Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Sfascisti – 289

2014 a schede


Scheda – 39 – Economia reale e quella fantastica dei politici


39 – 2 –16 maggio 2014




Se la liquidità si esaurisce

di Alessandro Plateroti16 maggio 2014Commenti (1)


Non più di una settimana fa, l'invito alla prudenza sulla sostenibilità del rally dei mercati europei lanciato da BlackRock è caduto nel vuoto.
Con le borse ai massimi di 6 anni e i titoli di Stato italiani, irlandesi, portoghesi, spagnoli e greci ai minimi storici, la raccomandazione dell'esperto è passata come la profezia della Cassandra. Meglio rischiare di perdere soldi che perdere il rally, è stato il ragionamento prevalente, tesi peraltro rafforzata dalla tendenza ormai ben radicata a contare più sulla vigilanza anti-speculativa della Bce che sull'analisi tecnica dei titoli e degli indici, sulla situazione macroeconomica mondiale o sull'evoluzione quadro geopolitico. D'altra parte, uno degli effetti collaterali della sbronza di liquidità in cui sono caduti i mercati dopo 4 anni di stimoli monetari sembra essere proprio questo: un'esuberanza irrazionale che se da un lato accentua la propensione al rischio degli investitori, dall'altro permette anche ai politici e ai governi delle economie più fragili - tra cui ovviamente l'Italia - di rallentare il passo delle riforme, diluirne la portata, allungarne i tempi o addirittura di mettere in discussione gli impegni già presi. In alcuni casi, come la Grecia e l'Italia, si è andati persino oltre: non solo si è tornati a dire che lo spread è una truffa e che le riforme sono inutili e dannose, ma - fatto ancor più grave - l'uscita dall'Euro o addirittura dall'Europa sono diventate alla vigilia del voto europeo le parole d'ordine delle piattaforme elettorali dei partiti populisti (e non solo) o in generale d'opposizione al sistema.

I mercati, grazie soprattutto alla liquidità messa a disposizione dalle banche centrali, hanno finora sostanzialmente trascurato i rischi reali di questa visione distorta della realtà, contando anche sul fatto che la ripresa economica in corso negli Usa e attesa in Europa avrebbe sgonfiato le spinte estremiste o populiste alimentate dalla recessione e dalla crisi occupazionale. E nella stessa ottica, hanno persino commesso l'errore di sottovalutare la portata dello scontro tra Russia e Ucraina, relegandolo a poco più di una crisi regionale: salvo poi accorgersi, come è successo ieri, che anche loro hanno sbagliato i calcoli: non solo l'economia europea arranca sotto il peso delle economie tradizionalmente deboli che poco o nulla hanno fatto per risanarsi, ma è tornata persino a rischio la tenuta politica dell'Eurozona, ormai chiaramente minacciata da un eventuale successo elettorale dei partiti anti-euro. E poi c'è la Russia: la minaccia lanciata ieri da Putin di chiudere i rubinetti del gas all'Europa se l'Ucraina non salda subito la sua bolletta energetica è stata non solo una delle cause principali dell'ondata di vendite che ha colpito i mercati europei, ma anche un monito chiarissimo a non sottovalutare la propensione del Cremlino a richiudere la cortina di ferro. E in uno scontro tra la Russia e l'Occidente, nè il bazooka di Draghi nè le manovre della Fed sarebbero in grado di limitare i danni al commercio mondiale.

Questo è quanto accaduto ieri. Per la prima volta negli ultimi 4 anni, i mercati hanno messo in discussione l'illusione della liquidità che cura tutti i problemi politici ed economici: la liquidità salva le banche, ma se non arriva alle imprese l'economia non riparte. Ma soprattutto, hanno cominciato a ponderare meglio la fiducia accordata agli impegni di risanamento di quei Paesi europei - in primis Italia e Grecia - che hanno rischiato 4 anni fa di essere travolti dalla crisi del debito. Non è un caso se ieri proprio Roma e Atene siano stati i detonatori dell'esplosione ribassista sui mercati: la Grecia perchè si era diffusa la notizia di una possibile nuova tassa a carico degli investitori esteri che possiedono bond greci, l'Italia perchè gli investitori hanno subito preso per buona l'indiscrezione di una possibile tassa retroattiva sui BTp. Entrambe le suggestioni sono state subito smentite dai rispettivi governi, ma senza produrre effetti: i tassi dei BTp e quelli dell'intera scuderia dei Piigs sono tornati a salire più velocemente di quanto erano scesi. In questo caso, è evidente quanto sia ancora pesante il deficit di credibilità che subisce ancora il contare che tanto per l'Italia quanto per la Grecia, tutti gli operatori di Borsa hanno messo in evidenza tra le ragioni che hanno spinto a vendere il peso crescente dei partiti anti-euro nei sondaggi elettorali: nessuno discute il fatto che il voto è sovrano e che ogni paese ha il diritto di scegliersi il governo che vuole, in casa e in Europa. Ma è altrettanto vero che anche chi investe ha il diritto di scegliere quale sia il mercato più affidabile per coltivare i risparmi, e soprattutto quello che offre le migliori condizioni per la loro crescita. Di questo è bene che si tenga conto non solo in Italia, in Grecia o in Spagna. Ma soprattutto a Berlino e Bruxelles, dove anche i fautori del rigore e delle riforme draconiane dovrebbero cominciare a riflettere su quale sia oggi il vero interesse comune. I dati sul Pil europeo del primo trimestre confermano infatti che la distanza tra economie forti ed economie deboli si sta accentuando, e che persino paesi come l'Olanda e la Finlandia che sembravano ben inseriti nella corazzata mitteleuropea cominciano a presentare crepe economiche paurose, così come sta avvenendo anche in Francia. La liquidità non basta più. Serve una guida politica che rassicuri i mercati e che faccia sentire meno periferica quella parte d'Europa che non riesce a stare al passo. La politica monetaria funziona se c'è una leadership nelle riforme e una politica industriale che orienta la bussola degli investimenti, reali e finanziari. Poichè, come abbiamo visto, non c'è una sola ragione forte, nuova o imprevista che possa giustificare il crollo subito ieri dai mercati, si può sperare che il segnale sia stato colto.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=ABLKOhIB
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Sfascisti – 290

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Scheda – 39 – Economia reale e quella fantastica dei politici


39 – 3 –16 maggio 2014




Se non cambia il trend conti pubblici a rischio

di Dino Pesole

16 maggio 2014



Se non vi sarà una decisa inversione di tendenza già a ridosso dell'estate, la contrazione del Pil nel primo trimestre del 2014 imporrà al governo di rivedere l'impianto su cui si basa la strategia di politica economica impostata finora e trasmessa a Bruxelles. Impianto che si basa su questo binomio: crescita allo 0,8%, con «fondate aspettative» di conseguire un risultato anche migliore, deficit al 2,6%.
La linea di difesa del governo per far fronte alla doccia fredda dei dati diffusi ieri dall'Istat è che il rallentamento del Pil è comune alla maggior parte dei paesi dell'area euro. Non è così per la Germania, e l'Economia sottolinea che sono proprio quei paesi che hanno fatto le riforme e hanno conti in ordine a registrare performance più incoraggianti.


