ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Romag
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ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Romag
La candidatura alla segreteria redionale PD emilia romagna dell' Avvocato Antonio Mumolo avvocato di strada uomo della sinistra bolognese
è IMPORTANTE per una città BOLOGNA che è stata la città che ha tradito la propria memoria storica con il blarismo e il mercantilismo neoliberista.
Questo IMPORTANTE appello :
APPELLO PER CAMBIARE IL DECRETO LAVORO
porta la firma anche dell' avvocato Mumolo
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“Il decreto lavoro del Governo contraddice alcuni principi cardine del jobs-act annunciato da Renzi: invece di ridurre le forme contrattuali, con la liberalizzazione del contratto a termine rafforza il precariato, provoca un ulteriore frammentazione dei contratti di lavoro e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato, in violazione delle discipline dell’Unione europea”. Lo afferma Salvatore Tesoriero, coordinatore dell’area civatiana di Bologna, che con il prof. Luigi Mariucci ha preparato un appello che chiede modifiche strutturali al decreto lavoro del Governo.
“Con il nostro appello, firmato tra gli altri dal candidato alla segreteria regionale Antonio Mumolo e dai parlamentari Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice, chiediamo al PD Bologna di convocare una apposita direzione provinciale nella quale si possa discutere del decreto lavoro. L’obiettivo – conclude Tesoriero – è ottenere l’impegno da parte del partito bolognese a sostenere le istanze di modifica del decreto”.
Appello per cambiare il decreto lavoro
Il Jobs Act annunciato da Renzi nel gennaio 2014 prevedeva la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Con il decreto lavoro si fa il contrario. Si incentivano oltre misura il lavoro a termine e il lavoro interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a tre anni, senza alcun vincolo alla assunzione definitiva. Si impoverisce di contenuti formativi l’apprendistato, eliminando anche qui ogni vincolo alla assunzione definitiva.
In questo modo non si contrasta ma si rafforza la precarietà. Si contraddicono le direttive della Unione Europea. Non si favoriscono affatto le imprese virtuose, quelle che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma si premiano i comportamenti abusivi tipici di quelle pratiche aziendali che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Si aggiunga che già ora il contratto a termine costituisce il 70% delle assunzioni: quel dato prevedibilmente crescerà in virtù delle proroghe frazionate per mesi, e magari verrà spacciato come successo della “sperimentazione” la ulteriore cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione.
Perciò il decreto è tutt’altro che “intoccabile”. Va invece cambiato radicalmente. Chiediamo che lo faccia anzitutto il governo, ancora prima dell’esame parlamentare. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e solo se la mancanza di una giustificazione causale è collegata a un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cause che impediscono l’assunzione definitiva. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e l’incentivazione fiscale e contributiva della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione.
Solo a queste condizioni il decreto potrà essere convertito in Parlamento senza contraddire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega.
Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile.
Bologna, 2 aprile 2014
Luigi Mariucci – Salvatore Tesoriero – Sandra Zampa – Sergio Lo Giudice – Antonio Mumolo – Teresa Marzocchi – Elly Schlein – Alessandro Galatioto – Sonia Camprini – Paolo Serra – Sonia Camprini – Tiziana Gentili – Monia Negusini – Emanuela Torchi
è IMPORTANTE per una città BOLOGNA che è stata la città che ha tradito la propria memoria storica con il blarismo e il mercantilismo neoliberista.
Questo IMPORTANTE appello :
APPELLO PER CAMBIARE IL DECRETO LAVORO
porta la firma anche dell' avvocato Mumolo
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“Il decreto lavoro del Governo contraddice alcuni principi cardine del jobs-act annunciato da Renzi: invece di ridurre le forme contrattuali, con la liberalizzazione del contratto a termine rafforza il precariato, provoca un ulteriore frammentazione dei contratti di lavoro e l’impoverimento del contenuto formativo dell’apprendistato, in violazione delle discipline dell’Unione europea”. Lo afferma Salvatore Tesoriero, coordinatore dell’area civatiana di Bologna, che con il prof. Luigi Mariucci ha preparato un appello che chiede modifiche strutturali al decreto lavoro del Governo.
“Con il nostro appello, firmato tra gli altri dal candidato alla segreteria regionale Antonio Mumolo e dai parlamentari Sandra Zampa e Sergio Lo Giudice, chiediamo al PD Bologna di convocare una apposita direzione provinciale nella quale si possa discutere del decreto lavoro. L’obiettivo – conclude Tesoriero – è ottenere l’impegno da parte del partito bolognese a sostenere le istanze di modifica del decreto”.
Appello per cambiare il decreto lavoro
Il Jobs Act annunciato da Renzi nel gennaio 2014 prevedeva la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Con il decreto lavoro si fa il contrario. Si incentivano oltre misura il lavoro a termine e il lavoro interinale, prevedendo ben otto proroghe senza giustificazione fino a tre anni, senza alcun vincolo alla assunzione definitiva. Si impoverisce di contenuti formativi l’apprendistato, eliminando anche qui ogni vincolo alla assunzione definitiva.
In questo modo non si contrasta ma si rafforza la precarietà. Si contraddicono le direttive della Unione Europea. Non si favoriscono affatto le imprese virtuose, quelle che investono sulla qualità del lavoro e della produzione, ma si premiano i comportamenti abusivi tipici di quelle pratiche aziendali che fondano la cattiva gestione delle risorse umane sul reiterato ricatto occupazionale. Si aggiunga che già ora il contratto a termine costituisce il 70% delle assunzioni: quel dato prevedibilmente crescerà in virtù delle proroghe frazionate per mesi, e magari verrà spacciato come successo della “sperimentazione” la ulteriore cannibalizzazione delle forme corrette di assunzione.
Perciò il decreto è tutt’altro che “intoccabile”. Va invece cambiato radicalmente. Chiediamo che lo faccia anzitutto il governo, ancora prima dell’esame parlamentare. Non basta una mediazione al ribasso che si limiti a ridurre il numero delle proroghe. Va cambiata la struttura del provvedimento. Il contratto a termine senza una giustificazione obiettiva è di per sé una anomalia: questa può essere prevista solo per casi specifici (ad esempio le microaziende) e solo se la mancanza di una giustificazione causale è collegata a un congruo termine minimo di durata. Le proroghe, in numero limitato, vanno ammesse agganciandole a un obbligo di motivazione delle cause che impediscono l’assunzione definitiva. Al tempo stesso vanno rafforzati il diritto di precedenza del lavoratore a termine rispetto a successive assunzioni a tempo indeterminato e l’incentivazione fiscale e contributiva della stabilizzazione. Inoltre vanno introdotti efficaci controlli dei servizi pubblici per impedire che la reiterazione del termine sia adottata come pratica sistematica a fini di pura elusione della legge. Nell’apprendistato vanno ripristinati l’obbligo della formazione trasversale e i vincoli alla assunzione definitiva di una percentuale di apprendisti come condizione di nuove assunzioni, salvo motivazione.
