Francesco un papa ...Cristiano!

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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paolo11
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da paolo11 »

Papa Francesco.Tiragli le orecchie a quel sacendote che ha dato la comunione a quei soggetti.
Ciao
Paolo11
paolo11
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da paolo11 »

http://www.funweek.it/tv/fdb-buffet-vip ... deogallery
ROMA: Il giallo vaticano che non piace al papa.
Un po di casta sul terrazzo.Per quello nel plastico di Grillo c'era pure Vespa.

Ciao
Paolo11
peanuts
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da peanuts »

Sentite, il papa sta partendo con un aereo Alitalia
Chi lo paga il viaggio?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

Nell'ultimo numero di Limes, Anna Maria Cossiga si chiede se Francesco è comunista.


Francesco piace alla sinistra ma è inviso ai conservatori (se n'è accorta pure lei) - dichiara la giornalista.

Poi prosegue sostenendo che i valori di Carlo Marx sono quelli di Gesù Cristo.

Io non avrei titolato : Francesco è comunista?, ma Francesco è socialista?

Questo perché su questo pianeta il comunismo è un'utopia, anche perché siamo sempre in una fase iniziale e l'umanità è ancora troppo primitiva per raggiungere un modello di vita di quel tipo, e ci vorranno migliaia e migliaia d'anni prima di raggiungere quel modello culturale. Ammesso che ci si arrivi e che la volontà distruttiva dell'animale uomo non distrugga prima il pianeta.

Oppure che la "stella sole" non esaurisca prima la sua spinta propulsiva.

E' pertanto un inganno proporre ora questo sistema sociale.

Al di là di questa riflessione, scatta l'allarme Francesco.

La festa è già finita?

In Vaticano hanno fretta di sbarazzarsene alla svelta di questo rompi che ha rovinato i loro piani?

I primi a non credere nell'aldilà sono proprio coloro che stazionano in Vaticano.

Più giorni vive Francesco, meno giorni hanno loro di esercitare la loro vita godereccia.

NB. Se fossimo ai tempi di Giordano Bruno, sarei destinato al rogo per queste idee.





FRANCESCO È STANCO E NELLO IOR TORNA LA GUERRA DI POLTRONE

(Chiara Paolin).

28/06/2014 di triskel182

ALL’ULTIMO MOMENTO BERGOGLIO NON VA AL GEMELLI LA CURIA: ”RITMI ASSILLANTI, SOLO UNA LIEVE INDISPOSIZIONE” LA LISTA DEI MANCATI APPUNTAMENTI SI FA SEMPRE PIÙ LUNGA.

L’aggettivo che racconta bene lo stupore viene pronunciato nella calura pomeridiana da Maurizio Guizzardi, direttore del Policlinico Gemelli di Roma: “Siamo sconcertati per l’annullamento all’ultimo minuto della visita del Papa al Gemelli, delusi soprattutto per i tanti pazienti che lo attendevano”.

Era tutto pronto: gli striscioni, il percorso tra i vari reparti, le mamme col pancione e gli anziani da accarezzare. Tre ore piene con visita dei malati, benedizioni, messa e saluto alle autorità. Un vigoroso abbraccio di Francesco all’ospedale dove i papi vanno a curarsi, un’occasione speciale per celebrare i 50 anni di attività, con tanto di consegna delle reliquie di San Giovanni XXIIII e soprattutto di San Giovanni Paolo II, perché qui i medici salvarono la vita a papa Wojtyla dopo l’attentato in piazza San Pietro. Ieri, dalle 15.30 alle 18.45, Bergoglio doveva ripercorrere quella storia, e invece i dirigenti dell’ospedale si sono trovati davanti la faccia stizzita di monsignor Guido Marini, il cerimoniere pontificio che con la sua squadra stava ritoccando gli ultimi dettagli: “Perché il papa non viene? Ah, se non lo sapete voi…” ha sospirato Marini.



Alle ore 16, sul piazzale affollato da migliaia di fedeli, si è presentato a celebrare messa il cardinale Angelo Scola: “Inviamo da qui un grande abbraccio a papa Francesco, perché presto superi questa sua indisposizione” ha detto. Dalle finestre i pazienti hanno ascoltato preoccupati, mentre i fedeli più sbarazzini scattavano foto a fianco della papamobile, rimasta lì ferma.

PADRE FEDERICO Lombardi, responsabile della sala stampa vaticana, ha chiuso la giornata con un messaggio rassicurante: “Il ritmo degli impegni del Papa è talmente assillante che non sorprende possano esserci momenti di indisposizione”. I bollettini non ufficiali parlano di febbri improvvise e problemi col colesterolo, e di certo un uomo di 77 anni (che vive con un solo polmone da quando ne aveva 21) non ha le forze di un ragazzino.

