PARLAMENTO EUROPEO
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Elezioni europee: perché questa volta è diverso?
Quest’anno le elezioni europee si svolgeranno in altro modo rispetto al 2009 e non per niente il claim usato dal Parlamento europeo è “Questa volta è diverso”. Infatti, secondo le nuove regole del Trattato dell’Unione europea, gli elettori avranno più potere che mai. Voteranno i rappresentanti del partito prescelto, che si impegneranno, una volta eletti, a proporre il loro candidato per la presidenza della Commissione europea. Quindi i cittadini potranno già scegliere con il loro voto chi preferirebbero come Presidente della Commissione europea.
Verso una nuova Commissione- Perché è importante che i cittadini esprimino preferenze nella scelta del Presidente della Commissione europea? Perché il Presidente è la figura fondamentale dell'organo esecutivo dell'Unione europea, che rappresenta gli interessi di tutta l'Europa, intesa come insieme di 28 stati. E' compito del Presidente della CE scegliere i 28 commissari dai vari paesi dell'Ue - commissari che gestiranno le politiche e il bilancio dell'Ue e fisseranno obiettivi e priorità d'azioni.
In questo modo i cittadini potranno sentirsi più vicini alla politica europea e agli organi che la rappresentano dal momento che anche loro, con i loro voti, contribuiranno a "fare le leggi".
I vari passaggi- Le elezioni europee si svolgeranno a seconda delle leggi elettorali di ogni Stato membro, ma tutte più o meno verso la fine di maggio 2014. Gli elettori olandesi e britannici saranno i primi a esprimere il loro voto, mentre i cittadini italiani voteranno i loro deputati il 24 e il 25 maggio.
E, appunto, già scegliendo i propri deputati verrà espressa preferenza per il Presidente della Commissione europea, visto che tutti i grandi partiti europei si sono già pronunciati sul nome del candidato ufficiale che riceverà il loro sostegno- tranne alcuni partiti euroscettici che non hanno ancora espresso le loro preferenze.
I 751 deputati che occuperanno i seggi nel mese di luglio saranno responsabili per le politiche europee per i prossimi cinque anni e dovranno eleggere anche il Presidente della Commissione europea, capo dell'esecutivo dell'UE.
Più di 50 milioni di italiani sono invitati a votare alle elezioni europee, probabilmente il 25 maggio, per eleggere i 73 rappresentanti al Parlamento europeo per il periodo 2014-201.
I candidati alla presidenza della Commissione europea- Attualmente sono 6 i possibili candidati alla presidenza.
Guy Verhofstadt è il candidato del partito Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE).Federalista, è stato primo ministro belga dal 1999 al 2008 e attualmente ricopre la carica di presidente dell’ALDE.
Martin Schulz è il candidato del Partito socialista europeo (PSE). E’ parlamentare europeo dal 1994 e dal 2012 è presidente del Parlamento europeo.
Jean-Claude Juncker è invece il candidato del Partito popolare europeo (PPE), la formazione politica maggiormente rappresentata nell’attuale Parlamento europeo. Primo ministro del Granducato del Lussemburgo dal 1995 al 2013, è stato presidente dell’Eurogruppo dal 2005 fino al 2012.
Alexis Tsipras, greco, è il candidato di Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica. Attualmente Tsipras è membro del partito greco Syriza, all’opposizione nel parlamento ellenico.
José Bové, candidato del partito dei Verdi europei, è un noto sindacalista e politico francese, esponente del movimento no global e parlamentare europeo in questa legislatura.
Ska Keller, anch’essa del partito dei Verdi europei, è invece la più giovane candidata alla Commissione europea, a soli 33 anni. E’ parlamentare europea tedesca dal 2009 e milita fin da ragazza nei movimenti verdi tedeschi.
Quest’anno le elezioni europee si svolgeranno in altro modo rispetto al 2009 e non per niente il claim usato dal Parlamento europeo è “Questa volta è diverso”. Infatti, secondo le nuove regole del Trattato dell’Unione europea, gli elettori avranno più potere che mai. Voteranno i rappresentanti del partito prescelto, che si impegneranno, una volta eletti, a proporre il loro candidato per la presidenza della Commissione europea. Quindi i cittadini potranno già scegliere con il loro voto chi preferirebbero come Presidente della Commissione europea.
Verso una nuova Commissione- Perché è importante che i cittadini esprimino preferenze nella scelta del Presidente della Commissione europea? Perché il Presidente è la figura fondamentale dell'organo esecutivo dell'Unione europea, che rappresenta gli interessi di tutta l'Europa, intesa come insieme di 28 stati. E' compito del Presidente della CE scegliere i 28 commissari dai vari paesi dell'Ue - commissari che gestiranno le politiche e il bilancio dell'Ue e fisseranno obiettivi e priorità d'azioni.
In questo modo i cittadini potranno sentirsi più vicini alla politica europea e agli organi che la rappresentano dal momento che anche loro, con i loro voti, contribuiranno a "fare le leggi".
I vari passaggi- Le elezioni europee si svolgeranno a seconda delle leggi elettorali di ogni Stato membro, ma tutte più o meno verso la fine di maggio 2014. Gli elettori olandesi e britannici saranno i primi a esprimere il loro voto, mentre i cittadini italiani voteranno i loro deputati il 24 e il 25 maggio.
E, appunto, già scegliendo i propri deputati verrà espressa preferenza per il Presidente della Commissione europea, visto che tutti i grandi partiti europei si sono già pronunciati sul nome del candidato ufficiale che riceverà il loro sostegno- tranne alcuni partiti euroscettici che non hanno ancora espresso le loro preferenze.
I 751 deputati che occuperanno i seggi nel mese di luglio saranno responsabili per le politiche europee per i prossimi cinque anni e dovranno eleggere anche il Presidente della Commissione europea, capo dell'esecutivo dell'UE.
Più di 50 milioni di italiani sono invitati a votare alle elezioni europee, probabilmente il 25 maggio, per eleggere i 73 rappresentanti al Parlamento europeo per il periodo 2014-201.
I candidati alla presidenza della Commissione europea- Attualmente sono 6 i possibili candidati alla presidenza.
Guy Verhofstadt è il candidato del partito Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (ALDE).Federalista, è stato primo ministro belga dal 1999 al 2008 e attualmente ricopre la carica di presidente dell’ALDE.
Martin Schulz è il candidato del Partito socialista europeo (PSE). E’ parlamentare europeo dal 1994 e dal 2012 è presidente del Parlamento europeo.
Jean-Claude Juncker è invece il candidato del Partito popolare europeo (PPE), la formazione politica maggiormente rappresentata nell’attuale Parlamento europeo. Primo ministro del Granducato del Lussemburgo dal 1995 al 2013, è stato presidente dell’Eurogruppo dal 2005 fino al 2012.