Solo a queste condizioni il decreto potrà essere convertito in Parlamento senza contraddire in partenza il progetto di razionalizzazione e riunificazione del mercato del lavoro annunciato dal disegno di legge delega.
Il tutto nella consapevolezza che non saranno comunque le regole sui contratti a creare nuova e buona occupazione, fino a quando non si prenderanno misure incisive per rianimare la domanda interna e riavviare un ciclo di crescita compatibile.
Bologna, 2 aprile 2014
Luigi Mariucci – Salvatore Tesoriero – Sandra Zampa – Sergio Lo Giudice – Antonio Mumolo – Teresa Marzocchi – Elly Schlein – Alessandro Galatioto – Sonia Camprini – Paolo Serra – Sonia Camprini – Tiziana Gentili – Monia Negusini – Emanuela Torchi
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
"Staccare la luce e l'acqua agli immobili occupati": il piano di Renzi fa infuriare i movimenti
L'articolo 5 del provvedimenti presentato ieri in Consiglio dei Ministri impedisce di chiedere l'allacciamento alle utenze e la residenza per chi vive in case occupate
Una giornata di manifestazione dei movimenti (foto archivio)
Non si potrà chiedere la residenza né l'allacciamento ai pubblici servizi. Si preannuncia come una stretta sulle occupazioni, l'articolo 5 del decreto del Piano Casa presentato ieri in Consiglio dei Ministri. La notizia ha sollevato la protesta dei movimenti che, proprio ieri pomeriggio, erano in piazza di Montecitorio per protestare contro i provvedimenti sulla casa e sul lavoro del governo Renzi. Per i movimenti si tratta di un “violentissimo attacco dal governo Renzi”. Come lamentano gli occupanti l'articolo ha valenza “retroattiva” predisponendo “l’assoluto divieto a concedere le residenze e gli allacci delle utenze negli spazi abitativi occupati abusivamente”.
Per i movimenti si tratta di un vero e proprio attacco alle occupazioni abitative definite “l'unica risposta” all'emergenza abitativa. “Un provvedimento pesante che interpretiamo come una diretta minaccia di sgomberi generalizzati in tutta la penisola che si allinea con le decine di misure cautelari che nei giorni scorsi hanno colpito gli attivisti e le attiviste dei movimenti sociali contro precarietà e austerity” continua la nota.
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Oltre all'articolo 5 che affronta direttamente il tema delle occupazioni i movimenti bocciano senza appello l'intera proposta del governo Renzi. “Ci siamo mobilitati contro il percorso tracciato da Lupi, che secondo noi è una miscela di pietismo peloso e di nuove regalie per le banche ed i costruttori, di sostegno alla proprietà ed al mercato, un pacchetto edilizio. Un pacchetto salutato con gioia dalla lega delle cooperative e dalla confcooperative, vere regine dell’edilizia agevolata, dagli istituti di credito e dai signori del mattone in accordo con i sindacati complici degli edili” continuano gli attivisti che ricordano gli incontri effettuati negli scorsi mesi proprio con il ministro Lupi, allora nel governo Letta. “Ciò che viene proposto va contro quelle richieste” scrivono. “Adesso è più chiaro perché chi rivendica il diritto alla casa diventa pericoloso socialmente” scrivono alludendo alle motivazioni degli arresti del mese scorso. Annunciati per i prossimi giorni manifestazioni fuori dalle Prefetture, gli enti locali e il parlamento.
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PROGETTO MELTIN POT
Reggio Emilia – Ottenuta residenza nella casa occupata da alcuni migranti provenienti dalla Libia
A Reggio Emilia, così come in tante altre città d’Italia, una volta decretata la fine del Piano “Emergenza Nordafrica”, molti migranti che si trovavano alloggiati presso strutture comunali si sono ritrovati in strada. Milioni e milioni di euro spesi per gestire quella che avrebbe dovuto essere l’accoglienza e che in molti casi è stato invece un vero business, senza garantire percorsi di vera tutela e di inserimento nel territorio.
Delle quasi 200 persone arrivate nella provincia di Reggio Emilia c’è chi ha scelto di tentare la fortuna in altri paesi europei rimanendo poi ingabbiato nel regolamento di Dublino, chi si è trasferito in altre città e chi è andato ad ingrossare la manodopera sfruttata nella campagne del sud durante le raccolte. Altri sono rimasti sul territorio. Chi è stato più fortunato ha trovato ospitalità presso qualche amico in città, qualcuno è alloggiato al dormitorio, altri vivono in luoghi abbandonati, ed alcuni stanchi di passare il giorno e le notti in strada il 28 aprile del 2013, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello di avere una casa, occupando uno stabile lasciato all’abbandono da oltre vent’anni.
Con il sostegno dell’associazione Città Migrante e grazie alla solidarietà di molti sono iniziati una serie di lavori, tutt’ora in corso, per cercare di rendere il più abitabile possibile lo stabile.
A inizio novembre 2013 gli occupanti della casa chiedono l’iscrizione anagrafica nel comune di Reggio Emilia, essendo stabili da tempo e volendo usufruire di tutti i diritti che ne sono connessi. Prima di tutto il medico.
La domanda di residenza viene protocollata. Dopo poco tempo l’operatore del comune si reca nell’abitazione per verificare se effettivamente le persone dimorano nel luogo indicato. Durante la visita, gli occupanti mostrano la casa e quando viene chiesto loro a che titolo si trovano nell’abitazione, i migranti spiegano le ragioni dell’occupazione.
Passati i 45 giorni previsti dalla normativa per gli accertamenti, i migranti si recano in anagrafe per richiedere la Carta d’identità. In quell’occasione vengono a conoscenza che non è stata accolta l’istanza. Da lì a pochi giorni ricevono la raccomandata : “non sarà possibile procedere all’accoglimento dell’istanza poiché l’accertamento effettuato non è sufficiente a dimostrare la sussistenza della dimora abituale all’indirizzo su indicato” e di presentare “eventuali comunicazioni scritte corredate da idonea documentazione comprovante la dimora abituale (Es. rogito, contratto di affitto, ricevute di pagamento utenze ecc..)”
