L'Unità chiude
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L'Unità chiude
L'Unità chiude, stop alle pubblicazioni dall'1 agosto. Il giornale in edicola con le pagine bianche. Staino: "Ora Renzi faccia qualcosa di sinistra"
Dal primo di agosto ‘l’Unità’ non sarà più in edicola. Lo comunica Nuova iniziativa editoriale spa in liquidazione, società editrice del quotidiano. La notizia campeggia nell’apertura del sito online del giornale sotto il titolo. La decisione dovuta alle grave situazione economica arriva poco dopo le celebrazioni del 90esimo anniversario della nascita. La redazione aveva lanciato l’allarme già negli scorsi mesi, appellandosi anche ad un intervento di “responsabilità” da parte del Partito democratico e di Matteo Renzi. Così oggi il vicedirettore Pietro Spataro su Twitter rilancia: “Chi aveva detto #iostoconlunita non ha fatto nulla. Senza parole di fronte a uno scempio”. Amarezza anche dal comitato di redazione: “Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità. Gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. E’ un giorno di lutto per la democrazia“. In serata anche il commento del presidente del Consiglio Matteo Renzi che sui social network scrive: “Purtroppo” l’Unità non è del Pd. Se lo fosse non chiuderebbe”.
Forse l'Unità ha criticato Renzi ? probabilmente è Renzi che non è di sinistra !!!
Dal primo di agosto ‘l’Unità’ non sarà più in edicola. Lo comunica Nuova iniziativa editoriale spa in liquidazione, società editrice del quotidiano. La notizia campeggia nell’apertura del sito online del giornale sotto il titolo. La decisione dovuta alle grave situazione economica arriva poco dopo le celebrazioni del 90esimo anniversario della nascita. La redazione aveva lanciato l’allarme già negli scorsi mesi, appellandosi anche ad un intervento di “responsabilità” da parte del Partito democratico e di Matteo Renzi. Così oggi il vicedirettore Pietro Spataro su Twitter rilancia: “Chi aveva detto #iostoconlunita non ha fatto nulla. Senza parole di fronte a uno scempio”. Amarezza anche dal comitato di redazione: “Fine della corsa. Dopo tre mesi di lotta, ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità. Gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. E’ un giorno di lutto per la democrazia“. In serata anche il commento del presidente del Consiglio Matteo Renzi che sui social network scrive: “Purtroppo” l’Unità non è del Pd. Se lo fosse non chiuderebbe”.
Forse l'Unità ha criticato Renzi ? probabilmente è Renzi che non è di sinistra !!!
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Re: L'Unità chiude
Nulla è per sempre.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: L'Unità chiude
L'Unita' chiude ? gli hanno fatta la festa!!!
Già nel precedente forum avevo scritto che avrei preferito che avesse chiuso allora e casomai, per salvaguardare i posti, crearne uno di nuovo. Almeno sarebbe "morto" mantenendo i valori per cui era nato.
Adesso ridotto com'è non e che mi dispiaccia più di tanto a parte la parità di lavoro delle maestranze.
Anche questa e' stata una mucca ne da mungere ne da carne per gli storici lettori di questo giornale.
E' stata spartita dal PD a seconda delle correnti interne e solo in questo senso si potrebbe dire : una vacca da mungere solo per il potere poiché diversamente avrebbe potuto essere IL GIORNALE della sinistra.
Si son levati dalle palle un giornale che avrebbe potuto essergli contro.
Lor "signori" lo sapevano che sarebbe andata così e mi meraviglio che ora sia le stesse maestranze che gli storici lettori se ne accorgano solo in questo momento.
Salvarlo? Se ci riuscite fatelo ma almeno abbiate la decenza questa volta di cambiargli nome.
un salutone da Juan
Già nel precedente forum avevo scritto che avrei preferito che avesse chiuso allora e casomai, per salvaguardare i posti, crearne uno di nuovo. Almeno sarebbe "morto" mantenendo i valori per cui era nato.