Tuttavia, la lista degli appuntamenti presi e poi saltati si allunga e segnala una difficoltà sempre più evidente: il 15 maggio al santuario del Divino Amore, il 9 giugno l’udienza con il Csm, il 19 alla processione del Corpus Domini. “Ma per i prossimi giorni è tutto confermato”, insiste padre Lombardi, alle prese oltretutto con le nuove voci di guerra all’interno dello Ior. Ernst von Freyberg, il presidente incaricato da papa Ratzinger di ripulire la banca vaticana, sarebbe pronto alle dimissioni dopo un solo anno di lavoro: troppo difficile anche per un tedesco mettere ordine nelle Opere di Religione. L’ordine di Bergoglio è applicare la politica della “tolleranza zero” contro le attività illegali, ma le guerre di potere interne continuano a mietere vittime. In questa fase Von Freyberg appare in seria difficoltà, complice l’ultimo scandalo dei 15 milioni di euro concessi alla casa cinematografica Lux Vide e scarsamente dettagliati nei report del presidente.

Ben quotata per la successione risulta la cordata del maltese Joseph Zahra e del francese Jean Battiste de Franssu: gente esperta di finanza, forse anche troppo per i gusti poveri di Francesco. A lui piacerebbe un nome più semplice, ma non è facile compiere scelte pesanti quando le forze latitano.

Da Il Fatto Quotidiano del 28/06/2014.
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

29 GIU 2014 15:26
1. INTERVISTA BOMBA AL PAPA! “MARX NON HA INVENTATO NULLA. I COMUNISTI CI HANNO DERUBATO LA BANDIERA. LA BANDIERA DEI POVERI È CRISTIANA. I POVERI AL CENTRO DEL VANGELO” -


2. “UNA VOLTA MI AVVERTIRONO CHE SU UNA STRADA DI BUENOS AIRES C'ERANO RAGAZZINE PROSTITUTE DI 12 ANNI. MI SONO INFORMATO ED EFFETTIVAMENTE ERA COSÌ. MI HA FATTO MALE. MA ANCORA DI PIÙ VEDERE CHE SI FERMAVANO AUTO DI GROSSA CILINDRATA GUIDATE DA ANZIANI. POTEVANO ESSERE I LORO NONNI. FACEVANO SALIRE LA BAMBINA E LA PAGAVANO 15 PESOS CHE POI SERVIVANO COMPRARE GLI SCARTI DELLA DROGA, IL "PACCO". PER ME SONO PEDOFILI QUESTE PERSONE CHE FANNO QUESTO ALLE BAMBINE. SUCCEDE ANCHE A ROMA. LA CITTÀ ETERNA CHE DOVREBBE ESSERE UN FARO NEL MONDO È SPECCHIO DEL DEGRADO MORALE DELLA SOCIETÀ” -


3. “NON TIFO PER NESSUNO, DAVVERO. HO PROMESSO A DILMA ROUSSEF DI RESTARE NEUTRALE’’ -


4. ‘’NON DICO CHE TUTTI SIANO CORROTTI, MA E’ DIFFICILE RIMANERE ONESTI IN POLITICA” -





Franca Ginasoldati per il Messaggero.it


L'appuntamento è a Santa Marta, di pomeriggio. una veloce verifica e uno svizzero mi fa accomodare in un piccolo salottino. Sei poltroncine verdi di velluto un po' liso, un tavolino di legno, un televisore di quelli antichi, col pancione. Tutto in ordine perfetto, il marmo tirato a lucido, qualche quadro. Potrebbe essere una sala d'aspetto parrocchiale, una di quelle dove si va per chiedere un consiglio, o per fare i documenti matrimoniali.


Francesco entra sorridendo: «Finalmente! Io la leggo e ora la conosco». Arrossisco. «Io invece la conosco e ora la ascolto». Ride. Ride di gusto, il Papa, come farà altre volte nel corso di un'ora e passa di conversazione a ruota libera. Roma con i suoi mali di megalopoli, l'epoca di cambiamenti che indeboliscono la politica; la fatica nel difendere il bene comune; la riappropriazione da parte della Chiesa dei temi della povertà e della condivisione («Marx non ha inventato nulla»), lo sgomento di fronte al degrado delle periferie dell'anima, scivoloso abisso morale in cui si abusa dell'infanzia, si tollera l'accattonaggio, il lavoro minorile e, non ultimo, lo sfruttamento di baby prostitute nemmeno quindicenni. E i clienti che potrebbero essere i loro nonni; «pedofili»: il Papa li definisce proprio così.


