settis?
Non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto.
I giuristi sono divisi: c’è chi dice che la sentenza della Consulta delegittima il Parlamento e chi sostiene il contrario.
Vero. Ma se possono esserci dubbi dal punto di vista giuridico, non ce ne sono dal punto di vista morale: questo Parlamento non può fare una riforma di questa portata, né tantomeno anteporla alla riforma elettorale, che è la vera urgenza.
Come si spiega il cambio di priorità?
Il problema è che queste decisioni, prese in stanze segrete, non ci sono mai state spiegate. Non ne sappiamo nulla: non mi pare che queste manovre corrispondano alla democrazia parlamentare così com’è prevista dalla nostra Costituzione.
A cosa pensa?
Per esempio al famoso rapporto di J.P. Morgan del 2013, che è stato riportato quasi alla lettera nel progetto di riforma del governo Letta, e ora è citato come un testo sacro da Marzio Breda sul Corriere della Sera.
Anche Renzi secondo lei subisce pressioni esterne?
Non penso mai alle grandi congiure. Però di certo c’è una vulgata neoliberista secondo la quale il mercato è tutto, l’eguaglianza è poco significativa e la libertà è quella dei mercati, non delle persone. E a questa vulgata si sono piegati in molti. Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti.
Per la verità, prima di Renzi il Pd era già in agonia.
Ora però la sinistra sta proprio perdendo la sua anima. Si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo. Come se non fosse possibile, per esempio, mettere l’eguaglianza dei cittadini prima della libertà dei mercati. E poi Renzi sta patteggiando questa riforma con Berlusconi.
L’ex Cavaliere è stato anche ricevuto dal capo dello Stato.
Se Berlusconi ha proposto di appoggiare le riforme in cambio di qualcosa e Napolitano l’ha mandato al diavolo, allora l’incontro è stato positivo. Altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi.
Renzi sarà il cavallo di Troia di questo neoliberismo nella sinistra?
Non so quanto ne sia consapevole. Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta. Dovrebbe prima spiegarci quale è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma. E non credo che il Pd voglia questo.
Il nostro sistema bicamerale però è farraginoso e costa parecchio, lo lascerebbe inalterato?
Credo che vada mantenuto, ma con delle correzioni. Che non sono certo quelle delineate da questo governo. Il Senato deve essere elettivo, ma il numero dei suoi membri si può notevolmente ridurre. Se gli Stati Uniti hanno solo 100 senatori possiamo tagliare anche noi, no? Usano questa foglia di fico dei costi, che è popolare, per coprire manovre più gravi. Quanto alle competenze, non è affatto difficile immaginare un bicameralismo meno perfetto di quello odierno.
In più il Senato, come ci spiega il giurista Gianluigi Pellegrino, manterrebbe in realtà un peso significativo, rendendo ancora più confuso l’iter legislativo.
Giudizio che conferma la mia impressione: questa è una riforma pretestuosa, disordinata, superficiale. Quello che cerca il premier è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”.
La infastidisce che i nuovi membri saranno presidenti di Regione e sindaci?
Mi pare una concessione volgare agli slogan leghisti secondo i quali il Senato dev’essere la Camera delle autonomie, cioè l’anticamera dei secessionismi. È inutile festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia se poi i nostri figli rischiano di non celebrare il 200esimo compleanno.
Renzi le risponderebbe: ho giurato sulla Costituzione, non sui professoroni.
Mi auguro che l’abbia anche letta, la Costituzione, oltre che giurarci sopra. Perché, per esempio, ha detto che il suo è un “governo costituente”. Nella Carta non esiste nulla di simile. Eviti le battute sugli intellettuali, e soprattutto le bestemmie contro la Costituzione.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.
Salvatore Settis, su Il Fatto Quotidiano
“Renzi? Solo democrazia spot e neoliberismo. Così il Pd muore”
(Beatrice Borromeo).
04/04/2014 di triskel182
La polemica Salvatore Settis.
La riforma di Renzi è contraria alle regole più elementari della democrazia”.
Per Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale di Pisa e firmatario dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria” di questo governo, il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è “affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo”.