Adesso ridotto com'è non e che mi dispiaccia più di tanto a parte la parità di lavoro delle maestranze.
Anche questa e' stata una mucca ne da mungere ne da carne per gli storici lettori di questo giornale.
E' stata spartita dal PD a seconda delle correnti interne e solo in questo senso si potrebbe dire : una vacca da mungere solo per il potere poiché diversamente avrebbe potuto essere IL GIORNALE della sinistra.
Si son levati dalle palle un giornale che avrebbe potuto essergli contro.
Lor "signori" lo sapevano che sarebbe andata così e mi meraviglio che ora sia le stesse maestranze che gli storici lettori se ne accorgano solo in questo momento.
Salvarlo? Se ci riuscite fatelo ma almeno abbiate la decenza questa volta di cambiargli nome.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: L'Unità chiude
Condivido quanto scritto da pancho.
Mi dispiace e non mi dispiace. Mi dispiace perché ha rappresentato nel bene e nel male la voce della sinistra italiana. E’ un pezzo di storia italiana che si chiude. Non mi dispiace perché è diventata da tempo una voce fuori dal coro di una sinistra che non c’è più. Leggere la sinistra democristiana non era di certo entusiasmante.
La sinistra non c’è più da tempo e quindi aveva poco senso la sua presenza. Nell’autunno scorso, Furio Colombo scrisse che quando era condirettore dell’Unità con Padellaro, gli fu intimato dal gruppo Ds del Senato di cessare gli attacchi verso Berlusconi. Pena l’annullamento dei fondi a sostegno del quotidiano.
Non devono quindi stupire i 101 contro Prodi e Rodotà.
Cosa sia il Pd è meglio che non lo esprimo su questo forum.
Mi dispiace e non mi dispiace. Mi dispiace perché ha rappresentato nel bene e nel male la voce della sinistra italiana. E’ un pezzo di storia italiana che si chiude. Non mi dispiace perché è diventata da tempo una voce fuori dal coro di una sinistra che non c’è più. Leggere la sinistra democristiana non era di certo entusiasmante.
La sinistra non c’è più da tempo e quindi aveva poco senso la sua presenza. Nell’autunno scorso, Furio Colombo scrisse che quando era condirettore dell’Unità con Padellaro, gli fu intimato dal gruppo Ds del Senato di cessare gli attacchi verso Berlusconi. Pena l’annullamento dei fondi a sostegno del quotidiano.
Non devono quindi stupire i 101 contro Prodi e Rodotà.
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Re: L'Unità chiude
Staino: "Ora Renzi faccia qualcosa di sinistra"
iospero
Sì,......allargare l'alleanza a destra con Berlusconi
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Re: L'Unità chiude
LA SINISTRA ITALIANA ‘ARCHIVIA’ GRAMSCI E L'UNITA'
Redazione on 01 Agosto, 2014 08:33:09 | 182 numero letture
Ieri, 31 luglio, è uscito l’ultimo numero del quotidiano ‘L’Unità’, fondato da Antonio Gramsci. Ce lo segnala, tra gli altri, Alfredo Llana, Segretario del Circolo del Partito Democratico di Buenos Aires, con una mail amareggiata che porta il titolo: ‘Una grande perdita’. Oggi è il primo giorno senza la famosa testata.
L’Unità ha rappresentato per novant’anni (1924-1944) il mondo della sinistra italiana. E stato il giornale che ha informato e formato contadini, operai, impiegati, sindacalisti, politici, emigrati; durante la dittatura fascista, la seconda guerra mondiale, la tragedia della divisione della classe operaia successiva alla fine dei governi unitari, la guerra fredda e l’epoca dell’eurocomunismo. Giornale di partito (P.C.I, P.D.S., D.S.), l’Unità era anche simbolo di una cultura e di una cosmovisione che univa tutti coloro che si riconoscevano nella sinistra e nei suoi valori sociali, etici e politici. E gli attivisti del P.C.I. facevano a gara per distribuirlo per le strade, ai semafori, nei luoghi di riunione, così come i cattolici, che si riconoscevano prevalentemente nella D.C., distribuivano nelle parrocchie Famiglia Cristiana.