A questo punto, l'aspettativa è che il taglio dell'Irpef (sulle buste paga di fine maggio) «abbia effetti sulla ripresa dei consumi e che le politiche economiche delle istituzioni europee diano una spinta alla crescita. Sicuramente durante la presidenza italiana l'Ue darà una svolta alle politiche per la crescita e l'occupazione». «Se facciamo le riforme – aggiunge Matteo Renzi – torniamo a crescere». Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, avverte su Twitter: «Pil, speculazione, spread... teniamo alta la guardia. Testa alla crescita, occhi sui conti, cuore all'occupazione». La tesi dell'Economia è che dietro l'impennata dello spread (ieri a 180 punti) vi siano le voci «riferite da alcuni operatori di mercato», in base alle quali un paese dell'eurozona valuterebbe l'ipotesi di modificare retroattivamente la tassazione sui propri titoli di Stato.

Il riferimento è alla Grecia (che ha smentito), ma il Mef segnala che il governo «non ha mai ipotizzato alcun intervento di questa natura». Tensioni originate più da questi "rumors" che dai dati congiunturali dell'eurozona e, per quel che ci riguarda, dalla gelata sul Pil del primo trimestre, certificata dall'Istat.

Una miscela tra i due elementi, di certo.
Per questo il governo continua a scommettere su una virata dell'economia che dovrebbe materializzarsi tra il secondo e il terzo trimestre dell'anno. In caso contrario occorrerà rivedere l'impianto di politica economica impostato, che si basa su un target di crescita dello 0,8% e un deficit nominale al 2,6%, quando l'Ocse non si spinge oltre lo 0,5% e la Commissione Ue stima lo 0,6%.Meno crescita, più deficit, con il rischio che anche quest'anno ci si avvicini al tetto del 3%, o addirittura oltre, così da rendere necessaria una manovra correttiva in autunno. Tutt'altro scenario rispetto a quello immaginato dal Governo, e certificato nei documenti programmatici appena trasmessi a Bruxelles. Quadro macroeconomico, con relativo programma di riforme e tendenziali di finanza pubblica, sui quali la Bruxelles si esprimerà il 2 giugno. Anche qualora non si sforasse il 3%, avremmo comunque esaurito tutti gli spazi di manovra (sul fronte deficit) per l'anno in corso. E per il 2015, la legge di stabilità dovrà impegnare risorse per non meno di 20 miliardi, secondo i primi calcoli.

Il dato Istat, spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, «non è affatto sorprendente. Se questo governo ha fatto scelte radicali è perché sapeva che la crisi non era finita». La percezione dell'esecutivo è che il paese stia reagendo, «vediamo una tendenza alla ripresa, siamo molto fiduciosi che le misure messe in campo servano a questa reazione».

Di certo non è una buona notizia, a due settimane dal voto per le europee. Ma anche al di là del dato politico, l'inattesa, grave frenata dell'economia (si puntava quanto meno a replicare lo 0,1% di crescita dell'ultimo trimestre 2013) preoccupa per i suoi effetti sull'occupazione, oltre che sulla finanza pubblica. Se il risultato del primo trimestre (-0,1%) non subisse variazioni, il 2014 chiuderebbe con una decrescita acquisita dello 0,2%, un livello lontano dal target previsto


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABkYEgIB
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Scheda – 39 – Economia reale e quella fantastica dei politici


39 – 4 –17 maggio 2014




Il Pil vota contro l’Eurozona
di PierGiorgio Gawronski | 17 maggio 2014Commenti (199)


Tutti invocano la crescita, ma il Pil continua a deludere le attese dei nostri governanti.

Ma cosa frena la ripresa? L’offerta o la domanda?

Il Presidente Francese Hollande, come altri leaders europei, sembra avere le idee chiare: “è sull’offerta che dobbiamo intervenire. Sull’offerta! Con ciò non intendo negare l’importanza della domanda: l’offerta, in realtà, crea la domanda”.

Questa teoria, passata alla Storia con il nome di ‘Legge di Say’, in negativo recita: “è la debolezza dell’offerta che distrugge la domanda”.

Corollario: né l’Euro né le politiche macroeconomiche restrittive associate sono responsabili del malessere dell’Eurozona (EZ): l’origine è puramente domestica; la cura sono le politiche microeconomiche dell’offerta; se molti paesi sono simultaneamente in crisi, è una mera coincidenza.

L’ipotesi alternativa, detta ‘isteresi’, afferma invece: “La domanda crea l’offerta”; e in negativo: “La depressione della domanda distrugge l’offerta”. Essa ha tutt’altre implicazioni. La crisi nasce da una gestione errata dell’EZ; le politiche di stabilizzazione della domanda nel breve termine ridurrebbero la disoccupazione, nel lungo termine eviterebbero una distruzione permanente di capacità produttiva (offerta).

Da quando nel 2008 è scoppiata la crisi queste due visioni vengono dibattute con calore, essendo alla radice delle diverse impostazioni di politica economica. La Legge di Say, in particolare, è alla base delle ricette Europee ‘ufficiali’, austerità e riforme strutturali. Dal DEF risulta che lo stesso Governo Renzi, come i precedenti, punta a stimolare la crescita con una nuova liberalizzazione del mercato del lavoro. Dopo cinque anni, cominciamo però ad avere dei dati chiarificatori. Il grafico presenta l’andamento in Italia del PIL effettivamente prodotto e del ‘Pil Potenziale’ (offerta). Quest’ultimo è una stima dell’OCSE, simile a quelle della Commissione Europea e del FMI, le cui oscillazioni annuali sono state attenuate.

Immagine


Come si vede, per molti anni il PIL Effettivo e il PIL Potenziale sono cresciuti assieme senza gravi perturbazioni. Dal 2008 l’esplosione della crisi ha fatto precipitare il PIL del 6,8% (stima a fine 2014). La distanza fra il PIL e il PIL Potenziale, detta ‘output-gap’ – il 6,6% del PIL corrente, circa 108 miliardi di Euro – è lo spazio disponibile per politiche non inflazioniste di stimolo alla domanda miranti ad abbattere la disoccupazione. (Questa è la priorità democratici americani; soleva essere condivisa dalla socialdemocrazia europea). Gli economisti neoliberali hanno invece sostenuto che l’output-gap tende a chiudersi da solo, perciò la politica economica deve concentrarsi unicamente sul lato dell’offerta, con l’obiettivo di alzare il tasso di crescita del PIL Potenziale: nel lungo termine “l’offerta crea la domanda”. Dopo cinque anni è giusto chiedere quanto lungo è il ‘lungo termine’.

Focalizziamo ora l’attenzione sul ‘Pil Potenziale’. La priorità dei supply-siders è accelerare la crescita della produttività per accrescere la pendenza della linea blu, che nel 2002-07 in Italia si era alquanto attenuata. Ma ora le stime dell’OCSE e di altre organizzazioni internazionali indicano che la prolungata depressione della domanda sta provocando una riduzione del capitale fisico ed umano: nonostante la crescita della popolazione e il progresso tecnologico, il Pil Potenziale scende. La carenza di domanda distrugge l’offerta; la teoria dell’isteresi si dimostra corretta. Il 21/1/2012 Mario Monti dichiarò che le sue riforme strutturali avrebbero alzato il Pil Potenziale dell’11%: ora sappiamo che aveva un modello sbagliato.