Perché, professor Settis?
Non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto.
I giuristi sono divisi: c’è chi dice che la sentenza della Consulta delegittima il Parlamento e chi sostiene il contrario.
Vero. Ma se possono esserci dubbi dal punto di vista giuridico, non ce ne sono dal punto di vista morale: questo Parlamento non può fare una riforma di questa portata, né tantomeno anteporla alla riforma elettorale, che è la vera urgenza.
Come si spiega il cambio di priorità?
Il problema è che queste decisioni, prese in stanze segrete, non ci sono mai state spiegate. Non ne sappiamo nulla: non mi pare che queste manovre corrispondano alla democrazia parlamentare così com’è prevista dalla nostra Costituzione.
A cosa pensa?
Per esempio al famoso rapporto di J.P. Morgan del 2013, che è stato riportato quasi alla lettera nel progetto di riforma del governo Letta, e ora è citato come un testo sacro da Marzio Breda sul Corriere della Sera.
Anche Renzi secondo lei subisce pressioni esterne?
Non penso mai alle grandi congiure. Però di certo c’è una vulgata neoliberista secondo la quale il mercato è tutto, l’eguaglianza è poco significativa e la libertà è quella dei mercati, non delle persone. E a questa vulgata si sono piegati in molti. Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti.
Per la verità, prima di Renzi il Pd era già in agonia.
Ora però la sinistra sta proprio perdendo la sua anima. Si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo. Come se non fosse possibile, per esempio, mettere l’eguaglianza dei cittadini prima della libertà dei mercati. E poi Renzi sta patteggiando questa riforma con Berlusconi.
L’ex Cavaliere è stato anche ricevuto dal capo dello Stato.
Se Berlusconi ha proposto di appoggiare le riforme in cambio di qualcosa e Napolitano l’ha mandato al diavolo, allora l’incontro è stato positivo. Altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi.
Renzi sarà il cavallo di Troia di questo neoliberismo nella sinistra?
Non so quanto ne sia consapevole. Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta. Dovrebbe prima spiegarci quale è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma. E non credo che il Pd voglia questo.
Il nostro sistema bicamerale però è farraginoso e costa parecchio, lo lascerebbe inalterato?
Credo che vada mantenuto, ma con delle correzioni. Che non sono certo quelle delineate da questo governo. Il Senato deve essere elettivo, ma il numero dei suoi membri si può notevolmente ridurre. Se gli Stati Uniti hanno solo 100 senatori possiamo tagliare anche noi, no? Usano questa foglia di fico dei costi, che è popolare, per coprire manovre più gravi. Quanto alle competenze, non è affatto difficile immaginare un bicameralismo meno perfetto di quello odierno.
In più il Senato, come ci spiega il giurista Gianluigi Pellegrino, manterrebbe in realtà un peso significativo, rendendo ancora più confuso l’iter legislativo.
Giudizio che conferma la mia impressione: questa è una riforma pretestuosa, disordinata, superficiale. Quello che cerca il premier è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”.
La infastidisce che i nuovi membri saranno presidenti di Regione e sindaci?
Mi pare una concessione volgare agli slogan leghisti secondo i quali il Senato dev’essere la Camera delle autonomie, cioè l’anticamera dei secessionismi. È inutile festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia se poi i nostri figli rischiano di non celebrare il 200esimo compleanno.
Renzi le risponderebbe: ho giurato sulla Costituzione, non sui professoroni.
Mi auguro che l’abbia anche letta, la Costituzione, oltre che giurarci sopra. Perché, per esempio, ha detto che il suo è un “governo costituente”. Nella Carta non esiste nulla di simile. Eviti le battute sugli intellettuali, e soprattutto le bestemmie contro la Costituzione.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Ci è arrivato anche Marco Travaglio ma non Maria Elena Boschi
L’editoriale di Marco Travaglio e le vignette di Vauro – Servizio Pubblico del 03/04/2014.
04/04/2014 di triskel182
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... so/273016/
Editoriale di Marco Travaglio che analizza minuziosamente le riforme di Renzi.
E osserva ironicamente: “Lo slogan di Renzi è nuovissimo: “lasciatemi lavorare”. Vi ricorda qualcuno?