L’avvocato che collabora con l’associazione Città Migrante invia immediatamente le comunicazioni all’anagrafe che dimostrano come i signori in oggetto vivono effettivamente nell’abitazione indicata ribadendo inoltre che “in tema di residenza anagrafica ex articolo 43 cc, la giurisprudenza è univoca nel ritenere che la residenza di una persona è determinata dalla sua abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, ossia dall’elemento obiettivo della permanenza in tale luogo e dall’elemento soggettivo della volontà di abitarvi stabilmente, rilevata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali, la cui prova può essere fornita con ogni mezzo”.
In seguito alle osservazioni da parte dell’avvocato il dirigente anagrafe del comune di Reggio Emilia invia nota nella quale è scritto che si sospendono i termini del procedimento di residenza in attesa dell’acquisizione del parere della Prefettura come organo di vigilanza sulle anagrafi in quanto i signori “ non hanno alcun titolo che consenta di ritenere la loro presenza in esso se non meramente occasionale”.
L’associazione Città Migrante rende pubblica la questione della negata residenza organizzando un dibattito, in collaborazione con gli avvocati di strada di Reggio Emilia, che sollevi il tema in generale della residenza partendo da questo caso specifico.
A pochi giorni di distanza dall’iniziativa, l’anagrafe effettua un ulteriore controllo presso lo stabile e verifica come i signori dimorino effettivamente ancora nello stesso luogo. In seguito a questo arriva la nota che “le pratiche di trasferimento di residenza sono state concluse positivamente”. Ad oggi i migranti provenienti dalla Libia che si sono riappropriati del diritto all’abitare sono iscritti nell’anagrafe del comune di Reggio Emilia nello stabile che hanno occupato.
Grazie alle battaglie e agli interventi messi in campo la Carta di Lampedusa si fa azione:
La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.
Gli interventi del dibattito:
Avv. Alessandra Scaglioni – Avvocato di strada Reggio Emilia
Stato di necessità e vita in una casa occupata. La tutela del “cittadino debole”
Avv. Antonio Mumolo – Avvocato di strada Bologna
L’esperienza di Bologna come riconoscimento effettivo del diritto alla residenza
L'articolo 5 del provvedimenti presentato ieri in Consiglio dei Ministri impedisce di chiedere l'allacciamento alle utenze e la residenza per chi vive in case occupate
Una giornata di manifestazione dei movimenti (foto archivio)
Non si potrà chiedere la residenza né l'allacciamento ai pubblici servizi. Si preannuncia come una stretta sulle occupazioni, l'articolo 5 del decreto del Piano Casa presentato ieri in Consiglio dei Ministri. La notizia ha sollevato la protesta dei movimenti che, proprio ieri pomeriggio, erano in piazza di Montecitorio per protestare contro i provvedimenti sulla casa e sul lavoro del governo Renzi. Per i movimenti si tratta di un “violentissimo attacco dal governo Renzi”. Come lamentano gli occupanti l'articolo ha valenza “retroattiva” predisponendo “l’assoluto divieto a concedere le residenze e gli allacci delle utenze negli spazi abitativi occupati abusivamente”.
Per i movimenti si tratta di un vero e proprio attacco alle occupazioni abitative definite “l'unica risposta” all'emergenza abitativa. “Un provvedimento pesante che interpretiamo come una diretta minaccia di sgomberi generalizzati in tutta la penisola che si allinea con le decine di misure cautelari che nei giorni scorsi hanno colpito gli attivisti e le attiviste dei movimenti sociali contro precarietà e austerity” continua la nota.
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Oltre all'articolo 5 che affronta direttamente il tema delle occupazioni i movimenti bocciano senza appello l'intera proposta del governo Renzi. “Ci siamo mobilitati contro il percorso tracciato da Lupi, che secondo noi è una miscela di pietismo peloso e di nuove regalie per le banche ed i costruttori, di sostegno alla proprietà ed al mercato, un pacchetto edilizio. Un pacchetto salutato con gioia dalla lega delle cooperative e dalla confcooperative, vere regine dell’edilizia agevolata, dagli istituti di credito e dai signori del mattone in accordo con i sindacati complici degli edili” continuano gli attivisti che ricordano gli incontri effettuati negli scorsi mesi proprio con il ministro Lupi, allora nel governo Letta. “Ciò che viene proposto va contro quelle richieste” scrivono. “Adesso è più chiaro perché chi rivendica il diritto alla casa diventa pericoloso socialmente” scrivono alludendo alle motivazioni degli arresti del mese scorso. Annunciati per i prossimi giorni manifestazioni fuori dalle Prefetture, gli enti locali e il parlamento.
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PROGETTO MELTIN POT
Reggio Emilia – Ottenuta residenza nella casa occupata da alcuni migranti provenienti dalla Libia
A Reggio Emilia, così come in tante altre città d’Italia, una volta decretata la fine del Piano “Emergenza Nordafrica”, molti migranti che si trovavano alloggiati presso strutture comunali si sono ritrovati in strada. Milioni e milioni di euro spesi per gestire quella che avrebbe dovuto essere l’accoglienza e che in molti casi è stato invece un vero business, senza garantire percorsi di vera tutela e di inserimento nel territorio.
Delle quasi 200 persone arrivate nella provincia di Reggio Emilia c’è chi ha scelto di tentare la fortuna in altri paesi europei rimanendo poi ingabbiato nel regolamento di Dublino, chi si è trasferito in altre città e chi è andato ad ingrossare la manodopera sfruttata nella campagne del sud durante le raccolte. Altri sono rimasti sul territorio. Chi è stato più fortunato ha trovato ospitalità presso qualche amico in città, qualcuno è alloggiato al dormitorio, altri vivono in luoghi abbandonati, ed alcuni stanchi di passare il giorno e le notti in strada il 28 aprile del 2013, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello di avere una casa, occupando uno stabile lasciato all’abbandono da oltre vent’anni.
Con il sostegno dell’associazione Città Migrante e grazie alla solidarietà di molti sono iniziati una serie di lavori, tutt’ora in corso, per cercare di rendere il più abitabile possibile lo stabile.
A inizio novembre 2013 gli occupanti della casa chiedono l’iscrizione anagrafica nel comune di Reggio Emilia, essendo stabili da tempo e volendo usufruire di tutti i diritti che ne sono connessi. Prima di tutto il medico.