Anche per gli emigrati l’Unità costituiva un simbolo importante: luogo di informazione e formazione politica e sindacale, collegamento con quel partito, il P.C.I., che molti di loro sentivano più affine e sensibile alle proprie esigenze, problemi e vissuto; ultimo legame, affidabile, con la madrepatria – da cui erano stati respinti ma che continuavano ad amare e a ricordare, talora con infinita nostalgia. La stessa funzione veniva svolta da Famiglia Cristiana nell’ambito degli emigrati cattolici.
La caduta del muro di Berlino, la fine dei regimi comunisti, la trasformazione del P.C.I. in P.D.S. e poi in D.S., ha segnato una progressiva disaffezione nei confronti dell’Unità: nell’89 il giornale, sempre diretto da un dirigente del P.C.I, viene affidato a un direttore non dirigente del partito, un segnale interessante; nel 1991 cambia l’intestazione, da “Giornale del Partito Comunista Italiano" a "Giornale fondato da Antonio Gramsci". Con il 1992 comincia l’era dei gadget e il giornale perde del tutto la sua natura originaria. Nel 1997 cambia la proprietà e del famoso giornale della sinistra si impadroniscono imprenditori di professione (analogo destino subirà il socialista l’Avanti). Da allora non c’è più storia, ma un continuo e vorticoso cambiamento di direttori, impostazioni e proprietà.
E' vero che i rami secchi vanno tagliati, ma l'Unità era diventato simbolo di uno schieramento politico e della sua storia, dei suoi uomini, della grandezza di una cultura che in Italia aveva raggiunto vette notevoli e compiti storici indimenticabili. Basti pensare che il giornale aveva avuto come direttori letterati e filosofi, oltre allo stesso Gramsci, di sicura fama. E i simboli vanno protetti, come si proteggono le vestigia e i monumenti; un esempio è l'Enciclopedia 'Treccani' fondata durante il fascismo e gelosamente curata ancora ai nostri giorni.
Dal 1989 in poi i segretari politici del P.C.I.-P.D.S.-D.S. hanno cominciato a nutrire una evidente disaffezione nei confronti dei simboli del passato. L'Unità ne è un esempio; come pure la vendita del 'Bottegone', il palazzo di via delle Botteghe oscure sede del P.C.I.; salvo poi a pagare, a partire dal 2000, affitti equivalenti agli interessi per i debiti del partito nella nuova e scomoda sede di via Milano. Stessa sorte, e negli stessi anni, tocca alla Casa Editrice 'Editori Riuniti' che poteva vantare un catalogo eccezionale. Una vera e propria furia iconoclasta, voglia di dimenticare e far dimenticare il 'passato' comunista come qualcosa di cui vergognarsi. Come se papa Bergoglio, per far dimenticare gli eccidi dell'Inquisizione decidesse di vendere la Basilica di San Pietro alla McDonald's.
Nietzsche ci ha istruito sull'utilità e il danno della storia per la vita; l'utilità sta nel non perdere mai il contatto con il passato; il danno nel farsi irretire da esso. La sinistra italiana ha un passato di cui essere orgogliosa, con tutte le pecche tipiche di ogni formazione politica in un contesto difficile quale quello del Novecento. Gramsci e l'Unità fanno parte di questo passato da custodire e da cui trarre, senza eccessiva devozione, insegnamenti e linee politiche. Possibile che, con tutti i soldi presi dal FINANZIAMENTO pubblico dei partiti e quelli, sempre pubblici, sprecati nella costellazione di inutili fondazioni e associazioni culturali di sinistra, non si sia pensato di conservare 'luoghi' tanto importanti per la maggior parte dei militanti? Forse nessuno dei leader lo ha voluto. La memoria 'pesa', come compito e direzione. La crisi odierna della sinistra gramsciana e riformista in Italia potrebbe essere il segno della perdita di questa memoria. Peccato.