Come quantificare il danno al Pil Potenziale provocato dalla caduta della domanda? La freccia blu proietta nel futuro il tasso di crescita dell’offerta del 2002-07, e mostra l’andamento del ‘Pil Tendenziale’. La distanza fra la freccia e la linea blu mostra il calo del Pil Potenziale causato dalla depressione della domanda. Questo divario è pari al 7% del Pil, e sta ancora crescendo: i giovani lasciano il paese o l’Università, i disoccupati perdono capacità, le imprese non investono, ecc. In euro, la perdita è di circa 110 Mld. l’anno, 1850 euro pro capite, oltre 5500 euro per famiglia media; ma ad essere colpite sono soprattutto le classi deboli. Il costo per il bilancio pubblico è di circa 45 Mld. l’anno; in dieci anni il debito pubblico si alza di 37 punti di PIL. Quanto dovrebbe investire l’Italia per annullare la perdita di reddito causata dal gap del Pil Potenziale? Se gli investimenti rendessero il 9% l’anno, per ricostruire lo stock di capitale perduto servirebbero circa 1220 miliardi: una cifra enorme. Il gap produttivo totale (Pil tendenziale – Pil effettivo) nel 2014 raggiunge i 220 Mld. con un impatto sul deficit pubblico di circa 85 Mld.

Nei prossimi anni il vincolo alla crescita sarà ancora l’insufficienza della domanda. Lo si desume dall’ampiezza dell’output-gap corrente, dalla lentezza con cui – nei paesi più avanti nel ciclo – la ripresa si manifesta, dalle tendenze deflattive europee, cui tendono a sommarsi i vincoli dei Trattati dell’EZ e l’ottusa interpretazione che se ne dà. Occorre pertanto un nuovo paradigma della politica economica. L’unica via realmente ‘moderata’ ed ‘europeista’, dibattuta negli ambienti accademici ma ancora ignorata dal dibattito politico nazionale, è la riscrittura dei Trattati Europei per consentire il rilancio della domanda (“La Riforma Necessaria dell’Eurozona”, Rivista di Politica Economica, Marzo 2014). Una strategia però di là da venire, dato che nessun governo europeo ancora osa proporla.

E intanto? È possibile rilanciare la domanda in Italia in modo unilaterale, o per farlo bisogna uscire dall’euro? Il problema, oggi, non è tanto il deficit pubblico (giacché, spiega il FMI, la crescita finanzierebbe un appropriato deficit spending nel giro di venti mesi), quanto il deficit commerciale che riaprendosi, si teme, produrrebbe nuova instabilità. In realtà, molti paesi convivono per anni senza inconvenienti con deficit commerciali superiori al 2% del PIL, se la banca centrale garantisce la stabilità finanziaria. Nel lungo termine, tuttavia, l’EZ deve scegliere: o impara a chiudere gli squilibri competitivi senza imporre tassi di disoccupazione del 15-30%; o accetta la deindustrializzazione di intere nazioni, di cui si assume i debiti pubblici (Unione Politica); o rinuncia alla democrazia; o smantella l’Euro in maniera consensuale e controllata; o si condanna all’instabilità politica e alla propria eutanasia.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... na/988783/
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Sfascisti – 292

2014 a schede


Scheda – 15 – La disoccupazione

15 – 5 – 3 giugno 2014




Tema strettamente legato a : Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?


Ovviamente, non posso che essere pienamente d’accordo su questa frase pronunciata da Squinzi, in quanto si tratta di quanto ho cercato inutilmente di fare comprendere in questi ultimi cinque anni e mezzo di guerra:

Squinzi: “Stiamo strisciando sul fondo” – “Il dato veramente preoccupante è l’aumento della disoccupazione dello 0,8% su base annua: stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle”, ha detto invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.




Disoccupazione, ad aprile il tasso è al 12,6%. Quella giovanile al 43,3%

Nel primo trimestre dell'anno il tasso di disoccupazione generale ha toccato però il picco storico del 13,6% e quello relativo ai ragazzi dai 15 ai 24 anni è salito al livello record del 46%. Al Sud il numero dei senza lavoro sul totale della popolazione attiva è ben più alto: rispettivamente 21,7% per la popolazione generale e 60,9% per i giovani. La maggior disuguaglianza di genere si registra però al Nord, dove il tasso di disoccupazione per le ragazze è al 40,9% contro il 32% dei ragazzi. Poletti: "Per la cig in deroga serve un miliardo"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 giugno 2014
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In aprile la disoccupazione ha mostrato timidi segni di riduzione. Il tasso si è fermato al 12,6%, invariato rispetto al mese precedente, ma il numero di disoccupati è diminuito dello 0,4% (-14 mila) su marzo, attestandosi a 3,2 milioni. Magrissima consolazione, perché nel primo trimestredell’anno il dato ha toccato un picco storico salendo al 13,6%. E facendo aumentare il numero persone che il lavoro, semplicemente, hanno smesso di cercarlo. Il risultato è che gli occupati, in valore assoluto, continuano a calare: in tutta Italia ormai lavorano solo sono 22,2 milioni di persone, -181 mila rispetto ad aprile 2013. E’ questo il quadro che emerge dai dati sul mercato del lavoro diffusi dall’Istat.