La domanda di residenza viene protocollata. Dopo poco tempo l’operatore del comune si reca nell’abitazione per verificare se effettivamente le persone dimorano nel luogo indicato. Durante la visita, gli occupanti mostrano la casa e quando viene chiesto loro a che titolo si trovano nell’abitazione, i migranti spiegano le ragioni dell’occupazione.
Passati i 45 giorni previsti dalla normativa per gli accertamenti, i migranti si recano in anagrafe per richiedere la Carta d’identità. In quell’occasione vengono a conoscenza che non è stata accolta l’istanza. Da lì a pochi giorni ricevono la raccomandata : “non sarà possibile procedere all’accoglimento dell’istanza poiché l’accertamento effettuato non è sufficiente a dimostrare la sussistenza della dimora abituale all’indirizzo su indicato” e di presentare “eventuali comunicazioni scritte corredate da idonea documentazione comprovante la dimora abituale (Es. rogito, contratto di affitto, ricevute di pagamento utenze ecc..)”
L’avvocato che collabora con l’associazione Città Migrante invia immediatamente le comunicazioni all’anagrafe che dimostrano come i signori in oggetto vivono effettivamente nell’abitazione indicata ribadendo inoltre che “in tema di residenza anagrafica ex articolo 43 cc, la giurisprudenza è univoca nel ritenere che la residenza di una persona è determinata dalla sua abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, ossia dall’elemento obiettivo della permanenza in tale luogo e dall’elemento soggettivo della volontà di abitarvi stabilmente, rilevata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali, la cui prova può essere fornita con ogni mezzo”.
In seguito alle osservazioni da parte dell’avvocato il dirigente anagrafe del comune di Reggio Emilia invia nota nella quale è scritto che si sospendono i termini del procedimento di residenza in attesa dell’acquisizione del parere della Prefettura come organo di vigilanza sulle anagrafi in quanto i signori “ non hanno alcun titolo che consenta di ritenere la loro presenza in esso se non meramente occasionale”.
L’associazione Città Migrante rende pubblica la questione della negata residenza organizzando un dibattito, in collaborazione con gli avvocati di strada di Reggio Emilia, che sollevi il tema in generale della residenza partendo da questo caso specifico.
A pochi giorni di distanza dall’iniziativa, l’anagrafe effettua un ulteriore controllo presso lo stabile e verifica come i signori dimorino effettivamente ancora nello stesso luogo. In seguito a questo arriva la nota che “le pratiche di trasferimento di residenza sono state concluse positivamente”. Ad oggi i migranti provenienti dalla Libia che si sono riappropriati del diritto all’abitare sono iscritti nell’anagrafe del comune di Reggio Emilia nello stabile che hanno occupato.
Grazie alle battaglie e agli interventi messi in campo la Carta di Lampedusa si fa azione:
La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.
Gli interventi del dibattito:
Avv. Alessandra Scaglioni – Avvocato di strada Reggio Emilia
Stato di necessità e vita in una casa occupata. La tutela del “cittadino debole”
Avv. Antonio Mumolo – Avvocato di strada Bologna
L’esperienza di Bologna come riconoscimento effettivo del diritto alla residenza
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
Roma, scontri a corteo per diritto alla casa
Trenta feriti nelle cariche, uno è grave
Uova, arance, bottiglie e petardi contro le forze dell'ordine in via Veneto. Il Viminale: "Sei fermi"
Un manifestante perde alcune dita di una mano mentre cerca di lanciare una bomba carta
Roma, scontri a corteo per diritto alla casa Trenta feriti nelle cariche, uno è grave
Scontri e cariche delle forze dell’ordine in via Veneto nei pressi del ministero del Welfare. Dopo un lancio di oggetti, bottiglie e petardi contro i blindati sono iniziati gli scontri e poi le cariche. Un manifestante è rimasto ferito gravemente a una mano dopo l’esplosione di un petardo che stava per lanciare (video dei soccorsi). Il bilancio degli scontri parla di circa trenta feriti tra polizia e partecipanti al corteo. Il Viminale: "Due cariche e sei fermati" (video di Irene Buscemi e Paola Mentuccia)
Trenta feriti nelle cariche, uno è grave
Uova, arance, bottiglie e petardi contro le forze dell'ordine in via Veneto. Il Viminale: "Sei fermi"
Un manifestante perde alcune dita di una mano mentre cerca di lanciare una bomba carta
Roma, scontri a corteo per diritto alla casa Trenta feriti nelle cariche, uno è grave
Scontri e cariche delle forze dell’ordine in via Veneto nei pressi del ministero del Welfare. Dopo un lancio di oggetti, bottiglie e petardi contro i blindati sono iniziati gli scontri e poi le cariche. Un manifestante è rimasto ferito gravemente a una mano dopo l’esplosione di un petardo che stava per lanciare (video dei soccorsi). Il bilancio degli scontri parla di circa trenta feriti tra polizia e partecipanti al corteo. Il Viminale: "Due cariche e sei fermati" (video di Irene Buscemi e Paola Mentuccia)
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
Corteo Roma, scontri davanti al ministero del Welfare. Trenta feriti, uno grave
Un gruppo di manifestanti incappucciati si è staccato dalla testa del corteo e ha tirato oggetti e fumogeni contro i blindati posti all’entrata di via Veneto. La polizia ha risposto con un lancio di lacrimogeni e con cariche
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 aprile 2014Commenti (663)
Prima il lancio di uova e oggetti contro i ministeri. Poi le bombe carta contro i blindati. Infine la risposta delle forze dell’ordine, con scontri e cariche in via Veneto nei pressi del ministero del Welfare. Bilancio: un manifestante ferito gravemente a una mano per lo scoppio di un grosso petardo, una ventina di contusi tra poliziotti e carabinieri, 14 secondo la Questura (il più grave ha un’ustione ad una gamba provocata probabilmente dall’esplosione di una bomba carta; ferito anche un funzionario di polizia), e almeno sette manifestanti e un giornalista dell’agenzia stampa Agi. l cronista è stato colpito alla testa ma non ha avuto bisogno di far ricorso alle cure mediche. Il Viminale conferma al momento sei fermati. Appendice violenta a Roma al corteo pacifico contro l’austerity e la precarietà. Arrivati davanti al ministero dell’Economia in via XX settembre, i manifestanti hanno lanciato uova, bottiglie e arance contro la sede del dicastero.