“Gl’italiani vogliono cambiare”, “il Paese è con me”, “o così o me ne vado”, e chi si oppone è “conservatore”.
A parte che in 20 anni la Costituzione è stata modificata 5 volte, è giustissimo cambiare.
Ma prima bisogna vedere se in meglio o in peggio. Zagrebelsky” – continua – “Rodotà e gli altri giuristi parlano di svolta autoritaria. Ma per Renzi sono “professoroni o presunti tali”.
Vi ricorda qualcuno?
Goebbels diceva “quando sento ‘cultura’ metto mano alla pistola””.
Il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano sottolinea che alcune leggi hanno avuto bisogno di pochi giorni per essere approvate: “Il problema quindi non è il Senato, ma le persone che vi siedono dentro”.
E aggiunge: “I 140 senatori sono un cocktail con molti ingredienti. Renzi Masterchef. Oddio, piuttosto che giurare su Berlusconi e Verdini, meglio Rodotà e Zagrebelsky”.
Sul Senato della autonomie osserva: “I senatori nominati come fanno ad eleggere il capo dello Stato se nessuno li ha eletti? Poi, i senatori avranno un doppio lavoro.
Saranno tutti fuori sede, tranne i romani, e quindi dovranno esserci i rimborsi spesi. La Val d’Aosta avrà gli stessi senatori della Lombardia.
Il Senato poi dura cinque anni ed intanto diventa un albergo a ore con porte girevoli e maggioranze che cambiano.
E ci si chiede se si cambia in meglio o in peggio”. E aggiunge: “In realtà, col nuovo Senato non si risolve nemmeno un problema dell’Italia. Come ha scritto Antonio Padellaro su Il Fatto Quotidiano Renzi ricorda più Forrest Gump che corre senza motivo“
3 aprile 2014
L’editoriale di Marco Travaglio e le vignette di Vauro – Servizio Pubblico del 03/04/2014.
04/04/2014 di triskel182
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... so/273016/
Editoriale di Marco Travaglio che analizza minuziosamente le riforme di Renzi.
E osserva ironicamente: “Lo slogan di Renzi è nuovissimo: “lasciatemi lavorare”. Vi ricorda qualcuno?
“Gl’italiani vogliono cambiare”, “il Paese è con me”, “o così o me ne vado”, e chi si oppone è “conservatore”.
A parte che in 20 anni la Costituzione è stata modificata 5 volte, è giustissimo cambiare.
Ma prima bisogna vedere se in meglio o in peggio. Zagrebelsky” – continua – “Rodotà e gli altri giuristi parlano di svolta autoritaria. Ma per Renzi sono “professoroni o presunti tali”.
Vi ricorda qualcuno?
Goebbels diceva “quando sento ‘cultura’ metto mano alla pistola””.
Il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano sottolinea che alcune leggi hanno avuto bisogno di pochi giorni per essere approvate: “Il problema quindi non è il Senato, ma le persone che vi siedono dentro”.
E aggiunge: “I 140 senatori sono un cocktail con molti ingredienti. Renzi Masterchef. Oddio, piuttosto che giurare su Berlusconi e Verdini, meglio Rodotà e Zagrebelsky”.
Sul Senato della autonomie osserva: “I senatori nominati come fanno ad eleggere il capo dello Stato se nessuno li ha eletti? Poi, i senatori avranno un doppio lavoro.
Saranno tutti fuori sede, tranne i romani, e quindi dovranno esserci i rimborsi spesi. La Val d’Aosta avrà gli stessi senatori della Lombardia.
Il Senato poi dura cinque anni ed intanto diventa un albergo a ore con porte girevoli e maggioranze che cambiano.
E ci si chiede se si cambia in meglio o in peggio”. E aggiunge: “In realtà, col nuovo Senato non si risolve nemmeno un problema dell’Italia. Come ha scritto Antonio Padellaro su Il Fatto Quotidiano Renzi ricorda più Forrest Gump che corre senza motivo“
3 aprile 2014
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
I politici della casta amano in modo particolare truffare gli italiani. Ma bisogna anche ammettere che gli italiani amano essere truffati dalla casta.
