Top News
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Re: Top News
IL LUTTO
Addio al giornalista Giannini
Il «volto viola» del 90º Minuto
A 87 anni è morto Marcello Giannini, storico giornalista sportivo. Nel 1966 raccontò il dramma dell'alluvione di Firenze: celebre il gesto di far sentire lo scorrere impetuoso dell'Arno.
In queste ultime due settimane sembra un'autentica strage. Se ne stanno andando in molti.
Addio al giornalista Giannini
Il «volto viola» del 90º Minuto
A 87 anni è morto Marcello Giannini, storico giornalista sportivo. Nel 1966 raccontò il dramma dell'alluvione di Firenze: celebre il gesto di far sentire lo scorrere impetuoso dell'Arno.
In queste ultime due settimane sembra un'autentica strage. Se ne stanno andando in molti.
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Re: Top News
Chissà se gli amici del nonno di Genny a'carogna ai tempi hanno rubato le gomme all'auto del Führer?
ADOLFO O’ DITTATORE! - LE FOTO RITROVATE DELLA VISITA DI HITLER A NAPOLI NEL 1938, SEDUTO ACCANTO A VITTORIO EMANUELE III, ACCOLTO DAL SALUTO CALOROSO DELLE TRUPPE ITALIANE E DA MUSSOLINI
L’americano Matt Ames nel 2013 ha trovato alcuni rullini da un robivecchi di Roanoke, in Virginia. Con grande sorpresa ha scoperto che gli scatti erano inedite fotografie della visita di Adolf Hitler in Italia, all’apice del successo, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale…
da www.dailymail.co.uk
L'americano Matt Ames nel 2013 ha trovato alcuni rullini da un robivecchi di Roanoke, in Virginia. Con grande sorpresa ha scoperto che gli scatti erano inedite fotografie della visita di Adolf Hitler in Italia, all'apice del successo, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
In un'immagine Hitler siede accanto a Re Vittorio Emanuele III durante una parata a Napoli, nel 1938, prima di raggiungere Mussolini sulla nave Conte di Cavour e assistere ad alcune esercitazioni militari. Le truppe italiane salutano il Fuhrer al passaggio. Ci sono altre fotografie della Gioventù Italiana, dei nazisti e di Pompei.
Fotogallery
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -76522.htm
ADOLFO O’ DITTATORE! - LE FOTO RITROVATE DELLA VISITA DI HITLER A NAPOLI NEL 1938, SEDUTO ACCANTO A VITTORIO EMANUELE III, ACCOLTO DAL SALUTO CALOROSO DELLE TRUPPE ITALIANE E DA MUSSOLINI
L’americano Matt Ames nel 2013 ha trovato alcuni rullini da un robivecchi di Roanoke, in Virginia. Con grande sorpresa ha scoperto che gli scatti erano inedite fotografie della visita di Adolf Hitler in Italia, all’apice del successo, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale…
da www.dailymail.co.uk
L'americano Matt Ames nel 2013 ha trovato alcuni rullini da un robivecchi di Roanoke, in Virginia. Con grande sorpresa ha scoperto che gli scatti erano inedite fotografie della visita di Adolf Hitler in Italia, all'apice del successo, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
In un'immagine Hitler siede accanto a Re Vittorio Emanuele III durante una parata a Napoli, nel 1938, prima di raggiungere Mussolini sulla nave Conte di Cavour e assistere ad alcune esercitazioni militari. Le truppe italiane salutano il Fuhrer al passaggio. Ci sono altre fotografie della Gioventù Italiana, dei nazisti e di Pompei.
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Re: Top News
Chissà se gli amici del nonno di Genny a'carogna ai tempi hanno rubato le gomme all'auto del Führer?
Se ci avessero provato le SS di guardia a AH li avrebbero immediatamente passati per le armi... quando c'é qualcuno che mena più forte i Camorristi (come tutti i mafiosi) se la fanno sotto e scappano con la coda fra le gambe...
Se ci avessero provato le SS di guardia a AH li avrebbero immediatamente passati per le armi... quando c'é qualcuno che mena più forte i Camorristi (come tutti i mafiosi) se la fanno sotto e scappano con la coda fra le gambe...
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Re: Top News
Dove sta la politica? E questo non era un popolo cattolico??? La pietas dove è andata a finire?
E' il tempo dei lupi?
Forse forse ha ragione la Lega che sta proponendo un referendum per il ritorno alle case chiuse.
Venire dalla Romania, fare la prostituta, e morire a 26 anni in questo modo ci degrada tutti quanti a bestie.
Che schifo!!!!!!!!!!!
*****
Donna trovata crocifissa sotto un cavalcavia della A1 a Firenze
Era nuda e legata ad una sbarra orizzontale, "a braccia larghe come se fosse crocifissa". La sbarra alla quale è stata legata è a pochi centimetri da terra e serve ad interrompere la strada: in quel punto la via asfaltata termina e comincia un’area incolta. A dare l'allarme un uomo uscito di casa per fare un giro in bicicletta. Un episodio simile era già avvenuto l'anno scorso
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 maggio 2014Commenti (130)
Nuda e legata ad una sbarra orizzontale, “a braccia larghe come se fosse crocifissa“. È stata trovata così, senza vita alla periferia di Firenze, una giovane donna di cui ancora non si conosce l’identità. La sbarra alla quale è stata legata è a pochi centimetri da terra e serve ad interrompere la strada: in quel punto la via asfaltata termina e comincia un’area incolta. A dare l’allarme un uomo uscito di casa per fare un giro in bicicletta, quando ha visto il corpo che si trovava in una strada secondaria, vicino all’Arno, sotto al cavalcavia della A1 nella zona di Ugnano.