I 3,2 milioni di disoccupati registrati in aprile equivalgono a un aumento del 4,5% su base annua (+138 mila). Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, poi, in aprile il tasso di disoccupazione è stato del 43,3%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,8 punti nel confronto anno su anno. E’ un calo rispetto al record storico del 46% toccato nei primi tre mesi dell’anno, ma resta il fatto che in questa fascia di età sono senza lavoro 685mila ragazzi. E – ancora più grave – il numero di giovani inattivi, cioè che non sono occupati ma nemmeno impegnati a cercare lavoro, sempre ad aprile è pari a 4,4 milioni, in aumento dello 0,3% nel confronto congiunturale (+14mila) e dello 0,2% su base annua (+11mila). Il tasso di inattività, pari al 73,6%, cresce di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e di 0,7 punti nei dodici mesi. Il tasso dioccupazione giovanile scende al 15%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente e 1,4 in meno rispetto a un anno prima. I dati Eurostat, diffusi anch’essi martedì, evidenziano che in tutta l’area euro il tasso di disoccupazione è in discesa e ad aprile si è attestato all’11,7%, mentre per i giovani è al 23,5%. Solo Grecia, Spagna e Croazia hanno un tasso di disoccupazione giovanile superiore a quello italiano.
Nei primi tre mesi del 2014 record storico di senza lavoro – I valori di aprile sono, per quasitutti gli indicatori, lievemente migliori rispetto a quelli registrati nel primo trimestre del 2014, quando come accennato tutti i dati hanno toccato il picco massimo dall’inizio delle serie trimestrali. La disoccupazione generale ha toccato il 13,6%, aumentando dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e quella giovanile è salita al 46%. L’istituto di statistica ha precisato che i dati mensili e quelli trimestrali non sono direttamente confrontabili, perché per i primi vengono utilizzate cifre destagionalizzate mentre quelli sul trimestre sono “grezzi”, cioè fotografano la situazione così com’è, senza aggiustamenti dovuti alla stagionalità. Le cifre quindi variano, anche se la sostanza non cambia granché: per la disoccupazione siamo sempre nei paraggi dei massimi storici.
Al Sud disoccupazione giovanile al 60,9%. Tasso generale più che doppio rispetto al Nord– Angoscianti, poi, i numeri relativi al Mezzogiorno, dove nel primo trimestre il tasso di disoccupazione generale è volato al 21,7% (+1,6%) e tra i giovani (15-24 anni) ha raggiunto addirittura il 60,9%. Sono 347mila i ragazzi in cerca di lavoro nel Sud, pari al 14,5% della popolazione in questa fascia d’età. Si pensi che al Nord il tasso generale si ferma al 9,5%(+0,3% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013), meno della metà che nel Sud.
Al Nord più disuguaglianza tra ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro – Quanto al divario di genere, per gli uomini l’indicatore è passato dall’11,9% all’attuale 12,9% e per le donne dal 13,9% al 14,5%. Per quanto riguarda i giovani, nel Centro Italia la disoccupazione colpisce maschi e femmine allo stesso modo (tasso al 42,9% per entrambi), mentre al Nord e al Sud le ragazze sono più sfortunate. Anzi, paradossalmente soprattutto al Nord: qui il tasso dei senza lavoro è del 40,9% tra le giovani donne e solo del 32% tra i coetanei uomini, mentre nel Mezzogiorno si attesta rispettivamente al 61,6 e 60,4%.
Crescono solo gli occupati over 50 – Nel primo trimestre dell’anno, pur “con minore intensità”, è proseguito il calo tendenziale del numero di occupati: rispetto all’anno prima sono scesi di 211mila unità, soprattutto nel Mezzogiorno (-170mila unità). Con qualche sorpresa: per esempiol’occupazione è scesa di meno per le donne (-47mila unità contro -164mila per gli uomini) e al continuo calo degli occupati nelle fasce 15-34 e 35-49 anni (rispettivamente -2,3 e -0,8 punti percentuali) si contrappone la crescita degli occupati over 50 (1 punto in più). La riduzione anno su anno dell’occupazione italiana (-199mila unità) si accompagna poi a una flessione molto più contenuta flessione di quella straniera (-12mila). In confronto al primo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 1,6 punti percentuali a fronte di un calo di 0,3 punti di quello degli italiani.
Calano i dipendenti a tempo indeterminato. Ma anche lavoro a termine e collaborazioni – Ad aprile ha continuato a scendere il numero degli occupati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255mila unità rispetto al primo trimestre 2013). In più di sei casi su dieci, si tratta di dipendenti a tempo indeterminato. Gli occupati a tempo parziale continuano invece ad aumentare (+1,1%, pari a +44mila unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario: si tratta cioè di persone che vorrebbero lavorare full time ma non ne hanno la possibilità. Per il quinto trimestreconsecutivo scende invece il lavoro a termine (-3,1%, pari a -66mila unità) e calano anche i collaboratori (-5,5%, pari a -21mila unità).
Poletti: “Per la cig in deroga serve 1 miliardo” – Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato i dati dicendo che ”l’obiettivo è procedere per produrre il cambio di segno a fine anno” sulla disoccupazione italiana. I valori del primo trimestre, secondo Poletti, risentono “degli esiti riferiti al trimestre in cui il Pil è sceso dello 0,1%”. “E’ chiaro che l’occupazione parte se c’è uno scatto forte nella capacità produttiva”, ha detto il ministro, “perché l’industria ha prima l’esigenza di saturare gli impianti e poi di produrre nuovi posti di lavoro”. Poletti ha poi affermato che il piano “Garanzia Giovani con l’Unione Europea sta andando bene, siamo sopra ai 60mila giovani già registrati”. Resta da risolvere invece il problema della cassa integrazione in deroga, in quanto “il governo dovrà intervenire integrando le risorse. Ce ne sono ancora di disponibili, ma sappiamo che non sono sufficienti per coprire completamente il fabbisogno nell’arco dell’anno”. Unfabbisogno che il ministro stima “nell’ordine di un miliardo, che costituisce lo sbilancio tra la previsione del 2013 e l’obiettivo del 2014″.
Squinzi: “Stiamo strisciando sul fondo” – “Il dato veramente preoccupante è l’aumento della disoccupazione dello 0,8% su base annua: stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle”, ha detto invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Noi come imprenditori “stiamo resistendo drammaticamente, dal 2007 ad oggi il nostro Pil cresce a livelli inferiori dell’1% rispetto alla media Ue, non ci sono più i consumi interni, dobbiamo lottare su questo fronte”, ribadendo l’apprezzamento per quanto fatto dal Governo su questo fronte.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... 3/1010658/
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Sfascisti – 293

2014 a schede


Scheda – 15 – La disoccupazione

15 – 6 – 3 giugno 2014




Tema strettamente legato a : Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?


I tricolori chi li capisce è bravo. Sono sessant'anni che sento gli italiani lamentarsi di come vanno le cose, ma poi alla fine votano sempre allo stesso modo.


Quando é arrivato Monti gli davano il 71 % del consenso e lo chiamavano Super Mario il salvatore della Patria.

La prima cosa che ha fatto è stata quella di rimettere i conti a posto.

Già, ma i conti sballati li avevano prodotti il governo Berlusconi con il consenso del finto Cs, in pratica la nuova Dc (Non dimenticatevi mai la presentazione del ddl 3809 del cassiere Piddì, Sposetti in pieno accordo con Verdini, senza andare al Nazareno, in cui nell'aprile del 2011 si chiedeva il raddoppio del rimborso ai partiti, cioè 8 volte tanto quanto si era abrogato con il referendum del 1993 sul finanziamento ai partiti). Monti i soldi li ha recuperati dai tricolori.

Ma che c'entravano i tricolori. Mica i soldi se li erano pappati loro, ma la casta.


In questo nuovo fallimento la storia si ripete.

Il Tg7 delle 20,00 ha accennato a 5.000 esuberi.

Avanti Savoia.

*****


Gli esuberi Alitalia li pagheremo noi

(Daniele Martini).
03/06/2014 di triskel182


ETIHAD PER INVESTIRE PRETENDE 2500/3000 TAGLI AL PERSONALE NELL’EX COMPAGNIA DI BANDIERA GLI AMMORTIZZATORI SONO FINANZIATI, OLTRECHÉ CON I SOLDI STATALI, ANCHE CON UNA TASSA SUI BIGLIETTI AEREI.

Chi pagherà per le migliaia di dipendenti Alitalia che gli arabi di Etihad non vogliono? Con molta probabilità i contribuenti italiani che, dopo essersi sobbarcati un fardello tra i 3 e i 4 miliardi di euro per mettere una toppa sulla vecchia compagnia di bandiera statale, saranno di nuovo costretti a portare il loro obolo all’azienda dei capitani coraggiosi, i famosi “patrioti” mandati allo sbaraglio da Silvio Berlusconi e ora costretti ad alzare bandiera bianca. James Hogan, il capo della compagnia di Abu Dhabi che sta per impossessarsi della società italiana, su questo punto è stato irremovibile: 13 mila e passa lavoratori in un’azienda come quella di Fiumicino che fattura poco più di 2 miliardi e mezzo di euro l’anno sono troppi.

Etihad, è vero, di dipendenti ne ha anche di più, 17 mila, e ad una valutazione sommaria sembrerebbe un’azienda più modesta rispetto ad Alitalia, con una trentina di aerei in meno (89 contro 120) e una vita breve alle spalle. Ma a differenza di Alitalia che boccheggia, Etihad ha il vento in poppa e fattura quasi il doppio, 4 miliardi e 600 milioni di euro. Qualche mesa fa, poi, ha sbalordito il mondo aeronautico con un ordine monster alla Boeing per decine di aerei e un valore di 200 miliardi di dollari. Da mesi, inoltre, gli arabi perseguono una martellante campagna di conquista annettendo una compagnia dopo l’altra: Air Berlin, Air Lingus, Darwin Airline, Air Serbia in Europa. Virgin Australia e Air Seychelles nel resto del mondo. Alitalia, al contrario, riuscirà a sopravvivere solo grazie ad Etihad che dovrebbe portare in dote 560 milioni di euro, stando almeno alle dichiarazioni del ministro italiano dei Trasporti, il ciellino Maurizio Lupi. Con questa cifra gli arabi metteranno le mani sul 49 per cento del capitale, non una virgola in più per non correre il rischio di far apparire la nuova Alitalia una compagnia extra Ue a tutti gli effetti, con testa e portafoglio ad Abu Dhabi. Con tutte le conseguenze negative che ciò comporterebbe, a cominciare dalla rinuncia a parte dei diritti di volo dell’azienda italiana.

