LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
16 luglio 2014 - ore 19,36
Raggiunte 12.500 firme
Raggiunte 12.500 firme
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Contro i ladri di democrazia, no al Parlamento dei nominati e all’uomo solo al comando – Firma la petizione
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2014Commenti (365)
LE CONTRORIFORME dell’Italicum e del Senato delle Autonomie, concordate dal governo con il pregiudicato Silvio Berlusconi e il plurimputato Denis Verdini,
- consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati a propria immagine e somiglianza (con le liste bloccate per la Camera), addirittura aboliscono l’elezione dei senatori (scelti dalle Regioni fra consiglieri e sindaci, ridotti a un ruolo decorativo e per giunta blindati con l’immunità-impunità) e tagliano fuori i partiti medio-piccoli (con soglie di sbarramento abnormi);
- trasformano il Parlamento nello zerbino di un premier-padrone, “uomo solo al comando” senza controlli né contrappesi, con una maggioranza spropositata che gli permette di scegliersi un presidente della Repubblica e di influenzare pesantemente la Corte costituzionale, il Csm, la magistratura e l’informazione televisiva e stampata;
- espropriano i cittadini dei residui strumenti di democrazia diretta: i referendum (non più 500mila, ma addirittura 800mila firme) e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma addirittura 250mila firme).
DICIAMO NO ALLA SVOLTA AUTORITARIA, come i migliori costituzionalisti italiani hanno definito il combinato disposto delle due controriforme, ispirate – consapevolmente o meno – al “Piano di Rinascita Democratica” della loggia P2 di Licio Gelli.
DICIAMO SI’ A UNA DEMOCRAZIA PARTECIPATA e vi chiediamo di sostenere solo riforme istituzionali che rispettino lo spirito dei Padri Costituenti del 1946-48: restituendo ai cittadini il diritto di scegliersi i parlamentari e coinvolgendoli nella cosa pubblica; tutelando le minoranze e le opposizioni; allargando gli spazi di partecipazione diretta alla formazione delle leggi; limitando l’immunità parlamentare alle opinioni espresse e ai voti dati e abolendo i privilegi impunitari in materia di arresti, intercettazioni e perquisizioni; combattendo i monopòli e i conflitti di interessi, specie nel mondo della televisione e della stampa; ampliando l’indipendenza e l’autonomia dei poteri di controllo, dalla magistratura all’informazione.
Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione del Fatto Quotidiano
CLICCA QUI PER FIRMARE LA PETIZIONE
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2014Commenti (365)
LE CONTRORIFORME dell’Italicum e del Senato delle Autonomie, concordate dal governo con il pregiudicato Silvio Berlusconi e il plurimputato Denis Verdini,
- consentono a un pugno di capi-partito di continuare a nominarsi i deputati a propria immagine e somiglianza (con le liste bloccate per la Camera), addirittura aboliscono l’elezione dei senatori (scelti dalle Regioni fra consiglieri e sindaci, ridotti a un ruolo decorativo e per giunta blindati con l’immunità-impunità) e tagliano fuori i partiti medio-piccoli (con soglie di sbarramento abnormi);
- trasformano il Parlamento nello zerbino di un premier-padrone, “uomo solo al comando” senza controlli né contrappesi, con una maggioranza spropositata che gli permette di scegliersi un presidente della Repubblica e di influenzare pesantemente la Corte costituzionale, il Csm, la magistratura e l’informazione televisiva e stampata;
- espropriano i cittadini dei residui strumenti di democrazia diretta: i referendum (non più 500mila, ma addirittura 800mila firme) e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila, ma addirittura 250mila firme).
DICIAMO NO ALLA SVOLTA AUTORITARIA, come i migliori costituzionalisti italiani hanno definito il combinato disposto delle due controriforme, ispirate – consapevolmente o meno – al “Piano di Rinascita Democratica” della loggia P2 di Licio Gelli.
DICIAMO SI’ A UNA DEMOCRAZIA PARTECIPATA e vi chiediamo di sostenere solo riforme istituzionali che rispettino lo spirito dei Padri Costituenti del 1946-48: restituendo ai cittadini il diritto di scegliersi i parlamentari e coinvolgendoli nella cosa pubblica; tutelando le minoranze e le opposizioni; allargando gli spazi di partecipazione diretta alla formazione delle leggi; limitando l’immunità parlamentare alle opinioni espresse e ai voti dati e abolendo i privilegi impunitari in materia di arresti, intercettazioni e perquisizioni; combattendo i monopòli e i conflitti di interessi, specie nel mondo della televisione e della stampa; ampliando l’indipendenza e l’autonomia dei poteri di controllo, dalla magistratura all’informazione.
Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e la redazione del Fatto Quotidiano
CLICCA QUI PER FIRMARE LA PETIZIONE
-
- Messaggi: 1188
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Ho firmato ed invitato tutti gli "amici" di facebook a firmare.
La democrazia è sotto schiaffo!
Adoperiamoci a far firmare il più possibile.
La democrazia è sotto schiaffo!
