Fermiamo la svolta autoritaria
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
ciao pancho,
mi sembra un ottimo articolo questo di Valentino Larcinese. Ieri poi a "bersaglio mobile" c'è stato un buon confronto condotto da Mentana tra Stefano Rodotà Michele Ainis (giurista), Pippo Civati e Andrea Romano(scelta civica)
Mi sembra di poter dire che la fretta è cattiva consigliera, non si può vincolare i parlamentari alla scadenza delle elezioni europee, l'importante è confrontarsi e poi arrivare ad una conclusione condivisa, si approva ciò che unisce e si lascia ciò che divide.
Alla fine sembra che non ci sia accordo sul Senato di "non eletti":
Sulla legge elettorale invece non c'è accordo sulle percentuali e sul diritto degli elettori di scegliere i rappresentanti.
Quindi a Renzi andrebbe detto le riforme si possonmo fare , non è accettabile pretendere " tutto o niente", se non si fanno le riforme la colpa sarebbe sua nel pretendere un governo costituente (mai visto) contro un parlamento costituente.
mi sembra un ottimo articolo questo di Valentino Larcinese. Ieri poi a "bersaglio mobile" c'è stato un buon confronto condotto da Mentana tra Stefano Rodotà Michele Ainis (giurista), Pippo Civati e Andrea Romano(scelta civica)
Mi sembra di poter dire che la fretta è cattiva consigliera, non si può vincolare i parlamentari alla scadenza delle elezioni europee, l'importante è confrontarsi e poi arrivare ad una conclusione condivisa, si approva ciò che unisce e si lascia ciò che divide.
Alla fine sembra che non ci sia accordo sul Senato di "non eletti":
Sulla legge elettorale invece non c'è accordo sulle percentuali e sul diritto degli elettori di scegliere i rappresentanti.
Quindi a Renzi andrebbe detto le riforme si possonmo fare , non è accettabile pretendere " tutto o niente", se non si fanno le riforme la colpa sarebbe sua nel pretendere un governo costituente (mai visto) contro un parlamento costituente.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Picierno spieghi agli italiani perché hanno diminuito le pene del 416-ter
di Gherardo Liguori | 4 aprile 2014Commenti (178)
Durante la trasmissione di Servizio Pubblico, andata in onda ieri (giovedì 3 aprile), la Picierno non risponde a questa precisa domanda: “Perchè avete diminuito le pene del 416-ter?”.
Tira in ballo il Procuratore Antimafia Roberti e questo ci dovrebbe bastare. Forse basterà ai suoi 16.600 follower su Twitter, sicuramente non al resto d’Italia – giusto qualche milione di italiani.
Ieri l’Aula della Camera ha approvato, in terza lettura, la proposta di legge sul 416-ter, ossia sul voto di scambio politico-mafioso.
Tra i vari annacquamenti, uno ha colto la mia attenzione e il mio sdegno. Con questo voto il carcere, per il reato punito dall’articolo 416-ter del codice penale, diventa minimo 4 anni massimo 10 anni, mentre nel testo uscito dal Senato la pena prevista era minimo 7, massimo 12 (con i voti favorevoli di PD e Movimento 5 Stelle).
In Senato i rappresentanti del Pd avevano speso fiumi di parole sull’importanza della norma e ovviamente – qualche giorno dopo – hanno dimostrato ancora una volta la loro coerenza.
Ogni tanto dire di NO alle porcate che chiedono i rappresentanti di Forza Italia non sarebbe una cattiva idea. Solo il Movimento 5 Stelle ha avuto questo ardire.
Quanto avvenuto ieri alla Camera è un fatto politico gravissimo: Pd-FI vogliono combattere la mafia diminuendo le pene. Con un minimo così basso, in mancanza di ulteriori reati, le probabilità che il politico colluso con la mafia vada in carcere sono estremamente basse. Addio efficacia deterrente del reato.
Bel segnale, bel cambiamento per uno dei reati più gravi della nostra epoca, per ciò che ha permesso di avere in Parlamento politici legati alla mafia.
La Picierno, esperta di comunicazione, forse non ha capito che gli italiani si sono stancati degli inciuci sottobanco, che vogliamo segnali dalla politica che vadano oltre le parole.
Ieri c’era una grande occasione e ovviamente Pd-FI se la sono giocata tra di loro, a danno dei cittadini.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... er/939353/
di Gherardo Liguori | 4 aprile 2014Commenti (178)
Durante la trasmissione di Servizio Pubblico, andata in onda ieri (giovedì 3 aprile), la Picierno non risponde a questa precisa domanda: “Perchè avete diminuito le pene del 416-ter?”.