Alexis Tsipras, greco, è il candidato di Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica. Attualmente Tsipras è membro del partito greco Syriza, all’opposizione nel parlamento ellenico.
José Bové, candidato del partito dei Verdi europei, è un noto sindacalista e politico francese, esponente del movimento no global e parlamentare europeo in questa legislatura.
Ska Keller, anch’essa del partito dei Verdi europei, è invece la più giovane candidata alla Commissione europea, a soli 33 anni. E’ parlamentare europea tedesca dal 2009 e milita fin da ragazza nei movimenti verdi tedeschi.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Quell’idea solidale scomparsa in Europa
(Jürgen Habermas).
28/04/2014 di triskel182
I diritti sociali e la politica. Il nuovo saggio del filosofo Jürgen Habermas.
Le offese alla solidarietà civica suscitano indignazione: fa rabbia, tanto per dire, l’evasore fiscale, quando si sottrae ai suoi obblighi verso la comunità politica pur continuando tranquillamente a goderne i vantaggi. Certo, l’evasione fiscale è anche una infrazione al diritto vigente. Sennonché, nella indignazione che colpisce il profittatore si esprime anche una delusa aspettativa-di-solidarietà.
Quella che si manifesta nel disprezzo per tutti i Depardieu evasori di questo mondo, i quali si sottraggono al fisco trasferendo all’estero, del tutto legalmente, la loro residenza o la loro industria.
Nella storia dello Stato sociale abbiamo visto come le aspettative di solidarietà possano trasformarsi in pretese giuridiche. Anche oggi è una questione di solidarietà, non di diritto, stabilire con quanta «diseguaglianza » i cittadini di una nazione benestante vogliano continuare a vivere. Non è lo Stato di diritto che può frenare il numero crescente dei giovani senza lavoro, dei disoccupati e dei sotto-occupati, degli anziani con una pensione da fame, delle mamme che allevano da sole i bambini e dipendono dalla pubblica assistenza. Solo la politica di un legislatore che sia sensibile alle pretese normative di una cittadinanza democratica può trasformare le richieste di solidarietà dei marginalizzati (o dei loro avvocati) in veri e propri diritti sociali.
A prescindere dalla differenza tra solidarietà, da un lato, e diritto e morale, dall’altro, esiste pur sempre uno stretto nesso concettuale tra «giustizia politica » e «solidarietà». In Portogallo, nel passaggio tra il 2012 e il 2013, il presidente conservatore Aníbal Cavaco Silva chiese alla Corte costituzionale di prendere in esame il bilancio di austerità che la maggioranza di governo (a lui politicamente affine) aveva appena licenziato, in quanto non gli parevano accettabili — nel senso della giustizia politica — le conseguenze sociali del programma imposto dai creditori (in particolare, l’aggravio unilaterale su funzionari e impiegati statali, pensionati e socialmente assistiti). Così facendo, il presidente tradusse nel linguaggio della giustizia politica quei disordini, e quelle proteste di strada, che nei paesi più colpiti dalla crisi chiedono solidarietà sia alle élites del paese sia ai cosiddetti paesi donatori. (…) A differenza di ciò che accade
per la «eticità» — la «solidarietà » ha per oggetto un contesto- di-vita non tanto derivato dal passato, quanto piuttosto da organizzare politicamente per il futuro. Nell’applicarsi alla struttura politica, questa componente semantica di «impegno attivo» diventa evidente quando si passi — nell’analisi dei concetti — dal piano astrattamente analitico a una considerazione storica dello sviluppo delle idee. È strano, ma il concetto di solidarietà compare molto tardi nella storia, soltanto in età recente, laddove già negli antichi imperi, dunque a partire dal 3000 avanti Cristo, si discuteva abitualmente di diritto e di giusto/ ingiusto. Certo, il termine solidarietà si trova già nel diritto romano (nel diritto penale riguardante i debiti). Ma solo a partire dalla Rivoluzione francese del 1789 assume un significato politico, in realtà collegandosi inizialmente alla parola d’ordine «fraternità». Come motto di battaglia, la fraternité deriva dalla generalizzazione umanistica di una coscienza nata dalle religioni mondiali: risale cioè a quell’esperienza (allargante le prospettive) per cui la propria comunità locale veniva vissuta come parte di un’universale comunità di tutti i credenti. È questo lo sfondo dell’idea di fraternità: un’idea derivata dalla secolarizzazione umanistica di un concetto religioso.
(…)
Il concetto di solidarietà nasce da una situazione storica particolare: i rivoluzionari lo rivendicavano nel senso di recuperare e ricostruire quei tradizionali rapporti di fiducia internamente svuotati dagli invasivi processi della modernizzazione. Il socialismo primitivo degli artigiani, espulsi dalle loro botteghe, ricavava in parte le sue energie utopistiche dai ricordi — nostalgicamente trasfigurati — di un mondo corporativo che appariva paternalisticamente schermato. (…) Il contrasto di classe, nel capitalismo industriale, è stato istituzionalizzato soltanto nel quadro degli Stati nazionali democraticamente costituiti. Gli Stati nazionali europei — che hanno assunto la forma attuale di «Stati sociali» solo dopo aver attraversato due disastrose guerre mondiali — sono oggi scivolati nuovamente, per via della globalizzazione economica, sotto la pressione esplosiva di interdipendenze che, economicamente generate, se ne infischiano delle vecchie frontiere nazionali. Ancora una volta sono costrizioni sistemiche quelle che fanno saltare i vecchi rapporti di solidarietà e che obbligano a ricostruire le forme statalmente frazionate dell’integrazione politica. Questa volta le contingenze sistemiche di un capitalismo politicamente ingovernato, spinto avanti dallo scatenamento dei mercati finanziari, si concentrano minacciose generando tensioni tra gli Stati dell’eurozona. Da questa prospettiva storica le aspettative di solidarietà espresse da Konstantinos Simitis (ex premier greco ed ex leader del Pasok, n. d. r.) ricavano una loro legittimità.
Egli punta esplicitamente il dito sulla rete delle vecchie interdipendenze, che chiedono ora d’essere incanalate in una ricostruzione dell’integrazione politica a partire dal punto di vista normativo di un equo bilanciamento dei vantaggi/svantaggi degli Stati membri. Per salvare l’Unione monetaria non è più sufficiente — di fronte alle differenze strutturali delle economie nazionali — concedere crediti agli Stati indebitati, sperando che ognuno di loro riesca da solo ad aumentare la competitività. Occorre invece uno sforzo cooperativo che — intrapreso da una prospettiva politica condivisa — incrementi crescita e competitività di tutta l’eurozona. Uno sforzo di questo genere non può evitare di chiedere alla Germania federale di farsi carico — sul breve e medio periodo — di effetti redistributivi di tipo negativo. Si tratterebbe di un caso esemplare di solidarità politica nel senso che abbiamo illustrato.
