Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
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Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le avventure di Pittibimbo - 2
1. OBAMA ALZA LA VOCE, IL PAROLAIO S’INGINOCCHIA: “DALL’ITALIA NESSUN TAGLIO AGLI F35”
2. LA CONFERMA CHE RENZI E’ CAPACE SOLO DI APRIR BOCCA E DARGLI FIATO ARRIVA DA JOE DELLA VEDOVA, PORTAVOCE DELL’OPERAZIONE F35 PER IL PENTAGONO: “NESSUN CAMBIAMENTO RISPETTO AGLI IMPEGNI DEL PASSATO, CHE PER ROMA PREVEDONO L’ACQUISTO DI SESSANTA F35 A E TRENTA F35 B, DA COMPLETARE FRA IL 2024 E IL 2025. IL PREZZO AL MOMENTO, SECONDO L’ULTIMO CONTRATTO FIRMATO CON LA LOCKHEED CHE COSTRUISCE GLI APPARECCHI, È DI CIRCA 117 MILIONI DI DOLLARI PER AEREO, MA DIMINUIRÀ NEL TEMPO, E NEL 2019 DOVREBBE SCENDERE FRA 80 E 85 MILIONI’’
3. IL 16 MARZO IL MINISTRO DELLA DIFESA PINOTTI AVEVA ANNUNCIATO: “QUANTO AGLI AEREI F35 È LECITO IMMAGINARE UNA RAZIONALIZZAZIONE, SI PUÒ RIDURRE E RIVEDERE”
Paolo Mastrolilli per la Stampa
«La fornitura complessiva di F35 all'Italia è rimasta invariata, durante l'ultima riunione dell'Executive Steering Board che gestisce il programma. Può darsi che in futuro ci saranno aggiustamenti, magari sui tempi degli acquisti, ma per ora non sono arrivate comunicazioni formali in proposito».
A rivelarlo è Joe Della Vedova, Public Affairs Director for the Joint Program Office F35, ossia portavoce dell'operazione F35 per il Pentagono. «L'assemblaggio del primo aereo in Italia - aggiunge - è iniziato a dicembre e continua regolarmente. Secondo i nostri calcoli, nel lungo periodo la partecipazione di un Paese darà vantaggi economici superiori all'investimento iniziale».
Il programma per la costruzione e la vendita dei caccia F35 è gestito dal Joint Strike Fighter Executive Steering Board, che include i rappresentanti di tutti i paesi membri e si riunisce due volte all'anno per fare il punto. In passato questo organismo si era dato appuntamento anche a Roma. L'ultimo incontro è avvenuto giovedì a Washington, e l'Italia era presente con il contrammiraglio Francesco Covella.
Secondo Della Vedova non sono stati annunciati cambiamenti rispetto agli impegni del passato, che per Roma prevedono l'acquisto di sessanta F35 A e trenta F35 B, da completare fra il 2024 e il 2025. Il prezzo al momento, secondo l'ultimo contratto firmato con la Lockheed che costruisce gli apparecchi, è di circa 117 milioni di dollari per aereo, ma diminuirà nel tempo, e nel 2019 dovrebbe scendere fra 80 e 85 milioni. L'Italia inoltre è coinvolta nella produzione del caccia, attraverso lo stabilimento di Cameri, e lo sarà nella sua manutenzione. Durante la riunione di giovedì sono stati forniti gli ultimi dati sull'avanzamento del progetto, ma non sono stati annunciati cambiamenti: la prossima sarà a settembre in Norvegia.
«Ci rendiamo conto - dice Della Vedova a La Stampa - che in Italia è cambiato il governo, e quindi i nuovi leader devono essere informati per prendere le loro decisioni. Su questo progetto, infatti, circolano anche molte notizie sbagliate. Inoltre è chiaro che la crisi economica in corso ha pesato sui bilanci di tutti».
Alla luce di questi problemi, una soluzione che alcuni Paesi membri stanno adottando è ritardare i propri acquisti, senza modificare i numeri: «Lo ha fatto la Norvegia, e gli stessi Stati Uniti. Gli Usa si sono impegnati a comprare 2.423 F35 e questo totale non è mai cambiato. Tuttavia nel bilancio per il 2015, appena presentato dal presidente Obama, l'acquisto di alcuni aerei previsto nell'arco dei prossimi cinque anni è stato rinviato. Avverrà, ma più avanti nel tempo, per consentire ora dei risparmi. Su questo non c'è alcun problema».
Durante l'incontro di giovedì, si è discusso molto del rapporto fra i costi e i benefici per i membri. «Ci sono almeno tre ragioni per cui un Paese come l'Italia trarrebbe vantaggio dalla conferma degli impegni attuali. La prima sta nella produzione stessa: voi ospitate uno stabilimento, e ognuno degli oltre tremila caccia che verranno costruiti e venduti avrà parti realizzate dalle vostre aziende.
La seconda sta nella manutenzione. Gli F35 voleranno per almeno venti o trent'anni, e durante questo periodo avranno bisogno di assistenza. L'Italia è coinvolta nella manutenzione e ne trarrà grandi benefici economici. La terza ragione, poi, sta nel recupero degli investimenti iniziali. Come Paese fondatore del progetto, voi avete partecipato al suo sviluppo, e quindi avete il diritto di ricevere i compensi relativi alle adesioni future.
