Ucraina
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Re: Ucraina
Ucraina, Pinotti: “Italia pronta ad intervenire”
Pubblicato il 4 maggio 2014 da Giuseppe Spadaro
Se dovesse servire, l’Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in un’intervista a Repubblica, torna sulla crisi ucraina e sottolinea: “non possiamo stare a guardare. Certo, senza agire da soli, ma attraverso l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Anche la Russia – continua Pinotti – ha ammesso che i rivoltosi sul campo sono sfuggiti a ogni controllo. Nessuno ha avanzato la richiesta di caschi blu italiani – precisa il ministro – parlare di invio di peacekeeper è prematuro, ma dobbiamo essere ponti. Al momento il nostro sforzo politico e diplomatico è quello di tornare indietro sullo spirito dell’ accordo di Ginevra”.
ucraina est
Il ministro si sofferma sul contingente italiano di interposizione inviato in Libano nel 2006, in occasione del conflitto con Israele: “i nostri militari sono lì, fanno il loro dovere e da allora non ci sono stati più scontri”. Poi riflette sul dibattito sui tagli agli F-35: “in Italia, purtroppo, c’è ancora poca cultura della difesa; difesa significa proteggersi. E per farlo a volte occorrono anche delle armi sofisticate. Oggi questo aereo sembra diventato il simbolo del male, ma mi sembra che ciò sia dovuto soprattutto alla campagna elettorale in corso”. Quanto ai tagli alle spese militari, dice: “da qui al 2024 gli effettivi passeranno da 190 a 150mila, i civili da 30 a 20mila, ci sarà una riduzione del 30% degli ufficiali. Abbiamo individuato oltre 380 caserme da chiudere e 1.500 cespiti militari da mettere a disposizione della comunità. Nessun’ altra amministrazione ha fatto altrettanto”.
http://www.termometropolitico.it/116906 ... enire.html
....................................................
E vai ora andiamo pure in Ucraina.Che ci stiamo a fare nella Nato.
Ciao
Paolo11
Pubblicato il 4 maggio 2014 da Giuseppe Spadaro
Se dovesse servire, l’Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in un’intervista a Repubblica, torna sulla crisi ucraina e sottolinea: “non possiamo stare a guardare. Certo, senza agire da soli, ma attraverso l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Anche la Russia – continua Pinotti – ha ammesso che i rivoltosi sul campo sono sfuggiti a ogni controllo. Nessuno ha avanzato la richiesta di caschi blu italiani – precisa il ministro – parlare di invio di peacekeeper è prematuro, ma dobbiamo essere ponti. Al momento il nostro sforzo politico e diplomatico è quello di tornare indietro sullo spirito dell’ accordo di Ginevra”.
ucraina est
Il ministro si sofferma sul contingente italiano di interposizione inviato in Libano nel 2006, in occasione del conflitto con Israele: “i nostri militari sono lì, fanno il loro dovere e da allora non ci sono stati più scontri”. Poi riflette sul dibattito sui tagli agli F-35: “in Italia, purtroppo, c’è ancora poca cultura della difesa; difesa significa proteggersi. E per farlo a volte occorrono anche delle armi sofisticate. Oggi questo aereo sembra diventato il simbolo del male, ma mi sembra che ciò sia dovuto soprattutto alla campagna elettorale in corso”. Quanto ai tagli alle spese militari, dice: “da qui al 2024 gli effettivi passeranno da 190 a 150mila, i civili da 30 a 20mila, ci sarà una riduzione del 30% degli ufficiali. Abbiamo individuato oltre 380 caserme da chiudere e 1.500 cespiti militari da mettere a disposizione della comunità. Nessun’ altra amministrazione ha fatto altrettanto”.
http://www.termometropolitico.it/116906 ... enire.html
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Ciao
Paolo11
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Re: Ucraina
Invece faremmo bene a rimanere bene alla larga dal pantano ucraino...
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Re: Ucraina
Rogo di Odessa: l’ipocrisia degli europei
di Fabio Marcelli |
Chi avesse ancora dubbi sulla natura fascista delle bande che hanno preso il potere in Ucraina sull’onda della “rivolta” di piazza Maidan guardi queste immagini. Si riferiscono al rogo appiccato dalle bande in questione al palazzo dei sindacati di Odessa, in cui sono perite almeno quaranta persone bruciate vive.
Con immagini come queste in mente si può capire un po’ meglio ciò che sta accadendo nel Paese. Altro che revanscismo di Putin e velleità di ricostituire l’Unione Sovietica. La reazione al golpe fascista di Maidan, perché di questo alla fine si è trattato, anche se alcune delle motivazioni di quei dimostranti potevano essere legittime e condivisibili, è del tutto comprensibile. Fanno bene i residenti dell’Est a difendersi da massacri di questo genere con ogni mezzo disponibile. La lotta antifascista del resto, e quello che il fascismo significa come negazione di ogni umanità e diritto, è profondamente scolpita nella memoria storica di quel popolo, eccezion fatta per la piccola minoranza rumorosa e ben armata ed equipaggiata dall’Occidente che ha approfittato della crisi di un regime corrotto come quello di Yanukovitch per tornare a inalberare i vessilli di Bandera.
Questa memoria storica, invece, è completamente assente dall’Europa che si accinge a celebrare il primo centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale. E’ del resto caratteristica particolarmente negativa dei “nuovisti”, fra i quali ai nostri renziani spetta un posto di (dis)onore, è la cancellazione costante della storia. Fessi e “furbetti” al tempo stesso, si crogiolano nella presunta straordinarietà e originalità delle circostanze attuali, ignorando di essere, come il criceto nella ruota, costretti a ripetere vicende e passaggi storici del passato. Basta leggere i commenti di qualcuno al mio recente blog sul primo maggio. Convinti che la lotta di classe sia un fenomeno del passato, oramai sepolto grazie all’avvento redentore del boy scout di Gelli e del profeta della precarietà Poletti.
A poco più di una settimana dalla celebrazione del 25 aprile è giocoforza avvedersi che il concetto stesso di fascismo è del tutto assente da ogni chiave interpretativa dei fatti ucraini. Una stampa ipocrita e complice, non solo in Italia, parla dell’orribile rogo di Odessa come se si fosse trattato di un episodio di autocombustione dovuto al caldo intenso o a qualche sbadato che aveva tirato la cicca accesa in un barile di benzina. Altre testimonianze parlano di contadini schiacciati dai carri armati da Kiev, ma i nostri media li ignorano. La rivolta va bene solo quando è made in Occidente.
Come scrive Pino Cabras: “In materia di guerra la stampa italiana, specie sul web, ci ha già abituati al peggio negli ultimi anni. Con il dramma dell’Ucraina si è già subito portata ai suoi peggiori livelli, già raggiunti nel disinformare i lettori sulla guerra in Libia e poi in Siria. Le pagine web italiote ci farebbero davvero ridere, se non parlassimo di una tragedia: i 38 filo-russi bruciati in una sede sindacale dai nazionalisti ucraini di estrema destra sono diventati delle generiche “38 vittime in un incendio”.
Si tratta del resto di allevare adeguatamente, mantenendoli in un’ignominiosa ignoranza, i cittadini europei, sperando che non si rendano consapevoli di appartenere a un ordinamento giuridico e politico che semina miseria all’interno e guerra all’esterno. Proposito, auguriamoci, vano. Come sicuramente vana è l’illusione che crimini come quello di Odessa non scatenino reazioni sempre più determinate dall’altra parte, verso una guerra che va contrastata in tutti i modi, dissociandosi chiaramente e apertamente dalla Nato e dall’Unione europea stile Merkel che aizzano in tutti i modi al conflitto, salvo levare ipocriti lai di finta preoccupazione quando cominciano a germogliare i frutti mortiferi della propria azione destabilizzante.
Quest’Europa, che subirà una prevedibile, giusta e salutare batosta alle prossime elezioni europee, va distrutta e ricostruita dalle fondamenta, in modo tale da divenire finalmente uno strumento utile per il benessere dei cittadini europei e la pace nel mondo. La Nato, strumento di guerra e di aggressione, va definitivamente spedita nella pattumiera della storia.