Da La Repubblica del 28/04/2014.
(Jürgen Habermas).
28/04/2014 di triskel182
I diritti sociali e la politica. Il nuovo saggio del filosofo Jürgen Habermas.
Le offese alla solidarietà civica suscitano indignazione: fa rabbia, tanto per dire, l’evasore fiscale, quando si sottrae ai suoi obblighi verso la comunità politica pur continuando tranquillamente a goderne i vantaggi. Certo, l’evasione fiscale è anche una infrazione al diritto vigente. Sennonché, nella indignazione che colpisce il profittatore si esprime anche una delusa aspettativa-di-solidarietà.
Quella che si manifesta nel disprezzo per tutti i Depardieu evasori di questo mondo, i quali si sottraggono al fisco trasferendo all’estero, del tutto legalmente, la loro residenza o la loro industria.
Nella storia dello Stato sociale abbiamo visto come le aspettative di solidarietà possano trasformarsi in pretese giuridiche. Anche oggi è una questione di solidarietà, non di diritto, stabilire con quanta «diseguaglianza » i cittadini di una nazione benestante vogliano continuare a vivere. Non è lo Stato di diritto che può frenare il numero crescente dei giovani senza lavoro, dei disoccupati e dei sotto-occupati, degli anziani con una pensione da fame, delle mamme che allevano da sole i bambini e dipendono dalla pubblica assistenza. Solo la politica di un legislatore che sia sensibile alle pretese normative di una cittadinanza democratica può trasformare le richieste di solidarietà dei marginalizzati (o dei loro avvocati) in veri e propri diritti sociali.
A prescindere dalla differenza tra solidarietà, da un lato, e diritto e morale, dall’altro, esiste pur sempre uno stretto nesso concettuale tra «giustizia politica » e «solidarietà». In Portogallo, nel passaggio tra il 2012 e il 2013, il presidente conservatore Aníbal Cavaco Silva chiese alla Corte costituzionale di prendere in esame il bilancio di austerità che la maggioranza di governo (a lui politicamente affine) aveva appena licenziato, in quanto non gli parevano accettabili — nel senso della giustizia politica — le conseguenze sociali del programma imposto dai creditori (in particolare, l’aggravio unilaterale su funzionari e impiegati statali, pensionati e socialmente assistiti). Così facendo, il presidente tradusse nel linguaggio della giustizia politica quei disordini, e quelle proteste di strada, che nei paesi più colpiti dalla crisi chiedono solidarietà sia alle élites del paese sia ai cosiddetti paesi donatori. (…) A differenza di ciò che accade
per la «eticità» — la «solidarietà » ha per oggetto un contesto- di-vita non tanto derivato dal passato, quanto piuttosto da organizzare politicamente per il futuro. Nell’applicarsi alla struttura politica, questa componente semantica di «impegno attivo» diventa evidente quando si passi — nell’analisi dei concetti — dal piano astrattamente analitico a una considerazione storica dello sviluppo delle idee. È strano, ma il concetto di solidarietà compare molto tardi nella storia, soltanto in età recente, laddove già negli antichi imperi, dunque a partire dal 3000 avanti Cristo, si discuteva abitualmente di diritto e di giusto/ ingiusto. Certo, il termine solidarietà si trova già nel diritto romano (nel diritto penale riguardante i debiti). Ma solo a partire dalla Rivoluzione francese del 1789 assume un significato politico, in realtà collegandosi inizialmente alla parola d’ordine «fraternità». Come motto di battaglia, la fraternité deriva dalla generalizzazione umanistica di una coscienza nata dalle religioni mondiali: risale cioè a quell’esperienza (allargante le prospettive) per cui la propria comunità locale veniva vissuta come parte di un’universale comunità di tutti i credenti. È questo lo sfondo dell’idea di fraternità: un’idea derivata dalla secolarizzazione umanistica di un concetto religioso.
(…)
Il concetto di solidarietà nasce da una situazione storica particolare: i rivoluzionari lo rivendicavano nel senso di recuperare e ricostruire quei tradizionali rapporti di fiducia internamente svuotati dagli invasivi processi della modernizzazione. Il socialismo primitivo degli artigiani, espulsi dalle loro botteghe, ricavava in parte le sue energie utopistiche dai ricordi — nostalgicamente trasfigurati — di un mondo corporativo che appariva paternalisticamente schermato. (…) Il contrasto di classe, nel capitalismo industriale, è stato istituzionalizzato soltanto nel quadro degli Stati nazionali democraticamente costituiti. Gli Stati nazionali europei — che hanno assunto la forma attuale di «Stati sociali» solo dopo aver attraversato due disastrose guerre mondiali — sono oggi scivolati nuovamente, per via della globalizzazione economica, sotto la pressione esplosiva di interdipendenze che, economicamente generate, se ne infischiano delle vecchie frontiere nazionali. Ancora una volta sono costrizioni sistemiche quelle che fanno saltare i vecchi rapporti di solidarietà e che obbligano a ricostruire le forme statalmente frazionate dell’integrazione politica. Questa volta le contingenze sistemiche di un capitalismo politicamente ingovernato, spinto avanti dallo scatenamento dei mercati finanziari, si concentrano minacciose generando tensioni tra gli Stati dell’eurozona. Da questa prospettiva storica le aspettative di solidarietà espresse da Konstantinos Simitis (ex premier greco ed ex leader del Pasok, n. d. r.) ricavano una loro legittimità.
Egli punta esplicitamente il dito sulla rete delle vecchie interdipendenze, che chiedono ora d’essere incanalate in una ricostruzione dell’integrazione politica a partire dal punto di vista normativo di un equo bilanciamento dei vantaggi/svantaggi degli Stati membri. Per salvare l’Unione monetaria non è più sufficiente — di fronte alle differenze strutturali delle economie nazionali — concedere crediti agli Stati indebitati, sperando che ognuno di loro riesca da solo ad aumentare la competitività. Occorre invece uno sforzo cooperativo che — intrapreso da una prospettiva politica condivisa — incrementi crescita e competitività di tutta l’eurozona. Uno sforzo di questo genere non può evitare di chiedere alla Germania federale di farsi carico — sul breve e medio periodo — di effetti redistributivi di tipo negativo. Si tratterebbe di un caso esemplare di solidarità politica nel senso che abbiamo illustrato.
Da La Repubblica del 28/04/2014.
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: PARLAMENTO EUROPEO
http://www.beppegrillo.it/videos/0_kd97e162.php
Passaparola - Il "Golpe" di Bruxelles contro le rinnovabili
Ciao
Paolo11
Passaparola - Il "Golpe" di Bruxelles contro le rinnovabili
Ciao
Paolo11
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Anche Masia per il Tg7, conferma il trend del calo del Pd e di FI. Cresce il M5S.