Francesco parla, spiega, si interrompe, ritorna. Passione, dolcezza, ironia. Un filo di voce, sembra cullare le parole. Le mani accompagnano il ragionamento, le intreccia, le scioglie, sembrano disegnare geometrie invisibili nell'aria. E’ in ottima forma a dispetto delle voci sulla sua salute. E' l'ora della partita Italia-Uruguay.

Santo Padre, lei per chi tifa?

«Ah io per nessuno, davvero. Ho promesso al presidente del Brasile (Dilma Roussef ndr) di restare neutrale».


Cominciamo da Roma?

«Ma lo sa che io Roma non la conosco? Pensi che la Cappella Sistina l'ho vista per la prima volta quando ho preso parte al conclave che elesse Benedetto XVI (2005 ndr). Non sono nemmeno mai stato ai musei. Il fatto è che da cardinale non venivo spesso. Conosco Santa Maria Maggiore perché ci andavo sempre. E poi San Lorenzo fuori le mura dove sono andato per delle cresime quando c'era don Giacomo Tantardini. Ovviamente conosco Piazza Navona perché ho sempre alloggiato a via della Scrofa, là dietro».


C'è qualcosa di romano nell'argentino Bergoglio?

«Poco e niente. Io sono più piemontese, sono quelle le radici della mia famiglia di origine. Tuttavia sto cominciando a sentirmi romano. Intendo andare a visitare il territorio, le parrocchie. Sto scoprendo poco a poco questa città. E' una metropoli bellissima, unica, con i problemi delle grandi metropoli. Una piccola città possiede una struttura quasi univoca, una metropoli, invece, comprende sette o otto città immaginarie, sovrapposte, su vari livelli. Anche livelli culturali. Penso, per esempio, alle tribù urbane dei giovani. E' così in tutte le metropoli. A novembre faremo a Barcellona un convegno dedicato proprio alla pastorale delle metropoli. In Argentina sono stati promossi degli scambi con il Messico. Si scoprono tante culture incrociate, ma non tanto per via delle migrazioni, ma perché si tratta di territori culturali trasversali, fatti di appartenenze proprie. Città nelle città. La Chiesa deve saper rispondere anche a questo fenomeno».


Perché lei, sin dall'inizio, ha voluto sottolineare tanto la funzione di Vescovo di Roma?

«Il primo servizio di Francesco è questo: fare il Vescovo di Roma. Tutti i titoli del Papa, Pastore universale, Vicario di Cristo eccetera, li ha proprio perché è Vescovo di Roma. E' la scelta primaria. La conseguenza del primato di Pietro. Se domani il Papa volesse fare il vescovo di Tivoli è chiaro che mi cacceranno via».

Quarant'anni fa, sotto Paolo VI, il Vicariato promosse il convegno sui mali di Roma. Emerse il quadro di una città in cui chi aveva tanto aveva il meglio, e chi aveva poco il peggio. Oggi, a suo parere, quali sono i mali di questa città?

«Sono quelli delle metropoli, come Buenos Aires. Chi aumenta i benefici, e chi è sempre più povero. Non ero a conoscenza del convegno sui mali di Roma. Sono questioni molto romane, e io all'epoca avevo 38 anni. Sono il primo Papa che non ha preso parte al Concilio e il primo che ha studiato la teologia nel dopo Concilio e, in quel tempo, per noi la grande luce era Paolo VI. Per me la Evangelii Nuntiandi resta un documento pastorale mai superato».


Esiste una gerarchia di valori da rispettare nella gestione della cosa pubblica?

«Certo. Tutelare sempre il bene comune. La vocazione per qualsiasi politico è questa. Un concetto ampio che include, per esempio, la custodia della vita umana, la sua dignità. Paolo VI usava dire che la missione della politica resta una delle forme più alte di carità. Oggi il problema della politica - non parlo solo dell'Italia ma di tutti i Paesi, il problema è mondiale - è che si è svalutata, rovinata dalla corruzione, dal fenomeno delle tangenti. Mi viene in mente un documento che hanno pubblicato i vescovi francesi 15 anni fa. Era una lettera pastorale che si intitolava: Riabilitare la politica e affrontava proprio questo argomento. Se non c'è servizio alla base, non si può nemmeno capire l'identità della politica».


Lei ha detto che la corruzione odora di putrefazione. Ha detto anche che la corruzione sociale è il frutto del cuore malato e non solo di condizioni esterne. Non ci sarebbe corruzione senza cuori corrotti. Il corrotto non ha amici ma utili idioti. Ce lo spiega meglio?