Tira in ballo il Procuratore Antimafia Roberti e questo ci dovrebbe bastare. Forse basterà ai suoi 16.600 follower su Twitter, sicuramente non al resto d’Italia – giusto qualche milione di italiani.
Ieri l’Aula della Camera ha approvato, in terza lettura, la proposta di legge sul 416-ter, ossia sul voto di scambio politico-mafioso.
Tra i vari annacquamenti, uno ha colto la mia attenzione e il mio sdegno. Con questo voto il carcere, per il reato punito dall’articolo 416-ter del codice penale, diventa minimo 4 anni massimo 10 anni, mentre nel testo uscito dal Senato la pena prevista era minimo 7, massimo 12 (con i voti favorevoli di PD e Movimento 5 Stelle).
In Senato i rappresentanti del Pd avevano speso fiumi di parole sull’importanza della norma e ovviamente – qualche giorno dopo – hanno dimostrato ancora una volta la loro coerenza.
Ogni tanto dire di NO alle porcate che chiedono i rappresentanti di Forza Italia non sarebbe una cattiva idea. Solo il Movimento 5 Stelle ha avuto questo ardire.
Quanto avvenuto ieri alla Camera è un fatto politico gravissimo: Pd-FI vogliono combattere la mafia diminuendo le pene. Con un minimo così basso, in mancanza di ulteriori reati, le probabilità che il politico colluso con la mafia vada in carcere sono estremamente basse. Addio efficacia deterrente del reato.
Bel segnale, bel cambiamento per uno dei reati più gravi della nostra epoca, per ciò che ha permesso di avere in Parlamento politici legati alla mafia.
La Picierno, esperta di comunicazione, forse non ha capito che gli italiani si sono stancati degli inciuci sottobanco, che vogliamo segnali dalla politica che vadano oltre le parole.
Ieri c’era una grande occasione e ovviamente Pd-FI se la sono giocata tra di loro, a danno dei cittadini.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... er/939353/
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
la riforma del parlamento è da gianburasca.
in italia votano il 60% e in alcuni casi il 50%.
il problema quindi è la PARTECIPAZIONE e la RAPPRESENTANZA.
il problema GOVERNABILITA' c è ma è l' ultimo dei problemi.
E necessario studiare com far votare e poi come far partecipare il popolo italiano.
il senato sembra grosso modo il Bundesrat ( consiglio federale tedesco).
per funzionare il nuovo consiglio federale ' alla tedesca' ( a parte la stupidaggine dei non eletti e nominati dal presidente repubblica ) ci DEVE ESSERE una IMPONENTE CAMERA DEI DEPUTATI ELETTA TUTTA PROPORZIONALMENTE e con la presenza DI TUTTI compreso i partiti IDEOLOGICI anche se piccoli.
Fonzi è forte a ping pong e a calcetto balilla
#MATTEOSTAISERENO
in italia votano il 60% e in alcuni casi il 50%.
il problema quindi è la PARTECIPAZIONE e la RAPPRESENTANZA.
il problema GOVERNABILITA' c è ma è l' ultimo dei problemi.
E necessario studiare com far votare e poi come far partecipare il popolo italiano.
il senato sembra grosso modo il Bundesrat ( consiglio federale tedesco).
per funzionare il nuovo consiglio federale ' alla tedesca' ( a parte la stupidaggine dei non eletti e nominati dal presidente repubblica ) ci DEVE ESSERE una IMPONENTE CAMERA DEI DEPUTATI ELETTA TUTTA PROPORZIONALMENTE e con la presenza DI TUTTI compreso i partiti IDEOLOGICI anche se piccoli.
Fonzi è forte a ping pong e a calcetto balilla
#MATTEOSTAISERENO
Ultima modifica di aaaa42 il 05/04/2014, 21:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Ieri a "Il bersaglio mobile" sia Stefano Rodotà sia Michele Ainis (giurista) hanno più volte ribadito che tra le riforme costituzionali sarebbe utile aggiornare anche i poteri ei diritti di intervento dei cittadini poichè finora sia le leggi di iniziativa popolare sia i tipi ei modi dei referendum sono un po' trqscurati, in particolare aumentando i poteri del governo questo dovrebbe essere bilanciato dà aumento di poteri dei cittadini.aaaa42
il problema quindi è la PARTECIPAZIONE e la RAPPRESENTANZA.
E aggiungo io referendum senza quorum, e chi vuole partecipare partecipi e chi non partecipa dovrà svegliarsi se vuole contare.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
#Italianistatesereni
http://www.youtube.com/watch?v=Z1h4HevjDj4&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=c0kBETseDmQ&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=NkDg5HefSD0&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=tNHOLMRoMK4&hd=1
Nelle varie immagini sono riconoscibili:
Renzie, sempre sempre in testa a tutti con la fascia azzurra.