Il Bomba perde 3 punti di colpo nel consenso personale.
Si sono accorti che le spara troppo grosse????
E adesso che s'inventerà il Bomba????
No alla partita del cuore.
No dalla De Filippi.
Calo di 3 punti personali.
Il nemico numero uno che avanza.
L'amico numero uno che da lo stop al super porcellum.
Allegria!!!!....Allegria!!!!...... Tutti sulla Ruota della fortunaaaaaaaaaaaaa
Il Bomba perde 3 punti di colpo nel consenso personale.
Si sono accorti che le spara troppo grosse????
E adesso che s'inventerà il Bomba????
No alla partita del cuore.
No dalla De Filippi.
Calo di 3 punti personali.
Il nemico numero uno che avanza.
L'amico numero uno che da lo stop al super porcellum.
Allegria!!!!....Allegria!!!!...... Tutti sulla Ruota della fortunaaaaaaaaaaaaa
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: PARLAMENTO EUROPEO
FI con Berlusconi anche in galera prenderà sempre 15/20% di voti, con 30/40% di astenuti.
Il problema che consegue è cosa faranno gli eletti FI nel PPE ?
Sono su di una linea del tutto opposta a quella della Merkel e di Jean-Claude Juncker quindi che previsioni si possono fare sull'elezione del presidente della Commissione UE ?
Il problema che consegue è cosa faranno gli eletti FI nel PPE ?
Sono su di una linea del tutto opposta a quella della Merkel e di Jean-Claude Juncker quindi che previsioni si possono fare sull'elezione del presidente della Commissione UE ?
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: PARLAMENTO EUROPEO
NON RIUSCENDO A INSERIRE L'IMMAGINE ECCO LA SITUAZIONE EUROPEA 23 /04/2014
GUE-NGL= 55 SEGGI EUROPEAN UNITED LEFT-NORDIC GREEN LEFT
S&D = 212 progressive alliance of socialists and democrats
GREEN/EFA = 38 THE GREENS – EUROPEAN FREE ALLIANCE
ALDE/ADLE = 62 ALLIANCE of LIBERALS and DEMOCRATS for EUROPE
PPE = 212 EUROPEAN PEOPLE’S PARTY (EPP)
ECR = 46 EUROPEAN CONSERVATIVES AND REFORMISTS
EFD = 36 EUROPE of FREEDOM and DEMOCRACY
NI = 90 NON-INSCRITS
A poco più di un mese dalle elezioni europee del 25 maggio, i sondaggi cercano di mappare la situazione del voto in Italia. Gli ultimi dati confermano la tendenza già registrata negli scorsi sondaggi che vedono il PD trainare il centrosinistra, come primo partito nel Paese, seguito dal M5S e con Forza Italia in calo. La rilevazione di Ixè per Agorà vede infatti il partito del premier Matteo Renzi avanti al 32,9% (leggero passo avanti rispetto al 32,8% della scorsa settimana), il movimento di Beppe Grillo in leggero calo al 24,9% contro il 25,5% della precedente rilevazione e il partito di Silvio Berlusconi con una piccola crescita al 17,2% rispetto al 16,9% di sette giorni fa. In aumento il vantaggio del centrosinistra al 38,2%, con sei punti di vantaggio sul centrodestra al 32,1%.
GUE-NGL= 55 SEGGI EUROPEAN UNITED LEFT-NORDIC GREEN LEFT
S&D = 212 progressive alliance of socialists and democrats
GREEN/EFA = 38 THE GREENS – EUROPEAN FREE ALLIANCE
ALDE/ADLE = 62 ALLIANCE of LIBERALS and DEMOCRATS for EUROPE
PPE = 212 EUROPEAN PEOPLE’S PARTY (EPP)
ECR = 46 EUROPEAN CONSERVATIVES AND REFORMISTS
EFD = 36 EUROPE of FREEDOM and DEMOCRACY
NI = 90 NON-INSCRITS
A poco più di un mese dalle elezioni europee del 25 maggio, i sondaggi cercano di mappare la situazione del voto in Italia. Gli ultimi dati confermano la tendenza già registrata negli scorsi sondaggi che vedono il PD trainare il centrosinistra, come primo partito nel Paese, seguito dal M5S e con Forza Italia in calo. La rilevazione di Ixè per Agorà vede infatti il partito del premier Matteo Renzi avanti al 32,9% (leggero passo avanti rispetto al 32,8% della scorsa settimana), il movimento di Beppe Grillo in leggero calo al 24,9% contro il 25,5% della precedente rilevazione e il partito di Silvio Berlusconi con una piccola crescita al 17,2% rispetto al 16,9% di sette giorni fa. In aumento il vantaggio del centrosinistra al 38,2%, con sei punti di vantaggio sul centrodestra al 32,1%.
-
- Messaggi: 2102
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Ragazzi comunque ci sono degli errori nei sondaggi che fanno in tv
Più esattamente dovrebbero scrivere
Vecchio centrodestra (caimano)
Nuovo centrodestra (alfano)
Nuovissimo centrodestra (renzi)
Più esattamente dovrebbero scrivere
Vecchio centrodestra (caimano)
Nuovo centrodestra (alfano)
Nuovissimo centrodestra (renzi)
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Ma FI cosa c'entra con il PPE ??
Dovrebbero votare per Junker alla ppresidenza?
ALLORA i 20 eletti di FI bisogna sottrarli
Dovrebbero votare per Junker alla ppresidenza?
ALLORA i 20 eletti di FI bisogna sottrarli
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Non ho visto fino in fondo la puntata odierna di Agorà, e quindi non sò esattamente se hanno pubblicato i sondaggi di Ixè. Andrò a verificare.
Solo che sono malfidente (gli umani mi hanno obbligato ad esserlo con i loro raggiri berlusconeschi)e mi è sembrato strano che in quasi due ore si sia parlato solo di 60 anni di televisione. Al collaboratore di IFQ, è stato proibito di parlare di politica.
Adesso leggendo questo articolo sono stato costretto a mettere questi dati in relazione.
E se Roberto Weber avesse avvalorato la tendenza di Tecnè???
Rimangono solo 10 giorni per la pubblicazione delle varie tendenze elettorali.
E' stata forse una marketta in favore del Pd renziano, o sono io troppo maligno?