Negli ultimi tempi, per esempio, Giappone, Israele e Corea del Sud hanno deciso di unirsi all'iniziativa, e questi nuovi acquisti forse aprono lo spazio per limare alcuni ordini fatti da altri. Non avendo partecipato all'investimento iniziale, però, dovranno corrispondere pagamenti di recupero che andranno ai membri originari, come l'Italia. Se si considerano tutti questi elementi e la riduzione del prezzo degli aerei, alla fine ci guadagnerete sul piano economico, oltre a quello strategico»
1. OBAMA ALZA LA VOCE, IL PAROLAIO S’INGINOCCHIA: “DALL’ITALIA NESSUN TAGLIO AGLI F35”
2. LA CONFERMA CHE RENZI E’ CAPACE SOLO DI APRIR BOCCA E DARGLI FIATO ARRIVA DA JOE DELLA VEDOVA, PORTAVOCE DELL’OPERAZIONE F35 PER IL PENTAGONO: “NESSUN CAMBIAMENTO RISPETTO AGLI IMPEGNI DEL PASSATO, CHE PER ROMA PREVEDONO L’ACQUISTO DI SESSANTA F35 A E TRENTA F35 B, DA COMPLETARE FRA IL 2024 E IL 2025. IL PREZZO AL MOMENTO, SECONDO L’ULTIMO CONTRATTO FIRMATO CON LA LOCKHEED CHE COSTRUISCE GLI APPARECCHI, È DI CIRCA 117 MILIONI DI DOLLARI PER AEREO, MA DIMINUIRÀ NEL TEMPO, E NEL 2019 DOVREBBE SCENDERE FRA 80 E 85 MILIONI’’
3. IL 16 MARZO IL MINISTRO DELLA DIFESA PINOTTI AVEVA ANNUNCIATO: “QUANTO AGLI AEREI F35 È LECITO IMMAGINARE UNA RAZIONALIZZAZIONE, SI PUÒ RIDURRE E RIVEDERE”
Paolo Mastrolilli per la Stampa
«La fornitura complessiva di F35 all'Italia è rimasta invariata, durante l'ultima riunione dell'Executive Steering Board che gestisce il programma. Può darsi che in futuro ci saranno aggiustamenti, magari sui tempi degli acquisti, ma per ora non sono arrivate comunicazioni formali in proposito».
A rivelarlo è Joe Della Vedova, Public Affairs Director for the Joint Program Office F35, ossia portavoce dell'operazione F35 per il Pentagono. «L'assemblaggio del primo aereo in Italia - aggiunge - è iniziato a dicembre e continua regolarmente. Secondo i nostri calcoli, nel lungo periodo la partecipazione di un Paese darà vantaggi economici superiori all'investimento iniziale».
Il programma per la costruzione e la vendita dei caccia F35 è gestito dal Joint Strike Fighter Executive Steering Board, che include i rappresentanti di tutti i paesi membri e si riunisce due volte all'anno per fare il punto. In passato questo organismo si era dato appuntamento anche a Roma. L'ultimo incontro è avvenuto giovedì a Washington, e l'Italia era presente con il contrammiraglio Francesco Covella.
Secondo Della Vedova non sono stati annunciati cambiamenti rispetto agli impegni del passato, che per Roma prevedono l'acquisto di sessanta F35 A e trenta F35 B, da completare fra il 2024 e il 2025. Il prezzo al momento, secondo l'ultimo contratto firmato con la Lockheed che costruisce gli apparecchi, è di circa 117 milioni di dollari per aereo, ma diminuirà nel tempo, e nel 2019 dovrebbe scendere fra 80 e 85 milioni. L'Italia inoltre è coinvolta nella produzione del caccia, attraverso lo stabilimento di Cameri, e lo sarà nella sua manutenzione. Durante la riunione di giovedì sono stati forniti gli ultimi dati sull'avanzamento del progetto, ma non sono stati annunciati cambiamenti: la prossima sarà a settembre in Norvegia.
«Ci rendiamo conto - dice Della Vedova a La Stampa - che in Italia è cambiato il governo, e quindi i nuovi leader devono essere informati per prendere le loro decisioni. Su questo progetto, infatti, circolano anche molte notizie sbagliate. Inoltre è chiaro che la crisi economica in corso ha pesato sui bilanci di tutti».
Alla luce di questi problemi, una soluzione che alcuni Paesi membri stanno adottando è ritardare i propri acquisti, senza modificare i numeri: «Lo ha fatto la Norvegia, e gli stessi Stati Uniti. Gli Usa si sono impegnati a comprare 2.423 F35 e questo totale non è mai cambiato. Tuttavia nel bilancio per il 2015, appena presentato dal presidente Obama, l'acquisto di alcuni aerei previsto nell'arco dei prossimi cinque anni è stato rinviato. Avverrà, ma più avanti nel tempo, per consentire ora dei risparmi. Su questo non c'è alcun problema».
Durante l'incontro di giovedì, si è discusso molto del rapporto fra i costi e i benefici per i membri. «Ci sono almeno tre ragioni per cui un Paese come l'Italia trarrebbe vantaggio dalla conferma degli impegni attuali. La prima sta nella produzione stessa: voi ospitate uno stabilimento, e ognuno degli oltre tremila caccia che verranno costruiti e venduti avrà parti realizzate dalle vostre aziende.