Prestate particolare attenzione al passaggio del punto: 05:16.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... so/273016/
Le peggiori porcate hanno richiesto tempi ridotti per l'approvazione:
1) Il Lodo Alfano ha impiegato 20 giorni per essere approvato.
2) La legge Fornero 16 giorni
3) La legge Anticorruzione 1.456 giorni
Non ci voleva Travaglio per capire che :
Il problema è il Senato o politici che ci stanno dentro?????
Cose da Asilo Mariuccia.
Quando gli italiani smetteranno di essere truffati dai maestri della truffa????
Prestate particolare attenzione al passaggio del punto: 05:16.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... so/273016/
Le peggiori porcate hanno richiesto tempi ridotti per l'approvazione:
1) Il Lodo Alfano ha impiegato 20 giorni per essere approvato.
2) La legge Fornero 16 giorni
3) La legge Anticorruzione 1.456 giorni
Non ci voleva Travaglio per capire che :
Il problema è il Senato o politici che ci stanno dentro?????
Cose da Asilo Mariuccia.
Quando gli italiani smetteranno di essere truffati dai maestri della truffa????
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Mi sembrano un po' tutti ipnotizzati dal renzismo.
- I sondaggisti che non fanno le giuste domande-
che significa " Siete favorevoli all'abolizione del Senato ?" se non si precisa che i costi alla fine saranno quasi uguali . Se non si precisa che i futuri senatori non essendo eletti ( invece dovrebbero essere eletti con il proporzionale puro) saranno rappresentanti delle solite maggioranze imperanti e le minoranze non esisterebbero più.
- i giornalisti nelle varie trasmissioni che alla fine sembrano concordi che delle riforme Costituzionali possano essere frutto del patto tra due laeder (di cui uno un pregiudicato) e non di una Assemblea Costituente eletta a suffragio universale.
- il partito PD , che dimentico della sua storia, oggi fa ciò che un referendum costituzionale aveva già bocciato ( la riforma di Berlusconi) , infatti FI lo rivendica continuamente
- la presidente Serrachiani che mi risponde :"ritengo anche che un partito dopo aver a lungo discusso e votato negli organi competenti deve avere una sola voce all'esterno e cercare di mantenere le promesse." e alla quale replico che non mi risulta affatto che nella mia città si sia discusso in merito.
- I sondaggisti che non fanno le giuste domande-
che significa " Siete favorevoli all'abolizione del Senato ?" se non si precisa che i costi alla fine saranno quasi uguali . Se non si precisa che i futuri senatori non essendo eletti ( invece dovrebbero essere eletti con il proporzionale puro) saranno rappresentanti delle solite maggioranze imperanti e le minoranze non esisterebbero più.
- i giornalisti nelle varie trasmissioni che alla fine sembrano concordi che delle riforme Costituzionali possano essere frutto del patto tra due laeder (di cui uno un pregiudicato) e non di una Assemblea Costituente eletta a suffragio universale.
- il partito PD , che dimentico della sua storia, oggi fa ciò che un referendum costituzionale aveva già bocciato ( la riforma di Berlusconi) , infatti FI lo rivendica continuamente
- la presidente Serrachiani che mi risponde :"ritengo anche che un partito dopo aver a lungo discusso e votato negli organi competenti deve avere una sola voce all'esterno e cercare di mantenere le promesse." e alla quale replico che non mi risulta affatto che nella mia città si sia discusso in merito.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
iospero ha scritto:Mi sembrano un po' tutti ipnotizzati dal renzismo.
- I sondaggisti che non fanno le giuste domande-
che significa " Siete favorevoli all'abolizione del Senato ?" se non si precisa che i costi alla fine saranno quasi uguali . Se non si precisa che i futuri senatori non essendo eletti ( invece dovrebbero essere eletti con il proporzionale puro) saranno rappresentanti delle solite maggioranze imperanti e le minoranze non esisterebbero più.
- i giornalisti nelle varie trasmissioni che alla fine sembrano concordi che delle riforme Costituzionali possano essere frutto del patto tra due laeder (di cui uno un pregiudicato) e non di una Assemblea Costituente eletta a suffragio universale.
