Euro SI, euro NO
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Re: Euro SI, euro NO
Purtroppo anche lo stato italiano nella sua Banca Centrale lavora x farci del male quando vuole ritirare le monete da 2 e 1 centesimo di euro.
Vi racconto una cosa vera. Ho vissuto 2 anni in america per ragioni di lavoro e lì mi inseguivano per darmi il resto di 1 cent che io cercavo di rifiutare.
Viste le inistenze le accettavamo e con altri colleghi li mettevamo da parte per poi alla nostra ripartenza x l'Italia regalarli.
La cosa buffa è che una volta avevo 99 centesimi di dollaro e mi servivano 4 monte da 25cent x una macchinetta. Vado a chiedere al cassiere hotel di scambiarmi 99cent con 1 dollaro. Risposta No. Perchè manca 1 cent e mi sbilancio la cassa!!!!
Questo aneddoto fa campire quanto siamo stronzi in Italia quando non vogliamo monetine e arrotondiamo i prezzi ai 5cent per farci male da soli.
Siamo governati male sia dai politici che funzionari delle P.A. ma il vero marcio sta in noi che non agiamo si dalle scuole elementari ad inculcare giusti e semplici principi economici e anticorruzione.
Un saluto a tutti
Vi racconto una cosa vera. Ho vissuto 2 anni in america per ragioni di lavoro e lì mi inseguivano per darmi il resto di 1 cent che io cercavo di rifiutare.
Viste le inistenze le accettavamo e con altri colleghi li mettevamo da parte per poi alla nostra ripartenza x l'Italia regalarli.
La cosa buffa è che una volta avevo 99 centesimi di dollaro e mi servivano 4 monte da 25cent x una macchinetta. Vado a chiedere al cassiere hotel di scambiarmi 99cent con 1 dollaro. Risposta No. Perchè manca 1 cent e mi sbilancio la cassa!!!!
Questo aneddoto fa campire quanto siamo stronzi in Italia quando non vogliamo monetine e arrotondiamo i prezzi ai 5cent per farci male da soli.
Siamo governati male sia dai politici che funzionari delle P.A. ma il vero marcio sta in noi che non agiamo si dalle scuole elementari ad inculcare giusti e semplici principi economici e anticorruzione.
Un saluto a tutti
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Euro SI, euro NO
Condivido tutto fino all'ultima virgola.... bravo!!!Joblack ha scritto:Purtroppo anche lo stato italiano nella sua Banca Centrale lavora x farci del male quando vuole ritirare le monete da 2 e 1 centesimo di euro.
Vi racconto una cosa vera. Ho vissuto 2 anni in america per ragioni di lavoro e lì mi inseguivano per darmi il resto di 1 cent che io cercavo di rifiutare.
Viste le inistenze le accettavamo e con altri colleghi li mettevamo da parte per poi alla nostra ripartenza x l'Italia regalarli.
La cosa buffa è che una volta avevo 99 centesimi di dollaro e mi servivano 4 monte da 25cent x una macchinetta. Vado a chiedere al cassiere hotel di scambiarmi 99cent con 1 dollaro. Risposta No. Perchè manca 1 cent e mi sbilancio la cassa!!!!
Questo aneddoto fa campire quanto siamo stronzi in Italia quando non vogliamo monetine e arrotondiamo i prezzi ai 5cent per farci male da soli.
Siamo governati male sia dai politici che funzionari delle P.A. ma il vero marcio sta in noi che non agiamo si dalle scuole elementari ad inculcare giusti e semplici principi economici e anticorruzione.
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Re: Euro SI, euro NO
Alla Gentile Dott.ssa Vula Tsetsi,
Segretario Generale del Gruppo dei Verdi
Bat. Paul Henri Spaak
European Parliament
60 Rue Wiertz
B-1047 BRUSSELS
Gentile Dott.ssa Vula Tsetsi,
Il Movimento 5 Stelle sarebbe felice di incontrarla al più presto per discutere un'eventuale collaborazione in seno al gruppo dei Verdi.
Il MoVimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende che lo diventi in futuro. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.
Il MoVimento 5 Stelle aspira a un'Europa dei valori vicina ai cittadini e basata sulla democrazia diretta. Il nostro programma elettorale europeo prevede sette punti ben precisi che i nostri 17 rappresentanti intendono difendere e perseguire durante la prossima legislatura del Parlamento europeo:
1. Abolizione Fiscal Compact
2. Adozione degli Eurobond
3. Alleanza fra i Paesi mediterranei per una politica comune
4. Investimenti in innovazioni e attività produttive escluse dal 3% del deficit annuo
5. Investimenti per il rilancio dell'attività agricola
6. Abolizione del pareggio di bilancio
7. Referendum per la permanenza nell'Euro
In attesa di un suo gentile riscontro le porgo i miei più cordiali saluti,
Beppe Grillo
http://www.beppegrillo.it/2014/06/il_fa ... 2014-06-04
------------------------------------
Ciao
Paolo11
Segretario Generale del Gruppo dei Verdi
Bat. Paul Henri Spaak
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Gentile Dott.ssa Vula Tsetsi,
Il Movimento 5 Stelle sarebbe felice di incontrarla al più presto per discutere un'eventuale collaborazione in seno al gruppo dei Verdi.
Il MoVimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende che lo diventi in futuro. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.
Il MoVimento 5 Stelle aspira a un'Europa dei valori vicina ai cittadini e basata sulla democrazia diretta. Il nostro programma elettorale europeo prevede sette punti ben precisi che i nostri 17 rappresentanti intendono difendere e perseguire durante la prossima legislatura del Parlamento europeo:
1. Abolizione Fiscal Compact
2. Adozione degli Eurobond
3. Alleanza fra i Paesi mediterranei per una politica comune
4. Investimenti in innovazioni e attività produttive escluse dal 3% del deficit annuo
5. Investimenti per il rilancio dell'attività agricola
6. Abolizione del pareggio di bilancio
7. Referendum per la permanenza nell'Euro
In attesa di un suo gentile riscontro le porgo i miei più cordiali saluti,
Beppe Grillo
http://www.beppegrillo.it/2014/06/il_fa ... 2014-06-04
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Paolo11
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Re: Euro SI, euro NO
Non condivido...
I punti sono altri:
1-Adozione degli Eurobond
2-Unica politica fiscale in tutta la UE
3-Unica politica economica in tutta la UE
4-Unica politica estera per tutta la UE
5-Unica difesa per tutta la UE
6-Rimodulazione del patto del 3% in base alle caratteristiche peculiari di ciascun stato membro ed esclusione delle spese pre investimenti strutturali dal deficit ma gestite in sede centrale e non locale per evitare infiltrazioni mafiose
Il problema è la Politica e la mancanza di integrazione in Europa non la moneta e Grillo come al solito ci ha capito poco di economia (del resto se tratta con Farage...)
I punti sono altri:
1-Adozione degli Eurobond
2-Unica politica fiscale in tutta la UE
3-Unica politica economica in tutta la UE
4-Unica politica estera per tutta la UE
5-Unica difesa per tutta la UE
6-Rimodulazione del patto del 3% in base alle caratteristiche peculiari di ciascun stato membro ed esclusione delle spese pre investimenti strutturali dal deficit ma gestite in sede centrale e non locale per evitare infiltrazioni mafiose
Il problema è la Politica e la mancanza di integrazione in Europa non la moneta e Grillo come al solito ci ha capito poco di economia (del resto se tratta con Farage...)
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Re: Euro SI, euro NO
Travaglio: le differenze tra Verdi e M5S minori che tra M5S e Farage
Scritto daGianfranco Mascia in Politica, Slide, Verdi Europei 03, 06, 2014 Nessun commento
Nel suo editoriale di oggi, Marco Travaglio torna a evidenziare le differenze tra M5S e Ukip su regole, politiche fiscali, xenofobia. E parla anche della “bufala” sulla libertà di azione per i parlamentari da Grillo sbandierata come esclusiva dell’Ukip e in realtà comune a tutti i Gruppi Parlamentari Europei, e quindi anche ai Verdi.