Anche un anno fa, nello stesso posto e nella stessa posizione in cui è stato trovato stamani il cadavere di una donna alla periferia di Firenze, fu trovata viva una prostituta violentata e rapinata: anche allora la donna era stata legata alla sbarra. A ricordare l’episodio è una donna che vive nei pressi e che la notte scorsa ha sentito dei lamenti indistinti, ma non è uscita da casa poiché era sola e la zona, ha detto, è spesso frequentata da prostitute e tossicodipendenti. Il precedente risale al marzo dello scorso anno: la prostituta, una donna italiana di 46 anni, denunciò di essere stata immobilizzata, violentata e rapinata della borsa da un cliente, proprio nella stessa strada, in via del Cimitero di Ugnano, nei pressi del cavalcavia sotto l’autostrada A1. All’arrivo dei carabinieri, intervenuti su segnalazione di alcuni residenti allarmati dalle sue grida, la donna era a terra, nuda, i polsi legati con dei lacci a una transenna spartitraffico. Era stata avvicinata dal cliente in via di Novoli, alla periferia nord della città, poi convinta a salire sulla sua auto. L’ipotesi è che possa trattarsi di un serial killer o di punizione esemplare da parte della malavita legata alla prostituzione.
La vittima, una ragazza di 26 anni, rumena, indossava solo le scarpe: gli abiti sono stati trovati a circa un chilometro, all’imbocco della strada. Non lontano dal luogo di ritrovamento del cadavere ci sono alcune abitazioni, villette o case a due piani, prima che comincino campi e terreni incolti e, quindi il cavalcavia dell’autostrada. L’ipotesi è che possa trattarsi di una prostituta uccisa da un cliente. Secondo gli investigatori il modo in cui la donna è stata legata è casuale e chi lo ha fatto non aveva in mente alcun fine ‘simbolico’. Non sono ancora state chiarite le cause del decesso. L’analisi del cadavere, a quanto si apprende, ha rilevato delle ferite compatibili con un abuso, ma su questo aspetto sono ancora in corso accertamenti. Riguardo il movente dell’omicidio, gli investigatori si limitano a parlare di “una ragazza sbandata, che ha fatto un brutto incontro”. Il decesso risalirebbe alla notte scorsa. Il luogo dove è stato trovato il cadavere è conosciuto come abitualmente frequentato dalle prostitute. Gli abitanti della zona si sono spesso lamentati per questo. Su un muro della zona ci sono anche scritte spray di protesta per la frequente presenza di prostitute.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ze/973755/
E' il tempo dei lupi?
Forse forse ha ragione la Lega che sta proponendo un referendum per il ritorno alle case chiuse.
Venire dalla Romania, fare la prostituta, e morire a 26 anni in questo modo ci degrada tutti quanti a bestie.
Che schifo!!!!!!!!!!!
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Donna trovata crocifissa sotto un cavalcavia della A1 a Firenze
Era nuda e legata ad una sbarra orizzontale, "a braccia larghe come se fosse crocifissa". La sbarra alla quale è stata legata è a pochi centimetri da terra e serve ad interrompere la strada: in quel punto la via asfaltata termina e comincia un’area incolta. A dare l'allarme un uomo uscito di casa per fare un giro in bicicletta. Un episodio simile era già avvenuto l'anno scorso
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 5 maggio 2014Commenti (130)
Nuda e legata ad una sbarra orizzontale, “a braccia larghe come se fosse crocifissa“. È stata trovata così, senza vita alla periferia di Firenze, una giovane donna di cui ancora non si conosce l’identità. La sbarra alla quale è stata legata è a pochi centimetri da terra e serve ad interrompere la strada: in quel punto la via asfaltata termina e comincia un’area incolta. A dare l’allarme un uomo uscito di casa per fare un giro in bicicletta, quando ha visto il corpo che si trovava in una strada secondaria, vicino all’Arno, sotto al cavalcavia della A1 nella zona di Ugnano.
Anche un anno fa, nello stesso posto e nella stessa posizione in cui è stato trovato stamani il cadavere di una donna alla periferia di Firenze, fu trovata viva una prostituta violentata e rapinata: anche allora la donna era stata legata alla sbarra. A ricordare l’episodio è una donna che vive nei pressi e che la notte scorsa ha sentito dei lamenti indistinti, ma non è uscita da casa poiché era sola e la zona, ha detto, è spesso frequentata da prostitute e tossicodipendenti. Il precedente risale al marzo dello scorso anno: la prostituta, una donna italiana di 46 anni, denunciò di essere stata immobilizzata, violentata e rapinata della borsa da un cliente, proprio nella stessa strada, in via del Cimitero di Ugnano, nei pressi del cavalcavia sotto l’autostrada A1. All’arrivo dei carabinieri, intervenuti su segnalazione di alcuni residenti allarmati dalle sue grida, la donna era a terra, nuda, i polsi legati con dei lacci a una transenna spartitraffico. Era stata avvicinata dal cliente in via di Novoli, alla periferia nord della città, poi convinta a salire sulla sua auto. L’ipotesi è che possa trattarsi di un serial killer o di punizione esemplare da parte della malavita legata alla prostituzione.
La vittima, una ragazza di 26 anni, rumena, indossava solo le scarpe: gli abiti sono stati trovati a circa un chilometro, all’imbocco della strada. Non lontano dal luogo di ritrovamento del cadavere ci sono alcune abitazioni, villette o case a due piani, prima che comincino campi e terreni incolti e, quindi il cavalcavia dell’autostrada. L’ipotesi è che possa trattarsi di una prostituta uccisa da un cliente. Secondo gli investigatori il modo in cui la donna è stata legata è casuale e chi lo ha fatto non aveva in mente alcun fine ‘simbolico’. Non sono ancora state chiarite le cause del decesso. L’analisi del cadavere, a quanto si apprende, ha rilevato delle ferite compatibili con un abuso, ma su questo aspetto sono ancora in corso accertamenti. Riguardo il movente dell’omicidio, gli investigatori si limitano a parlare di “una ragazza sbandata, che ha fatto un brutto incontro”. Il decesso risalirebbe alla notte scorsa. Il luogo dove è stato trovato il cadavere è conosciuto come abitualmente frequentato dalle prostitute. Gli abitanti della zona si sono spesso lamentati per questo. Su un muro della zona ci sono anche scritte spray di protesta per la frequente presenza di prostitute.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ze/973755/
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Re: Top News
La conferenza di Monaco si tenne dal 29 al 30 settembre 1938, fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia. L'oggetto della conferenza, avvenuta circa un anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, fu la discussione delle rivendicazioni tedesche sulla porzione di territorio cecoslovacco abitato dai Sudeti (popolazione di etnia tedesca) e si concluse con l'accordo di Monaco, che portò all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte dello stato tedesco. Poiché i rappresentanti cecoslovacchi non vennero fatti partecipare alle trattative, il trattato venne da essi etichettato come Diktat di Monaco.