Sondaggi elettorali: Renzi non sfonda, M5s fa paura. E si teme il ritorno di Berlusconi
Secondo la rilevazione Tecnè per Tgcom24, democratici (28,9%) tallonati da Grillo (27,4). In Forza Italia non si sente l'effetto dell'ex Cavaliere, che da decaduto firma un emendamento al Dl Lavoro e studia un colpo ad effetto per ribaltare il tavolo. Entrambi fattori che il alimentano il nervosismo del Pd
di Pierluigi Giordano Cardone | 2 maggio 2014
Matteo Renzi non dorme notti tranquille. Non si tratta ancora di incubi, per carità, ma i sogni del premier iniziano a essere popolati da fantasmi che, nella realtà, rispondo ai nomi di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Sullo sfondo le prossime elezioni Europee, che nelle intenzioni dell’ex sindaco di Firenze dovrebbero rappresentare un plebiscito per lui e per il suo governo. Gli ultimi sondaggi elettorali, tuttavia, raccontano una storia diversa, di sofferenza alle urne e di un M5s che continua a rosicchiare consensi e possibili voti. Il fantasma, in tal senso, per Renzi si chiama pareggio con i 5 Stelle. Molto, tuttavia, dipenderà anche da quanto riuscirà a rimontare l’ex Cavaliere. Ed ecco l’altra, grande preoccupazione del presidente del Consiglio. Da quando Berlusconi ha dato il là alla sua campagna elettorale le percentuali di Forza Italia non si sono spostate di molto: paradossalmente, però, questa per Renzi non è una buona notizia. Il motivo? L’andamento lento della campagna elettorale potrebbe spingere il condannato a mettere in campo iniziative ad effetto per spostare l’attenzione degli elettori. Il primo indizio si è avuto in queste ore, con il leader di Fi primo firmatario di un emendamento al Dl Lavoro del governo. Una provocazione politica: Silvio Berlusconi, infatti, è decaduto da senatore, quindi il suo nome non potrebbe comparire in nessun atto parlamentare. Eppure ha firmato, quasi a mo’ di sfida. “Non lo censureranno mica anche qui” ha detto Alessandra Mussolini, a testimonianza del vero obiettivo dell’iniziativa azzurra: far clamore. Non solo. A sentire personalità molto vicine al leader forzista, l’idea al centro delle innumerevoli riunioni a Palazzo Grazioli è quella di calare il classico asso nella manica negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale.
Obiettivo? Fare scandalo, far parlare la gente e distrarla dall’appeal di Renzi, che continua a piacer troppo all’elettorato di centrodestra. Il grimaldello ancora non c’è e per molti non potrà essere né la sovraesposizione della compagna Francesca Pascale, né tantomeno la trasformazione della casa per anziani di Cesano Boscone in un set dove sviluppare propaganda in diretta tv. Insomma, si cerca il colpo ad effetto, quello che potrebbe ribaltare il tavolo e permettere un miracolo simile a quello delle politiche 2013, quando Berlusconi riuscì a pareggiare una partita ormai persa. Il Pd, dal canto suo, sa bene che la verve dell’ex Cavaliere ritrovato è un’arma pericolosissima in vista del voto. Al Nazareno, del resto, l’aria non è più quella distesa delle scorse settimane. Una prova su tutte: l’evidente nervosismo con cui Alessandra Moretti ha risposto alle critiche di Piero Pelù dal concertone del Primo Maggio (“cantanti e comici si occupino del loro mestiere”) rischia di essere un mezzo passo falso: altro non sembra che la riproposizione in chiave democratica delle numerose repliche che i berlusconiani mettevano in campo quando gli attacchi arrivavano da autori satirici come Daniele Luttazzi a Sabina Guzzanti. Alta tensione insomma, aggravata – come detto – dal contenuto degli ultimi sondaggi elettorali. Per il Pd nulla di buono.
Tecnè: Pd resiste, ma M5s è sempre più vicino. Giù la fiducia nel governo
Un punto e mezzo percentuale. E’ questa la distanza che separa il Partito democratico dal Movimento 5 Stelle secondo l’ultima rilevazione di Tecnè (28 aprile), che ha effettuato il sondaggio per TgCom24. Numeri che di certo non faranno piacere a Matteo Renzi. Per due motivi: innanzitutto perché il suo Pd non supererebbe la soglia del 30% auspicata e, particolare non di secondo piano, perché la fiducia degli elettori nei confronti del suo governo ha registrato un calo netto di 1,6 punti percentuali, con il conseguente aumento dei giudizi negativi (+ 0,6%). Renzi, insomma, non sfonda. Luna di miele con gli italiani già finita? Troppo presto (e pochi elementi) per dirlo. Ma restano i numeri. Che dicono anche altro. Testimoniano, ad esempio, di un M5s in costante ascesa, di un Pd in discesa (seppur minima) e di una Forza Italia che, nonostante il ritorno di Silvio Berlusconi in campo per la campagna elettorale mediatica, non si sposta da quota 21%. Proprio il mancato sprint del partito dell’ex Cavaliere,
I numeri: Pd ancora primo, ma M5s è in rimonta. Ferma Fi
28,9%, ovvero -0,3% rispetto alla rilevazione del 22 aprile e -1,1% rispetto al 25 marzo: cala il Partito democratico e ciò che preoccupa il premier non è tanto il dato in sè (-0,3% sono un’inezia), quanto l’andamento, non certo positivo nonostante l’impegno governativo. Proprio il lavoro dell’esecutivo, del resto, secondo il sondaggio Tecnè non favorisce l’andamento del Pd nell’avvicinamento alle elezioni Europee del 25 maggio. Come detto, infatti, la fiducia degli italiani nel governo Renzi è in calo dell’ 1,6% (43,2%) rispetto alla precedente rilevazione, con un +0,6% dei giudizi negativi. Due facce della stessa medaglia, quindi, nonché distanza siderale da quel 47,9% dei consensi fatto registrare a metà marzo, nel momento di massimo appeal dell’esecutivo (all’esordio, invece, la fiducia era al 44,7%). In considerazione di queste proiezioni, c’è un’unica, potenziale (sempre di sondaggi si tratta) conclusione: il 30% è un traguardo lontanissimo per i democratici, con le prossime consultazioni che rappresenterebbero tutto tranne che quel plebiscito pro-Renzi che l’ex sindaco di Firenze auspicava e sperava per poter rinvigorire consenso e conseguente azione governativa.
Nessun chiaroscuro, invece, per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle. Il non-partito di Beppe Grillo, infatti, si attesta al 27,4%, con quasi mezzo punto percentuale in più rispetto al 22 aprile (+0,4% per l’esattezza) e , soprattutto, +4% rispetto al 25 marzo. Saldamente secondo partito, insomma, con la concreta possibilità di diventare primo: il Partito democratico, infatti, è distante solo un punto e mezzo. Molto più indietro, invece, Forza Italia: gli azzurri sembrano non godere dell’effetto Berlusconi (solo una lieve variazione in salita, ma mezzo punto in meno rispetto al 25 marzo), tanto che rispetto alla rilevazione del 22 aprile non vanno né avanti né indietro, fermandosi a un comunque onorabile 21,3%. Continua a rosicchiare consenso la Lista Tsipras: con il 3,8% (+0,1%) vede avvicinarsi la soglia di sbarramento del 4%. Stesso, identico discorso per Fratelli d’Italia, anche loro in lieve crescita al 3,8%. Calano, ma non avranno problemi a superare lo sbarramento sia Lega Nord che Ncd-Udc: il Carroccio perde lo 0,2%, ma si attesta comunque al 5,3%. Alfano e Casini, invece, sono al 4,8% (-0,2%). Sale dello 0,7%, invece, la quota di coloro che non andranno a votare o che, in alternativa, si dicono indecisi su cosa barrare in lista: si parla del 48,1%. In termini di coalizione, invece, centrodestra sempre avanti con il 36,8% rispetto al 34% del centrosinistra.