Ma leggiamo cosa scrive il vicedirettore de Il Fatto quotidiano:
“Diamo pure per veri alcuni argomenti grilleschi sul dilemma Farage sì-Farage no.
Vero che la stampa italiana, quando l’Ukip ha vinto le elezioni europee in Gran Bretagna, ha dipinto il suo leader come un simpatico cazzaro da pub col vizietto delle battute xenofobe, omofobe e sessiste, poi è bastato che pranzasse con Grillo per diventare la reincarnazione di Hitler.
Vero che tutti i razzisti sono xenofobi, ma non tutti gli xenofobi sono razzisti: Farage è xenofobo (come abbiamo scritto e come tutti confermano, lui compreso), ma non razzista. Infatti fa campagne contro tutti gli immigrati, anche comunitari, senza mai sottilizzare sul colore della pelle: per ragioni nazionalistiche e sociali, non etniche; e non ha nulla a che fare con i fascisti, che anzi non possono metter piede nell’Ukip.
Vero che al Parlamento europeo la formazione dei gruppi è un mercato delle vacche, dove tutti vanno con tutti alla rinfusa e contano molto i numeri e poco i programmi (altrimenti B. e Alfano non si ritroverebbero nello stesso condominio, e per giunta con la Merkel all’ingresso; e i renziani non convivrebbero con i socialisti, compresi quelli che ancora pensano a Marx).
Vero che Farage è di bocca molto più buona dei Verdi europei: per lui il gruppo Efd (“Europa della libertà e della democrazia”) è solo un taxi dove può salire chiunque praticamente gratis, senza obblighi di omogeneità, mentre altri gruppi, come i Verdi, sono più compatti, più esigenti, più “puzza sotto il naso”.
Vera la malafede dei doppiopesisti che guardano solo i compagni di strada imbarazzanti di Grillo e non quelli di Renzi (do you know Berlusconi, Alfano, Cicchitto, Schifani, Formigoni, Scopelliti & C.?).
Tutto vero. Eppure scartare a priori la possibilità dei Verdi ed entrare a marce forzate nell’Edf con Farage rimane per i 5Stelle un errore grossolano, per molti versi irreparabile. Da due giorni il blog di Grillo tenta forsennatamente di convincere gli iscritti che presto saranno chiamati a scegliere fra due alternative fittizie (c’è spazio solo per Farage), ma con argomenti molto deboli o addirittura controproducenti. Vediamoli.
1.“Con Farage sarà solo un matrimonio d’interesse e i 5Stelle avranno la massima libertà di voto”. La libertà di voto è garantita non dal generoso Farage, ma dalle regole dell’Europarlamento, che escludono il vincolo di mandato esattamente come la nostra Costituzione. Ed è paradossale che chi osteggia il vincolo di mandato in Italia lo rivendichi in Europa.
2. “Andiamo in Europa per contare, quindi passiamo sopra le differenze e scegliamo l’Efd che con M5S potrebbe diventare il quarto gruppo, mentre i Verdi contano meno”. A parte il fatto che i Verdi senza M5S contano già 52 elementi ed Eds solo 38, sorge spontanea una domanda: ma se – per “contare in Europa” – ci si allea o almeno si dialoga con un tipo come Farage, perché mai – per contare in Italia – non si dialoga con nessuno? Vero che Bersani non voleva un’alleanza di governo, voleva solo una manciata di voti gratis et amore Dei per il suo governicchio monocolore di minoranza. Ma a gennaio Renzi offriva a M5S di fare insieme la legge elettorale e le riforme istituzionali. Forse era un bluff, ma perché non andare a vedere le sue carte per smascherarlo e levargli l’alibi per l’inciucio con B.? E, se non era un bluff, perché non far pesare i propri numeri per imporre riforme un po’ migliori di quelle poi uscite dal patto del Nazareno con B.? Cioè per “contare in Italia”?
3. “Anche i Verdi hanno poco a che spartire con i 5Stelle, perché hanno avallato le guerre e il rigore finanziario, e attaccato il M5S”. Vero che anche i Verdi hanno i loro scheletrucci nell’armadio (ospitano alcuni nazionalisti ben poco rassicuranti, come ha spiegato Alessio Schiesari sul Fatto di domenica). Vero che il copresidente dei Verdi Daniel Cohn-Bendit s’è schierato per le guerre in Kosovo, in Afghanistan e in Libia, ma molti altri verdi no, e l’ex leader sessantottino ormai trombonizzato è fuori dal Parlamento europeo (peraltro impotente in materia di difesa, infatti i conflitti sono sempre decisi dalla Nato e dai governi nazionali). Falsa la linea pro-rigore. Vero che alcuni Verdi han criticato i 5Stelle in campagna elettorale, ma solo perché in Italia – contrariamente all’Ukip – presentavano la loro lista in concorrenza con M5S: l’Ukip invece no.
Le distanze Verdi-M5S finiscono sostanzialmente qui. E sono infinitamente meno incolmabili di quelle che separano M5S dall’Ukip. Fino al 2012 Farage chiedeva l’abrogazione della Convenzione europea per i diritti umani, Verdi e M5S ovviamente no. L’Ukip è ultramilitarista, Verdi e M5S tendenzialmente pacifisti e per tagli drastici alle spese militari. L’Ukip è per il nucleare, il petrolio, il carbone (ricordate le battute di Grillo sul futuro da spazzacamini dei giovani?), le trivellazioni, Verdi e M5S tutto il contrario. E non osiamo immaginare il Farage-pensiero sul Tav Torino-Lione e sulle varie Ilva, visto che nega il cambiamento climatico e qualche anno fa tentò di vietare nelle scuole il film ambientalista di Al Gore Una scomoda verità.
La battaglia dei 5Stelle per cambiare le regole dell’euro o uscirne non interessa nulla a Farage, che si tiene ben stretta la sterlina (Londra ha la sua moneta, noi non più). Anche in materia fiscale, dove l’Europa può molto, l’Ukip è lontana le mille miglia dai 5Stelle: Farage vuole ridurre lo stato sociale e le tasse sui redditi più alti (compreso il suo: infatti gestiva un fondo fiduciario all’isola di Man, paradiso offshore, per eludere il fisco), Grillo vuole tagliare le pensioni d’oro e dare il reddito di cittadinanza a chi non ha nulla. Insomma, in quasi tutte le battaglie degli ultimi anni, i ragazzi a 5Stelle stavano da una parte e Farage da quella opposta. Poi c’è la xenofobia dell’Ukip che, per quanti sforzi si facciano, non può essere negata: “L’Inghilterra agli inglesi” è lo slogan che ha fatto vincere le elezioni a Farage. Sappiamo bene –l’ha intervistato Announo–che uno dei dirigenti dell’Ukip è un nero di origini africane. Alla domanda “Come può un ex immigrato come lei voler cacciare gli immigrati?”, ha risposto serafico: “Sì, ma io sono arrivato prima”. Non potendo negare l’evidenza, i persuasori del blog di Grillo hanno astutamente osservato che anche i socialisti australiani e spagnoli sono anti-immigrati: e con questo? Qualcuno ha detto che i socialisti hanno sempre ragione o proposto ai 5Stelle di entrare nel Pse, complice del Ppe per questo schifo d’Europa? Qui si sta parlando dei Verdi. Fra l’altro il gruppo ambientalista-indipendentista (Eg-Efa) è attualmente dominato dai 12 eletti in Germania (11 verdi più un “pirata” su 52 aderenti). Cioè: i 5Stelle, con i loro 17 europarlamentari, sarebbero la pattuglia più popolosa del gruppo ambientalista (perciò i verdi tedeschi li temono), mentre nell’Edf sarebbero secondi dietro i 24 dell’Ukip. Anche per “contare in Europa”, i Verdi sono più convenienti (anche lì c’è libertà di voto, che è garantita a tutti dalle regole e non è un gentile omaggio di Farage).
