La stagione dei morti viventi e il nipote del Conte Mascetti

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camillobenso
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Re: La stagione dei morti viventi e il nipote del Conte Masc

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Renzémolo

(Marco Travaglio).
29/04/2014 di triskel182


Dunque sabato sera i telespettatori di Amici saranno privati dell’imprescindibile presenza di Matteo Renzi accanto a Maria, a causa di una legge odiosamente illiberale: la par condicio che proibisce le ospitate di politici nei programmi non giornalistici in campagna elettorale. Si teme così che il premier, già costretto a declinare l’autoconvocazione come goleador alla Partita del Cuore, non tenterà neppure di sfoggiare le sue doti di cantante al concertone del 1° Maggio o a The Voice, cucinare prelibatezze della cucina toscana a Masterchef, saggiare la sua enciclopedica sapienza (leggendaria fin dai tempi della Ruota della Fortuna) in un quiz pre o post-tg, declamare con la sua voce baritonale il segnale orario, le previsioni del tempo e l’oroscopo.

Gli italiani dovranno dunque attendere fine maggio per sapere che faccia ha il presidente del Consiglio, ingiustamente oscurato da tutte le tv, eccezion fatta per i programmi del mattino, del pomeriggio, della sera e della notte. A meno che non accolga l’invito di Barbara D’Urso a Domenica Live che – lo si è scoperto dopo il monologo del Cainano – è nientemeno che un “programma giornalistico”. Se non ci fosse da scompisciarsi di fronte a un capo del governo così pieno di sé da voler occupare ogni teleinterstizio diurno e notturno, verrebbe da domandargli perché se ne infischi così ostentatamente di una legge nata per riportare un minimo di decenza nella patria del conflitto d’interessi, al punto di farsi dare una lezione di par condicio addirittura da Mediaset. La risposta, purtroppo, è nota: vent’anni di berlusconismo hanno coperto e giustificato i conflitti d’interessi del centrosinistra, trincerato dietro l’alibi del “lui ce l’ha più grosso di noi”. Chi parla più della mostruosità di un leader politico proprietario di tre reti televisive che da vent’anni si fa intervistare (si fa per dire) dai suoi impiegati? Anziché sciogliere quel nodo, il centrosinistra si è preso la rivincita controllando pezzi di Rai e di giornali, che usano i medesimi riguardi riservati a B. dai suoi impiegati, senza disdegnare qualche ospitata a Mediaset per dimostrarne lo squisito pluralismo. D’Alema che cucina il risotto a Porta a Porta o duetta con Gianni Morandi su Rai1. Fassino che piagnucola davanti alla tata Elsa a C’è posta per te. Amato che finge di giocare a tennis con Panatta chez Vespa. Politici di ogni colore che fanno i pagliacci al Bagaglino con le torte in faccia.

Quando Renzi dice che il patto con B. riguarda “solo” le riforme (hai detto niente), gli sfugge che la scelta di un simile partner costituente gl’impedisce di polemizzare con le mostruosità che escono dalla sua bocca (per dire qualcosa sulla dichiarazione di guerra alla Germania, ha dovuto equipararla alla “frase inaccettabile di Grillo sulla Shoah”, che però non esiste: Grillo non ha detto nulla sulla Shoah; ha parafrasato molto inopportunamente un brano di Primo Levi, con un assurdo fotomontaggio sulla P2 e Auschwitz). E di fare qualcosa contro il conflitto d’interessi, che infatti resta tabù.

Più i giorni passano, più il leader “nuovo” somiglia a quelli che doveva rottamare: chiacchiere tante, fatti pochi e transumanze da una tv all’altra per “fare il simpatico”.

La differenza è il giubbotto fico al posto della grisaglia. Appena entrato a Palazzo Chigi, oltre ai virus della chiacchierite e dell’annuncite, Renzi ha contratto pure la prezzemolite.

Aiutato dalla peggior classe giornalistica del mondo, s’è convinto che gl’italiani muoiano dalla voglia di sapere se preferisce la carne o il pesce, le bionde o le more, gli slip o i boxer. Ieri è apparso in tv con un pallone e poi con una banana in mano. Intanto la Boschi ci ragguagliava su Vanity Fair su altre questioni decisive: se vuole dei figli, e se sì quanti, se ha già trovato l’uomo giusto o se possiamo fare qualcosa per aiutarla nelle ricerche. Un giorno o l’altro magari verrà fuori un politico serio, che si fa eleggere e va al governo per governare e parla solo quando ha qualcosa da dire: non per promettere ciò che farà, ma per comunicare ciò che ha fatto. E non lo noterà nessuno.

