Livorno 2014
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Re: Livorno 2014
All’Europa serve un New Deal
Austerity. Se avesse un po’ di coraggio, il governo italiano dovrebbe rilanciare un’idea che circola da tempo: un grande piano per investimenti infrastrutturali.
di Luciano Gallino, da il Manifesto, 27 giugno 2014
A marzo 2014 i disoccupati erano 25,7 milioni nella Ue a 28, e poco meno di 19 milioni nell’eurozona (stime Eurostat). Rispetto a un anno prima si registrava una lieve diminuzione, dal 12% al all’11,8 nell’eurozona, e dal 10,9 al 10,5 nella Ue a 28. A inizio 2008, i disoccupati Ue erano sotto il 7%, circa 10 milioni in meno. Elevatissimi i tassi attuali di disoccupazione degli under 25, anche in paesi che si ritengono poco colpiti dalla crisi: 23,4 in Francia, 23,5 in Svezia, 20,5 in Finlandia, con una media che sfiora il 24% nell’eurozona, pari a 3,5 milioni di giovani. Per non parlare del 42,7 dell’Italia o del 53,9 della Spagna.
A sei anni dall’inizio della crisi, che cosa fanno le istituzioni Ue per combattere la disoccupazione? Da anni la Commissione Europea discute di una «Strategia europea per l’occupazione», nel quadro di un’altra che si chiama «Europa 2020: una strategia per la crescita». Di queste generiche strategie in tema di occupazione non si è visto quasi nulla. Ma ad aprile 2012 la Ce ha lanciato un «Pacchetto per l’occupazione» più dettagliato. Consta di una serie di documenti che gli stati membri dovrebbero fare propri al fine di sostenere la creazione di posti di lavoro, rilanciare la dinamica dei mercati del lavoro, rafforzare il coordinamento tra gli stati membri in tema di politiche dell’occupazione. Le ricette sono le solite che arrivano da Bruxelles: diminuire le tasse sul lavoro; ridurre la segmentazione del mercato del lavoro tra chi ha un’occupazione precaria e chi ha un’occupazione più stabile; sviluppare le politiche attive del lavoro; rimuovere gli ostacoli legali e pratici al libero movimento dei lavoratori, oltre che – nientemeno – incoraggiare la domanda di lavoro.
Come mai, ad onta delle suddette strategie, la disoccupazione ha continuato a imperversare nella Ue? Perché tali strategie, che la Ce ha proposto in pieno accordo con le altre istituzioni UE e la maggior parte dei governi europei, non toccano minimamente i fondamenti strutturali di essa.
Insistono sui soliti motivi istituzionali: l’ordinamento giuridico del mercato del lavoro, le tasse eccessive, la riluttanza dei lavoratori ad accettare i posti di lavoro che ci sono in luogo di quelli che preferirebbero, lo scarto tra le capacità professionali di cui i lavoratori dispongono e quelle che le imprese richiedono.
Per contro il lavoro è scarso, e i disoccupati numerosi, perché la compressione dei salari e delle condizioni di lavoro in atto da vent’anni nei paesi Ue ha ridotto la domanda dei consumatori; a loro volta le imprese hanno ridotto di molto gli investimenti e l’accumulazione di capitale reale perché preferiscono distribuire lauti profitti o riacquistare azioni proprie; il forte aumento delle disuguaglianze ha sempre più spostato gli investimenti del 5 per cento dei ricchi e super-ricchi verso il settore finanziario; i maggiori paesi hanno sottratto all’economia decine di miliardi l’anno a forza di avanzi primari, nel vano tentativo di contenere il debito pubblico gravato dai salvataggi delle banche.