La seconda sta nella manutenzione. Gli F35 voleranno per almeno venti o trent'anni, e durante questo periodo avranno bisogno di assistenza. L'Italia è coinvolta nella manutenzione e ne trarrà grandi benefici economici. La terza ragione, poi, sta nel recupero degli investimenti iniziali. Come Paese fondatore del progetto, voi avete partecipato al suo sviluppo, e quindi avete il diritto di ricevere i compensi relativi alle adesioni future.
Negli ultimi tempi, per esempio, Giappone, Israele e Corea del Sud hanno deciso di unirsi all'iniziativa, e questi nuovi acquisti forse aprono lo spazio per limare alcuni ordini fatti da altri. Non avendo partecipato all'investimento iniziale, però, dovranno corrispondere pagamenti di recupero che andranno ai membri originari, come l'Italia. Se si considerano tutti questi elementi e la riduzione del prezzo degli aerei, alla fine ci guadagnerete sul piano economico, oltre a quello strategico»
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le supercazzole - 1
«Se non riusciremo ad arrivare al superamento del bicameralismo perfetto, non dico che terminerà questa esperienza di governo: dico che io lascerò la politica».
Matteo Renzi
«Se non riusciremo ad arrivare al superamento del bicameralismo perfetto, non dico che terminerà questa esperienza di governo: dico che io lascerò la politica».
Matteo Renzi
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le supercazzole - 2
Renzi ha già perso la scommessa con Vespa
http://www.ilgiornale.it/video/interni/ ... 09071.html
Lo Stato salderà solo 13 miliardi di debiti. Una cifra di gran lunga inferiore alle promesse. Eppure a Vespa aveva detto: "Se non pago, caro Bruno, andrai in pellegrinaggio a Monte Senario". Il premier sta per perdere la scommessa
Mer, 09/04/2014 - 14:31
Renzi ha già perso la scommessa con Vespa
http://www.ilgiornale.it/video/interni/ ... 09071.html
Lo Stato salderà solo 13 miliardi di debiti. Una cifra di gran lunga inferiore alle promesse. Eppure a Vespa aveva detto: "Se non pago, caro Bruno, andrai in pellegrinaggio a Monte Senario". Il premier sta per perdere la scommessa
Mer, 09/04/2014 - 14:31
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Il sito de La7 ci è arrivato in ritardo, ma c'è arrivato.
Matteo Renzi supereroe come quelli dei cartoni animati
Ufo Robot, Jeeg Robot D'Acciaio, L'Uomo Tigre, Capitan Harlock, Goldrake e Matteo Renzi. Tutti SuperEroi
http://www.la7.it/coffee-break/video/ma ... 014-129825
Matteo Renzi supereroe come quelli dei cartoni animati
Ufo Robot, Jeeg Robot D'Acciaio, L'Uomo Tigre, Capitan Harlock, Goldrake e Matteo Renzi. Tutti SuperEroi
http://www.la7.it/coffee-break/video/ma ... 014-129825
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le supercazzole - 3
Questa è una iper, mega, supercazzola, pronunciata a Torino all'apertura della campagna elettorale dei democristiani:
"La sinistra che non si muove diventa destra"
Di cazzate negli ultimi 55 anni ne ho sentite a vagonate, .....ma questa le batte tutte.
Questa è una iper, mega, supercazzola, pronunciata a Torino all'apertura della campagna elettorale dei democristiani:
"La sinistra che non si muove diventa destra"
Di cazzate negli ultimi 55 anni ne ho sentite a vagonate, .....ma questa le batte tutte.
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le supercazzole - 4
Nella galleria delle supercazzole del nipote del conte Mascetti, non poteva mancare questa segnalata da iospero, con conseguente commento:
"Circondatevi di persone che vi sappiano dire di no, non montatevi la testa, non montiamoci la testa": così Renzi a Torino si è rivolto agli amministratori locali
Probabilmente parla per se stesso
Nella galleria delle supercazzole del nipote del conte Mascetti, non poteva mancare questa segnalata da iospero, con conseguente commento:
"Circondatevi di persone che vi sappiano dire di no, non montatevi la testa, non montiamoci la testa": così Renzi a Torino si è rivolto agli amministratori locali
Probabilmente parla per se stesso
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Le supercazzole - 5
15 APR 2014 13:11
IL SEGRETO DI PULCINELLA - RENZI HA DETTO CHE “L’ENI È UN PEZZO FONDAMENTALE DELLA POLITICA DEI SERVIZI SEGRETI” E ORA IL COPASIR VUOLE SENTIRLO PER FARGLI SPIEGARE COSA VOLESSE DIRE (INDOVINA?)
Il comitato parlamentare che vigila sui servizi convoca il premier. Dalla Gruber aveva detto che “L’Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi segreti”…
Valeria Pacelli per ‘Il Fatto Quotidiano'
L'Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi segreti". Quando Matteo Renzi lo scorso 3 aprile ha pronunciato questa frase a Otto e mezzo, molti sono rimasti sorpresi. E al di là delle critiche che ci sono state in quei giorni, adesso a fare chiarezza su cosa volesse dire il presidente del Consiglio sarà il Copasir, il Comitato parlamentare che vigila sui nostri servizi segreti presieduto dal leghista Giacomo Stucchi.