ALITALIA è talmente in barca che di recente l’Enac (l’ente dell’aviazione civile) ha dovuto fermare una delle sue collegate, Cai Second, perché risultava che la manutenzione fosse insufficiente. Poi si è scoperto che i lavoratori di quel ramo d’azienda sono ormai così pochi che non fanno in tempo a trascrivere sui registri gli interventi di riparazione effettuati per cui la manutenzione, anche se prestata, risulta dagli atti incompleta. Per effetto della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà ci sono dipendenti di Fiumicino che lavorano appena 7/8 giorni al mese e ci sono 280 piloti in solidarietà e 28 in cassa integrazione. Nonostante la forza lavoro Alitalia sia stata di fatto ridotta per effetto degli accordi tra i sindacati e la compagnia sottoscritti appena tre mesi e mezzo fa, gli arabi non vogliono sentir ragioni. Quanti dipendenti saranno espulsi? Finché non saranno resi noti i termini della famosa lettera con le condizioni precise dei capi di Etihad, bisogna accontentarsi delle indiscrezioni: si parla di 2.600/3.000 lavoratori.

AI CAPI di Etihad il sistema usato per buttar fuori tutta questa gente interessa relativamente poco, dal loro punto di vista conta il risultato. Escluso che possano essere licenziati di brutto per non creare drammi sociali, sarà soprattutto il governo a dover prendere in mano la patata bollente finanziando qualche forma di assistenza. In occasione della prima crisi Alitalia del 2008 è stato istituito un Fondo volo alimentato in parte dalle compagnie italiane (dipendenti e datori di lavoro), dallo Stato attraverso la fiscalità generale e dai viaggiatori quando acquistano i biglietti. Qualsiasi passeggero in partenza da un aeroporto italiano senza saperlo paga il biglietto 2 euro in più proprio per sostenere questo Fondo. Fondo che serve oltre che per Alitalia, anche per pagare i 1.350 esuberi di Meridiana fino a giungo 2015. Il tutto a spese di chi viaggia. È già previsto che dal 2016 il contributo salga a 3 euro. Ma vista la piega presa dalla vicenda Alitalia-Etihad non è affatto escluso che l’aumento scatti subito.

Da Il Fatto Quotidiano del 03/06/2014.
Ultima modifica di camillobenso il 08/06/2014, 21:32, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 294

2014 a schede


Scheda – 27 – Il punto


27 – 32 – 4 giugno 2014



Il problema è un sistema diffuso e consolidato che risale agli accordi del 1994 tra Berlusconi e gli ex Pci per la spartizione delle nuove spoglie dopo la caduta della prima Repubblica.




ANSA.it
Cronaca

Inchiesta sul Mose: arrestato sindaco Venezia e politici
In manette 35 persone, un centinaio gli indagati


Redazione ANSA
VENEZIA
04 giugno 2014
08:04
NEWS

Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è stato arrestato nell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio, della Procura di Venezia nell'ambito delle indagini sull'ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti per il Mose. In manette anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.

Secondo fonti della Procura veneziana, a vario titolo, sono finite in manette 35 persone complessivamente ed un altro centinaio sarebbero gli indagati. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonché il generale in pensione Emilio Spaziante. La Procura avrebbe chiesto l'arresto anche dell'ex governatore e ministro e Giancarlo Galan attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell'apposita commissione.

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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 295

2014 a schede


Scheda – 27 – Il punto


27 – 33 – 4 giugno 2014



Venerdì scorso, all'assemblea annuale di Confindustria ha posto l'alt a chi corrompe.

Il titolo de Il Fatto Quotidiano, inserto economico del mercoledì, fà notare che se Squinzi dovesse applicare quanto affermato, in Confindustria rimarrebbe solo lui.

Il bamboccioni della Dc, Gozi, e di FI, Toti, stamani si sono dissociati da quanto accaduto nella tangentopoli veneta.

Cose di una gestione passata dice il primo, non credo che nei partiti ci sono tutte mele marce sostiene il secondo.

La commedia continua in mezzo a balle gigantesche.

Ma la domanda iniziale rimane sempre valida: Come se ne viene fuori.


******

Tangenti Mose, 35 arresti: sindaco Venezia ai domiciliari. Chiesto il carcere per Galan
Gli atti per l'ex ministro e governatore veneto passeranno al Senato. In tutto gli indagati sono un centinaio. In carcere L'inchiesta è nata tre anni fa su un giro di fondi neri. Coinvolto anche l'ex generale delle Fiamme Gialle Spaziante. Per gli inquirenti pagate bustarelle per 20 milioni

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 giugno 2014Commenti (839)



Il sintomo che l’inchiesta sul Mose – sotto traccia o quasi negli ultimi mesi – stesse per esplodere era stata la notizia che i pm di Venezia avevano inviato atti al Tribunale dei ministri perché valutassero l’incriminazione dell’ex ministro Altero Matteoli.

Arrestati il sindaco Pd e l’assessore regionale di Forza Italia. Ed ecco che oggi la politica – secondo gli inquirenti corrotta dalle mazzette degli imprenditori – finisce nuovamente sotto accusa e in manette: da destra a sinistra. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno arrestato il sindaco Pd Giorgio Orsoni (ai domiciliari) e l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso, insieme ad altre 33 persone. La Procura, che ha iscritto nel registro degli indagati un centinaio di persone, ha chiesto anche l’arresto per l’ex governatore e ministro e Giancarlo Galan, attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell’apposita commissione. I reati contestati a vario titolo vanno dalla corruzione, alla concussione, fino al riciclaggio. Il gip Alberto Scaramuzza ha firmato, in totale, 35 misure cautelari.

Le presunte tangenti, con i soldi accumulati secondo il classico meccanismo dei fondi neri, finivano nelle tasche dei politici per gli appalti del sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall’acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico. Tra gli altri nomi eccellenti finiti in manette ci sono quelli del consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, e degli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo, oltre al generale della Guardia di Finanza in pensione Emilio Spaziante. Le indagini sono partite da una inchiesta delle Fiamme Gialle avviata circa tre anni fa.

Nella prima tranche dell’inchiesta arrestata anche l’ex segretaria di Galan. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino della Direzione distrettuale antimafia aveva scoperto che l’ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all’estero. Baita e Buson erano stati arrestati, il 28 febbraio 2013, nella prima tranche dell’inchiesta che aveva portato in carcere anche l’ex segretaria di Galan. Il denaro, secondo l’accusa, veniva portato proprio da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex assistente dell’ex ministro della Cultura, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Secondo gli inquirenti pagate almeno 20 milioni di tangenti. Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d’oltre confine e che erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare all’alba di questa mattina l’operazione. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Infine, dopo una serie di interrogatori, insieme a Baita e Buson, sono tornati liberi. Indagando su Mazzacurati erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che avevano portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

L’inchiesta parte da lontano e aveva preso avvio da un filone dell’indagine per mazzette relative ad opere autostradali lungo la A4 riguardanti una società presieduta da Lino Brentan. Patteggiata la pena per quella vicenda, Brentan oggi risulta tra gli arrestati. Da quel filone la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Venezia, è giunta ai presunti fondi neri creati da Baita, all’epoca dei fatti ai vertici della Mantovani, la società leader nella realizzazione del Mose e all’interno del concessionario unico Consorzio Venezia Nuova (Cav). Gli inquirenti sono riusciti poi a risalire agli allora vertici della Cav, con l’arresto (ai domiciliari) del presidente Mazzacurati e di altre persone.