Maria Elena Boschi
Pina Picierno
Nicola Latorre
Debora Serracchiani
Marianna Madia col pancione
Filippo Taddei
Lorenzo Guerini
Luca Lotti
Alessia Morani
Francesco Nicodemo
Piero Fassino
Graziano Delrio
Diario Franceschini
Ivan Scalfarotto
Paolo Gentilò
Renzi il bersagliere fa fuori il Senato (correndo)
di Furio Colombo | 6 aprile 2014Commenti (105)
Domandatevi quante volte i lavoratori che guadagnano meno di 25 mila euro all’anno hanno già ricevuto l’aumento di 80 euro al mese. Se tenete i televisori accesi, se esplorate la rete, se sfogliate i giornali, il provvidenziale pagamento è già avvenuto, sta avvenendo mentre parliamo o scriviamo, sta per avvenire e continuerà a ripetersi.
Non potete né ignorarlo né dimenticarlo perché l’annuncio del fatto, non ancora avvenuto, è ripetuto senza sosta come se fosse il primo balzo del Pil e non l’ultima e arrischiata soluzione di soccorso e conforto (e di ancora incerta copertura).
<.
La prima grande prova è stata la nuova legge elettorale. Non è venuta bene perché si adatta a una sola Camera (Deputati). Bene. E allora aboliamo l’altra Camera (il Senato). Interessanti le ragioni: risparmieremo gli stipendi. E faremo più in fretta.
Intanto a Palazzo Madama svuotato arriveranno in autobus i senatori non eletti e non pagati, perché sono eletti e pagati altrove, più una ventina di rappresentanti della “società civile” molto onorati ma senza stipendio (il che fa pensare che saranno senatori nel tempo libero e presumibilmente nelle ore serali).
Come ci dice e ripete, con un bel sorriso, il due volte ministro Maria Elena Boschi, (rapporti con il Parlamento e Riforme) “le riforme non possono aspettare“. Ora questa del Senato è come la legge elettorale: è venuta male, ma è fatta. Fai una crocetta sul taccuino e “next”, via la prossima, dirà Renzi-Blair contando all’americana, e facendo sapere che lui va avanti “come un rullo compressore”.
Ma vogliamo perdere un minuto (tranquilli, faremo in fretta) per vedere perché la riforma del Senato (che, come tutti vedono, è una rude abolizione) è venuta male. Il risparmio è nullo.
Bastava tagliare, anche di due terzi, i seggi, ridisegnare costi, spese e pagamenti (debitamente ridotti), per avere un risultato economico molto più grande, ed evitare lo smantellamento di un pezzo della Costituzione.
Non è né vero né falso che una Camera sola lavora più in fretta.
Dipende dai regolamenti, delle singole Camere (al momento totalmente sottoposte alla egemonia dei partiti) regolamenti che non sono stati toccati neppure in un punto. Dipende dalla organizzazione del lavoro che, attualmente, farebbe fallire qualunque impresa, perché ogni ora e ogni minuto di attività alle Camere (adesso si dovrà dire: alla Camera) non dipende dal presidente o dalla presidente del momento.
Dipende dalla decisione della “Conferenza dei capigruppo”. Che vuol dire la volontà e l’umore dei partiti in ogni dato momento.
Ma nulla di tutto ciò ha attratto l’attenzione dei colleghi commentatori e dei lanciatori di telegiornali.
Per esempio Enrico Mentana (La 7) ha celebrato la morte del Senato ricordano i frequenti episodi di comportamento indegno di quella Camera.
Ma mentre lui, Mentana, e molti altri colleghi dello straordinario mondo della informazione, ricordavano, post mortem, le colpe del Senato, alla Camera dei Deputati l’onorevole Bonanno, Lega Nord, già noto per altri delicati interventi, stava sventolando una spigola in aula, invano richiamato dal vicepresidente di turno.
E qui si intravede una buona ragione che, all’improvviso, potrebbe spingere il corridore di fondo Matteo Renzi verso un’altra urgente riforma.
Potrebbe andare dritto a colpire la Camera. Cosa ne dite di una riforma della Camera, allo scopo di sottometterla una volta che il governo, dopo tante implorazioni di Berlusconi, sarà stato finalmente rafforzato (nel senso di più potere e meno controllo)?
Eppure ciò che colpisce di più, nel favoloso mondo di Matteo Renzi è la modestia dell’orizzonte.
Si vede un mondo molto piccolo, con protagonisti molto piccoli (a cominciare dai suoi ministri) che producono conseguenze economiche molto modeste senza badare a quanto possano essere gravi, invece, le conseguenze nella percezione dei cittadini.