Renzi sarà convocato davanti ai membri del comitato - che hanno avviato anche un'indagine interna - per spiegare cosa intendeva dire con quella frase che ha sollevato non poche polemiche. Proprio oggi sono stati nominati i nuovi vertici, anche all'Eni: per la presidenza è stata scelta l'ex presidente di Confidustria Emma Marcegaglia, per la poltrona di amministratore delegato Claudio Descalzi.
Nei prossimi mesi, però, proprio dal Copasir proprio arrivare novità riguardo al colosso di Stato: i commissari chiederanno infatti una relazione ai vertici dei servizi e ascolteranno qualche dirigente. Questa indagine, peraltro, riprenderà il filo di quella iniziata alcuni mesi fa, dopo il caso di Alma Shalabayeva, la cittadina kazaka deportata nel suo paese (dove Eni ha cospicui interessi) dalla polizia italiana. Forse, dopo anni, potrà essere chiarito se esiste o meno una relazione tra i nostri servizi segreti e l'Eni, tema tra i più cari ai dietrologi.
15 APR 2014 13:11
IL SEGRETO DI PULCINELLA - RENZI HA DETTO CHE “L’ENI È UN PEZZO FONDAMENTALE DELLA POLITICA DEI SERVIZI SEGRETI” E ORA IL COPASIR VUOLE SENTIRLO PER FARGLI SPIEGARE COSA VOLESSE DIRE (INDOVINA?)
Il comitato parlamentare che vigila sui servizi convoca il premier. Dalla Gruber aveva detto che “L’Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi segreti”…
Valeria Pacelli per ‘Il Fatto Quotidiano'
L'Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi segreti". Quando Matteo Renzi lo scorso 3 aprile ha pronunciato questa frase a Otto e mezzo, molti sono rimasti sorpresi. E al di là delle critiche che ci sono state in quei giorni, adesso a fare chiarezza su cosa volesse dire il presidente del Consiglio sarà il Copasir, il Comitato parlamentare che vigila sui nostri servizi segreti presieduto dal leghista Giacomo Stucchi.
Renzi sarà convocato davanti ai membri del comitato - che hanno avviato anche un'indagine interna - per spiegare cosa intendeva dire con quella frase che ha sollevato non poche polemiche. Proprio oggi sono stati nominati i nuovi vertici, anche all'Eni: per la presidenza è stata scelta l'ex presidente di Confidustria Emma Marcegaglia, per la poltrona di amministratore delegato Claudio Descalzi.
Nei prossimi mesi, però, proprio dal Copasir proprio arrivare novità riguardo al colosso di Stato: i commissari chiederanno infatti una relazione ai vertici dei servizi e ascolteranno qualche dirigente. Questa indagine, peraltro, riprenderà il filo di quella iniziata alcuni mesi fa, dopo il caso di Alma Shalabayeva, la cittadina kazaka deportata nel suo paese (dove Eni ha cospicui interessi) dalla polizia italiana. Forse, dopo anni, potrà essere chiarito se esiste o meno una relazione tra i nostri servizi segreti e l'Eni, tema tra i più cari ai dietrologi.
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Dopo vent'anni del furbissimo Silvio Bellico,......eccone un'altro della categoria furbissimi.
I media da due giorni hanno fatto propaganda al Bomba sull'intenzione di partecipare alla partita del cuore.
La Rai da parte sua, anche con il Bomba in campo, si è proposta di trasmettere la partita ad una settimana dalle elezioni europee.
Ennesimo e grandissimo spottone da parte del Bomba per apparire in Tv. Non riesce farne a meno.
Ma dalla figlia di Gino Strada è arrivato lo stop. Niente spot.
1. CECILIA STRADA, FIGLIA DEL CARISMATICO GINO NONCHÉ PRESIDENTE DI EMERGENCY, ESTRAE IL CARTELLINO ROSSO PER RENZI: “I POLITICI NON SCENDANO IN CAMPO”
2. CECILIA STRADA SEMBRA AVER DATO ASCOLTO ALLE PERPLESSITÀ DEI VOLONTARI, SPESSO POCHISSIMO PROPENSI A FARE SCONTI ALLA POLITICA, IVI INCLUSA QUELLA DELLA NUOVA SINISTRA DI GOVERNO: “VOGLIAMO DAVVERO RINGRAZIARE IL GESTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CHE ABBIAMO INTERPRETATO COME UN SEGNO DI ATTENZIONE NON SCONTATO. MA, APPUNTO, È MEGLIO SE LA PARTITA RIMANE LONTANA DALLA POLITICA”
3. LA PARTECIPAZIONE DEL PREMIER PALLONARO AVEVA MESSO IN DIFFICOLTÀ L’ASSOCIAZIONE PER LE CURE ALLE VITTIME DELLE ZONE DI GUERRA. I SOCIAL NETWORK SONO PIENI DI PROTESTE CONTRO QUELLO CHE IN PARECCHI INTERPRETANO COME UN INATTESO ENDORSEMENT DI EMERGENCY AL GOVERNO E AL SUO (ATLETICO?) PRESIDENTE
Marco Cremonesi per ‘Il Corriere della Sera'
«Ma che mi frega? Che ne so? Mi sto occupando di tutt'altro». Gino Strada risponde dal Sudan. Sbrigativo. E lontano, lontanissimo dalla politica politicante. Alla fine, in serata, sembra chiaro che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non parteciperà alla Partita del cuore contro la Nazionale cantanti. Perché lui si è rimesso alla decisione di Emergency. E l'associazione di medici di guerra ha chiesto alla politica, attraverso la presidente Cecilia Strada, il passo indietro.