Adoperiamoci a far firmare il più possibile.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Se ne sono accorti anche altri. Ieri sera in prima serata su La7 è andato in onda uno Speciale condotto da Mentana.
In studio Franco Bechis di Libero, Marco Damilano de L'Espresso e Alessandra Sardoni conduttrice di In Onda.
Si poteva vedere.
Poi, invece si sono collegati con la Camera per ascoltare l'incontro tra il Caimano 2.0 e i gruppi Parlamentari del Pd.
Un salto all'indietro di 80 anni. Una serata da MINCULPOP. Si sono sorbiti le supercazzole di Renzi. Dopo 5 minuti ho chiuso l'audio, non ce la facevo più.
Avrei preferito cento volte rivedere "La corazzata Potemkin" assieme al ragionier Ugo Fantozzi.
Al termine dell'intervento di Renzie riprende lo studio ed è lo stesso Mentana che si dice costretto a fare riferimento al film di Monicelli, Amici miei, e alla supercazzola di Renzie.
Una serata terrificante.
NB: Avevo letto solo il titolo dell'articolo di Fusco, e leggendo oltre noto similitudini di reazioni:
Ieri sera, per volontà di Enrico Mentana, La7 ha mandato in onda la diretta del congresso del Pcus e, a seguire, la corazzata Potemkin. Una serata terribile, mai tentata prima da nessun’altra emittente, con la scusa che la televisione di Cairo ormai fonda il suo progetto sull’informazione e Mentana ne è l’autorevole profeta.
^^^^^^^^^^
Riforma del Senato: la ‘supercazzola’ in streaming di Renzi e la corazzata Mentana
di Michele Fusco | 16 luglio 2014Commenti (18)
Ieri sera, per volontà di Enrico Mentana, La7 ha mandato in onda la diretta del congresso del Pcus e, a seguire, la corazzata Potemkin. Una serata terribile, mai tentata prima da nessun’altra emittente, con la scusa che la televisione di Cairo ormai fonda il suo progetto sull’informazione e Mentana ne è l’autorevole profeta. Settecentomila eroi della resistenza hanno seguito il dibattito dei gruppi parlamentari del Pd, sotto la guida del Sai Baba fiorentino, il quale ha tenuto una prolusione così ficcante che persino in studio hanno dovuto derubricarla a ‘supercazzola’.
Nella sua foga renzista, anche uno esperto come Enrico Mentana ha imboccato con tutte le scarpe, come dicono a Roma. Gli avevano soffiato di un dibattito particolarmente combattuto, gli avevano garantito una quota consistente di dissidenti che avrebbero fatto fuoco e fiamme in vista della riforma del Senato, invece è andato in scena il nulla.
In studio, tre generosi ma onestamente affaticati cronisti come Bechis, Sardoni e Damilano hanno pestato per ore l’acqua nel mortaio. Alla fine apparivano stremati, pur di tamponare la pesantezza della serata, la sua onesta e luminosa inutilità, avevano sciorinato l’intero repertorio del bravo giornalista al fronte (del nulla).
Il padrone di casa, senza un minutino di vacanza nelle pieghe del volto pallido, ha “cannato” clamorosamente serata, imponendola senza pietà ai telespettatori e alla proprietà.
Alla fine, con un fil di voce, ha rivendicato la giustezza di una scelta così spericolata, segno di una buona coda di paglia.
Peccato perché l’Enrico Mentana che un tempo abbiamo conosciuto (e apprezzato) intorno alle otto della sera avrebbe ribaltato la scaletta. In quei minuti, arrivava la notizia – questa sì clamorosa, altro che dibattito di Renzi – che Antonio Conte aveva abbandonato la Juve al secondo giorno di ritiro! Una notizia fresca come una fetta d’anguria d’estate, su cui costruire una magnifica serata di intelligente disimpegno, buttandoci dentro il crollo azzurro ai Mondiali, la fuga di Prandelli (diretta telefonica con l’amico Della Valle, no?), gli scenari bianconeri (ora è arrivato Allegri), gli scenari azzurri.
Invece no. Troppo renzista per divincolarsi dalla morsa che peraltro attanaglia buona parte della stampa italiana, Mentana si è tuffato nell’osceno dibattito. Se lo è imposto, ce lo ha imposto. È uno dei grandi rischi di questo tempo, il non voler mancare nulla di questo nuovo renzianesimo. Né una battuta del medesimo Matteo, un suo tweet, una sua uscita per un gelato, un immancabile selfie stradale. Dobbiamo raccontarlo 24 su 24, perché altrimenti non siamo, non esistiamo.
Persino con Berlusconi era andata un po’ meglio, ora questa melassa indistinta avvolge e stordisce e la colpa non è neppure di Renzi, ma di una cronica mancanza di alternative. Cosa intende fare la televisione, metterci un po’ di mordente o assecondare il mood?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1062309/
In studio Franco Bechis di Libero, Marco Damilano de L'Espresso e Alessandra Sardoni conduttrice di In Onda.
Si poteva vedere.
Poi, invece si sono collegati con la Camera per ascoltare l'incontro tra il Caimano 2.0 e i gruppi Parlamentari del Pd.