(Un governo di incompetenti guidati da un'incompetente - Prof. Giovanni Sartori. -ndt)
Per poter mantenere il ritmo della corsa occorre dare l’impressione di produrre in fretta e moltissimo.
Comincia la frenetica strategia del prendere in basso per dare in basso, prendere ai poveri per dare ai poveri, prendere ai pensionati per dare ai pensionati, spingere fuori e pre-anziani per fare largo ai post-giovani.
Ecco, diventa chiaro il perché della corsa di Matteo Renzi. È come quella dei bersaglieri. Non serve, perché non si combatte correndo. Ma, nelle sfilate, specialmente se le fai molte volte di seguito dando l’impressione di una grande armata, fai spettacolo e la gente, per forza, batte le mani.
Dal Fatto Quotidiano del 6 aprile 2014
http://www.youtube.com/watch?v=Z1h4HevjDj4&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=c0kBETseDmQ&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=NkDg5HefSD0&hd=1
http://www.youtube.com/watch?v=tNHOLMRoMK4&hd=1
Nelle varie immagini sono riconoscibili:
Renzie, sempre sempre in testa a tutti con la fascia azzurra.
Maria Elena Boschi
Pina Picierno
Nicola Latorre
Debora Serracchiani
Marianna Madia col pancione
Filippo Taddei
Lorenzo Guerini
Luca Lotti
Alessia Morani
Francesco Nicodemo
Piero Fassino
Graziano Delrio
Diario Franceschini
Ivan Scalfarotto
Paolo Gentilò
Renzi il bersagliere fa fuori il Senato (correndo)
di Furio Colombo | 6 aprile 2014Commenti (105)
Domandatevi quante volte i lavoratori che guadagnano meno di 25 mila euro all’anno hanno già ricevuto l’aumento di 80 euro al mese. Se tenete i televisori accesi, se esplorate la rete, se sfogliate i giornali, il provvidenziale pagamento è già avvenuto, sta avvenendo mentre parliamo o scriviamo, sta per avvenire e continuerà a ripetersi.
Non potete né ignorarlo né dimenticarlo perché l’annuncio del fatto, non ancora avvenuto, è ripetuto senza sosta come se fosse il primo balzo del Pil e non l’ultima e arrischiata soluzione di soccorso e conforto (e di ancora incerta copertura).
<.
La prima grande prova è stata la nuova legge elettorale. Non è venuta bene perché si adatta a una sola Camera (Deputati). Bene. E allora aboliamo l’altra Camera (il Senato). Interessanti le ragioni: risparmieremo gli stipendi. E faremo più in fretta.
Intanto a Palazzo Madama svuotato arriveranno in autobus i senatori non eletti e non pagati, perché sono eletti e pagati altrove, più una ventina di rappresentanti della “società civile” molto onorati ma senza stipendio (il che fa pensare che saranno senatori nel tempo libero e presumibilmente nelle ore serali).
Come ci dice e ripete, con un bel sorriso, il due volte ministro Maria Elena Boschi, (rapporti con il Parlamento e Riforme) “le riforme non possono aspettare“. Ora questa del Senato è come la legge elettorale: è venuta male, ma è fatta. Fai una crocetta sul taccuino e “next”, via la prossima, dirà Renzi-Blair contando all’americana, e facendo sapere che lui va avanti “come un rullo compressore”.
Ma vogliamo perdere un minuto (tranquilli, faremo in fretta) per vedere perché la riforma del Senato (che, come tutti vedono, è una rude abolizione) è venuta male. Il risparmio è nullo.
Bastava tagliare, anche di due terzi, i seggi, ridisegnare costi, spese e pagamenti (debitamente ridotti), per avere un risultato economico molto più grande, ed evitare lo smantellamento di un pezzo della Costituzione.
Non è né vero né falso che una Camera sola lavora più in fretta.
Dipende dai regolamenti, delle singole Camere (al momento totalmente sottoposte alla egemonia dei partiti) regolamenti che non sono stati toccati neppure in un punto. Dipende dalla organizzazione del lavoro che, attualmente, farebbe fallire qualunque impresa, perché ogni ora e ogni minuto di attività alle Camere (adesso si dovrà dire: alla Camera) non dipende dal presidente o dalla presidente del momento.
Dipende dalla decisione della “Conferenza dei capigruppo”. Che vuol dire la volontà e l’umore dei partiti in ogni dato momento.
Ma nulla di tutto ciò ha attratto l’attenzione dei colleghi commentatori e dei lanciatori di telegiornali.
Per esempio Enrico Mentana (La 7) ha celebrato la morte del Senato ricordano i frequenti episodi di comportamento indegno di quella Camera.
