In ricordo di Falcone.
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In ricordo di Falcone.
https://www.youtube.com/watch?v=cGAZ4qk ... ploademail
23/05/2014: in ricordo di Giovanni Falcone, eroe dei cittadini onesti
Ciao
Paolo11
23/05/2014: in ricordo di Giovanni Falcone, eroe dei cittadini onesti
Ciao
Paolo11
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Re: In ricordo di Falcone.
Ricorrenza (Riverso).
24/05/2014 di triskel182
24/05/2014 di triskel182
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Re: In ricordo di Falcone.
La Stampa 24.5.14
Marcelle Padovani
“Falcone non avrebbe mai firmato l’inchiesta sulla trattativa Stato mafia”
di Riccardo Arena
L’antipasto lo aveva servito il presidente del Senato, Piero Grasso, nell’aula bunker dell’Ucciardone: «Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono attaccati e delegittimati. Dopo la morte divennero loro fraterni amici e unici eredi anche coloro che li avevano attaccati in vita». Il piatto forte arriva nell’aula magna del palazzo di giustizia, davanti a una platea di giudici e pm, dalla giornalista francese Marcelle Padovani, autrice, col magistrato ucciso a Capaci 22 anni fa (e ricordato ieri a Palermo) del volume più famoso di Falcone «Cose di cosa nostra»: «Giovanni non avrebbe mai messo la sua firma in un’inchiesta come quella sulla trattativa».
Spiazza tutti, l’inviata del Nouvelle Observateur: dice di non credere a quelle tesi, sostenute dal pool che fu guidato da Antonio Ingroia - e che oggi è coordinato dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi - e lancia la seconda stoccata: «Falcone secondo me sarebbe stato vicino alle tesi del professore Giovanni Fiandaca». Che poi è il giurista che il Pd ha schierato contro Michela Stancheris, la candidata ufficiale di Rosario Crocetta, per dare il benservito a un presidente della Regione sempre più sgradito al partito ufficiale e non ufficiale. Fiandaca, candidato alle Europee, è «portato» dall’area Cuperlo ed è stato bollato proprio da Crocetta come «negazionista» della trattativa Stato-mafia, per via di un suo recente libro, scritto con lo storico Salvatore Lupo («La mafia non ha vinto»), che critica impietosamente l’impostazione della Procura di Palermo.
Con la trattativa che era già tema di scontro politico, in vista del voto di domani, la Padovani cala il carico: l’intesa con i poteri criminali nel periodo delle stragi del ’92-93 non c’è stata, dice la giornalista condividendo le tesi di Fiandaca, ma se c’è stata non è certo un reato.
Ad ascoltarla ci sono il capo della Procura, Francesco Messineo, prossimo esodato (lascerà l’incarico fra 70 giorni), che va via di fretta.
Vittorio Teresi replica invece con le parole già usate dal pool contro Fiandaca: «La Padovani non ha letto gli atti processuali, non può tranciare questi giudizi. Lei ha letto solo “La mafia ha vinto”, a sua volta basato solo sulla lettura di una memoria esplicativa, presentata dall’ufficio al Gip, lunga una trentina di pagine. È grave che esprima le sue valutazioni mentre c’è un dibattimento in corso».
Parole che ribadiscono i concetti espressi dal pm Nino Di Matteo giovedì pomeriggio alla facoltà di Giurisprudenza, mentre a una manifestazione serale al teatro Biondo il magistrato minacciato da Totò Riina non è andato per motivi di sicurezza.
La Padovani ne ha per tutti: parla di «mediatizzazione eccessiva e protagonismo» di magistrati che vanno appresso a «teorie di complotti e trame che esistono solo sulla carta».
Mentre sul fronte politico viene letta come significativa la partecipazione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a una manifestazione elettorale pro-Fiandaca. E Crocetta, fischiato mentre in un altro comizio sosteneva Michela Stancheris, bergamasca, sua ex segretaria, poi trasformata in assessore regionale e candidata alle Europee, sempre nella lista Pd, è avvertito.