Dinanzi alle sedicenti strategie per l’occupazione che la Ce propugna all’unisono con la Bce, il Fmi e i governi Ue, che cosa può fare il governo italiano nel semestre in cui tocca all’Italia la presidenza Ue? A parte il fatto che il governo Renzi ha mostrato con i suoi interventi in tema di lavoro e occupazione di seguire alla lettera i precetti della Ce, è chiaro che dinanzi a tale muro non c’è molto da fare. In ogni caso, se avesse un po’ di coraggio, potrebbe provare a rilanciare un’idea che da tempo circola nella Ue: un New Deal per l’Europa, ovvero un grande piano europeo per investimenti infrastrutturali. Che dovrebbe tenersi alla larga dalle grandi opere, per concentrarsi invece su infrastrutture urbane e interurbane, dalle strade ai trasporti urbani e regionali, dalle scuole agli ospedali, che quasi un decennio di insensate politiche di austerità ha gravemente corroso, e dalle quali possono derivare milioni di posti di lavoro.
(27 giugno 2014)
Austerity. Se avesse un po’ di coraggio, il governo italiano dovrebbe rilanciare un’idea che circola da tempo: un grande piano per investimenti infrastrutturali.
di Luciano Gallino, da il Manifesto, 27 giugno 2014
A marzo 2014 i disoccupati erano 25,7 milioni nella Ue a 28, e poco meno di 19 milioni nell’eurozona (stime Eurostat). Rispetto a un anno prima si registrava una lieve diminuzione, dal 12% al all’11,8 nell’eurozona, e dal 10,9 al 10,5 nella Ue a 28. A inizio 2008, i disoccupati Ue erano sotto il 7%, circa 10 milioni in meno. Elevatissimi i tassi attuali di disoccupazione degli under 25, anche in paesi che si ritengono poco colpiti dalla crisi: 23,4 in Francia, 23,5 in Svezia, 20,5 in Finlandia, con una media che sfiora il 24% nell’eurozona, pari a 3,5 milioni di giovani. Per non parlare del 42,7 dell’Italia o del 53,9 della Spagna.
A sei anni dall’inizio della crisi, che cosa fanno le istituzioni Ue per combattere la disoccupazione? Da anni la Commissione Europea discute di una «Strategia europea per l’occupazione», nel quadro di un’altra che si chiama «Europa 2020: una strategia per la crescita». Di queste generiche strategie in tema di occupazione non si è visto quasi nulla. Ma ad aprile 2012 la Ce ha lanciato un «Pacchetto per l’occupazione» più dettagliato. Consta di una serie di documenti che gli stati membri dovrebbero fare propri al fine di sostenere la creazione di posti di lavoro, rilanciare la dinamica dei mercati del lavoro, rafforzare il coordinamento tra gli stati membri in tema di politiche dell’occupazione. Le ricette sono le solite che arrivano da Bruxelles: diminuire le tasse sul lavoro; ridurre la segmentazione del mercato del lavoro tra chi ha un’occupazione precaria e chi ha un’occupazione più stabile; sviluppare le politiche attive del lavoro; rimuovere gli ostacoli legali e pratici al libero movimento dei lavoratori, oltre che – nientemeno – incoraggiare la domanda di lavoro.
Come mai, ad onta delle suddette strategie, la disoccupazione ha continuato a imperversare nella Ue? Perché tali strategie, che la Ce ha proposto in pieno accordo con le altre istituzioni UE e la maggior parte dei governi europei, non toccano minimamente i fondamenti strutturali di essa.
Insistono sui soliti motivi istituzionali: l’ordinamento giuridico del mercato del lavoro, le tasse eccessive, la riluttanza dei lavoratori ad accettare i posti di lavoro che ci sono in luogo di quelli che preferirebbero, lo scarto tra le capacità professionali di cui i lavoratori dispongono e quelle che le imprese richiedono.
Per contro il lavoro è scarso, e i disoccupati numerosi, perché la compressione dei salari e delle condizioni di lavoro in atto da vent’anni nei paesi Ue ha ridotto la domanda dei consumatori; a loro volta le imprese hanno ridotto di molto gli investimenti e l’accumulazione di capitale reale perché preferiscono distribuire lauti profitti o riacquistare azioni proprie; il forte aumento delle disuguaglianze ha sempre più spostato gli investimenti del 5 per cento dei ricchi e super-ricchi verso il settore finanziario; i maggiori paesi hanno sottratto all’economia decine di miliardi l’anno a forza di avanzi primari, nel vano tentativo di contenere il debito pubblico gravato dai salvataggi delle banche.