Da Wikipedia
1° settembre 1939, Hitler invade la Germania.
E la Società delle Nazioni, voluta per evitare una nuova catastrofe come quella della prima guerra mondiale dove stava????
Hanno ripetuto il tutto con l'Onu dopo la seconda guerra mondiale.
Un'altro clamoroso fallimento.
A cosa serve l'Onu. Nell'anno domini 2014 davanti ad un crimine contro l'umanità, l'Onu tace ancora?????
Cosa aspettano i caschi blu ad entrare in azione????????
*****
Sequestro Nigeria, Boko haram: «Ho rapito le vostre figlie, le venderò»
Il dei ribelli: «Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah»
di Redazione Online
Le studentesse rapite in Nigeria saranno trattate come «schiave», «vendute» o «sposate a forza». Con un video di 57 minuti i ribelli integralisti di Boko Haram hanno rivendicato lunedì il rapimento in Nigeria delle oltre 200 liceali. A parlare è il capo del gruppo estremista Abubakar Shekau:«Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah», ha detto il capo dei ribelli, riferendosi alle 223 adolescenti ancora nelle mani dei sequestratori, mentre circolano notizie su un loro possibile trasferimento in Ciad o Camerun dove sarebbero state vendute per 12 dollari ciascuna.
La vicenda delle attiviste arrestate
La tensione in Nigeria non accenna a sciogliersi. La first lady nigeriana Patience Jonathan avrebbe infatti ordinato l’arresto di due attiviste che avevano organizzato la marcia di protesta per la liberazione delle studentesse, arrivando a sostenere che il sequestro non è mai avvenuto e che le attiviste apparterrebbero, in verità, alla rete responsabile del rapimento (gli islamisti di Boko Haram, ndr) e con le loro azioni vorrebbero infangare il nome del presidente. L’accusa della first lady è la risposta a un attacco diretto della attiviste che accusavano il governo di non fare abbastanza per cercar di liberare le ragazze.
L’impasse del governo
Le studentesse rapite il 15 aprile erano oltre 300, 276 restano prigioniere, secondo fonti ufficiali. Il governo nigeriano è in forte imbarazzo per non essere ancora riuscito a risolvere la situazione che sta portando i riflettori dei media internazionali sulla delicata situazione del paese. «Il nostro Paese è sottoposto ad una grande prova, molto dolorosa», ha detto il presidente nigeriano Goodluck Jonathan in un discorso trasmesso in tv e alla radio, chiedendo la collaborazione di genitori, forze di sicurezza e comunità locali per il loro rilascio. Il presidente nigeriano ha poi chiesto aiuto a Barack Obama per risolvere l’emergenza sicurezza nel proprio Paese, soprattutto per le violenze commesse da Boko Haram. «Parliamo a tutti i Paesi che speriamo ci aiutino, e gli Stati Uniti sono i primi. Ho già parlato due volte con il presidente Obama per risolvere i nostri problemi», ha aggiunto, citando anche Francia, Regno Unito e Cina.
5 maggio 2014 | 13:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/14_maggio ... 4fc3.shtml
Da Wikipedia
1° settembre 1939, Hitler invade la Germania.
E la Società delle Nazioni, voluta per evitare una nuova catastrofe come quella della prima guerra mondiale dove stava????
Hanno ripetuto il tutto con l'Onu dopo la seconda guerra mondiale.
Un'altro clamoroso fallimento.
A cosa serve l'Onu. Nell'anno domini 2014 davanti ad un crimine contro l'umanità, l'Onu tace ancora?????
Cosa aspettano i caschi blu ad entrare in azione????????
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Sequestro Nigeria, Boko haram: «Ho rapito le vostre figlie, le venderò»
Il dei ribelli: «Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah»
di Redazione Online
Le studentesse rapite in Nigeria saranno trattate come «schiave», «vendute» o «sposate a forza». Con un video di 57 minuti i ribelli integralisti di Boko Haram hanno rivendicato lunedì il rapimento in Nigeria delle oltre 200 liceali. A parlare è il capo del gruppo estremista Abubakar Shekau:«Ho rapito le vostre figlie, le venderò al mercato in nome di Allah», ha detto il capo dei ribelli, riferendosi alle 223 adolescenti ancora nelle mani dei sequestratori, mentre circolano notizie su un loro possibile trasferimento in Ciad o Camerun dove sarebbero state vendute per 12 dollari ciascuna.
La vicenda delle attiviste arrestate
La tensione in Nigeria non accenna a sciogliersi. La first lady nigeriana Patience Jonathan avrebbe infatti ordinato l’arresto di due attiviste che avevano organizzato la marcia di protesta per la liberazione delle studentesse, arrivando a sostenere che il sequestro non è mai avvenuto e che le attiviste apparterrebbero, in verità, alla rete responsabile del rapimento (gli islamisti di Boko Haram, ndr) e con le loro azioni vorrebbero infangare il nome del presidente. L’accusa della first lady è la risposta a un attacco diretto della attiviste che accusavano il governo di non fare abbastanza per cercar di liberare le ragazze.