Un salto all'indietro di 80 anni. Una serata da MINCULPOP. Si sono sorbiti le supercazzole di Renzi. Dopo 5 minuti ho chiuso l'audio, non ce la facevo più.
Avrei preferito cento volte rivedere "La corazzata Potemkin" assieme al ragionier Ugo Fantozzi.
Al termine dell'intervento di Renzie riprende lo studio ed è lo stesso Mentana che si dice costretto a fare riferimento al film di Monicelli, Amici miei, e alla supercazzola di Renzie.
Una serata terrificante.
NB: Avevo letto solo il titolo dell'articolo di Fusco, e leggendo oltre noto similitudini di reazioni:
Ieri sera, per volontà di Enrico Mentana, La7 ha mandato in onda la diretta del congresso del Pcus e, a seguire, la corazzata Potemkin. Una serata terribile, mai tentata prima da nessun’altra emittente, con la scusa che la televisione di Cairo ormai fonda il suo progetto sull’informazione e Mentana ne è l’autorevole profeta.
^^^^^^^^^^
Riforma del Senato: la ‘supercazzola’ in streaming di Renzi e la corazzata Mentana
di Michele Fusco | 16 luglio 2014Commenti (18)
Ieri sera, per volontà di Enrico Mentana, La7 ha mandato in onda la diretta del congresso del Pcus e, a seguire, la corazzata Potemkin. Una serata terribile, mai tentata prima da nessun’altra emittente, con la scusa che la televisione di Cairo ormai fonda il suo progetto sull’informazione e Mentana ne è l’autorevole profeta. Settecentomila eroi della resistenza hanno seguito il dibattito dei gruppi parlamentari del Pd, sotto la guida del Sai Baba fiorentino, il quale ha tenuto una prolusione così ficcante che persino in studio hanno dovuto derubricarla a ‘supercazzola’.
Nella sua foga renzista, anche uno esperto come Enrico Mentana ha imboccato con tutte le scarpe, come dicono a Roma. Gli avevano soffiato di un dibattito particolarmente combattuto, gli avevano garantito una quota consistente di dissidenti che avrebbero fatto fuoco e fiamme in vista della riforma del Senato, invece è andato in scena il nulla.
In studio, tre generosi ma onestamente affaticati cronisti come Bechis, Sardoni e Damilano hanno pestato per ore l’acqua nel mortaio. Alla fine apparivano stremati, pur di tamponare la pesantezza della serata, la sua onesta e luminosa inutilità, avevano sciorinato l’intero repertorio del bravo giornalista al fronte (del nulla).
Il padrone di casa, senza un minutino di vacanza nelle pieghe del volto pallido, ha “cannato” clamorosamente serata, imponendola senza pietà ai telespettatori e alla proprietà.
Alla fine, con un fil di voce, ha rivendicato la giustezza di una scelta così spericolata, segno di una buona coda di paglia.
Peccato perché l’Enrico Mentana che un tempo abbiamo conosciuto (e apprezzato) intorno alle otto della sera avrebbe ribaltato la scaletta. In quei minuti, arrivava la notizia – questa sì clamorosa, altro che dibattito di Renzi – che Antonio Conte aveva abbandonato la Juve al secondo giorno di ritiro! Una notizia fresca come una fetta d’anguria d’estate, su cui costruire una magnifica serata di intelligente disimpegno, buttandoci dentro il crollo azzurro ai Mondiali, la fuga di Prandelli (diretta telefonica con l’amico Della Valle, no?), gli scenari bianconeri (ora è arrivato Allegri), gli scenari azzurri.
Invece no. Troppo renzista per divincolarsi dalla morsa che peraltro attanaglia buona parte della stampa italiana, Mentana si è tuffato nell’osceno dibattito. Se lo è imposto, ce lo ha imposto. È uno dei grandi rischi di questo tempo, il non voler mancare nulla di questo nuovo renzianesimo. Né una battuta del medesimo Matteo, un suo tweet, una sua uscita per un gelato, un immancabile selfie stradale. Dobbiamo raccontarlo 24 su 24, perché altrimenti non siamo, non esistiamo.
Persino con Berlusconi era andata un po’ meglio, ora questa melassa indistinta avvolge e stordisce e la colpa non è neppure di Renzi, ma di una cronica mancanza di alternative. Cosa intende fare la televisione, metterci un po’ di mordente o assecondare il mood?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1062309/
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Renzi in streaming e le stelle cadenti della politica italiana
di Pierfranco Pellizzetti | 16 luglio 2014Commenti (100)
Il 10 agosto – giorno di San Lorenzo e notte delle stelle cadenti – si avvicina a grandi passi anche per la politica italiana; in cui la moria di star sta verificandosi con un certo anticipo rispetto alla data canonica.