Finora Grillo ha sempre mostrato un fiuto da rabdomante per gli umori dei suoi elettori. Non per nulla cita spesso Berlinguer e Pertini, e poco più di un anno fa gridava in piazza “Rodotà Rodotà”. Davvero pensa che chi voleva Rodotà o Gino Strada al Quirinale, inneggiava a Berlinguer in piazza San Giovanni e, nella votazione sul blog per il miglior presidente della Repubblica, eleggeva al primo posto Pertini e all’ultimo Napolitano, ora muoia dalla voglia di vedere lui e i suoi eurodeputati a braccetto con Farage? Grillo sa benissimo che la risposta è no. Grillotalpa, chissà.”
Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano del 3 giugno 2014
http://www.verdieuropei.it/travaglio-di ... 5s-farage/
Ciao
Paolo11
Scritto daGianfranco Mascia in Politica, Slide, Verdi Europei 03, 06, 2014 Nessun commento
Nel suo editoriale di oggi, Marco Travaglio torna a evidenziare le differenze tra M5S e Ukip su regole, politiche fiscali, xenofobia. E parla anche della “bufala” sulla libertà di azione per i parlamentari da Grillo sbandierata come esclusiva dell’Ukip e in realtà comune a tutti i Gruppi Parlamentari Europei, e quindi anche ai Verdi.
Ma leggiamo cosa scrive il vicedirettore de Il Fatto quotidiano:
“Diamo pure per veri alcuni argomenti grilleschi sul dilemma Farage sì-Farage no.
Vero che la stampa italiana, quando l’Ukip ha vinto le elezioni europee in Gran Bretagna, ha dipinto il suo leader come un simpatico cazzaro da pub col vizietto delle battute xenofobe, omofobe e sessiste, poi è bastato che pranzasse con Grillo per diventare la reincarnazione di Hitler.
Vero che tutti i razzisti sono xenofobi, ma non tutti gli xenofobi sono razzisti: Farage è xenofobo (come abbiamo scritto e come tutti confermano, lui compreso), ma non razzista. Infatti fa campagne contro tutti gli immigrati, anche comunitari, senza mai sottilizzare sul colore della pelle: per ragioni nazionalistiche e sociali, non etniche; e non ha nulla a che fare con i fascisti, che anzi non possono metter piede nell’Ukip.
Vero che al Parlamento europeo la formazione dei gruppi è un mercato delle vacche, dove tutti vanno con tutti alla rinfusa e contano molto i numeri e poco i programmi (altrimenti B. e Alfano non si ritroverebbero nello stesso condominio, e per giunta con la Merkel all’ingresso; e i renziani non convivrebbero con i socialisti, compresi quelli che ancora pensano a Marx).
Vero che Farage è di bocca molto più buona dei Verdi europei: per lui il gruppo Efd (“Europa della libertà e della democrazia”) è solo un taxi dove può salire chiunque praticamente gratis, senza obblighi di omogeneità, mentre altri gruppi, come i Verdi, sono più compatti, più esigenti, più “puzza sotto il naso”.
Vera la malafede dei doppiopesisti che guardano solo i compagni di strada imbarazzanti di Grillo e non quelli di Renzi (do you know Berlusconi, Alfano, Cicchitto, Schifani, Formigoni, Scopelliti & C.?).
Tutto vero. Eppure scartare a priori la possibilità dei Verdi ed entrare a marce forzate nell’Edf con Farage rimane per i 5Stelle un errore grossolano, per molti versi irreparabile. Da due giorni il blog di Grillo tenta forsennatamente di convincere gli iscritti che presto saranno chiamati a scegliere fra due alternative fittizie (c’è spazio solo per Farage), ma con argomenti molto deboli o addirittura controproducenti. Vediamoli.
1.“Con Farage sarà solo un matrimonio d’interesse e i 5Stelle avranno la massima libertà di voto”. La libertà di voto è garantita non dal generoso Farage, ma dalle regole dell’Europarlamento, che escludono il vincolo di mandato esattamente come la nostra Costituzione. Ed è paradossale che chi osteggia il vincolo di mandato in Italia lo rivendichi in Europa.
2. “Andiamo in Europa per contare, quindi passiamo sopra le differenze e scegliamo l’Efd che con M5S potrebbe diventare il quarto gruppo, mentre i Verdi contano meno”. A parte il fatto che i Verdi senza M5S contano già 52 elementi ed Eds solo 38, sorge spontanea una domanda: ma se – per “contare in Europa” – ci si allea o almeno si dialoga con un tipo come Farage, perché mai – per contare in Italia – non si dialoga con nessuno? Vero che Bersani non voleva un’alleanza di governo, voleva solo una manciata di voti gratis et amore Dei per il suo governicchio monocolore di minoranza. Ma a gennaio Renzi offriva a M5S di fare insieme la legge elettorale e le riforme istituzionali. Forse era un bluff, ma perché non andare a vedere le sue carte per smascherarlo e levargli l’alibi per l’inciucio con B.? E, se non era un bluff, perché non far pesare i propri numeri per imporre riforme un po’ migliori di quelle poi uscite dal patto del Nazareno con B.? Cioè per “contare in Italia”?
3. “Anche i Verdi hanno poco a che spartire con i 5Stelle, perché hanno avallato le guerre e il rigore finanziario, e attaccato il M5S”. Vero che anche i Verdi hanno i loro scheletrucci nell’armadio (ospitano alcuni nazionalisti ben poco rassicuranti, come ha spiegato Alessio Schiesari sul Fatto di domenica). Vero che il copresidente dei Verdi Daniel Cohn-Bendit s’è schierato per le guerre in Kosovo, in Afghanistan e in Libia, ma molti altri verdi no, e l’ex leader sessantottino ormai trombonizzato è fuori dal Parlamento europeo (peraltro impotente in materia di difesa, infatti i conflitti sono sempre decisi dalla Nato e dai governi nazionali). Falsa la linea pro-rigore. Vero che alcuni Verdi han criticato i 5Stelle in campagna elettorale, ma solo perché in Italia – contrariamente all’Ukip – presentavano la loro lista in concorrenza con M5S: l’Ukip invece no.
Le distanze Verdi-M5S finiscono sostanzialmente qui. E sono infinitamente meno incolmabili di quelle che separano M5S dall’Ukip. Fino al 2012 Farage chiedeva l’abrogazione della Convenzione europea per i diritti umani, Verdi e M5S ovviamente no. L’Ukip è ultramilitarista, Verdi e M5S tendenzialmente pacifisti e per tagli drastici alle spese militari. L’Ukip è per il nucleare, il petrolio, il carbone (ricordate le battute di Grillo sul futuro da spazzacamini dei giovani?), le trivellazioni, Verdi e M5S tutto il contrario. E non osiamo immaginare il Farage-pensiero sul Tav Torino-Lione e sulle varie Ilva, visto che nega il cambiamento climatico e qualche anno fa tentò di vietare nelle scuole il film ambientalista di Al Gore Una scomoda verità.