- il partito PD , che dimentico della sua storia, oggi fa ciò che un referendum costituzionale aveva già bocciato ( la riforma di Berlusconi) , infatti FI lo rivendica continuamente
- la presidente Serrachiani che mi risponde :"ritengo anche che un partito dopo aver a lungo discusso e votato negli organi competenti deve avere una sola voce all'esterno e cercare di mantenere le promesse." e alla quale replico che non mi risulta affatto che nella mia città si sia discusso in merito.
Hai perfettamente ragione iospero. Anche costoro hanno famiglia e pertanto se devono "vivere" devono portare acqua al molino che li paga.I sondaggisti che non fanno le giuste domande
Avete mai osservato i sondaggio fatti per RAI3 ( per non parlare delle altre mediaset) filo Renziana? Per non parlare poi dei commenti su TG3 Linea notte condotta da Mannoni. Qui supera tutti!
Chi e' fuori da questi loschi giochi ha gia perso in partenza.
Anzi, per farla finita, qualcuno gia' pensa di modificare la "par condicio" in rapporto alla loro forza elettorale. Alla faccia della Domos e del Kratos
Avanti savoia
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
da Il Fatto q
Senato, se abolirlo tocca la divisione dei poteri
di Lavoce.info | 5 aprile 2014
L’abolizione o la trasformazione del Senato può alleggerire l’iter di approvazione delle leggi, ma fa venir meno quel potere di veto di un’istituzione che è stato un importante presidio della democrazia negli ultimi anni. Di Valentino Larcinese (Lavoce.info, 4 aprile 2014)
La Costituzione detta le regole fondamentali del nostro stare insieme. È dunque importante che proposte di cambiamento della carta costituzionale non marginali, quali l’abolizione del Senato, siano il più possibile discussi pubblicamente. L’insofferenza per questo dibattito più volte espresso dal nostro Governo non ha molte giustificazioni, soprattutto in un paese con una storia di dittature e rigurgiti autoritari come l’Italia.
Nel merito della proposta di abolire (o meglio, di trasformare) il Senato cercherò in questo articolo di argomentare i seguenti tre punti:
1. Che l’abolizione del Senato come camera elettiva e la cui fiducia è necessaria per l’esecutivo non reca di per sé alcun danno. Molti paesi hanno sistemi monocamerali che funzionano bene.
2. Che il rafforzamento dell’esecutivo e l’abolizione del Senato è invece un problema se nel contempo si introduce una legge elettorale tale per cui i parlamentari sono di fatto nominati dai candidati a guidare l’esecutivo.
3. Che le riforme costituzionali dovrebbero seguire e non anticipare una soluzione al problema del conflitto d’interessi. I nostri mass media non sono in grado di svolgere la funzione di watchdog che dovrebbero svolgere in una democrazia sana. In un simile contesto rafforzare l‘esecutivo significa aumentare il rischio di una deriva autoritaria.
I due lati della medaglia
Nel discutere questi tre punti è utile partire da un risultato ben noto agli scienziati politici: in un processo di decisione collettiva includere più veto players (ossia più decisori con potere di veto) riduce gli spazi di cambiamento e favorisce la permanenza dello status quo. Ci sono momenti in cui lo status quo può essere fatale e occorre muoversi. Sono d’accordo con quanti sostengono che in questo momento la politica deve essere messa in grado di prendere decisioni. L’abolizione (o la trasformazione) del Senato rientra in questa logica. Questo ci pone di fronte a quello che in inglese si chiama un trade off: si ottiene qualcosa solo rinunciando a qualcos’altro. L’abolizione del Senato per l’appunto presenta un trade off: si abolisce un veto player e dunque si incrementa lo spazio delle decisioni politicamente possibili; si riduce però il controllo sull’esecutivo e dunque aumenta la possibilità di policy drift, ossia la possibilità per l’esecutivo di spingere le politiche più lontano da quelle che sono le preferenze dei cittadini (rappresentati in Parlamento). I termini di questo trade off cambiano nel tempo: alle volte è più importante poter bloccare decisioni dannose, in altre è più importante facilitare il cambiamento. Oggi, probabilmente a ragione, si tende a privilegiare il secondo aspetto.