Silvio Berlusconi dimostra di aver esaurito la pur cospicua riserva di spiriti animali che sinora aveva contraddistinto la sua vicenda imprenditorial-politica, riducendosi a quello che in effetti è: un vecchietto pateticamente ripittato, che si appiglia pigolando al Patto del Nazareno (probabilmente speranzoso nelle clausole secretate che si intuiscono in tale accordo: un lasciapassare per sfuggire agli effetti incombenti dei suoi guai giudiziari?). Beppe Grillo vagola per Roma e nel blog facendo capire che la componente trattativista M5S, di cui l’aspirante ministeriale Luigi Di Maio è lo speaker, lo ha messo da parte (e lui stesso sembra disamorato, una volta preso atto che la politica è cosa troppo complicata per un comiziante a battute).
Ma la stella che maggiormente fa specie veder precipitare è quella più recente, il Renzi superstar. Difatti lo streaming di ieri sera, con il Matteo Superbone beato nelle sonorità del suo dire inespressivo, offriva la vista panoramica di un collasso siderale: la presa d’atto che il tempo della parlantina è agli sgoccioli, le furberie di Chichibio non funzionano più e ormai a chiacchiere stiamo a zero. Per mesi il premier ha sfinito gli italiani ripetendo “riforme, riforme”; come se tali fossero un pastrocchio per legge elettorale e la trovata di estendere l’impunità alle corporazioni politiche locali/regionali, fingendo di risistemare il Senato.
Intanto i processi di impoverimento procedevano con stivali delle sette leghe, mentre il barile di antiche accumulazioni di ricchezza veniva raschiato in tutte le doghe.
Purtroppo qui serve poco il chiacchiericcio renziano, la cui cultura è quella rampantistica dell’italian style, di netta derivazione vetero-craxiana (“l’Italia da bere”?): il fare comunella con un po’ di ricconi del food e del fashion; l’assicurare mano libera a sedicenti imprenditori che si sciacquano la bocca con “mercato” e bramano rendita monopolistica. Ancora una volta la mania degli “effetti speciali”, quando la lotta alla povertà reclama un altissimo tasso di pragmatico rigore.
I miei quattro lettori sanno quanto disistimi il personale umano che da decenni occupa lo spazio pubblico. Mentre la gente seria (tipo Fabrizio Barca) veniva espulsa dalla coalizione dei carrieristi tracotanti e inadeguati. Perciò sono amaramente convinto che continueranno a sfinirci di fumisterie fino alla crisi terminale.
Eppure le ricette per l’inversione di tendenza sarebbero disponibili. E senza scomodare esterofilie tipo New Deal rooseveltiani, intrecci pubblico-privato alla base ieri del miracolo giapponese e oggi cinese, politiche tedesche per il trasferimento tecnologico. Basterebbe ricordare lezioni nostrane, che hanno i nomi di Francesco Saverio Nitti o Ernesto Rossi: la messa in campo di task force tematiche, consapevoli che l’italica cultura amministrativa è inabile a gestire strutture complesse.
Il nostro Paese continua a presentare nicchie di competenze e abilità a rischio dispersione perché non adeguatamente supportate; nella competizione mondiale dove si vince aggregando masse critiche. Realtà pregiate, dalle liuterie di Cremona al distretto del mobile delle Murge, dalla meccatronica tra Reggio Emilia e Modena all’agro-alimentare residuo. Ambiti che attendono di essere rinforzati finanziariamente e organizzativamente; come potrebbero farlo team competenti, muovendosi entro le linee di una politica industriale tracciata da governi in grado di pensare sviluppo (una volta liberatisi degli americanismi mercatisti e/o NeoLib).
Il più grande uomo politico della storia nazionale – Camillo di Cavour – pose le premesse del Risorgimento con specifiche azioni mirate di sviluppo (bonifiche nel vercellese, collegamenti ferroviari Torino-Genova). Le star in via di spegnimento promettono Risorgimenti simulando azioni inesistenti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1061739/
di Pierfranco Pellizzetti | 16 luglio 2014Commenti (100)
Il 10 agosto – giorno di San Lorenzo e notte delle stelle cadenti – si avvicina a grandi passi anche per la politica italiana; in cui la moria di star sta verificandosi con un certo anticipo rispetto alla data canonica.
Silvio Berlusconi dimostra di aver esaurito la pur cospicua riserva di spiriti animali che sinora aveva contraddistinto la sua vicenda imprenditorial-politica, riducendosi a quello che in effetti è: un vecchietto pateticamente ripittato, che si appiglia pigolando al Patto del Nazareno (probabilmente speranzoso nelle clausole secretate che si intuiscono in tale accordo: un lasciapassare per sfuggire agli effetti incombenti dei suoi guai giudiziari?). Beppe Grillo vagola per Roma e nel blog facendo capire che la componente trattativista M5S, di cui l’aspirante ministeriale Luigi Di Maio è lo speaker, lo ha messo da parte (e lui stesso sembra disamorato, una volta preso atto che la politica è cosa troppo complicata per un comiziante a battute).
