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camillobenso
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Livorno, arrestato comandante provinciale della finanza. Indagato il generale Bardi
Per la procura di Napoli il colonnello avrebbe intascato oltre un milione di euro per non compiere controlli su imprenditori napoletani. In manette anche un commercialista

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 giugno 2014Commenti (436)


Dopo Spaziante, altri due ufficiali della Guardia di Finanza finiscono in un’inchiesta per tangenti. Uno, il comandante provinciale di Livorno Fabio Massimo Mendella, è stato arrestato. L’altro, il generale Vito Bardi, comandante in seconda delle fiamme gialle, è indagato. Le indagini sono condotte dalla Procura di Napoli e girano intorno a accertamenti fiscali “pilotati” in alcune aziende della zona. Secondo le accuse un milione di euro in 6 anni è arrivato attraverso un commercialista sui conti di Mendella. Da capire invece il ruolo di Bardi. Certo è che il corpo della Guardia di Finanza subisce un nuovo colpo dopo l’arresto di Emilio Spaziante, generale ora in congedo al centro dell’inchiesta sul Mose che di Bardi è stato il predecessore: Spaziante ha lasciato il corpo nel settembre 2013 e il comandante in seconda è diventato proprio Bardi.

Il colonnello Mendella è stato arrestato a Livorno dagli agenti della Digos di Napoli. Insieme a lui è finito in carcere anche il commercialista Pietro de Riu, di Napoli. Le ipotesi di reato contestate nell’ordinanza sono di concorso in concussione per induzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Dall’indagine emerge che alcuni imprenditori napoletani avrebbero versato oltre un milione di euro tra il 2006 ed il 2012 a De Riu, che faceva da tramite a Mendella, all’epoca responsabile verifiche e accertamenti del Comando provinciale Guardia di Finanza di Napoli. Dal comando di Napoli Mendella era poi stato trasferito a Roma. E per questo anche la holding “Gotha s.p.a.“, oggetto di una verifica pilotata eseguita dall’ufficio coordinato da Mendella, avrebbe trasferito la propria sede legale nella Capitale. Le indagini, ancora in corso, sono state condotte dalla Digos, con il contributo della Direzione centrale di Polizia criminale, del Comando Provinciale e del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma.

Bardi era stato indagato nel 2011 con le accuse di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. L’anno successivo, tuttavia, la sua posizione fu archiviata dal gip su richiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Al centro dell’inchiesta era l’ex deputato del Pdl Alfonso Papa, per il quale ora è in corso il processo. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’ex parlamentare riceveva notizie coperte da segreto su indagini in corso e se ne serviva per ricattare alcuni imprenditori dai quali riceveva così denaro o altre utilità. Nell’inchiesta era coinvolto anche l’uomo d’affari Luigi Bisignani che ha patteggiato la pena.

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Carige, atti a Torino per magistrati citati da indagati nelle intercettazioni

Ma se le conversazioni captate dagli investigatori siano o no millanterie verrà stabilito dai pm piemontesi competenti per reati commessi dai magistrati genovesi. Il fascicolo è stato aperto a modello 45 ovvero per atti relativi a ed è quindi senza titolo di reato e senza indagati. Per il momento. Le toghe coinvolte smentiscono e annunciano querela

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 giugno 2014Commenti (0)



Era già leggendo l’ordinanza di custodia cautelare che si capiva che Giovanni Berneschi, potentissimo presidente della Banca Carige e fino al giorno dell’arresto vice presidente Abi, aveva potuto probabilmente contare su coperture di ogni tipo. Anche quelle fornite da alcune toghe. Uno scenario emerso dalle intercettazioni. Ma se le conversazioni tra gli indagati, captate dagli investigatori, siano o no millanterie verrà stabilito dai pm di Torino, competenti per reati commessi dai magistrati genovesi, che hanno ricevuto gli atti dai colleghi di Genova. Il fascicolo è stato aperto a modello 45 ovvero per “atti relativi a” ed è quindi senza titolo di reato e senza indagati. Per il momento.

Gli indagati nelle intercettazioni parlano di quattro magistrati. L’inchiesta sta di fatto investendo quattro magistrati liguri. Nelle intercettazioni del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza alcuni colloqui tra gli indagati nella truffa a danno della banca genovese tirano in ballo il procuratore capo di La Spezia, Maurizio Caporuscio, il giudice del Tribunale civile di questa città, Pasqualina Fortunato; il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero e il procuratore aggiunto di Genova, Vincenzo Scolastico. Anche se quest’ultimo non è citato per nome, ma identificabile.

Il giudice per le indagini preliminari, Adriana Petri, parlando di Berneschi aveva sottolineato le “presunte entrature dell’indagato negli ambienti giudiziari di Genova e di La Spezia” anche grazie a un avvocato. “Un inquietante scenario che si profila, del summenzionato legale che apprende da personale addetto agli uffici giudiziari e che ha accesso ai terminali riservati della Procura della Repubblica, se vi sono iscrizioni a carico del Berneschi, così da riferirne all’indagato…”. Che pensava di essere intercettato e per questo al telefono tentava di usare un linguaggio criptico.