Marcelle Padovani
“Falcone non avrebbe mai firmato l’inchiesta sulla trattativa Stato mafia”
di Riccardo Arena
L’antipasto lo aveva servito il presidente del Senato, Piero Grasso, nell’aula bunker dell’Ucciardone: «Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono attaccati e delegittimati. Dopo la morte divennero loro fraterni amici e unici eredi anche coloro che li avevano attaccati in vita». Il piatto forte arriva nell’aula magna del palazzo di giustizia, davanti a una platea di giudici e pm, dalla giornalista francese Marcelle Padovani, autrice, col magistrato ucciso a Capaci 22 anni fa (e ricordato ieri a Palermo) del volume più famoso di Falcone «Cose di cosa nostra»: «Giovanni non avrebbe mai messo la sua firma in un’inchiesta come quella sulla trattativa».
Spiazza tutti, l’inviata del Nouvelle Observateur: dice di non credere a quelle tesi, sostenute dal pool che fu guidato da Antonio Ingroia - e che oggi è coordinato dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi - e lancia la seconda stoccata: «Falcone secondo me sarebbe stato vicino alle tesi del professore Giovanni Fiandaca». Che poi è il giurista che il Pd ha schierato contro Michela Stancheris, la candidata ufficiale di Rosario Crocetta, per dare il benservito a un presidente della Regione sempre più sgradito al partito ufficiale e non ufficiale. Fiandaca, candidato alle Europee, è «portato» dall’area Cuperlo ed è stato bollato proprio da Crocetta come «negazionista» della trattativa Stato-mafia, per via di un suo recente libro, scritto con lo storico Salvatore Lupo («La mafia non ha vinto»), che critica impietosamente l’impostazione della Procura di Palermo.
Con la trattativa che era già tema di scontro politico, in vista del voto di domani, la Padovani cala il carico: l’intesa con i poteri criminali nel periodo delle stragi del ’92-93 non c’è stata, dice la giornalista condividendo le tesi di Fiandaca, ma se c’è stata non è certo un reato.
Ad ascoltarla ci sono il capo della Procura, Francesco Messineo, prossimo esodato (lascerà l’incarico fra 70 giorni), che va via di fretta.
Vittorio Teresi replica invece con le parole già usate dal pool contro Fiandaca: «La Padovani non ha letto gli atti processuali, non può tranciare questi giudizi. Lei ha letto solo “La mafia ha vinto”, a sua volta basato solo sulla lettura di una memoria esplicativa, presentata dall’ufficio al Gip, lunga una trentina di pagine. È grave che esprima le sue valutazioni mentre c’è un dibattimento in corso».
Parole che ribadiscono i concetti espressi dal pm Nino Di Matteo giovedì pomeriggio alla facoltà di Giurisprudenza, mentre a una manifestazione serale al teatro Biondo il magistrato minacciato da Totò Riina non è andato per motivi di sicurezza.
La Padovani ne ha per tutti: parla di «mediatizzazione eccessiva e protagonismo» di magistrati che vanno appresso a «teorie di complotti e trame che esistono solo sulla carta».
Mentre sul fronte politico viene letta come significativa la partecipazione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a una manifestazione elettorale pro-Fiandaca. E Crocetta, fischiato mentre in un altro comizio sosteneva Michela Stancheris, bergamasca, sua ex segretaria, poi trasformata in assessore regionale e candidata alle Europee, sempre nella lista Pd, è avvertito.
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Re: In ricordo di Falcone.
LA COMMEMORAZIONE DEL MAGISTRATO UCCISO DALLA MAFIA A 22 ANNI DALLA STRAGE DI CAPACI
Falcone ricordato anche dall’Fbi: «Ci insegnò a seguire il denaro»
Il direttore dell’ufficio Fbi di New York: «il giudice siciliano e’ stato anche per noi un maestro»
di Alessandra Arachi
Sul viso di Giovanni c’e’ un sorriso agrodolce, come le arance della sua Palermo: «Perche’ faccio tutto questo? Per spirito di servizio». Finisce il filmato. Di li’ a pochi giorni il giudice Giovanni Falcone sarebbe stato stritolato sulla via di Capaci e oggi, esattamente ventidue anni dopo, con quelle sue parole del cortometraggio d’epoca e’ stata inaugurata la sua commemorazione. Non a caso e’ stata scelta l’aula bunker di Palermo. Non a caso sono arrivati a Palermo studenti di tutta Italia, scesi in mattinata dalla nave della legalità, organizzata dal ministero dell’Istruzione insieme con l’associazione di Maria Falcone, sorella di Giovanni.