Ma intanto, il caso era già montato. La partita a cui avrebbe dovuto partecipare il premier si svolgerà infatti il 19 maggio a Firenze con trasmissione da parte della Rai. A sei giorni dall'Election day che vedrà i cittadini al voto per le Europee e i fiorentini alle urne per il successore di Renzi: Dario Nardella, che definire fedelissimo del capo del governo è poco.
E così, ecco Maurizio Gasparri (Forza Italia) mettere nero su bianco un'interpellanza al governo e il direttore di Rai1 Giancarlo Leone spiegare di essere in attesa di conoscere ufficialmente la «composizione delle squadre in campo» per non incorrere nei rigori della «pervasiva normativa sulla par condicio».
Mentre il Movimento 5 Stelle, attraverso il presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico, ritiene «inammissibile» che - con Renzi in campo - la partita possa essere trasmessa dal servizio pubblico.
In ogni caso, che il premier giochi o non giochi alla Partita del cuore non sembra colpire molto il fondatore dell'associazione di medici di guerra: «A me interessa una cosa sola: dopo vent'anni di attività di Emergency, la nazionale cantanti ci ha proposto questa partita per raccogliere fondi e pubblicizzare le attività dell'associazione». All'Huffington Post , Gino Strada dice che sarebbe «una follia dire che Renzi non possa giocare la Partita del cuore, d'altronde ha già partecipato gli anni scorsi».
Con il Corriere , è appena un po' meno netto: «A me la cosa non scandalizza particolarmente. Anzi: un segno di attenzione da parte delle istituzioni non può che farmi piacere, visto che in passato siamo stati oggetto di ostilità e magari pure di boicottaggio... ». Però, la partecipazione del premier mette in difficoltà l'associazione per le cure alle vittime delle zone di guerra. Volontari spesso pochissimo propensi a fare sconti alla politica, ivi inclusa quella della nuova sinistra di governo. E così, i social network sono pieni di proteste contro quello che in parecchi interpretano come un inatteso endorsement all'esecutivo e al suo (atletico?) presidente.
La palla passa a Cecilia Strada, figlia del carismatico Gino nonché presidente di Emergency. Lei è assai più presente in Italia del genitore sempre lontano. E forse più sensibile al sentire di un volontariato che vuole restare lontano dalla politica. E così, dopo una giornata complicata, spiega che l'associazione preferirebbe «che i politici non scendessero in campo».
Intorno alla guida di Emergency c'è chi racconta che il premier si sarebbe fatto vivo già due volte con l'associazione, garantendo che, se la cosa creasse problemi, lui sarebbe pronto a non scendere in campo. Ad ogni modo, Cecilia Strada sembra aver dato ascolto alle perplessità dei volontari: «Vogliamo davvero ringraziare il gesto del presidente del Consiglio, che abbiamo interpretato come un segno di attenzione non scontato. Ma, appunto, è meglio se la partita rimane lontana dalla politica». Dallo staff di Renzi si fa presente che nonostante l'oggi premier abbia già giocato alle partite di Parma e Torino, il capo del governo si rimetterà alle decisioni di Emergency: «Tutto si vuole tranne che risultare inopportuni».
E così, alla fine, Renzi rinuncia a scendere in campo con Roberto Baggio, Giancarlo Antognoni e Gabriel Batistuta. Spiega ancora Cecilia Strada: «Abbiamo consegnato le formazioni alla Rai e dentro non ci sono nomi delle istituzioni o di esponenti politici: ora potremo parlare soltanto del nostro lavoro».
2. «LA RABBIA E LA PAURA DEI GRILLINI»
dal Corriere.it
Su Facebook.
Pubblicazione di Matteo Renzi.
Renzi punta il dito contro il M5S che per bocca del presidente della Commissione di Vigilanza Rai aveva definito la sua presenza "inammissibile" e aveva minacciato di bloccare la diretta Rai. Scrive il presidente del Consiglio: «Qualche giorno fa mi chiama Gino Strada e mi chiede di rilanciare l'attenzione dei media, di aiutare anche nel mio nuovo ruolo, per fare della partita un'occasione di sostegno per i progetti di Emergency. Lo faccio volentieri. E qui casca l'asino, anzi il grillo. Cinque stelle mi accusa di strumentalizzare il calcio in campagna elettorale, di volere la diretta tv per conquistare voti».
Poi ironizza: «I miei amici si domandano con la consueta gentilezza se mi hanno mai visto giocare per pensare che un mio assist sposti voti. Ma il punto non è questo. Il punto e che grazie alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta si sporca un evento come la partita del cuore che da anni unisce gli italiani. Strumentalizzare gli 80 euro, i segreti di stato, gli investimenti sulle scuole è ancora polemica politica. Strumentalizzare la beneficenza no».
I media da due giorni hanno fatto propaganda al Bomba sull'intenzione di partecipare alla partita del cuore.
La Rai da parte sua, anche con il Bomba in campo, si è proposta di trasmettere la partita ad una settimana dalle elezioni europee.
Ennesimo e grandissimo spottone da parte del Bomba per apparire in Tv. Non riesce farne a meno.
Ma dalla figlia di Gino Strada è arrivato lo stop. Niente spot.