«Ho parlato due giorni di seguito di questo argomento perché commentavo la lettura della Vigna di Nabot. A me piace parlare sulle letture del giorno. Il primo giorno ho affrontato la fenomenologia della corruzione, il secondo giorno di come finiscono i corrotti. Il corrotto, comunque, non ha amici, ma ha solo complici».


Secondo lei si parla così tanto della corruzione perché i mass media insistono troppo sull'argomento, o perché effettivamente si tratta di un male endemico e grave?

«No, purtroppo è un fenomeno mondiale. Ci sono capi di Stato in carcere proprio per questo. Mi sono interrogato molto, e sono arrivato alla conclusione che tanti mali crescono soprattutto durante i cambi epocali. Stiamo vivendo non tanto un'epoca di cambiamenti, ma un cambio di epoca. E quindi si tratta di un cambio di cultura; proprio in questa fase emergono cose del genere. Il cambiamento d'epoca alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria o sociale».

Anche i cristiani sembrano non brillare per testimonianza...

«E' l'ambiente che facilita la corruzione. Non dico che tutti siano corrotti, ma penso sia difficile rimanere onesti in politica. Parlo dappertutto, non dell'Italia. Penso anche ad altri casi. A volte vi sono persone che vorrebbero fare le cose chiare, ma poi si trovano in difficoltà ed è come se venissero fagocitate da un fenomeno endemico, a più livelli, trasversale. Non perché sia la natura della politica, ma perché in un cambio d'epoca le spinte verso una certa deriva morale si fanno più forti».

A lei spaventa più la povertà morale o materiale di una città?

«Mi spaventano entrambe. Un affamato, per esempio, posso aiutarlo affinché non abbia più fame, ma se ha perso il lavoro e non trova più occupazione, ha a che fare con un'altra povertà. Non ha più dignità. Magari può andare alla Caritas e portarsi a casa un pacco viveri, ma sperimenta una povertà gravissima che rovina il cuore. Un vescovo ausiliare di Roma mi ha raccontato che tante persone vanno alla mensa e di nascosto, piene di vergogna, portano a casa del cibo. La loro dignità è progressivamente depauperata, vivono in uno stato di prostrazione».

Per le strade consolari di Roma si vedono ragazzine di appena 14 anni che si prostituiscono nella noncuranza generale, mentre nelle metropolitane si assiste all'accattonaggio dei bambini. La Chiesa è ancora lievito? Si sente impotente come vescovo davanti a questo degrado morale?

«Provo dolore. Provo enorme dolore. Lo sfruttamento dei bambini mi fa soffrire. Anche in Argentina è la stessa cosa. Per alcuni lavori manuali vengono usati i bambini perché hanno le mani più piccole. Ma i bambini vengono anche sfruttati sessualmente, in alberghi. Una volta mi avvertirono che su una strada di Buenos Aires c'erano ragazzine prostitute di 12 anni. Mi sono informato ed effettivamente era così. Mi ha fatto male. Ma ancora di più vedere che si fermavano auto di grossa cilindrata guidate da anziani. Potevano essere i loro nonni. Facevano salire la bambina e la pagavano 15 pesos che poi servivano comprare gli scarti della droga, il "pacco". Per me sono pedofili queste persone che fanno questo alle bambine. Succede anche a Roma. La Città eterna che dovrebbe essere un faro nel mondo è specchio del degrado morale della società. Penso siano problemi che si risolvono con una buona politica sociale».


Che cosa può fare la politica?

‘’Rispondere in modo netto. Per esempio con servizi sociali che seguono le famiglie a capire, accompagnandole ad uscire da situazioni pesanti. Il fenomeno indica una deficienza di servizio sociale nella società».


La Chiesa però sta lavorando tantissimo...

«E deve continuare a farlo. Bisogna aiutare le famiglie in difficoltà, un lavoro in salita che impone lo sforzo comune».

A Roma sempre più giovani non vanno in chiesa, non battezzano i figli, non sanno nemmeno farsi il segno della Croce. Che strategia serve per invertire questo trend?

«La Chiesa deve uscire nelle strade, cercare la gente, andare nelle case, visitare le famiglie, andare nelle periferie. Non essere una chiesa che riceve soltanto, ma che offre».

E i parroci non devono mettere i bigodini alle pecore...

(Ride)«Ovviamente. Siamo in un momento di missione da una decina d'anni. Dobbiamo insistere».

La preoccupa la cultura della denatalità in Italia?