L’impasse del governo
Le studentesse rapite il 15 aprile erano oltre 300, 276 restano prigioniere, secondo fonti ufficiali. Il governo nigeriano è in forte imbarazzo per non essere ancora riuscito a risolvere la situazione che sta portando i riflettori dei media internazionali sulla delicata situazione del paese. «Il nostro Paese è sottoposto ad una grande prova, molto dolorosa», ha detto il presidente nigeriano Goodluck Jonathan in un discorso trasmesso in tv e alla radio, chiedendo la collaborazione di genitori, forze di sicurezza e comunità locali per il loro rilascio. Il presidente nigeriano ha poi chiesto aiuto a Barack Obama per risolvere l’emergenza sicurezza nel proprio Paese, soprattutto per le violenze commesse da Boko Haram. «Parliamo a tutti i Paesi che speriamo ci aiutino, e gli Stati Uniti sono i primi. Ho già parlato due volte con il presidente Obama per risolvere i nostri problemi», ha aggiunto, citando anche Francia, Regno Unito e Cina.
5 maggio 2014 | 13:02
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http://www.corriere.it/esteri/14_maggio ... 4fc3.shtml
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Re: Top News
Lavorare gratis? Si, grazie. Ma fino a quando?
di Danilo Masotti | 14 maggio 2014Commenti (3)
Più di due anni fa nel mio post “Lavorare gratis? No, grazie indignamoci” incitavo i giovani, categoria alla quale non appartengo da vent’anni, a dire NO a ogni proposta di lavoro gratis. Seguirono milleottocento “mi piace”, duecentocinquanta retweet e addirittura diciotto condivisioni su google +, il social introspettivo per chi vuole scrivere qualcosa senza che nessuno lo legga mai. Un successo. Un vero e proprio trionfo penserete voi che credete ancora a questi numerini su internet. No, niente di tutto questo. Mi dispiace deludervi. Purtroppo, come spesso accade e come è sempre accaduto, i giovani non hanno ascoltato i consigli non richiesti di ‘sto blogger quasi cinquantenne e hanno continuato ad accettare lavori gratis. Risultato: statistiche drammatiche di disoccupazione giovanile, lamentele su facebook, indignazione su twitter, foto di disperazione su instagram e video su youtube #coglioneNo osannati da chi lavora gratis. Peggio di così non poteva andare. Notizia positiva, di fame non è morto nessuno e l’obesità è in aumento.
Ma perché i giovani si ostinano a lavorare gratis? Forse perché in famiglia c’è chi lavora retribuito e si sacrifica per permettere ai giovani di lavorare gratis più tempo possibile e realizzare prima o poi il sogno di ogni italiano, ossia, potersi permettere di pagare un mutuo ed estinguerlo in trent’anni? Può essere. Ricordiamoci ancora una volta che il lavoro gratis non è per tutti, ma solo per chi se lo può permettere, stesso discorso per i lavori da cento euro al mese per quindici ore di lavoro al giorno, sabato e domenica compresi. Va inoltre ricordato che i lavori gratis, a differenza di quelli retribuiti, sono molto più fighi: social media manager, web strategist, citizen blogger, facebook writer, Peppa Pig developer, copry water, SEO, MIO, MAO, Lalalalala etc. etc,. Molto più difficile trovare tornitori disposti a lavorare gratis, stesso discorso per badanti, benzinai, uomini e donne delle pulizie, masturbatori di maiali bio e minatori.
Lavori gratis uguale lavori belli, lavori retribuiti uguale, lavori bruttini? Può essere, ma i governi che si stanno susseguendo, le piccole e medie imprese l’uovo di colombo, la strategia del futuro per creare occupazione giovanile lo hanno finalmente trovato e stanno cominciando a parlarne senza troppi giri di parole con annunci scritti a caratteri cubitali: creeremo posti di lavoro gratis.
“Ma come? E’ già così” griderà inascoltato qualche giovane molto attento al paese reale e che, grazie al lavoro del padre, agli ottanta euro in più nella busta paga della madre, alla casa regalatagli dalla nonna (che è quella che ha il reddito più alto di tutti) e altri benefit riesce ancora a permettersi di lavorare gratis, incurante che tra qualche anno la nuova frontiera della “flessibilità motivata” sarà PAGARE PER LAVORARE GRATIS e, se non sarà abbastanza ricco, non troverà più lavoro. Spero che quando arriverà quel giorno a un eventuale colloquio dirà “No, grazie. Non sono disposto a pagare per lavorare gratis”, ma so già che mi deluderà.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... do/985805/
di Danilo Masotti | 14 maggio 2014Commenti (3)
Più di due anni fa nel mio post “Lavorare gratis? No, grazie indignamoci” incitavo i giovani, categoria alla quale non appartengo da vent’anni, a dire NO a ogni proposta di lavoro gratis. Seguirono milleottocento “mi piace”, duecentocinquanta retweet e addirittura diciotto condivisioni su google +, il social introspettivo per chi vuole scrivere qualcosa senza che nessuno lo legga mai. Un successo. Un vero e proprio trionfo penserete voi che credete ancora a questi numerini su internet. No, niente di tutto questo. Mi dispiace deludervi. Purtroppo, come spesso accade e come è sempre accaduto, i giovani non hanno ascoltato i consigli non richiesti di ‘sto blogger quasi cinquantenne e hanno continuato ad accettare lavori gratis. Risultato: statistiche drammatiche di disoccupazione giovanile, lamentele su facebook, indignazione su twitter, foto di disperazione su instagram e video su youtube #coglioneNo osannati da chi lavora gratis. Peggio di così non poteva andare. Notizia positiva, di fame non è morto nessuno e l’obesità è in aumento.