1. CECILIA STRADA, FIGLIA DEL CARISMATICO GINO NONCHÉ PRESIDENTE DI EMERGENCY, ESTRAE IL CARTELLINO ROSSO PER RENZI: “I POLITICI NON SCENDANO IN CAMPO”
2. CECILIA STRADA SEMBRA AVER DATO ASCOLTO ALLE PERPLESSITÀ DEI VOLONTARI, SPESSO POCHISSIMO PROPENSI A FARE SCONTI ALLA POLITICA, IVI INCLUSA QUELLA DELLA NUOVA SINISTRA DI GOVERNO: “VOGLIAMO DAVVERO RINGRAZIARE IL GESTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CHE ABBIAMO INTERPRETATO COME UN SEGNO DI ATTENZIONE NON SCONTATO. MA, APPUNTO, È MEGLIO SE LA PARTITA RIMANE LONTANA DALLA POLITICA”
3. LA PARTECIPAZIONE DEL PREMIER PALLONARO AVEVA MESSO IN DIFFICOLTÀ L’ASSOCIAZIONE PER LE CURE ALLE VITTIME DELLE ZONE DI GUERRA. I SOCIAL NETWORK SONO PIENI DI PROTESTE CONTRO QUELLO CHE IN PARECCHI INTERPRETANO COME UN INATTESO ENDORSEMENT DI EMERGENCY AL GOVERNO E AL SUO (ATLETICO?) PRESIDENTE
Marco Cremonesi per ‘Il Corriere della Sera'
«Ma che mi frega? Che ne so? Mi sto occupando di tutt'altro». Gino Strada risponde dal Sudan. Sbrigativo. E lontano, lontanissimo dalla politica politicante. Alla fine, in serata, sembra chiaro che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non parteciperà alla Partita del cuore contro la Nazionale cantanti. Perché lui si è rimesso alla decisione di Emergency. E l'associazione di medici di guerra ha chiesto alla politica, attraverso la presidente Cecilia Strada, il passo indietro.
Ma intanto, il caso era già montato. La partita a cui avrebbe dovuto partecipare il premier si svolgerà infatti il 19 maggio a Firenze con trasmissione da parte della Rai. A sei giorni dall'Election day che vedrà i cittadini al voto per le Europee e i fiorentini alle urne per il successore di Renzi: Dario Nardella, che definire fedelissimo del capo del governo è poco.
E così, ecco Maurizio Gasparri (Forza Italia) mettere nero su bianco un'interpellanza al governo e il direttore di Rai1 Giancarlo Leone spiegare di essere in attesa di conoscere ufficialmente la «composizione delle squadre in campo» per non incorrere nei rigori della «pervasiva normativa sulla par condicio».
Mentre il Movimento 5 Stelle, attraverso il presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico, ritiene «inammissibile» che - con Renzi in campo - la partita possa essere trasmessa dal servizio pubblico.
In ogni caso, che il premier giochi o non giochi alla Partita del cuore non sembra colpire molto il fondatore dell'associazione di medici di guerra: «A me interessa una cosa sola: dopo vent'anni di attività di Emergency, la nazionale cantanti ci ha proposto questa partita per raccogliere fondi e pubblicizzare le attività dell'associazione». All'Huffington Post , Gino Strada dice che sarebbe «una follia dire che Renzi non possa giocare la Partita del cuore, d'altronde ha già partecipato gli anni scorsi».
Con il Corriere , è appena un po' meno netto: «A me la cosa non scandalizza particolarmente. Anzi: un segno di attenzione da parte delle istituzioni non può che farmi piacere, visto che in passato siamo stati oggetto di ostilità e magari pure di boicottaggio... ». Però, la partecipazione del premier mette in difficoltà l'associazione per le cure alle vittime delle zone di guerra. Volontari spesso pochissimo propensi a fare sconti alla politica, ivi inclusa quella della nuova sinistra di governo. E così, i social network sono pieni di proteste contro quello che in parecchi interpretano come un inatteso endorsement all'esecutivo e al suo (atletico?) presidente.
La palla passa a Cecilia Strada, figlia del carismatico Gino nonché presidente di Emergency. Lei è assai più presente in Italia del genitore sempre lontano. E forse più sensibile al sentire di un volontariato che vuole restare lontano dalla politica. E così, dopo una giornata complicata, spiega che l'associazione preferirebbe «che i politici non scendessero in campo».
Intorno alla guida di Emergency c'è chi racconta che il premier si sarebbe fatto vivo già due volte con l'associazione, garantendo che, se la cosa creasse problemi, lui sarebbe pronto a non scendere in campo. Ad ogni modo, Cecilia Strada sembra aver dato ascolto alle perplessità dei volontari: «Vogliamo davvero ringraziare il gesto del presidente del Consiglio, che abbiamo interpretato come un segno di attenzione non scontato. Ma, appunto, è meglio se la partita rimane lontana dalla politica». Dallo staff di Renzi si fa presente che nonostante l'oggi premier abbia già giocato alle partite di Parma e Torino, il capo del governo si rimetterà alle decisioni di Emergency: «Tutto si vuole tranne che risultare inopportuni».
E così, alla fine, Renzi rinuncia a scendere in campo con Roberto Baggio, Giancarlo Antognoni e Gabriel Batistuta. Spiega ancora Cecilia Strada: «Abbiamo consegnato le formazioni alla Rai e dentro non ci sono nomi delle istituzioni o di esponenti politici: ora potremo parlare soltanto del nostro lavoro».