L’avvocato, la moglie giudice e l’inchiesta su Berneschi. Uno degli episodi più inquietanti riguarderebbe Andrea Baldini. L’avvocato spezzino (ex consigliere del Cda di Carige Vita) è marito del giudice Fortunato, e in un colloquio con l’ex numero uno di Carige viene sollecitato sull’interessamento di una inchiesta suo carico. Baldini lo aggiorna: “Sono andato a parlare con Caporuscio e gli ho detto… ehm … dico, guarda, vengo qua per un amico carissimo che è Berneschi vediamo subito! … Ha aperto il computer sì. .. sì la pratica è qua… l’ha fatta vedere solo a me perché sono io…”. L’avvocato informerà successivamente Berneschi che è stata chiesta l’archiviazione. Il giudice Fortunato racconta che non è riuscita a convincere una segretaria ad ottenere informazioni e dice al marito: “Andrè, va a parlà tu cò Maurizio direttamente”.

Il gip e i procedimenti penali chiusi senza che fosse esercitata l’azione penale. Ferdinando Menconi, l’ex amministratore di Carige Vita Nuova, e l’imprenditore Sandro Calloni, di Berneschi dicono. “Che Dio lo assista, magari a Genova è protetto…”. Il primo a un certo punto, è il 13 aprile 2014, dice anche: “… Sento odore di procure… io c’ho delle previsioni… il Vice procuratore di Genova… mi ha detto… te non sei … stattene fuori”. Forse anche per queste coperture nelle prima pagine dell’ordine di cattura il gip ha scritto che “per ragioni diverse i procedimenti penali che si sono occupati di tale fenomeno si sono chiusi senza che fosse esercitata l’azione penale“. E per “tale fenomeno” il giudice intende il prolungarsi nel tempo della spoliazione dell’istituto: almeno 21 milioni di euro.



Negli ambienti giudiziari c’è riserbo. Ma l’altro ieri il procuratore aggiunto di Torino, Marco Gianoglio, e il pm Vittorio Nessi, sono stati a colloquio nell’ufficio del procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. Gli indagati vantano entrature e coperture ma potrebbe trattarsi di millanterie o calunnie. Anche se la riflessione del gip sulle inchieste abortite potrebbe invece far propendere per uno scenario tutto diverso. Perché gli indagati, inconsapevoli di essere intercettati, avrebbero dovuto parlare così?

L’indagato: “Col procuratore tutti i sabati beviamo il caffè”. Ancora Menconi al telefono con un amico spera che “l’attuale procuratore capo Di Lecce, che ha 77 anni (in realtà ne ha dieci di meno) vada presto in pensione”, e spiega che gli è stato detto “da quello che procuratore lo è stato due anni e adesso è vice capo… col quale quasi tutti i sabati beviamo un caffè“. Non si cita Vincenzo Scolastico, ma il riferimento è chiaro, lui è l’unico tra i cinque procuratori aggiunti ad aver ricoperto quella funzione. Che, però, smentisce qualsiasi contatto “con questi criminali che infangano le persone. Conosco Menconi, ma non ho mai avuto alcun rapporto, incontro o altro – precisa – io vado sempre scortato, ho decine di poliziotti e carabinieri che possono testimoniare”.

Altro episodio, ancora tutto da vagliare, è quello che vede Berneschi parlare di un presunto colloquio con il procuratore Francantonio Granero (il figlio di questo, Gianluigi, è consigliere nel Cda di Banca Carisa). A Savona, Berneschi è indagato per il crac Nucera. Il magistrato non solo nega di averlo mai sentito ma annuncia querela.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... i/1023185/
camillobenso
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Re: Non c'è il due senza il tre, il tre senza il quattro, il

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Usura, indagati vertici Bnl, Unicredit, Mps. Ci sono anche Tarantola e Saccomanni
L'inchiesta è stata chiusa dalla Procura di Trani. Tra le 62 persone alle quali la Guardia di Finanza di Bari sta notificando l’avviso di fine indagine ci sono l'attuale presidente della Rai, all'epoca dei fatti capo della Vigilanza di Bankitalia, e l'ex ministro dell'Economia, allora dg di via Nazionale. La lista comprende anche Luigi Abete, Alessandro Profumo, Federico Ghizzoni, Giuseppe Mussari, Francesco Gaetano Caltagirone

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 giugno 2014Commenti (348)



I tassi applicati erano più alti di quelli concordati. Per questo la procura di Trani contesta ai vertici di alcuni importanti istituti di credito italiani il reato che di solito si applica alla criminalità comune o anche organizzata: l’usura. Nella fattispecie si tratta però di concorso in usura bancaria: quella che consiste nell’applicare tassi di interesse sui prestiti superiori rispetto alle soglie fissate ogni tre mesi dalla Banca d’Italia. Così nel registro degli indagati della piccola procura pugliese – già protagonista di inchieste clamorose come quelle sulle agenzie di rating – sono finiti non solo i vertici (in alcuni casi ex) di Bnl, Unicredit, Mps e Banca popolare di Bari (Bpb), ma anche il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex dg di via Nazionale. Sessantadue, in tutto, i destinatari dell’avviso di fine indagine.