Mauro Giuseppe Nicolosi
Buenos Aires
nicolosi.mauro@gmail.com
Redazione on 01 Agosto, 2014 08:33:09 | 182 numero letture
Ieri, 31 luglio, è uscito l’ultimo numero del quotidiano ‘L’Unità’, fondato da Antonio Gramsci. Ce lo segnala, tra gli altri, Alfredo Llana, Segretario del Circolo del Partito Democratico di Buenos Aires, con una mail amareggiata che porta il titolo: ‘Una grande perdita’. Oggi è il primo giorno senza la famosa testata.
L’Unità ha rappresentato per novant’anni (1924-1944) il mondo della sinistra italiana. E stato il giornale che ha informato e formato contadini, operai, impiegati, sindacalisti, politici, emigrati; durante la dittatura fascista, la seconda guerra mondiale, la tragedia della divisione della classe operaia successiva alla fine dei governi unitari, la guerra fredda e l’epoca dell’eurocomunismo. Giornale di partito (P.C.I, P.D.S., D.S.), l’Unità era anche simbolo di una cultura e di una cosmovisione che univa tutti coloro che si riconoscevano nella sinistra e nei suoi valori sociali, etici e politici. E gli attivisti del P.C.I. facevano a gara per distribuirlo per le strade, ai semafori, nei luoghi di riunione, così come i cattolici, che si riconoscevano prevalentemente nella D.C., distribuivano nelle parrocchie Famiglia Cristiana.
Anche per gli emigrati l’Unità costituiva un simbolo importante: luogo di informazione e formazione politica e sindacale, collegamento con quel partito, il P.C.I., che molti di loro sentivano più affine e sensibile alle proprie esigenze, problemi e vissuto; ultimo legame, affidabile, con la madrepatria – da cui erano stati respinti ma che continuavano ad amare e a ricordare, talora con infinita nostalgia. La stessa funzione veniva svolta da Famiglia Cristiana nell’ambito degli emigrati cattolici.
La caduta del muro di Berlino, la fine dei regimi comunisti, la trasformazione del P.C.I. in P.D.S. e poi in D.S., ha segnato una progressiva disaffezione nei confronti dell’Unità: nell’89 il giornale, sempre diretto da un dirigente del P.C.I, viene affidato a un direttore non dirigente del partito, un segnale interessante; nel 1991 cambia l’intestazione, da “Giornale del Partito Comunista Italiano" a "Giornale fondato da Antonio Gramsci". Con il 1992 comincia l’era dei gadget e il giornale perde del tutto la sua natura originaria. Nel 1997 cambia la proprietà e del famoso giornale della sinistra si impadroniscono imprenditori di professione (analogo destino subirà il socialista l’Avanti). Da allora non c’è più storia, ma un continuo e vorticoso cambiamento di direttori, impostazioni e proprietà.
E' vero che i rami secchi vanno tagliati, ma l'Unità era diventato simbolo di uno schieramento politico e della sua storia, dei suoi uomini, della grandezza di una cultura che in Italia aveva raggiunto vette notevoli e compiti storici indimenticabili. Basti pensare che il giornale aveva avuto come direttori letterati e filosofi, oltre allo stesso Gramsci, di sicura fama. E i simboli vanno protetti, come si proteggono le vestigia e i monumenti; un esempio è l'Enciclopedia 'Treccani' fondata durante il fascismo e gelosamente curata ancora ai nostri giorni.