Dinanzi alle sedicenti strategie per l’occupazione che la Ce propugna all’unisono con la Bce, il Fmi e i governi Ue, che cosa può fare il governo italiano nel semestre in cui tocca all’Italia la presidenza Ue? A parte il fatto che il governo Renzi ha mostrato con i suoi interventi in tema di lavoro e occupazione di seguire alla lettera i precetti della Ce, è chiaro che dinanzi a tale muro non c’è molto da fare. In ogni caso, se avesse un po’ di coraggio, potrebbe provare a rilanciare un’idea che da tempo circola nella Ue: un New Deal per l’Europa, ovvero un grande piano europeo per investimenti infrastrutturali. Che dovrebbe tenersi alla larga dalle grandi opere, per concentrarsi invece su infrastrutture urbane e interurbane, dalle strade ai trasporti urbani e regionali, dalle scuole agli ospedali, che quasi un decennio di insensate politiche di austerità ha gravemente corroso, e dalle quali possono derivare milioni di posti di lavoro.
(27 giugno 2014)
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Re: Livorno 2014
camillobenso ha scritto:Sollecito a iospero
Questo il messagio che mi arriva dagli amici di Civati in Lombardia, con Civati vedo F. Barca Chiti, Fassina e tanti altri , mi sembra un buon inizio. Purtroppo non posso partecipare fisicamente, ma è tutto da seguire e da far coinvolgere il nostro Forum.
iospero
In che modo???
Visto che sei in rete.
In che modo intendi si possa coinvolgere il forum con Viareggio 2014???
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Re: Livorno 2014
1) Qualcuno del nostro Forum intende partecipare ? se sì, è il momento di allacciare i contatticamillobenso ha scritto:camillobenso ha scritto:Sollecito a iospero
Questo il messagio che mi arriva dagli amici di Civati in Lombardia, con Civati vedo F. Barca Chiti, Fassina e tanti altri , mi sembra un buon inizio. Purtroppo non posso partecipare fisicamente, ma è tutto da seguire e da far coinvolgere il nostro Forum.
iospero
In che modo???
Visto che sei in rete.
In che modo intendi si possa coinvolgere il forum con Viareggio 2014???
con gli altri per fare di questo Forum un luogo di approfondimento con più presenze e più competenze;
2) Al titolare di "gli amici di Civati" ho già fatto presente l'esistenza di questo Forum invitandolo a farsi vivo e a partecipare.
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Re: Livorno 2014
L'appello di Pancho Pardi
“Tutti a Roma per fermare la controriforma Renzi / Berlusconi”
Prepariamoci ad andare davanti al Senato il giorno in cui comincerà in aula la discussione della riforma istituzionale. Ancora non sappiamo quando ma teniamoci pronti. Abbiamo alcuni buoni motivi per farlo.
Il primo. Questo Parlamento composto da nominati in base a una legge elettorale incostituzionale non ha alcuna legittimità a modificare la Costituzione. Solo Camere elette con una legge che restauri il principio dell'articolo 48 (il voto è personale ed eguale) ne avranno il diritto.
Al contrario la legittimità invocata dal governo Renzi poggia su due argomenti inconsistenti.
Le riforme le avrebbe volute il popolo quando ha votato per lui nelle primarie del PD. Renzi, come Berlusconi, è un analfabeta costituzionale: le primarie del PD non sono il suffragio universale e in ogni caso chi l'ha scelto come candidato leader del partito non ha sottoscritto in anticipo le fantasie che ha partorito dopo (il Senato come dopolavoro dei sindaci).
In secondo luogo il successo nelle elezioni europee non sostituisce un successo ancora futuribile nelle elezioni politiche. Nè conferisce nobiltà istituzionale alla chirurgia di partito che l'ha innalzato al vertice del potere politico. La realtà è semplice e cruda: i parlamentari del PD si sono consegnati a lui perché, a torto o a ragione, avevano fiutato che con lui avrebbero portato a termine la legislatura. Dopo di che venga pure il diluvio.