L’andamento del consenso in base alle fasce d’età
Ciò che colpisce particolarmente del sondaggio Tecnè per TgCom24 sono le variazioni del consenso in base alle quattro fasce d’età prese a campione (18-29, 30-44, 45-64, over 64). Prendendo i primi tre partiti come riferimento, infatti, si scopre che M5s sfonda tra i più giovani e tra i 30enni, mentre Pd e Forza Italia raccolgono enorme consenso tra gli over sessanta. In particolare, nella fascia 18-29 anni M5s è primo partito con il 47,5% dei consensi, seguito da Pd (25,2%) e Fi (16,8%). Gli incerti o chi non andrà a votare sono 39,2%. Nel target 30-44 anni la situazione non cambia come andamento, ma è molto diversa in termini di percentuale: M5s sempre primo partito, ma con il 36,9%, Pd secondo con il 24,1% e Forza Italia ‘bronzo’ con il 17,6%. Da segnalare, tuttavia, il grande balzo in avanti della Lega Nord, che arriva addirittura al 7,3% (+ 5% rispetto alla prima fascia). Clamoroso, infine, il numero degli incerti e di chi dice che non andrà alle urne: si tratta del 60% degli intervistati. Morale della favola: la maggior parte dei over 30 non andrà a votare e chi ci andrà opterà per un voto di protesta.
Nella terza fascia d’età (quella che dai 45 ai 64 anni), il Pd torna primo partito con il 28,3% dei consensi, precedendo di poco il Movimento 5 stelle (27,8%) e lasciando Forza Italia al 17,5%. Anche in questo caso il risultato del Carroccio è clamoroso: 8,5% e continua ascesa. Sono il 48,5%, invece, coloro che non andranno a votare o che sono incerti su chi scegliere. Totalmente stravolte, infine, le tendenze nella fascia degli over 64 anni. Qui il Pd è di gran lunga il primo partito, con addirittura il 34,7% dei consensi (in linea con le speranze più ottimistiche del presidente del Consiglio). Risultato clamoroso per Forza Italia, che arriva 31,1%: in questa fascia d’età evidentemente il ritorno di Silvio Berlusconi, le sue promesse elettorali e, perché no, il suo impegno nei servizi sociali dopo la condanna fanno presa sugli elettori. Male, al contrario, il Movimento 5 stelle, che raccoglie appena l’8,1% dei consensi, mentre la coppia Alfano-Casini (Ncd-Udc) sfonda quota 10% (+5% rispetto al dato complessivo). Tra gli over 64, infine, il dato degli indecisi e di chi non andrà a votare si attesta al 39,8%.
Se si votasse per le politiche? M5s stabile rispetto al 2013, Pd primo partito
Tecnè ha anche chiesto agli italiani cosa voterebbero oggi se si andasse alle urne per le politiche. In questo caso i dati sarebbero diversi, specie in rapporto al 2013. Il Partito democratico, ad esempio, si confermerebbe primo partito con il 30% netto dei consensi, ma con un notevole incremento rispetto a un anno fa: +4,6%. In tal senso, quindi, l’effetto Renzi c’è eccome se paragonato al Pd targato Pier Luigi Bersani. Risultato interessante anche per Beppe Grillo, con il M5s in sostanziale pareggio (25,4% oggi contro il 25,6% di un anno fa). Assai particolare la situazione del centrodestra. Nel 2013 non c’era stata la scissione di Alfano e il Pdl si era assestato al 21,6% dei consensi. Bene: ad oggi il dato complessivo di Forza italia e Nuovo centrodestra fa registrare un 26,9% delle intenzioni di voto, quindi un sonoro +5,3% rispetto alle politiche dello scorso anno. Il dato scorporato, del resto, parla di una Forza Italia che da sola raccoglierebbe il 22,9% dei consensi, con Ncd ferma al 4%. Musica per le orecchie di Berlusconi, discorso diametralmente opposto, invece, per Angelino Alfano che, evidentemente, ad oggi non troverebbe il famigerato ‘quid’ nelle urne. Molto bene Fratelli d’Italia (+1,8%), bene la Lega Nord (+0,8%), male Sel di Nichi Vendola (-1%). Scomparsa dai radar, infine, Scelta civica.
(La rilevazione è stata effettuata da Tecnè per TgCom24 il 28 Aprile 2014 tramite 1000 interviste telefoniche con metodologia Cati su un campione probabilistico articolato per sesso, età, area geografica, ampiezza centri – ponderazione all’universo sociodemografico e politico appresentativo della popolazione maggiorenne residente in Italia. Margine di errore +/- 3,1%).
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... no/970775/
Solo che sono malfidente (gli umani mi hanno obbligato ad esserlo con i loro raggiri berlusconeschi)e mi è sembrato strano che in quasi due ore si sia parlato solo di 60 anni di televisione. Al collaboratore di IFQ, è stato proibito di parlare di politica.
Adesso leggendo questo articolo sono stato costretto a mettere questi dati in relazione.
E se Roberto Weber avesse avvalorato la tendenza di Tecnè???
Rimangono solo 10 giorni per la pubblicazione delle varie tendenze elettorali.
E' stata forse una marketta in favore del Pd renziano, o sono io troppo maligno?