2. «LA RABBIA E LA PAURA DEI GRILLINI»
dal Corriere.it
Su Facebook.
Pubblicazione di Matteo Renzi.
Renzi punta il dito contro il M5S che per bocca del presidente della Commissione di Vigilanza Rai aveva definito la sua presenza "inammissibile" e aveva minacciato di bloccare la diretta Rai. Scrive il presidente del Consiglio: «Qualche giorno fa mi chiama Gino Strada e mi chiede di rilanciare l'attenzione dei media, di aiutare anche nel mio nuovo ruolo, per fare della partita un'occasione di sostegno per i progetti di Emergency. Lo faccio volentieri. E qui casca l'asino, anzi il grillo. Cinque stelle mi accusa di strumentalizzare il calcio in campagna elettorale, di volere la diretta tv per conquistare voti».
Poi ironizza: «I miei amici si domandano con la consueta gentilezza se mi hanno mai visto giocare per pensare che un mio assist sposti voti. Ma il punto non è questo. Il punto e che grazie alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta si sporca un evento come la partita del cuore che da anni unisce gli italiani. Strumentalizzare gli 80 euro, i segreti di stato, gli investimenti sulle scuole è ancora polemica politica. Strumentalizzare la beneficenza no».
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Re: Blob del nipote del conte Raffaello Mascetti
Neppure a un tenerone come PG Battista è molto chiaro l'ennesimo spot elettorale del Bomba, che in materia è diventato un vulcano oscurando Silvio Bellico.
DOCUMENTI E STORIA
L’abolizione del segreto di Stato
e l’illusione di trovare la verità
di Pierluigi Battista
Nel Paese delle stragi impunite, una luce anche un po’ fioca sul passato non può che essere la benvenuta.
Attenzione però a non alimentare aspettative destinate alla frustrazione.
Matteo Renzi annuncia la fine del segreto di Stato sugli atti in cui è custodita la memoria della stagione del sangue e del terrore.
Lo annuncia con enfasi, come un nuovo capitolo della «rottamazione», stavolta applicata alla storiografia. Ecco, l’enfasi è di troppo.
Perché lascia intendere che nei documenti desecretati sia contenuta la «Verità» sulla storia italiana colpevolmente nascosta da chi ha preceduto questo governo. Un’illusione. L’ennesima.
L’energica sbrigatività con cui il presidente del Consiglio aggredisce le questioni non è meccanicamente trasferibile sulle questioni che riguardano la storia patria.
Non ci sono burocrati neghittosi che vogliono nascondere la verità seppellita in chissà quanti documenti segreti. Non esistono politici che in questi decenni hanno scientemente ostacolato la ricerca delle verità sulle stragi.
Forse i governi di centrodestra e di centrosinistra durante tutto l’arco della Seconda Repubblica si sono prestati a sigillare con la scusa del segreto di Stato rivelazioni importanti per individuare i responsabili della strage di piazza Fontana o dell’Italicus?
Qualcuno che ha avuto negli ultimi anni responsabilità ai vertici dello Stato e del governo sa qualcosa sull’eccidio della stazione di Bologna e solo adesso, dopo anni di immobilismo complice, Matteo Renzi provvede finalmente, con un’operazione di glasnost che fa assomigliare l’attuale presidente del Consiglio al Gorbaciov degli anni Ottanta, a scoperchiare la pentola maleodorante dei segreti inconfessabili?
L’infittirsi dei misteri d’Italia ha generato anche una contro-retorica che si dice sicura sulle responsabilità dello Stato nella stagione stragista.
Il segreto di Stato è l’altra faccia della tesi sulla «strage di Stato».
In questa contro-retorica, che ha peraltro prodotto tonnellate di carta stampata, pletoriche commissioni parlamentari che non sono approdate a nulla di certo e che sono state gestite con criteri di puro equilibrio politico, specializzazioni accademiche, brillanti carriere di dietrologi professionisti, aleggia la certezza psicologica che in qualche scrigno seppellito in chissà quali sotterranei del «Palazzo» sia conservato l’«indicibile», la prova regina che inchioderebbe i mandanti occulti di tutte le nefandezze che hanno imbrattato la storia italiana.
Di tutta la storia italiana repubblicana, e anche prima: perché nel dogmatismo complottista e dietrologico tutto è concatenato in una sequenza inesorabile che non ha lasciato nulla al caso, perlomeno dallo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943. Sono i sacerdoti della «verità politica» che sarebbe stata sepolta in un’attività giudiziaria segnata da depistaggi e manovre di occultamento. In questo contesto contro-retorico, il «segreto di Stato» si è inevitabilmente trasformato nel «male assoluto», nella radice di ogni nequizia. Da qui il senso d’enfasi che l’attuale presidente del Consiglio ha voluto imprimere nell’intervista a Repubblica al suo progetto di desecretazione dei documenti. Naturalmente i documenti desecretati sono i benvenuti. Non c’è ricerca storica che non possa giovarsi di una massa di carte sinora avvolte nel segreto. E sarà interessante certamente ottenere dettagli maggiori sull’attività dei nostri organi dello Stato in una stagione cruenta e intossicata da fatti torbidi e non ancora chiariti. Ma è sbagliato diffondere l’idea che in tempi brevissimi avremo a disposizione la chiave per sciogliere tutti gli enigmi che hanno segnato la tormentata storia italiana dell’ultimo cinquantennio. Che ci sia un intervento risolutivo, anche in questo caso «decisionista», della politica per mettersi al posto della storiografia e della magistratura. Come se il cambio generazionale permettesse con un atto semplice e chiaro di rimettere a posto le pedine del passato. Magari fosse così semplice. E magari lo schema più facile per spiegare le cose dell’Italia sia così aderente alla realtà da convincerci che in un documento nascosto sia custodita, protetta dagli agenti del male, la sequenza vera della stagione stragista. Sarebbe come una continuazione letteraria dell’Isola del tesoro o di un romanzo di Dan Brown. La realtà, e la storia, sono molto diverse.