«Penso si debba lavorare di più per il bene comune dell'infanzia. Mettere su famiglia è un impegno, a volte non basta lo stipendio, non si arriva alla fine del mese. Si ha paura di perdere il lavoro o di non potere più pagare l'affitto. La politica sociale non aiuta. L'Italia ha un tasso bassissimo di natalità, la Spagna lo stesso. La Francia va un po' meglio ma è bassa anche lei. E' come se l'Europa si fosse stancata di fare la mamma, preferendo fare la nonna. Molto dipende dalla crisi economica e non solo da una deriva culturale improntata all'egoismo e all'edonismo. L'altro giorno leggevo una statistica sui criteri di spesa della popolazione a livello mondiale. Dopo alimentazione, vestiti e medicine, tre voci necessarie, seguono la cosmetica e le spese per animali domestici».


Contano più gli animali che i bambini?

«Si tratta di un altro fenomeno di degrado culturale. Questo perché il rapporto affettivo con gli animali è più facile, maggiormente programmabile. Un animale non è libero, mentre avere un figlio è una cosa complessa».

Il Vangelo parla di più ai poveri o ai ricchi per convertirli?

«La povertà è al centro del Vangelo. Non si può capire il Vangelo senza capire la povertà reale, tenendo conto che esiste anche una povertà bellissima dello spirito: essere povero davanti a Dio perché Dio ti riempie. Il Vangelo si rivolge indistintamente ai poveri e ai ricchi. E parla sia di povertà che di ricchezza. Non condanna affatto i ricchi, semmai le ricchezze quando diventano oggetti idolatrati. Il dio denaro, il vitello d'oro».


Lei passa per essere un Papa comunista, pauperista, populista. L'Economist che le ha dedicato una copertina afferma che parla come Lenin. Si ritrova in questi panni?

«Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. Prendiamo Matteo 25, il protocollo sul quale noi saremo giudicati: ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato in carcere, ero malato, ignudo. Oppure guardiamo le Beatitudini, altra bandiera. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani» (ride).

Se mi permette una critica..


«Certo...»

Lei forse parla poco delle donne, e quando ne parla affronta l'argomento solo dal punto di vista del maternage, la donna sposa, la donna madre, eccetera. Eppure le donne ormai guidano Stati, multinazionali, eserciti. Nella Chiesa, secondo lei, le donne che posto occupano?

«Le donne sono la cosa più bella che Dio ha fatto. La Chiesa è donna. Chiesa è una parola femminile. Non si può fare teologia senza questa femminilità. Di questo, lei ha ragione, non si parla abbastanza. Sono d'accordo che si debba lavorare di più sulla teologia della donna. L'ho detto e si sta lavorando in questo senso».


Non intravede una certa misoginìa di fondo?

«Il fatto è che la donna è stata presa da una costola.. (ride di gusto). Scherzo, la mia è una battuta. Sono d'accordo che si debba approfondire di più la questione femminile, altrimenti non si può capire la Chiesa stessa».

Possiamo aspettarci da lei decisioni storiche, tipo una donna capo dicastero, non dico del clero...

(ride) «Beh, tante volte i preti finiscono sotto l'autorità delle perpetue...»

Ad agosto lei andrà in Corea. E' la porta per la Cina? Lei sta puntando sull'Asia?

«In Asia andrò due volte in sei mesi. In Corea ad agosto per incontrare i giovani asiatici. A gennaio nello Sri Lanka e nelle Filippine. La Chiesa in Asia è una promessa. La Corea rappresenta tanto, ha alle spalle una storia bellissima, per due secoli non ha avuto preti e il cattolicesimo è avanzato grazie ai laici. Ci sono stati anche martiri. Quanto alla Cina si tratta di una sfida culturale grande. Grandissima. E poi c'è l'esempio di Matteo Ricci che ha fatto tanto bene...»


Dove sta andando la Chiesa di Bergoglio?

«Grazie a Dio non ho nessuna Chiesa, seguo Cristo. Non ho fondato niente. Dal punto di vista dello stile non sono cambiato da come ero a Buenos Aires. Sì, forse qualcosina, perché si deve, ma cambiare alla mia età sarebbe stato ridicolo. Sul programma, invece, seguo quello che i cardinali hanno chiesto durante le congregazioni generali prima del conclave. Vado in quella direzione. Il Consiglio degli otto cardinali, un organismo esterno, nasce da lì. Era stato chiesto perché aiutasse a riformare la curia. Cosa peraltro non facile perché si fa un passo, ma poi emerge che bisogna fare questo o quello, e se prima c'era un dicastero poi diventano quattro. Le mie decisioni sono il frutto delle riunioni pre conclave. Nessuna cosa l'ho fatta da solo».

Un approccio democratico...

«Sono state decisioni dei cardinali. Non so se un approccio democratico, direi più sinodale, anche se la parola per i cardinali non è appropriata».

Cosa augura ai romani per i Patroni San Pietro e Paolo?