E’ questa la duplice sfida per le forze dell’alternativa. Ed è una sfida ardua ma necessaria. Una nuova guerra europea potrebbe essere alle porte. Con Natopolitano presidente della Repubblica e il boy-scout di Gelli presidente del Consiglio c’è davvero poco da stare allegri. Sempre valido il vecchio detto che chi perde la memoria è destinato a ripercorrere gli errori del passato.
( IL FATTO QUOTIDIANO )
di Fabio Marcelli |
Chi avesse ancora dubbi sulla natura fascista delle bande che hanno preso il potere in Ucraina sull’onda della “rivolta” di piazza Maidan guardi queste immagini. Si riferiscono al rogo appiccato dalle bande in questione al palazzo dei sindacati di Odessa, in cui sono perite almeno quaranta persone bruciate vive.
Con immagini come queste in mente si può capire un po’ meglio ciò che sta accadendo nel Paese. Altro che revanscismo di Putin e velleità di ricostituire l’Unione Sovietica. La reazione al golpe fascista di Maidan, perché di questo alla fine si è trattato, anche se alcune delle motivazioni di quei dimostranti potevano essere legittime e condivisibili, è del tutto comprensibile. Fanno bene i residenti dell’Est a difendersi da massacri di questo genere con ogni mezzo disponibile. La lotta antifascista del resto, e quello che il fascismo significa come negazione di ogni umanità e diritto, è profondamente scolpita nella memoria storica di quel popolo, eccezion fatta per la piccola minoranza rumorosa e ben armata ed equipaggiata dall’Occidente che ha approfittato della crisi di un regime corrotto come quello di Yanukovitch per tornare a inalberare i vessilli di Bandera.
Questa memoria storica, invece, è completamente assente dall’Europa che si accinge a celebrare il primo centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale. E’ del resto caratteristica particolarmente negativa dei “nuovisti”, fra i quali ai nostri renziani spetta un posto di (dis)onore, è la cancellazione costante della storia. Fessi e “furbetti” al tempo stesso, si crogiolano nella presunta straordinarietà e originalità delle circostanze attuali, ignorando di essere, come il criceto nella ruota, costretti a ripetere vicende e passaggi storici del passato. Basta leggere i commenti di qualcuno al mio recente blog sul primo maggio. Convinti che la lotta di classe sia un fenomeno del passato, oramai sepolto grazie all’avvento redentore del boy scout di Gelli e del profeta della precarietà Poletti.
A poco più di una settimana dalla celebrazione del 25 aprile è giocoforza avvedersi che il concetto stesso di fascismo è del tutto assente da ogni chiave interpretativa dei fatti ucraini. Una stampa ipocrita e complice, non solo in Italia, parla dell’orribile rogo di Odessa come se si fosse trattato di un episodio di autocombustione dovuto al caldo intenso o a qualche sbadato che aveva tirato la cicca accesa in un barile di benzina. Altre testimonianze parlano di contadini schiacciati dai carri armati da Kiev, ma i nostri media li ignorano. La rivolta va bene solo quando è made in Occidente.
Come scrive Pino Cabras: “In materia di guerra la stampa italiana, specie sul web, ci ha già abituati al peggio negli ultimi anni. Con il dramma dell’Ucraina si è già subito portata ai suoi peggiori livelli, già raggiunti nel disinformare i lettori sulla guerra in Libia e poi in Siria. Le pagine web italiote ci farebbero davvero ridere, se non parlassimo di una tragedia: i 38 filo-russi bruciati in una sede sindacale dai nazionalisti ucraini di estrema destra sono diventati delle generiche “38 vittime in un incendio”.
Si tratta del resto di allevare adeguatamente, mantenendoli in un’ignominiosa ignoranza, i cittadini europei, sperando che non si rendano consapevoli di appartenere a un ordinamento giuridico e politico che semina miseria all’interno e guerra all’esterno. Proposito, auguriamoci, vano. Come sicuramente vana è l’illusione che crimini come quello di Odessa non scatenino reazioni sempre più determinate dall’altra parte, verso una guerra che va contrastata in tutti i modi, dissociandosi chiaramente e apertamente dalla Nato e dall’Unione europea stile Merkel che aizzano in tutti i modi al conflitto, salvo levare ipocriti lai di finta preoccupazione quando cominciano a germogliare i frutti mortiferi della propria azione destabilizzante.
Quest’Europa, che subirà una prevedibile, giusta e salutare batosta alle prossime elezioni europee, va distrutta e ricostruita dalle fondamenta, in modo tale da divenire finalmente uno strumento utile per il benessere dei cittadini europei e la pace nel mondo. La Nato, strumento di guerra e di aggressione, va definitivamente spedita nella pattumiera della storia.
E’ questa la duplice sfida per le forze dell’alternativa. Ed è una sfida ardua ma necessaria. Una nuova guerra europea potrebbe essere alle porte. Con Natopolitano presidente della Repubblica e il boy-scout di Gelli presidente del Consiglio c’è davvero poco da stare allegri. Sempre valido il vecchio detto che chi perde la memoria è destinato a ripercorrere gli errori del passato.
( IL FATTO QUOTIDIANO )
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Re: Ucraina
Dobbiamo uscire dalla Nato.Con i vecchi partiti non usciremo mai dalla Nato.Siamo andati in Iraq con delle bugie (armi distruzione di massa) e a Nassiria ci abbiamo lascita dei morti poi per salvare la giornalista Giuliana Sgrena.
Nicola Calipari:è un depistaggio la fonte di WikiLeaks?
Ormai tutti sanno cosa sia Wikileaks grazie anche ai documenti coperti dal segreto di Stato relativi alla guerra in Iraq che in questi giorni sta diffondendo.
La parola Wikileaks, tradotta vuol dire "fuga di notizie" e sarebbe un'organizzazione internazionale che riceve documenti coperti da segreto e poi li mette in rete sul proprio sito web.
Tra gli innumerevoli documenti in questi giorni è notizia che c'è anche un rapporto che riguarda la morte in Iraq del funzionario del Sismi Nicola Lipari, il 4 marzo 2005. Il coraggioso uomo dei servizi segreti che stava portando in salvo la brava giornalista Giuliana Sgrena.
Ricordiamo che lei era una dei pochi giornalisti che invece di stare in Hotel e leggere le notizia in Tv preferiva andare nel campo di battaglia e vedere le cose come stavano. Come ad esempio la strage di Falluja, ove l'esercito USA utilizzava le armi chimiche contro i civili.
In quel periodo avvennero molti rapimenti e come non ricordare il povero Enzo Baldoni ucciso come un cane e che ancora, a distanza di quasi sette anni, i familiari non ricevono le sue spoglie.
Ci fu una strage di giornalisti che in qualche maniera davano fastidio ai veri" signori della guerra", i quali ostacolavano chi, come l'Italia, paga il riscatto per liberare gli ostaggi.
Ritorniamo allora al documento su Calipari.
In sostanza "rivela" la confessione di Sheikh Husayn, capo di una cellula terroristica specializzata in sequestri a Baghdad e poi arrestato dall’intelligence giordana. Nella sua ricostruzione, dopo aver ricevuto i 500 mila dollari del riscatto consegnò la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena a Calipari, con l’ordine di dirigersi verso l’aeroporto.
Poi però fece una telefonata al ministero degli Interni iracheno, sostenendo che una Corolla blu, stesso colore e modello di macchina su cui viaggiavano i due italiani, fosse in realtà un’autobomba pronta a esplodere.
L’inganno funzionò: la polizia irachena mangiò la foglia e quando la vettura si avvicinò a un posto di blocco, i soldati Usa aprirono il fuoco. Uccidendo il funzionario italiano. (fonte)
Questa rivelazione assomiglia sinceramente ad un depistaggio, ad una montatura.