Il secondo motivo. Le riforme non sono di Renzi. Sono di Berlusconi e Renzi e già questo basterebbe ad aumentare la diffidenza. Sono il prodotto di un patto oscuro i cui termini reali sono ignorati anche da parte della classe dirigente PD. Alcune voci della stampa hanno ad esempio già parlato di una promessa di grazia a Berlusconi, anche di fronte a nuove eventuali condanne, mantenuta dal futuro presidente della Repubblica.
Al di là delle illazioni, e senza troppi tecnicismi, le riforme sono pessime.
La legge elettorale è platealmente incostituzionale come quella attuale: con un mostruoso premio di maggioranza mantiene il voto diseguale ed esclude dalla rappresentanza politica milioni di cittadini. Se mai dovesse essere approvata e promulgata faremo scattare decine di ricorsi analoghi a quello che ha prodotto la dura critica della Corte Costituzionale alla legge attuale.
La riforma del Senato è un brutto pasticcio con un fine chiarissimo. Il pasticcio: non è più, forse, il dopolavoro sindaci ma sarà, forse, il dopolavoro consiglieri regionali. Le sue competenze sono aumentate rispetto al disegno originale, ma l'aumento (insufficiente perché sottrae al Senato importanti questioni di diritto universale) è un espediente retorico per mascherare il declassamento.
Il fine: declassare il Senato e lasciare intatta la Camera, formata sulla base di una legge elettorale ultramaggioritaria, permette al partito che prende più voti un dominio assoluto: dittatura della maggioranza e dittatura del leader sulla sua stessa maggioranza. Svuotare il Senato significa fare della Camera, unica assemblea elettiva, un organismo prono al volere del capo. Era il sogno di Berlusconi: Renzi sta applicando il programma che Berlusconi non era riuscito a realizzare.
La rappresentanza politica non conta più nulla, la governabilità è tutto. Con la stessa logica i provvedimenti del governo Renzi svuotano dall'interno l'articolazione democratica e i diritti sindacali dei grandi organismi pubblici (scuola, amministrazione).
Il sindaco di Firenze faceva il "mestiere più bello del mondo" ma alla prima occasione se n'è liberato per farne un altro ancora più bello. Ma è rimasto sindaco: si comporta come se fosse stato eletto direttamente dal popolo. Invece si trova dov'è non per volontà del popolo ma per volontà del suo partito o, meglio ancora, perché il suo partito si è arreso alla sua volontà.
Lottare per più di un decennio contro Berlusconi e ritrovarsi nelle mani di Renzi non è un destino accettabile. Chi ha impedito a Berlusconi, leader della destra, di rovinare la Costituzione non può lasciare che lo faccia Renzi, che si dice di centrosinistra. Aggiornare la Costituzione si può fare ma va fatto con sapienza ed equilibrio e soprattutto senza farsi prendere la mano dall'analfabetismo costituzionale.
Facciamo appello a tutti i parlamentari dotati di spirito democratico affinché sappiano comportarsi in commissione e in aula con dignità e onore.
Facciamo appello ai cittadini affinché sentano il bisogno di manifestare in prima persona il loro diritto-dovere di custodi della Costituzione.
Scambiamoci la promessa di ritrovarci tutti insieme, senza sigle e senza bandiere, davanti al Senato il giorno in cui la legge andrà in aula.
Appena sarà noto il giorno tutti pronti a partire per Roma.
(3 luglio 2014)
“Tutti a Roma per fermare la controriforma Renzi / Berlusconi”
Prepariamoci ad andare davanti al Senato il giorno in cui comincerà in aula la discussione della riforma istituzionale. Ancora non sappiamo quando ma teniamoci pronti. Abbiamo alcuni buoni motivi per farlo.
Il primo. Questo Parlamento composto da nominati in base a una legge elettorale incostituzionale non ha alcuna legittimità a modificare la Costituzione. Solo Camere elette con una legge che restauri il principio dell'articolo 48 (il voto è personale ed eguale) ne avranno il diritto.
Al contrario la legittimità invocata dal governo Renzi poggia su due argomenti inconsistenti.