L’Italia non è un’eccezione: questo è un dibattito in corso in tutti i paesi democratici, incluse le democrazie anglosassoni che hanno una solidità istituzionale ed una storia ben diversa dalla nostra. E tuttavia le riforme costituzionali sono spesso dibattute ma raramente attuate, come mai? Perché cambiare le regole del gioco non è ordinary policy come può esserlo un aumento delle tasse sugli immobili o una riforma delle pensioni: si cambiano le regole dello stare insieme, bisogna andarci cauti ed avere ponderato molto attentamente le possibili conseguenze. Purtroppo non mi pare che questo stia succedendo oggi in Italia.
Separazione dei poteri sotto attacco
Nelle parole e negli atti di tanti politici della cosiddetta seconda repubblica la decisione democratica è spesso stata confusa con una sorta di dittatura della maggioranza. Ma prima che si possa procedere alla conta la governance democratica si fonda sulla separazione dei poteri. Negli anni della Seconda Repubblica questa separazione ha tremato. I rappresentanti dei cittadini, a partire dal 2006, sono stati scelti dalle segreterie dei partiti, ossia dalle stesse poche persone candidate a posizioni di vertice nell’esecutivo. Non solo: si è ripetutamente affermato pubblicamente da parte di politici di primo piano il principio per cui il ricevere voti porrebbe un cittadino al di sopra della legge. Berlusconi ha più volte esplicitamente contrapposto il consenso che lo circonda al fatto che i giudici “non sono eletti da nessuno”. Abbiamo dunque assistito ad un attacco al principio della separazione dei poteri in nome della maggioranza, un rozzo tentativo di ritorno all’ancien regime, con un monarca assoluto legittimato dalla maggioranza anziché dalla volontà divina. Ciò che ha impedito questa deriva autoritaria è stato per l’appunto la presenza di molti veto players, un sistema di controlli che ha funzionato ed ha salvato, per ora, la nostra democrazia.
Dal Porcellum all’Italicum cambia poco
La proposta di legge elettorale battezzata Italicum non risolve nessuno dei problemi introdotti nel 2006 dal Porcellum: le liste chiuse non permetteranno ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti che, di fatto, continueranno ad essere nominati dalle segreterie. L’unica vera novità dell’Italicum è l’innalzamento delle soglie per accedere alla rappresentanza. Come l’abolizione del Senato, questa riforma va nella direzione di ridurre il numero dei giocatori in campo e favorire la governabilità. E tuttavia con questa legge si permette che un partito con il 7,99% dei voti (quasi tre milioni di voti, per intenderci) ma che non voglia apparentarsi con nessuno dei partiti maggiori, rimanga un partito extraparlamentare. In questo contesto chi vince si trova a governare senza dover mediare né con i propri parlamentari (in quanto nominati dallo stesso potere esecutivo), né con altre forze politiche (fortemente sottodimensionate o escluse dal parlamento). Non è chiaro in un contesto di questo tipo che significato assumerebbe la separazione di poteri fra esecutivo e legislativo, né quale funzione di controllo l’organo legislativo potrebbe effettivamente svolgere. L’abolizione di un veto player quale il Senato rafforzerebbe ulteriormente un rapporto di sudditanza del potere legislativo verso l’esecutivo
Quarto potere
L’ultima considerazione riguarda quello che, non senza motivo, è stato chiamato il quarto potere. Per un corretto funzionamento dei meccanismi democratici è essenziale che l’informazione sia, per quanto possibile, plurale. È utile forse ripetere ancora che nelle attuali circostanze di concentrazione mediatica questo non è possibile. Ridurre il numero di veto players in queste circostanze aumenta il rischio di una deriva autoritaria anche perché buona parte dell’informazione, anch’essa in rapporto di dipendenza con la politica, non svolge il ruolo di cane da guardia (watchdog) che le compete in una democrazia sana. Sarebbe stato ad esempio molto meglio affrontare la questione del conflitto d’interessi prima di mettere mano a riforme costituzionali.