La battaglia dei 5Stelle per cambiare le regole dell’euro o uscirne non interessa nulla a Farage, che si tiene ben stretta la sterlina (Londra ha la sua moneta, noi non più). Anche in materia fiscale, dove l’Europa può molto, l’Ukip è lontana le mille miglia dai 5Stelle: Farage vuole ridurre lo stato sociale e le tasse sui redditi più alti (compreso il suo: infatti gestiva un fondo fiduciario all’isola di Man, paradiso offshore, per eludere il fisco), Grillo vuole tagliare le pensioni d’oro e dare il reddito di cittadinanza a chi non ha nulla. Insomma, in quasi tutte le battaglie degli ultimi anni, i ragazzi a 5Stelle stavano da una parte e Farage da quella opposta. Poi c’è la xenofobia dell’Ukip che, per quanti sforzi si facciano, non può essere negata: “L’Inghilterra agli inglesi” è lo slogan che ha fatto vincere le elezioni a Farage. Sappiamo bene –l’ha intervistato Announo–che uno dei dirigenti dell’Ukip è un nero di origini africane. Alla domanda “Come può un ex immigrato come lei voler cacciare gli immigrati?”, ha risposto serafico: “Sì, ma io sono arrivato prima”. Non potendo negare l’evidenza, i persuasori del blog di Grillo hanno astutamente osservato che anche i socialisti australiani e spagnoli sono anti-immigrati: e con questo? Qualcuno ha detto che i socialisti hanno sempre ragione o proposto ai 5Stelle di entrare nel Pse, complice del Ppe per questo schifo d’Europa? Qui si sta parlando dei Verdi. Fra l’altro il gruppo ambientalista-indipendentista (Eg-Efa) è attualmente dominato dai 12 eletti in Germania (11 verdi più un “pirata” su 52 aderenti). Cioè: i 5Stelle, con i loro 17 europarlamentari, sarebbero la pattuglia più popolosa del gruppo ambientalista (perciò i verdi tedeschi li temono), mentre nell’Edf sarebbero secondi dietro i 24 dell’Ukip. Anche per “contare in Europa”, i Verdi sono più convenienti (anche lì c’è libertà di voto, che è garantita a tutti dalle regole e non è un gentile omaggio di Farage).
Finora Grillo ha sempre mostrato un fiuto da rabdomante per gli umori dei suoi elettori. Non per nulla cita spesso Berlinguer e Pertini, e poco più di un anno fa gridava in piazza “Rodotà Rodotà”. Davvero pensa che chi voleva Rodotà o Gino Strada al Quirinale, inneggiava a Berlinguer in piazza San Giovanni e, nella votazione sul blog per il miglior presidente della Repubblica, eleggeva al primo posto Pertini e all’ultimo Napolitano, ora muoia dalla voglia di vedere lui e i suoi eurodeputati a braccetto con Farage? Grillo sa benissimo che la risposta è no. Grillotalpa, chissà.”
Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano del 3 giugno 2014
http://www.verdieuropei.it/travaglio-di ... 5s-farage/
Ciao
Paolo11
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Re: Euro SI, euro NO
Silenzio, parla Pritchard
Oggi 6 giugno i guerrieri M5S per il ballottaggio saranno alle
ore 16:00, in Toscana a San Giuliano Terme, Piazza Italia, per supportare il candidato sindaco Giuseppe Strignano ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Fico, Di Maio, Segoni, Artini, Paglini, Baldassarre, Bottici
ore 21:00 in Piemonte a Novi Ligure, Piazza delle Piane, per supportare il candidato sindaco Fabrizio Gallo ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Lezzi, Morra, Della Valle, Scibona, Dadone, Crippa, Romano
ore 18:00 in Sicilia a Bagheria, Piazza Butifar (Corso Umberto I), per supportare il candidato sindaco Patrizio Cinque ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Di Battista, Di Stefano, Sorial, Nuti
ore 21:00 in Emilia-Romagna a Modena, Piazza Grande, per supportare il candidato sindaco Marco Bortolotti ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Taverna, Bernini, Sarti, Dell'Orco, Spadoni, Mucci, Ferrareri, Bulgarelli, Montevecchi, Dall'Osso
ore 21:00 in Toscana a Livorno, Piazza Attias, per supportare il candidato sindaco Filippo Nogarin ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Fico, Di Maio, Segoni, Artini, Paglini, Baldassarre, Bottici <<<
"Il vero rischio non è la sua fine, ma che l'euro sopravviva altri cinque anni. Le conseguenze sarebbero drammatiche". A. Evans Pritchard
L'AntiDiplomatico intervista Ambrose Evans-Pritchard, il Columnist economico del Telegraph, di Alessandro Bianchi
Bianchi: La stampa italiana sta presentando l'UKIP come un partito di estrema destra, xenofobo, omofobo e antisemita. Il suo leader, Nigel Farage, più o meno come il successore di Hitler. Possibile che il 30% degli inglesi abbiano votato questo pericolo per la plurisecolare democrazia britannica?
Pritchard: Conosco personalmente Nigel Farage da oltre 15 anni. Quando l'Ukip aveva solo tre seggi al Parlamento europeo, cenavamo una volta al mese a Strasburgo e ho avuto modo di approfondire le sue idee e i suoi valori. Non è assolutamente un partito fascista, razzista o xenofobo. E' una follia affermarlo. Farage ha creato un meccanismo che impedisce l'accesso a tutti coloro che vogliono iscriversi al partito con un passato di questo tipo e che prevede l'espulsione immediata per chi dall'interno si macchia di episodi di razzismo. La strategia e la politica dell'UKIP è di bloccare ogni forma di discriminazione. Non so dall'Italia dove prendano le informazioni a sostegno di queste tesi, ma basta pensare al fatto che Farage ha chiarito come un'alleanza con il Fronte Nazionale sarebbe per lui impensabile, perché all'interno di questo partito francese ci sono alcuni esponenti con un passato di antisemitismo. Per quel che riguarda la politica interna, l'Ukip costringerà il partito conservatore di Cameron - che è personalmente pro-Europa rispetto ad un'ala sempre più influente di Tory che la pensa come l'Ukip - a cambiare posizione perché il messaggio a Bruxelles nelle ultime elezioni è stato chiaro: il popolo britannico non tollera più una perdita di sovranità continua.
Bianchi: Nonostante la propaganda della "luce fuori dal tunnel" o "anche la Grecia ha girato l'angolo", la situazione economica della zona euro resta particolarmente difficile. Qual è la sua opinione sul futuro prossimo dell'area e quali sono i fattori di destabilizzazione più pericolosi?
Pritchard: L'economia italiana si è contratta nel primo trimestre dell'anno e la ripresa, a differenza di quello che avevano annunciato, semplicemente non sta avvenendo. Lo stesso accade in Olanda, in Portogallo e in Spagna. La sola ragione per cui c'è un'apparente crescita in Spagna è il modo in cui viene ora calcolato il Pil. Un'analisi accurata mostra, tuttavia, come anche Madrid non sta crescendo e tutti i paesi del sud, in ultima analisi, si stanno contraendo, con la Francia che è in stagnazione. Si tratta di una situazione paradossale se si ragiona in un quadro di ripresa globale ormai consolidata: se a 5 anni dalla crisi Lehman Brothers e con un contesto internazionale migliorato, l'economia dell'area euro non è ancora al sicuro e ha ancora una situazione di disoccupazione di massa drammatica e duratura vuol dire che c'è qualcosa di profondo che non funziona. In Italia, ad esempio, la disoccupazione giovanile è al 46% e questo in una fase di espansione globale. Riflettete su questo: a 5 anni dall'inizio della ripresa globale dopo la crisi Lehman Brothers, la disoccupazione giovanile in Italia è al 46%! E' il tragico risultato delle scelte perseguite all'interno dell'Unione Europea e nella zona euro. Detto in altri termini è l'inevitabile suicidio di scegliere contemporaneamente politiche fiscali e monetarie restrittive. Questo, perlopiù, in una fase in cui le banche hanno ristretto l'accesso al credito all'economia reale per rispettare i nuovi regolamenti e la contrazione dei prestiti ha portato al fallimento di un numero incredibile di piccole imprese in Italia e in tutta l'Europa del sud. Anche nel Regno Unito abbiamo utilizzato misure di austerità fiscale, ma accompagnate da una grande spinta monetaria e lo stesso è accaduto negli Usa. In Europa si è scelto il suicidio economico di intere nazioni.
Bianchi: E in più c'è un contesto di inflazione molto bassa e deflazione per l'Europa del sud nello sfondo, che in pochi sottolineano a sufficienza. Cosa significa questo per l'Italia e quali scenari dobbiamo ipotizzare?