Le riforme le avrebbe volute il popolo quando ha votato per lui nelle primarie del PD. Renzi, come Berlusconi, è un analfabeta costituzionale: le primarie del PD non sono il suffragio universale e in ogni caso chi l'ha scelto come candidato leader del partito non ha sottoscritto in anticipo le fantasie che ha partorito dopo (il Senato come dopolavoro dei sindaci).
In secondo luogo il successo nelle elezioni europee non sostituisce un successo ancora futuribile nelle elezioni politiche. Nè conferisce nobiltà istituzionale alla chirurgia di partito che l'ha innalzato al vertice del potere politico. La realtà è semplice e cruda: i parlamentari del PD si sono consegnati a lui perché, a torto o a ragione, avevano fiutato che con lui avrebbero portato a termine la legislatura. Dopo di che venga pure il diluvio.
Il secondo motivo. Le riforme non sono di Renzi. Sono di Berlusconi e Renzi e già questo basterebbe ad aumentare la diffidenza. Sono il prodotto di un patto oscuro i cui termini reali sono ignorati anche da parte della classe dirigente PD. Alcune voci della stampa hanno ad esempio già parlato di una promessa di grazia a Berlusconi, anche di fronte a nuove eventuali condanne, mantenuta dal futuro presidente della Repubblica.
Al di là delle illazioni, e senza troppi tecnicismi, le riforme sono pessime.
La legge elettorale è platealmente incostituzionale come quella attuale: con un mostruoso premio di maggioranza mantiene il voto diseguale ed esclude dalla rappresentanza politica milioni di cittadini. Se mai dovesse essere approvata e promulgata faremo scattare decine di ricorsi analoghi a quello che ha prodotto la dura critica della Corte Costituzionale alla legge attuale.
La riforma del Senato è un brutto pasticcio con un fine chiarissimo. Il pasticcio: non è più, forse, il dopolavoro sindaci ma sarà, forse, il dopolavoro consiglieri regionali. Le sue competenze sono aumentate rispetto al disegno originale, ma l'aumento (insufficiente perché sottrae al Senato importanti questioni di diritto universale) è un espediente retorico per mascherare il declassamento.
Il fine: declassare il Senato e lasciare intatta la Camera, formata sulla base di una legge elettorale ultramaggioritaria, permette al partito che prende più voti un dominio assoluto: dittatura della maggioranza e dittatura del leader sulla sua stessa maggioranza. Svuotare il Senato significa fare della Camera, unica assemblea elettiva, un organismo prono al volere del capo. Era il sogno di Berlusconi: Renzi sta applicando il programma che Berlusconi non era riuscito a realizzare.
La rappresentanza politica non conta più nulla, la governabilità è tutto. Con la stessa logica i provvedimenti del governo Renzi svuotano dall'interno l'articolazione democratica e i diritti sindacali dei grandi organismi pubblici (scuola, amministrazione).
Il sindaco di Firenze faceva il "mestiere più bello del mondo" ma alla prima occasione se n'è liberato per farne un altro ancora più bello. Ma è rimasto sindaco: si comporta come se fosse stato eletto direttamente dal popolo. Invece si trova dov'è non per volontà del popolo ma per volontà del suo partito o, meglio ancora, perché il suo partito si è arreso alla sua volontà.
Lottare per più di un decennio contro Berlusconi e ritrovarsi nelle mani di Renzi non è un destino accettabile. Chi ha impedito a Berlusconi, leader della destra, di rovinare la Costituzione non può lasciare che lo faccia Renzi, che si dice di centrosinistra. Aggiornare la Costituzione si può fare ma va fatto con sapienza ed equilibrio e soprattutto senza farsi prendere la mano dall'analfabetismo costituzionale.
Facciamo appello a tutti i parlamentari dotati di spirito democratico affinché sappiano comportarsi in commissione e in aula con dignità e onore.
Facciamo appello ai cittadini affinché sentano il bisogno di manifestare in prima persona il loro diritto-dovere di custodi della Costituzione.
Scambiamoci la promessa di ritrovarci tutti insieme, senza sigle e senza bandiere, davanti al Senato il giorno in cui la legge andrà in aula.
Appena sarà noto il giorno tutti pronti a partire per Roma.