Ma la stella che maggiormente fa specie veder precipitare è quella più recente, il Renzi superstar. Difatti lo streaming di ieri sera, con il Matteo Superbone beato nelle sonorità del suo dire inespressivo, offriva la vista panoramica di un collasso siderale: la presa d’atto che il tempo della parlantina è agli sgoccioli, le furberie di Chichibio non funzionano più e ormai a chiacchiere stiamo a zero. Per mesi il premier ha sfinito gli italiani ripetendo “riforme, riforme”; come se tali fossero un pastrocchio per legge elettorale e la trovata di estendere l’impunità alle corporazioni politiche locali/regionali, fingendo di risistemare il Senato.
Intanto i processi di impoverimento procedevano con stivali delle sette leghe, mentre il barile di antiche accumulazioni di ricchezza veniva raschiato in tutte le doghe.
Purtroppo qui serve poco il chiacchiericcio renziano, la cui cultura è quella rampantistica dell’italian style, di netta derivazione vetero-craxiana (“l’Italia da bere”?): il fare comunella con un po’ di ricconi del food e del fashion; l’assicurare mano libera a sedicenti imprenditori che si sciacquano la bocca con “mercato” e bramano rendita monopolistica. Ancora una volta la mania degli “effetti speciali”, quando la lotta alla povertà reclama un altissimo tasso di pragmatico rigore.
I miei quattro lettori sanno quanto disistimi il personale umano che da decenni occupa lo spazio pubblico. Mentre la gente seria (tipo Fabrizio Barca) veniva espulsa dalla coalizione dei carrieristi tracotanti e inadeguati. Perciò sono amaramente convinto che continueranno a sfinirci di fumisterie fino alla crisi terminale.
Eppure le ricette per l’inversione di tendenza sarebbero disponibili. E senza scomodare esterofilie tipo New Deal rooseveltiani, intrecci pubblico-privato alla base ieri del miracolo giapponese e oggi cinese, politiche tedesche per il trasferimento tecnologico. Basterebbe ricordare lezioni nostrane, che hanno i nomi di Francesco Saverio Nitti o Ernesto Rossi: la messa in campo di task force tematiche, consapevoli che l’italica cultura amministrativa è inabile a gestire strutture complesse.
Il nostro Paese continua a presentare nicchie di competenze e abilità a rischio dispersione perché non adeguatamente supportate; nella competizione mondiale dove si vince aggregando masse critiche. Realtà pregiate, dalle liuterie di Cremona al distretto del mobile delle Murge, dalla meccatronica tra Reggio Emilia e Modena all’agro-alimentare residuo. Ambiti che attendono di essere rinforzati finanziariamente e organizzativamente; come potrebbero farlo team competenti, muovendosi entro le linee di una politica industriale tracciata da governi in grado di pensare sviluppo (una volta liberatisi degli americanismi mercatisti e/o NeoLib).
Il più grande uomo politico della storia nazionale – Camillo di Cavour – pose le premesse del Risorgimento con specifiche azioni mirate di sviluppo (bonifiche nel vercellese, collegamenti ferroviari Torino-Genova). Le star in via di spegnimento promettono Risorgimenti simulando azioni inesistenti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... a/1061739/
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Davvero deprimente!Ieri sera, per volontà di Enrico Mentana, La7 ha mandato in onda la diretta del congresso del Pcus e, a seguire, la corazzata Potemkin...
In un certo qual modo mi facevano pena.
Come quotato sopra subito anche a me vennero in mente i congressi del PCUS. Patetici e quanto mai ridicoli.
Vederli queste cose in questo secolo e' ancora peggio!! E QUESTO SAREBBE IL NUOVO che gli Italiani tanto osannano??
Per il bene di tutti, compreso costoro che lo osannano, torniamo al ns. "tanto amato" vecchio e sicuramente ne avremo dei vantaggi.
Per quanto riguarda la "schiera" dei contestatori, che hanno detto, visto che non ho avuto il coraggio di seguire tuttO ?
Hanno contestato o hanno valutato che tutto sommato non sarebbe stato positivo il loro intervento?
Beh a costoro direi di darsi una mossa e quindi lavorare piu' celermente per una nuova sinistra degna di questo termine altrimenti saranno loro stessi messi nel dimenticatoio della politica dal loro stesso partito e da tutti i media collusi col potere.
Non si puo' giustificare in alcun modo questa lentezza se non per la paura di perdere le poltrone.
Probabilmente ci credono poco pure loro sulla possibilità di costruire una nuova sinistra.
Il sistema tutto sommato da', ad una certa casta, dei privilegi che altrimenti non potrebbero avere. Cambiare per star peggio non conviene a costoro. Si puo' continuare a sbraitare per crearsi una corrente e quindi dei "proseliti" ma nei fatti probabilmente lo fanno per salvaguardare i loro interessi personali.
Se questa diretta aveva il compito di trarre benefici, credo proprio che abbia fallito. Non fosse cosi' e quindi avesse contrariamente dato dei frutti, allora mi arrendo. Abbiamo un popolo bue e un popolo bue deve essere trattato per quello che e'. Purtroppo ne paghiamo le spese con gli interessi alti pure noi
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Energia e cittadini: Renzi contro i ‘comitatini’, i ‘comitatini’ contro Renzi
di Fabio Marcelli | 16 luglio 2014Commenti (25)
In un’intervista rilasciata al Corriere della sera domenica scorsa il Capo del Governo (penso che tale definizione sia la più adeguata alle ambizioni del politico in questione, anche se i precedenti storici non sono per nulla incoraggianti) ha affermato fra le altre cose che “nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. E’ impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 4omila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”.