Pritchard: Per quel che riguarda l'Italia l'errore è proprio quello di considerare solo il Pil reale nelle valutazioni economiche che si compiono: quello che conta per Italia, Spagna, Portogallo è soprattutto il Pil nominale. Il problema è che in un mondo di bassa inflazione o deflazione, il Pil nominale cala drammaticamente e il peso debitorio esistente diventa semplicemente non sostenibile. E' un problema drammatico per l'Italia che oggi ha il debito pubblico al 133% del Pil, mentre quello privato è più sostenibile rispetto a Portogallo e Spagna. La contrazione del Pil nominale italiano è stato di 20 punti lo scorso anno, ma non avrebbe mai dovuto superare i tre-quattro punti. E' un fallimento politico di proporzioni storiche e non sarebbe mai dovuto accadere. La riduzione del debito pubblico e privato per i paesi del sud è praticamente impossibile in una situazione di deflazione. Ho intervistato recentemente l'ufficiale del Fmi nelle operazioni della Troika in Irlanda e lui mi ha detto che Italia e Spagna per avere un debito sostenibile nel medio periodo hanno bisogno di un tasso d'inflazione della zona euro al 2% per oltre cinque anni consecutivi. E questo è confermato in una serie di paper del FMI che hanno sottolineato come la traiettoria del debito sia fuori controllo in un contesto di bassissima inflazione. Del resto, sono dinamiche molto note nella scienza economica e sono quelle che Irwing Fisher ha descritto nel 1933, quando sosteneva come era la deflazione ad aver causato la Grande Depressione. E' esattamente quello che sta accadendo oggi: il debito diventa sempre più insostenibile e le bancarotte sono inevitabili. Cosa sta facendo la Bce di fronte a questa situazione drammatica? Abbiamo un'espressione in inglese che descrive molto bene la situazione economica paradossale attuale dei paesi del sud: "E' un danno se lo fai ed è un danno se non lo fai". Se la periferia della zona euro ha successo nell'adempiere a quanto prescritto da Bruxelles-Berlino-Francoforte crea una situazione di svalutazione interna e per riguadagnare competitività con la Germania si abbatte il Pil nominale, rendendo fuori controllo la traiettoria del debito. Se raggiungi quello che Bruxelles ti sta chiedendo, in poche parole, vai in bancarotta. E' la conseguenza del "successo". Non so se le autorità monetarie europee si siano mai poste questa domanda: perchè hanno imposto queste politiche ai paesi se il loro successo rende la situazione peggiore di quella precedente? La Bce non rispetta in modo continuativo e con una differenza enorme né il target del 2% di inflazione dell'area, né la quantità di moneta M3 che dovrebbe essere in circolazione. Perchè non rispetta i suoi obiettvi? Esiste una ragione credibile a livello economico sul perché la Bce non vuole raggiungere gli obiettivi di politica monetaria e per un periodo così lungo? No, non c'è.
Le persone non comprendono ancora bene i drammi che la deflazione produce per un paese come l'Italia. Meglio quindi fare un esempio numerico, è un calcolo matematico su cui convergono diversi studi, ad esempio uno molto accurato di Bruegel: l'1% di inflazione in meno per la zona euro significa che l'Italia deve avere un extra surplus di budget di un ulteriore 1,3% solo per ottenere gli stessi obiettivi. E' un calcolo matematico. Il target è del 2% e quindi un'inflazione prossima allo zero costa all'Italia il 2,6% del Pil per raggiungere lo stesso obiettivo che potrebbe essere raggiunto se solo la Bce rispettasse gli obiettivi imposti dai Trattati. Questa situazione di bassissima inflazione è disastrosa per il futuro economico dell'Italia.
Bianchi: In questo scenario, l'euro è ancora a rischio?
Pritchard: Quando Mario Draghi ha lanciato il programma OMT – "Outgriht Monetary Transactions" - nell'agosto del 2012 è cambiato tutto. L'euro stava per fallire a luglio, con Italia e Spagna che erano in una grande crisi di finanziamento del proprio debito e la moneta unica era molto vicina al collasso. Angela Merkel stava pensando di espellere la Grecia dalla zona euro e solo quando ha accettato che ci sarebbero stati troppi pericoli per il contagio di Italia e Spagna, Berlino ha accettato il piano ideato dal ministero delle finanze tedesco, che si è trasformato poi nel programma OMT. Ho parlato a Londra con un alto dirigente di quel ministero a luglio di quell'anno e mi ha detto che "nulla vola nella zona euro al momento senza il nostro permesso". Chiaramente la Germania stava controllando la politica della zona euro in ogni singolo aspetto. In quella fase stavano preparando l'OMT e due settimane dopo Draghi ha fatto il famoso discorso del "whatever it takes".
Poche persone hano compreso bene questa fase storica: non è la Bce, ma la Germania che ha cambiato politica, trasformando l'istituto di Draghi in una prestatore di ultima istanza. Da allora la crisi della zona euro è completamente diversa e non c'è più il rischio che l'euro possa esplodere per un fallimento bancario. Ma bisogna stare attenti perché la Corte costituzionale tedesca ha stabilito che l'OMT di Draghi rappresenta una violazione dei trattati e potrebbe essere ultra vires. Quindi la domanda è: quel programma può essere davvero attivato in caso di necessità?
Il pericolo sistemico esiste ancora e si può arrivare ad una rottura per ragioni differenti: i paesi del sud vivranno una situazione di depressione economica permanente, che produrrà danni ai settori industriali nevralgici per la vita dei diversi paesi e una situazione politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le elezioni di partiti radicali potrebbero quindi forzare il cambiamento e modificare l'intero progetto. Quando in Francia a vincere è un partito che, una volta al potere, vuole - come mi ha confermato Marine Le Pen in un'intervista - ordinare al Tesoro francese di attivarsi per il ritorno immediato al franco, la questione rimane centrale nel dibattito. Come reagiranno ora i gollisti e i conservatori moderati a questo messaggio del popolo francese alle elezioni europee e alla distruzione dell'industria storica francese? Se il Fronte Nazionale dovesse vincere le elezioni, la Francia non rispetterà il Fiscal Compact e questa ridicola legislazione decisa da Bruxelles. Gli altri partiti non possono più ignorarlo.
Bianchi: Cosa accadrà secondo Lei nella zona euro nei prossimi cinque anni?
Pritchard: Ci sono due possibili vie: i paesi della periferia comprenderanno che la permanenza nella zona euro richiede un numero di sacrifici non più tollerabili e decideranno di uscirne; oppure, ad esempio insieme all'Olanda che è in una situazione similare, prenderanno possesso in modo coordinato delle istituzioni che controllano la politica economica dell'UE, imponendo il cambiamento in linea con le loro esigenze. Sarei molto sorpreso se si realizzasse quest'ultima alternativa, dato che questi paesi non hanno certo il coltello da parte del manico e già in passato Hollande ha fallito nel creare un consenso con i paesi mediterranei. Ma anche se dovessero riuscirci, il rischio della zona euro sarebbe poi l'opposto, vale a dire un'uscita della Germania, che non accetterebbe mai politiche inflazionistiche.
Il problema centrale all'origine di tutta la crisi della zona euro è il conflitto fondamentale d'interesse e di destino tra i paesi del sud e la Germania su come risolvere l'immenso gap di competitività. Questa questione rimane irrisolta e, secondo me, è semplicemente senza soluzione. I paesi del sud sono costretti ad una permanente svalutazione interna ed hanno bisogno di imporre politiche espansionistiche che rilancino la domanda, ma che costringerebbero la Germania ad uscire dall'euro per un tasso d'inflazione che Berlino non potrebbe accettare. E' un rebus senza soluzione. La situazione non può essere risolta e prima la zona euro finirà, meglio sarà per tutti.