(3 luglio 2014)
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Re: Livorno 2014
La politica e il forum – 3
Il caso Renzi - 2
Faccio debitamente presente che ascoltando in questi mesi le interviste in tv fatte a comuni cittadini in merito a cosa chiedono gli italiani sopra ogni cosa, la risposta più gettonata è stata il lavoro.
Stamani, Roberto Weber, per Agorà estate, ha presentato un sondaggio in cui:
1) Al primo posto con il 61 % gli italiani chiedono il lavoro
2) Solo il 4 % chiede le riforme elettorali del governo.
Riprendendo quanto già anticipato:
“Mani pulite 1992/2012
la rivoluzione della legalità e i suoi nemici
Chiarisce il Dottor Davigo in un confronto con Giuliano Ferrara e Micromega:
“Cominciamo perciò col dire – uscendo dall’equivoco – che la maggior parte dei reati di Tangentopoli sono stati commessi a proprio profitto, non per l’Italia e nemmeno per la propria parte politica.
E infatti. Decine di imputati che ho interrogato mi hanno descritto il meccanismo così: non è affatto vero che gli eletti li scelgano gli elettori, come la gente comune crede, perché il vero potere è quello di fare le liste elettorali, decidere le candidature e la posizione nelle liste (oggi, con il maggioritario, i collegi) gli spostamenti da un partito all’altro sono minimi, e il vero luogo del potere è perciò il controllo del partito, perché i veri avversari sono quelli del tuo stesso partito, non del partito avverso.
Davigo, mette a nudo una realtà che era anche possibile immaginare. La sua esternazione è solo un’amara e dolorosa conferma.
Gli elettori in questa specie di democrazia, che non è una democrazia, non contano assolutamente nulla.
Si accontentano di votare candidati che gli vengono imposti dai partiti per perpetuare i loro interessi.
Non solo, ma di quanto pensano gli elettori agli attuali partiti non gliene frega assolutamente niente. La dimostrazione viene dal sondaggio di Agorà. Il 61 % chiede lavoro e il governo e l’alleato Berlusconi si accordato per portare avanti i loro particolari interessi.
Eppure, per la stragrande maggioranza degli italiani pur chiedendo altro accettano questa indecente commedia delle parti.
Il caso Renzi - 2
Faccio debitamente presente che ascoltando in questi mesi le interviste in tv fatte a comuni cittadini in merito a cosa chiedono gli italiani sopra ogni cosa, la risposta più gettonata è stata il lavoro.
Stamani, Roberto Weber, per Agorà estate, ha presentato un sondaggio in cui:
1) Al primo posto con il 61 % gli italiani chiedono il lavoro
2) Solo il 4 % chiede le riforme elettorali del governo.
Riprendendo quanto già anticipato:
“Mani pulite 1992/2012
la rivoluzione della legalità e i suoi nemici
Chiarisce il Dottor Davigo in un confronto con Giuliano Ferrara e Micromega:
“Cominciamo perciò col dire – uscendo dall’equivoco – che la maggior parte dei reati di Tangentopoli sono stati commessi a proprio profitto, non per l’Italia e nemmeno per la propria parte politica.
E infatti. Decine di imputati che ho interrogato mi hanno descritto il meccanismo così: non è affatto vero che gli eletti li scelgano gli elettori, come la gente comune crede, perché il vero potere è quello di fare le liste elettorali, decidere le candidature e la posizione nelle liste (oggi, con il maggioritario, i collegi) gli spostamenti da un partito all’altro sono minimi, e il vero luogo del potere è perciò il controllo del partito, perché i veri avversari sono quelli del tuo stesso partito, non del partito avverso.
Davigo, mette a nudo una realtà che era anche possibile immaginare. La sua esternazione è solo un’amara e dolorosa conferma.
Gli elettori in questa specie di democrazia, che non è una democrazia, non contano assolutamente nulla.
Si accontentano di votare candidati che gli vengono imposti dai partiti per perpetuare i loro interessi.
Non solo, ma di quanto pensano gli elettori agli attuali partiti non gliene frega assolutamente niente. La dimostrazione viene dal sondaggio di Agorà. Il 61 % chiede lavoro e il governo e l’alleato Berlusconi si accordato per portare avanti i loro particolari interessi.