Video di Irene Buscemi
Gli agenti delle forze dell’ordine che presidiavano il ministero e le vie limitrofe non hanno risposto alla provocazione. Successivamente, però, un gruppo di manifestanti incappucciati si è staccato dalla testa del corteo e ha tirato oggetti e fumogeni contro i blindati posti all’entrata di via Veneto a protezione del Ministero dello Sviluppo Economico. A questo punto i militari hanno risposto con un lancio di lacrimogeni e caricando i manifestanti. Durante gli scontri, una parte del corteo è retrocesso verso piazza Barberini. Un manifestante è rimasto ferito gravemente ad una mano: il ragazzo stava per lanciare un grosso petardo quando gli è esploso in mano. L’uomo è stato soccorso in via Sistina prima da altri manifestanti, poi da un’ambulanza. Trasportato in codice rosso al Policlinico Umberto I, gli sono state riscontrate delle lacerazioni molto profonde, provocate dallo scoppio di un petardo. Per l’uomo è gravemente compromesso parte dell’arto. “In questo momento sta entrando in sala operatoria – ha spiegato all’Adnkronos Salute Claudio Modini, direttore Area medica del Dea Policlinico Umberto I – Al momento non è possibile dire se rischia la mano. L’intervento dovrebbe durare circa un’ora”.
Video di Paola Mentuccia
Dopo i disordini in via Veneto, molte persone si sono dirette di corsa verso Piazza Barberini e via del Tritone. Nella zona altri manifestanti hanno continuato a far esplodere bombe carta. I disordini si sono spostati anche nelle vie limitrofe. Scontri e cariche delle forze dell’ordine anche in via del Tritone, a pochi passi da via Veneto. Una vera e propria guerriglia con alcune persone rimaste in terra ferite. Nel frattempo, la polizia con successive cariche ha spinto manifestanti da via Veneto in piazza Barberini. Parte del corteo, invece, si è disperso nelle vie circostanti. Il bilancio delle operazioni di polizia direttamente da una nota diramata dal Viminale: “Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il capo della polizia, Alessandro Pansa, sono in costante contatto: la situazione è stata superata con due cariche di alleggerimento. Per gli scontri, al momento, sono state fermate sei persone e adesso il corteo si svolge regolarmente, secondo il piano stabilito. La situazione, comunque continua ad essere seguita con la massima attenzione”. Per quanto riguarda i feriti, invece, sono 15 – secondo quanto riferisce il 118 – le persone rimaste ferite. In ospedale, infatti, sono stati trasportati 8 poliziotti e 7 manifestanti. Oltre al’uomo che rischia l’amputazione della mano, ci sono tre codici gialli e poi tutti codici verdi per contusioni ed escoriazioni. Un agente ha subìto bruciature agli arti inferiori, probabilmente per lo scoppio di una bomba carta. I feriti sono stati dislocati tra gli ospedali San Giovanni, Umberto I, Isola Tiberina e Santo Spirito per evitare il sovraffollamento dei pronti soccorso della zona.
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Video di Paola Mentuccia
Per quanto riguarda gli autori degli scontri, a sentire gli inquirenti si è trattato non più di black bloc, ma forse di blu-bloc. Le azioni di oggi nel corso del corteo a Roma, infatti, sono stati portati avanti da un gruppo di manifestanti che non indossavano la “classica” felpa nera con cappuccio ma dei k-way e giacche a vento blu. Finite le azioni i manifestanti si sono tolte le giacche a vento lasciando in terra un tappetto di kway blu, soprattutto lungo via del Tritone, dove dopo gli scontri a terra sono rimasti decine di paia di scarpe, bottiglie, bulloni, lo scheletro di un ombrellone, giacche e occhiali.
Gli scontri di Roma – Fotogallery
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Manifestazione per la casa - Scontri con la Polizia
Manifestazione per la casa - Scontri con la Polizia
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Manifestazione per la casa - Scontri con la Polizia
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Durante la manifestazione, inoltre, alcuni manifestanti hanno “multato” alcuni ministeri orinando davanti. Le foto delle “azioni” sono state diffuse sui social network con militanti che per protesta orinano davanti alle sedi di alcuni ministeri. Il gruppo Cagne Sciolte rivendica con un’immagine su Twitter l’azione al ministero della Salute, a difesa della legge 194 sull’aborto, accompagnata dallo striscione con scritto ‘Pisciamo sulle vostre coscienze – No all’obiezione‘. Un’altra foto mostra invece di spalle dei manifestanti – stavolta uomini – che fanno pipì. Non solo azioni dimostrative però. Una protesta anche violenta, quindi, nonché condita da slogan duri contro il governo e la precarietà del lavoro. Sugli striscioni si leggono frasi come ‘Casa reddito dignita’ o ‘Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà’. Affissi sui muri manifestini che dicono ‘Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati’.
Alcuni dei manifestanti passeranno la notte a Porta Pia, dove già nei giorni scorsi erano state montate delle tende nell’area antistante il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Per il momento la piazza resta chiusa al traffico
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... la-polizia
Un gruppo di manifestanti incappucciati si è staccato dalla testa del corteo e ha tirato oggetti e fumogeni contro i blindati posti all’entrata di via Veneto. La polizia ha risposto con un lancio di lacrimogeni e con cariche
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 aprile 2014Commenti (663)
Prima il lancio di uova e oggetti contro i ministeri. Poi le bombe carta contro i blindati. Infine la risposta delle forze dell’ordine, con scontri e cariche in via Veneto nei pressi del ministero del Welfare. Bilancio: un manifestante ferito gravemente a una mano per lo scoppio di un grosso petardo, una ventina di contusi tra poliziotti e carabinieri, 14 secondo la Questura (il più grave ha un’ustione ad una gamba provocata probabilmente dall’esplosione di una bomba carta; ferito anche un funzionario di polizia), e almeno sette manifestanti e un giornalista dell’agenzia stampa Agi. l cronista è stato colpito alla testa ma non ha avuto bisogno di far ricorso alle cure mediche. Il Viminale conferma al momento sei fermati. Appendice violenta a Roma al corteo pacifico contro l’austerity e la precarietà. Arrivati davanti al ministero dell’Economia in via XX settembre, i manifestanti hanno lanciato uova, bottiglie e arance contro la sede del dicastero.