Ma perché i giovani si ostinano a lavorare gratis? Forse perché in famiglia c’è chi lavora retribuito e si sacrifica per permettere ai giovani di lavorare gratis più tempo possibile e realizzare prima o poi il sogno di ogni italiano, ossia, potersi permettere di pagare un mutuo ed estinguerlo in trent’anni? Può essere. Ricordiamoci ancora una volta che il lavoro gratis non è per tutti, ma solo per chi se lo può permettere, stesso discorso per i lavori da cento euro al mese per quindici ore di lavoro al giorno, sabato e domenica compresi. Va inoltre ricordato che i lavori gratis, a differenza di quelli retribuiti, sono molto più fighi: social media manager, web strategist, citizen blogger, facebook writer, Peppa Pig developer, copry water, SEO, MIO, MAO, Lalalalala etc. etc,. Molto più difficile trovare tornitori disposti a lavorare gratis, stesso discorso per badanti, benzinai, uomini e donne delle pulizie, masturbatori di maiali bio e minatori.
Lavori gratis uguale lavori belli, lavori retribuiti uguale, lavori bruttini? Può essere, ma i governi che si stanno susseguendo, le piccole e medie imprese l’uovo di colombo, la strategia del futuro per creare occupazione giovanile lo hanno finalmente trovato e stanno cominciando a parlarne senza troppi giri di parole con annunci scritti a caratteri cubitali: creeremo posti di lavoro gratis.
“Ma come? E’ già così” griderà inascoltato qualche giovane molto attento al paese reale e che, grazie al lavoro del padre, agli ottanta euro in più nella busta paga della madre, alla casa regalatagli dalla nonna (che è quella che ha il reddito più alto di tutti) e altri benefit riesce ancora a permettersi di lavorare gratis, incurante che tra qualche anno la nuova frontiera della “flessibilità motivata” sarà PAGARE PER LAVORARE GRATIS e, se non sarà abbastanza ricco, non troverà più lavoro. Spero che quando arriverà quel giorno a un eventuale colloquio dirà “No, grazie. Non sono disposto a pagare per lavorare gratis”, ma so già che mi deluderà.
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Re: Top News
POLITICA
14/05/2014
Europee, la scomparsa dei comunisti
Per la prima volta dal 1946 nessun partito comunista e nessuna falce e martello correranno per conquistare voti ad una elezione di carattere nazionale. Che ne è di quel mondo?
FABIO MARTINI
A suo modo vuole essere un messaggio controcorrente: «Disegna la falce e martello sulla scheda!!!». E’ il consiglio ai propri militanti che compare sulla homepage del sito del Partito comunista, una delle tante micro-formazioni extraparlamentari della galassia di estrema sinistra. Un consiglio che finisce per assumere un valore beffardo: disegnare una falce e martello sulle schede elettorali, in realtà, è l’unico modo per farla “vivere” alle prossime elezioni Europee. E questo per effetto di un evento a suo modo storico: per la prima volta dal 1946 nessun partito comunista e nessuna falce e martello correranno per conquistare voti ad una elezione di carattere nazionale. La scomparsa di una presenza elettorale comunista è un fatto che va registrato, in particolare in un Paese, l’Italia, che ha vantato per 45 anni il partito comunista più forte del mondo occidentale. Anche perché dopo l’autoscioglimento del Pci nel 1991, in tutte le successive elezioni, diverse formazioni (il Partito della Rifondazione comunista, il Pdci, il Partito comunista dei lavoratori), avevano continuato per anni a sventolare orgogliosamente l’antica denominazione.
E invece alle prossime Europee del 25 maggio i due principali partiti comunisti ancora in vita - il Prc e il Pdci - hanno preferito una volta ancora mimetizzarsi (con i propri candidati) dentro un contenitore genericamente di sinistra - “L’altra Europa con Tsipras” - dopo che alle Politiche 2103 i due pc si erano rintanati sotto la coperta, rivelatasi poi troppo corta, del magistrato Antonio Ingroia e della sua “Rivoluzione civile”. Stavolta, nella lista che si richiama ad un altro personaggio lontano, il greco Alexis Tsipras, c’è anche Sel, che evidentemente temeva, da sola, di ripetere il risultato delle Politiche 2013, quando il partito di Nichi Vendola è restato al di sotto della soglia del 4 per cento. Non ce l’hanno fatta invece a presentarsi il Partito comunista (con simpatie staliniste) di Marco Rizzo e neanche una formazione più solida, il Pcdl di Marco Ferrando: entrambi penalizzati dalla severa normativa sulla raccolta delle firme, ma anche dalla carenza di collegamenti internazionali con formazioni comuniste già presenti nell’Europarlamento.
Sostiene il professor Aldo Schiavone, autore di un saggio, “I conti del comunismo”, che a suo tempo ha lasciato il segno: «Il comunismo è stato un mito della società industriale e - anche se era illusorio immaginare di rifondarlo nella società post-industriale o anche mantenere un filo con la sua storia, come hanno fatto gli eredi del Pci - resta comunque lo spazio e la necessità di una critica all’assetto capitalistico, che non può essere una prerogativa del Papa».
La caduta del Muro di Berlino risale a 25 anni fa e dunque quella di falce e martello si è rivelata una tenace resistenza. Con un suo perché. Nel 1976 furono ben tredici milioni gli italiani che votarono per il Pci e nel 1987 nella sua ultima “uscita”, il Pci prese 10 milioni di voti. Ancora nel 2006 gli epigoni di quella tradizione (Prc e Pdci) furono votati da tre milioni di italiani. Ma poi, la partecipazione all’esecutivo Prodi fu vissuta con senso di colpa : senza rivendicare i corposi risultati ottenuti (il ritiro delle truppe dall’Iraq, l’abolizione dello scalone per le pensioni di anzianità) ma invece organizzando manifestazioni contro il governo. I principali artefici comunisti di quel passaggio, in primis Fausto Bertinotti, anziché fare un passo di lato, presentarono una lista Arcobaleno con tutti dentro che si è rivelò un flop, conquistando poco più di un milone di voti e restando sotto la soglia del 4%.