Partiamo dai rapitori. La Sgrena ha sempre detto che non appartenevano agli uomini di al Quaeda, ma erano uomini della Resistenza. Anche perchè se erano terroristi di quel rango l'avrebbero uccisa essendo più interessati ad avere visibilità nei mass media, infischiandosene dei soldi. E poi, domanda che verrebbe spontanea a tutti quelli che ragionano:
Perchè questo Husayn avrebbe aiutato gli americani avvertendoli, tramite il ministro degli interni iracheno, che l'auto sarebbe piena di esplosivi?
Ma anche se fosse vero, cosa assai improbabile, Calipari non era uno sprovveduto ed era impossibile che non avesse avvertito gli americani del loro arrivo.
Per caso gli americani credono di più ai terroristi che ai loro alleati? Non voglio pensarlo.
Poi il documento su WikiLeaks parla che l'auto in cui viaggiava la Sgrena e Calipari fosse una Corolla blu, mentre in realtà si trattava di una Corolla bianco-grigia.
Non so ma questo documento in realtà sembra redatto appositamente per scagionare l'esercito americano che invece sparò nonostante fossero stati avvertiti e senza nemmeno intimare, secondo le elementari regole di ingaggio, all'alt!
Sparò ben 58 colpi di mitragliatrice puntando sui passeggeri. E Nicola Calipari, da vero eroe, fece da scudo alla Sgrena. Per poi morire ucciso da una pallottola alla testa.
Mi chiedo se veramente questo documento è da considerarsi top-secret visto che in realtà dice cose inesatte e tra l'altro senza veri approfondimenti come i vari depistaggi che Calipari fu bersaglio prima di ritrovare la Sgrena.
http://incarcerato.blogspot.it/2010/10/ ... io-la.html
..............................................................................................
Poi siamo Somalia, in Afganistan.Essendo stati colpiti 11 settembre 2001 gli USA Abbiamo invaso quella nazione: motivo si rintanava Osama bin Laden.Siamo ancora li dopo la sua morte. Siamo anche in Libano,poi e venuta la Libia.
Per un motivo o altro siamo sempre dentro a guerre che non ci interessano, ancora ci siamo nella ex Jugoslavia.
Tanto siamo una Nazione molto ricca che di soldi ne puo buttare al vento.
Ciao
Paolo11
Nicola Calipari:è un depistaggio la fonte di WikiLeaks?
Ormai tutti sanno cosa sia Wikileaks grazie anche ai documenti coperti dal segreto di Stato relativi alla guerra in Iraq che in questi giorni sta diffondendo.
La parola Wikileaks, tradotta vuol dire "fuga di notizie" e sarebbe un'organizzazione internazionale che riceve documenti coperti da segreto e poi li mette in rete sul proprio sito web.
Tra gli innumerevoli documenti in questi giorni è notizia che c'è anche un rapporto che riguarda la morte in Iraq del funzionario del Sismi Nicola Lipari, il 4 marzo 2005. Il coraggioso uomo dei servizi segreti che stava portando in salvo la brava giornalista Giuliana Sgrena.
Ricordiamo che lei era una dei pochi giornalisti che invece di stare in Hotel e leggere le notizia in Tv preferiva andare nel campo di battaglia e vedere le cose come stavano. Come ad esempio la strage di Falluja, ove l'esercito USA utilizzava le armi chimiche contro i civili.
In quel periodo avvennero molti rapimenti e come non ricordare il povero Enzo Baldoni ucciso come un cane e che ancora, a distanza di quasi sette anni, i familiari non ricevono le sue spoglie.
Ci fu una strage di giornalisti che in qualche maniera davano fastidio ai veri" signori della guerra", i quali ostacolavano chi, come l'Italia, paga il riscatto per liberare gli ostaggi.
Ritorniamo allora al documento su Calipari.
In sostanza "rivela" la confessione di Sheikh Husayn, capo di una cellula terroristica specializzata in sequestri a Baghdad e poi arrestato dall’intelligence giordana. Nella sua ricostruzione, dopo aver ricevuto i 500 mila dollari del riscatto consegnò la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena a Calipari, con l’ordine di dirigersi verso l’aeroporto.
Poi però fece una telefonata al ministero degli Interni iracheno, sostenendo che una Corolla blu, stesso colore e modello di macchina su cui viaggiavano i due italiani, fosse in realtà un’autobomba pronta a esplodere.
L’inganno funzionò: la polizia irachena mangiò la foglia e quando la vettura si avvicinò a un posto di blocco, i soldati Usa aprirono il fuoco. Uccidendo il funzionario italiano. (fonte)
Questa rivelazione assomiglia sinceramente ad un depistaggio, ad una montatura.
Partiamo dai rapitori. La Sgrena ha sempre detto che non appartenevano agli uomini di al Quaeda, ma erano uomini della Resistenza. Anche perchè se erano terroristi di quel rango l'avrebbero uccisa essendo più interessati ad avere visibilità nei mass media, infischiandosene dei soldi. E poi, domanda che verrebbe spontanea a tutti quelli che ragionano:
Perchè questo Husayn avrebbe aiutato gli americani avvertendoli, tramite il ministro degli interni iracheno, che l'auto sarebbe piena di esplosivi?
Ma anche se fosse vero, cosa assai improbabile, Calipari non era uno sprovveduto ed era impossibile che non avesse avvertito gli americani del loro arrivo.
Per caso gli americani credono di più ai terroristi che ai loro alleati? Non voglio pensarlo.
Poi il documento su WikiLeaks parla che l'auto in cui viaggiava la Sgrena e Calipari fosse una Corolla blu, mentre in realtà si trattava di una Corolla bianco-grigia.
Non so ma questo documento in realtà sembra redatto appositamente per scagionare l'esercito americano che invece sparò nonostante fossero stati avvertiti e senza nemmeno intimare, secondo le elementari regole di ingaggio, all'alt!
Sparò ben 58 colpi di mitragliatrice puntando sui passeggeri. E Nicola Calipari, da vero eroe, fece da scudo alla Sgrena. Per poi morire ucciso da una pallottola alla testa.
Mi chiedo se veramente questo documento è da considerarsi top-secret visto che in realtà dice cose inesatte e tra l'altro senza veri approfondimenti come i vari depistaggi che Calipari fu bersaglio prima di ritrovare la Sgrena.
http://incarcerato.blogspot.it/2010/10/ ... io-la.html
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Poi siamo Somalia, in Afganistan.Essendo stati colpiti 11 settembre 2001 gli USA Abbiamo invaso quella nazione: motivo si rintanava Osama bin Laden.Siamo ancora li dopo la sua morte. Siamo anche in Libano,poi e venuta la Libia.
Per un motivo o altro siamo sempre dentro a guerre che non ci interessano, ancora ci siamo nella ex Jugoslavia.
Tanto siamo una Nazione molto ricca che di soldi ne puo buttare al vento.
Ciao
Paolo11
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Re: Ucraina
Poi siamo Somalia, in Afganistan.Essendo stati colpiti 11 settembre 2001 gli USA Abbiamo invaso quella nazione: motivo si rintanava Osama bin Laden.Siamo ancora li dopo la sua morte. Siamo anche in Libano,poi e venuta la Libia.
Per un motivo o altro siamo sempre dentro a guerre che non ci interessano, ancora ci siamo nella ex Jugoslavia.
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Ciao
Paolo11
E' chiaro che questo sia un problema piuttosto pesante da risolvere.
Però noi siamo la schifezza della schifezza in tutti i sensi. Cosa faremmo da soli fuori dalla Nato?
Nel dopo guerra, secondo il patto di Yalta, il mondo si è diviso in due tra Usa ed Urss.
Dato che non contavamo niente e non contiamo niente ancora adesso saremmo stati male in entrambi gli schieramenti.
Poi l'Unione sovietica è fallita ed è rimasta solo la Nato.
Adesso la Russia sta cercando di riprendere il vecchio ruolo ma esiste anche il polo cinese.
La Nato è un pò fuori dalla nostra cultura come alleanza, ma non c'è di meglio.