C’è molto contenuto in questo passaggio. Nel merito, sorprende che, con tutte le problematiche acutissime che vive il nostro Paese in termini ambientali, dalle fabbriche inquinanti all’interramento di rifiuti pericolosi che hanno massacrato interi territori, dalla necessità urgente del risanamento idrogeologico alla promozione delle energie rinnovabili, progetti questi ed altri che potrebbero dare lavoro a centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese, si adotti un punto di vista limitato alla riproposizione del fossile, visto come atout decisivo. Alla faccia della cultura ambientale.
Ma non è questo l’aspetto più preoccupante. A conferma dell’approccio autoritario di questo governo, che si sta manifestando del resto nei suoi progetti di semplificazione istituzionale ed elettorale, c’è quella parola “comitatini”, che indica un profondo disprezzo della volontà popolare, quasi che i cittadini che si organizzano per la difesa del territorio debbano necessariamente costituire un intralcio alle decisioni politiche. E non, al contrario, debbano essere le decisioni politiche a tenere conto della volontà popolare, in mancanza del rispetto della quale esse si basano, come avvenuto in praticamente tutti i casi, dal Mose alla Tav, sugli interessi costituiti delle cricche varie.
Si tratta di un atteggiamento profondamente antidemocratico. Che trova del resto una conferma nella ripulsa della volontà popolare che avviene quando i “comitatini” si organizzano su scala nazionale e raccolgono centinaia di migliaia di firme per referendum, come quelli sull’acqua e sul nucleare, che trovano l’adesione della grandissima maggioranza del popolo italiano.
Parlo anche per esperienza diretta, avendo partecipato, con altri cittadini alla promozione di un comitatino che, dopo quattro anni di lotta, è riuscito a evitare che venisse scavato un parcheggio assolutamente inutile, se non alla speculazione, dannoso per l’ambiente e pericoloso per la stabilità delle case circostanti. Ciò è stato possibile perché l’azione del nostro comitato è riuscita a trovare l’adesione di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, compreso un presidente di Municipio che ha dimostrato autonomia, intelligenza, capacità politica e autentico spirito democratico.
Esempio piccolo ma significativo. I cittadini si muovono lentamente, ma quando si muovono indicano la direzione da percorrere. Proprio il contrario dell’autoritarismo renziano che vorrebbe imporci limitazione della rappresentanza, ulteriori ferite al territorio, precarietà lavorativa, immobilismo e subalternità alle forze dominanti dell’Occidente nel campo internazionale. Insomma, una sorta di Democrazia Cristiana del terzo millennio, ancora più incolore e deprimente dell’originale, di cui nessuno sente la mancanza.
Mi attendo adesso la solita caterva di insulti da parte dei renziani meno intelligenti, che mi daranno del grillino o peggio. Così come i grillini meno intelligenti mi hanno accusato di essere un servo del Pd e peggio. Dura la vita del libero pensatore in questa Italia popolata da pecoroni al guinzaglio, sempre più poveri (nelle tasche e nello spirito) e quindi sempre più incattiviti. Ma, ribadisco, la scelta non può essere fra finto governo e finta opposizione. Che milioni di “comitatini” fioriscano e il popolo italiano riprenda la parola!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... i/1060869/
di Fabio Marcelli | 16 luglio 2014Commenti (25)
In un’intervista rilasciata al Corriere della sera domenica scorsa il Capo del Governo (penso che tale definizione sia la più adeguata alle ambizioni del politico in questione, anche se i precedenti storici non sono per nulla incoraggianti) ha affermato fra le altre cose che “nel piano sblocca Italia c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. E’ impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 4omila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”.
C’è molto contenuto in questo passaggio. Nel merito, sorprende che, con tutte le problematiche acutissime che vive il nostro Paese in termini ambientali, dalle fabbriche inquinanti all’interramento di rifiuti pericolosi che hanno massacrato interi territori, dalla necessità urgente del risanamento idrogeologico alla promozione delle energie rinnovabili, progetti questi ed altri che potrebbero dare lavoro a centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese, si adotti un punto di vista limitato alla riproposizione del fossile, visto come atout decisivo. Alla faccia della cultura ambientale.
Ma non è questo l’aspetto più preoccupante. A conferma dell’approccio autoritario di questo governo, che si sta manifestando del resto nei suoi progetti di semplificazione istituzionale ed elettorale, c’è quella parola “comitatini”, che indica un profondo disprezzo della volontà popolare, quasi che i cittadini che si organizzano per la difesa del territorio debbano necessariamente costituire un intralcio alle decisioni politiche. E non, al contrario, debbano essere le decisioni politiche a tenere conto della volontà popolare, in mancanza del rispetto della quale esse si basano, come avvenuto in praticamente tutti i casi, dal Mose alla Tav, sugli interessi costituiti delle cricche varie.