Valentino Larcinese
Insegna alla London School of Economics ed è research associate presso il centro di ricerca STICERD. Si occupa del rapporto fra istituzioni, processi di decisione collettiva e politiche pubbliche. Ha pubblicato ricerche riguardanti il comportamento politico dei mass media, l’impatto di quotidiani e televisione sul comportamento degli elettori, i costi della politica, il rapporto fra spesa pubblica e risultati elettorali, gli effetti redistributivi dell’IRPEF. Si è laureato in Discipline Economiche e Sociali presso l’Università Bocconi di Milano ed ha conseguito il PhD in Economia presso la London School of Economics.
Senato, se abolirlo tocca la divisione dei poteri
di Lavoce.info | 5 aprile 2014
L’abolizione o la trasformazione del Senato può alleggerire l’iter di approvazione delle leggi, ma fa venir meno quel potere di veto di un’istituzione che è stato un importante presidio della democrazia negli ultimi anni. Di Valentino Larcinese (Lavoce.info, 4 aprile 2014)
La Costituzione detta le regole fondamentali del nostro stare insieme. È dunque importante che proposte di cambiamento della carta costituzionale non marginali, quali l’abolizione del Senato, siano il più possibile discussi pubblicamente. L’insofferenza per questo dibattito più volte espresso dal nostro Governo non ha molte giustificazioni, soprattutto in un paese con una storia di dittature e rigurgiti autoritari come l’Italia.
Nel merito della proposta di abolire (o meglio, di trasformare) il Senato cercherò in questo articolo di argomentare i seguenti tre punti:
1. Che l’abolizione del Senato come camera elettiva e la cui fiducia è necessaria per l’esecutivo non reca di per sé alcun danno. Molti paesi hanno sistemi monocamerali che funzionano bene.
2. Che il rafforzamento dell’esecutivo e l’abolizione del Senato è invece un problema se nel contempo si introduce una legge elettorale tale per cui i parlamentari sono di fatto nominati dai candidati a guidare l’esecutivo.
3. Che le riforme costituzionali dovrebbero seguire e non anticipare una soluzione al problema del conflitto d’interessi. I nostri mass media non sono in grado di svolgere la funzione di watchdog che dovrebbero svolgere in una democrazia sana. In un simile contesto rafforzare l‘esecutivo significa aumentare il rischio di una deriva autoritaria.
I due lati della medaglia
Nel discutere questi tre punti è utile partire da un risultato ben noto agli scienziati politici: in un processo di decisione collettiva includere più veto players (ossia più decisori con potere di veto) riduce gli spazi di cambiamento e favorisce la permanenza dello status quo. Ci sono momenti in cui lo status quo può essere fatale e occorre muoversi. Sono d’accordo con quanti sostengono che in questo momento la politica deve essere messa in grado di prendere decisioni. L’abolizione (o la trasformazione) del Senato rientra in questa logica. Questo ci pone di fronte a quello che in inglese si chiama un trade off: si ottiene qualcosa solo rinunciando a qualcos’altro. L’abolizione del Senato per l’appunto presenta un trade off: si abolisce un veto player e dunque si incrementa lo spazio delle decisioni politicamente possibili; si riduce però il controllo sull’esecutivo e dunque aumenta la possibilità di policy drift, ossia la possibilità per l’esecutivo di spingere le politiche più lontano da quelle che sono le preferenze dei cittadini (rappresentati in Parlamento). I termini di questo trade off cambiano nel tempo: alle volte è più importante poter bloccare decisioni dannose, in altre è più importante facilitare il cambiamento. Oggi, probabilmente a ragione, si tende a privilegiare il secondo aspetto.
L’Italia non è un’eccezione: questo è un dibattito in corso in tutti i paesi democratici, incluse le democrazie anglosassoni che hanno una solidità istituzionale ed una storia ben diversa dalla nostra. E tuttavia le riforme costituzionali sono spesso dibattute ma raramente attuate, come mai? Perché cambiare le regole del gioco non è ordinary policy come può esserlo un aumento delle tasse sugli immobili o una riforma delle pensioni: si cambiano le regole dello stare insieme, bisogna andarci cauti ed avere ponderato molto attentamente le possibili conseguenze. Purtroppo non mi pare che questo stia succedendo oggi in Italia.