Ma mentre lui, Mentana, e molti altri colleghi dello straordinario mondo della informazione, ricordavano, post mortem, le colpe del Senato, alla Camera dei Deputati l’onorevole Bonanno, Lega Nord, già noto per altri delicati interventi, stava sventolando una spigola in aula, invano richiamato dal vicepresidente di turno.
E qui si intravede una buona ragione che, all’improvviso, potrebbe spingere il corridore di fondo Matteo Renzi verso un’altra urgente riforma.
Potrebbe andare dritto a colpire la Camera. Cosa ne dite di una riforma della Camera, allo scopo di sottometterla una volta che il governo, dopo tante implorazioni di Berlusconi, sarà stato finalmente rafforzato (nel senso di più potere e meno controllo)?
Eppure ciò che colpisce di più, nel favoloso mondo di Matteo Renzi è la modestia dell’orizzonte.
Si vede un mondo molto piccolo, con protagonisti molto piccoli (a cominciare dai suoi ministri) che producono conseguenze economiche molto modeste senza badare a quanto possano essere gravi, invece, le conseguenze nella percezione dei cittadini.
(Un governo di incompetenti guidati da un'incompetente - Prof. Giovanni Sartori. -ndt)
Per poter mantenere il ritmo della corsa occorre dare l’impressione di produrre in fretta e moltissimo.
Comincia la frenetica strategia del prendere in basso per dare in basso, prendere ai poveri per dare ai poveri, prendere ai pensionati per dare ai pensionati, spingere fuori e pre-anziani per fare largo ai post-giovani.
Ecco, diventa chiaro il perché della corsa di Matteo Renzi. È come quella dei bersaglieri. Non serve, perché non si combatte correndo. Ma, nelle sfilate, specialmente se le fai molte volte di seguito dando l’impressione di una grande armata, fai spettacolo e la gente, per forza, batte le mani.
Dal Fatto Quotidiano del 6 aprile 2014
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Zagrebelsky: “Ecco la mia proposta sulle Riforme”.
09/04/2014 di triskel182
IN UNA INTERVISTA alla Stampa, precocemente giudicata arrendevole, il professor Gustavo Zagrebelsky, tra i principali animatori dell’appello di Libertà e Giustizia contro “la svolta autoritaria” delle “riforme” renziane, avanza: “Il premier ci ascolti, ho una proposta”. Il “professorone” (così lo ha etichettato assieme al “collega” Stefano Rodotà, il premier Matteo Renzi), in verità fa proposte che poco hanno a che vedere con quelle portate all’attenzione del Senato dal governo: “Dimezzamento dei deputati; due senatori per regione, eletti direttamente tra persone con cursus honorum rispettabile; durata fissa e lunga senza rieleggibilità; poteri rivolti a contrastare la tendenza allo spreco di risorse comuni; controllo sulle nomine pubbliche e d’indagine sui fatti e sulle strutture della corruzione”. Insomma non proprio una proposta che il primo ministro sembra intenzionato ad accogliere.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.
09/04/2014 di triskel182
IN UNA INTERVISTA alla Stampa, precocemente giudicata arrendevole, il professor Gustavo Zagrebelsky, tra i principali animatori dell’appello di Libertà e Giustizia contro “la svolta autoritaria” delle “riforme” renziane, avanza: “Il premier ci ascolti, ho una proposta”. Il “professorone” (così lo ha etichettato assieme al “collega” Stefano Rodotà, il premier Matteo Renzi), in verità fa proposte che poco hanno a che vedere con quelle portate all’attenzione del Senato dal governo: “Dimezzamento dei deputati; due senatori per regione, eletti direttamente tra persone con cursus honorum rispettabile; durata fissa e lunga senza rieleggibilità; poteri rivolti a contrastare la tendenza allo spreco di risorse comuni; controllo sulle nomine pubbliche e d’indagine sui fatti e sulle strutture della corruzione”. Insomma non proprio una proposta che il primo ministro sembra intenzionato ad accogliere.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
error.
Ultima modifica di camillobenso il 09/04/2014, 22:43, modificato 1 volta in totale.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
error
Ultima modifica di camillobenso il 09/04/2014, 22:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Hombres horizontales
(Marco Travaglio).
09/04/2014 di triskel182
Siccome in Italia – come diceva Flaiano – “i fascisti sono una trascurabile maggioranza”, nessun intellettuale (o quasi) riesce a comprendere l’allarme di Zagrebelsky, di Rodotà e degli altri firmatari dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria”.
Infatti, dopo una settimana di ostracismo su tutti i tg e i giornali (tranne il nostro), l’appello e i suoi firmatari sono diventati il bersaglio di attacchi concentrici, insulti plenari e scomuniche trasversali che vanno dalla destra al centro alla sinistra.