Si tratta di un atteggiamento profondamente antidemocratico. Che trova del resto una conferma nella ripulsa della volontà popolare che avviene quando i “comitatini” si organizzano su scala nazionale e raccolgono centinaia di migliaia di firme per referendum, come quelli sull’acqua e sul nucleare, che trovano l’adesione della grandissima maggioranza del popolo italiano.
Parlo anche per esperienza diretta, avendo partecipato, con altri cittadini alla promozione di un comitatino che, dopo quattro anni di lotta, è riuscito a evitare che venisse scavato un parcheggio assolutamente inutile, se non alla speculazione, dannoso per l’ambiente e pericoloso per la stabilità delle case circostanti. Ciò è stato possibile perché l’azione del nostro comitato è riuscita a trovare l’adesione di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, compreso un presidente di Municipio che ha dimostrato autonomia, intelligenza, capacità politica e autentico spirito democratico.
Esempio piccolo ma significativo. I cittadini si muovono lentamente, ma quando si muovono indicano la direzione da percorrere. Proprio il contrario dell’autoritarismo renziano che vorrebbe imporci limitazione della rappresentanza, ulteriori ferite al territorio, precarietà lavorativa, immobilismo e subalternità alle forze dominanti dell’Occidente nel campo internazionale. Insomma, una sorta di Democrazia Cristiana del terzo millennio, ancora più incolore e deprimente dell’originale, di cui nessuno sente la mancanza.
Mi attendo adesso la solita caterva di insulti da parte dei renziani meno intelligenti, che mi daranno del grillino o peggio. Così come i grillini meno intelligenti mi hanno accusato di essere un servo del Pd e peggio. Dura la vita del libero pensatore in questa Italia popolata da pecoroni al guinzaglio, sempre più poveri (nelle tasche e nello spirito) e quindi sempre più incattiviti. Ma, ribadisco, la scelta non può essere fra finto governo e finta opposizione. Che milioni di “comitatini” fioriscano e il popolo italiano riprenda la parola!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07 ... i/1060869/
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
Se questa diretta aveva il compito di trarre benefici, credo proprio che abbia fallito. Non fosse cosi' e quindi avesse contrariamente dato dei frutti, allora mi arrendo. Abbiamo un popolo bue e un popolo bue deve essere trattato per quello che e'. Purtroppo ne paghiamo le spese con gli interessi alti pure noi
pancho
Per chi non si è iscritto alla “Gioventù renziana” come noi, come Fusco, come Pellizzetti, Marcelli e tanti altri, ha visto in quella diretta una battuta di arresto di Turbo Renzi. Più di una volta mi è capitato di leggere che La7 è una Tv renziana. Il credito che devono aver dato a Mentana per aver deciso di mandare in onda in prima serata quello che poi si è dimostrato un flop pazzesco, deve essere visto a mio avviso in questa direzione.
Quella che pancho ha definito come lo scopo di trarre beneficio alla rete, ma anche al renzismo nascente.
A comprendere per primo il madornale errore è stato lo stesso Mentana, che si sarà certamente pentito di aver spinto la rete verso un fallimento clamoroso dal punto di vista giornalistico a causa di una sottovalutazione del fenomeno Renzi.
Non credo che Mentana ripeterà lo stesso errore in futuro. Nella maturità professionale questi errori scottano, ed a sbagliare clamorosamente non piace a nessuno. Enrico detto “Chicco” in testa.
I tifosi renzini più svegli hanno avuto modo di prendere atto che il loro idolo non è poi quel campione che si è saputo vendere prima e dopo la campagna elettorale delle europee.
Ad un’altra fascia di tifosi renzini l’input è arrivato. Hanno capito che si è trattato di un fallimento, ma non lo ammetteranno mai. Anche perché sono convinti che prossimamente rimedierà. Il tifo ha fatto sempre brutti scherzi ai fans granitici. Sono piccoli segnali che solitamente vengono rigettati, in attesa di tempi migliori.
Poi c’è sempre lo zoccolone duro che non ammetterà mi niente. A due mesi dalle elezioni, FI è scesa dal 17 % al 12 %. Una parte consistente non ammetterà mai l’accelerazione della fine di FI. Lo steso vale per Renzi.
Ci sarà sempre chi non ammetterà mai le difficoltà del proprio idolo.
Per capire chi fosse Berlusconi per tantissimi c’è voluto un ventennio. Altri non desistono qualunque cosa faccia. Funziona così, per tutti.
pancho
Per chi non si è iscritto alla “Gioventù renziana” come noi, come Fusco, come Pellizzetti, Marcelli e tanti altri, ha visto in quella diretta una battuta di arresto di Turbo Renzi. Più di una volta mi è capitato di leggere che La7 è una Tv renziana. Il credito che devono aver dato a Mentana per aver deciso di mandare in onda in prima serata quello che poi si è dimostrato un flop pazzesco, deve essere visto a mio avviso in questa direzione.
Quella che pancho ha definito come lo scopo di trarre beneficio alla rete, ma anche al renzismo nascente.