Se ci attacchessero, ipoteticamente, dovremmo poi chiedere aiuto a qualcuno.
Chi potrebbe essere quel qualcuno???
La Nato
La Cina o,
Putin
*****
L'intervento della Pinotti è fuori luogo perché si tratta di propaganda elettorale.
Oltre a propaganda personale per darsi una visibilità, soprattutto per rimarcare il fatto di essere donna.
Se come sostengono molti e ha scritto anche aaaa42, la zona dell'Ucraina che guarda a Kiev è in mano a nazi fascisti, si vede che l'uscita della Pinotti, è totalmente fuori luogo.
Per un motivo o altro siamo sempre dentro a guerre che non ci interessano, ancora ci siamo nella ex Jugoslavia.
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E' chiaro che questo sia un problema piuttosto pesante da risolvere.
Però noi siamo la schifezza della schifezza in tutti i sensi. Cosa faremmo da soli fuori dalla Nato?
Nel dopo guerra, secondo il patto di Yalta, il mondo si è diviso in due tra Usa ed Urss.
Dato che non contavamo niente e non contiamo niente ancora adesso saremmo stati male in entrambi gli schieramenti.
Poi l'Unione sovietica è fallita ed è rimasta solo la Nato.
Adesso la Russia sta cercando di riprendere il vecchio ruolo ma esiste anche il polo cinese.
La Nato è un pò fuori dalla nostra cultura come alleanza, ma non c'è di meglio.
Se ci attacchessero, ipoteticamente, dovremmo poi chiedere aiuto a qualcuno.
Chi potrebbe essere quel qualcuno???
La Nato
La Cina o,
Putin
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L'intervento della Pinotti è fuori luogo perché si tratta di propaganda elettorale.
Oltre a propaganda personale per darsi una visibilità, soprattutto per rimarcare il fatto di essere donna.
Se come sostengono molti e ha scritto anche aaaa42, la zona dell'Ucraina che guarda a Kiev è in mano a nazi fascisti, si vede che l'uscita della Pinotti, è totalmente fuori luogo.
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Re: Ucraina
LA CRISI UCRAINA
Mosca: «Risposta internazionale adeguata o in Europa pace a rischio»
Ue: incontro con il governo di Kiev il 13 maggio. Morti e feriti a Slavyansk. I russi: si rischia catastrofe umanitaria. Hollande: nulla ostacoli le elezioni del 25 maggio
di Redazione Online
Non si fermano i combattimenti in Ucraina. Le milizie separatiste filo-russe che combattono a Slavyansk, nell’est del Paese, hanno comunicato che 10 persone, tra cui alcuni civili, sono morte e 20 sono rimaste ferite nell’attacco dell’esercito ucraino contro un posto di controllo della città. A dirlo è il comandante Igor Strelkov all’agenzia Ria Novosti. In precedenza il governo di Kiev aveva ammesso che negli scontri sono rimasti uccisi 4 soldati e una trentina sono rimasti feriti. Un elicottero è stato poi abbattuto dal fuoco delle mitragliatrici dei separatisti mentre sorvolava una zona della città controllata dai ribelli.
Una reazione internazionale
Nel frattempo Mosca chiede una reazione internazionale alla crisi ucraina «senza partito preso» paventando altrimenti «conseguenze distruttive per la pace, la stabilità e lo sviluppo democratico dell’Europa». Lo si legge in un «libro bianco» presentato dal ministero degli Esteri russo al Cremlino.
Mosca successivamente invitava «gli organizzatori a Kiev del terrore contro il proprio popolo a riacquistare capacità di ragionare, porre fine allo spargimento di sangue, ritirare le truppe e mettersi finalmente al tavolo delle trattative per avviare un dialogo normale sulle vie per una soluzione della crisi». Poco dopo la Russia alzava ulteriormente i toni e per bocca del ministero degli Esteri sottolineava che nell’Ucraina orientale «sta maturando una catastrofe umanitaria nelle città assediate, dove si sente la mancanza di medicinali e inizia l’interruzione nell’approvvigionamento alimentare».
Hollande: «Nulla ostacoli le elezioni in Ucraina»
Nella stessa mattinata di lunedì, interviene il presidente francese François Hollande, raccomandando che «nulla deve poter ostacolare» le elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina. Mentre la Commissione europea fa sapere che avrà un incontro con il governo ucraino il 13 maggio a Bruxelles.
Sul fronte Ue parla anche, dal punto di vista economico, il commissario pro-tempore agli Affari economici Siim Kallas: «Nel peggiore degli scenari» nota, la crisi ucraina può avere «un impatto sulla crescita europea». Precisando che «alcuni Paesi» potrebbero essere toccati «di più, altri di meno» a seconda del grado di dipendenza della loro economia da quella russa. È quest’ultima, però, quella su cui la crisi in Ucraina «ha l’impatto più grave dal punto di vista finanziario», sottolinea il commissario.
Sul campo
Si combatte intanto vicino a Sloviansk, roccaforte della protesta secessionista filorussa, dove vi sarebbero almeno un morto (una donna) e vari feriti, secondo le agenzie russe. I cronisti riferiscono di spari di artiglieria. Quattro ambulanze sono state viste sul posto. Domenica, i militanti filo-russi avevano attaccato una stazione di polizia a Odessa e liberato una settantina di attivisti.
La diplomazia
Prima delle dure dichiarazioni contenute nel libro bianco, la Russia aveva detto di stare tentando di organizzare colloqui tra Kiev e i rappresentanti della zona sudest. «Sembra che senza un aiuto esterno le autorità di Kiev non siano in grado di stabilire un dialogo», aveva affermato il viceministro degli Esteri russo Grigory Karasin.
Il ministro degli Esteri tedesco aveva reso noto di stare facendo pressione per una seconda conferenza internazionale a Ginevra per portare allo stesso tavolo Russia e Ucraina con Stati Uniti e Unione europea per contenere la crisi.
Mosca e Kiev si accusano a vicenda di non rispettare l’accordo siglato a Ginevra lo scorso 17 aprile per mettere fine al conflitto. Il presidente russo Vladimir Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno discusso della crisi ucraina in una telefonata, sottolineando l’importanza «di un’efficace azione internazionale» per ridurre la tensione, ha riferito domenica il Cremlino. Una portavoce del governo tedesco ha spiegato che è stata discussa anche una visita a Mosca mercoledì del capo dell’Osce, l’organismo europeo che sta tentando di mediare sul posto e i cui osservatori sono stati trattenuti per una settimana dai ribelli.
5 maggio 2014 | 13:03
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/14_maggio ... 4fc3.shtml
Mosca: «Risposta internazionale adeguata o in Europa pace a rischio»
Ue: incontro con il governo di Kiev il 13 maggio. Morti e feriti a Slavyansk. I russi: si rischia catastrofe umanitaria. Hollande: nulla ostacoli le elezioni del 25 maggio
di Redazione Online
Non si fermano i combattimenti in Ucraina. Le milizie separatiste filo-russe che combattono a Slavyansk, nell’est del Paese, hanno comunicato che 10 persone, tra cui alcuni civili, sono morte e 20 sono rimaste ferite nell’attacco dell’esercito ucraino contro un posto di controllo della città. A dirlo è il comandante Igor Strelkov all’agenzia Ria Novosti. In precedenza il governo di Kiev aveva ammesso che negli scontri sono rimasti uccisi 4 soldati e una trentina sono rimasti feriti. Un elicottero è stato poi abbattuto dal fuoco delle mitragliatrici dei separatisti mentre sorvolava una zona della città controllata dai ribelli.
Una reazione internazionale
Nel frattempo Mosca chiede una reazione internazionale alla crisi ucraina «senza partito preso» paventando altrimenti «conseguenze distruttive per la pace, la stabilità e lo sviluppo democratico dell’Europa». Lo si legge in un «libro bianco» presentato dal ministero degli Esteri russo al Cremlino.