Il sistema poteva contare su informazioni riservate. Oltre al filo rosso della corruzione che imprenditori e politica e finanza il sistema poteva contare – secondo gli inquirenti – su informazioni riservate relative alle indagini. Secondo i magistrati, infatti, il gruppo aveva messo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, un generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti. Durante il suo iter, il lavoro della Procura è stato ostacolato da continue fughe di notizie e ingerenze. Tra le persone colpite dalla misura cautelare c’è anche Alessandro Cicero, direttore editoriale de Il Punto la cui sede fu perquisita nel marzo del 2013 proprio dalle Fiamme Gialle. Nei guai anche Vincenzo Manganaro cui Cicero aveva ceduto il 50% delle quote dell’editoriale del settimanale.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1012200/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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La vox populi:


I lettori del fatto sono scatenati, nel giro di 3 ore hanno pubblicato 1014 commenti.



Marcostituzione • 16 minuti fa
Per le tangenti i renziani parlano di VECCHIA GUARDIA DEL PD
D'Alema dopo la vittoria alle europee ha parlato
di vittoria di TUTTO IL PD.

Decidersi, no?
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attilax • 17 minuti fa
Prove tecniche di Democrazia Cristiana.... Il PD si appresta ad aumentare arrestati ed indagati nel partito..... Per far fronte alla domanda che gli viene dai nuovi elettori.....
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Francesco • 18 minuti fa
ma adesso questi personaggi riavranno indietro i soldi dati per le candidature? :-)
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ginopensa • 19 minuti fa
Tre anni di "indagini" per arrivare a cosa?

A "misure cautelari" (e parliamo di un'opera conclusa).

Il "processo" quando ci sarà?
Quanto "durerà"?

Al netto delle "esultanze" in molti commenti (...tirano in ballo Renzi che, in questa vicenda, c'entra come i cavoli a merenda...ma il "livello" è questo...), nessuno si pone una sempllice domanda:
la Giustizia funziona?

Perchè la giustizia serve ad accertare la "verità giudiziaria" (non ad orientare il "voto di opinione")...fra quanti ANNI si potrà parlare di "verità giudiziaria" in questa circostanza?
5? 10?
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Nicola • 19 minuti fa
Lo avessimo saputo prima avremmo votato Pd o Pd-L che dir si voglia
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andromedasempreluuiiiiii • 20 minuti fa
siamo in mano al clan pd (boss renzi) e al clan pdl (boss berlusconi)
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shifusensei • 20 minuti fa
Faranno le larghe intese anche nel gabbio.
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max max • 20 minuti fa
Meraviglioso Renzi..in 4 giorni diktat dell'Europa e scandalo Mose e lui cosa dice? voglio il doppio turno alla francese...ma sparisci
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almadoraa • 21 minuti fa
L' altro ieri 93 oggi appena 35 i politici arrestati per reati! Renzi vogliamo provvedere con pene esemplari? Es. via tutti i contributi per la pensione, fino a oggi versati! La pensione loro se la sono già messa da parte. Con questo provvedimento, voglio vedere in quanti poi avranno il coraggio di commettere questi reati! Non se ne può più!
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Federico Meloni • 21 minuti fa
felice di non avere votato per i partiti ladroni,
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

18Marcello • 6 minuti fa
Scrivi opera pubblica leggi tangente. Il privato non è affidabile (infatti chi paga è un privato chi riceve è un privato. Il politico infatti è un privato).
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Game Over • 6 minuti fa
La solita tecnica di distrazione di massa... si sparano queste notiziuncole in prima pagina, e intanto il "grano saraceno" dei pentastellati passa inosservato.
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Derapage • 6 minuti fa
Strano però che queste notizie escano in prossimità dei ballottaggi. Essendo ben nota la natura truffaldina degli italiani, il PD farà cappotto domenica!
Davvero un bell'aiuto da parte della magistratura rossa. Nessuna speranza per i 5 stelle.
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Cesc Negredo • 6 minuti fa
DEVE essere innocente: è del PD...
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Vittorio Re • 7 minuti fa
Alle prossime elezioni, mi raccomando tutti allineati e coperti, votate Renzi!!!!....
non si può fare nemmeno un colpo di stato, hanno impastato anche i Generali....cosa possiamo fare? il dado è tratto........

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oglala • 7 minuti fa
più sono corrotti e marci più li votano
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Luigi • 7 minuti fa
Galan, l'altro giorno era su LA7 mi pare con Cirino Pomicino... dove c'è quella signora blonde che fa la "giornalista"... stanno più in tv che in galera...
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Colpo di Stato • 7 minuti fa
Come vi permettete a scrivere queste notizie? Mi divertivo così tanto a parlare del grano saraceno e del cappellino di Casaleggio.

"Tra gli arrestati dalle Fiamme Gialle, nomi eccellenti come l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, PD, il consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco, cooperativa impegnata nel progetto Mose, Franco Morbiolo, il generale in pensione Emilio Spaziante, l'amministratore della Palladio Finanziaria spa, Roberto Meneguzzo."
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AlbertoA • 7 minuti fa
Per fortuna ci sono magistrati e poliziotti che fanno bene il loro mestiere ma una Democrazia che si basa solo su Magistratura e Forze dell'Ordine come unici baluardi a difesa della legalità, ed indirettamente quindi anche della selezione della classe dirigente, è una Democrazia fragile, molto fragile.

Dobbiamo constatare ancora una volta che le "Grandi Opere" sono in realtà frutto di grandi reati e grandi collusioni criminali; il problema è che lo sono anche molte "piccole opere".

Per questo motivo credo che i cittadini onesti dovrebbero essere messi in condizione di comunicare tempestivamente, in segretezza e tranquillità, le informazioni ed i motivati sospetti che hanno su determinati appalti e lavori in corso.
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Antonio1960 • 7 minuti fa
Sbaglio.. o non c'è nessuno del PD/PDL che ribatte?
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Scaglio Girolamo • 7 minuti fa
Repubblica mi ha appena pubblicato lo stesso commento. Voi no.
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lupus • 8 minuti fa
Elettori della nuova dc e dei suoi soci fi : LORO hanno VINTO.....e VOI?......
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Aantonio lupus • 7 minuti fa
e lei?
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ilmontanaro • 8 minuti fa
Strano a pensarlo,ma in questo c'entra anche il cattolicesimo.La corruzione è altissima nei Paesi cattolici e non in quelli protestanti.perchè? Immagino che il sen.Galan sia stato alla messa celebrata dal Papa,in cui parlava della corruzione e dei Farisei.Uscito dalla chiesa,il Galan ha capito qualcosa e soprattutto si è "redento"?Basta fare i peccati, poi vai dal confessore ti assolve,ti dà come penitenza qualche avemaria e ritorni come prima,in grazia di Dio.Frate Sorge stamani ha detto che ci vuole l'etica in politica,ma i cattolici ( politici e non)ce l'hanno? Ad occhio e croce ...no.
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Simone Giuseppe • 8 minuti fa
Sono stati sequestrati 40 milioni di beni:ecco un altra buona notizia per quanti hanno votato
PD-FI.
Vediamo se questi cretini di elettori hanno voglia di commentare.
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Catone • 9 minuti fa
Scusate ma la nostra storia dice chiaramente che chi tocca certe istituzioni muore: Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Ambrosoli (Banco Ambrosiano), Walter Tobagi, Ilaria Alpi, Peppino Impastato per citare i piu' noti.