Nel registro degli indagati i vertici di Bnl, Mps, Unicredit. Hanno ricevuto l’avviso di fine indagine per usura il presidente del cda di Bnl Luigi Abete, l’ad Fabio Gallia, l’ex vicepresidente Piero Sergio Erede e il presidente del collegio sindacale Pier Paolo Piccinelli. Per quanto riguarda Unicredit sono sotto inchiesta l’ex ad Alessandro Profumo, ora presidente di Mps, l’attuale ad Federico Ghizzoni, il vicepresidente vicario Candido Fois, l’ex presidente Dieter Rampl e il dg Roberto Nicastro. Coinvolti anche Paolo Savona, ex presidente del cda di Unicredit Banca di Roma, Mario Fertonani, ex presidente di Unicredit Banca d’Impresa, e Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, nella sua precedente qualità di ad di Unicredit Banca d’Impresa. Per Mps sono indagati l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone, per la Banca Popolare di Bari l’attuale presidente del cda e ad, Marco Jacobini, l’ex presidente Fulvio Saroli e il dg Pasquale Lorusso.

Per il ruolo avuto in Bankitalia sono indagati anche l’ex direttore generale Vincenzo Desario e gli ex capi della Vigilanza succedutisi nel tempo: Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Per il ministero dell’Economia è indagato Giuseppe Maresca, a capo della quinta direzione del dipartimento del Tesoro. A loro, oltre che a Tarantola e Saccomanni, viene contestato di avere – tra il 2005 e il 2012 – adottato consapevolmente determinazioni amministrative in contrasto con la legge sull’usura fornendo un “contributo morale necessario” ai fatti-reati di usura “materialmente commessi dalle banche”.

Vittime dei tassi usurai imprenditori del barese. Il reato di usura (bancaria) continuata ed aggravata sarebbe stato commesso dalle banche ai danni di alcuni imprenditori del barese nell’ambito di finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente. Per il pm inquirente, Michele Ruggiero, il reato di usura è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e del dirigente del ministero del Tesoro Maresca. Secondo l’accusa questi ultimi, contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, prescrivevano alle banche di calcolare gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’ anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente. Queste indicazioni – su cui del resto anche la Corte di Cassazione si è espressa, nel 2013, smentendo le circolari di via Nazionale – permettevano alle banche di elaborare tassi effettivi globali (i cosiddetti Teg) falsati. Cioè più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza, stando alle indagini della Guardia di Finanza, gli interessi applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su conto corrente) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’ pur essendo in concreto superiori e, come tali, usurari. Bnl, secondo i conteggi della pubblica accusa, avrebbe lucrato in questo modo oltre 53mila euro, il gruppo Unicredit più di 15mila, Mps circa 27mila euro mentre la Banca Popolare di Bari solo 296 euro.

Unicredit: “Infondato l’impianto accusatorio”. “Unicredit ritiene infondato l’impianto accusatorio“. Così l’istituto di credito replica al provvedimento della Procura di Trani che vede tra gli indagati per usura anche il suo amministratore delegato Federico Ghizzoni. La banca sottolinea quindi di riporre “piena fiducia nell’operato dell’organo giudicante e confida che, come è avvenuto in casi analoghi che hanno interessato e interessano l’intero settore bancario, venga riconosciuta l’assoluta correttezza dell’operato”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06 ... i/1022840/
camillobenso
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Re: Non c'è il due senza il tre, il tre senza il quattro, il

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Usura bancaria. Indagati i vertici di Bnl, Unicredit e Mps.
11/06/2014 di triskel182


Sessantadue in tutte le persone alle quali la Gdf di Bari notifica l’avviso di fine indagine. Tra loro Abete, Gallia, Profumo e Ghizzoni.

Indagati a Trani i vertici di Bnl, Unicredit, Mps e di Banca popolare di Bari (Bpb) per concorso in usura bancaria. Tra le 62 persone alle quali la Gdf di Bari notifica l’avviso di fine indagine vi sono il presidente del Cda di Bnl Luigi Abete e l’ad Fabio Gallia; per Unicredit l’ex ad Alessandro Profumo, ora presidente del Cda di Mps, e l’attuale ad Federico Ghizzoni; per Mps l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone. Agli indagati si contestano tassi usurari su finanziamenti. Tra i nomi citati nell’indagine ci sono anche quello del presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex dg di Bankitalia.

Il reato di usura (bancaria) continuata ed aggravata viene contestato dalla procura di Trani ai danni di alcuni clienti-imprenditori del barese delle banche sottoposte ad accertamenti in relazione a finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente. Secondo il pm il reato di usura è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e di un attuale dirigente del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e Finanze. Questi ultimi – secondo l’accusa – contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, prescrivevano alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’, anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente, così precostituendo le condizioni per un’elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati poichè più bassi di quelli effettivamente praticati. Di conseguenza – secondo le indagini della Guardia di Finanza - gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni su c/c) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’, pur essendo in concreto ad essi superiori e, come tali, usurari.

Da rainews.it
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