Mosca successivamente invitava «gli organizzatori a Kiev del terrore contro il proprio popolo a riacquistare capacità di ragionare, porre fine allo spargimento di sangue, ritirare le truppe e mettersi finalmente al tavolo delle trattative per avviare un dialogo normale sulle vie per una soluzione della crisi». Poco dopo la Russia alzava ulteriormente i toni e per bocca del ministero degli Esteri sottolineava che nell’Ucraina orientale «sta maturando una catastrofe umanitaria nelle città assediate, dove si sente la mancanza di medicinali e inizia l’interruzione nell’approvvigionamento alimentare».
Hollande: «Nulla ostacoli le elezioni in Ucraina»
Nella stessa mattinata di lunedì, interviene il presidente francese François Hollande, raccomandando che «nulla deve poter ostacolare» le elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina. Mentre la Commissione europea fa sapere che avrà un incontro con il governo ucraino il 13 maggio a Bruxelles.
Sul fronte Ue parla anche, dal punto di vista economico, il commissario pro-tempore agli Affari economici Siim Kallas: «Nel peggiore degli scenari» nota, la crisi ucraina può avere «un impatto sulla crescita europea». Precisando che «alcuni Paesi» potrebbero essere toccati «di più, altri di meno» a seconda del grado di dipendenza della loro economia da quella russa. È quest’ultima, però, quella su cui la crisi in Ucraina «ha l’impatto più grave dal punto di vista finanziario», sottolinea il commissario.
Sul campo
Si combatte intanto vicino a Sloviansk, roccaforte della protesta secessionista filorussa, dove vi sarebbero almeno un morto (una donna) e vari feriti, secondo le agenzie russe. I cronisti riferiscono di spari di artiglieria. Quattro ambulanze sono state viste sul posto. Domenica, i militanti filo-russi avevano attaccato una stazione di polizia a Odessa e liberato una settantina di attivisti.
La diplomazia
Prima delle dure dichiarazioni contenute nel libro bianco, la Russia aveva detto di stare tentando di organizzare colloqui tra Kiev e i rappresentanti della zona sudest. «Sembra che senza un aiuto esterno le autorità di Kiev non siano in grado di stabilire un dialogo», aveva affermato il viceministro degli Esteri russo Grigory Karasin.
Il ministro degli Esteri tedesco aveva reso noto di stare facendo pressione per una seconda conferenza internazionale a Ginevra per portare allo stesso tavolo Russia e Ucraina con Stati Uniti e Unione europea per contenere la crisi.
Mosca e Kiev si accusano a vicenda di non rispettare l’accordo siglato a Ginevra lo scorso 17 aprile per mettere fine al conflitto. Il presidente russo Vladimir Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno discusso della crisi ucraina in una telefonata, sottolineando l’importanza «di un’efficace azione internazionale» per ridurre la tensione, ha riferito domenica il Cremlino. Una portavoce del governo tedesco ha spiegato che è stata discussa anche una visita a Mosca mercoledì del capo dell’Osce, l’organismo europeo che sta tentando di mediare sul posto e i cui osservatori sono stati trattenuti per una settimana dai ribelli.
5 maggio 2014 | 13:03
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Re: Ucraina
( POST DA FATTO QUOTIDIANO )
Dei 14 militari, agenti della CIA, a bordo dei due Mil Mi-17, abbattuti secondo il rapporto, un solo è sopravvissuto, che è stato inizialmente identificato come il capitano Savuilov ma che si è rivelato in seguito, dopo l'interrogatorio, essere un dipendente della società di mercenari degli Stati Uniti chiamata Greystone Ltd.
Questo rapporto precisa che Greystone Ltd ha per obiettivo di " fornire dei professionisti qualificati e dei programmi necessari per garantire servizi di sicurezza e di protezione e e soluzioni di formazione ai suoi clienti in ambienti difficili. " C'era già stato un avvertimento, dal Ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che aveva dichiarato, il mese scorso: " Abbiamo informazioni secondo le quali, come sapete, diverse centinaia di agenti dell'organizzazione militare privata chiamata Greystone, sono stati rilevati arrivare in Ucraina dagli Stati Uniti. Peccato che dei 14morti nessuno ne pianga, lavorare sotto copertura significa dimenticare di essere umano, daltronde commettere omicidi efferati senza essere provocati richiede una certa disumanità soprattutto se è una questione di compenso.
Dei 14 militari, agenti della CIA, a bordo dei due Mil Mi-17, abbattuti secondo il rapporto, un solo è sopravvissuto, che è stato inizialmente identificato come il capitano Savuilov ma che si è rivelato in seguito, dopo l'interrogatorio, essere un dipendente della società di mercenari degli Stati Uniti chiamata Greystone Ltd.
Questo rapporto precisa che Greystone Ltd ha per obiettivo di " fornire dei professionisti qualificati e dei programmi necessari per garantire servizi di sicurezza e di protezione e e soluzioni di formazione ai suoi clienti in ambienti difficili. " C'era già stato un avvertimento, dal Ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che aveva dichiarato, il mese scorso: " Abbiamo informazioni secondo le quali, come sapete, diverse centinaia di agenti dell'organizzazione militare privata chiamata Greystone, sono stati rilevati arrivare in Ucraina dagli Stati Uniti. Peccato che dei 14morti nessuno ne pianga, lavorare sotto copertura significa dimenticare di essere umano, daltronde commettere omicidi efferati senza essere provocati richiede una certa disumanità soprattutto se è una questione di compenso.
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Re: Ucraina
Russia-Ucraina: chi fa propaganda e chi la subisce?
Risposta a un lettore che si firma "Senza Spirito" (Politecnico di Bari) - da ilfattoquotidiano.it
Giulietto Chiesa
mercoledì 7 maggio 2014 12:57
Caro Chiesa, non pensa che da un lato e dall'altro una minoranza di facinorosi stia facendo di tutto per esasperare i rapporti e polarizzarli su posizioni che, dopo un numero così alto di eventi negativi e violenze, saranno irrimediabilmente inconciliabili? Io adoro le visioni alternative degli eventi, fino a farla diventare la cifra stilistica del mio carattere, ma questo mi è sempre stato utile per coltivare la cultura del dubbio, ed aiutarmi a pormi domande. Quella che definiamo guerra mediatica è praticata da entrambi gli schieramenti, ma al solito, la parte "sovietica" ha la cattiva abitudine di non avere controparti interne, e di utilizzarla in modo ridicolo per avere un consenso apparente di massa, come in ogni regime che si rispetti.(.) Perché le violenze subite dagli oppositori all'est non vengono citate da chi come lei ed altri, appare apertamente schierato col governo russo? Il piacere di sentirla finalmente ispirato da salomonici giudizi, ridurrà ai miei occhi che la stimano ormai da decenni, il sospetto che sia un partigiano senza domande, o una sorta di volontario forzato, (..). Con sincero affetto. Grazie.
Grazie a lei per il tono e le argomentazioni. Civili sebbene sbagliate.
Cominciamo dalla "guerra mediatica" che lei dice "praticata da entrambi gli schieramenti". Vero, ma con un enorme squilibrio di forze. L'Occidente è compatto con un monolite nelle smisurate menzogne che racconta. Non solo oggi. Sempre. La Russia, invece, non ha voce in Occidente. Nessuna. Storicamente l'ha avuta solo fino a che esistettero i partiti comunisti. Ma questi non esistono più da ormai 35 anni circa. E, infatti, la voce, le opinioni, le posizioni della Russia (non dico dei russi, per il momento) letteralmente non esistono in tutto l'Occidente.
E, data l'assoluta ormai uniformità propagandistica del mainstream occidentale, le opinioni del Cremlino sono affidate esclusivamente alle capacità propagandistiche di Vladimir Putin. Che non bastano per bucare il muro di silenzio, e di russofobia, che circonda la Russia.