«Che continuino a essere bravi. Sono tanto simpatici. Lo vedo nelle udienze e quando vado nelle parrocchie. Auguro loro di non perdere la gioia, la speranza, la fiducia nonostante le difficoltà. Anche il romanaccio è bello».

Wojtyla aveva imparato a dire, volemose bene, damose da fa'. Lei ha imparato qualche frase in romanesco?

«Per ora poco. Campa e fa' campa'». (Naturalmente ride)
camillobenso
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

Da Limes del 3 marzo 2014

LE CONSEGUENZE DI FRANCESCO

IL PAPA E'
COMUNISTA?


di Anna Maria COSSIGA
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Francesco entusiasma la sinistra e irrita i conservatori ma non è un marxista. Le sue parole si iscrivono nella dottrina della chiesa, da Leone XIII a Giovanni P Paolo II. Fatto è che gli ideali di Marx hanno molto in comune con quelli di Gesù.
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DICEVA HELDER CAMARA, IL VESCOVO delle favelas:<<Quando do da mangiare ad un povero tutti mi chiamano santo. Ma quando mi chiedo perché non hanno cibo allora tutti mi chiamano comunista>>.

Lo stesso potrebbe dire papa Francesco. Nel suo caso, però, l'attenzione rivolta ai poveri e ai diseredati, non è per alcuni, indice di santità.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da camillobenso »

La Chiesa con Francesco “Pedofili, tolleranza zero” Ma dagli Usa: ora i fatti
(PAOLO RODARI).
14/07/2014 di triskel182

Monsignor Pennisi: “Dopo le sue parole indietro non si torna” Don Di Noto: “È una rivoluzione, le colpe non vanno negate”.


CITTÀ DEL VATICANO - «Ha ragione il Papa. Seppure la pedofilia nella Chiesa sia diminuita, anche solo pochi casi lacerano il cuore e pesano sulle nostre coscienze. Oggi la linea è della non tolleranza e indietro non si torna. Se non fosse così non si spiegherebbe il caso clamoroso dell’ex nunzio nella Repubblica Dominicana, monsignor Jozef Wesolowski, da poco ridotto allo stato laicale per abusi sessuali». Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e membro della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università della Cei, commenta l’ultimo colloquio del Papa con Eugenio Scalfari, spiegando che, «fra l’altro, la non tolleranza in questi casi è del dna del diritto ecclesiale: la prescrizione per i reati di abusi sessuali su minori è praticamente inesistente nella Chiesa, non così nel diritto penale».