L'alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall'attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e
Silenzio, parla Pritchard sociale di queste nazioni. Questa strategia assurda non aiuterà nessuno e la domanda che le leadership devono porsi è: quanto può durare questa situazione senza che ci sia una reazione politica? In Francia e in Italia sta prendendo sempre più piede l'idea che per salvare il resto del progetto europeo è necessario pensare ad uno smantellamento coordinato dell'euro. E' su questo punto che la politica deve iniziare a ragionare in modo costruttivo per evitare future reazioni a catena fuori controllo.
Al momento non è utile fare previsioni sul futuro della zona euro e proverei a ribaltare la questione in questo modo: non bisogna più parlare di rischio di rottura, ma il rischio reale e drammatico è che l'euro possa sopravvivere per altri cinque anni, producendo danni inimmaginabili ai paesi del sud dell'Europa. Il "decennio perso" dell'Europa si concluderebbe poi con uno scenario economico mondiale molto diverso da come era iniziato e l'intero continente vivrebbe totalmente ai margini. Il rischio vero è che l'euro sopravviva ancora. Ed è un rischio terribile per il futuro delle nazioni europee.
da l'Antidiplomatico
Ciao
Paolo11
Oggi 6 giugno i guerrieri M5S per il ballottaggio saranno alle
ore 16:00, in Toscana a San Giuliano Terme, Piazza Italia, per supportare il candidato sindaco Giuseppe Strignano ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Fico, Di Maio, Segoni, Artini, Paglini, Baldassarre, Bottici
ore 21:00 in Piemonte a Novi Ligure, Piazza delle Piane, per supportare il candidato sindaco Fabrizio Gallo ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Lezzi, Morra, Della Valle, Scibona, Dadone, Crippa, Romano
ore 18:00 in Sicilia a Bagheria, Piazza Butifar (Corso Umberto I), per supportare il candidato sindaco Patrizio Cinque ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Di Battista, Di Stefano, Sorial, Nuti
ore 21:00 in Emilia-Romagna a Modena, Piazza Grande, per supportare il candidato sindaco Marco Bortolotti ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Taverna, Bernini, Sarti, Dell'Orco, Spadoni, Mucci, Ferrareri, Bulgarelli, Montevecchi, Dall'Osso
ore 21:00 in Toscana a Livorno, Piazza Attias, per supportare il candidato sindaco Filippo Nogarin ci saranno i portavoce M5S in Parlamento Fico, Di Maio, Segoni, Artini, Paglini, Baldassarre, Bottici <<<
"Il vero rischio non è la sua fine, ma che l'euro sopravviva altri cinque anni. Le conseguenze sarebbero drammatiche". A. Evans Pritchard
L'AntiDiplomatico intervista Ambrose Evans-Pritchard, il Columnist economico del Telegraph, di Alessandro Bianchi
Bianchi: La stampa italiana sta presentando l'UKIP come un partito di estrema destra, xenofobo, omofobo e antisemita. Il suo leader, Nigel Farage, più o meno come il successore di Hitler. Possibile che il 30% degli inglesi abbiano votato questo pericolo per la plurisecolare democrazia britannica?
Pritchard: Conosco personalmente Nigel Farage da oltre 15 anni. Quando l'Ukip aveva solo tre seggi al Parlamento europeo, cenavamo una volta al mese a Strasburgo e ho avuto modo di approfondire le sue idee e i suoi valori. Non è assolutamente un partito fascista, razzista o xenofobo. E' una follia affermarlo. Farage ha creato un meccanismo che impedisce l'accesso a tutti coloro che vogliono iscriversi al partito con un passato di questo tipo e che prevede l'espulsione immediata per chi dall'interno si macchia di episodi di razzismo. La strategia e la politica dell'UKIP è di bloccare ogni forma di discriminazione. Non so dall'Italia dove prendano le informazioni a sostegno di queste tesi, ma basta pensare al fatto che Farage ha chiarito come un'alleanza con il Fronte Nazionale sarebbe per lui impensabile, perché all'interno di questo partito francese ci sono alcuni esponenti con un passato di antisemitismo. Per quel che riguarda la politica interna, l'Ukip costringerà il partito conservatore di Cameron - che è personalmente pro-Europa rispetto ad un'ala sempre più influente di Tory che la pensa come l'Ukip - a cambiare posizione perché il messaggio a Bruxelles nelle ultime elezioni è stato chiaro: il popolo britannico non tollera più una perdita di sovranità continua.
Bianchi: Nonostante la propaganda della "luce fuori dal tunnel" o "anche la Grecia ha girato l'angolo", la situazione economica della zona euro resta particolarmente difficile. Qual è la sua opinione sul futuro prossimo dell'area e quali sono i fattori di destabilizzazione più pericolosi?
Pritchard: L'economia italiana si è contratta nel primo trimestre dell'anno e la ripresa, a differenza di quello che avevano annunciato, semplicemente non sta avvenendo. Lo stesso accade in Olanda, in Portogallo e in Spagna. La sola ragione per cui c'è un'apparente crescita in Spagna è il modo in cui viene ora calcolato il Pil. Un'analisi accurata mostra, tuttavia, come anche Madrid non sta crescendo e tutti i paesi del sud, in ultima analisi, si stanno contraendo, con la Francia che è in stagnazione. Si tratta di una situazione paradossale se si ragiona in un quadro di ripresa globale ormai consolidata: se a 5 anni dalla crisi Lehman Brothers e con un contesto internazionale migliorato, l'economia dell'area euro non è ancora al sicuro e ha ancora una situazione di disoccupazione di massa drammatica e duratura vuol dire che c'è qualcosa di profondo che non funziona. In Italia, ad esempio, la disoccupazione giovanile è al 46% e questo in una fase di espansione globale. Riflettete su questo: a 5 anni dall'inizio della ripresa globale dopo la crisi Lehman Brothers, la disoccupazione giovanile in Italia è al 46%! E' il tragico risultato delle scelte perseguite all'interno dell'Unione Europea e nella zona euro. Detto in altri termini è l'inevitabile suicidio di scegliere contemporaneamente politiche fiscali e monetarie restrittive. Questo, perlopiù, in una fase in cui le banche hanno ristretto l'accesso al credito all'economia reale per rispettare i nuovi regolamenti e la contrazione dei prestiti ha portato al fallimento di un numero incredibile di piccole imprese in Italia e in tutta l'Europa del sud. Anche nel Regno Unito abbiamo utilizzato misure di austerità fiscale, ma accompagnate da una grande spinta monetaria e lo stesso è accaduto negli Usa. In Europa si è scelto il suicidio economico di intere nazioni.
Bianchi: E in più c'è un contesto di inflazione molto bassa e deflazione per l'Europa del sud nello sfondo, che in pochi sottolineano a sufficienza. Cosa significa questo per l'Italia e quali scenari dobbiamo ipotizzare?