Video di Irene Buscemi
Gli agenti delle forze dell’ordine che presidiavano il ministero e le vie limitrofe non hanno risposto alla provocazione. Successivamente, però, un gruppo di manifestanti incappucciati si è staccato dalla testa del corteo e ha tirato oggetti e fumogeni contro i blindati posti all’entrata di via Veneto a protezione del Ministero dello Sviluppo Economico. A questo punto i militari hanno risposto con un lancio di lacrimogeni e caricando i manifestanti. Durante gli scontri, una parte del corteo è retrocesso verso piazza Barberini. Un manifestante è rimasto ferito gravemente ad una mano: il ragazzo stava per lanciare un grosso petardo quando gli è esploso in mano. L’uomo è stato soccorso in via Sistina prima da altri manifestanti, poi da un’ambulanza. Trasportato in codice rosso al Policlinico Umberto I, gli sono state riscontrate delle lacerazioni molto profonde, provocate dallo scoppio di un petardo. Per l’uomo è gravemente compromesso parte dell’arto. “In questo momento sta entrando in sala operatoria – ha spiegato all’Adnkronos Salute Claudio Modini, direttore Area medica del Dea Policlinico Umberto I – Al momento non è possibile dire se rischia la mano. L’intervento dovrebbe durare circa un’ora”.
Video di Paola Mentuccia
Dopo i disordini in via Veneto, molte persone si sono dirette di corsa verso Piazza Barberini e via del Tritone. Nella zona altri manifestanti hanno continuato a far esplodere bombe carta. I disordini si sono spostati anche nelle vie limitrofe. Scontri e cariche delle forze dell’ordine anche in via del Tritone, a pochi passi da via Veneto. Una vera e propria guerriglia con alcune persone rimaste in terra ferite. Nel frattempo, la polizia con successive cariche ha spinto manifestanti da via Veneto in piazza Barberini. Parte del corteo, invece, si è disperso nelle vie circostanti. Il bilancio delle operazioni di polizia direttamente da una nota diramata dal Viminale: “Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il capo della polizia, Alessandro Pansa, sono in costante contatto: la situazione è stata superata con due cariche di alleggerimento. Per gli scontri, al momento, sono state fermate sei persone e adesso il corteo si svolge regolarmente, secondo il piano stabilito. La situazione, comunque continua ad essere seguita con la massima attenzione”. Per quanto riguarda i feriti, invece, sono 15 – secondo quanto riferisce il 118 – le persone rimaste ferite. In ospedale, infatti, sono stati trasportati 8 poliziotti e 7 manifestanti. Oltre al’uomo che rischia l’amputazione della mano, ci sono tre codici gialli e poi tutti codici verdi per contusioni ed escoriazioni. Un agente ha subìto bruciature agli arti inferiori, probabilmente per lo scoppio di una bomba carta. I feriti sono stati dislocati tra gli ospedali San Giovanni, Umberto I, Isola Tiberina e Santo Spirito per evitare il sovraffollamento dei pronti soccorso della zona.
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Video di Paola Mentuccia
Per quanto riguarda gli autori degli scontri, a sentire gli inquirenti si è trattato non più di black bloc, ma forse di blu-bloc. Le azioni di oggi nel corso del corteo a Roma, infatti, sono stati portati avanti da un gruppo di manifestanti che non indossavano la “classica” felpa nera con cappuccio ma dei k-way e giacche a vento blu. Finite le azioni i manifestanti si sono tolte le giacche a vento lasciando in terra un tappetto di kway blu, soprattutto lungo via del Tritone, dove dopo gli scontri a terra sono rimasti decine di paia di scarpe, bottiglie, bulloni, lo scheletro di un ombrellone, giacche e occhiali.
Gli scontri di Roma – Fotogallery
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Durante la manifestazione, inoltre, alcuni manifestanti hanno “multato” alcuni ministeri orinando davanti. Le foto delle “azioni” sono state diffuse sui social network con militanti che per protesta orinano davanti alle sedi di alcuni ministeri. Il gruppo Cagne Sciolte rivendica con un’immagine su Twitter l’azione al ministero della Salute, a difesa della legge 194 sull’aborto, accompagnata dallo striscione con scritto ‘Pisciamo sulle vostre coscienze – No all’obiezione‘. Un’altra foto mostra invece di spalle dei manifestanti – stavolta uomini – che fanno pipì. Non solo azioni dimostrative però. Una protesta anche violenta, quindi, nonché condita da slogan duri contro il governo e la precarietà del lavoro. Sugli striscioni si leggono frasi come ‘Casa reddito dignita’ o ‘Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà’. Affissi sui muri manifestini che dicono ‘Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati’.
Alcuni dei manifestanti passeranno la notte a Porta Pia, dove già nei giorni scorsi erano state montate delle tende nell’area antistante il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Per il momento la piazza resta chiusa al traffico
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
12 APR 2014 20:31
1. ROMA, GUERRIGLIA URBANA. UNA DECINA DI MANIFESTANTI FERITI. UNO È GRAVE, UN PETARDO GLI È ESPLOSO IN MANO. FERITI ANCHE VENTI AGENTI, SEI LE PERSONE FERMATE -
2. IL CORTEO DEGLI ANTAGONISTI ERA COMINCIATO IN MODO PACIFICO CONTRO IL GOVERNO RENZI E IL PIANO-CASA APPROVATO DA PALAZZO CHIGI, MA POI DOPO UN LANCIO DI OGGETTI, BOTTIGLIE E PETARDI CONTRO I BLINDATI SONO INIZIATI GLI SCONTRI E INFINE LE CARICHE. GLI INCIDENTI PIÙ GRAVI IN VIA VENETO, NEI PRESSI DEL MINISTERO DEL WELFARE -
3. LE AZIONI NEL CORSO DEL CORTEO A ROMA SONO STATI PORTATE AVANTI DA UN GRUPPO DI MANIFESTANTI CHE NON INDOSSAVANO LA "CLASSICA" FELPA NERA DEI BLACK-BLOC CON CAPPUCCIO MA DEI K-WAY E GIACCHE A VENTO BLU. FINITE LE AZIONI I MANIFESTANTI SI SONO TOLTI LE GIACCHE A VENTO LASCIANDO IN TERRA UN TAPPETTO DI KWAY BLU -
Ansa.it
Pomeriggio di guerriglia nel centro della Capitale. Il corteo degli antagonisti (indetto dai 'Movimenti Sociali contro la Precarietà e L'Austerity') era cominciato in modo pacifico, ma poi dopo un lancio di oggetti, bottiglie e petardi contro i blindati sono iniziati gli scontri e infine le cariche. Gli incidenti più gravi sono avvenuti in via Veneto, nei pressi del ministero del Welfare, e in via del Tritone. Si contano una decina di manifestanti feriti. Uno è grave, un petardo gli è esploso in mano. Feriti anche venti agenti, tra cui un funzionario di polizia. Sei le persone fermate per gli scontri.