Sondaggi elettorali: Renzi non sfonda, M5s fa paura. E si teme il ritorno di Berlusconi
Secondo la rilevazione Tecnè per Tgcom24, democratici (28,9%) tallonati da Grillo (27,4). In Forza Italia non si sente l'effetto dell'ex Cavaliere, che da decaduto firma un emendamento al Dl Lavoro e studia un colpo ad effetto per ribaltare il tavolo. Entrambi fattori che il alimentano il nervosismo del Pd
di Pierluigi Giordano Cardone | 2 maggio 2014
Matteo Renzi non dorme notti tranquille. Non si tratta ancora di incubi, per carità, ma i sogni del premier iniziano a essere popolati da fantasmi che, nella realtà, rispondo ai nomi di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Sullo sfondo le prossime elezioni Europee, che nelle intenzioni dell’ex sindaco di Firenze dovrebbero rappresentare un plebiscito per lui e per il suo governo. Gli ultimi sondaggi elettorali, tuttavia, raccontano una storia diversa, di sofferenza alle urne e di un M5s che continua a rosicchiare consensi e possibili voti. Il fantasma, in tal senso, per Renzi si chiama pareggio con i 5 Stelle. Molto, tuttavia, dipenderà anche da quanto riuscirà a rimontare l’ex Cavaliere. Ed ecco l’altra, grande preoccupazione del presidente del Consiglio. Da quando Berlusconi ha dato il là alla sua campagna elettorale le percentuali di Forza Italia non si sono spostate di molto: paradossalmente, però, questa per Renzi non è una buona notizia. Il motivo? L’andamento lento della campagna elettorale potrebbe spingere il condannato a mettere in campo iniziative ad effetto per spostare l’attenzione degli elettori. Il primo indizio si è avuto in queste ore, con il leader di Fi primo firmatario di un emendamento al Dl Lavoro del governo. Una provocazione politica: Silvio Berlusconi, infatti, è decaduto da senatore, quindi il suo nome non potrebbe comparire in nessun atto parlamentare. Eppure ha firmato, quasi a mo’ di sfida. “Non lo censureranno mica anche qui” ha detto Alessandra Mussolini, a testimonianza del vero obiettivo dell’iniziativa azzurra: far clamore. Non solo. A sentire personalità molto vicine al leader forzista, l’idea al centro delle innumerevoli riunioni a Palazzo Grazioli è quella di calare il classico asso nella manica negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale.
Obiettivo? Fare scandalo, far parlare la gente e distrarla dall’appeal di Renzi, che continua a piacer troppo all’elettorato di centrodestra. Il grimaldello ancora non c’è e per molti non potrà essere né la sovraesposizione della compagna Francesca Pascale, né tantomeno la trasformazione della casa per anziani di Cesano Boscone in un set dove sviluppare propaganda in diretta tv. Insomma, si cerca il colpo ad effetto, quello che potrebbe ribaltare il tavolo e permettere un miracolo simile a quello delle politiche 2013, quando Berlusconi riuscì a pareggiare una partita ormai persa. Il Pd, dal canto suo, sa bene che la verve dell’ex Cavaliere ritrovato è un’arma pericolosissima in vista del voto. Al Nazareno, del resto, l’aria non è più quella distesa delle scorse settimane. Una prova su tutte: l’evidente nervosismo con cui Alessandra Moretti ha risposto alle critiche di Piero Pelù dal concertone del Primo Maggio (“cantanti e comici si occupino del loro mestiere”) rischia di essere un mezzo passo falso: altro non sembra che la riproposizione in chiave democratica delle numerose repliche che i berlusconiani mettevano in campo quando gli attacchi arrivavano da autori satirici come Daniele Luttazzi a Sabina Guzzanti. Alta tensione insomma, aggravata – come detto – dal contenuto degli ultimi sondaggi elettorali. Per il Pd nulla di buono.
Tecnè: Pd resiste, ma M5s è sempre più vicino. Giù la fiducia nel governo
Un punto e mezzo percentuale. E’ questa la distanza che separa il Partito democratico dal Movimento 5 Stelle secondo l’ultima rilevazione di Tecnè (28 aprile), che ha effettuato il sondaggio per TgCom24. Numeri che di certo non faranno piacere a Matteo Renzi. Per due motivi: innanzitutto perché il suo Pd non supererebbe la soglia del 30% auspicata e, particolare non di secondo piano, perché la fiducia degli elettori nei confronti del suo governo ha registrato un calo netto di 1,6 punti percentuali, con il conseguente aumento dei giudizi negativi (+ 0,6%). Renzi, insomma, non sfonda. Luna di miele con gli italiani già finita? Troppo presto (e pochi elementi) per dirlo. Ma restano i numeri. Che dicono anche altro. Testimoniano, ad esempio, di un M5s in costante ascesa, di un Pd in discesa (seppur minima) e di una Forza Italia che, nonostante il ritorno di Silvio Berlusconi in campo per la campagna elettorale mediatica, non si sposta da quota 21%. Proprio il mancato sprint del partito dell’ex Cavaliere,
I numeri: Pd ancora primo, ma M5s è in rimonta. Ferma Fi
28,9%, ovvero -0,3% rispetto alla rilevazione del 22 aprile e -1,1% rispetto al 25 marzo: cala il Partito democratico e ciò che preoccupa il premier non è tanto il dato in sè (-0,3% sono un’inezia), quanto l’andamento, non certo positivo nonostante l’impegno governativo. Proprio il lavoro dell’esecutivo, del resto, secondo il sondaggio Tecnè non favorisce l’andamento del Pd nell’avvicinamento alle elezioni Europee del 25 maggio. Come detto, infatti, la fiducia degli italiani nel governo Renzi è in calo dell’ 1,6% (43,2%) rispetto alla precedente rilevazione, con un +0,6% dei giudizi negativi. Due facce della stessa medaglia, quindi, nonché distanza siderale da quel 47,9% dei consensi fatto registrare a metà marzo, nel momento di massimo appeal dell’esecutivo (all’esordio, invece, la fiducia era al 44,7%). In considerazione di queste proiezioni, c’è un’unica, potenziale (sempre di sondaggi si tratta) conclusione: il 30% è un traguardo lontanissimo per i democratici, con le prossime consultazioni che rappresenterebbero tutto tranne che quel plebiscito pro-Renzi che l’ex sindaco di Firenze auspicava e sperava per poter rinvigorire consenso e conseguente azione governativa.
Nessun chiaroscuro, invece, per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle. Il non-partito di Beppe Grillo, infatti, si attesta al 27,4%, con quasi mezzo punto percentuale in più rispetto al 22 aprile (+0,4% per l’esattezza) e , soprattutto, +4% rispetto al 25 marzo. Saldamente secondo partito, insomma, con la concreta possibilità di diventare primo: il Partito democratico, infatti, è distante solo un punto e mezzo. Molto più indietro, invece, Forza Italia: gli azzurri sembrano non godere dell’effetto Berlusconi (solo una lieve variazione in salita, ma mezzo punto in meno rispetto al 25 marzo), tanto che rispetto alla rilevazione del 22 aprile non vanno né avanti né indietro, fermandosi a un comunque onorabile 21,3%. Continua a rosicchiare consenso la Lista Tsipras: con il 3,8% (+0,1%) vede avvicinarsi la soglia di sbarramento del 4%. Stesso, identico discorso per Fratelli d’Italia, anche loro in lieve crescita al 3,8%. Calano, ma non avranno problemi a superare lo sbarramento sia Lega Nord che Ncd-Udc: il Carroccio perde lo 0,2%, ma si attesta comunque al 5,3%. Alfano e Casini, invece, sono al 4,8% (-0,2%). Sale dello 0,7%, invece, la quota di coloro che non andranno a votare o che, in alternativa, si dicono indecisi su cosa barrare in lista: si parla del 48,1%. In termini di coalizione, invece, centrodestra sempre avanti con il 36,8% rispetto al 34% del centrosinistra.