Un flop al quale non è seguita alcuna autocritica. Ora i partiti sopravvissuti alla diaspora del Pci - il Prc, il Pdci e Sel - godono di incerta salute e per continuare a far vivere i rispettivi apparati, ognuno dei tre partiti spera di eleggere un proprio europarlamentare sempreché la Lista Tsipras riesca a superare la solita soglia critica del 4%. Un’operazione-ponte benedetta persino dall’ormai distante Fausto Bertinotti: «Nell’Europa reale le elezioni sono state spesso ridotte ad attività seriale, marcate dalla crescita dell’astensione dal voto e da un voto di protesta» e tuttavia «sarebbe bene caratterizzare la campagna elettorale rilanciando battaglie come quella per i beni comuni e per la piena e buona occupazione, per i diritti universali delle persone che calpestano il suolo dei Paesi europei». Ma nell’area a sinistra dei partiti comunisti l’analisi è più cruda: «La tabula rasa in questa area - sostiene Marco Ferrando del Pcdl - si deve, da una parte al suicidio dell’eredità del Pci e dall’altra alla tragedia di Rifondazione, che all’ inizio era il primo partito della sinistra a Milano e Torino: due suicidi che hanno lasciato il campo al populismo di Grillo e del piccolo Bonaparte-Renzi».
14/05/2014
Europee, la scomparsa dei comunisti
Per la prima volta dal 1946 nessun partito comunista e nessuna falce e martello correranno per conquistare voti ad una elezione di carattere nazionale. Che ne è di quel mondo?
FABIO MARTINI
A suo modo vuole essere un messaggio controcorrente: «Disegna la falce e martello sulla scheda!!!». E’ il consiglio ai propri militanti che compare sulla homepage del sito del Partito comunista, una delle tante micro-formazioni extraparlamentari della galassia di estrema sinistra. Un consiglio che finisce per assumere un valore beffardo: disegnare una falce e martello sulle schede elettorali, in realtà, è l’unico modo per farla “vivere” alle prossime elezioni Europee. E questo per effetto di un evento a suo modo storico: per la prima volta dal 1946 nessun partito comunista e nessuna falce e martello correranno per conquistare voti ad una elezione di carattere nazionale. La scomparsa di una presenza elettorale comunista è un fatto che va registrato, in particolare in un Paese, l’Italia, che ha vantato per 45 anni il partito comunista più forte del mondo occidentale. Anche perché dopo l’autoscioglimento del Pci nel 1991, in tutte le successive elezioni, diverse formazioni (il Partito della Rifondazione comunista, il Pdci, il Partito comunista dei lavoratori), avevano continuato per anni a sventolare orgogliosamente l’antica denominazione.
E invece alle prossime Europee del 25 maggio i due principali partiti comunisti ancora in vita - il Prc e il Pdci - hanno preferito una volta ancora mimetizzarsi (con i propri candidati) dentro un contenitore genericamente di sinistra - “L’altra Europa con Tsipras” - dopo che alle Politiche 2103 i due pc si erano rintanati sotto la coperta, rivelatasi poi troppo corta, del magistrato Antonio Ingroia e della sua “Rivoluzione civile”. Stavolta, nella lista che si richiama ad un altro personaggio lontano, il greco Alexis Tsipras, c’è anche Sel, che evidentemente temeva, da sola, di ripetere il risultato delle Politiche 2013, quando il partito di Nichi Vendola è restato al di sotto della soglia del 4 per cento. Non ce l’hanno fatta invece a presentarsi il Partito comunista (con simpatie staliniste) di Marco Rizzo e neanche una formazione più solida, il Pcdl di Marco Ferrando: entrambi penalizzati dalla severa normativa sulla raccolta delle firme, ma anche dalla carenza di collegamenti internazionali con formazioni comuniste già presenti nell’Europarlamento.
Sostiene il professor Aldo Schiavone, autore di un saggio, “I conti del comunismo”, che a suo tempo ha lasciato il segno: «Il comunismo è stato un mito della società industriale e - anche se era illusorio immaginare di rifondarlo nella società post-industriale o anche mantenere un filo con la sua storia, come hanno fatto gli eredi del Pci - resta comunque lo spazio e la necessità di una critica all’assetto capitalistico, che non può essere una prerogativa del Papa».
La caduta del Muro di Berlino risale a 25 anni fa e dunque quella di falce e martello si è rivelata una tenace resistenza. Con un suo perché. Nel 1976 furono ben tredici milioni gli italiani che votarono per il Pci e nel 1987 nella sua ultima “uscita”, il Pci prese 10 milioni di voti. Ancora nel 2006 gli epigoni di quella tradizione (Prc e Pdci) furono votati da tre milioni di italiani. Ma poi, la partecipazione all’esecutivo Prodi fu vissuta con senso di colpa : senza rivendicare i corposi risultati ottenuti (il ritiro delle truppe dall’Iraq, l’abolizione dello scalone per le pensioni di anzianità) ma invece organizzando manifestazioni contro il governo. I principali artefici comunisti di quel passaggio, in primis Fausto Bertinotti, anziché fare un passo di lato, presentarono una lista Arcobaleno con tutti dentro che si è rivelò un flop, conquistando poco più di un milone di voti e restando sotto la soglia del 4%.
Un flop al quale non è seguita alcuna autocritica. Ora i partiti sopravvissuti alla diaspora del Pci - il Prc, il Pdci e Sel - godono di incerta salute e per continuare a far vivere i rispettivi apparati, ognuno dei tre partiti spera di eleggere un proprio europarlamentare sempreché la Lista Tsipras riesca a superare la solita soglia critica del 4%. Un’operazione-ponte benedetta persino dall’ormai distante Fausto Bertinotti: «Nell’Europa reale le elezioni sono state spesso ridotte ad attività seriale, marcate dalla crescita dell’astensione dal voto e da un voto di protesta» e tuttavia «sarebbe bene caratterizzare la campagna elettorale rilanciando battaglie come quella per i beni comuni e per la piena e buona occupazione, per i diritti universali delle persone che calpestano il suolo dei Paesi europei». Ma nell’area a sinistra dei partiti comunisti l’analisi è più cruda: «La tabula rasa in questa area - sostiene Marco Ferrando del Pcdl - si deve, da una parte al suicidio dell’eredità del Pci e dall’altra alla tragedia di Rifondazione, che all’ inizio era il primo partito della sinistra a Milano e Torino: due suicidi che hanno lasciato il campo al populismo di Grillo e del piccolo Bonaparte-Renzi».