Non più black bloc ma forse blu-bloc. Le azioni nel corso del corteo a Roma sono stati portate avanti da un gruppo di manifestanti che non indossavano la "classica" felpa nera con cappuccio ma dei k-way e giacche a vento blu. Finite le azioni i manifestanti si sono tolti le giacche a vento lasciando in terra un tappetto di kway blu, soprattutto lungo via del Tritone.
Le parole d'ordine degli attivisti durante il corteo: "No al jobs-act", "Più reddito per tutti" e una mobilitazione contro il governo Renzi e il piano-casa approvato da palazzo Chigi.
Slogan duri contro l'esecutivo e la precarietà del lavoro e book-bloc - scudi di gommapiuma con i titoli di libri, tra Omero e Shakespeare -, quando il corteo dei movimento antagonisti era a piazza Barberini. Sugli striscioni si leggono frasi come 'Casa reddito dignità' o 'Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà'. Affissi sui muri manifestini che dicono 'Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati'.
Lancio di uova e arance contro il ministero dell'economia da parte di un gruppo di manifestanti del corteo "12a per dire no al piano casa e al jobs act del governo Renzi". Tra i manifestanti che lanciavano oggetti c'era anche un ragazzino. Alcuni fotografi e reporter che stavano riprendendo la scena sono stati allontanati dai manifestanti con un lancio di bottiglie.
"Ribaltiamo il governo Renzi. Cancelliamo il decreto Lupi e Jobs act". Dietro questo striscione migliaia di persone sono partite a Roma per aderire alla manifestazione dei movimenti antagonisti contro il governo e il decreto casa. Alla manifestazione, tra le bandiere, ci sono anche quelle di No-tav e No-Muos.
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
Uomini contro - 1
E' difficile non pensare a Pasolini.................
Corteo Roma, scontri: poliziotto calpesta una ragazza in terra
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... ra/274497/
Scontri di ieri al corteo romano dei movimenti per la Casa, nel filmato della troupe di Servizio Pubblico (La7) con la cronista Dina Lauricella, al minuto 2,38 un agente di polizia con il casco di ordinanza, preme con uno stivale sulla pancia di una manifestante in terra
13 aprile 2014
E' difficile non pensare a Pasolini.................
Corteo Roma, scontri: poliziotto calpesta una ragazza in terra
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/04/ ... ra/274497/
Scontri di ieri al corteo romano dei movimenti per la Casa, nel filmato della troupe di Servizio Pubblico (La7) con la cronista Dina Lauricella, al minuto 2,38 un agente di polizia con il casco di ordinanza, preme con uno stivale sulla pancia di una manifestante in terra
13 aprile 2014
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
La vox populi
dgd48 • 23 minuti fa
Gran gesto di vigliaccheria da parte di quel poliziotto! .... Un "verme" che potrebbe essere identificato facilmente, anche con l'aiuto di altre riprese tv, visto l'abbigliamento che indossava!
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Salvatore • 24 minuti fa
Alla manifestazione dei forconi ricordo che la polizia si toglieva i caschi, oggi scalcia con viltà. Strano o no?
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ariecchime • 40 minuti fa
sprechi una vita, per farti una casa, poi arriva lo "stato" con la tasi, e ti vien voglia di spaccare tutto.
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Mirco • un'ora fa
VERGOGNOSO, ce ancora qualcuno cha ha dei dubbi che ce bisogno di numeri identificativi per la PULIZIA (non Polizia, che dovrebbe difendere i cittadini)???
Ma come si fa credere che sono i manifestanti a cominciare le guerriglie, ormai SAPPIAMO tutti che è la gente PAGATA dai partiti per far queste cose....
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pimpernel • un'ora fa
uno le sale sul fegato, l´altro le calpesta una caviglia: quando la gente è a terra inerme questi mostrano tutto il loro coraggio e il loro eroismo
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strallo • un'ora fa
COME GIA' QUALCUNO HA SCRITTO NUMERO IDENTIFICATIVO DEI POLIZIOTTI ESPOSTO , VISIBILE, SOLO COSI' SI POTRANNO EVITARE O EVENTUALMENTE PUNIRE ABUSI DI QUESTO GENERE!!!
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Gen_Desaix • un'ora fa
teppaglia da entrambe le parti
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dgd48 Gen_Desaix • 22 minuti fa
Il suo commento è ridicolo, visto che da una parte ci sono i rappresentanti dello Stato!
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anto truth • un'ora fa
brutalità e/o incompatinìbilità con il ruolo
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ermiglio • un'ora fa
quel gesto gli fa molto onore.....
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05Ulm • 2 ore fa
Bravissimo il poliziotto...se fosse mio fratello(il poliziotto)la convalescenza in ospedale non gliela toglierebbe nessuno.
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Balentes • 2 ore fa
se quello è un'uomo...
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Daniele Orlandi • 2 ore fa
Bisogna introdurre il numero identificativo degli agenti impegnati nelle azioni di pubblica sicurezza. Chi sbaglia deve essere identificato e quindi passibile di condanna.
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ORSO Daniele Orlandi • un'ora fa
Bisognerebbe,ma le forze del disordine non lo vogliono.
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05Ulm ORSO • un'ora fa
...solo una coincidenza?
Io non credo...un abbraccio,
il vostro Adam.
*_*
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Hrundi • 2 ore fa
poliziotti scatenano quando vedono bandiere rosse.
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asmodeus • 2 ore fa
Sicuramente un seguace del movimento per la vita.
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dgd48 • 23 minuti fa
Gran gesto di vigliaccheria da parte di quel poliziotto! .... Un "verme" che potrebbe essere identificato facilmente, anche con l'aiuto di altre riprese tv, visto l'abbigliamento che indossava!
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Salvatore • 24 minuti fa
Alla manifestazione dei forconi ricordo che la polizia si toglieva i caschi, oggi scalcia con viltà. Strano o no?
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ariecchime • 40 minuti fa
sprechi una vita, per farti una casa, poi arriva lo "stato" con la tasi, e ti vien voglia di spaccare tutto.
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Mirco • un'ora fa
VERGOGNOSO, ce ancora qualcuno cha ha dei dubbi che ce bisogno di numeri identificativi per la PULIZIA (non Polizia, che dovrebbe difendere i cittadini)???