Eppure, in passato, alcuni vescovi hanno coperto i casi, spostando i preti pedofili di diocesi in diocesi. «È vero — spiega don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter che lotta contro la pedofilia — però con Francesco è in atto una rivoluzione. La riforma principale che il Papa sta mettendo in campo, più che quella della curia romana o liturgica è inerente il crimine della pedofilia. Una macchia per la Chiesa
(e non solo) di cui finalmente si parla senza semplificazioni».
Ieri padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, nel precisare che il colloquio fra il Papa e Scalfari non è stato «un’intervista nel senso abituale del termine» perché seppure «cordiale e molto interessante » riporta virgolettati che sono frutto della memoria da «esperto giornalista» di Scalfari ma non di trascrizione precisa di una registrazione, ha spiegato che Francesco non ha parlato di cardinali pedofili. Nella Chiesa però vi sono casi dolorosi: oltre al cardinale Hans Hermann Groer a capo della diocesi di Vienna dal 1986 al 1995 e accusato di avere molestato sessualmente degli alunni minorenni del seminario di Hollabrunn, c’è la più recente vicenda del cardinale scozzese Keith O’Brien che ha ammesso la propria responsabilità per molestie sessuali compiute nei confronti di seminaristi nell’arco di trent’anni. Per questo, fra l’altro, non partecipò al recente conclave. «La Chiesa non deve negare le sue responsabilità — dice ancora don Di Noto — . Proprio recentemente è stato Francesco a parlare
di gravi responsabilità dei capi della Chiesa. Le colpe ci sono e pesano. Occorre non negare ma combattere, con una riforma dura come è credo negli auspici del Papa. Ho letto il colloquio con Scalfari pubblicato ieri. Se il dato del due per cento di pedofilia nella Chiesa è vero, credo sia un numero preoccupantissimo. Significa che più di 8600 preti in tutto il mondo compiono abusi. È una cifra che inquieta». Tanto che sempre ieri è stata Barbara Dorris, dirigente dell’associazione statunitense Sanp che lotta contro gli abusi sessuali commessi da religiosi, a parlare di cifre gravi e preoccupanti e a chiedere: «Ora però alle parole seguano i fatti».
La Chiesa con Francesco sta agendo come non aveva fatto prima. È vero, è stato Benedetto XVI a squarciare il velo di omertà che aveva caratterizzato i pontificarti precedenti. Ma è innegabile che con Bergoglio una spinta ulteriore è stata data. «Lasciate che i bambini vengano a me», disse Gesù. A significare che è della missione del cristianesimo accogliere l’innocenza. Mentre violarla dovrebbe essere azione a ogni cristiano estranea. La Chiesa fin dal III secolo ha assunto posizioni durissime verso coloro che offendevano i bambini. Poi qualcosa si rotto. «Le coperture — dice don Di Noto — sono state e sono spine amare. Chi ha sbagliato deve chiedere perdono. Mentre la Chiesa penitente e sofferente deve assumersi
le proprie responsabilità». Lo sta facendo Francesco che una settimana fa durante una Messa celebrata alla presenza di sei vittime della pedofilia dei preti ha detto: «I capi della Chiesa non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso». Gli abusi del clero sui bimbi, e in particolare i suicidi di chi non ha retto alla pena, «pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza, e su quella di tutta la Chiesa». Per questo, «chiedo perdono anche per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa».
A fianco del Papa lavora il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston. Fu lui fra i primi a rompere, dopo l’éra del cardinale Bernard Law, il tabù di una diocesi macchiata da crimini commessi dai suoi preti. Di lì un vento nuovo iniziò a entrare nella Chiesa. Non a caso è a O’Malley che Francesco ha affidato la Commissione pontificia per la Tutela dei Minori da lui creata lo scorso dicembre. Una Commissione che ha aperto le porte anche alle vittime. Fra queste l’irlandese Marie Colllins che lo scorso marzo disse a Repubblica : «Non è scontato che la Chiesa chieda a una vittima della pedofilia dei preti aiuto per migliorare la protezione dei minori. Tuttavia ritengo che questo sia un passo decisivo. Non si può cambiare se la voce di chi ha subìto abusi non è ascoltata». La Commissione lavora con impegno seppure i numeri facciano ancora oggi impressione: 800 le denunce arrivate alla Congregazione per la dottrina della fede nel solo 2004, l’anno peggiore. È di 600 la media annuale delle denunce presentate nel 2010, 2011 e 2012 (in maggioranza per abusi commessi dal 1965 al 1985). E sono 400 i preti accusati di molestie su minori ridotti allo stato laicale da Benedetto XVI nel biennio 2011-2012. Da capogiro i risarcimenti pagati: 600 milioni sono i dollari versati nel 2002 dall’arcivescovado di Los Angeles a 500 presunte vittime di abusi ed è di 8 milioni di dollari la cifra versata dalla Chiesa austriaca per 800 casi di abusi nel 2010. In Canada la Chiesa ha addirittura pagato indennizzi per 706 milioni di dollari.

Da La Repubblica del 14/’07/2014.
erding
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da erding »

Ieri padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, nel precisare che il colloquio fra il Papa e Scalfari non è stato «un’intervista nel senso abituale del termine» perché seppure «cordiale e molto interessante » riporta virgolettati che sono frutto della memoria da «esperto giornalista» di Scalfari ma non di trascrizione precisa di una registrazione, ha spiegato che Francesco non ha parlato di cardinali pedofili.
Mi chiedo il perché di questa precisazione da parte di padre Federico Lombardi molto simile ad una smentita.
Come portavoce vaticano... porta la voce di Francesco ?
Non potrebbe essere che così (?) eppure...

Difficile pensare che Scalfari abbia potuto aggiungere o peggio inventare o travisare simili affermazioni fatte da un papa,
così facendo si precluderebbe qualsiasi altra possibilità di colloquio con una personalità tanto importante.
Escluderei anche un ripensamento da parte del vescovo di Roma, non mi sembra che Francesco sprechi le parole...
quale sarà il vero senso di questa puntualizzazione?
erding
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da erding »

Francesco vescovo di Roma... condizionato(?)
I preti Casertani... censurati(?)


LA STRANA VISITA DEL PAPA A CASERTA: IMPROVVISATA E CENSURATA

CASERTA-ADISTA. Quella di papa Francesco a Caserta è una visita piuttosto anomala: sabato 26 si recherà nella città campana per una visita pastorale lampo di poco più di tre ore; e due giorni dopo, lunedì 28, tornerà a Caserta per un incontro privato con un suo amico, il pastore pentecostaleGiovanni Traettino, della Chiesa evangelica della riconciliazione.