“Professoroni”, “tromboni”, “parrucconi”, “conservatori” (che – almeno a proposito della Costituzione del 1948 – è un meraviglioso complimento). Nessuno – a parte Michele Ainis sul Corriere – ha risposto nel merito alle loro obiezioni. Quasi tutti le hanno falsificate e caricaturate per poterle meglio ignorare e demolire.
Qualcuno ha detto che è ridicolo definire “autoritaria” la riforma del Senato: infatti non è solo a quella che si riferisce l’appello, ma a un insieme di riforme scritte o annunciate che vanno tutte nella direzione di una democrazia verticale, sempre meno partecipata, dunque non più democratica.
Proviamo a immaginare come sarebbe l’Italia fra qualche anno se tutto ciò che Renzi e i suoi alleati sparsi qua e là (Berlusconi, Casini, Alfano, qualche ex-M5S) hanno in mente diventasse legge.
Il presidente della Repubblica sarà eletto (ancora) da un Parlamento di nominati.
(Questo non è detto perché anche Travaglio dimentica che Renzi si è pronunciato a favore del presidenzialismo non più tardi di due anni fa. A spingere ancora oggi in questa direzione è Berlusconi -ndt)
La Camera sarà (ancora) formata da deputati scelti da 3-4 segretari, padroni assoluti dei propri partiti con leadership sempre più personali e carismatiche, tagliando fuori qualunque minoranza che non voglia coalizzarsi e non superi l’8% o qualunque coalizione che non salti l’ostacolo del 12%.
Il Senato, privo di poteri, sarà formato da governatori, consiglieri regionali, sindaci e amici del capo dello Stato, eletti per fare tutt’altro o non eletti tout court.
Il premier sarà il boss dell’unico ramo del Parlamento che ancora può impensierirlo grazie a un premio di maggioranza mostruoso, che regala il 53% dei deputati anche se il partito-guida della coalizione vincente ha solo il 20% dei voti validi (cioè il 12-13% degli elettori), e incasserà entro 60 giorni il via libera obbligatorio a qualunque suo disegno di legge. Le province cambieranno soltanto nome e, a loro volta, non saranno più elettive, ma nominate dai soliti noti.
Poi, se tutto va bene, si provvederà a rafforzare vieppiù i poteri del premier, consentendogli di sfiduciare i ministri quando pare a lui.
Uno comanderà e gli altri eseguiranno, in un sistema mostruoso dove il potere sarà concentrato in pochissime mani (perlopiù due) e diventerà difficilmente scalabile e contendibile.
Cosa resterà dei checks and balances, cioè dei pesi e dei contrappesi previsti dai testi sacri della democrazia liberale, dove i poteri sono separati e si controllano e si bilanciano l’uno con l’altro? Poco o nulla.
Chi cita i sistemi presidenzialisti francese o americano non sa quel che dice: lì può addirittura capitare che il primo ministro o il presidente si ritrovino un Parlamento di colore opposto al loro.
Cosa che in Italia sarebbe impensabile.
Ma l’allarme sulla “svolta autoritaria” insita in questo accrocco di controriforme cade nel vuoto proprio perché l’Italia è già dominata da culture autoritarie: l’intellighenzia è cortigiana dal Rinascimento (anche se al posto di Lorenzo il Magnifico ci sono Renzi, la Boschi e Verdini).
La democrazia verticale, per affermarsi, necessita di intellettuali orizzontali.
L’anno scorso stuoli di giuristi di corte accorsero festosi alla chiamata di Napolitano&Letta per arruolarsi in comitati di “saggi” incaricati di devastare la Costituzione: e a nessuno venne in mente che quello scapicollarsi a Palazzo era la negazione del ruolo dell’intellettuale.
Infatti Zagrebelsky, Rodotà & C. vengono scomunicati dai “colleghi” proprio perché non s’intruppano al servizio del potere: non sono abbastanza governativi.
“Un giorno – per dirla ancora con Flaiano – il fascismo sarà curato con la psicoanalisi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.
(Marco Travaglio).
09/04/2014 di triskel182
Siccome in Italia – come diceva Flaiano – “i fascisti sono una trascurabile maggioranza”, nessun intellettuale (o quasi) riesce a comprendere l’allarme di Zagrebelsky, di Rodotà e degli altri firmatari dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria”.
Infatti, dopo una settimana di ostracismo su tutti i tg e i giornali (tranne il nostro), l’appello e i suoi firmatari sono diventati il bersaglio di attacchi concentrici, insulti plenari e scomuniche trasversali che vanno dalla destra al centro alla sinistra.