Pritchard: Per quel che riguarda l'Italia l'errore è proprio quello di considerare solo il Pil reale nelle valutazioni economiche che si compiono: quello che conta per Italia, Spagna, Portogallo è soprattutto il Pil nominale. Il problema è che in un mondo di bassa inflazione o deflazione, il Pil nominale cala drammaticamente e il peso debitorio esistente diventa semplicemente non sostenibile. E' un problema drammatico per l'Italia che oggi ha il debito pubblico al 133% del Pil, mentre quello privato è più sostenibile rispetto a Portogallo e Spagna. La contrazione del Pil nominale italiano è stato di 20 punti lo scorso anno, ma non avrebbe mai dovuto superare i tre-quattro punti. E' un fallimento politico di proporzioni storiche e non sarebbe mai dovuto accadere. La riduzione del debito pubblico e privato per i paesi del sud è praticamente impossibile in una situazione di deflazione. Ho intervistato recentemente l'ufficiale del Fmi nelle operazioni della Troika in Irlanda e lui mi ha detto che Italia e Spagna per avere un debito sostenibile nel medio periodo hanno bisogno di un tasso d'inflazione della zona euro al 2% per oltre cinque anni consecutivi. E questo è confermato in una serie di paper del FMI che hanno sottolineato come la traiettoria del debito sia fuori controllo in un contesto di bassissima inflazione. Del resto, sono dinamiche molto note nella scienza economica e sono quelle che Irwing Fisher ha descritto nel 1933, quando sosteneva come era la deflazione ad aver causato la Grande Depressione. E' esattamente quello che sta accadendo oggi: il debito diventa sempre più insostenibile e le bancarotte sono inevitabili. Cosa sta facendo la Bce di fronte a questa situazione drammatica? Abbiamo un'espressione in inglese che descrive molto bene la situazione economica paradossale attuale dei paesi del sud: "E' un danno se lo fai ed è un danno se non lo fai". Se la periferia della zona euro ha successo nell'adempiere a quanto prescritto da Bruxelles-Berlino-Francoforte crea una situazione di svalutazione interna e per riguadagnare competitività con la Germania si abbatte il Pil nominale, rendendo fuori controllo la traiettoria del debito. Se raggiungi quello che Bruxelles ti sta chiedendo, in poche parole, vai in bancarotta. E' la conseguenza del "successo". Non so se le autorità monetarie europee si siano mai poste questa domanda: perchè hanno imposto queste politiche ai paesi se il loro successo rende la situazione peggiore di quella precedente? La Bce non rispetta in modo continuativo e con una differenza enorme né il target del 2% di inflazione dell'area, né la quantità di moneta M3 che dovrebbe essere in circolazione. Perchè non rispetta i suoi obiettvi? Esiste una ragione credibile a livello economico sul perché la Bce non vuole raggiungere gli obiettivi di politica monetaria e per un periodo così lungo? No, non c'è.
Le persone non comprendono ancora bene i drammi che la deflazione produce per un paese come l'Italia. Meglio quindi fare un esempio numerico, è un calcolo matematico su cui convergono diversi studi, ad esempio uno molto accurato di Bruegel: l'1% di inflazione in meno per la zona euro significa che l'Italia deve avere un extra surplus di budget di un ulteriore 1,3% solo per ottenere gli stessi obiettivi. E' un calcolo matematico. Il target è del 2% e quindi un'inflazione prossima allo zero costa all'Italia il 2,6% del Pil per raggiungere lo stesso obiettivo che potrebbe essere raggiunto se solo la Bce rispettasse gli obiettivi imposti dai Trattati. Questa situazione di bassissima inflazione è disastrosa per il futuro economico dell'Italia.
Bianchi: In questo scenario, l'euro è ancora a rischio?
Pritchard: Quando Mario Draghi ha lanciato il programma OMT – "Outgriht Monetary Transactions" - nell'agosto del 2012 è cambiato tutto. L'euro stava per fallire a luglio, con Italia e Spagna che erano in una grande crisi di finanziamento del proprio debito e la moneta unica era molto vicina al collasso. Angela Merkel stava pensando di espellere la Grecia dalla zona euro e solo quando ha accettato che ci sarebbero stati troppi pericoli per il contagio di Italia e Spagna, Berlino ha accettato il piano ideato dal ministero delle finanze tedesco, che si è trasformato poi nel programma OMT. Ho parlato a Londra con un alto dirigente di quel ministero a luglio di quell'anno e mi ha detto che "nulla vola nella zona euro al momento senza il nostro permesso". Chiaramente la Germania stava controllando la politica della zona euro in ogni singolo aspetto. In quella fase stavano preparando l'OMT e due settimane dopo Draghi ha fatto il famoso discorso del "whatever it takes".
Poche persone hano compreso bene questa fase storica: non è la Bce, ma la Germania che ha cambiato politica, trasformando l'istituto di Draghi in una prestatore di ultima istanza. Da allora la crisi della zona euro è completamente diversa e non c'è più il rischio che l'euro possa esplodere per un fallimento bancario. Ma bisogna stare attenti perché la Corte costituzionale tedesca ha stabilito che l'OMT di Draghi rappresenta una violazione dei trattati e potrebbe essere ultra vires. Quindi la domanda è: quel programma può essere davvero attivato in caso di necessità?
Il pericolo sistemico esiste ancora e si può arrivare ad una rottura per ragioni differenti: i paesi del sud vivranno una situazione di depressione economica permanente, che produrrà danni ai settori industriali nevralgici per la vita dei diversi paesi e una situazione politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le elezioni di partiti radicali potrebbero quindi forzare il cambiamento e modificare l'intero progetto. Quando in Francia a vincere è un partito che, una volta al potere, vuole - come mi ha confermato Marine Le Pen in un'intervista - ordinare al Tesoro francese di attivarsi per il ritorno immediato al franco, la questione rimane centrale nel dibattito. Come reagiranno ora i gollisti e i conservatori moderati a questo messaggio del popolo francese alle elezioni europee e alla distruzione dell'industria storica francese? Se il Fronte Nazionale dovesse vincere le elezioni, la Francia non rispetterà il Fiscal Compact e questa ridicola legislazione decisa da Bruxelles. Gli altri partiti non possono più ignorarlo.
Bianchi: Cosa accadrà secondo Lei nella zona euro nei prossimi cinque anni?
Pritchard: Ci sono due possibili vie: i paesi della periferia comprenderanno che la permanenza nella zona euro richiede un numero di sacrifici non più tollerabili e decideranno di uscirne; oppure, ad esempio insieme all'Olanda che è in una situazione similare, prenderanno possesso in modo coordinato delle istituzioni che controllano la politica economica dell'UE, imponendo il cambiamento in linea con le loro esigenze. Sarei molto sorpreso se si realizzasse quest'ultima alternativa, dato che questi paesi non hanno certo il coltello da parte del manico e già in passato Hollande ha fallito nel creare un consenso con i paesi mediterranei. Ma anche se dovessero riuscirci, il rischio della zona euro sarebbe poi l'opposto, vale a dire un'uscita della Germania, che non accetterebbe mai politiche inflazionistiche.
Il problema centrale all'origine di tutta la crisi della zona euro è il conflitto fondamentale d'interesse e di destino tra i paesi del sud e la Germania su come risolvere l'immenso gap di competitività. Questa questione rimane irrisolta e, secondo me, è semplicemente senza soluzione. I paesi del sud sono costretti ad una permanente svalutazione interna ed hanno bisogno di imporre politiche espansionistiche che rilancino la domanda, ma che costringerebbero la Germania ad uscire dall'euro per un tasso d'inflazione che Berlino non potrebbe accettare. E' un rebus senza soluzione. La situazione non può essere risolta e prima la zona euro finirà, meglio sarà per tutti.
L'alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall'attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e
Silenzio, parla Pritchard sociale di queste nazioni. Questa strategia assurda non aiuterà nessuno e la domanda che le leadership devono porsi è: quanto può durare questa situazione senza che ci sia una reazione politica? In Francia e in Italia sta prendendo sempre più piede l'idea che per salvare il resto del progetto europeo è necessario pensare ad uno smantellamento coordinato dell'euro. E' su questo punto che la politica deve iniziare a ragionare in modo costruttivo per evitare future reazioni a catena fuori controllo.
Al momento non è utile fare previsioni sul futuro della zona euro e proverei a ribaltare la questione in questo modo: non bisogna più parlare di rischio di rottura, ma il rischio reale e drammatico è che l'euro possa sopravvivere per altri cinque anni, producendo danni inimmaginabili ai paesi del sud dell'Europa. Il "decennio perso" dell'Europa si concluderebbe poi con uno scenario economico mondiale molto diverso da come era iniziato e l'intero continente vivrebbe totalmente ai margini. Il rischio vero è che l'euro sopravviva ancora. Ed è un rischio terribile per il futuro delle nazioni europee.
da l'Antidiplomatico
Ciao
Paolo11
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Re: Euro SI, euro NO
Pritchard è il classico spocchioso inglese che parla solo "pro domo sua"...