Eppure, per la stragrande maggioranza degli italiani pur chiedendo altro accettano questa indecente commedia delle parti.
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Re: Livorno 2014
-Qualcuno del nostro Forum intende partecipare a Livorno 2014 ?
-Se Sì , siamo pronti a fare di questo Forum un centro di discussine sulle varie tematiche per un sinistra Libera ed Autentica similmente a quanto sta facendo Fabrizio Barca con i suoi 11 temi in www.luoghideali.it che dovrebbe uscire con una nuova piattaforma per cambiare il PD entro il 30 marzo 2015 ?
-Se Sì , siamo pronti a fare di questo Forum un centro di discussine sulle varie tematiche per un sinistra Libera ed Autentica similmente a quanto sta facendo Fabrizio Barca con i suoi 11 temi in www.luoghideali.it che dovrebbe uscire con una nuova piattaforma per cambiare il PD entro il 30 marzo 2015 ?
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Re: Livorno 2014
non seguo l' economista fabrizio barca perchè era ministro del governo di estrema destra ultra neoliberista di monti con tutti i problemi creati vedi pensioni e art 18.
comunque nel merito delle proposte la discussione deve essere vera e libera,
personalmente la sinistra deve andare da un altra parte
una battaglia comune ad alcuni elementi sinistra pd è questa :
http://www.referendum243.it/
sosteniamola come forum
comunque nel merito delle proposte la discussione deve essere vera e libera,
personalmente la sinistra deve andare da un altra parte
una battaglia comune ad alcuni elementi sinistra pd è questa :
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Re: Livorno 2014
.="aaaa42"]non seguo l' economista fabrizio barca perchè era ministro del governo di estrema destra ultra neoliberista di monti con tutti i problemi creati vedi pensioni e art 18.
Il governo Monti è stato un governo di emergenza direi e non un governo di estrema destra, comunque se leggi "la traversata" di Barca e il modo come cambiare il PD dalla base ti faresti un'altra opinione su di lui.
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Re: Livorno 2014
Quei referendum sono da firmare perché validi, ma il problema sta a monte, prima va fatta la riforma su referendum, cioè o come la proposta di legge di iniziativa popolare "quorumzeropiùdemocrazia" presentata lo scorso anno dopo aver raccolto più di 50.000 firme regolarmente depositate o (rinunciando al massimo della democrazia) come propone Civati il 50%+ 1 , ma non basandosi sul numero degli elettori aventi diritto bensì sul numero degli elettori che hanno esercitato il loro diritto nelle ultime elezioni politiche essendo ormai cronica a bassa percentuale di votanti.aaaa42 ha scritto: una battaglia comune ad alcuni elementi sinistra pd è questa :
http://www.referendum243.it/
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Re: Livorno 2014
definire un governo d emergenza il governo monti mi sembra una posizione da boy scout, non sarai anche tu di firenze ?
c è un libro di zapatero che spiega cosa è successo. il governo monti fu deciso da poteri finanziari ed era un governo illegittimo.
sui referendum , a mio avviso la sinistra deve uscire dal politicismo , e deve anche dico anche mobilitare le masse. i referendum sono art 18 da ripresentare, pensioni e pareggio di bilancio.
quando il referendum è giusto vedi acqua il popolo si mobilità.
quello che dici tu è giusto ci vuole una nuova legge sui referendum ma questo non vuol dire bloccare tutto è piu onesto dire che su quel referendum si è contrari.
c è un libro di zapatero che spiega cosa è successo. il governo monti fu deciso da poteri finanziari ed era un governo illegittimo.
sui referendum , a mio avviso la sinistra deve uscire dal politicismo , e deve anche dico anche mobilitare le masse. i referendum sono art 18 da ripresentare, pensioni e pareggio di bilancio.
quando il referendum è giusto vedi acqua il popolo si mobilità.
quello che dici tu è giusto ci vuole una nuova legge sui referendum ma questo non vuol dire bloccare tutto è piu onesto dire che su quel referendum si è contrari.
Chi c’è in linea
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