“Professoroni”, “tromboni”, “parrucconi”, “conservatori” (che – almeno a proposito della Costituzione del 1948 – è un meraviglioso complimento). Nessuno – a parte Michele Ainis sul Corriere – ha risposto nel merito alle loro obiezioni. Quasi tutti le hanno falsificate e caricaturate per poterle meglio ignorare e demolire.
Qualcuno ha detto che è ridicolo definire “autoritaria” la riforma del Senato: infatti non è solo a quella che si riferisce l’appello, ma a un insieme di riforme scritte o annunciate che vanno tutte nella direzione di una democrazia verticale, sempre meno partecipata, dunque non più democratica.
Proviamo a immaginare come sarebbe l’Italia fra qualche anno se tutto ciò che Renzi e i suoi alleati sparsi qua e là (Berlusconi, Casini, Alfano, qualche ex-M5S) hanno in mente diventasse legge.
Il presidente della Repubblica sarà eletto (ancora) da un Parlamento di nominati.
(Questo non è detto perché anche Travaglio dimentica che Renzi si è pronunciato a favore del presidenzialismo non più tardi di due anni fa. A spingere ancora oggi in questa direzione è Berlusconi -ndt)
La Camera sarà (ancora) formata da deputati scelti da 3-4 segretari, padroni assoluti dei propri partiti con leadership sempre più personali e carismatiche, tagliando fuori qualunque minoranza che non voglia coalizzarsi e non superi l’8% o qualunque coalizione che non salti l’ostacolo del 12%.
Il Senato, privo di poteri, sarà formato da governatori, consiglieri regionali, sindaci e amici del capo dello Stato, eletti per fare tutt’altro o non eletti tout court.
Il premier sarà il boss dell’unico ramo del Parlamento che ancora può impensierirlo grazie a un premio di maggioranza mostruoso, che regala il 53% dei deputati anche se il partito-guida della coalizione vincente ha solo il 20% dei voti validi (cioè il 12-13% degli elettori), e incasserà entro 60 giorni il via libera obbligatorio a qualunque suo disegno di legge. Le province cambieranno soltanto nome e, a loro volta, non saranno più elettive, ma nominate dai soliti noti.
Poi, se tutto va bene, si provvederà a rafforzare vieppiù i poteri del premier, consentendogli di sfiduciare i ministri quando pare a lui.
Uno comanderà e gli altri eseguiranno, in un sistema mostruoso dove il potere sarà concentrato in pochissime mani (perlopiù due) e diventerà difficilmente scalabile e contendibile.
Cosa resterà dei checks and balances, cioè dei pesi e dei contrappesi previsti dai testi sacri della democrazia liberale, dove i poteri sono separati e si controllano e si bilanciano l’uno con l’altro? Poco o nulla.
Chi cita i sistemi presidenzialisti francese o americano non sa quel che dice: lì può addirittura capitare che il primo ministro o il presidente si ritrovino un Parlamento di colore opposto al loro.
Cosa che in Italia sarebbe impensabile.
Ma l’allarme sulla “svolta autoritaria” insita in questo accrocco di controriforme cade nel vuoto proprio perché l’Italia è già dominata da culture autoritarie: l’intellighenzia è cortigiana dal Rinascimento (anche se al posto di Lorenzo il Magnifico ci sono Renzi, la Boschi e Verdini).
La democrazia verticale, per affermarsi, necessita di intellettuali orizzontali.
L’anno scorso stuoli di giuristi di corte accorsero festosi alla chiamata di Napolitano&Letta per arruolarsi in comitati di “saggi” incaricati di devastare la Costituzione: e a nessuno venne in mente che quello scapicollarsi a Palazzo era la negazione del ruolo dell’intellettuale.
Infatti Zagrebelsky, Rodotà & C. vengono scomunicati dai “colleghi” proprio perché non s’intruppano al servizio del potere: non sono abbastanza governativi.
“Un giorno – per dirla ancora con Flaiano – il fascismo sarà curato con la psicoanalisi”.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2014.
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Re: Fermiamo la svolta autoritaria
Occorreva che materialmente il tempo passasse per far capire ai sostenitori (di sinistra ex Pci sostenitori del Pd ad oltranza) che Enrico Letta non era la persona adatta a governare la fase post voto nell’aprile del 2013. Ci sono voluti 10 mesi, ma lo si può ritenere un tempo assai breve se paragonato ai 19 anni che hanno impiegato quei 6,5 milioni di “moderati”, senza particolare attrazione, di destra, per capire chi fosse realmente Berlusconi.
Lo stesso dicasi mesi prima con Monti. Hanno dovuto toccare con mano che Monti e Letta non erano in grado di piegare i giochi della casta.