Da Il Fatto Quotidiano del 29/04/2014.
camillobenso
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Re: La stagione dei morti viventi e il nipote del Conte Masc

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02 MAG 2014 18:18
LA PERFIDA ALBIONE COLPISCE ANCORA! –

RICORDATE IL FORUM DI PITTIBIMBO NELLA REDAZIONE DEL FINANCIAL TIMES, IL 2 APRILE SCORSO? NON E’ MAI USCITA UNA RIGA –

IMBARAZZO DALLE PARTI DI PALAZZO CHIGI MA LA GRAN BRETAGNA NON E’ L’ITALIA: SE NON C’E’ NOTIZIA, NON C’E’ PEZZO - - - -

Nessuna delle risposte e delle spiegazioni fornite dal premier italiano è parsa, agli occhi dei responsabili del quotidiano inglese, abbastanza interessante o approfondita da meritare la pubblicazione, e il resoconto della chiacchierata è così rimasto nel cassetto. Ah, questi inglesi fissati col giornalismo di qualità…


Pertick One per Dagospia

Viene fuori che guardare a destra prima che a sinistra non è abitudine che gli inglesi hanno solo quando c'è da attraversare la strada.

Lo fanno anche quando hanno davanti i discorsi dei politici: prima guardano a destra dei due punti (dove c'è la dichiarazione) e solo dopo a sinistra (dove c'è il nome del dichiarante).

E se la mercanzia a destra non è interessante, non c'è blasone a sinistra che tenga: non si pubblica.

Quanto la mentalità albionica differisca da quella italiana (dove le dichiarazioni del potente di turno si comprano per contratto, spesso prima di sapere quel che il potente ha da dire) lo ha capito sulla propria pelle il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Flashback. Inizio aprile, il premier intraprende la celebre missione a Londra per portare la rottamazione nel cuore della City.

Il protocollo è quello classico: bilaterali coi colleghi, incontri con gli investitori della finanza, nastri da tagliare.

In onore alla prassi, non può mancare il forum nella redazione del giornalone.

Come spesso accade, il politico estero di primo piano in visita è fatto oggetto di invito da parte di una delle principali testate: si organizza un bel forum col meglio delle teste pensanti a disposizione, ci si confronta a 360 gradi con l'illustre ospite e poi si pubblica il tutto, condito con le classiche foto dove sono tutti in maniche di camicia intorno al tavolo. L'invito che arriva a Renzi è quello del Financial Times, testata oltre il prestigioso che accoglie il premier nel pomeriggio del 2 aprile, ultima tappa londinese prima della partenza per Bruxelles.

L'incontro col board del quotidiano finanziario si svolge come previsto e risulta soddisfacente ("E' andata bene", dirà Renzi ai giornalisti italiani che lo aspettano all'uscita).

Solo, l'indomani non una riga compare sul prestigioso quotidiano della comunità finanziaria. Sarà stato perché l'incontro è finito tardi e avevano le pagine già chiuse, si pensa.

E invece non esce niente nemmeno la mattina dopo. Perché il Financial Times torni ad occuparsi di Renzi bisogna aspettare il 6 aprile, quando il quotidiano britannico pubblica un pezzo che parla sì del premier italiano, ma per criticarne duramente l'impostazione del Jobs act ("Proposte vaghe" c'era scritto, e sì che non avevano ancora visto il decreto Poletti).

Dell'incontro di Renzi col board del giornale, mai una riga.

Perdurando il mistero, nei giorni scorsi ci si è mossi da Roma con una certa discrezione per appurare l'arcano. E la risposta giunta da Londra è stata di disarmante semplicità: nulla dell'incontro con Renzi è stato pubblicato perché - come si dice - "non c'era pezzo".

Nessuna delle risposte e delle spiegazioni fornite dal premier italiano è parsa, agli occhi dei responsabili del quotidiano inglese, abbastanza interessante o approfondita da meritare la pubblicazione, e il resoconto della chiacchierata è così rimasto nel cassetto. Ah, questi inglesi fissati col giornalismo di qualità...
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