Certo che a Londra farebbe molto comodo che l'Euro sparisse o venisse limitato a pochi paesi germanici (come del resto agli USA) ma il futuro non sarà quello e prima o poi l'indebitatissimo UK (sommando i 3 debiti: privato, pubblico e d'impresa sono i più indebitati al mondo con oltre il 900% del loro PIL) sprofonderà nei suoi debiti ed é più probabile che il Regno Unito si dissolva che l'Euro sparisca...
Smettiamo di dare troppo spazio a certe "figure"... e analizziamo seriamente la situazione.
Certo che a Londra farebbe molto comodo che l'Euro sparisse o venisse limitato a pochi paesi germanici (come del resto agli USA) ma il futuro non sarà quello e prima o poi l'indebitatissimo UK (sommando i 3 debiti: privato, pubblico e d'impresa sono i più indebitati al mondo con oltre il 900% del loro PIL) sprofonderà nei suoi debiti ed é più probabile che il Regno Unito si dissolva che l'Euro sparisca...
Smettiamo di dare troppo spazio a certe "figure"... e analizziamo seriamente la situazione.
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Re: Euro SI, euro NO
Gran Bretagna, Telegraph: "L'euro scomparirà tra 5 anni"
11 giugno 2014
Archiviate le europee l'euroscetticismo pare sia andato in vacanza. Il vento della Le Pen e quello dell'Ukp di Farage hanno comunque mosso le acque del fronte no-euro ma numeri alla mano a Strasburgo gli euroscettici rischiano di essere poco incisivi. Il tema dell'uscita dall'Euro da parte di alcuni stati dell'unione monetari pare sia finito in soffitta. Ma dall'Inghilaterra arriva una profezia dalle colonne del Telegraph a firma di A.E. Pritchard che annuncia un futuro nero per l'Unione e soprattutto per la moneta unica. Pritchard si è soffermato sulla situazione difficile di paesi come l’Italia e il resto del Sud Europa, sostenendo che l’impennata della disoccupazione giovanile al 46% e il crollo del pil nominale (-20% dall’inizio della crisi) sarebbero conseguenza del fallimento delle politiche della UE. Pritchard non si spiega perché la BCE non stia adempiendo al suo dovere nel perseguire l’obiettivo di un’inflazione vicina al 2%, permettendo al contrario che alcuni paesi come l’Italia restino a ridosso di un’inflazione zero.
La ricetta dell'inflazione - E chiarisce con qualche cifra il disastro di questa scelta, dal suo punto di vista: ogni punto di inflazione in meno comporta la certezza matematica per l’Italia di dovere migliorare i conti pubblici dell’1,3% del pil. Se l’Italia avesse un’inflazione al 2%, anziché quasi dello 0%, avrebbe un rapporto tra debito e pil più basso del 2,6% all’anno. Poi Pritchard racconta un retroscena del 2012 che riguarda Mario Draghi e la Germania. "Il funzionario gli avrebbe ricordato che nella Bce nulla si muove senza il consenso della Germania, e quindi Draghi disse e fece esattamente ciò che la Merkel gli permise di dire e di fare", racconta Pitchard.
La profezia - A questo punto arriva la profezia: "La Germania non accetterà mai politiche inflazionistiche, mentre il Sud Europa è attraversato da un’imponente crescita di partiti anti-euro (vedi Marine Le Pen in Francia), che chiedono che i cittadini dei loro paesi smettano di patire le sofferenze imposte da Bruxelles, uscendo dall’Eurozona. In alternativa tali paesi potrebbero coordinarsi per evitare di uscire dall’Area Euro, cambiando l’impostazione delle politiche europee. In questo caso, però, a sbattere la porta sarebbe la Germania, che non rimarrebbe un secondo in più nell’Eurozona. Il guaio, - secondo Pritchard -, è che queste divergenze non potranno mai essere ricomposte. La crisi nel Sud Europa continuerà e si aggraverà e per le nuove generazioni ci sarà un futuro terribile ad attenderle. Il rischio più grande, conclude, è che l’euro possa sopravvivere ancora altri 5 anni".
http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... aph--.html
11 giugno 2014
Archiviate le europee l'euroscetticismo pare sia andato in vacanza. Il vento della Le Pen e quello dell'Ukp di Farage hanno comunque mosso le acque del fronte no-euro ma numeri alla mano a Strasburgo gli euroscettici rischiano di essere poco incisivi. Il tema dell'uscita dall'Euro da parte di alcuni stati dell'unione monetari pare sia finito in soffitta. Ma dall'Inghilaterra arriva una profezia dalle colonne del Telegraph a firma di A.E. Pritchard che annuncia un futuro nero per l'Unione e soprattutto per la moneta unica. Pritchard si è soffermato sulla situazione difficile di paesi come l’Italia e il resto del Sud Europa, sostenendo che l’impennata della disoccupazione giovanile al 46% e il crollo del pil nominale (-20% dall’inizio della crisi) sarebbero conseguenza del fallimento delle politiche della UE. Pritchard non si spiega perché la BCE non stia adempiendo al suo dovere nel perseguire l’obiettivo di un’inflazione vicina al 2%, permettendo al contrario che alcuni paesi come l’Italia restino a ridosso di un’inflazione zero.
La ricetta dell'inflazione - E chiarisce con qualche cifra il disastro di questa scelta, dal suo punto di vista: ogni punto di inflazione in meno comporta la certezza matematica per l’Italia di dovere migliorare i conti pubblici dell’1,3% del pil. Se l’Italia avesse un’inflazione al 2%, anziché quasi dello 0%, avrebbe un rapporto tra debito e pil più basso del 2,6% all’anno. Poi Pritchard racconta un retroscena del 2012 che riguarda Mario Draghi e la Germania. "Il funzionario gli avrebbe ricordato che nella Bce nulla si muove senza il consenso della Germania, e quindi Draghi disse e fece esattamente ciò che la Merkel gli permise di dire e di fare", racconta Pitchard.
La profezia - A questo punto arriva la profezia: "La Germania non accetterà mai politiche inflazionistiche, mentre il Sud Europa è attraversato da un’imponente crescita di partiti anti-euro (vedi Marine Le Pen in Francia), che chiedono che i cittadini dei loro paesi smettano di patire le sofferenze imposte da Bruxelles, uscendo dall’Eurozona. In alternativa tali paesi potrebbero coordinarsi per evitare di uscire dall’Area Euro, cambiando l’impostazione delle politiche europee. In questo caso, però, a sbattere la porta sarebbe la Germania, che non rimarrebbe un secondo in più nell’Eurozona. Il guaio, - secondo Pritchard -, è che queste divergenze non potranno mai essere ricomposte. La crisi nel Sud Europa continuerà e si aggraverà e per le nuove generazioni ci sarà un futuro terribile ad attenderle. Il rischio più grande, conclude, è che l’euro possa sopravvivere ancora altri 5 anni".
http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... aph--.html
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Re: Euro SI, euro NO
Ancora sto' Pritchard... quanto lo pagano gli yankee e la City per fare il gufo?
Basta!
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Re: Euro SI, euro NO
.................Maucat ha scritto:Non condivido...
I punti sono altri:
1-Adozione degli Eurobond
2-Unica politica fiscale in tutta la UE
3-Unica politica economica in tutta la UE
4-Unica politica estera per tutta la UE
5-Unica difesa per tutta la UE
6-Rimodulazione del patto del 3% in base alle caratteristiche peculiari di ciascun stato membro ed esclusione delle spese pre investimenti strutturali dal deficit ma gestite in sede centrale e non locale per evitare infiltrazioni mafiose
Il problema è la Politica e la mancanza di integrazione in Europa non la moneta e Grillo come al solito ci ha capito poco di economia (del resto se tratta con Farage...)
Ciao Mauca.Aspetta e spera......................non le vedrai mai.
Ciao
Paolo11
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