Separazione dei poteri sotto attacco
Nelle parole e negli atti di tanti politici della cosiddetta seconda repubblica la decisione democratica è spesso stata confusa con una sorta di dittatura della maggioranza. Ma prima che si possa procedere alla conta la governance democratica si fonda sulla separazione dei poteri. Negli anni della Seconda Repubblica questa separazione ha tremato. I rappresentanti dei cittadini, a partire dal 2006, sono stati scelti dalle segreterie dei partiti, ossia dalle stesse poche persone candidate a posizioni di vertice nell’esecutivo. Non solo: si è ripetutamente affermato pubblicamente da parte di politici di primo piano il principio per cui il ricevere voti porrebbe un cittadino al di sopra della legge. Berlusconi ha più volte esplicitamente contrapposto il consenso che lo circonda al fatto che i giudici “non sono eletti da nessuno”. Abbiamo dunque assistito ad un attacco al principio della separazione dei poteri in nome della maggioranza, un rozzo tentativo di ritorno all’ancien regime, con un monarca assoluto legittimato dalla maggioranza anziché dalla volontà divina. Ciò che ha impedito questa deriva autoritaria è stato per l’appunto la presenza di molti veto players, un sistema di controlli che ha funzionato ed ha salvato, per ora, la nostra democrazia.
Dal Porcellum all’Italicum cambia poco
La proposta di legge elettorale battezzata Italicum non risolve nessuno dei problemi introdotti nel 2006 dal Porcellum: le liste chiuse non permetteranno ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti che, di fatto, continueranno ad essere nominati dalle segreterie. L’unica vera novità dell’Italicum è l’innalzamento delle soglie per accedere alla rappresentanza. Come l’abolizione del Senato, questa riforma va nella direzione di ridurre il numero dei giocatori in campo e favorire la governabilità. E tuttavia con questa legge si permette che un partito con il 7,99% dei voti (quasi tre milioni di voti, per intenderci) ma che non voglia apparentarsi con nessuno dei partiti maggiori, rimanga un partito extraparlamentare. In questo contesto chi vince si trova a governare senza dover mediare né con i propri parlamentari (in quanto nominati dallo stesso potere esecutivo), né con altre forze politiche (fortemente sottodimensionate o escluse dal parlamento). Non è chiaro in un contesto di questo tipo che significato assumerebbe la separazione di poteri fra esecutivo e legislativo, né quale funzione di controllo l’organo legislativo potrebbe effettivamente svolgere. L’abolizione di un veto player quale il Senato rafforzerebbe ulteriormente un rapporto di sudditanza del potere legislativo verso l’esecutivo
Quarto potere
L’ultima considerazione riguarda quello che, non senza motivo, è stato chiamato il quarto potere. Per un corretto funzionamento dei meccanismi democratici è essenziale che l’informazione sia, per quanto possibile, plurale. È utile forse ripetere ancora che nelle attuali circostanze di concentrazione mediatica questo non è possibile. Ridurre il numero di veto players in queste circostanze aumenta il rischio di una deriva autoritaria anche perché buona parte dell’informazione, anch’essa in rapporto di dipendenza con la politica, non svolge il ruolo di cane da guardia (watchdog) che le compete in una democrazia sana. Sarebbe stato ad esempio molto meglio affrontare la questione del conflitto d’interessi prima di mettere mano a riforme costituzionali.
Valentino Larcinese
Insegna alla London School of Economics ed è research associate presso il centro di ricerca STICERD. Si occupa del rapporto fra istituzioni, processi di decisione collettiva e politiche pubbliche. Ha pubblicato ricerche riguardanti il comportamento politico dei mass media, l’impatto di quotidiani e televisione sul comportamento degli elettori, i costi della politica, il rapporto fra spesa pubblica e risultati elettorali, gli effetti redistributivi dell’IRPEF. Si è laureato in Discipline Economiche e Sociali presso l’Università Bocconi di Milano ed ha conseguito il PhD in Economia presso la London School of Economics.
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