A comprendere per primo il madornale errore è stato lo stesso Mentana, che si sarà certamente pentito di aver spinto la rete verso un fallimento clamoroso dal punto di vista giornalistico a causa di una sottovalutazione del fenomeno Renzi.
Non credo che Mentana ripeterà lo stesso errore in futuro. Nella maturità professionale questi errori scottano, ed a sbagliare clamorosamente non piace a nessuno. Enrico detto “Chicco” in testa.
I tifosi renzini più svegli hanno avuto modo di prendere atto che il loro idolo non è poi quel campione che si è saputo vendere prima e dopo la campagna elettorale delle europee.
Ad un’altra fascia di tifosi renzini l’input è arrivato. Hanno capito che si è trattato di un fallimento, ma non lo ammetteranno mai. Anche perché sono convinti che prossimamente rimedierà. Il tifo ha fatto sempre brutti scherzi ai fans granitici. Sono piccoli segnali che solitamente vengono rigettati, in attesa di tempi migliori.
Poi c’è sempre lo zoccolone duro che non ammetterà mi niente. A due mesi dalle elezioni, FI è scesa dal 17 % al 12 %. Una parte consistente non ammetterà mai l’accelerazione della fine di FI. Lo steso vale per Renzi.
Ci sarà sempre chi non ammetterà mai le difficoltà del proprio idolo.
Per capire chi fosse Berlusconi per tantissimi c’è voluto un ventennio. Altri non desistono qualunque cosa faccia. Funziona così, per tutti.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
FIRMA L’APPELLO
con 60.395 sostenitori.
con 60.395 sostenitori.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA
La volontà popolare.
21/07/2014 di triskel182
Chi si oppone alle riforme vuole bloccare la volontà popolare: più o meno queste le parole dedicate dal premier ai gufi e rosiconi che si oppongono alla grande riforma delle istituzioni.
Il rifarsi al popolo lo rende uguale, come atteggiamento, all’alleato fedele delle riforme, quel Berlusconi appena assolto in appello per il rubygate.
Anche sotto un altro aspetto, B. & R. hanno qualcosa in comune: l’assenza di ideologie dietro le loro idee. La spinta alla loro politica del fare, del dare l’idea di movimento mostrando slide e cifre, non arriva da un’ideologia.
Il primo difendeva i suoi interessi.
Il secondo, oggi, mette la sua ambizione davanti a tutto: marcare il presente con la sua presenza e marcare questa politica con le sue riforme. Dopo di lui il diluvio. Se cade lui, cade tutto il partito. E’ la nostra ultima spiaggia. In milioni di italiani lo votano (e questo vale per entrambi).
(se ne sono accorti anche quelli di unoenessuno.blogspot.it - ndt)
Ma, ora c’è stata l’assoluzione.
E questo complica le cose: perché il prezioso alleato ora può alzare il prezzo per arrivare ad una riforma sempre più al ribasso.
La giustizia, il presidenzialismo, un condono, la nomina del presidente della repubblica assieme.
Perché le riforme si fanno tutti assieme: maggioranza e opposizione, destra e sinistra, guardie e ladri, finanzieri ed evasori.
Così rispettano meglio la linea mediana degli italiani.
Oggi iniziano le votazioni in Senato per le riforme: ci aspettano delle sorprese.
Da unoenessuno.blogspot.it
21/07/2014 di triskel182
Chi si oppone alle riforme vuole bloccare la volontà popolare: più o meno queste le parole dedicate dal premier ai gufi e rosiconi che si oppongono alla grande riforma delle istituzioni.
Il rifarsi al popolo lo rende uguale, come atteggiamento, all’alleato fedele delle riforme, quel Berlusconi appena assolto in appello per il rubygate.
Anche sotto un altro aspetto, B. & R. hanno qualcosa in comune: l’assenza di ideologie dietro le loro idee. La spinta alla loro politica del fare, del dare l’idea di movimento mostrando slide e cifre, non arriva da un’ideologia.
Il primo difendeva i suoi interessi.
Il secondo, oggi, mette la sua ambizione davanti a tutto: marcare il presente con la sua presenza e marcare questa politica con le sue riforme. Dopo di lui il diluvio. Se cade lui, cade tutto il partito. E’ la nostra ultima spiaggia. In milioni di italiani lo votano (e questo vale per entrambi).
(se ne sono accorti anche quelli di unoenessuno.blogspot.it - ndt)
Ma, ora c’è stata l’assoluzione.
E questo complica le cose: perché il prezioso alleato ora può alzare il prezzo per arrivare ad una riforma sempre più al ribasso.
La giustizia, il presidenzialismo, un condono, la nomina del presidente della repubblica assieme.
Perché le riforme si fanno tutti assieme: maggioranza e opposizione, destra e sinistra, guardie e ladri, finanzieri ed evasori.
Così rispettano meglio la linea mediana degli italiani.
Oggi iniziano le votazioni in Senato per le riforme: ci aspettano delle sorprese.
Da unoenessuno.blogspot.it
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Majestic-12 [Bot], Semrush [Bot] e 8 ospiti