Dal 1989 in poi i segretari politici del P.C.I.-P.D.S.-D.S. hanno cominciato a nutrire una evidente disaffezione nei confronti dei simboli del passato. L'Unità ne è un esempio; come pure la vendita del 'Bottegone', il palazzo di via delle Botteghe oscure sede del P.C.I.; salvo poi a pagare, a partire dal 2000, affitti equivalenti agli interessi per i debiti del partito nella nuova e scomoda sede di via Milano. Stessa sorte, e negli stessi anni, tocca alla Casa Editrice 'Editori Riuniti' che poteva vantare un catalogo eccezionale. Una vera e propria furia iconoclasta, voglia di dimenticare e far dimenticare il 'passato' comunista come qualcosa di cui vergognarsi. Come se papa Bergoglio, per far dimenticare gli eccidi dell'Inquisizione decidesse di vendere la Basilica di San Pietro alla McDonald's.
Nietzsche ci ha istruito sull'utilità e il danno della storia per la vita; l'utilità sta nel non perdere mai il contatto con il passato; il danno nel farsi irretire da esso. La sinistra italiana ha un passato di cui essere orgogliosa, con tutte le pecche tipiche di ogni formazione politica in un contesto difficile quale quello del Novecento. Gramsci e l'Unità fanno parte di questo passato da custodire e da cui trarre, senza eccessiva devozione, insegnamenti e linee politiche. Possibile che, con tutti i soldi presi dal FINANZIAMENTO pubblico dei partiti e quelli, sempre pubblici, sprecati nella costellazione di inutili fondazioni e associazioni culturali di sinistra, non si sia pensato di conservare 'luoghi' tanto importanti per la maggior parte dei militanti? Forse nessuno dei leader lo ha voluto. La memoria 'pesa', come compito e direzione. La crisi odierna della sinistra gramsciana e riformista in Italia potrebbe essere il segno della perdita di questa memoria. Peccato.
Mauro Giuseppe Nicolosi
Buenos Aires
nicolosi.mauro@gmail.com
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Re: L'Unità chiude
Certo che ti si stringe il cuore. Però se vogliamola dirla tutta mi si è' stretto molti anni orsono e cioè quando questo giornale si è fatto degli obiettivi diversi da quelli che lo hanno fatto nascere.
Che senso avrebbe di tenerlo aperto?
Solo perché da furbacchioni hanno lasciato la scritta ben in evidenza " giornale fondato da Antonio Gramsci"?
Solo per questo?
Ma dai.... Non siamo proprio tutti dei merli. Questa volta, io, non ci casco più .
Volete salvarlo?
Bene!
Cambiate testata e trovategli un'altro nome se avete ancora un briciolo di onestà intellettuale e politica.
In questo modo potreste anche salvare i posti di lavoro oltre a salvaguardare il suo Fondatore.
Un consiglio: spostatevi nell'area renziana e son sicuro che qualche posto di lavoro sarà salvato.
Questa area sembrerebbe molto ampia.
Casomai dovesse fallire spostatevi in un'altra e così via.
Se il fine giustifica sempre i mezzi, che aspettate?
Un salutone da Juan
Che senso avrebbe di tenerlo aperto?
Solo perché da furbacchioni hanno lasciato la scritta ben in evidenza " giornale fondato da Antonio Gramsci"?
Solo per questo?
Ma dai.... Non siamo proprio tutti dei merli. Questa volta, io, non ci casco più .
Volete salvarlo?
Bene!
Cambiate testata e trovategli un'altro nome se avete ancora un briciolo di onestà intellettuale e politica.
In questo modo potreste anche salvare i posti di lavoro oltre a salvaguardare il suo Fondatore.
Un consiglio: spostatevi nell'area renziana e son sicuro che qualche posto di lavoro sarà salvato.
Questa area sembrerebbe molto ampia.
Casomai dovesse fallire spostatevi in un'altra e così via.
Se il fine giustifica sempre i mezzi, che aspettate?
Un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: L'Unità chiude
Che senso avrebbe di tenerlo aperto?
Solo perché da furbacchioni hanno lasciato la scritta ben in evidenza " giornale fondato da Antonio Gramsci"?