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Re: Top News
Dopo la destra inglese che non vuole più lavoratori italiani perché gli rubano il posto di lavoro (Piazzapulita del 12 maggio u.s.) è la volta degli xenofobi scandinavi.
il Fatto 15.5.14
Xenofobi scandinavi
Accoglienza non fa più rima con Svezia L’estrema destra raddoppia i consensi
di Michela Danieli
Stoccolma. È una delle mete finali preferite da quanti sopravvivono alle odissee nel “Mare Nostrum” . Proprio il nodo dell’immigrazione giocherà qui un ruolo cruciale alle Europee cui faranno seguito, a settembre, le Politiche. È la Svezia, il Paese che per antonomasia ha alle spalle una storia di accoglienza. Il clima però è cambiato. Il flusso di profughi ha saturato le disponibilità economico-territoriali stanziate dal Paese che, proprio al centro del dibattito politico, mette oggi la distribuzione dei profughi tra i comuni. Grafici e statistiche mettono sotto accusa quei quartieri dell’alta borghesia che, con l’alibi della carenza di alloggi, scaricano il fardello nei ghetti. A questo fenomeno si aggiunge una sempre più insistente presenza di zingari, che vivono di furti ed elemosina.
Un paio di comuni di Stoccolma e Göteborg hanno recentemente finanziato il rientro in patria di due grossi gruppi rom, i quali sono però rientrati indisturbati in Svezia, nel giro di settimane. Tutta l’opinione pubblica risente del nuovo quadro sociale e la questione non sta più a cuore ai soli populisti. È stata avanzata dal partito Popolare, l’idea di chiedere all’Europa una direttiva per tassare i Paesi che inducono i propri cittadini poveri a emigrare. È ormai bipartisan l’intenzione di ripristinare il reato di accattonaggio.
LA SVEZIA INOLTRE, si troverà alle urne europee proprio a un anno esatto dalle guerriglie urbane che misero a ferro e fuoco i sobborghi di Stoccolma. Ad accendere la miccia della bomba sociale, fu un intervento della Polizia finita con una sparatoria e un immigrato morto. Da allora, il leader del partito di estrema destra (nascosto dietro la sigla di Sd, Partito democratico) Åkesson, ritiene di avere la prova tangibile del fallimento della politica di integrazione del governo di centrodestra moderato-conservatore, guidato da Reinfeldt. Secondo i sondaggi (che garantiscono l’anonimato), negli ultimi due anni i consensi di Åkesson sono raddoppiati, toccando il 9,3%. Il partito, che a livello di iscritti è cresciuto del 40%, è dato dall’Ufficio di Statistica come terza forza del paese. Non è un caso che SD sia stato corteggiato dal Front National di Marine Le Pen.
il Fatto 15.5.14
Xenofobi scandinavi
Accoglienza non fa più rima con Svezia L’estrema destra raddoppia i consensi
di Michela Danieli
Stoccolma. È una delle mete finali preferite da quanti sopravvivono alle odissee nel “Mare Nostrum” . Proprio il nodo dell’immigrazione giocherà qui un ruolo cruciale alle Europee cui faranno seguito, a settembre, le Politiche. È la Svezia, il Paese che per antonomasia ha alle spalle una storia di accoglienza. Il clima però è cambiato. Il flusso di profughi ha saturato le disponibilità economico-territoriali stanziate dal Paese che, proprio al centro del dibattito politico, mette oggi la distribuzione dei profughi tra i comuni. Grafici e statistiche mettono sotto accusa quei quartieri dell’alta borghesia che, con l’alibi della carenza di alloggi, scaricano il fardello nei ghetti. A questo fenomeno si aggiunge una sempre più insistente presenza di zingari, che vivono di furti ed elemosina.
Un paio di comuni di Stoccolma e Göteborg hanno recentemente finanziato il rientro in patria di due grossi gruppi rom, i quali sono però rientrati indisturbati in Svezia, nel giro di settimane. Tutta l’opinione pubblica risente del nuovo quadro sociale e la questione non sta più a cuore ai soli populisti. È stata avanzata dal partito Popolare, l’idea di chiedere all’Europa una direttiva per tassare i Paesi che inducono i propri cittadini poveri a emigrare. È ormai bipartisan l’intenzione di ripristinare il reato di accattonaggio.
LA SVEZIA INOLTRE, si troverà alle urne europee proprio a un anno esatto dalle guerriglie urbane che misero a ferro e fuoco i sobborghi di Stoccolma. Ad accendere la miccia della bomba sociale, fu un intervento della Polizia finita con una sparatoria e un immigrato morto. Da allora, il leader del partito di estrema destra (nascosto dietro la sigla di Sd, Partito democratico) Åkesson, ritiene di avere la prova tangibile del fallimento della politica di integrazione del governo di centrodestra moderato-conservatore, guidato da Reinfeldt. Secondo i sondaggi (che garantiscono l’anonimato), negli ultimi due anni i consensi di Åkesson sono raddoppiati, toccando il 9,3%. Il partito, che a livello di iscritti è cresciuto del 40%, è dato dall’Ufficio di Statistica come terza forza del paese. Non è un caso che SD sia stato corteggiato dal Front National di Marine Le Pen.
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Re: Top News
Elezioni, c’è anche il leghista ufologo: “Aprire archivi segreti sugli alieni”
video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/ ... ni/280116/
Cose dell’altro mondo. Sono quelle che promette il leghista Claudio D’Amico, in corsa per un seggio alle Europee del 25 maggio. Ufologo per passione, ha pensato di colmare un vuoto che nell’affollato panorama politico italiano nessuno aveva mai cavalcato, dedicandosi anima e corpo alla causa aliena. “Chiederò l’apertura degli archivi comunitari sugli UFO“, ha spiegato e, senza rinunciare all’ironia, non ha nascosto che agli extraterrestri privi di permesso di soggiorno riserverebbe lo stesso trattamento che la Lega vorrebbe per i clandestini: “Senza documenti li rimanderei nel loro mondo”.