Quindi non mi so spiegare cosa significhino queste inchieste: un messaggio per Renzi? Per dirgli cosa? Che si deve comportare "bene" altrimenti gli succede qualcosa? E non ditemi che e' complottismo o dietrologia, altrimenti dovremo credere che Falcone e gli altri siano morti di indigestione.
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Daniele Sturba • 9 minuti fa
la cosa orribile è che Berlusconi hademolito il sistema giudiziario, quindi questa gente non si farà 1 giorno uno di carcere e nessuno si ricorderà di loro fra 2 mesi.
Sfido voi a ricordarvi chi hanno arrestato 2 settimane fa.
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Hubble • 9 minuti fa
E adesso mi voglio divertire quando in Parlamento arriverà la richiesta di arresto per Galan. Dopo il precedente di Genovese il PD dovrà per forza essere a favore dell'arresto di Galan (sempre grazie al M5S) e a quel punto voglio vedere cosa farà FI.
Col 40% ottenuto il tonfo del PD, che prima o poi arriverà, sarà ancora più clamoroso.
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Luigi • 10 minuti fa
E c'è ancora chi si gingilla con DX e SX... Boccaloni, servi, snob e in malafede... ce ne sono di tutti i tipi... intellettualmente DISONESTI...
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RattoFirmino • 10 minuti fa
Avanti un altro
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giusy • 10 minuti fa
Per un inspiegabile sincronismo karmico oggi il mondo è governato da incapaci, talvolta anche collusi e corrotti.
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Gianni Verdi • 10 minuti fa
ma esiste ancora un piddino non ladro?
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madrenatura • 11 minuti fa
e mentre gli elettori del pd e pdl sono occupati a pigliare per i fondelli i 5 stelle per il grano saraceno scattano manette bipartisan per i loro rappresentanti.... Ma naturalmente il grano saraceno è piu importante!!!
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giuseppeg79 • 11 minuti fa
gli adeptoelettori berluscoPDtetici dovrebbero pagare direttamente i danni e i costi delle azioni della LORO classe dirigente
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Foskolo • 11 minuti fa
E mi raccomando, piddini in parlamento, salvate il soldato Galan!
foskolo
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riccardo1949 • 12 minuti fa
E poi c'è qualcuno che fa le "pulci" al Movimento 5 Stelle. Il sistema nel quale viviamo è veramente "marcio" e responsabili sono i vecchi partiti!
Che esempi ci vogliono ancora per gli Italiani affinchè aprano gli occhi di fronte a questi misfatti?
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PaviglianitiDica riccardo1949 • 5 minuti fa
nessuno. Sono stati già tutti fatti, gli esempi.
Niente da fare.
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Turrau • 12 minuti fa
Ma no!! Sono compagni che sbagliano!! Parliamo di Farage
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Sfascisti – 296

2014 a schede


Scheda – 27 – Il punto

27 – 32 – 4 giugno 2014


(Crozza-Berlusconi)........ha detto tutto,......ma chi Le mando?......Verdini, Dell'Utri, Previti, Cosentino, Fitto,..De Gregorio,.....mi dica Lei chi Le mando????

(Crozza-Napolitano) .....ma che é???....Nu' casellario della questura?????
http://www.youtube.com/watch?v=BRxbpUGoEw4&hd=1

Quando Crozza ha messo in piedi questo sketch, non ci sono ancora i casi Scajola, Matacena, Frigerio (Ufficio nella sede di FI, Matteoli, Galan.


Altro che casellario della questura.


Per vent'anni abbiamo accettato un partito di questo genere.

Ma anche dall'altra parte non scherzano. Genovese, Greganti, Olivo.

Qualche pompiere anche di lusso ci ha tenuto a far sapere che questa NON è la nuova tangentopoli.

Basta che vadano a mettere le mani in qualsiasi appalto statale e si accorgono del verminaio.

L'altra mattina hanno commentato che dopo il flop delle europee, la credibilità nei sondaggisti sta quasi a zero, ma quella dei politici è ancora più bassa.


Per chi se lo fosse scordato:


Renzi-Berlusconi, c'è l'intesa: profonda sintonia con Fi, stop ...
http://www.ilmessaggero.it/.../renzi_in ... 458591.sht...
18/gen/2014 - Piena sintonia fra Mattero Renzi e Silvio Berlusconi sulle riforme. A certificarla, dopo un vertice di oltre due ore nella sede del Pd al Nazareno ...


Profonda sintonia con questi personaggi..........

******

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
PD E PDL, UN PATTO PER LE TANGENTI

Arrestato il sindaco di Venezia Orsoni: 'Ha ricevuto 600mila euro per la campagna elettorale'
Richiesta di custodia per Galan: 'All'ex ministro, ora di Fi, un milione l'anno per nulla osta sul Mose'
In tutto 35 arresti, anche l'ex generale Gdf Spaziante. Procura: 'Finanziamenti ai partiti nazionali'
PD E PDL, UN PATTO PER LE TANGENTI
"All'ex governatore veneto Galan uno stipendio di un milione di euro l'anno per le autorizzazioni". "Al sindaco Pd di Venezia Giorgio Orsoni 560mila euro". E poi mezzo milione per "il consigliere politico di Tremonti" Marco Milanese perché facesse arrivare i finanziamenti. Sono le accuse della procura di Venezia nell'operazione che ha portato a 35 arresti, tra cui l'assessore regionale Chisso, il consigliere Pd Marchese, gli imprenditori Morbiolo e Meneguzzo. L'ex ministro di B: "Mi difenderò a tutto campo"

http://www.ilfattoquotidiano.it/#?refresh_ce


****


Inchiesta Mose, 35 arresti: Giorgio Orsoni ai domiciliari. Chiesto il carcere per Galan
Gli atti per l'ex ministro e governatore veneto passeranno al Senato. In tutto gli indagati sono un centinaio. L'inchiesta è nata tre anni fa su un giro di fondi neri. Coinvolti anche l'ex generale delle Fiamme Gialle Spaziante e l'ex consigliere di Tremonti Marco Milanese. Richiesta d'arresto per l'europarlamentare uscente di Fi Lia Sartori. Sono corruzione, finanziamento illecito e frode fiscale i reati contestati. La Finanza ha sequestrato beni per un valore di circa 40 milioni di euro. Galan: "Estraneo alle accuse, del tutto inverosimili"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 giugno 2014
Commenti (4259)


“All’ex governatore veneto ed ex ministro Galan uno stipendio di un milione di euro l’anno più altri due milioni una tantum per le autorizzazioni”. “Al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni 560mila euro per la campagna elettorale”. E poi mezzo milione di euro per “il consigliere politico di Tremonti” Marco Milanese perché facesse arrivare i finanziamenti. Sono queste alcune delle accuse, pesantissime, che la procura di Venezia ha inserito nei capi di imputazione dell’operazione che ha portato oggi a 35 arresti in relazione agli applti per il Mose, il sistema di dighe mobili per proteggere la città dall’acqua alta, un’opera del valore di oltre 5 miliardi di euro. Oltre 100 gli indagati. In manette lo stesso sindaco Orsoni, l’assessore regionale alle Infrastrutture Chisso, il consigliere regionale del Pd Marchese, gli imprenditori Morbiolo e Meneguzzo nonché il generale in pensione della Guardia di Finanza Spaziante. Una richiesta di arresto è stata presentata nei confronti di Lia Sartori, europarlamentare uscente di Forza Italia.