L’andamento del consenso in base alle fasce d’età
Ciò che colpisce particolarmente del sondaggio Tecnè per TgCom24 sono le variazioni del consenso in base alle quattro fasce d’età prese a campione (18-29, 30-44, 45-64, over 64). Prendendo i primi tre partiti come riferimento, infatti, si scopre che M5s sfonda tra i più giovani e tra i 30enni, mentre Pd e Forza Italia raccolgono enorme consenso tra gli over sessanta. In particolare, nella fascia 18-29 anni M5s è primo partito con il 47,5% dei consensi, seguito da Pd (25,2%) e Fi (16,8%). Gli incerti o chi non andrà a votare sono 39,2%. Nel target 30-44 anni la situazione non cambia come andamento, ma è molto diversa in termini di percentuale: M5s sempre primo partito, ma con il 36,9%, Pd secondo con il 24,1% e Forza Italia ‘bronzo’ con il 17,6%. Da segnalare, tuttavia, il grande balzo in avanti della Lega Nord, che arriva addirittura al 7,3% (+ 5% rispetto alla prima fascia). Clamoroso, infine, il numero degli incerti e di chi dice che non andrà alle urne: si tratta del 60% degli intervistati. Morale della favola: la maggior parte dei over 30 non andrà a votare e chi ci andrà opterà per un voto di protesta.
Nella terza fascia d’età (quella che dai 45 ai 64 anni), il Pd torna primo partito con il 28,3% dei consensi, precedendo di poco il Movimento 5 stelle (27,8%) e lasciando Forza Italia al 17,5%. Anche in questo caso il risultato del Carroccio è clamoroso: 8,5% e continua ascesa. Sono il 48,5%, invece, coloro che non andranno a votare o che sono incerti su chi scegliere. Totalmente stravolte, infine, le tendenze nella fascia degli over 64 anni. Qui il Pd è di gran lunga il primo partito, con addirittura il 34,7% dei consensi (in linea con le speranze più ottimistiche del presidente del Consiglio). Risultato clamoroso per Forza Italia, che arriva 31,1%: in questa fascia d’età evidentemente il ritorno di Silvio Berlusconi, le sue promesse elettorali e, perché no, il suo impegno nei servizi sociali dopo la condanna fanno presa sugli elettori. Male, al contrario, il Movimento 5 stelle, che raccoglie appena l’8,1% dei consensi, mentre la coppia Alfano-Casini (Ncd-Udc) sfonda quota 10% (+5% rispetto al dato complessivo). Tra gli over 64, infine, il dato degli indecisi e di chi non andrà a votare si attesta al 39,8%.
Se si votasse per le politiche? M5s stabile rispetto al 2013, Pd primo partito
Tecnè ha anche chiesto agli italiani cosa voterebbero oggi se si andasse alle urne per le politiche. In questo caso i dati sarebbero diversi, specie in rapporto al 2013. Il Partito democratico, ad esempio, si confermerebbe primo partito con il 30% netto dei consensi, ma con un notevole incremento rispetto a un anno fa: +4,6%. In tal senso, quindi, l’effetto Renzi c’è eccome se paragonato al Pd targato Pier Luigi Bersani. Risultato interessante anche per Beppe Grillo, con il M5s in sostanziale pareggio (25,4% oggi contro il 25,6% di un anno fa). Assai particolare la situazione del centrodestra. Nel 2013 non c’era stata la scissione di Alfano e il Pdl si era assestato al 21,6% dei consensi. Bene: ad oggi il dato complessivo di Forza italia e Nuovo centrodestra fa registrare un 26,9% delle intenzioni di voto, quindi un sonoro +5,3% rispetto alle politiche dello scorso anno. Il dato scorporato, del resto, parla di una Forza Italia che da sola raccoglierebbe il 22,9% dei consensi, con Ncd ferma al 4%. Musica per le orecchie di Berlusconi, discorso diametralmente opposto, invece, per Angelino Alfano che, evidentemente, ad oggi non troverebbe il famigerato ‘quid’ nelle urne. Molto bene Fratelli d’Italia (+1,8%), bene la Lega Nord (+0,8%), male Sel di Nichi Vendola (-1%). Scomparsa dai radar, infine, Scelta civica.
(La rilevazione è stata effettuata da Tecnè per TgCom24 il 28 Aprile 2014 tramite 1000 interviste telefoniche con metodologia Cati su un campione probabilistico articolato per sesso, età, area geografica, ampiezza centri – ponderazione all’universo sociodemografico e politico appresentativo della popolazione maggiorenne residente in Italia. Margine di errore +/- 3,1%).
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... no/970775/
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: PARLAMENTO EUROPEO
Ho conosciuto i "muli" triestini durante il servizio militare. Avevano l'abitudine di prendersi delle ciucche terrificanti, a vent'anni. Ma quando erano sobri, la maggior parte del tempo, erano ragazzi molto corretti.
Con questa immagine, di quell'area, ritengo che anche Weber sia una persona decisamente corretta (poi magari tra 25 gg, mi smentisce).
Trieste risente in modo particolare la vicinanza all'Austria e l'incidenza che la cultura austriaca ha avuto sulla città e dintorni.
Sono molto meno barlafusi e levantini del resto degli italiani.
Ritengo pertanto (ripeto, forse mi sbaglio), che Roberto Weber possa essere un pò più corretto dei suoi colleghi sondaggisti tricolori.
E quando 9 giorni fa ha sottolineato, che molti italiani evitano di dichiarare che votano M5S, tendo per il momento a credergli.
La logica mi spinge a credergli anche perché molte persone che non sono in grado di sostenere un confronto con eventuali avversari, tendono ad evitare lo scontro diretto, e quindi nascondono il loro voto.
Tanto poi nell'urna Dio ti vede ma Stalin no........
Con questa immagine, di quell'area, ritengo che anche Weber sia una persona decisamente corretta (poi magari tra 25 gg, mi smentisce).
Trieste risente in modo particolare la vicinanza all'Austria e l'incidenza che la cultura austriaca ha avuto sulla città e dintorni.
Sono molto meno barlafusi e levantini del resto degli italiani.
Ritengo pertanto (ripeto, forse mi sbaglio), che Roberto Weber possa essere un pò più corretto dei suoi colleghi sondaggisti tricolori.
E quando 9 giorni fa ha sottolineato, che molti italiani evitano di dichiarare che votano M5S, tendo per il momento a credergli.
La logica mi spinge a credergli anche perché molte persone che non sono in grado di sostenere un confronto con eventuali avversari, tendono ad evitare lo scontro diretto, e quindi nascondono il loro voto.
Tanto poi nell'urna Dio ti vede ma Stalin no........
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 20 ospiti