Ricordi
«Ogni volta che entro dentro quest’aula bunker mi si affollano i ricordi», ha detto il presidente del Senato Piero Grasso che da magistrato non solo ha conosciuto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma con loro ha collaborato nel maxi processo. «Per combattere la mafia dobbiamo combattere ogni tipo di reato, il lavoro nero, l’evasione fiscale, la corruzione. Ma dobbiamo anche costruire il futuro del Paese: dipende dalla capacita’ di riavvicinare i cittadini alla politica, soprattutto i più’ giovani». Per questo Grasso ha fatto anche un appello per andare alle urne domenica. Poi ha invocato la costituzione di una procura europea, idea appoggiata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando: «L’impianto normativo antimafia è il più’ avanzato di tutti e deve essere esportato in Europa». Ci sono i ministri dell’Istruzione Stefania Giannini e quello dell’Agricoltura Maurizio Martina, qui nell’aula bunker del primo maxi processo alla mafia, ma anche il procuratore anticorruzione Raffaele Cantone e tutti i vertici delle forze dell’ordine, il presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. Dagli Stati Uniti è arrivato anche il direttore dell’ufficio dell’Fbi di New York, George Venezeros. Un omaggio e un ricordo prezioso, il suo: «Falcone e’ stato per noi un maestro. Ci ha insegnato la tecnica del denaro, follow money, che noi utilizziamo in qualsiasi indagine facciamo. E la tecnica della collaborazione a livello internazionale».
23 maggio 2014 | 13:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/cronache/14_magg ... 80af.shtml
Falcone ricordato anche dall’Fbi: «Ci insegnò a seguire il denaro»
Il direttore dell’ufficio Fbi di New York: «il giudice siciliano e’ stato anche per noi un maestro»
di Alessandra Arachi
Sul viso di Giovanni c’e’ un sorriso agrodolce, come le arance della sua Palermo: «Perche’ faccio tutto questo? Per spirito di servizio». Finisce il filmato. Di li’ a pochi giorni il giudice Giovanni Falcone sarebbe stato stritolato sulla via di Capaci e oggi, esattamente ventidue anni dopo, con quelle sue parole del cortometraggio d’epoca e’ stata inaugurata la sua commemorazione. Non a caso e’ stata scelta l’aula bunker di Palermo. Non a caso sono arrivati a Palermo studenti di tutta Italia, scesi in mattinata dalla nave della legalità, organizzata dal ministero dell’Istruzione insieme con l’associazione di Maria Falcone, sorella di Giovanni.
Ricordi
«Ogni volta che entro dentro quest’aula bunker mi si affollano i ricordi», ha detto il presidente del Senato Piero Grasso che da magistrato non solo ha conosciuto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma con loro ha collaborato nel maxi processo. «Per combattere la mafia dobbiamo combattere ogni tipo di reato, il lavoro nero, l’evasione fiscale, la corruzione. Ma dobbiamo anche costruire il futuro del Paese: dipende dalla capacita’ di riavvicinare i cittadini alla politica, soprattutto i più’ giovani». Per questo Grasso ha fatto anche un appello per andare alle urne domenica. Poi ha invocato la costituzione di una procura europea, idea appoggiata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando: «L’impianto normativo antimafia è il più’ avanzato di tutti e deve essere esportato in Europa». Ci sono i ministri dell’Istruzione Stefania Giannini e quello dell’Agricoltura Maurizio Martina, qui nell’aula bunker del primo maxi processo alla mafia, ma anche il procuratore anticorruzione Raffaele Cantone e tutti i vertici delle forze dell’ordine, il presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. Dagli Stati Uniti è arrivato anche il direttore dell’ufficio dell’Fbi di New York, George Venezeros. Un omaggio e un ricordo prezioso, il suo: «Falcone e’ stato per noi un maestro. Ci ha insegnato la tecnica del denaro, follow money, che noi utilizziamo in qualsiasi indagine facciamo. E la tecnica della collaborazione a livello internazionale».
23 maggio 2014 | 13:43
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http://www.corriere.it/cronache/14_magg ... 80af.shtml
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