Un bel guaio per noi europei che dissentiamo dalle linee guida del "consenso washingtoniano" e che non abbiamo strumenti né per cambiare il corso delle cose (essendo stati espropriati delle regole della democrazia liberale). Vero, vero, per carità, che Putin non ha "controparti interne". Ma io ho appena dimostrato (mi pare) che neanche io e lei siamo controparti interne al mainstream italiano. E occorre aggiungere che il consenso che oggi circonda Putin è altissimo e tale che nemmeno in Occidente lo si mette in discussione (se non per dire che i russi sono un popolo bue, incompatibile con la nostra, superiore democrazia). E, in ogni caso, questo è un altro problema rispetto a quello che stiamo esaminando. Resta il fatto che il grande pubblico della società dello spettacolo, al 99%, non sa nulla né delle reali intenzioni della Russia di Putin, né dei suoi gesti politici.
Lei, del resto, dalle cose che scrive dimostra esattamente tutti i miei assunti. Lei riproduce qui, con discreta precisione, le favole che il mainstream italiano e occidentale ha ammannito al proprio pubblico. Lei afferma, come un dato scontato (e scontato non è affatto) che Putin voglia conquistare l'Ucraina e che lo stia facendo in modo subdolo "allestendo la protesta sul suolo ucraino". So bene che non riuscirò a convincerla, ma ho numerosi argomenti forti a sostegno della tesi che Putin desidera, in ogni modo, evitare l'annessione delle due regioni del sud est ucraino, cioè il Donbass e il Lugansk. Aggiungo che ho abbondanza di prove che Putin avrebbe volentieri evitato anche il referendum della Crimea.
Ma capisco che questo lo si può capire solo se ci si libera di una parte del veleno russofobico che tutti siamo costretti a ingoiare. Basti un solo dato di fatto, incontrovertibile. I dodici milioni di russi dell'Ucraina sud-orientale (inclusi i due milioni di crimeani) non hanno mosso nemmeno il mignolo del piede sinistro durante i cinque mesi che hanno preceduto il colpo di stato che ha abbattuto Yanukovic. Come mai? Il fatto è che non Putin ha assunto l'iniziativa dell'offensiva, ma gli Stati Uniti.
I russi di Ucraina sono stati tranquilli e sottomessi fino a che non è emersa a Kiev la giunta con le pustole naziste che adesso conosciamo. Solo allora hanno cominciato, all'improvviso, a preoccuparsi, prima, e poi a reagire. Se lei pensa che sia Putin a allestire la protesta nel Donbass, temo che si sbagli. Un conto è sostenere il peso dell'ingresso della Crimea. Un altro conto sarebbe assumersi il peso di un paese di oltre dieci milioni di persone, due volte la Svizzera. E, probabilmente, non sa nulla della lettera che, nel pieno della crisi, Putin ha inviato a diciotto capi di governo dell'Europa, invitandoli a sedersi attorno a un tavolo per risolvere, insieme, il problema economico e sociale dell'Ucraina. Lei non lo sa perché il mainstream italiano le ha negato le notizie essenziali per saperlo.
L'altro errore, se mi permette sesquipedale, che lei commette è nel considerare Yanukovic come un uomo di Putin. Se lei avesse seguito da vicino, come me, le vicende ucraine degli ultimi 23 anni, saprebbe che nessuno dei quattro presidenti che si sono succeduti a Kiev dopo la sua prima e unica indipendenza nazionale è stato "uomo di Mosca". Sono stati tutti e quattro degli agenti dell'Occidente. Lo fu Kravchuk, lo fu Kuchma, lo fu, ovviamente, l'arancione Yushenko. Lo era anche l'oligarca Yanukovic. Il quale promosse e condusse, con totale miopia e stupidità, la trattativa con l'Europa che avrebbe dovuto sfociare nel trattato di Vilnius. Ovvio che Putin abbia cercato di fermarlo, nell'interesse della Russia. Ma non risulta che abbia organizzato un colpo di stato per abbatterlo. Gli promise un prestito a tasso agevolato di 15 miliardi di dollari, più due miliardi all'anno di sconto sulla bolletta del gas. Se questa è un'aggressione allora io devo aver dimenticato il vocabolario italiano. E poi vorrei rivolgerle io una domanda: tutti fanno i propri interessi, o sbaglio? E perché mai l'unico cui non è permesso di fare i propri interessi, per giunta senza spargimento di sangue, per giunta nelle immediate vicinanze delle sue frontiere, dovrebbe essere Putin? Strane pretese. E quale "civile difesa" dei propri diritti resterebbe ai russi di Ucraina alla luce del mostruoso pogrom di Odessa?
Mi fermo qui. Come avrà ben capito dalle mie non salomoniche ma certo molto realistiche opinioni, io non sono né un "volontario forzato", né un "partigiano senza domande". A me pare di ragionare da europeo con la testa sul collo. Questa crisi è stata creata artificialmente da Washington (ricorda il "fuck Eu" della signora Victoria Nuland?). È destinata a colpire la Russia, senza dubbio, ma anche l'Europa, sottoponendola a un controllo strettissimo da parte Usa e tagliandole legami economici vitali, a cominciare da quelli energetici, con la Russia. Resta la domanda: ma non potevano aspettare le prossime elezioni, tra un anno, per fare fuori Yanukovic? Invece hanno avuto fretta. Provi a chiedersi da dove è venuta tanta fretta americana e di parte dell'Europa.
Io penso che l'Europa dovrebbe avere con la Russia un partenariato strategico amplissimo. Non vorrei più essere suddito dell'Impero, proprio mentre l'Impero non è più tale, vacilla, diventa sempre più aggressivo e irresponsabile. Dunque pericoloso. Non voglio andare in guerra. Contro nessuno. Dunque penso. Dunque cerco di difendermi.
Cordialmente.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ce/975848/
http://giuliettochiesa.globalist.it/Det ... a-subisce-
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Molto interessante anche leggere i commenti sull'articolo di Giulietto
un salutone
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Giulietto Chiesa
mercoledì 7 maggio 2014 12:57
Caro Chiesa, non pensa che da un lato e dall'altro una minoranza di facinorosi stia facendo di tutto per esasperare i rapporti e polarizzarli su posizioni che, dopo un numero così alto di eventi negativi e violenze, saranno irrimediabilmente inconciliabili? Io adoro le visioni alternative degli eventi, fino a farla diventare la cifra stilistica del mio carattere, ma questo mi è sempre stato utile per coltivare la cultura del dubbio, ed aiutarmi a pormi domande. Quella che definiamo guerra mediatica è praticata da entrambi gli schieramenti, ma al solito, la parte "sovietica" ha la cattiva abitudine di non avere controparti interne, e di utilizzarla in modo ridicolo per avere un consenso apparente di massa, come in ogni regime che si rispetti.(.) Perché le violenze subite dagli oppositori all'est non vengono citate da chi come lei ed altri, appare apertamente schierato col governo russo? Il piacere di sentirla finalmente ispirato da salomonici giudizi, ridurrà ai miei occhi che la stimano ormai da decenni, il sospetto che sia un partigiano senza domande, o una sorta di volontario forzato, (..). Con sincero affetto. Grazie.
Grazie a lei per il tono e le argomentazioni. Civili sebbene sbagliate.
Cominciamo dalla "guerra mediatica" che lei dice "praticata da entrambi gli schieramenti". Vero, ma con un enorme squilibrio di forze. L'Occidente è compatto con un monolite nelle smisurate menzogne che racconta. Non solo oggi. Sempre. La Russia, invece, non ha voce in Occidente. Nessuna. Storicamente l'ha avuta solo fino a che esistettero i partiti comunisti. Ma questi non esistono più da ormai 35 anni circa. E, infatti, la voce, le opinioni, le posizioni della Russia (non dico dei russi, per il momento) letteralmente non esistono in tutto l'Occidente.
E, data l'assoluta ormai uniformità propagandistica del mainstream occidentale, le opinioni del Cremlino sono affidate esclusivamente alle capacità propagandistiche di Vladimir Putin. Che non bastano per bucare il muro di silenzio, e di russofobia, che circonda la Russia.