Adesso ci si può chiedere tranquillamente: “Ma Bersani avrebbe potuto fare peggio di Letta?”
Penso di no, anche se l’ho sempre ritenuto non adatto ad un ruolo di premier in tempi travagliati.
Rispetto a Letta, ad esempio, non avrebbe mai accettato il compromesso con il Caimano.
Bersani era stato convinto dal Pd ad allearsi con il “centro” di Casini e poi Monti. Ma con Berlusconi proprio no. Anche perché per una ragione anagrafica, non aveva partecipato agli accordi di spartizione del potere fatti con gli esponenti di FI 1.0 del 1994. Bersani ha ancora leggere tracce di globuli rossi nel sangue.
Diventa di conseguenza incomprensibile il fatto che Napolitano abbia abbandonato l’ex segretario Pd al suo destino, mentre con Letta, che fa parte dei poteri forti, lo ha messo sotto la sua ala protettrice al punto che qualcuno ha definitivo il governo precedente come un governo Napolitano.
Perché allora Letta sì e Bersani no.
Bersani avrebbe fatto meglio di Letta nipote, ma ai piani alti proferivano l’uomo dei poteri forti.
Rimane poi l’incognita, dove nessuno ne parla più, di capire chi sono stati in realtà i 101/150 del Pd che hanno sbarrato la strada a Prodi sulla via per la presidenza della Repubblica. Neppure il turbo premier si è mai affrettato o interessato di sapere chi fossero i 101/150 clandestini che hanno bloccato Prodi per far tornare il fedele Napolitano.
Come rimane molto discutibile l’incarico ai saggi per interessarsi della Costituzione, da parte del tandem Napolitano –Letta.
Berlusconi accetta di appoggiare Letta sapendo dell’imminente giudizio della Cassazione in cui verrà condannato per la prima volta. Poi si muove perché tutto venga tramutato in grazia.
Dopo l’espulsione dal Senato si disimpegna dal governo Letta. Il rimpasto di governo che ottiene la fiducia nel dopo sostegno Berlusconi dura poco più di un mese. All’improvviso entra in gioco Renzi che pugnala Letta e vara un suo governo. Napolitano ufficialmente non ha fatto una piega. Silenzio assoluto.
Da chi è arrivato l’ordine per sostituire Letta con Renzi???
Lo stesso dicasi mesi prima con Monti. Hanno dovuto toccare con mano che Monti e Letta non erano in grado di piegare i giochi della casta.
Adesso ci si può chiedere tranquillamente: “Ma Bersani avrebbe potuto fare peggio di Letta?”
Penso di no, anche se l’ho sempre ritenuto non adatto ad un ruolo di premier in tempi travagliati.
Rispetto a Letta, ad esempio, non avrebbe mai accettato il compromesso con il Caimano.
Bersani era stato convinto dal Pd ad allearsi con il “centro” di Casini e poi Monti. Ma con Berlusconi proprio no. Anche perché per una ragione anagrafica, non aveva partecipato agli accordi di spartizione del potere fatti con gli esponenti di FI 1.0 del 1994. Bersani ha ancora leggere tracce di globuli rossi nel sangue.
Diventa di conseguenza incomprensibile il fatto che Napolitano abbia abbandonato l’ex segretario Pd al suo destino, mentre con Letta, che fa parte dei poteri forti, lo ha messo sotto la sua ala protettrice al punto che qualcuno ha definitivo il governo precedente come un governo Napolitano.
Perché allora Letta sì e Bersani no.
Bersani avrebbe fatto meglio di Letta nipote, ma ai piani alti proferivano l’uomo dei poteri forti.
Rimane poi l’incognita, dove nessuno ne parla più, di capire chi sono stati in realtà i 101/150 del Pd che hanno sbarrato la strada a Prodi sulla via per la presidenza della Repubblica. Neppure il turbo premier si è mai affrettato o interessato di sapere chi fossero i 101/150 clandestini che hanno bloccato Prodi per far tornare il fedele Napolitano.
Come rimane molto discutibile l’incarico ai saggi per interessarsi della Costituzione, da parte del tandem Napolitano –Letta.
Berlusconi accetta di appoggiare Letta sapendo dell’imminente giudizio della Cassazione in cui verrà condannato per la prima volta. Poi si muove perché tutto venga tramutato in grazia.
Dopo l’espulsione dal Senato si disimpegna dal governo Letta. Il rimpasto di governo che ottiene la fiducia nel dopo sostegno Berlusconi dura poco più di un mese. All’improvviso entra in gioco Renzi che pugnala Letta e vara un suo governo. Napolitano ufficialmente non ha fatto una piega. Silenzio assoluto.
Da chi è arrivato l’ordine per sostituire Letta con Renzi???
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