Ma come si fa credere che sono i manifestanti a cominciare le guerriglie, ormai SAPPIAMO tutti che è la gente PAGATA dai partiti per far queste cose....
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pimpernel • un'ora fa
uno le sale sul fegato, l´altro le calpesta una caviglia: quando la gente è a terra inerme questi mostrano tutto il loro coraggio e il loro eroismo
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strallo • un'ora fa
COME GIA' QUALCUNO HA SCRITTO NUMERO IDENTIFICATIVO DEI POLIZIOTTI ESPOSTO , VISIBILE, SOLO COSI' SI POTRANNO EVITARE O EVENTUALMENTE PUNIRE ABUSI DI QUESTO GENERE!!!
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Gen_Desaix • un'ora fa
teppaglia da entrambe le parti
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dgd48 Gen_Desaix • 22 minuti fa
Il suo commento è ridicolo, visto che da una parte ci sono i rappresentanti dello Stato!
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anto truth • un'ora fa
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ermiglio • un'ora fa
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05Ulm • 2 ore fa
Bravissimo il poliziotto...se fosse mio fratello(il poliziotto)la convalescenza in ospedale non gliela toglierebbe nessuno.
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Balentes • 2 ore fa
se quello è un'uomo...
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Daniele Orlandi • 2 ore fa
Bisogna introdurre il numero identificativo degli agenti impegnati nelle azioni di pubblica sicurezza. Chi sbaglia deve essere identificato e quindi passibile di condanna.
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ORSO Daniele Orlandi • un'ora fa
Bisognerebbe,ma le forze del disordine non lo vogliono.
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05Ulm ORSO • un'ora fa
...solo una coincidenza?
Io non credo...un abbraccio,
il vostro Adam.
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Hrundi • 2 ore fa
poliziotti scatenano quando vedono bandiere rosse.
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asmodeus • 2 ore fa
Sicuramente un seguace del movimento per la vita.
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Re: ANTONIO MUMOLO avvocato di strada congresso PD Emilia Ro
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Marco Pratellesi
14 apr
L’agente “cretino” e il codice identificativo delle forze dell’ordine
“Noi abbiamo avuto un cretino, che dobbiamo identificare e che va sanzionato perché ha preso a calci una ragazza che stava per terra”. Parole del capo della Polizia, Alessandro Pansa, dopo gli scontri di sabato a Roma. “Tutti gli altri – ha aggiunto – vanno applauditi per come hanno operato e per come hanno agito, con grandissima correttezza, mantenendo l’ordine pubblico e non eccedendo assolutamente, esercitando la forza nei limiti corretti di come è previsto dall’ordinamento”.
“Agenti cretini” e “agenti corretti”. La questione ritorna puntualmente ad ogni manifestazione, almeno dai pestaggi del G8 di Genova in poi, quando 250 denunce nei confronti delle forze dell’ordine per lesioni furono archiviate perché era impossibile identificare personalmente i responsabili.
Nel caso in questione, l’agente, con il volto coperto da un casco e senza divisa, calpesta il corpo di una ragazza, già immobilizzata a terra, mentre il suo ragazzo cerca di proteggerla.
Allora, invece di dare la “caccia ai cretini” e elogiare i corretti, non sarebbe più semplice adeguarsi, finalmente, alle norme europee che prevedono codici identificativi per le forze dell’ordine. Un semplice atto di trasparenza che permetterebbe di risolvere subito i casi controversi e forse funzionerebbe anche da deterrente.
Quasi tutte le polizie europee ormai permettono di identificare, con un codice identificativo o il nome e cognome sulla divisa o sul casco, gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. Dalla Svezia alla Norvegia, dal Belgio ai Paesi dell’Est, dalla Spagna alla Grecia. A parte rare eccezioni, solo l’Italia continua ad ignorare il codice etico varato dall’Unione Europea nel 2001. E i cretini continuano a imperversare. Anche nelle forze di polizia.
Aggiornamento, 14 aprile 2014 ore 20,00: L’agente che ha calpestato la ragazza, e sul quale era stata aperta un’inchiesta interna, si è presentato in Questura a Roma. La sua posizione, oltre che dagli organi disciplinari interni, sarà valutata anche dal pubblico ministero Eugenio Albamonte della Procura di Roma.
Marco Pratellesi
14 apr
L’agente “cretino” e il codice identificativo delle forze dell’ordine
“Noi abbiamo avuto un cretino, che dobbiamo identificare e che va sanzionato perché ha preso a calci una ragazza che stava per terra”. Parole del capo della Polizia, Alessandro Pansa, dopo gli scontri di sabato a Roma. “Tutti gli altri – ha aggiunto – vanno applauditi per come hanno operato e per come hanno agito, con grandissima correttezza, mantenendo l’ordine pubblico e non eccedendo assolutamente, esercitando la forza nei limiti corretti di come è previsto dall’ordinamento”.
“Agenti cretini” e “agenti corretti”. La questione ritorna puntualmente ad ogni manifestazione, almeno dai pestaggi del G8 di Genova in poi, quando 250 denunce nei confronti delle forze dell’ordine per lesioni furono archiviate perché era impossibile identificare personalmente i responsabili.
Nel caso in questione, l’agente, con il volto coperto da un casco e senza divisa, calpesta il corpo di una ragazza, già immobilizzata a terra, mentre il suo ragazzo cerca di proteggerla.
Allora, invece di dare la “caccia ai cretini” e elogiare i corretti, non sarebbe più semplice adeguarsi, finalmente, alle norme europee che prevedono codici identificativi per le forze dell’ordine. Un semplice atto di trasparenza che permetterebbe di risolvere subito i casi controversi e forse funzionerebbe anche da deterrente.
Quasi tutte le polizie europee ormai permettono di identificare, con un codice identificativo o il nome e cognome sulla divisa o sul casco, gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. Dalla Svezia alla Norvegia, dal Belgio ai Paesi dell’Est, dalla Spagna alla Grecia. A parte rare eccezioni, solo l’Italia continua ad ignorare il codice etico varato dall’Unione Europea nel 2001. E i cretini continuano a imperversare. Anche nelle forze di polizia.
Aggiornamento, 14 aprile 2014 ore 20,00: L’agente che ha calpestato la ragazza, e sul quale era stata aperta un’inchiesta interna, si è presentato in Questura a Roma. La sua posizione, oltre che dagli organi disciplinari interni, sarà valutata anche dal pubblico ministero Eugenio Albamonte della Procura di Roma.
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