Non era mai capitato che un papa si recasse per due volte nella stessa città nell’arco di tre giorni. Ma questa circostanza è stata determinata da un improvviso cambio di programma a cui il Vaticano è stato di fatto “costretto” dalle pressioni arrivate direttamente dal vescovo di Caserta,mons. Giovanni D’Alise. Inizialmente, infatti, non era prevista alcuna visita pastorale ufficiale a Caserta, ma solo una visita privata di Bergoglio al pastore Traettino, come confermato lo scorso 10 luglio anche dal direttore della sala stampa della Santa sede, p. Federico Lombardi, in seguito ad alcune indiscrezioni pubblicate dal Mattino. «In occasione di un incontro avuto a Roma con un gruppo di pastori evangelici nel mese scorso – aveva detto Lombardi –, papa Francesco ha manifestato a un pastore amico, Giovanni Traettino, da lui ben conosciuto già dal tempo di Buenos Aires, l’intenzione di recarsi in forma del tutto privata, estremamente semplice e rapida, nel corso di una sola mattinata, a visitare la sua chiesa, a Caserta», «prevedibilmente il prossimo 26 luglio».

A Caserta, sia in curia che nei palazzi della politica, la notizia della visita privata del papa è stata presa malissimo: Bergoglio – questi i malumori che circolavano – si sarebbe recato in città non per incontrare i cattolici, ma per andare a trovare un pastore evangelico. Si è messa allora in moto la macchina delle trattative, delle perorazioni e delle pressioni, soprattutto da parte del vescovo D’Alise, che fa parte del movimento dei Focolarini – piuttosto influenti in Vaticano – e che ha mobilitato i suoi contatti nei Sacri palazzi.

Le trattative hanno prodotto il risultato finale a sorpresa: la visita privata del papa al pastore evangelico il 26 luglio è stata annullata e sostituita con la visita pastorale lampo alla diocesi; Bergoglio però tornerà a Caserta due giorni dopo, il 28 luglio, finalmente libero di visitare privatamente il suo amico, senza provocare maldipancia.

Ieri mattina (21 luglio) la sala stampa della Santa Sede ha comunicato il programma ufficiale della visita: il papa partirà in elicottero dal Vaticano alle 15 e tre quarti d’ora dopo atterrerà nell’eliporto della Scuola sottufficiali dell’Aeronautica militare, presso la Reggia di Caserta; alle 16 l’incontro con i preti della diocesi nel Circolo ufficiali dell’Aeronautica militare, all’interno della Reggia; alle 18 messa sulla piazza di fronte alla Reggia; alle 19,30 partenza per la Città del Vaticano.

Un programma stringatissimo e piuttosto improvvisato – evidentemente composto all’ultimo minuto più per compiacere mons. D’Alise e il suo “cerchio magico” che per realizzare una vera visita pastorale –, durante il quale papa Francesco, fatta eccezione per la messa in piazza, non avrà alcun contatto con la popolazione casertana, con le associazioni ecclesiali e con le religiose, pure molto presenti in diocesi, ma solo con il vescovo e con i preti.



Preti sotto censura

Del resto questa improvvisazione è stata oggetto anche di numerosi interventi di preti della diocesi durante una riunione riservata con il vescovo, lo scorso 19 luglio. Non vi è stata nessuna preparazione, nessun cammino formativo – hanno rilevato diversi preti – che consentisse di consegnare al papa un documento o semplicemente delle idee. Per una parte del clero casertano, una visita così organizzata è vista come «un’occasione sprecata», mentre un rinvio di qualche mese avrebbe permesso alle comunità di maturare, discutere ed elaborare delle proposte. Inoltre ha prodotto grande malumore la pretesa del vescovo D’Alise, espressa durante la riunione con il clero, che le domande che i preti della diocesi rivolgeranno al papa siano sottoposte a lui stesso, perché possa giudicare quelle ammissibili, quelle non accettabili e quelle da modificare: una vera e propria censura preventiva. «Siamo davanti ad una nuova inquisizione, anzi una pre-inquisizione», ha riferito un prete. Altri hanno detto che «è grave che il vescovo non si fidi di noi preti, non siamo ragazzini». E un altro ha osservato che «a Caserta accade esattamente il contrario di ciò che accade in Vaticano, il nuovo corso di liberazione inaugurato da papa Francesco qui sembra non valere. Ci è concessa la parola, ma deve essere una parola controllata e censurata».

(luca kocci)
Fonte: Adista
erding
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!

Messaggio da erding »

Il Papa va a pranzo in mensa con i dipendenti del Vaticano

http://www.famigliacristiana.it/fotogal ... icano.aspx

Francesco il papa venuto ..."dalla fine del mondo", con naturalezza ci da esempi quotidiani di straordinaria umanità.
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