Un bel guaio per noi europei che dissentiamo dalle linee guida del "consenso washingtoniano" e che non abbiamo strumenti né per cambiare il corso delle cose (essendo stati espropriati delle regole della democrazia liberale). Vero, vero, per carità, che Putin non ha "controparti interne". Ma io ho appena dimostrato (mi pare) che neanche io e lei siamo controparti interne al mainstream italiano. E occorre aggiungere che il consenso che oggi circonda Putin è altissimo e tale che nemmeno in Occidente lo si mette in discussione (se non per dire che i russi sono un popolo bue, incompatibile con la nostra, superiore democrazia). E, in ogni caso, questo è un altro problema rispetto a quello che stiamo esaminando. Resta il fatto che il grande pubblico della società dello spettacolo, al 99%, non sa nulla né delle reali intenzioni della Russia di Putin, né dei suoi gesti politici.
Lei, del resto, dalle cose che scrive dimostra esattamente tutti i miei assunti. Lei riproduce qui, con discreta precisione, le favole che il mainstream italiano e occidentale ha ammannito al proprio pubblico. Lei afferma, come un dato scontato (e scontato non è affatto) che Putin voglia conquistare l'Ucraina e che lo stia facendo in modo subdolo "allestendo la protesta sul suolo ucraino". So bene che non riuscirò a convincerla, ma ho numerosi argomenti forti a sostegno della tesi che Putin desidera, in ogni modo, evitare l'annessione delle due regioni del sud est ucraino, cioè il Donbass e il Lugansk. Aggiungo che ho abbondanza di prove che Putin avrebbe volentieri evitato anche il referendum della Crimea.
Ma capisco che questo lo si può capire solo se ci si libera di una parte del veleno russofobico che tutti siamo costretti a ingoiare. Basti un solo dato di fatto, incontrovertibile. I dodici milioni di russi dell'Ucraina sud-orientale (inclusi i due milioni di crimeani) non hanno mosso nemmeno il mignolo del piede sinistro durante i cinque mesi che hanno preceduto il colpo di stato che ha abbattuto Yanukovic. Come mai? Il fatto è che non Putin ha assunto l'iniziativa dell'offensiva, ma gli Stati Uniti.
I russi di Ucraina sono stati tranquilli e sottomessi fino a che non è emersa a Kiev la giunta con le pustole naziste che adesso conosciamo. Solo allora hanno cominciato, all'improvviso, a preoccuparsi, prima, e poi a reagire. Se lei pensa che sia Putin a allestire la protesta nel Donbass, temo che si sbagli. Un conto è sostenere il peso dell'ingresso della Crimea. Un altro conto sarebbe assumersi il peso di un paese di oltre dieci milioni di persone, due volte la Svizzera. E, probabilmente, non sa nulla della lettera che, nel pieno della crisi, Putin ha inviato a diciotto capi di governo dell'Europa, invitandoli a sedersi attorno a un tavolo per risolvere, insieme, il problema economico e sociale dell'Ucraina. Lei non lo sa perché il mainstream italiano le ha negato le notizie essenziali per saperlo.
L'altro errore, se mi permette sesquipedale, che lei commette è nel considerare Yanukovic come un uomo di Putin. Se lei avesse seguito da vicino, come me, le vicende ucraine degli ultimi 23 anni, saprebbe che nessuno dei quattro presidenti che si sono succeduti a Kiev dopo la sua prima e unica indipendenza nazionale è stato "uomo di Mosca". Sono stati tutti e quattro degli agenti dell'Occidente. Lo fu Kravchuk, lo fu Kuchma, lo fu, ovviamente, l'arancione Yushenko. Lo era anche l'oligarca Yanukovic. Il quale promosse e condusse, con totale miopia e stupidità, la trattativa con l'Europa che avrebbe dovuto sfociare nel trattato di Vilnius. Ovvio che Putin abbia cercato di fermarlo, nell'interesse della Russia. Ma non risulta che abbia organizzato un colpo di stato per abbatterlo. Gli promise un prestito a tasso agevolato di 15 miliardi di dollari, più due miliardi all'anno di sconto sulla bolletta del gas. Se questa è un'aggressione allora io devo aver dimenticato il vocabolario italiano. E poi vorrei rivolgerle io una domanda: tutti fanno i propri interessi, o sbaglio? E perché mai l'unico cui non è permesso di fare i propri interessi, per giunta senza spargimento di sangue, per giunta nelle immediate vicinanze delle sue frontiere, dovrebbe essere Putin? Strane pretese. E quale "civile difesa" dei propri diritti resterebbe ai russi di Ucraina alla luce del mostruoso pogrom di Odessa?
Mi fermo qui. Come avrà ben capito dalle mie non salomoniche ma certo molto realistiche opinioni, io non sono né un "volontario forzato", né un "partigiano senza domande". A me pare di ragionare da europeo con la testa sul collo. Questa crisi è stata creata artificialmente da Washington (ricorda il "fuck Eu" della signora Victoria Nuland?). È destinata a colpire la Russia, senza dubbio, ma anche l'Europa, sottoponendola a un controllo strettissimo da parte Usa e tagliandole legami economici vitali, a cominciare da quelli energetici, con la Russia. Resta la domanda: ma non potevano aspettare le prossime elezioni, tra un anno, per fare fuori Yanukovic? Invece hanno avuto fretta. Provi a chiedersi da dove è venuta tanta fretta americana e di parte dell'Europa.
Io penso che l'Europa dovrebbe avere con la Russia un partenariato strategico amplissimo. Non vorrei più essere suddito dell'Impero, proprio mentre l'Impero non è più tale, vacilla, diventa sempre più aggressivo e irresponsabile. Dunque pericoloso. Non voglio andare in guerra. Contro nessuno. Dunque penso. Dunque cerco di difendermi.
Cordialmente.
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Ucraina
Accordo storico a Pechino: la Russia e la Cina firmano l'intesa sul gas
Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato con la Cina un'intesa di lungo termine della durata di 30 anni per fornire 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. E' un accordo storico, da oltre 400 miliardi di euro, che cambia gli equilibri mondiali, marginalizzando l'Europa
Mercoledì, 21 maggio 2014 - 11:59:00
Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato un'intesa di lungo termine della durata di 30 anni per fornire alla Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Nei giorni passati si era parlato di un'intesa dal controvalore di 456 miliardi di dollari. Oggi Gazprom si e' limitata a parlare di un accordo per oltre 400 miliardi di dollari.
L'accordo tra la russa Gazprom e la cinese CNPC partira' dal 2018. Il contratto e' stato firmato dai presidenti dei due gruppi, Zhou Jiping, a capo di China National Petroleum Corporation (CNPC), e Alexei Miller, CEO di Gazprom, il cui titolo ha guadagnato il 2% subito dopo la notizia. La firma arriva durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, che ieri ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale.
Cooperazione e impegno ad aumentare gli scambi bilaterali, portandoli a cento miliardi di dollari entro la fine del 2015. Sono stati questi i temi principali del primo giorno di visita ufficiale in Cina di Vladimir Putin. Il presidente russo e' atterrato ieri mattina a Shanghai per prendere parte a un summit sulla sicurezza asiatica - la Conference on Interaction and Confidence Building Measures in Asia, o CICA - che si tiene nell'hub finanziario della Cina, ed e' stato a colloquio con il presidente cinese, Xi Jinping, che ha incontrato per la prima volta in Cina dall'insediamento dello stesso Xi, nel marzo dello scorso anno.
Con Xi, Putin cui ha discusso dei legami tra i due Paesi, entrambi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e della volonta' manifestata da Putin di portare il volume degli scambi a cento miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno, dai poco meno di novanta attuali. La Cina, che e' il primo partner commerciale di Mosca, prevede di raddoppiare questa cifra entro il 2020. I due presidenti hanno poi fatto da testimoni alla firma di "una serie di importanti accordi di cooperazione bilaterale" scriveva l'agenzia Xinhua, senza scendere nel dettaglio. Oltre alla forniture energetiche, i piu' importanti progetti congiunti che Mosca e Pechino intendono sviluppare nei prossimi anni, riguardano i campi del turismo, delle infrastrutture e della logistica.