22 aprile 2014 | 09:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/opinioni/14_apri ... 9e20.shtml
DOCUMENTI E STORIA
L’abolizione del segreto di Stato
e l’illusione di trovare la verità
di Pierluigi Battista
Nel Paese delle stragi impunite, una luce anche un po’ fioca sul passato non può che essere la benvenuta.
Attenzione però a non alimentare aspettative destinate alla frustrazione.
Matteo Renzi annuncia la fine del segreto di Stato sugli atti in cui è custodita la memoria della stagione del sangue e del terrore.
Lo annuncia con enfasi, come un nuovo capitolo della «rottamazione», stavolta applicata alla storiografia. Ecco, l’enfasi è di troppo.
Perché lascia intendere che nei documenti desecretati sia contenuta la «Verità» sulla storia italiana colpevolmente nascosta da chi ha preceduto questo governo. Un’illusione. L’ennesima.
L’energica sbrigatività con cui il presidente del Consiglio aggredisce le questioni non è meccanicamente trasferibile sulle questioni che riguardano la storia patria.
Non ci sono burocrati neghittosi che vogliono nascondere la verità seppellita in chissà quanti documenti segreti. Non esistono politici che in questi decenni hanno scientemente ostacolato la ricerca delle verità sulle stragi.
Forse i governi di centrodestra e di centrosinistra durante tutto l’arco della Seconda Repubblica si sono prestati a sigillare con la scusa del segreto di Stato rivelazioni importanti per individuare i responsabili della strage di piazza Fontana o dell’Italicus?
Qualcuno che ha avuto negli ultimi anni responsabilità ai vertici dello Stato e del governo sa qualcosa sull’eccidio della stazione di Bologna e solo adesso, dopo anni di immobilismo complice, Matteo Renzi provvede finalmente, con un’operazione di glasnost che fa assomigliare l’attuale presidente del Consiglio al Gorbaciov degli anni Ottanta, a scoperchiare la pentola maleodorante dei segreti inconfessabili?
L’infittirsi dei misteri d’Italia ha generato anche una contro-retorica che si dice sicura sulle responsabilità dello Stato nella stagione stragista.
Il segreto di Stato è l’altra faccia della tesi sulla «strage di Stato».
In questa contro-retorica, che ha peraltro prodotto tonnellate di carta stampata, pletoriche commissioni parlamentari che non sono approdate a nulla di certo e che sono state gestite con criteri di puro equilibrio politico, specializzazioni accademiche, brillanti carriere di dietrologi professionisti, aleggia la certezza psicologica che in qualche scrigno seppellito in chissà quali sotterranei del «Palazzo» sia conservato l’«indicibile», la prova regina che inchioderebbe i mandanti occulti di tutte le nefandezze che hanno imbrattato la storia italiana.
Di tutta la storia italiana repubblicana, e anche prima: perché nel dogmatismo complottista e dietrologico tutto è concatenato in una sequenza inesorabile che non ha lasciato nulla al caso, perlomeno dallo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943. Sono i sacerdoti della «verità politica» che sarebbe stata sepolta in un’attività giudiziaria segnata da depistaggi e manovre di occultamento. In questo contesto contro-retorico, il «segreto di Stato» si è inevitabilmente trasformato nel «male assoluto», nella radice di ogni nequizia. Da qui il senso d’enfasi che l’attuale presidente del Consiglio ha voluto imprimere nell’intervista a Repubblica al suo progetto di desecretazione dei documenti. Naturalmente i documenti desecretati sono i benvenuti. Non c’è ricerca storica che non possa giovarsi di una massa di carte sinora avvolte nel segreto. E sarà interessante certamente ottenere dettagli maggiori sull’attività dei nostri organi dello Stato in una stagione cruenta e intossicata da fatti torbidi e non ancora chiariti. Ma è sbagliato diffondere l’idea che in tempi brevissimi avremo a disposizione la chiave per sciogliere tutti gli enigmi che hanno segnato la tormentata storia italiana dell’ultimo cinquantennio. Che ci sia un intervento risolutivo, anche in questo caso «decisionista», della politica per mettersi al posto della storiografia e della magistratura. Come se il cambio generazionale permettesse con un atto semplice e chiaro di rimettere a posto le pedine del passato. Magari fosse così semplice. E magari lo schema più facile per spiegare le cose dell’Italia sia così aderente alla realtà da convincerci che in un documento nascosto sia custodita, protetta dagli agenti del male, la sequenza vera della stagione stragista. Sarebbe come una continuazione letteraria dell’Isola del tesoro o di un romanzo di Dan Brown. La realtà, e la storia, sono molto diverse.
22 aprile 2014 | 09:39
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http://www.corriere.it/opinioni/14_apri ... 9e20.shtml
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