“Il vero alieno oggi in Italia si chiama Matteo Renzi, io dico che di alieni ne vediamo tanti nelle nostre strade, probabilmente se ne arrivasse uno da un alto mondo non ce ne accorgeremmo nemmeno, del resto, peggio di così non si può”
di Alessandro Madron
17 maggio 2014
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/ ... ni/280116/
video
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Cose dell’altro mondo. Sono quelle che promette il leghista Claudio D’Amico, in corsa per un seggio alle Europee del 25 maggio. Ufologo per passione, ha pensato di colmare un vuoto che nell’affollato panorama politico italiano nessuno aveva mai cavalcato, dedicandosi anima e corpo alla causa aliena. “Chiederò l’apertura degli archivi comunitari sugli UFO“, ha spiegato e, senza rinunciare all’ironia, non ha nascosto che agli extraterrestri privi di permesso di soggiorno riserverebbe lo stesso trattamento che la Lega vorrebbe per i clandestini: “Senza documenti li rimanderei nel loro mondo”.
“Il vero alieno oggi in Italia si chiama Matteo Renzi, io dico che di alieni ne vediamo tanti nelle nostre strade, probabilmente se ne arrivasse uno da un alto mondo non ce ne accorgeremmo nemmeno, del resto, peggio di così non si può”
di Alessandro Madron
17 maggio 2014
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Re: Top News
La fine di un'epoca si avverte pesantemente
Mario Missiroli, è morto uno dei padri fondatori della regia teatrale italiana
Guidò lo Stabile di Torino dal 1976 all’84, tra i suoi spettacoli più noti "I Giganti della Montagna" e la "Mandragola". Per il cinema diresse nel 1963 "La bella di Lodi" con una giovanissima Stefania Sandrelli
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 maggio 2014Commenti (0)
Mario Missiroli, è morto uno dei padri fondatori della regia teatrale italiana
“Uno dei padri fondatori della regia teatrale in Italia”, motivazione per la quale nel 2012 ha ricevuto il Premio Pirandello. È morto a Torino Mario Missiroli, regista cinematografico e di teatro.
Nato a Bergamo nel 1934, nel 1963 aveva diretto il film La bella di Lodi, su soggetto di Alberto Arbasino, con una giovanissima Stefania Sandrelli. Dagli anni Sessanta si era imposto sulla scena con spettacoli innovativi e provocatori, che portarono a una svolta nel modo di fare teatro. Fu per quasi dieci anni alla guida del Teatro Stabile di Torino, dal 1977 al 1985. Durante questi anni diresse opere come Eva Peron di Copi, L’ispettore generale di Gogol, La locandiera e Trilogia della villeggiatura di Goldoni, Il Tartufo di Molière, Zio Vanja di Cechov, Verso Damasco di August Strindberg, I giganti della montagna e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, La Mandragola di Niccolò Machiavelli.
Tra i tanti attori con i quali lavorò nel corso della sua lunga carriera si ricordano, Adriana Asti, Anna Maria Guarnieri, Ugo Tognazzi, Arnoldo Foà, Gastone Moschin, Monica Guerritore, Glauco Mauri, Anna Proclemer, Giuseppe Cederna, Valeria Moriconi, Umberto Orsini, Laura Betti.
“È stato un regista fondamentale nella storia del teatro italiano del Novecento”, afferma il direttore artistico dello Stabile, Mario Martone, “artista e insieme intellettuale lucidissimo. E uno dei più grandi direttori che abbia avuto lo Stabile di Torino”. La camera ardente sarà allestita da mercoledì al Teatro Gobetti di Torino.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... na/990927/
Mario Missiroli, è morto uno dei padri fondatori della regia teatrale italiana
Guidò lo Stabile di Torino dal 1976 all’84, tra i suoi spettacoli più noti "I Giganti della Montagna" e la "Mandragola". Per il cinema diresse nel 1963 "La bella di Lodi" con una giovanissima Stefania Sandrelli
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 maggio 2014Commenti (0)
Mario Missiroli, è morto uno dei padri fondatori della regia teatrale italiana
“Uno dei padri fondatori della regia teatrale in Italia”, motivazione per la quale nel 2012 ha ricevuto il Premio Pirandello. È morto a Torino Mario Missiroli, regista cinematografico e di teatro.
Nato a Bergamo nel 1934, nel 1963 aveva diretto il film La bella di Lodi, su soggetto di Alberto Arbasino, con una giovanissima Stefania Sandrelli. Dagli anni Sessanta si era imposto sulla scena con spettacoli innovativi e provocatori, che portarono a una svolta nel modo di fare teatro. Fu per quasi dieci anni alla guida del Teatro Stabile di Torino, dal 1977 al 1985. Durante questi anni diresse opere come Eva Peron di Copi, L’ispettore generale di Gogol, La locandiera e Trilogia della villeggiatura di Goldoni, Il Tartufo di Molière, Zio Vanja di Cechov, Verso Damasco di August Strindberg, I giganti della montagna e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, La Mandragola di Niccolò Machiavelli.
Tra i tanti attori con i quali lavorò nel corso della sua lunga carriera si ricordano, Adriana Asti, Anna Maria Guarnieri, Ugo Tognazzi, Arnoldo Foà, Gastone Moschin, Monica Guerritore, Glauco Mauri, Anna Proclemer, Giuseppe Cederna, Valeria Moriconi, Umberto Orsini, Laura Betti.
“È stato un regista fondamentale nella storia del teatro italiano del Novecento”, afferma il direttore artistico dello Stabile, Mario Martone, “artista e insieme intellettuale lucidissimo. E uno dei più grandi direttori che abbia avuto lo Stabile di Torino”. La camera ardente sarà allestita da mercoledì al Teatro Gobetti di Torino.
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