Nello specifico, ricordava il quotidiano China Daily, l'accordo sulle infrastrutture prevede la realizzazione del primo ponte tra Russia e Cina, che attraversera' la Siberia orientale per arrivare nella provincia nord-orientale cinese dello Heilongjiang, e fungera' da corridoio per le esportazioni; l'accordo sul turismo, invece, e' indirizzato soprattutto alla costruzione di infrastrutture per i piu' anziani in entrambi i Paesi; l'accordo sulla logistica vede al centro gli investimenti nella divisione cinese del provider Global Logistic Properties.
Xi e Putin hanno poi parlato anche della crisi in Ucraina. I due presidenti hanno espresso "grave preoccupazione" per la crisi in corso nel Paese e hanno firmato un accordo per invitare alla moderazione ed evitare l'escalation del conflitto. Le risoluzioni politiche delle tensioni internazionali sono state al centro anche del colloquio tra il presidente cinese Xi Jinping e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Cina e Russia sono, per motivi diversi, sotto i riflettori internazionali: la Russia, gia' sottoposta a una raffica di sanzioni dall'Unione Europea, per il ruolo nella crisi in Ucraina, e la Cina per le dispute di sovranita' territoriale nei mari che la bagnano, sia con alcuni Paesi del sud-est asiatico - in particolare Vietnam e Filippine - che con il Giappone per le Senkaku/Diaoyu, che sorgono a nord di Taiwan.
A sancire ulteriormente i rapporti tra Cina e Russia, ci saranno poi, a fine mese le esercitazioni navali congiunte, appuntamento annuale, che si terranno proprio nel Mare Cinese Orientale, secondo quanto annunciato il 30 aprile scorso dal Ministero della Difesa cinese, ma che non avranno come target le isole contese con Tokyo. Il rapporto con la Russia riveste una grande importanza per Xi Jinping, che aveva scelto Mosca, a marzo dello scorso anno, come destinazione di una visita ufficiale da presidente cinese, a pochi giorni dall'insediamento. In quell'occasione Pechino e Mosca avevano firmato l'accordo per una maxi-fornitura di greggio pari a 600mila barili al giorno per 25 anni, per un valore complessivo di 270 miliardi di dollari, con la possibilita' di arrivare fino a 900mila barili al giorno durante la durata del contratto.
http://www.affaritaliani.it/esteri/acco ... 10514.html
..........
Ciao
Paolo11
Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato con la Cina un'intesa di lungo termine della durata di 30 anni per fornire 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. E' un accordo storico, da oltre 400 miliardi di euro, che cambia gli equilibri mondiali, marginalizzando l'Europa
Mercoledì, 21 maggio 2014 - 11:59:00
Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato un'intesa di lungo termine della durata di 30 anni per fornire alla Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Nei giorni passati si era parlato di un'intesa dal controvalore di 456 miliardi di dollari. Oggi Gazprom si e' limitata a parlare di un accordo per oltre 400 miliardi di dollari.
L'accordo tra la russa Gazprom e la cinese CNPC partira' dal 2018. Il contratto e' stato firmato dai presidenti dei due gruppi, Zhou Jiping, a capo di China National Petroleum Corporation (CNPC), e Alexei Miller, CEO di Gazprom, il cui titolo ha guadagnato il 2% subito dopo la notizia. La firma arriva durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, che ieri ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale.
Cooperazione e impegno ad aumentare gli scambi bilaterali, portandoli a cento miliardi di dollari entro la fine del 2015. Sono stati questi i temi principali del primo giorno di visita ufficiale in Cina di Vladimir Putin. Il presidente russo e' atterrato ieri mattina a Shanghai per prendere parte a un summit sulla sicurezza asiatica - la Conference on Interaction and Confidence Building Measures in Asia, o CICA - che si tiene nell'hub finanziario della Cina, ed e' stato a colloquio con il presidente cinese, Xi Jinping, che ha incontrato per la prima volta in Cina dall'insediamento dello stesso Xi, nel marzo dello scorso anno.
Con Xi, Putin cui ha discusso dei legami tra i due Paesi, entrambi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e della volonta' manifestata da Putin di portare il volume degli scambi a cento miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno, dai poco meno di novanta attuali. La Cina, che e' il primo partner commerciale di Mosca, prevede di raddoppiare questa cifra entro il 2020. I due presidenti hanno poi fatto da testimoni alla firma di "una serie di importanti accordi di cooperazione bilaterale" scriveva l'agenzia Xinhua, senza scendere nel dettaglio. Oltre alla forniture energetiche, i piu' importanti progetti congiunti che Mosca e Pechino intendono sviluppare nei prossimi anni, riguardano i campi del turismo, delle infrastrutture e della logistica.
Nello specifico, ricordava il quotidiano China Daily, l'accordo sulle infrastrutture prevede la realizzazione del primo ponte tra Russia e Cina, che attraversera' la Siberia orientale per arrivare nella provincia nord-orientale cinese dello Heilongjiang, e fungera' da corridoio per le esportazioni; l'accordo sul turismo, invece, e' indirizzato soprattutto alla costruzione di infrastrutture per i piu' anziani in entrambi i Paesi; l'accordo sulla logistica vede al centro gli investimenti nella divisione cinese del provider Global Logistic Properties.
Xi e Putin hanno poi parlato anche della crisi in Ucraina. I due presidenti hanno espresso "grave preoccupazione" per la crisi in corso nel Paese e hanno firmato un accordo per invitare alla moderazione ed evitare l'escalation del conflitto. Le risoluzioni politiche delle tensioni internazionali sono state al centro anche del colloquio tra il presidente cinese Xi Jinping e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Cina e Russia sono, per motivi diversi, sotto i riflettori internazionali: la Russia, gia' sottoposta a una raffica di sanzioni dall'Unione Europea, per il ruolo nella crisi in Ucraina, e la Cina per le dispute di sovranita' territoriale nei mari che la bagnano, sia con alcuni Paesi del sud-est asiatico - in particolare Vietnam e Filippine - che con il Giappone per le Senkaku/Diaoyu, che sorgono a nord di Taiwan.
A sancire ulteriormente i rapporti tra Cina e Russia, ci saranno poi, a fine mese le esercitazioni navali congiunte, appuntamento annuale, che si terranno proprio nel Mare Cinese Orientale, secondo quanto annunciato il 30 aprile scorso dal Ministero della Difesa cinese, ma che non avranno come target le isole contese con Tokyo. Il rapporto con la Russia riveste una grande importanza per Xi Jinping, che aveva scelto Mosca, a marzo dello scorso anno, come destinazione di una visita ufficiale da presidente cinese, a pochi giorni dall'insediamento. In quell'occasione Pechino e Mosca avevano firmato l'accordo per una maxi-fornitura di greggio pari a 600mila barili al giorno per 25 anni, per un valore complessivo di 270 miliardi di dollari, con la possibilita' di arrivare fino a 900mila barili al giorno durante la durata del contratto.
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Paolo11
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Re: Ucraina
Altro chiodo sulla bara del petrodollaro... le sanzioni occidentali per ora danneggiano solo l'occidente stesso.
Spingere Russia e Cina ad allearsi è un errore strategico imperdonabile da parte degli USA e degli Stati europei che li appoggiano. Spero che quanto prima l'Europa si svegli e prenda le distanze dagli Yankees...
Intanto vediamo come si evolve la situazione tra Vietnam e Cina...
Sembra che il mondo voglia degnamente celebrare i 100 anni dalla Grande Guerra con un altro conflitto globale...
Spingere Russia e Cina ad allearsi è un errore strategico imperdonabile da parte degli USA e degli Stati europei che li appoggiano. Spero che quanto prima l'Europa si svegli e prenda le distanze dagli Yankees...
Intanto vediamo come si evolve la situazione tra Vietnam e Cina...
Sembra che il mondo voglia degnamente celebrare i 100 anni dalla Grande Guerra con un altro conflitto globale...
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