Pancho
^^^^^^^^^
Se volessimo definire la parabola dell’Unità, ad oggi, potremmo farlo così:
L'Unità è stato un quotidiano italiano, fondato il 12 febbraio 1924 da Antonio Gramsci.
Ed è stato sfondato nel luglio del 2014, novant’anni dopo, dal partito di riferimento e dalla redazione.
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Re: L'Unità chiude
L’AMACA del 01/08/2014
(Michele Serra).
01/08/2014 di triskel182
Cari voi tutti dell’ Unità ( chi la scrive e chi la legge), in mezzo ai quali sono cresciuto e ai quali devo tantissima parte della mia formazione culturale e della mia sorte umana. Sono ovviamente triste per la morte (annunciata, e da almeno vent’anni incombente) del giornale. Ma oso chiedervi di non cercare un colpevole se non nel tempo che passa, e smonta di continuo ciò che abbiamo montato con tanta pazienza e passione.
La politica, i partiti, i giornali: è la trinità che ha illuminato la giovinezza di chi oggi viaggia dai cinquanta in su. Trovatemi qualcuno, al di sotto dei trentacinque anni, che consideri un partito o un giornale parte decisiva della propria identità. Figurarsi un giornale di partito.
Che indossi una testata così come la indossavamo noi, che appena svegli si andava all’edicola per avere sottobraccio o in tasca il “nostro giornale”. Anche se di soldi ne avevamo pochissimi, qualunque prezzo ci sembrava insignificante rispetto alla fortuna di sentirci parte di una comunità. Ora anche il centesimo, nel mare delle news nel quale pescare a piene mani, e gratis, pare un macigno. E l’identità è tutt’altro affare, i ragazzi se le cercano in rete, o nella fitta socialità di strada e di bicchiere, o dove pare a loro, oppure non la cercano affatto, sembrandogli già un miracolo non affogare nel nulla della crisi. Non è finito il mondo, ovvio, ma il nostro mondo sì. Ognuno viaggia più solo e più smarrito: in questo senso toccherà tornare ragazzi anche a noi adulti, e non è detto che non ci faccia bene.
Da La Repubblica del 01/08/2014.
(Michele Serra).
01/08/2014 di triskel182
Cari voi tutti dell’ Unità ( chi la scrive e chi la legge), in mezzo ai quali sono cresciuto e ai quali devo tantissima parte della mia formazione culturale e della mia sorte umana. Sono ovviamente triste per la morte (annunciata, e da almeno vent’anni incombente) del giornale. Ma oso chiedervi di non cercare un colpevole se non nel tempo che passa, e smonta di continuo ciò che abbiamo montato con tanta pazienza e passione.
La politica, i partiti, i giornali: è la trinità che ha illuminato la giovinezza di chi oggi viaggia dai cinquanta in su. Trovatemi qualcuno, al di sotto dei trentacinque anni, che consideri un partito o un giornale parte decisiva della propria identità. Figurarsi un giornale di partito.
Che indossi una testata così come la indossavamo noi, che appena svegli si andava all’edicola per avere sottobraccio o in tasca il “nostro giornale”. Anche se di soldi ne avevamo pochissimi, qualunque prezzo ci sembrava insignificante rispetto alla fortuna di sentirci parte di una comunità. Ora anche il centesimo, nel mare delle news nel quale pescare a piene mani, e gratis, pare un macigno. E l’identità è tutt’altro affare, i ragazzi se le cercano in rete, o nella fitta socialità di strada e di bicchiere, o dove pare a loro, oppure non la cercano affatto, sembrandogli già un miracolo non affogare nel nulla della crisi. Non è finito il mondo, ovvio, ma il nostro mondo sì. Ognuno viaggia più solo e più smarrito: in questo senso toccherà tornare ragazzi anche a noi adulti, e non è detto che non ci faccia bene.
Da La Repubblica del 01/08/2014.
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