Il sintomo che l’inchiesta sul Mose – sotto traccia o quasi negli ultimi mesi – stesse per esplodere era stata la notizia che i pm di Venezia avevano inviato atti al Tribunale dei ministri perché valutassero l’incriminazione dell’ex ministro Altero Matteoli. Una marea giudiziaria che impiegherà molto a ritirarsi e che ha portato ad arresti eccellenti e – come confermato dall’inchiesta Expo – bipartisan. I fondi neri “sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti” dice il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio.

Arrestati il sindaco Pd e l’assessore regionale di Forza Italia. Ed ecco che oggi la politica – secondo gli inquirenti corrotta dalle mazzette degli imprenditori – finisce nuovamente sotto accusa e in manette: da destra a sinistra. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno arrestato il sindaco Pd Giorgio Orsoni (ai domiciliari) e l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso, insieme ad altre 33 persone. Il primo cittadino deve rispondere di finanziamento illecito relativo alla sua campagna elettorale per le comunali del 2010. Il sindco avrebbe ricevuto 50mila euro di persona da Giovanni Mazzacurati e Federico Sutto, rispettivamente dirigente e dipendente del Consorzio Venezia Nuova, entrambi coinvolti nell’inchiesta.

La Procura, che ha iscritto nel registro degli indagati un centinaio di persone, ha chiesto anche l’arresto per l’ex governatore e ministro e Giancarlo Galan, attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell’apposita commissione. Il gip Alberto Scaramuzza – che in dicembre aveva respinto le richieste - ha firmato, in totale, 35 misure cautelari dopo una integrazione di indagine. Sono corruzione, finanziamento illecito e frode fiscale i reati contestati. La Finanza ha sequestrato beni per un valore di circa 40 milioni di euro. L’ex comandante della Gdf del Veneto Bruno Buratti ha spiegato che “il sistema che ha prodotto 25 milioni di euro di fondi neri”e di questi si è “accertata la destinazione” risalendo a responsabilità soggettive.

Le presunte tangenti, con i soldi accumulati secondo il classico meccanismo dei fondi neri, finivano nelle tasche dei politici per gli appalti del sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall’acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico. Tra gli altri nomi eccellenti finiti in manette ci sono quelli del consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, e degli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo (vicepresidente e amministratore delegato di Palladio), oltre al generale della Guardia di Finanza in pensione Emilio Spaziante. Tra le persone colpite dalla misura cautelare c’è anche (domiciliari) Alessandro Cicero, direttore editoriale de Il Punto la cui sede fu perquisita nel marzo del 2013 proprio dalle Fiamme Gialle. Nei guai anche Vincenzo Manganaro cui Cicero aveva ceduto il 50% delle quote dell’editoriale del settimanale.

Raggiunti da misura anche due ex presidenti del magistrato alle acque emanazione del Ministero delle infrastrutture: Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. Manette per Giovanni Artico (ex commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera), Stefano Boscolo “Bacheto” (Cooperativa San Martino di Chioggia), Gianfranco Boscolo “Contadin”, Maria Brotto (ex del consorzio Venezia Nuova), Enzo Casarin, Gino Chiarini, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Francesco Giordano, Manuele Marazzi, Alessandro Mazzi, Luciano Neri, Federico Sutto (dipendente del Consorzio Venezia Nuova), Stefano Tomarelli, Paolo Venuti. Domiciliari anche per Nicola Falconi, Corrado Crialese, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Andrea Rismondo, Amalia Sartori (parlamentare europea di Forza Italia per cui è stata chiesta l’autorizzazione a procedere), Danilo Turato.

Nella prima tranche dell’inchiesta arrestata anche l’ex segretaria di Galan. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino della Direzione distrettuale antimafia aveva scoperto che l’ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all’estero. Baita e Buson erano stati arrestati, il 28 febbraio 2013, nella prima tranche dell’inchiesta che aveva portato in carcere anche l’ex segretaria di Galan. Il denaro, secondo l’accusa, veniva portato proprio da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex assistente dell’ex ministro della Cultura, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Secondo gli inquirenti pagate almeno 20 milioni di tangenti. Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d’oltre confine e che erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare all’alba di questa mattina l’operazione. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Dopo una serie di interrogatori Mazzacurati – insieme a Baita, Buson, è tornato libero. Indagando su l’ex presidente del Consorzio erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che avevano portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

L’inchiesta parte da lontano e aveva preso avvio da un filone dell’indagine per mazzette relative ad opere autostradali lungo la A4 riguardanti una società presieduta da Lino Brentan. Patteggiata la pena per quella vicenda, Brentan oggi risulta tra gli arrestati ai domiciliari. Da quel filone la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Venezia, è giunta ai presunti fondi neri creati da Baita, all’epoca dei fatti ai vertici della Mantovani, la società leader nella realizzazione del Mose e all’interno del concessionario unico Consorzio Venezia Nuova (Cav). Gli inquirenti sono riusciti poi a risalire agli allora vertici della Cav, con l’arresto (ai domiciliari) del presidente Mazzacurati e di altre persone.

Il sistema poteva contare su informazioni riservate. Oltre al filo rosso della corruzione che imprenditori e politica e finanza il sistema poteva contare – secondo gli inquirenti – su informazioni riservate relative alle indagini. Secondo i magistrati, infatti, il gruppo aveva messo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, l’ex generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti. Durante il suo iter, il lavoro della Procura è stato ostacolato da continue fughe di notizie e ingerenze.

I legali di Orsoni: “Accuse poco credibili. E Galan: “No comment non ho visto le carte. Gli avvocati di Orsoni – Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo – definiscono “poco credibili le vicende contestate ed esprimono preoccupazione per l’iniziativa assunta e confidando in un tempestivo chiarimento della posizione dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verranno assunte le dovute iniziative”. Francesca Chiocchetti, portavoce del presidente della Commissione cultura della Camera, ha fatto sapere che Galan “è a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte”. Più tardi, però, il senatore si dichiara del tutto “estraneo” alle accuse “inverosimili” che gli sono state mosse e dichiara che si difenderà “a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità”.

“Dalle prime informazioni che ho assunto e da quanto leggo sui mezzi d’informazione – spiega in una nota Galan – nel dichiararmi totalmente estraneo alle accuse che mi sono mosse, accuse che si appalesano del tutto generiche e inverosimili, per di più, provenienti da persone che hanno già goduto di miti trattamenti giudiziari e che hanno chiaramente evitato una nuova custodia cautelare, mi riprometto, dopo approfondita disamina degli atti con il mio Collegio di Difesa, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune, con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita”. “Spiace – sottolinea ancora – non essere stato ascoltato prima, dato che sono molti mesi che si indaga intorno a questa vicenda e mi sono sempre dichiarato più che disponibile a fornire le informazioni necessarie nella trasparenza più assoluta. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... a/1012200/
Ultima modifica di camillobenso il 08/06/2014, 17:57, modificato 1 volta in totale.
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